WineNews - Appunti di Degustazione - n. 135

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WineNews - Appunti di Degustazione - n. 135
Tiratura: 27.680 enonauti, opinion leader e professionisti del vino - n. 135 - Febbraio 2017 - Info: [email protected]
www.winenews.it - Registrazione Tribunale di Siena n. 709 del 31 Marzo 2001 - A cura di Franco Pallini e Antonio Boco
Vendemmia: 2013
Vendemmia: 2013
Proprietà: Giorgio Anselmet
Proprietà: La Crotta di
Uvaggio: Chardonnay
Vegneron
Bottiglie prodotte: 2.000
Uvaggio: Moscato Bianco
Enologo: Giuseppe Caviola
Bottiglie prodotte: 60.000
Prezzo allo scaffale:
Enologo: Andrea Costa
€ 28,00-30,00
Prezzo allo scaffale:
€ 13,00-15,00
Maison Anselmet
La Crotta di Vegneron
Dop Valle d’Aosta Chardonnay Élevé en
Fût de Chêne 2013
Dop Valle d’Aosta Chambave Moscato
Passito Prieuré
La storia di Maison Anselmet comincia nel
2001, dopo che, nel 1978, Renato Anselmet,
padre di Giorgio, decide di produrre vino non
solo per l’autoconsumo. Anno dopo anno, sono
stati selezionati i vitigni, ampliata la superficie
dei vigneti e aumentata la produzione in termini
quantitativi e qualitativi, trasformando una
piccola azienda in un punto di riferimento della
viticoltura, valdostana. Oggi, l’azienda produce
complessivamente 100.000 bottiglie, dai 9 ettari
di vigneto (metà dei quali in affitto). Lo
Chardonnay 2013 ha profumi speziati e
mentolati, preludio ad una bocca dalla spiccata
spinta fresco-sapida. Bella varietalità che non
manca tuttavia di carattere e coerenza.
Questa cantina sociale, situata a sud di Aosta,
nasce nel 1980 con 25 soci. Oggi ne conta più
di 70 e produce annualmente 200.000 bottiglie.
La Cooperativa raccoglie le uve di due
importanti zone di produzione che danno il
nome alle denominazioni di origine Chambave
(con i Comuni di Châtillon, Saint Vincent, Saint
Denis e Verrayes) e Nus (con i Comuni di Quart
e Fénis).La produzione spazia su varie
tipologie, a cominciare dalla ricca
rappresentanza dei vini ottenuti da vitigni locali,
ma certamente quella che connota di più
questa realtà e quella dello Chambave Muscat.
La declinazione passito Prieuré, millesimo
2013, si dimostra un dolce dai profumi intensi e
dal gusto vellutato e fresco.
Vendemmia: 2013
Vendemmia: 2013
Proprietà: Marco Martin
Proprietà: Hervé Daniel
Uvaggio: Pinot Gris
Deguillame
Bottiglie prodotte: 12.000
Uvaggio: Petit Rouge,
Enologo:
Veuillermin
Marco Martin
Bottiglie prodotte: 1.800
Prezzo allo scaffale:
Enologo:
€ 12,00-14,00
Hervé Daniel Deguillame
Prezzo allo scaffale:
€ 11,00-13,00
Lo Triolet
La Vrille
Dop Valle d’Aosta Pinot Gris
Dop Valle d’Aosta Chambave
Esempio, fra i molti, di viticoltura di montagna,
nel vero senso della parola. Proprio le viti di
Pinot Gris sono poste a 900 metri sul livello del
mare. Ma questa piccola realtà, 45.000 bottiglie
di produzione complessiva e 5 ettari a vigneto,
non solo ha vinto la sua partita ambientale ma
ha saputo anche incrociare in modo coerente e
solido tradizione e qualche tocco di modernità.
Così il Pinot Gris 2013, affinato in acciaio, è un
piccolo capolavoro. Con i suoi aromi di mela
verde e decise note salmastre, degna
introduzione ad una progressione gustativa di
grande freschezza, ritmo e non priva di
profondità, è un vino di una piacevolezza
assoluta.
Una piccola realtà quella della cantina La Vrille
(che significa per l’appunto viticcio), 2 ettari di
vigneto per una produzione complessiva di
17.000 bottiglie, ma tutta da assaporare.
