Madagascar 2
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Madagascar 2
anteprime anteprime anteprime Madagascar 2 In anteprima nazionale esclusiva, il film più atteso di Natale, sequel della commedia d’animazione che, con uno strepitoso successo, riuscì nel 2005 a classificarsi in Italia come il film più visto in assoluto (oltre tre milioni e mezzo di spettatori e più di 21 milioni di euro di incasso) e a battere anche Harry Potter. In uscita nelle sale il 19 dicembre (con il marchio Universal Pictures), Madagascar 2 ripropone gli stessi irresistibili protagonisti del capostipite, gli animali ospiti dello zoo di Central Park, sempre affetti da tipiche sindromi metropolitane. Anche questa volta l’assunto comico, elementare quanto efficace, è quello del "pesce fuor d'acqua", dei personaggi catapultati in una realtà aliena, che il primo Madagascar era riuscito a trasformare in un “piccolo miracolo di ironia surreale” qualificandosi come il miglior film Dreamworks mai prodotto. L’eterogeneo quartetto newyorchese riparte infatti esattamente da dove era rimasto e si reimbarca in una nuova avventura (e per una nuova destinazione sbagliata), che lo porterà, di gag in gag, a meditare ancora una volta su vantaggi e svantaggi della giungla vera e della giungla d’asfalto. Nella versione italiana, Madagascar 2 manterrà la coppia di apprezzatissimi doppiatori del film precedente Ale e Franz (al secolo Alessandro Besentini e Francesco Villa), i due attori comici giunti alla ribalta grazie alla trasmissione televisiva Zelig, che reinterpreteranno rispettivamente la parte di Alex il leone e Marty la zebra. Madagascar 2 di Eric Darnell, Tom McGrath (USA 2008) Ancora abbandonati sulle lontane spiagge del Madagascar, Alex il leone, Marty la zebra, Melman la giraffa e Gloria l'ippopotamo mettono a punto un folle piano per tentare di tornare a New York con l'aereo incastrato nell'albero dei lemuri, prontamente riparato dai pinguini. Alla loro spedizione si uniscono Re Julian, Maurice, Phil e Mason. Il viaggio sembra andare bene, ma all'improvviso l'aereo pilotato dai pinguini precipita e la combriccola si ritrova nel cuore dell'Africa. Lì finalmente i nostri eroi incontreranno esemplari della loro stessa specie, ma dovranno adeguarsi alla dura legge della giungla e vedersela con parenti ritrovati, rivali in amore e astuti cacciatori. Nonostante tutto, però, la frenetica vita africana non è così male… ma sarà poi meglio della loro casa a Central Park? c/o Aiace Torino, Galleria Subalpina 30, 10123 Torino, Italy ■ Telefono + 39 – 011538962 ■ Fax + 39 – 011542691 e-mail: [email protected] ■ http://www.sottodiciottofilmfestival.it ■ http://www.aiacetorino.it ■ SOTTODICIOTTO FILMFESTIVAL anteprime anteprime anteprime Genova In concomitanza con la retrospettiva dedicatagli da Sottodiciotto Filmfestival e dal Museo Nazionale del Cinema, Michael Winterbottom sarà a Torino per presentare Genova il suo nuovo film, vincitore del premio per la miglior regia all’ultimo San Sebastián Film Festival. Ambientato e girato quasi integralmente durante l'estate e l’inverno del 2007 nel capoluogo ligure, visitato qualche anno prima e molto amato dal regista, il film vede protagonista Colin Firth (attualmente sugli schermi nel musical Mamma mia! con Meryl Streep) nella parte di Joe, un uomo che con le sue due figlie, Kelly (interpretatata da Willa Holland, una delle più belle e giovani attrici emergenti, rivelazione della serie tv The O.C), e la piccola Mary (l’undicenne Perla HaneyJardine, già in Spiderman 3), cerca di cominciare una nuova vita dopo l’improvvisa morte della moglie. Completa l’eccellente cast Catherine Keener, una delle attrici più ricercate del cinema off-Hollywood, consacrata da una doppia candidatura all'Oscar (per Truman Capote – A sangue freddo ed Essere John Malkovich) e tornata negli ultimi anni sul grande schermo dopo una parentesi teatrale. Il cast tecnico include i collaboratori abituali di Michael Winterbottom, tra cui il direttore della fotografia Marcel Zyskind e il produttore artistico Mark Digby (A Mighty Heart, The Road to Guantanamo). La pellicola è prodotta da Andrew Eaton per Revolution Films e da Melissa Parmenter, che è anche autrice della colonna sonora originale. La sceneggiatura è stata scritta da Winterbottom con Laurence Coriat, già a fianco del regista per Wonderland e per With or Without You, e trova un naturale e dichiarato riferimento in A Venezia... un dicembre rosso shocking. «In un certo modo, Genova è come Venezia, lo scenario è molto simile, con la sua fitta trama di vie strette. È meravigliosa, ma allo stesso tempo inquietante, e mi ha subito ricordato il film di Nicholas Roeg. Ovviamente sono stato influenzato anche da questo», ha dichiarato Michael Winterbottom, che indica un’altra sua fonte d’ispirazione nel libro Moderato cantabile di Marguerite Duras: «Genova ricorda un po' quella storia, che si sviluppa in un porto. L'avevo letta molto tempo prima, ma una parte è rimasta impressa nella mia memoria. Parlava di un padre che portava un bambino a lezione di piano. Così abbiamo preso in prestito l'idea. Io ho due figlie e pensavo che sarebbe stato bello realizzare un film che parlasse di un padre e due bambine». Storia intima, arricchita di riferimenti e dettagli in parte anche autobiografici, Genova esterna quindi, oltre a un interesse non marginale per la famiglia, la volontà – ricorrente nelle opere di Winterbottom – di radiografare situazioni disagiate e persone in condizioni di malessere o di pericolo alla ricerca di una via d’uscita. Come ha detto lo stesso regista: «Mi piaceva l'idea di una famiglia che si trasferiva a vivere in un altro luogo, dove non conosceva nessuno. Per me il film tratta dell'amore di un padre per le sue figlie e del rapporto tra le sorelle. La morte della madre è solo il punto di partenza. Mi interessava di più capire come sarebbero proseguite le loro vite, come sarebbero riusciti a stabilire una nuova routine. Essere una famiglia consiste proprio in questo: essere in grado di superare insieme il dolore». Genova di Michael Winterbottom, con Colin Firth, Catherine Keener, Willa Holland, Perla Haney Jardine, Hope Davis (GB 2008) Alcuni mesi dopo l’improvvisa morte della moglie in un incidente stradale, Joe, un professore inglese che vive negli Stati Uniti, accetta il trasferimento per un anno in Italia. Genova diventa quindi per lui e le sue due figlie, Kelly e Mary, lo scenario di una nuova vita in cui cercare di superare insieme il dolore della perdita. Ma dimenticare non è facile. Joe trova aiuto e supporto in una vecchia compagna di università, la giovane Kelly, come tutti gli adolescenti, riesce ad ambientarsi lasciandosi affascinare dalla nuova e misteriosa città, ma la piccola Mary non si rassegna all’intollerabile mancanza della madre e comincia a vederne ovunque il fantasma… ■ 2 anteprime anteprime anteprime Baby Love Presentato in anteprima nazionale, Baby Love, distribuito da Archibald Enterprise Film, è diretto dal regista e documentarista francese Vincent Garenq, che, per il suo esordio nel lungometraggio di fiction, sceglie di raccontare le vicissitudini di un affermato professionista omosessuale deciso a diventare a tutti i costi – e nonostante il parere contrario del suo compagno – papà. Interpretato da Lambert Wilson (volto molto amato dal cinema d’autore, presente nei film di Chabrol, Zulawski, Techiné, Greenaway e Resnais), da Pascal Elbé e dalla giovane Pilar López de Ayala, Baby Love si inserisce sotto forma di commedia dai toni lievi e delicati nel dibattito attuale sul diritto all’omoparentalità rivendicato dalle coppie gay. Il soggetto, nato sull’onda mediatica di tante battaglie d’attualità negli ultimi anni e frutto di ricerche e di incontri realizzati dal regista all’interno della comunità gay francese, era in origine destinato a un documentario, ma ha invece subito una radicale trasformazione. Alieno da manicheismi, film non