“Adoro Te devote”

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“Adoro Te devote”
“AUDITE MAGISTRUM UT INTELLIGATIS”
Agostino d’Ippona, Sermone 233. Nei giorni di Pasqua
1. Avete ascoltato il racconto della resurrezione di Cristo come ci è riferito dal Vangelo, e sapete anche
che nella resurrezione di Cristo la nostra fede trova la sua stabilità. Alla passione di Cristo infatti
credono anche i pagani e i Giudei, ma alla resurrezione di Cristo credono solo i cristiani. Con accezione
simbolica, la passione di Cristo raffigura le miserie della vita presente, mentre la sua resurrezione ci
mostra la felicità della vita futura. Al presente dunque sottoponiamoci alle fatiche, ma sperando nei beni
futuri, poiché ora è tempo d’operare, poi verrà il tempo della ricompensa. Chi è stato svogliato
nell’eseguire le opere, solo se dotato di faccia tosta potrà esigere che gli venga data la ricompensa. Avete
ascoltato quel che disse ai discepoli il Signore risorto. Li mandò a predicare il Vangelo ed essi così
fecero: il Vangelo è stato predicato e l’annunzio è giunto fino a noi. Veramente, «per tutta la terra s’è
diffuso il loro bando e le loro parole agli estremi confini della terra» (Ps 18, 5). Cammina cammina, il
Vangelo è giunto fino a noi e fino alle estremità della terra. Parlando ai suoi discepoli, fissava in poche
linee quel che noi avremmo dovuto fare e quel che avremmo potuto sperare. Lo avete ascoltato in atto
di parlare. Diceva: «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo» (Mc 16, 16). Da noi si esige la fede e ci si
dona la salvezza. «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo». Preziosa la promessa, dono gratuito
l’esecuzione del comando.
«Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo». Che cosa diremo? Forse che quei tali che ascoltavano
queste parole non erano nella salvezza? E non è forse vero che molti credono quando sono nella
salvezza e vi sono già prima di credere? Certamente sono nella salvezza, ma la salvezza a livello umano
è cosa vana (Ps 59, 13). Difatti, che sorta di salute è mai quella che tu hai in comune col tuo giumento?
Eppure, anche questo genere di salute da chi l’hai ottenuto se non da colui del quale è scritto: «Tu,
Signore, salverai gli uomini e i giumenti?» E soggiunse: «Secondo la incommensurabile ricchezza della
tua misericordia, o Dio» (Ps 35, 7. 8). Tale e tanta infatti è la grandezza della tua misericordia, che da te
proviene a noi uomini la sanità che gode questa nostra carne mortale, non solo ma si estende anche al
corpo degli animali. Immensa infatti è la grandezza della tua misericordia. Ma allora, che cosa darai ai
tuoi figli? Ecco, «tu, Signore, salverai gli uomini e i giumenti». A noi non darai nient’altro? Darai a noi
solo quello che concedi a ogni altro uomo, anzi agli stessi animali? Non le stesse cose: è scontato.
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2. Ma allora che cos’altro? Ascolta! «Quanto ai figli dell’uomo, essi spereranno all’ombra delle tue ali, si
inebrieranno all’abbondanza della tua casa e li disseterai al torrente delle tue delizie, poiché presso di te
è la fonte della vita» (Ps 35, 8-10). La fonte della vita è Cristo. Avevamo la stessa salute degli animali
finché non venne a noi la sorgente della vita. La sorgente della vita venne a noi e per noi morì. Ricuserà
di darci la sua vita dopo che ci ha fatto dono della sua morte? Ecco la salvezza che non è vana.
Perché non è vana? Perché non passa.
Occorre notare che molto attentamente questa distinzione: «Tu, Signore, salverai gli uomini e i
giumenti [cioè gli uomini che sono in relazione con l’uomo]; quanto invece ai figli dell’uomo [cioè
coloro che sono in rapporto con il Figlio dell’uomo] costoro spereranno all’ombra delle tue ali».
Mettetevi dinanzi allo sguardo due uomini. Forza, elevatevi nella fede, e che il vostro cuore si desti!
Ricordate l’uomo ad opera del quale siamo stati tratti in inganno e l’uomo da cui siamo stati redenti. Era
forse un figlio dell’uomo quel primo uomo? Adamo era un uomo ma non un figlio di uomo, ed è per
questo che Cristo Signore spesse volte si dà il nome di Figlio dell’uomo: perché noi con la mente
riandiamo a quell’uomo che non fu figlio di uomo e ci ricordiamo che da questo abbiamo ricevuto la
morte, dall’altro la vita, da questo il peccato dall’altro la remissione dei peccati, da questo la
schiavitù dall’altro la libertà, da questo la condanna dall’altro la assoluzione. A questi due uomini si
fa dunque allusione nelle parole: Tu, Signore, salverai gli uomini e i giumenti. Gli uomini, cioè coloro che sono
in relazione con l’uomo, e i giumenti: questi uomini li salverai come salvi i giumenti. Non per nulla infatti è
scritto che l’uomo, posto fra gli onori, non capisce. Dice: «L’uomo, posto fra gli onori non capisce; è
stato paragonato ai giumenti, privi di ragione, ed è diventato simile ad essi» (Ps 48, 13). Ecco perché tu
salverai gli uomini e i giumenti: quei giumenti ai quali gli uomini si erano resi somiglianti perché si
rifiutarono di capire, divenendo così pari a quelle bestie su cui avrebbero dovuto esercitare il dominio.