Cantina a 700 metri di altezza, scelte coerenti
dall’uso dei vitigni locali a quello molto
equilibrato dei legni, ed ecco un progetto
enologico, nato nel 2005, capace ormai di
confermarsi con buona solidità. Il Rosso
Chambave, affinato per lo più in acciaio e in
piccola parte in botte grande, possiede profumi
di frutta fragrante, fondo leggero di humus e
cenni iodati. In bocca, il vino si sviluppa a
partire da un tannino preciso e levigato per
concentrarsi soprattutto su una spiccata
sapidità che dona al sorso piacevolezza e
ritmo.
Editoriale
Non solo Monte Bianco
La Valle d’Aosta non è solo una
tappa ambita dagli appassionati di
montagna. Nel recente passato è
diventata anche un luogo di
richiamo per chi ama il vino.
Quella della viticoltura in Valle
d’Aosta, è una tradizione che ha
origini antiche, tant’è che a fine
Ottocento, il territorio vitato
occupava 3.000 ettari di terreno, a
fronte degli attuali 400. La
viticoltura in Valle d’Aosta è una
sfida quotidiana con la montagna.
Da qui una generale bassa
produttività in termini quantitativi
che sfavorisce la
commercializzazione su larga
scala, ma che dà ad ogni bottiglia
un senso di esclusività ed unicità.
L’attività vitivinicola della Regione
si snoda in meno di 90 chilometri
partendo dal confine con il
Piemonte, nella bassa valle, fino a
raggiungere l’alta valle e più
precisamente Morgex. Oltre alla
montagna i vigneti valdostani sono
influenzati dal fiume Dora Baltea,
che percorrendo la valle da est a
ovest, delimita due aree ben
distinte e climaticamente diverse
tra loro. La sinistra orografica,
denominata Adret, è la zona più
esposta al sole e vi si trovano la
maggior parte delle vigne. La
destra orografica, Enver, meno
soleggiata, è vitata principalmente
nella parte che si trova tra Aosta e
Introd. Accanto a queste
particolarità pedoclimatiche, una
vivace e intriggante presenza di
vitigni di antica coltivazione che
danno vini originali e ben
riconoscibili. Tra quelli a bacca
rossa troviamo il Cornalin, il
Fumin, il Mayolet, il Petit Rouge, il
Vien de Nus e il rosa Priè Rouge.
Tra i bianchi il Priè Blanc e il
Malvoise.
Buona lettura
la Griffe
allo Scaffale
Vendemmia: 2013
Vendemmia: 2013
Vendemmia: 2013
Proprietà: Famiglia Charrère
Proprietà: Elio Ottin
Proprietà: Cave du Vin Blanc de Morgex et de
Uvaggio: Petite Arvine
Uvaggio: Fumin
La Salle
Bottiglie prodotte: 35.000
Bottiglie prodotte: 7.000
Uvaggio: Prié Blanc
Enologo: Pietro Boffa,
Enologo: Elio Ottin
Bottiglie prodotte: 20.000
Costantino Charrère
Prezzo: € 18,00-20,00
Enologo: Nicola Del Negro
Prezzo: € 14,00-16,00
Prezzo allo scaffale: €
13,00-15,00
Les Crêtes
Dop Valle d’Aosta Petite Arvine
Le vicende produttive di questa realtà
valdostana partono da lontano. La cantina e
il frantoio, tuttora esistenti, risalgono al 1750,
ma è nell’Ottocento che si avvia
definitivamente la sua attività. Dalla
produzione di sidro e olio, a quella di
frumento con relativa realizzazione di un
mulino, fino al 1955 quando questi beni
cominciarono ad arrivare da fuori Valle.
Allora, la famiglia Charrère scelse il vino.
Costantino, professore di ginnastica, lasciato
l’insegnamento, prende in mano l’attività del
padre Antoine nel 1982. Dapprima
selezionando vitigni che altrimenti si
sarebbero persi: la Premetta (Prié Rouge),
rarissima varietà, le cui uve sono ora
vinificate in purezza, e il Fumin, altro ceppo
“autoctono”, salvato dall’estinzione e
vinificato con risultati eclatanti, ma anche il
Petit Rouge e il Tinturier. Nel 1988 l’azienda
assume la fisionomia di quella che è oggi Les
Crêtes: 20 ettari di vigneto con una
produzione annua di 170.000 bottiglie, la più
grande azienda privata sul territorio
regionale. Costantino nel 2008 diventa
Presidente della Federazione Italiana
Vignaioli Indipendenti sottolineando, se ce ne
fosse bisogno, la sua vocazione verso una
viticoltura coerente e senza ambigue
scorciatoie. Una filosofia che si riflette anche
nella sua produzione che è riuscita, prima
quasi in solitudine e adesso in compagnia di
una buon gruppo di altre realtà, a dare un
peso non secondario alla Valle d’Aosta
enoica, una, senza dubbio, delle viticolture
eroiche più importanti del Bel Paese.