militante, Baby Love racconta soprattutto il desiderio personale, profondo e naturale di avere figli, di essere padri “come gli altri” (come esplicita il titolo originale francese), manifestato oggi apertamente da tanti omosessuali, e registra al contempo i profondi cambiamenti in atto nella società contemporanea e nella famiglia in particolare. Come ha dichiarato il regista: «Ciò che amo di quest’argomento in generale e del film in particolare è la mescolanza di marginalità (l’omosessualità) e di conformismo (la famiglia). Trovo che sia un cocktail molto contemporaneo, che ben corrisponde a un’epoca come la nostra in cui tutti i valori sono rovesciati». Ciò nonostante, prosegue Garenq, si continuano a volere figli e si conserva un senso profondo della famiglia, anche se essa non è più quella tradizionale: «Io trovo tutto questo molto bello, molto commovente, molto vitale. E credo che in tutti i tempi le famiglie si siano riconciliate e ritrovate attorno a un bambino in fasce». La scommessa del film, secondo l’autore, è proprio quella di essere un film sulla (nuova) famiglia e per le famiglie, ossia di «aprire gli occhi a chi entra in sala attirato solo dal divertimento e dalla commedia. La questione di fondo è davvero il desiderio di figli […], un argomento molto attuale perché oggi c’è la possibilità di accedere alla paternità senza necessariamente formare una coppia con una donna». Baby Love (Comme les autres) di Vincent Garenq, con Lambert Wilson, Pascal Elbé, Pilar López de Ayala, Anne Brochet (Francia, 2008) Manu, un pediatra gay quarantenne, sarebbe assolutamente felice se potesse adottare un bambino e allevarlo con il suo compagno, Philippe, avvocato. Il guaio è che Philippe invece, è del tutto soddisfatto della propria esistenza e non ha alcuna intenzione di vedersela rovinare dalla presenza di un marmocchio urlante. Incapaci di raggiungere un accordo, i due si separano. Sebbene scosso, Manu è deciso ad ogni costo a trovare una madre in prestito, disposta a dargli il figlio che tanto desidera. Fina, una bella ragazza spagnola, potrebbe prestarsi in cambio di un matrimonio di convenienza. Ma, come direbbe Blaise Pascal, «il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce». Vincent Garenq, nato nel 1966, diplomato a l'École nationale supérieure des métiers de l'image et du son, la FEMIS, è autore di cortometraggi (Une vie a deux del 1992, Vita sexualis del 1993, Dernière séance del 2002), di documentari (Les petits animaux sauvages del 1999, Documentaires découvertes, una serie di 29 film girati tra il 1998 e il 2005 nel mondo intero, Destination: monde del 2003-04, Globe-Cooker: destination la Thaïlande del 2006) e di fiction televisive (Même âge, même adresse del 2004). Attualmente sta lavorando a un nuovo lungometraggio per il cinema, Présumé coupable, tratto dal libro Chronique de mon erreur judiciaire di Alain Marécaux, imputato prosciolto nel processo dello scandaloso “affaire d'Outreau”, definito dallo stesso presidente della Repubblica Jacques Chirac «un disastro giudiziario senza precedenti». ■ 3 anteprime anteprime anteprime All Human Rights for All Sguardi del cinema italiano sui diritti umani In anteprima torinese, il film collettivo no-profit realizzato in Italia in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che veniva approvata e proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU) il 10 dicembre 1948, costituendo il primo atto internazionale con un elenco organico di diritti inerenti a “tutti i membri della famiglia umana”. L’opera cinematografica a più mani rientra tra le principali iniziative promosse dall’Associazione Rinascimento nell’ambito della campagna di sensibilizzazione ai diritti umani Human Rights Day 2008, che si svolge in tutta Italia sotto l’egida delle Nazioni Unite e con il patrocinio di numerose istituzioni e organizzazioni, tra le quali Puntodoc di Torino. Prodotto con l’intento di sensibilizzare l'opinione pubblica, e in particolare i giovani, sul significato attuale dei diritti umani, All Human Rights for All è realizzato con la collaborazione gratuita di tanti professionisti appartenenti a tutte le categorie del cinema italiano: Mario Monicelli, Domenico Calopresti, Giorgio Treves, Claudio Camarca, Emanuele Scaringi, Daniele Cini, Tekla Taidelli, Anneritte Ciccone, Fiorella Infascelli, Ivano De Matteo, Costanza Quatriglio, Marina Spada, Nello Correale, Moshen Melliti, Daniele Luchetti, Giovanni Veronesi, Matteo Cerami, Luciano Emmer, Giuseppe Ferrara, Antonello Grimaldi, Wilma Labate, Vittorio De Seta, Saverio Di Biagio, Roberta Torre, Pasquale Scimeca, Liliana Ginanneschi, Alessandro Lucifero, Citto Maselli. Il film è composto da trenta cortometraggi, ognuno ispirato a un articolo della Dichiarazione Universale: storie della durata di 3-4 minuti ciascuna, di stili e generi differenti – tragiche, divertenti, drammatiche, farsesche – che raccontano il tema dei diritti umani attraverso lo sguardo di registi e sceneggiatori italiani di età e sensibilità diverse. La colonna sonora è realizzata da trenta grandi jazzisti italiani, che si sono messi a disposizione dei registi per elaborare il commento musicale dei relativi cortometraggi. Dopo l'anteprima nazionale (prevista a Roma il 1° dicembre 2008 al Teatro Argentina in occasione della consegna del Premio Internazionale Don Luigi Di Liegro), nei giorni successivi al 10 dicembre All Human Rights for All verrà trasmesso da Rai Tre, Rai Educational, Rai Sat e Rai Italia. Dallo stesso periodo il film sarà visionabile anche sul sito web della campagna Humans Rights Day 2008 (www.hrd2008.org). Articoli e autori: ART 1 Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti […] – Mario Monicelli ART 2 Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente […] – Domenico Calopresti ART 3 Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza […] – Giorgio Treves ART 4 Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù […] – Claudio Camarca ART 5 Nessun individuo potrà essere sottoposto a trattamento o punizioni crudeli […] – Emanuele Scaringi ART 6 Ogni individuo ha diritto […] al riconoscimento della sua personalità giuridica. […] – Daniele Cini ART 7 Tutti sono eguali dinanzi alla legge […] – Tekla Taidelli ART 8 Ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibiltà di ricorso a competenti tribunali […] – Anneritte Ciccone ART 9 Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato […] – Fiorella Infascelli ART 10 Ogni individuo ha diritto […] ad una equa e pubblica udienza […] – Ivano De Matteo ART 11 Ogni individuo accusato di reato è presunto innocente […] – Costanza Quatriglio ART 12 Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata […] – Marina Spada ART 13 Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza […] – Nello Correale ART 14 Ogni individuo ha diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle persecuzioni […] – Moshen Melliti ART 15 Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza. […] – Daniele Luchetti ART 16 Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia […] – Giovanni Veronesi ART 17 Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà privata […] – Matteo Cerami ART 18 Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione […] – Luciano Emmer ART 19 Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione […] – Giuseppe Ferrara ART 20 Ogni individuo ha il diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica […] – da assegnare ART 21 Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio Paese […] – Antonello Grimaldi ART 22 Ogni individuo in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale […] – Wilma Labate ART 23 Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego […] – Vittorio De Seta ART 24 Ogni individuo ha il diritto al riposo ed allo svago […] – Saverio Di Biagio ART 25 Ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute […] – Roberta Torre ART 26 Ogni individuo ha diritto