3. È forse questa la salvezza di cui si dice: «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo?» (Mc 16, 16). No!
Questa salvezza è una salvezza diversa, molto diversa. È la salvezza di cui fruiscono gli angeli, per cui
non la devi cercare qui in terra. È una cosa grande, ma non è di quaggiù. Non è roba di questa regione,
una tale salvezza non la trovi quaggiù. In alto il cuore! Perché cercare in terra una salvezza come
questa? Venne, in effetti, su questa terra tale salvezza ma sulla terra incontrò la nostra morte. O che il
nostro Signore Gesù Cristo, quando si incarnò e venne fra noi, trovò nella nostra regione la salvezza?
Questo mercante, dalla regione da cui proveniva, recò quaggiù grandi doni; ma nella nostra regione
trovò quello di cui la terra abbonda. E cos’è ciò che abbonda in terra? Il nascere e il morire. La terra è
piena di roba come questa: nascere e morire. E così anch’egli nacque e morì. Ma per quale via nacque?
Venne nella nostra regione ma non ci venne passando per la stessa via per la quale passiamo noi. Venne
dal cielo, dal Padre, e nacque uomo mortale; ma nacque per opera dello Spirito Santo da Maria, che era
vergine. Forse che noi siamo figli di Adamo e di Eva in questa maniera? Noi nasciamo come frutto di
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concupiscenza carnale, egli non nacque da concupiscenza, poiché Maria vergine lo ebbe senza rapporto
maritale, senza il fuoco della concupiscenza. Difatti, per esentarla da tale fuoco le furono rivolte le
parole: «Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra» (Lc 1,
35). Ne segue che la vergine Maria concepì senza coito maritale, in virtù della fede. E precisamente così
Cristo nacque, mortale da mortali. In che senso mortale? In quanto nacque con una carne simile a
quella di noi peccatori (cf. Rom 8, 3). Non con una carne peccatrice, ma simile alla carne del peccatore.
Che cosa è incluso in una carne peccatrice? La morte e il peccato. E in una carne simile a quella del
peccatore che cosa si include? La morte ma non il peccato. Se avesse incluso in sé anche il peccato,
sarebbe stata una carne peccatrice; se non avesse incluso la morte, non sarebbe stata una carne simile a
quella dell’uomo peccatore. Egli dunque venne così; venne per essere salvatore. Morì ma uccise la
morte: con la sua vittoria sterminò colei che temevamo. L’assunse in sé e la uccise: da cacciatore di
impareggiabile abilità agguantò il leone e lo ammazzò.
4. Dov’è ora la morte? Se la cerchi in Cristo, in lui non c’è più. C’è stata una volta, ma ora è morta in
lui. O vita che hai dato morte alla morte! Ma state tranquilli! Essa morrà anche in noi. Ciò che è
avvenuto in anticipo nel capo si realizzerà anche nelle membra: la morte morirà anche in noi. Ma
quando? Alla fine del mondo, quando – come crediamo senza dubbio alcuno – avverrà la resurrezione
dei morti. «Difatti chi crederà e sarà battezzato sarà salvo». Continua e troverai una cosa che t’incuterà
timore. «Chi invece non vorrà credere sarà condannato» (Mc 16, 16). Vuol dire che la morte morrà per
quanto concerne noi, ma, per quanto concerne i dannati, essa resterà in vita. In loro la morte non
conoscerà tramonto, sarà una morte eterna, come eterni saranno i tormenti. Per quanto riguarda noi la
morte morrà, cioè non ci sarà più. Non volete una prova? Mi limito a riferirvi alcune poche parole di
coloro che trionfano; e ve le dico per offrirvi temi di meditazione, motivi da cantare col cuore, da
sperare con tutto il vigore dell’anima e da ricercare con la fede e le opere buone. Ascoltate le parole dei
trionfatori quando non ci sarà più la morte, quando anche in noi come nel nostro capo, la morte sarà
morta. Le pronuncia l’apostolo Paolo. Dice: «Bisogna che questo corpo corruttibile si rivesta
d’incorruttibilità e questo corpo mortale si rivesta di d’immortalità. Allora si adempirà quel che è stato
scritto, e cioè: “La morte è stata inghiottita nella vittoria”». Vi ho detto che la morte morrà anche in noi.
«La morte è stata inghiottita nella vittoria». Ecco qual è la morte della morte; sarà inghiottita in modo
che non potrà più farsi vedere. Che significa: Non farsi vedere? Non esisterà più né dentro né fuori. «La
morte è stata inghiottita nella vittoria». Godano coloro che son giunti al trionfo e dicano le parole che
vengono appresso: «Dov’è o morte, la tua vittoria? Dov’è , o morte, il tuo pungiglione?» (1Cor 15, 5355). Dov’è? Lo catturasti, lo tenesti in tuo potere, lo vincesti e lo sottoponesti a te; lo perseguitasti e lo
uccidesti. Ebbene, dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione? Non te l’ha forse
frantumato il mio Signore? O morte, quando ti avventasti contro il mio Signore, attaccandoti a lui
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rimanesti uccisa anche per me. È questa la salvezza di cui «sarà salvato colui che crederà e sarà stato
battezzato» A differenza di «colui che non vorrà credere e che sarà condannato» (Mc 16, 6). Fuggite la
condanna; amate e sperate la salvezza eterna.
(Agostino d’Ippona, Discorsi, vol. IV, t. 2: Su i tempi liturgici, trad. it.: Città Nuova, Roma 1984)
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