Nonostante che i primi successi siano arrivati
grazie al Fumin è con lo Chardonnay che
l’azienda con sede ad Aymavilles raggiunge
il gotha dell’enologia tricolore. Si tratta di altri
tempi, in cui il richiamo esotico era per tutti
una prerogativa irrinunciabile, ma la
declinazione di questo vitigno francese da
parte de Les Crêtes non è certo rubricabile
fra quelle più impersonali, dimostrandosi anzi
un ottimo esempio delle potenzialità dei
bianchi ottenuti ad alta quota. Detto questo,
però, il Petit Arvine 2013, oggetto del nostro
assaggio, è davvero un bianco delizioso, con
i suoi profumi agrumati e con il suo gusto fine
e bilanciato.
Elio Ottin
Cave de Morgex et de La Salle
Dop Valle d’Aosta Fumin
Dop Valle d’Aosta Blanc de Morgex
et de La Salle Rayon
Elio Ottin è un artigiano del vino che dal
2007 ha compiuto passi importanti nel
panorama enoico della Valle d’Aosta.
L’azienda è una piccola realtà dalla
produzione complessiva di 30.000
bottiglie, che conta su 4,5 ettari a vigneto
in affitto. Il progetto enologico poggia le
sue basi su un completo e coerente
rispetto dell’ambiente e delle condizioni
di coltivazione. Anche in cantina niente
inutili forzature come nel caso del Fumin
2012, un rosso affinato in botte grande
dai profumi di frutti rossi e liquirizia, e dal
palato fresco e tendenzialmente
vellutato.
La cantina sociale in questione produce i
propri vini ai piedi del Monte Bianco, a
oltre mille metri di altezza. Viticoltura
eroica senza se e senza ma, con un
estate cortissima e con i soci conferitori
che coltivano micro vigneti a pergola
molto bassa per sfruttare il calore
notturno del terreno. È in queste
condizioni che nasce il Rayon un bianco
dall’impatto olfattivo fine e delicato che
accompagna una progressione gustativa
altrettanto bilanciata e continua, capace
però di chiaro-scuri che ne rendono il
sorso profondo e piacevole.
Vendemmia: 2013
Vendemmia: 2013
Proprietà: Maurizio Fiorano
Proprietà: Andrea Barmaz
Uvaggio: Petite Arvine
Uvaggio: Mayolet
Bottiglie prodotte: 9.000
Bottiglie prodotte: 1.500
Enologo: Maurizio Fiorano
Enologo: Alessandro Gallo
Prezzo: € 12,00-14,00
Prezzo: € 13,00-15,00
Château Feuillet
Di Barrò
Dop Valle d’Aosta Petite Arvine
Dop Valle d’Aosta Mayolet
Un’azienda che è un po’ una certezza nel
panorama enoico valdostano. Grazie
all’impegno di Maurizio Fiorano,
piemontese di nascita ma valdostano
d’adozione. Nata nel 1997, l’azienda
conta oggi su 5 ettari a vigneto, coltivati
soprattutto con Petite Arvine e Petit
Rouge, per una produzione complessiva
che sfiora le 50.000 bottiglie all’anno. Il
Petite Arvine 2013 è un vino dai raffinati
aromi agrumati che mette in campo una
fase gustativa contraddistinta da
dinamica e sapidità che definisce un
sorso preciso e goloso, per un bianco
decisamente piacevole.
Agronomo, vignaiolo e direttore
dell’Institut Agricole di Aosta, Andrea
Barmaz in appena dieci anni è riuscito a
costruire una realtà produttiva di
spessore non secondario, benché
dimensionalmente molto piccola (2,5
ettari di vigneto, per una produzione
complessiva di 20.000 bottiglie. Di
grande carattere il Mayolet 2013,
ottenuto da un vigneto posto a 850 metri
di altezza. Si tratta di un rosso di grande
complessità aromatica, erbe, origano e
mirtilli, che in bocca si conferma un vino
di razza contradisstinto da ritmo, sapidità
e lunghezza.