all'istruzione. […] – Pasquale Scimeca ART 27 Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità […] – Liliana Ginanneschi ART 28 Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale […] – da assegnare ART 29 Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità […] – Alessandro Lucifero ART 30 Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato […] – Citto Maselli ■ 4 retrospettiva retrospettiva retrospettiva Michael Winterbottom Michael Winterbottom è il protagonista della retrospettiva, organizzata quest’anno da Sottodiciotto Filmfestival e dal Museo Nazionale del Cinema, che si svolgerà dal 4 al 21 dicembre e che sarà coronata dalla presentazione di Genova, il nuovo film del regista, ospite a Torino. Prima personale completa dedicata in Italia all’eclettico autore inglese, tra più vitali esponenti di quella British Renaissance che anima il nuovo panorama cinematografico internazionale, la rassegna rende omaggio a una carriera ancora relativamente breve, ma straordinariamente varia, intensa e prolifica. In quattordici anni, dall’esordio nel 1994 con Butterfly Kiss, a oggi, Michael Winterbottom ha diretto quindici film per il grande schermo che attraversano una gamma quantomai estesa di generi cinematografici, passando dal dramma in costume (Jude) alla fantascienza (Codice 46), dal western (The Claim – Le bianche tracce della vita) al noir (I Want You), dalla commedia (With or Without You) al docudrama (Cose di questo mondo). L’inarrestabile desiderio di sperimentare tutte le potenzialità del cinema, che talora si è inevitabilmente tradotto in risultati discontinui, ha trovato applicazione ricorrente e coerente nei suoi film di coraggiosa e immediata denuncia politica e civile, come The Road to Guantamano, vincitore del premio per la miglior regia al Festival di Berlino 2006. Dettato dall’urgenza di documentare, in gran parte realizzato sul campo, sulle tracce dirette di inviati speciali, prigionieri, profughi e clandestini, il cinema di Winterbottom dedicato alla “gente e ai posti” esplora anch’esso un’ampia gamma di situazioni geografiche e umane, senza paura di mostrare i diritti ancor oggi violati in diverse parti del mondo, anche nelle più insospettabili, e confermando il regista inglese come uno dei più versatili e acuti osservatori della realtà contemporanea. La retrospettiva sarà inaugurata durante il Festival e, a manifestazione conclusa, proseguirà (dal 13 dicembre) all’interno della programmazione della multisala Massimo curata dal Museo Nazionale del Cinema. Nell’occasione viene dedicata al cineasta inglese una monografia, la prima in Italia, curata da Stefano Boni e Massimo Quaglia per le edizioni Cineforum, che conterrà un’ampia intervista al regista e numerosi saggi scritti da studiosi e critici italiani. Michael Winterbottom. Nato nel 1961 a Blackburn (Lancashire, Inghilterra), manifesta sin dall’adolescenza un interesse per il cinema che nutre frequentando il cineforum locale e guardando molti film alla televisione. Parallelamente sviluppa un’intensa passione per la musica rock che lo spinge a seguire numerosi concerti della scena post-punk e new wave a Manchester. Dopo il diploma, studia letteratura a Oxford e cinema a Bristol. Inizia a lavorare al fianco del regista Lindsay Anderson e intraprende la carriera di montatore nel mondo della televisione. Nel 1988 Thames Television gli offre la possibilità di debuttare nella regia con il doppio documentario Ingmar Bergman - The Magic Lantern / Ingmar Bergman - The Director, realizzato in occasione del settantesimo compleanno del maestro svedese. La buona riuscita del lavoro gli consente di proseguire l’attività di regista con alcuni mediometraggi destinati al pubblico degli adolescenti: tra questi va ricordato, in particolare, The Strangers (1989), che ottiene un premio BAFTA. A questo periodo risale l’incontro con lo sceneggiatore Frank Cottrell Boyce, col quale instaura una lunga e proficua collaborazione. Cottrell Boyce firma la sceneggiatura di Forget About Me (1990), il suo primo lungometraggio di finzione, anch’esso prodotto da Thames Television. Ad esso faranno seguito Under the Sun (1992), Love Lies Bleeding (1993) e l’ambizioso Family (1994), scritto per la TV da Roddy Doyle ma mostrato, in versione ridotta, nell’ambito di molti festival cinematografici. Al di là di queste opere più personali, Winterbottom dirige anche numerosi episodi di popolari serie televisive britanniche, come Boon (ep. Cab Rank Cowboys, 1991), The Inspector Alleyn Mysteries (ep. Death at the Bar, 1993) e Cracker (pilot The Mad Woman in the Attic, 1993). Nel 1994 il regista dirige finalmente il suo primo lungometraggio per il cinema, Butterfly Kiss - Il bacio della farfalla (Butterfly Kiss), che presenta con successo a Berlino. Il film ottiene distribuzione in molti paesi e incoraggia Winterbottom a fondare, con l’amico Andrew Eaton, la società di produzione Revolution Films, che ancora oggi è il ‘quartier generale’ di tutte le sue realizzazioni. Subito dopo giunge nelle sale Go Now (id., 1995), pensato per la BBC ma acquistato per il circuito tradizionale da molte società europee. La carriera del regista britannico si consolida e consente alla Revolution Films di produrre la trasposizione cinematografica del romanzo di Thomas Hardy Jude l’oscuro. Jude (id.), sceneggiato da Hossein Amini, esce nel 1996 e vince il Festival di Edimburgo. Nel 1997 è la volta di Benvenuti a Sarajevo (Welcome to Sarajevo), che viene mostrato in concorso a Cannes. È invece a Berlino il lungometraggio successivo, I Want You (1998), seguito poi da Wonderland (id., 1999), uno dei suoi lavori più interessanti, prodotto con un budget limitato e selezionato per il concorso di Cannes. Nello stesso anno, Winterbottom dirige anche With or Without You – Con te o senza di te (With or Without You), presentato a Venezia nella sezione “Cinema del presente”. In questo periodo inizia il lavoro di preparazione di The Claim – Le bianche tracce della vita (The Claim, 2000), ancora una volta tratto da Thomas Hardy ma completamente ripensato e ambientato negli Stati Uniti. Il film ha una gestazione assai travagliata e va incontro a numerosi problemi di budget, che costringono il regista a operare sostanziali modifiche rispetto al progetto originale. La sofferta ■ 5 realizzazione del film porta Winterbottom a dedicarsi, successivamente, a un lavoro più semplice e sentito. 24 Hour Party People (2002), scritto da Frank Cottrell Boyce, ricostruisce la straordinaria avventura musicale del giornalistaproduttore Tony Wilson, autentico protagonista della scena rock di Manchester tra gli anni Ottanta e Novanta. Nello stesso anno, Winterbottom termina anche Cose di questo mondo (In This World), che vince l’Orso d’oro a Berlino nel febbraio 2003. Dopo la parentesi fantascientifica costituita da Codice 46 (Code 46, 2003), il cineasta di Blackburn firma un nuovo progetto low-budget, 9 Songs (2004), in concorso a San Sebastián. Nel 2005 Winterbottom ritrova Frank Cottrell Boyce e l’attore Steve Coogan (protagonista di 24 Hour Party People) nel sorprendente A Cock and Bull Story, liberamente ispirato a La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo di Laurence Sterne. L’anno successivo, il docu-drama The Road to Guantanamo (id.) conquista l’Orso d’argento a Berlino. Il 2007 vede invece la collaborazione tra Winterbottom e la coppia Brad Pitt-Angelina Jolie, rispettivamente produttore e protagonista del notevole Un cuore grande - A Mighty Heart (A Mighty Heart), dal libro di Mariane Pearl, vedova di un giornalista americano ucciso in Pakistan. Il nuovo film di Michael Winterbottom, Genova (id.), quasi interamente girato nella città italiana, viene presentato nel 2008 ai festival di Toronto, San Sebastián e a Torino, a Sottodiciotto Filmfestival. I film proiettati nel corso di Sottodiciotto Filmfestival: Ingmar Bergman: The Magic Lantern (GB 1989, documentario TV, 60’, v.o.) Forget about Me con