Progetto di apiario costituito da 10 arnie con laboratorio annesso all

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Progetto di apiario costituito da 10 arnie con laboratorio annesso all
LAVORI
Come risparmiare e guadagnare. La realizzazione di
siepi e bande boscate con piante e
arbusti produttori di nettare e polline porta a migliorare l’ambiente
circostante l’apiario, a vantaggio della
qualità e quantità delle future produzioni delle api.
L’inverno di quest’anno ha avuto
periodi con temperature basse alternati
a periodi con innalzamenti termici. In
particolare si è avuto subito a novembre
un abbassamento termico a livelli invernali e poi, in dicembre, un ritorno di
temperature miti che hanno stimolato la
ovodeposizione della regina. Anche le
fioriture delle piante sono state influenzate da queste temperature anomale che
hanno determinato nel mese di dicembre fioriture parziali (sulle gemme più
esposte al sole) diffuse a macchia di
leopardo di forsizia, nocciolo, mandorlo, specie che normalmente fioriscono a
fine inverno. Ciò ha favorito le colonie
di api che si sono trovate ad avere a disposizione queste fioriture anticipate.
In primo piano lauroceraso di varietà
nana e sullo sfondo arbusto di lentaggine entrambi in fioritura: sono fiori
molto visitati dalle api in primavera
L’apicoltore previdente avrà certo
sfruttato qualche bella giornata di sole
per controllare le colonie e, magari, per
fornire qualche telaino di scorte di cibo
alle famiglie che ne scarseggiano.
Nel mese di marzo e ancora di più in
aprile le fioriture si fanno più consistenti ed è importante per l’apicoltore conoscere dove le proprie
api vanno a raccogliere il nettare e
il polline. Per questo, durante le
ore in cui il volo delle bottinatrici è
più intenso, è utile recarsi in apiario
per osservare l’entità del volo delle api e
capire la direzione verso cui si dirigono
per la raccolta del cibo. In questo modo
si potrà scoprire quale fioritura è stata
scelta e in che misura viene visitata. In
molte zone agricole – con l’applicazione delle «misure agroambientali»
comunitarie oggi recepite da Agenda
2000 con il Piano di Sviluppo Rurale (1),
relative alla forestazione di pianura –
sono state introdotte molte specie vegetali forestali che ora, dopo alcuni anni
dall’impianto, offrono alle api interessanti fioriture dove raccogliere sia polline che nettare. In questa maniera, molte zone giudicate povere di cibo per le
api e quindi svantaggiose per l’apicoltore, oggi possono essere annoverate
come ottimo territorio di pascolo.
Le osservazioni dei residui nel vassoio del fondo antivarroa. Il fondo a
Progetto di apiario costituito da 10 arnie con laboratorio annesso all’abitazione (vedi a pag. 79)
a cura di Alessandro Pistoia
LABORATORIO
Siepe di nocciolo
N
O
E
S
ABITAZIONE
Pino mugo
Siepe
di ligustro
Lavanda
Lauroceraso
nano
Aiole dell’orto
Prato inglese
Lonicera rampicante
APIARIO
Liriodendro
Prato di trifoglio
ladino nano
Siepe di biancospino
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2003
Ciliegi
More e fragole
Nei mesi di MARZO e APRILE l’apicoltore
deve osservare i residui caduti sul vassoio del
fondo antivarroa (1) per trarne preziose indicazioni circa lo sviluppo della
1
colonia di api. Nella prima
decade di marzo va anche
effettuata la prima visita
primaverile (2), che viene
ripetuta a distanza di 10-15
giorni. Qualora il tempo
fosse avverso, in questo
2
periodo va anche somministrato alimento di soccorso
(3), che può essere fornito
con favi di miele o con candito, come descritto nel
testo.
Le fioriture del periodo,
3
riferendoci alle specie presenti nel progetto, offrono
sia nettare che polline. Per
le api sono interessanti,
oltre alle fioriture dei fruttiferi (melo, pero, ciliegio),
anche quelle degli arbusti ornamentali quali
lonicera, biancospino, lauroceraso nano, ligustro. Il nocciolo, la cui fioritura quest’anno è stata anticipata dal clima, può in qualche zona dare
ancora polline all’inizio del mese di marzo.
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nia di api sui telaini, la situazione del
consumo di scorte e lo sviluppo della
covata. I residui di cera di colore giallo
chiaro sono indice di consumo di scorte
di miele.
In una giornata con clima mite e soleggiato, in presenza di volo di api bottinatrici, è possibile effettuare la prima
visita primaverile per controllare la
situazione dellescorte alimentari, l’entità della covata, la situazione sanitaria della colonia
Scorte di miele in favo da nido in primavera: la parte percolata è il miele
immagazzinato dall’anno precedente;
le cellette aperte, con miele liquido,
sono scorte appena raccolte nelle fioriture primaverili
rete è strategico nella lotta alla varroasi
in quanto non permette agli acari che vi
cadono accidentalmente di risalire.