Vintage
Best Buy
Vendemmia: 2005
Vendemmia: 2015
Vendemmia: 2015
Proprietà: Comte Liger-Belair
Proprietà: Libera Terra Mediterraneo
Proprietà: Alessandro Cellai
Uvaggio: Pinot Noir
Uvaggio: Catarratto
Uvaggio: Cabernet Sauvignon, Merlot
Quotazione: € -
Bottiglie prodotte: 12.000
Bottiglie prodotte: 3.000
Enologo: Maurizio Alongi
Enologo: Alessandro Cellai
Prezzo allo scaffale: € 10,00-12,00
Prezzo allo scaffale: € 30,00-33,00
Centopassi
Podere Monastero
Sicilia Igt Bianco Catarratto Terre
Rosse di Giabbascio
Toscana Igt Campanaio
Comte Liger-Belair
Vosne-Romanée Clos du Château
Monopole
Clos du Château è una parcella di proprietà
esclusiva di Comte Liger-Belair di Château
de Vosne, dove ha sede l’azienda. La
famiglia Liger-Belair ha tracciato la storia
della Borgogna e, a cavallo tra il 1800 e il
1900, possedeva in monopolio ben tre
Grands Crus: la Romanée, la Tâche e la
Grande Rue. Louis-Michel Liger-Belair ha
ripreso l’attività nella forma attuale nel 2000 e
con poco più di un ettaro di vigna e Clos du
Château è uscito per la prima volta con
l’annata 2001. Questa vigna da una
quarantina d’anni si estende per poco meno
di un ettaro ed è circondata da muretti, da qui
il termine “clos”. Clos du Château si trova
nella zona pianeggiante di Vosne vicino alle
abitazioni, ha un suolo calcareo compatto e
poco permeabile. La versione 2005 possiede
un timbro aromatico discreto ed incrocia
sfumature terrose, sottobosco, tabacco e
rosa appassita. Al gusto è rotondo ed
armonico, con i tannini ben risolti. Struttura e
acidità si fondono con equilibrio e il sorso
resta sempre fragrante e profondo.
L’azione di Libera Terra è uno
straordinario progetto di recupero e
valorizzazione in chiave agricola delle
terre confiscate alle mafie, che non
finiremo mai di elogiare abbastanza.
Visitare le vigne a San Giuseppe Jato o a
Corleone mette i brividi, ma allo stesso
tempo rasserena. La parte dell’attività
legata al vino, meriti etici a parte, pare
godere di ottima salute e questo
Catarratto, affinato in acciaio e per una
piccola parte in tonneau, mostra un
corredo aromatico intrigante, ben
sostenuto da una buona e saporita spina
acida. Il vino è dedicato a Pio La Torre e
alla sua “incessante lotta per la pace e la
giustizia”.
Questa piccola realà chiantigiana, 3 ettari
vitati metà a Pinot Nero e metà a
Cabernet Sauvignon e Merlot, si trova nel
territorio di Castellina in Chianti. Il
proprietario, l’enologo Alessandro Cellai,
già conosciuto quale direttore generale di
Domini Castellare di Castellina, come
molti suoi colleghi ha coronato il sogno di
produrre in proprio un vino (anzi, in
questo caso due, considerando anche
l’altra etichetta aziendale il Pinot Nero in
purezza La Pineta). Il Campanaio è un
classico taglio bordolese alla toscana dai
profumi intensi e dal gusto morbido e
suadente, con un po' di legno in esubero,
ma stiamo parlando di un vino molto
giovane che certamente maturerà con il
tempo.
Vendemmia: 2012
Vendemmia: 2013
Proprietà: Poderi Luigi Einaudi
Proprietà: Famiglia Paltrinieri
Uvaggio: Dolcetto
Uvaggio: Lambrusco di Sorbara
Bottiglie prodotte: 25.000
Bottiglie prodotte: 12.000
Enologo: -
Enologo: Attilio Pagli
Prezzo allo scaffale: € 13,00-15,00
Prezzo allo scaffale: € 10,00-12,00
Poderi Luigi Einaudi
Paltrinieri
Docg Dogliani Superiore Vigna
Tecc
Dop Lambrusco di Sorbara
LEclisse
Questa realtà produttiva di Langa, la cui
storia è legata ad un fondatore della
Repubblica italiana, Luigi Einaudi, è tra i
punti di riferimento del panorama enoico
piemontese. Il Dogliani Vigna Tecc,
oggetto del nostro assaggio, è ottenuto
dalle uve dell’omonimo Cru. Si tratta di
una delle prime acquisizioni fatte da Luigi
Einaudi e attualmente copre 8,5 ettari di
vigneto di cui 7 dei quali a Dolcetto. Il
2012 è un vino di piacevolezza
immediata che possiede un corredo
aromatico ricco, con alternanza di note
fruttate e speziate, e un palato vivo e
succoso dal finale in crescendo.