Ewen Bremner, Brian McCardie, Zsuzsanna Varkonyi (Ungheria/GB 1990, 72’, v.o.) Under the Sun con Kate Hardie, Caroline Catz, Stella Maris, Arturo Venegas (GB 1994, 77' , v.o) Family (Irlanda 1994, TV movie, 118’ v.o) Jude con Christopher Eccleston, Kate Winslet, Liam Cunningham, Jane Whitfield (GB 1996, 123') Benvenuti a Sarajevo (Welcome to Sarajevo) con Stephen Dillane, Woody Harrelson, Marisa Tomei, Emira Nusevic, Kerry Fox, Goran Visnjic (GB 1997, 100’) The Claim – Le bianche tracce della vita (The Claim) con Wes Bentley, Milla Jovovich, Nastassja Kinski, Peter Mullan, Sarah Polley (GB/Canada 2000, 120’) Cose di questo mondo (In This World) con Jamal Udin Torabi, Enayatullah (GB 2002, 90’) 24 Hours Party People (GB/Francia/Olanda 2002, 117’, v.o) The Road to Guantanamo di Michael Winterbottom e Mat Whitecross, con Riz Ahmed, Farhad Harun, Waqar Siddiqui, Afran Usman (GB 2006, 120’ ) Genova con Colin Firth, Catherine Keener, Hope Davis, Willa Holland (GB 2008, 94’ v.o) I film proiettati in prosieguo del Festival dal Museo Nazionale del Cinema: Love Lies Bleeding (GB 1993, TV Movie, 89’, v.o) Butterfly Kiss con Amanda Plummer, Saskia Reeves, Paul Bown, Kathy Jamieson, Paula Tilbrook (GB 1994, 98’) Go Now con Robert Carlyle, Juliet Aubrey, James Nesbitt, Sophie Okonedo, Berwick Kaler (GB 1996, 86’ ) I Want You con Rachel Weisz, Alessandro Nivola (GB 1998, 87') Wonderland con Shirley Henderson, Gina McKee, Molly Parker, Ian Hart, John Simm (GB 1999, 108', v.o.) With or Without You con Christopher Eccleston, Dervla Kirwan, Yvan Attal, Julie Graham (GB 1999, 90’) Codice 46 (Code 46) con Tim Robbins, Samantha Morton, Jeanne Balibar, Om Puri (USA 2003, 92’) 9 Songs con Kieran O’Brien, Margo Stilley, Huw Bunford (GB 2004, 71’, v.o.) Tristram Shandy: A Cock and Bull Story con Steve Coogan, Rob Brydon, Keeley Hawes, Shirley Henderson (GB 2005, 94’, v.o.) A Mighty Heart con Dan Futterman, Angelina Jolie, Archie Panjabi, Mohammed Afzal, Mohammed Afzal (USA 2007, 108’) ■ 6 premio premio premio Targa Città di Torino - Sottodiciotto Filmfestival a Paolo e Vittorio Taviani In sintonia con il tema dell’edizione, la Targa Città di Torino - Sottodiciotto Filmfestival viene quest’anno assegnata a Paolo e Vittorio Taviani, ospiti della manifestazione, a riconoscimento di una carriera che non ha mai abbassato lo sguardo davanti al difficile tema dei diritti negati e di una cinematografia che, senza orpelli, ha sempre saputo registrare il presente politico e sociale dell'Italia. In occasione dell'omaggio a loro dedicato, i registi ripercorreranno la propria vicenda umana e artistica in due incontri, con gli studenti torinesi e con il pubblico. In parallelo, verrà proposta un'ampia selezione delle loro opere, da sempre capaci di unire dimensione colta e dimensione popolare, di conquistare le giurie dei festival e di parlare al grande pubblico. Per i più giovani sarà quindi l’occasione per avvicinarsi a una cinematografia segnata, in oltre quarant’anni di carriera, da un costante impegno umano e civile, da un interesse sempre vivo e vitale per la Storia e le storie di ieri e di oggi, da un linguaggio "semplice e severo", lontano tanto dalle tentazioni commerciali, quanto dall’intransigenza ideologica che preclude il dialogo. Un cinema, come ebbero a descriverlo i due stessi autori, «di riflessione, approfondimento, ricerca, interpretazione […] che parte sempre dalla realtà presente (ogni autore che sia tale non fa altro che riflettere nella sua opera la sua personale esperienza di vita tra gli altri) […] ma non rimane circoscritto nelle contingenze che l'hanno provocato. Che non cerca il suo pubblico, i suoi destinatari solo tra quelli interessati a una determinata situazione. Che confronta l'interrogativo di partenza con interrogativi più larghi, più generali: che parla del presente per confrontarlo col passato e per tentare il futuro». Paolo e Vittorio Taviani nascono a San Miniato (Pisa), rispettivamente nel 1931 e nel 1929. Da ragazzi ricevono un'educazione musicale che avrà profonde influenze sul loro lavoro successivo. Il primo contatto con il cinema avviene quasi per caso, quando assistono alla proiezione di Paisà di Roberto Rossellini. In un cineclub di Pisa conoscono poi Valentino Orsini, con cui iniziano una lunga collaborazione che durerà fino al 1963. Nel 1954 realizzano, assieme a Orsini e con la collaborazione di Zavattini, il loro primo documentario, San Miniato luglio '44: una rievocazione, attraverso i testimoni diretti, della strage compiuta dieci anni prima dai nazisti nella cattedrale del paese. Trasferitisi a Roma, si dedicano totalmente al cinema, passando spesso momenti difficili e alternano l'attività di aiuto regista a quella di sceneggiatori e di documentaristi. Assieme a Orsini realizzano, tra il 1955 e il 1960, i documentari Curtatone e Montanara, Carlo Pisacane, I pazzi della domenica, Lavoratori della pietra, Carvunara, Alberto Moravia: desideri di film più che documentari veri e propri (infatti molti dei temi in essi affrontati torneranno nei lungometraggi successivi). Nel 1959 collaborano con Joris Ivens alla realizzazione del programma televisivo L'Italia non è un paese povero e, proprio lavorando con il grande documentarista, si rendono definitivamente conto di non essere attratti dal genere. Nel 1962 esordiscono con il loro primo lungometraggio, Un uomo da bruciare, ispirato alla vita del sindacalista Salvatore Carnevale, realizzato assieme a Valentino Orsini, con il quale firmeranno anche il successivo I fuorilegge del matrimonio (1963). Del 1967 è I sovversivi, una riflessione sulla crisi della società contemporanea e della sinistra dopo la scomparsa di Togliatti. Con Sotto il segno dello scorpione (1969) – apologo che analizza il contrasto tra utopia e realtà nella lotta politica – e con San Michele aveva un gallo (1973) – che affronta la tematica della rivoluzione attraverso l’adattamento della novella di Tolstoj Il divino e l'umano – la loro opera si impone decisamente all'attenzione della critica italiana ed estera. Nel 1974 continuano la loro riflessione mediata sulla politica, trasponendo l’attualità di quegli anni all’epoca della Restaurazione con Allonsanfan, interpretato da Marcello Mastroianni. Con Padre padrone (1977), storia del riscatto e della rivolta da parte di un pastore sardo nei confronti del padre dispotico, arriva il successo di pubblico e la Palma d'Oro al Festival di Cannes. La pellicola successiva, Il prato (1979), si concentra sulla crisi delle giovani generazioni, ambientando la vicenda in Toscana, nella suggestiva città di San Gimignano. Nel 1982 è la volta di La notte di San Lorenzo, intenso affresco della campagna toscana dell'agosto del 1944, che rievoca un episodio della Seconda Guerra mondiale accaduto nella loro San Miniato. Salutato da consensi unanimi di pubblico e critica, il film vince il Premio speciale della giuria a Cannes. Kaos (1984) segna la nascita di un duraturo connubio con l’opera pirandelliana attraverso la trasposizione delle Novelle per un anno. Il successivo Good Morning Babilonia (1987) è, invece, un omaggio all'arte del cinema, sulle orme della Hollywood di inizio secolo e del celebre film di Griffith Intolerance. Il successivo Il sole anche di notte (1990), forte di un cast internazionale (Julian Sands, Charlotte Gainsbourg, Nastassja Kinski), ispirato al racconto di Tolstoj Padre Sergio, di cui viene trasferita l'azione nel Mezzogiorno d'Italia della fine dell'Ottocento, si pone come un apologo sulla solitudine e lo smarrimento dell'uomo contemporaneo. Con Fiorile (1993) i due autori tornano a girare in Toscana, affrontando, attraverso la storia della famiglia Benedetti dall'arrivo dell'esercito napoleonico ai giorni nostri, il tema della corruzione provocata dal desiderio di denaro e potere. Nella successiva rilettura del romanzo di Goethe, Le ■ 7 affinità elettive (1996), le vicende di amore e morte dei quattro protagonisti