Inoltre il fondo a rete è un utile strumento per la diagnosi dell’infestazione
di acari varroa presenti nell’alveare. Per
questo, però, occorre periodicamente
svuotare i vassoi dall’acqua piovana
che può essersi eventualmente depositata e asportare i residui presenti. Attraverso la loro osservazione è possibile
capire lo stato della famiglia di api senza aprire l’alveare stesso. In particolare
è possibile avere indicazioni circa la
distribuzione degli individui della colo-
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La prima visita primaverile. Nella
prima decade del mese di marzo, in una
giornata di sole con temperatura mite, è
importante che effettuiate la visita di
primavera degli alveari. In ogni colonia
in condizioni di normalità l’ape regina
ha ripreso da qualche mese l’ovideposizione. Verificate lo stato di crescita e di
salute di ogni famiglia e in particolare
controllate l’entità delle scorte alimentari (miele e polline), l’estensione e la
compattezza della superficie occupata
dalla covata nei favi del nido per dedurre lo stato di efficienza dell’ape regina e
la situazione sanitaria, in particolare in
riferimento alla presenza di malattie
come la peste americana o parassiti
come l’acaro varroa.
Si dovrà organizzare il lavoro in
maniera da ridurre al minimo il tempo
in cui rimane aperto ogni alveare, per
non far raffreddare troppo la colonia
stessa. Dopo la visita, in ogni alveare
dovranno essere ricollocate con cura le
protezioni dal freddo e dalle intemperie. Le famiglie che si trovano in arnie
vecchie, rotte, ammuffite possono essere travasate in altre nuove o restaurate,
pulite e asciutte.
Nel caso di fondi antivarroa mobili è
possibile la loro sostituzione con fondi
nuovi e puliti, mentre quelli ritirati
potranno essere restaurati e immagazzinati in vista di un loro riutilizzo.
Le porticine di volo vanno ispezionate e liberate dell’eventuale presenza
di api morte. Eventuali colonie morte
vanno dapprima esaminate per capirne
la causa e poi, se non si tratta di malattie sottoposte a denuncia al servizio
veterinario di zona (presso l’Asl), eliminatele immediatamente per evitare
fenomeni di saccheggio.
I telaini all’interno dell’alveare vanno esaminati e devono essere tolti quelli con il favo vecchio o deformato. Un
buon ricambio dei favi si ottiene sostituendone due ogni anno. In relazione
all’andamento stagionale si potrà valutare la possibilità o meno di allargare lo
spazio disponibile per ogni colonia,
aggiungendo un nuovo telaino con foglio cereo o con favo già costruito. Il
telaino con foglio cereo va collocato di
lato alla colonia, tra l’ultimo favo di
covata e il primo di scorte.
La seconda visita primaverile.
Dopo 10 15 giorni effettuate la seconda
visita primaverile per controllare l’effi-
cacia degli interventi effettuati. Nel
caso di impiego del telaino TIT (descritto nel capitolo successivo), controllate l’avanzamento della costruzione
dei favetti e dell’ovideposizione di
covata maschile.
In questa seconda visita si cercherà
di fare molta attenzione all’eventuale
presenza di celle reali, preludio della
sciamatura. Questo fenomeno va opportunamente gestito per produrre nuclei di api o per sostituire le regine vecchie impiegando le celle reali prelevate
dalle colonie. Contemporaneamente è
possibile iniziare la produzione di pappa reale, pratica per la quale occorre comunque una preparazione specifica
specialistica.
La nutrizione per bisogno e quella
stimolante. Durane la seconda visita
primaverile dovrete anche esaminare i
favi del nido per verificare la quantità di
miele contenuto, in particolare la presenza della corona di scorte nella parte
superiore del favo.
Nelle colonie scarse di cibo può
essere inserito qualche telaino con scorte che è stato conservato in magazzino
dalla stagione precedente. Occorre però
prima procedere alla sua parziale disopercolatura per favorire l’immediato
utilizzo del cibo da parte delle api.
Solamente in mancanza di questa risorsa si può impiegare del candito (acqua
più zucchero) preparato in casa o acquistato nei negozi specializzati in articoli
di apicoltura. Nelle colonie in situazione di normalità è possibile stimolare
l’ovideposizione attraverso la disopercolazione di scorte già presenti nei
telaini della colonia stessa.