Se il Lambrusco, specie nel recente
passato ha trovato una nuova
dimensione, è merito anche di Alberto
Paltrinieri e famiglia che portano avanti
una bella azienda, avviata dal nonno
farmacista intorno agli anni Venti del
secolo scorso, riuscendo a traghettare in
bottiglia l’anima più autentica della
denominazione, con un pizzico di fascino
contemporaneo che rende i vini ancor più
centrati. Tutte riuscite le etichette con
menzione di merito per questo LEclisse:
profumi di agrumi, pompelmo e chinotto,
e lievi sfumature erbacee e affumicate,
bocca cremosa e croccante, di grande
profondità e ben articolata.
"fermo email"
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Dom Perignon, Champagne Rosé
Vintage 2005
Dom Perignon è una delle poche
etichette su cui la discussione è finita
prima di cominciare: pochi dubbi sulla
qualità, costante e altissima, e pochi
dubbi sulla forza del progetto
(8.000.000 milioni di bottiglie ex cellar
già a prezzi stellari). La recente
presentazione fiorentina del nuovo
millesimo sta dunque tutta nelle parole
dell’enologo di Dom Pérignon Vincent
Chaperon: “nel Rosé, il Pinot Noir è il
vero protagonista. Pur rimanendo uno
Champagne, Dom Pérignon Rosé ne
varca i confini di gusto e semantici,
avvicinandosi al territorio dei grandi
rossi. E la maturità aromatica del nuovo
Millesimato 2005 ne è testimonianza”.
Alessandro Regoli
direttore WineNews
"l'altro mondo"
Vendemmia: 2011
Parola di enoteca
Cosa vende
Proprietà: Bodega Melipal
Uvaggio: Malbec
Bottiglie prodotte: 15.000
Prezzo allo scaffale: €
L’Enoteca Trimani (via Goito, 20 - tel. 064469661; www.trimani.com, a cui è affiancato dal
1991 Trimani Il Wine Bar (via Cernaia, 37/b - tel. 06.4469630,), il primo locale italiano a
chiamarsi Wine Bar, è una vera e propria istituzione per gli appassionati della capitale. In
attività dal 1821, oggi è condotta da Carla, Paolo e Francesco:
24,00-26,00
Abbona, Barolo 2012 - € 28.90
Il Barolo non si discute, è sempre un gran bel bere
Ca’d’Gal, Moscato d’Asti Lumine 2016 - € 11.90
Tra i dolci è quello che non dovrebbe mancare mai a fine pasto
Melipal
Mendoza Malbec Reserve
A Mendoza, nel cuore vitienologico
dell’Argentina e precisamente ad Agrelo
(Lujan de Cuyo), nasce questa “Bodega”,
che coltiva quasi esclusivamente la varietà
più importante del Paese (eccetto piccole
parcelle di Cabernet Sauvignon, Cabernet
Franc e Merlot): il Malbec. Una varietà
francese una volta molto diffusa nel
Bordolese, mentre oggi la sua coltivazione si
è trasferita nel Cahors, ma soprattutto
assurta a varietà argentina per eccellenza.
Melipal conta su circa 87 ettari coltivati a
vigneto, ad una altezza media di 500 metri
sul livello del mare e dove in cantina lavora
l’ottimo enologo locale Héctor Durigutti, con
la preziosa supervisione del “nostro” Alberto
Antonini. Il Malbec Reserve 2011 si affaccia
nel bicchiere con veste impenetrabile, quasi
violacea, e impressiona al naso per l’intensità
delle sensazioni fruttate che spaziano dalla
frutta rossa alla mora selvatica, per passare
poi a cenni agrumati e di spezie fini. La
bocca non tradisce le aspettative: piena,
grassa, decisamente rotonda e levigata
anche nella tessitura tannica.