trovano ancora una volta ideale scenario nella terra toscana, tra Firenze e le colline pisane. Nei successivi lavori i registi tornano ad attingere ad alcune delle loro precedenti fonti d’ispirazione: Pirandello, con Tu ridi (1998), e Tolstoj, con il film per la tv in due puntate Resurrezione (2001). Nel 2004 girano per la televisione Luisa Sanfelice, una sorta di ballata romanticopopolare, nella quale i due protagonisti (Letizia Casta e Adriano Giannini) si incontrano a seguito di un conflitto e vivono una storia d'amore assoluta, violenta e breve come la storia della Repubblica partenopea. Il loro più recente lungometraggio, La masseria delle allodole (2007), tratto dall’omonimo romanzo di Antonia Arslan, ritorna nuovamente a una fonte d’ispirazione letteraria e alla memoria di una pagina buia della storia del Novecento rievocando la tragedia armena del 1915-17. I film presentati: I sovversivi (Italia, 1967, 35mm, 96', b/n) Padre padrone (Italia, 1977, 35mm, 117', col.) Good Morning Babilonia (Italia/Francia/Usa, 1987, 35mm, 118', col.) Le affinità elettive (Italia/Francia, 1996, 35mm, 98', col.) La masseria delle allodole (Italia/Gran Bretagna/Bulgaria/Spagna/Francia, 2007, 35mm, 117', col.) ■ 8 animazione animazione animazione Sopra 18 mesi (fino ai 4 anni) Il nuovo Sottodiciotto Animation Festival inaugura quest'anno una sezione totalmente dedicata ai più piccini: un delizioso programma che raccoglie cortometraggi d'animazione d'autore appositamente creati per gli under 4. Anche i piccolissimi avranno così l’opportunità di frequentare, in compagnia dei genitori, il loro primo festival di cinema: un regalo di Sottodiciotto ai cinefili di… dopodomani. Iniziativa inedita in Italia, ma già sperimentata in altri paesi (come la Francia), la rassegna dedicata ai piccolissimi vede quest’anno protagonista “la piccola talpa”, il personaggio creato e animato dal disegnatore e regista ceco Zdenek Miler. Tenera e gentile eroina di diversi libri (pubblicati anche in Italia), oltreché dei cortometraggi senza dialoghi realizzati tra il 1968 e il 1975 dallo stesso Miler, diventati dei veri “classici” nel mondo intero, la piccola talpa vive in mezzo alla foresta circondata da tanti altri animali. La sua curiosità e la sua gioia di vivere la trascinano in rocambolesche avventure che riesce a fronteggiare grazie alla complicità dei suoi amici. Zdenek Miler è nato nel 1921 a Kladno, vicino a Praga, nell'attuale Repubblica Ceca. Per sessant’anni ha lavorato come autore e regista di film animati, prima a Zlin e, subito dopo la Seconda Guerra mondiale, negli studi Bratri v triku di Praga, di cui divenne in seguito direttore. È autore ed illustratore di libri per bambini dai primi anni Cinquanta. Ha realizzato circa 70 film a cartoni animati, 50 dei quali vedono come protagonista il suo personaggio più famoso, “la piccola talpa” (“Krtek”, in lingua ceca). Il primo film della serie fu La talpa con i calzoni blu, del 1957, seguito alcuni anni più tardi dal libro omonimo e, quindi, da decine di altre avventure, sia animate, sia su carta. Gli autori dei testi della serie (in Italia pubblicata da Il gioco di leggere Edizioni) sono stati diversi: le prime avventure furono scritte da Eduard Petiska, molte delle successive fanno capo alla lunga collaborazione di Miler con Hana Doskocilova. “La piccola talpa” è conosciuta in 80 Paesi nel mondo e ha venduto 5 milioni di libri nella sola Repubblica Ceca. I cortometraggi presentati: La piccola talpa e i fiammiferi, 6min, 35mm La piccola talpa e la musica, 5' 30", 35mm La piccola talpa e il tappeto, 6', 35mm La piccola talpa a Carnevale, 5'40" 35mm La piccola talpa e il buldozer, 6'10" 35mm La piccola talpa pittrice, 10' 35mm La piccola talpa allo zoo, 6'40" 35mm ■ 9 animazione animazione animazione Personale dedicata a Konstantin Bronzit Il nuovo Sottodiciotto Animation Festival dedica quest’anno una personale a un giovane maestro dell’animazione russa, Konstantin Bronzit, che sarà presente a Torino per incontrare sia gli studenti delle scuole sia il pubblico in sala. Bronzit può essere annoverato tra i maggiori esponenti del cinema d'animazione internazionale grazie a tre armi infallibili: l'assoluta maestria dei suoi colpi di scena, il raffinatissimo senso della parodia e l’apertura alle innovazioni tecniche. Pubblico e giurie dei principali festival internazionali sono stati conquistati dall'originale umorismo di diversi suoi film, come Ai confini del mondo, dove una casa in equilibrio sulla cima di una montagna dà luogo a situazioni esilarant, e Il Dio, che mostra le progressive trasformazioni di una divinità orientale nel disperato tentativo di sbarazzarsi di una mosca. Bronzit ha anche adattato per lo schermo C’era una volta una vecchia signora che ingoiò una mosca e Questa è la casa che Jack ha costruito, due delle filastrocche più celebri di Simmis Taback (1932), scrittore e illustratore, autore di oltre 35 famosissimi libri per l'infanzia. I suoi lavori sono stati selezionati due volte dal New York Times per il Best Illustrated Book Award. Konstantin Bronzit, nato a San Pietroburgo nel 1965, termina nel 1993 il corso di designer presso l’Istituto Superiore d’Arte V. Muchina della sua città natale e, successivamente, si diploma frequentando il corso di animazione del Vgik. Lavora come animatore per uno studio specializzato in film di diffusione scientifica: qui realizza il suo primo cortometraggio, Karousel. Tra il 1988 e il 1994 è autore di fumetti per giornali e riviste, raggiungendo la notorietà grazie ad alcuni concorsi internazionali del settore. Si specializza con Aleksandr Tatarskij presso lo Studio d’animazione Pilot elaborando un originale stile che lo avvicina alla commedia e girando i suoi primi corti, che spaziano dall'animazione tradizionale alla computer grafica. Con il film Na kraju zemli (Ai confini del mondo, 1998), girato negli studi francesi Folimage nell'ambito di un programma d'accoglienza di animatori europei, ottiene 70 premi e riceve una candidatura ai Césars. Il Dio, invece, realizzato in 3D nel 2003, viene selezionato per la Quinzaine des réalisateurs al Festival di Cannes. Molto prolifico come regista e disegnatore, lavora sia in Russia sia all’estero, negli ultimi dieci anni operando anche in ambito pubblicitario: il suo ultimo titolo, Lavatory Lovestory, che ha ottenuto il Primo premio (ex-aequo con Ljubov’ di Aleksandr Petrov) al Festival internazionale Anima Mundi 2007 di Rio de Janeiro, prosegue sulla linea dell'ironizzazione del quotidiano. Cortometraggi presentati: Carosello (Urss 1988, 1’30’’) Una mosca un po’ dispettosa riuscirà a farla franca anche con il temibile cacciatore della foresta. L’interruttore (Russia 1995, 9’) Un gatto ossessionato da un topo e il suo padrone che tenta di dormire. Il buio della notte, però, riserva molte sorprese: tane che diventano voragini, trappole che spariscono, soffitti che si trasformano in cieli stellati. Ma è un sogno o realtà? Vincitore del Festival di Annency nel 1995. Memento mori (Russia 1996, 1’) Una bimba si diverte a gonfiare palloncini e a farli scoppiare, ma a forza di soffiare e soffiare… alla fine scoppia anche lei. Ai confini del mondo (Francia 1998, 8’) La difficile ed esilarante vita degli inquilini di una minuscola e stravagante casetta costruita sul picco di una montagna. Tra mucca, gatto, cane, moglie e marito, il vero segreto è trovare l'equilibrio! Vincitore di circa 70 premi in vari festival internazionali. C’era una volta una vecchia signora che ingoiò una mosca (Usa 2002, 3’50’’) La simpatica e stravagante old Lady riesce a ingoiare veramente di tutto: una mosca, un cane, una mucca… ma riuscirà a digerire anche un cavallo? Dall'omonima filastrocca di Simms Taback. Questa è la casa che Jack ha costruito (Usa 2003, 6’45’’) Tratto dall'omonima filastrocca di Simms Taback, uno sguardo sugli strani inquilini che si aggirano nell’allegra, coloratissima e bizzarra casa di Jack: cani, gatti, topi, bambini, uomini e donne si alternano al ritmo delle rime, accompagnati dalla presenza di un personaggio misterioso. Il gatto e la volpe (Russia 2004, 12’) ■ 10 Cosa succede quando una volpe un po' furbetta incontra un gatto molto goloso? Ovviamente i due diventano inseparabili amici: l'accoppiata ideale per fare tanti scherzetti. La vera storia dei tre porcellini (Usa 2008, 7’) Lo sapevate che ci sono ancora molte cose da scoprire sulle avventure dei tre porcellini? Fare Well (Russia 1993, 2”) Le disavventure di un cane affamato… e di un gatto più affamato di lui. Toc-toc (Russia 1993, 4') Un inaspettato “toc-toc” infrange in un istante le rassicuranti abitudini quotidiane di quattro solitari individui. Pacifier (Russia 1994, 1’) Ci sarà un modo per placare il pianto di un bambino frignone? Die Hard (Russia 1996, 1’30”) L'ironica sintesi della famosa trilogia interpretata da Bruce Willis. Il Dio (Russia 2003, 4'30'') Una mosca insopportabile può far perdere la pazienza persino a una divinità… ■ 11 animazione animazione animazione Personale dedicata a Florence Miailhe Il nuovo Sottodiciotto Animation Festival presenta la prima personale completa dedicata in Italia a Florence Miailhe, affermata pittrice e illustratrice francese, ospite a Torino per un incontro con il pubblico durante il quale presenterà il suo lavoro e le raffinate tecniche che lo contraddistinguono. Nel corso di quasi vent’anni Florence Miailhe ha infatti realizzato sei cortometraggi d’animazione sorprendenti per l’intensità e la vivacità dei colori, l’armonia delle forme, il perfetto equilibrio tra musica e rumori, la composizione coreografica degna dei migliori musical, le sceneggiature curate fin nei minimi dettagli. La sua tecnica non consiste nel dipingere sulla pellicola ma, piuttosto, nel fare della pittura animata, anche se l’autrice stessa gioca con l’espressione “film dipinti”. In ogni caso, che utilizzi pastelli colorati e sabbia, pittura su carta o pittura su vetro, questa pittrice prestata al cinema – o questa regista prestata alla pittura? – stupisce e affascina gli spettatori offrendo loro piccoli capolavori che con grazia e originalità reinventano incessantemente sul piano visivo la realtà di ogni giorno e i racconti fiabeschi, regalando loro una consistenza nuova e suggestiva. Florence Miailhe (Parigi, 1956) è pittrice, incisore, caricaturista e illustratrice. Diplomatasi nel 1980 all’Ensad École Nationale Supérieure des Arts Décoratifs, nel corso degli anni Ottanta firma numerose mostre e il cortometraggio Ça bouge dans ma tête (Quello che mi passa per la testa, 1986). Nel 1989 allestisce alcune mostre sugli hammam e pubblica una raccolta di serigrafie da cui scaturisce Hammam, il suo primo cortometraggio d’animazione, realizzato utilizzando pastelli colorati e sabbia, tecnica impiegata anche per i successivi Schéhérazade e Histoire d’un prince devenu borgne et mendiant. Con il corto Au premier dimanche d’août sperimenta per la prima volta la pittura su carta, mentre la tecnica scelta per Les oiseaux blancs, les oiseaux noirs è la pittura su vetro. La sua opera più recente è Conte de quartier. Cortometraggi presentati: Hammam (id.), Francia, 1991, 8', 35mm, col Due ragazze, un po’ vergognose del proprio corpo, entrano per la prima volta in un bagno turco e in breve tempo si lasciano contagiare dall’atmosfera festosa e rilassante del luogo, pieno di altre donne che fanno il bagno, chiacchierano, fanno dei massaggi, si pettinano... in un dedalo di bagni di vapore, docce, vasche e fontane. Premiato in numerosi Festival tra cui Amiens, Belfort, Marsiglia e Savigny le Temple; nomination ai César per il miglior cortometraggio d’animazione nel 1993. Schéhérazade (Sheherazade), Francia, 1995, 16', 35mm, col. Durante una visita dell’amato fratello, il re persiano Shāhrīyār scopre che la moglie lo tradisce e si dedica ogni giorno a orge in compagnia delle proprie ancelle. Dopo aver sterminato tutti i colpevoli in preda a una folle gelosia, il re parte insieme al fratello per un viaggio da cui torna ancora più infelice e amareggiato. Non volendo sperimentare mai più il disonore del tradimento, ogni notte sposa una vergine che viene uccisa la mattina seguente. Giorno dopo giorno, delitto dopo delitto, ogni famiglia del regno vive nel terrore che la prossima vittima sia una delle sue figlie finché la giovane Sheherazade, con l’aiuto della sorella minore, spezza la serie di omicidi intrattenendo per mille e una notte il re con racconti che si interrompono ogni mattina all’alba, per riprendere la notte seguente. Histoire d’un prince devenu borgne et mendiant (La storia di un principe diventato guercio e mendicante), Francia, 1996, 16', betacam, col. Sheherazade racconta allo sposo e alla sorella minore La storia del principe che divenne guercio e mendicante. Il principe Ajib, in cerca di avventure, abbandona il proprio regno a bordo di una nave, ma la sua imbarcazione viene distrutta da una tempesta. Il giovane, salvatosi grazie a un intervento magico, crede di aver avuto fortuna ma a causa della propria stoltezza e presunzione va incontro, giorno dopo giorno, a sventure e maledizioni di ogni tipo, finché... È ormai l’alba e Sheherazade interrompe il proprio racconto, promettendone il seguito per la notte successiva. ■ 12 Au premier dimanche d’août (La prima domenica d’agosto), Francia, 2000/2001, 11'20'', 35mm, col. Durante la prima domenica d’agosto si svolge un’allegra festa di paese in cui dal tramonto all’alba tutti possono ballare all’aperto, bere qualcosa di fresco e fare due chiacchiere in compagnia. Giovani coppie, anziani e bambini, famiglie al completo si divertono tra amori che nascono e finiscono, scaramucce tra adolescenti, ubriachi molesti, neonati che piangono, bambini che corrono. Premio per la miglior animazione al Festival di Clermont-Ferrand e Premio Asifa per la miglior animazione europea al Festival di Barcellona nel 2001; César per il miglior cortometraggio nel 2002. Les oiseaux blancs, les oiseaux noirs (Gli uccelli bianchi, gli uccelli neri), dal romanzo Vie et enseignement de Tierno Bokar di Amadou Hampâté Bâ, Francia, 2001, 4', 35mm, col. Animazione realizzata per il documentario Le sage de Bandiagara di Louis Decque. Secondo un proverbio tradizionale africano, ogni persona racchiude al proprio interno uccelli bianchi e uccelli neri: gli uccelli bianchi sono le parole gentili e i complimenti che indirizziamo agli altri e che, magicamente, chiamano a raccolta altri uccelli bianchi e creano la pace; gli uccelli neri sono le parole violente e gli insulti che attirano, altrettanto magicamente, altri uccelli neri che conducono verso l’odio, la violenza e la guerra. Menzione speciale della giuria al Festival di Clermont-Ferrand 2003. Conte de quartier (Racconto di quartiere), Francia, 2006, 15', 35mm, col. Una bambola di pezza abbandonata per strada unisce momentaneamente i destini di diversi personaggi – un bambino e sua madre, la bella acrobata di un circo, un barbone col suo cane, due giovani e due malviventi – che non si conoscono tra loro ma si incontrano alla fine di un’estenuante giornata trascorsa nei pressi di un cantiere edile situato vicino a un fiume. Intanto, la città vive freneticamente e un feroce felino si aggira nei paraggi... Menzione speciale al Festival di Cannes e Premio La Femis all’Amiens International Film Festival nel 2006; menzione speciale al Festival di Clermont-Ferrand 2007. ■ 13 proiezioni speciali proiezioni speciali proiezioni speciali Whatever Lola Wants In proiezione speciale e in prima italiana, Sottodiciotto presenta Whatever Lola Wants, terzo lungometraggio del marocchino Nabil Ayouch, regista che dopo un folgorante inizio di carriera nel suo paese si sta imponendo sempre più all’attenzione internazionale. Storia di una giovane newyorchese, Lola, che insegue fino in Egitto, al Cairo, il sogno di diventare una stella della danza del ventre, il film è interpretato