La tecnica della stimolazione con
alimento consente di ottenere una crescita anticipata della colonia, a vantag-
Cella reale di sciamatura: durante la
seconda visita primaverile e per tutta
la seconda metà del mese di aprile,
occorre ispezionare periodicamente gli
alveari più popolati per verificare la
presenza di celle reali
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2003
Progetto di piccolo laboratorio di apicoltura annesso a un apiario di 10 arnie
a cura di Alessandro Pistoia
Ingresso principale a vetri
metri 10
5
2
3
6
10
9
4
Magazzino-deposito
per materie prime
(circa 7 metri quadrati)
7
Sala di lavorazione
e smielatura
(circa 6 metri quadrati)
Sala di stoccaggio e
confezionamento del miele
(circa 8 metri quadrati)
8
Punto di esposizione
e vendita
(circa 9 metri quadrati)
Si tratta di un piccolo laboratorio di circa 30 metri quadrati (metri 3x10) diviso in quattro locali.
Legenda. 1-melari in deposito, 2-lavandino, 3-smielatore, 4-banco disopercolatore, 5-vasetti di
miele confezionato pronto per la vendita, 6-tavolo per il confezionamento, 7-maturatori del miele, 8-scaffali per l’esposizione dei prodotti dell’alveare, 9-banco di vendita, 10-piccolo frigorifero per la conservazione del polline e della pappa reale.
A
Operazioni da effettuare nei mesi di MARZO e APRILE. Nel laboratorio si esegue la preparazione dei telaini (A), sia da nido che da melario, in vista sia dello sviluppo delle colonie di api che
della sciamatura. I telaini vanno preparati con il filo metallico già inserito in vista di applicarvi il
foglio cereo prima dell’impiego; i telaini per il favo naturale vanno preparati con applicate le
barre divisorie, pronti per l’inserimento negli alveari dove si intende sperimentare la produzione
dei favi naturali. Per la lotta bio-meccanica all’acaro varroa si preparano i telaini TIT (B), che
andranno inseriti negli alveari nel periodo fra la seconda metà di marzo e i primi giorni di aprile.
B
gio della raccolta futura di miele e/o
polline.
INTERVENTI SANITARI
In questo periodo la difesa antivarroa può essere condotta inserendo in
ogni colonia di api il telaino indicatore
trappola (TIT) con il quale, oltre ad avere indicazioni sullo sviluppo della colonia stessa, è possibile effettuare il contenimento dell’infestazione dell’acaro
varroa mediante la sottrazione di covata
maschile opercolata.
Il suo inserimento deve essere effettuato quando le colonie di api presentano lo stimolo a costruire favi e a produrre covata maschile. Nell’Italia settentrionale, in zone al di sotto dei 500 metri
di quota, in annate favorevoli, il telaino
TIT va inserito nel periodo che va dalla
seconda metà di marzo ai primi giorni di
aprile. Nell’alveare deve essere collocato in posizione centrale dove è in atto la
deposizione della covata per ottenere
un’immediata attività delle api.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 3/2003
LAVORI IN LABORATORIO
Come risparmiare e guadagnare.
L’acquisto collettivo di arnie, e di
altre attrezzature apistiche, attraverso
le associazioni apicoltori locali porta a
risparmiare sul costo pur acquistando
prodotti di qualità.
In questo periodo è necessario dotarsi di telaini già pronti con il filo metallico già inserito, in maniera da potere preparare più in fretta l’arnia necessaria per
la cattura di un eventuale sciame.
I fogli cerei vanno collocati al momento della necessità, dopo avere proceduto a tendere il filo con la pinza zigrinatrice.
Per sperimentare la produzione di
favi con cera completamente prodotta
dalle api potete preparare dei telaini da
nido senza il filo e senza il foglio cereo,
con lo spazio di costruzione del favo
suddiviso in quattro finestre dove le api
costruiranno quattro favetti con cera di
loro produzione (in questo modo il favo
da nido è costituito da quattro favetti che
metri 3
Ingresso secondario sul retro
1
resistono alla manipolazione pur senza
avere all’interno il filo di ferro).
Il vantaggio del metodo sta nel fatto
che si riesce a produrre favi senza cera
riciclata e quindi si elimina il problema
dei residui di acaricidi antivarroa sulla
cera stessa. Il metodo può perciò essere
interessante per «rigenerare» la cera
impiegata negli alveari, specialmente in
questi anni in cui si è fatto uso di varie
sostanze per combattere la varroa e ora
risulta difficile attuare la conversione
dell’apicoltura al «biologico».
A cura di: Alessandro Pistoia.
(1) In ogni Regione esiste il Piano di Sviluppo Rurale che prevede la misura per la
realizzazione di siepi e aree boscate. È
importante per ogni apicoltore informarsi di
queste opportunità, specialmente nel caso
che disponga di una azienda agricola, presso la Regione - uffici dell’Assessorato
regionale agricoltura.
Prodotti e attrezzature citati nell’articolo
sono reperibili presso i negozi specializzati
in articoli per l’apicoltura.
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