Pietroso, Rosso di Montalcino 2014 - € 15.90
Un vino sottile, leggiadro e di grande piacevolezza
Ghizzano, Il Ghizzano Rosso bio 2014 - € 9.90
Piacevole, ritmato e dal sorso immediatamente goloso
Ciolli, Cesanese di Olevano Romano Silene 2015 - € 10.90
Il Cesanese alla riscossa che svela qualità degustative insospettabili
Colutta, Colli Orientali del Friuli Ribolla Gialla 2015 - € 15.90
Il Friuli resta sempre terra di bianchi da non perdere
Colacicchi, Schiaffo di Anagni 2014 - € 13.80
Il vino di “casa”, da Cesenase, Cabernet Sauvignon e Merlot
Cantina di Bolzano, Sauvignon Alto Adige Mock 2015 - € 12.90
Finezza e pulizia impeccabile in un bianco altoatesino di bella coerenza
De Sanctis, Frascati Superiore Abelos bio 2015 - € 10.90
Malvasia Puntinata e Bombino a comporre un vino profumato e vivace
Cubi, Valpolicella Classico Superiore il Tabarro bio 2014 - € 13.90
Un rosso veneto di impostazione classica, appagante e succoso
Cosa consiglia
Ed ecco i consigli di Francesco Trimani per uno stimolate 2017:
Colacicchi, Stradabianca 2015 - € 13.80
La versione in bianco del vino di “casa”, a base di Malvasia Puntinata, Passerina, Bellone
Terre Bianche, Pigato Ponente Arcana 2014 - €19.80
Pigato ligure, cioè Vermentino, di bella freschezza e armonia
Tiberio, Colline Pescaresi Pecorino 2016 - € 15.90
Un vitigno bianco di antica coltivazione dalle sfaccettature aromatiche decisamente intriganti
Vodopivec, T Vitovska 2012 - € 49.90
Un vino che non lascia indifferenti per carattere e originalità
Cantina della Volta, Lambrusco Sorbara Rimosso 2015 - € 13.90
Il Lambrusco è tipologia decisamente in rimonta grazie a etichette come questa
Costa Graia, Cesanese del Piglio Superiore San Giovanni 2014 - € 39.90
Il Cesanese che diventa un grande rosso capace di uscire alla grande anche in un millesimo difficile
Guido Porro, Barolo Santa Caterina 2015 - € 31.90
Rappresenta senza dubbio l'etichetta di questa tipologia con il rapporto qualità-prezzo più vantaggioso
Il Pratello, Morana Sangiovese bio 2012 - € 13.90
Sangiovese romagnolo dal sorso docile e ben ritmato
Ca’ Rossa, Roero Mompissano VB Riserva 2013 - € 25.90
Nebbiolo declinato con precisione e che rende un sordo complesso e profumato
Le Potazzine, Brunello di Montalcino 2012- € 74.00
Indiscutibilmente è l’altro principe dei vini italiani
"Spuntature"
Brexit più rischiosa per il vino
tricolore?
Il Regno Unito, lo sappiamo, uscirà dal mercato
unico europeo e dall’unione doganale. Appena
giunta la notizia della decisione del popolo
britannico, tuttavia, il made in Italy in bottiglia
non sembrava molto preoccupato, forte del suo
appeal e della difficoltà per la ristorazione
britannica, come per le enoteche, di fare a
meno dei vini italiani. Adesso, però, il futuro
rapporto tra la Ue e Londra sarà da monitorare
attentamente. Una prospettiva, quindi, tutta da
decifrare anche per il vino italiano che già nel
corso del 2017 dovrà fare i conti con la
svalutazione superiore al 15% della sterlina
sull’euro, arrivata nei mesi appena successivi
all’annuncio della Brexit. Vendere vino italiano
a Londra potrebbe essere più complicato,
soprattutto se il Governo di Sua Maestà
concederà trattamenti doganali particolari per i
Paesi del Commonwealth. L’Australia enoica,
un po’ in difficoltà nel recente passato,
potrebbe anche spingere in questa direzione e
certo Nuova Zelanda e Sudafrica sarebbero
della partita. Per non parlare, fuori da questo
contesto, degli Usa, rinfrancati da un nuovo e
più solidale rapporto tra Donald Trump e
Theresa May. Insomma, la piazza di Londra,
unica per consumi annui di etichette top e
sempre molto attenta alle novità in campo
enoico, potrebbe trasformarsi e non
necessariamente in meglio. Prudenza quindi e
forse un ripensamento del ruolo dell’export dei
vini del Bel Paese in Uk, soprattutto perché
nuove tasse e dazi potrebbero favorire i
concorrenti d’Oltreoceano.