dall’attrice Laura Ramsey, incarnazione vivente della leggenda hollywoodiana, scoperta dal cinema quando faceva la cameriera in un ristorante di Los Angeles e poi apparsa in diversi film (tra gli altri The Covenant e Rovine), da Carmen Lebbos e da diversi attori marocchini. Apparentemente il film strizza l’occhio alla commedia hollywoodiana fin dal titolo, che fa esplicito riferimento alla popolare e famosa canzone Whatever Lola Wants, Lola Gets, inserita nel musical Damn Yankees!, a sua volta diventato, nel 1959, un film di George Abbott e Stanley Donen. Eclettico e anticonformista, Nabil Ayouch trasforma però la favola moderna in un accorato appello al dialogo tra i popoli e le differenti culture, immune da ogni forma di razzismo e intolleranza, in cui la solidarietà al femminile nata tra Lola e la sua maestra Ismahan riesce a superare le barriere tra Occidente e Medioriente e a mostrare il lato buono della globalizzazione. Whatever Lola Wants di Nabil Ayouch, con Laura Ramsey, Carmen Lebbos, Assaad Bouab, Achmed Akkabi (Canada/Francia 2007) La giovane Lola, newyorkese d.o.c., fatica a campare con il suo misero lavoro di postina e ha un sogno che è decisa a tirare fuori dal cassetto: diventare una danzatrice. Grazie a un amico egiziano gay, Youssef, scopre la vita e la carriera di Ismahan, star della danza orientale e vera leggenda vivente al Cairo, dove conduce un’esistenza da reclusa dopo lo scandalo di una figlia illegittima. Un giorno Lola incontra il milionario egiziano Zakaria e se ne innamora. Quando questi torna in patria, d’impulso la ragazza decide di seguirlo. Zakaria, però, si rivela chiuso e tradizionalista, e Lola, delusa, torna al suo primo amore. Decisa a imparare i segreti della danza del ventre solo da colei che è la migliore di tutte, ma che ormai rifiuta ogni contatto con il mondo, riuscirà a poco a poco a vincere le resistenze di Ismahan, a costruire con la sua maestra una meravigliosa amicizia e a coronare il suo sogno. Nabil Ayouch nasce a Parigi nel 1969, da padre marocchino e madre francese. Dopo aver studiato teatro e regia, comincia, nel 1992, a lavorare in campo pubblicitario, dirigendo una trentina di spot. Nel 1993 realizza il suo primo corto, Les Pierres bleues du désert, premiato al Festival du Film Méditerranéen di Bastia. Il suo primo lungometraggio di finzione, Mektoub (1997), si impone immediatamente: è selezionato per rappresentare il Marocco agli Academy Awards nel 1998 e diventa campione d’incassi portando fortuna al ventottenne regista, ma anche ai due protagonisti, Faouzi Bensaidi (diventato in seguito anche regista) e Rachid Ouali (affermatosi poi come divo di punta del nuovo cinema marocchino). Il suo secondo lungometraggio, Ali Zaoua (2000), moltiplica il successo: è visto da mezzo milione di persone solo in Marocco e vince 44 premi nei festival di tutto il mondo. Nel 2003 dirige il tv movie di coproduzione Arte Une Minute de soleil en moins, che viene ritirato all’ultimo momento dal Festival di Marrakech perché l’autore rifiuta di tagliare alcune scene di nudo, ma è apprezzato al Cairo, a Montpellier e ad altri festival. Tra il 2000 e il 2003 il regista si è impegnato attivamente anche sul fronte del cinema marocchino: ha fondato una casa di produzione, Ali n’ production, con la quale, oltre a sostenere i propri progetti, finanzia numerosi cortometraggi di esordienti, creando per essi il Premio Mohamed Reggabe e promuovendo la nascita di una nuova associazione di categoria, il Groupement des Autéurs Réalisateurs Producteurs (GARP). ■ 14 proiezioni speciali proiezioni speciali proiezioni speciali In Fair Palestine: a Story of Romeo and Juliet Nell’edizione dedicata al tema dei diritti, Sottodiciotto presenta In Fair Palestine: a Story of Romeo and Juliet, un film prodotto e realizzato da un gruppo di studenti palestinesi delle scuole superiori che ricontestualizza in forma di docufiction la tragedia scespiriana nella vita contemporanea della città di Ramallah. «Abbiamo pensato di trasporre un’opera che trasmette valori e principi comuni a persone di tutto il mondo, con il desiderio e la volontà di esprimere noi stessi in modo diverso da come veniamo rappresentati dai media occidentali», hanno spiegato i giovani autori. Il progetto, a cui i ragazzi hanno lavorato per due anni, è stato avviato nel gennaio del 2006 da Doug Hart, insegnante di inglese di origine americana. La prima del film, il 19 gennaio 2008 al Palazzo culturale di Ramallah, ha visto la partecipazione di 800 spettatori, ottenendo la copertura dei principali media nei territori palestinesi, in Giordania e in Siria. Rita Giacaman, direttrice del Department of International Community Health dell’Università di Birzeit, a Ramallah, nota testimone ed esperta della questione palestinese, ha commentato così la proiezione: «Questi studenti hanno fatto un film che parla al mondo e dice: noi palestinesi siamo esseri umani, siamo normali, non siamo né terroristi, né vittime. La risposta al loro messaggio è arrivata dall'intera comunità, ognuno ha aiutato come ha potuto: aprendo le case per filmare, prestando le apparecchiature, stampando i manifesti e preparando un milione di altre piccole cose che hanno contribuito a rendere questo progetto una realtà. Il consiglio comunale di Ramallah ha concesso la hall del Palazzo Culturale gratis perché i ragazzi hanno lavorato senza alcun budget, a esclusione di alcune donazioni da parte di genitori e amici: le persone che sono venute ad assistere allo spettacolo hanno reso forte quel senso di appartenenza, supporto e solidarietà che ha aiutato loro (e tutti noi) a sopravvivere alle molte prove che hanno dovuto affrontare […]. L'altra notte, mentre i giornalisti intervistavano gli autori, ho visto dei giovani determinati che riponevano speranza non solo in loro stessi, ma anche nei genitori e in tutto il pubblico. Ho visto dei giovani che non hanno mai conosciuto una vita estranea allo stato di guerra. Eppure stanno dicendo al mondo che, nonostante tutto, i giovani palestinesi usano le loro vacanze estive per girare un film basato su una storia d'amore, leggono le opere di Shakespeare, amano la letteratura e il cinema, discutono e analizzano le circostanze. E sicuramente sono esseri umani, in grado di trasformare le loro esperienze negative in energie positive: un messaggio fondamentale che questi ragazzi regalano a tutti noi». In Fair Palestine: a Story of Romeo and Juliet di Yazan Al Nahhas, con Abdul-Majeed Tahboub, Deema Totah (Palestina 2007, 54') Nell’adattamento dei ragazzi di Ramallah, Romeo e Giulietta si incontrano alla festa che celebra il pellegrinaggio musulmano alla Mecca. Vengono sposati in segreto da uno sceicco. Tra i tanti equivoci e le tante sciagure che costellano un teatro di guerra quotidiana, Romeo non sente della falsa morte di Giulietta perché il messaggero che deve portargli la notizia viene fermato a un checkpoint israeliano. ■ 15 programmi speciali programmi speciali programmi speciali Ora d’aria Molti luoghi comuni da una parte e altrettanti black-out informativi dall’altra hanno reso la questione della detenzione minorile – e con essa quella relativa alle politiche educative volte al reinserimento di chi delinque – uno dei nodi più cruciali e allo stesso tempo più marginali nel dibattito pubblico e politico degli ultimi tempi. In realtà essa pone interrogativi capitali alle istituzioni e all’opinione pubblica sul modello di società a cui aspiriamo, sulle metodologie formative ed educative più idonee per i giovani, sulla gestione delle dinamiche dell’emigrazione e dell’integrazione, sulla cittadinanza e l’identità sociale del singolo. Da allarme sociale urlato dai media, il tema vuole essere ricondotto sui binari della conoscenza e della riflessione condivisa: il cinema, in quanto luogo di incontro e spazio per la rappresentazione e il superamento degli stereotipi, può da questo punto di vista dare una mano. È partendo da questi