Non solo vino
Ciro Flagella
Passato di Pomodori
La linea di prodotti “Rosso da
amare” di Ciro Flagella
(www.ciroflagella.it), la cui realtà
si trova a Castel di Sangro in
Provincia dell’Aquila, comprende
un olio extravergine di oliva,
pomodori pelati e un passato.
Quest’ultimo sembra proprio
incarnare il nome della linea di
Flagella, un “Rosso da amare”
certamente. La materia prima è
raccolta in Sicilia a settembre, per
sfruttare la maturità del seme e
quindi esaltare le componenti
dolci, una volta trasformate in
sugo. Il risultato è un passato
goloso e saporito che si può
permettere il “lusso” di essere
direttamente versato sulla pasta
da condire senza nessun’altra
aggiunta.
Parola di ristorante
Iyo (via Piero della Francesca, 74 - Milano; tel. 0245476898; www. .iyo.it) nasce da un’idea
di Claudio Liu, nel 2007. Oggi, questo locale vanta una stella Michelin dall’edizione 2015
della Guida, il primo ristorante “etnico” italiano a coronarsi di questo riconoscimento. Il
merito è da condividere tra la oculata regia gastronomica di Michele Biassoni e del Maestro
Haruo Ichikawa, che incrocia i sapori orientali con le migliori materie prime italiane, dando
vita a uno stile unico nel suo genere. Sushi e Sashimi protagonisti, dunque, ma anche
l’Amaebi, gamberi rossi di Mazara del Vallo con riduzione di ponzu aromatizzato al wasabi,
o l’Hirame, rombo chiodato in padella, cavolfiori colorati, gelèe di vongole e kombu, salsa di
vongole profumata al sansho. Guardando alle carni è intrigante il Wagyu tataki, tagliata di
manzo nobile giapponese, cavolo nero marinato, cavolo cappuccio e composta di porri allo
zenzero, e l’Asado Suki Yaki, manzo italiano cotto in una soluzione di salsa di soia e
verdure, crema di mais abbrustolito, funghi porcini affumicati e salvia in tempura. A
proposito di quest’ultima, immancabile, da gustare la leggerezza della Tempura Yasai a
base di verdure di stagione. E per finire Il Cubo, Mousse al fondente con cremoso
cioccolato bianco e vaniglia, glassa al caramello, gelato fiordilatte, macaron al caffè.
La Top Five del “Iyo”
Ronco Calino, Franciacorta Brut Millesimato 2009 - € 45,00
Nicolas Maillart, Champagne Premier Cru Cuvée Platine - € 65,00
Les Crêtes, Chardonnay Cuvée Bois 2014 - € 55,00
Georg Breuer, Rheingau Riesling Berg Roseneck 2010 - € 45,00
Carlo Giacosa, Barbaresco Narin 2009 - € 70,00
I tre vini del cuore di...
Luigi Moio
Ordinario di Enologia all’Università Federico II di Napoli, si è specializzato nel Laboratoire de
Recherches sur les Arômes dell’Institut National de la Recherche Agronomique di Digione. È
autore e co-autore di oltre 150 pubblicazioni scientifiche e dal 1991 svolge ricerche sugli aromi
del vino, basate su metodologie analitico-sensoriali e strumentali. Considerato uno dei
maggiori esperti italiani in materia, i suoi studi hanno contribuito alla riscoperta di molti vitigni
di antica coltivazione del Sud Italia. Membro dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino e
presidente della Commissione enologia dell’Organisation International de la Vigne et du Vin è
consulente affermato e nel 2001 ha dato vita all’azienda di famiglia Quintodecimo in
Campania, il sogno che lo ha accompagnato durante il suo lungo percorso accademico,
sintesi di una vita trascorsa nel mondo del vino. Recentemente ha pubblicato il libro “Il respiro
del vino. Conoscere il profumo del vino per bere con maggior piacere”, “summa” delle sue
ricerche, offerte con uno stile pulito e fruibile anche ai non addetti ai lavori.
Romanée Conti, Grand Cru Monopole La Tâche 1988
Quintodecimo, Taurasi Vigna Quintodecimo Riserva 2009
Chandon de Briailles, Pernand Vergelesses Premier Cru Île des Vergelesses 1988