presupposti che il Centro Nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza e Sottodiciotto Filmfestival hanno organizzato – in occasione della prossima edizione del festival dedicata ai diritti dei minori – “Ora d’aria”, una manifestazione articolata attraverso visioni, appuntamenti e confronti a 360° gradi, per rilanciare l’attenzione verso un universo ingiustamente ignorato dai mezzi di comunicazione. Tutto questo mescolando linguaggi, competenze, immagini, voci e prospettive diverse. Al centro dell’evento un focus di film e documentari recenti che descrivono, con attenzione e senza enfasi, la dimensione carceraria e i percorsi di detenzione alternativa in Italia e all’estero: all’interno della rassegna verranno proiettati Jimmy della Collina di Enrico Pau (Premio CICAE/Arte & Essai al Festival di Locarno 2006), Nisida. Crescere in prigione di Lara Rastelli (Menzione Speciale al Festival Cinéma du Réel di Parigi), Falsa testimonianza di Piergiorgio Gay e, per la prima volta in Italia, Allein in vier Wänden (Alone in Four Walls) di Alexandra Westmeier (Premio settimana della critica al Festival di Locarno 2007), e Juízo (Behave, 2008) di Maria Augusta Ramos, presentato in diversi festival internazionali tra cui Locarno, Rotterdam, Rio de Janeiro. In parallelo, il 10 dicembre alle ore 20.45 sarà organizzato un confronto inedito tra registi che hanno girato film o partecipato ad attività nelle carceri minorili e alcuni ragazzi in regime di detenzione alternativa che hanno partecipato alla lavorazione dei film o a laboratori audiovisivi. Attorno al tavolo siederanno, da una parte, il regista Davide Ferrario (il cui ultimo film Tutta colpa di Giuda, nelle sale nei primi mesi del 2009, è stato girato in gran parte nel carcere delle Vallette di Torino e ha visto la partecipazione come attori di alcuni detenuti della struttura), Lara Rastelli, autrice di Nisida. Grandir en prison, Enrico Pau, regista di Jimmy della Collina, Piergiorgio Gay, autore di Falsa Testimonianza; dall’altra alcuni ragazzi che hanno partecipato a produzioni audiovisive a Nisida (Napoli) e al Ferrante Aporti (Torino). Sarà l’occasione per discutere in pubblico sui temi dell’identità e della (auto)rappresentazione, delle immagini e degli immaginari di chi vive dentro e fuori gli istituti di pena, su come la presenza di una videocamera possa modificare le dinamiche interne a un gruppo di detenuti. Ancora il 10 dicembre, alle 18.30, un incontro dal taglio più classico: una tavola rotonda animata dagli interventi di figure di alto profilo istituzionale come magistrati, direttori di istituti di pena e operatori sociali per confrontarsi sulla condizione dei minori reclusi, sulle forme di detenzione alternative, sulle politiche di prevenzione e di reinserimento sociale. Sarà un’occasione per verificare, a venti anni dalla sua approvazione, i limiti e le buone pratiche introdotte dal Codice di Procedura Penale per i Minori del 1988. Interverranno Francesco Paolo Occhiogrosso, presidente del Tribunale per i minori di Bari e presidente del Centro Nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza, Gianluca Guida, direttore dell’IPM di Nisida, Maria Pia Brunato, garante per i diritti delle persone private della libertà del Comune di Torino, Isabella Mastropasqua, dirigente del Dipartimento Giustizia Minorile e docente nel corso di laurea in servizio sociale dell'Università Roma3, Giovanni Lapi, educatore dell’IPM Ferrante Aporti di Torino. Durante la tavola rotonda verranno proiettati – e in alcuni casi presentati dagli stessi autori – alcuni video prodotti nelle carceri. Ma non finisce qui: l’11 dicembre “Ora d’aria” si trasferisce al Ferrante Aporti e porta in trasferta il Sottodiciotto Filmfestival, o meglio, una piccola parte del suo programma. In mattinata, infatti, verrà proiettato, per i ragazzi ospitati nella struttura, il film Jimmy della Collina, alla presenza del regista Enrico Pau, che, al termine della proiezione, dialogherà con i giovani e gli operatori sulla genesi, la realizzazione e il senso del film. “Ora d’aria” è un appuntamento realizzato da Sottodiciotto Filmfestival e, attraverso CAMeRA (Centro audiovisivo e mediatico sulla rappresentazione dell’infanzia e l’adolescenza), dal Centro Nazionale di Documentazione e Analisi per l’infanzia e l’adolescenza, le cui attività sono gestite dall’Istituto degli Innocenti di Firenze per conto del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e del Dipartimento per le politiche per la famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri. I film della rassegna: Jimmy della Collina di Enrico Pau, Italia, 2008 Jimmy vive in Sardegna e non ha un'occupazione perché non intende piegarsi ai ritmi del lavoro in raffineria. Tenta una rapina e viene catturato. Passa così dal carcere minorile a una comunità di recupero. Qui incontra Claudia, una collaboratrice del sacerdote che ha fondato la comunità. Il rapporto tra i due è complesso anche perché ■ 16 Claudia ha un passato da ex reclusa. Il film, girato nel carcere minorile di Quartucciu in Sardegna e presso la comunità “La Collina” gestita da don Ettore Cannavera, vede protagonisti i giovani reclusi dello stesso carcere. Un film di finzione che, prendendo spunto da un romanzo di Massimo Carlotto, affonda in maniera inestricabile le sue radici nella realtà. Nisida. Grandir en prison di Lara Rastelli, Francia, 2006 Il film indaga la paradossale condizione di tre ragazzi (due italiani e un extracomunitario) rinchiusi nel carcere minorile di Nisida, a Napoli. Privati della libertà e allontanati dalla vita sociale per scontare il prezzo dei propri errori, ai ragazzi viene richiesto di compiere un percorso di rieducazione, di istruzione e di reinserimento. Ovvio che un simile percorso sia quanto mai difficile da compiere per chi non ha alcuna possibilità di confrontarsi con la realtà ed è costretto a vivere le proprie esperienze attraverso il filtro di una vita limitata spesso alla routine della quotidianità. Juízo di Maria Augusta Ramos, Brasile, 2007 Juízo è un viaggio nell’universo giudiziario minorile brasiliano. Girato a Rio de Janeiro, racconta cosa succede quando un minore viene accusato di aver compiuto un reato: la regista ci accompagna all’interno del sistema giudiziario minorile brasiliano, lasciando che sia lo spettatore a valutare ciò che vede. Un’udienza preliminare, un incontro con i genitori, la sala d’attesa, ma anche ciò che accade dopo la sentenza: il ritorno per le strade, il ritorno in famiglia o l’inserimento in una comunità. Allein in vier Wänden di Alexandra Westmeier, Germania, 2007 Girato in un riformatorio negli Urali, il film parte dall’esperienza dei giovani reclusi per effettuare una ricognizione sulle reali possibilità di recupero degli adolescenti russi colpevoli di reato. Il riformatorio provvede al loro sostentamento: è un rifugio temporaneo dove non sono costretti a lottare per la sopravvivenza. Ma la domanda fondamentale che si pongono i ragazzi e coloro che li custodiscono è: cosa succederà quando saranno fuori? Falsa testimonianza di Piergiorgio Gay, Italia, 1999 Uno spettacolo teatrale ripreso da una videocamera e rimontato per il cinema non è mai un’operazione “innocente”, a maggior ragione se gli attori che vi recitano sono alcuni giovani detenuti dell’IPM Fornelli di Bari. La pièce che interpretano, intitolata Anime, è un viaggio surreale nel mondo dell’“al di là” in cui riecheggiano ancora le violenze e le efferatezze del reale. Ma il film è qualche cosa di più, o meglio, di oltre rispetto alla rappresentazione teatrale: mescolando brani tratti dalle prove, dalla prima in pubblico e da interviste agli attori, Gay coglie il non visto e il non detto, ovvero le identità sorprese dei suoi protagonisti, stabilendo come margini dentro cui muoversi il vero della recitazione e il falso della testimonianza, il tempo frammentato della parola e la segmentazione estesa del montaggio. ■ 17