Budget e marchi di impresa Budget e marchi di impresa
Transcript
Budget e marchi di impresa Budget e marchi di impresa
Università Politecnica delle Marche Idee imprenditoriali innovative Focus group 11 dicembre 2009 Budget e marchi di impresa Costi e ricavi per la pianificazione dell’attività Budget e marchi di impresa ` E’ tempo di budget: quando come e perché predisporre il budget per l’esercizio 2010 ` Budget come strumento di programmazione e controllo ` Quali informazioni si possono ottenere dalla struttura dei costi e dei ricavi utili per la pianificazione dell’attività. 2 Costi e ricavi nella pianificazione delle attività ` Ricavi, costi variabili e margine di contribuzione ` La determinazione del punto di pareggio ` I costi pieni ` I costi differenziali e costi sommersi 3 L’analisi dei costi Per analizzare la convenienza di compiere un determinata attività dobbiamo quantificare: ` ricavi (vantaggio economico conseguibile) ` costi (Sacrifici economici da sostenere) derivanti dalla questa attività (rilevanti) e confrontarli Esempio: Vogliamo valutare la convenienza ad installare un impianto a metano sulla nostra auto Dati: Costo Costo Costo Costo 4 impianto benzina metano rottamazione auto € 1.700 € 1,294 € 0,835 € 350 Percorrenza Km con un litro Percorrenza Km con un kg Percorrenza residua km 13,0 19,5 60000 L’analisi dei costi: un esempio Consumo litri benzina = =60.000/13 = 4.615,38 Costo = 4.615,38 x 1,294 = 5.972 Costi € 1.700 Costo impianto Costo benzina Benefici € 5.972 Costo metano € 2.569 Totale € 4.269 € 5.972 L’installazione dell’impianto a metano alle attuali condizioni risulta conveniente BENEFICI – COSTI = € 1.703 5 Costi fissi e costi variabili Quando ci interessa analizzare l’andamento dei costi aziendali e dei profitti al variare dei volumi di attività, è utile distinguere i nostri costi in: ¾costi variabili ¾costi fissi 6 Costi variabili: una definizione COSTI VARIABILI costi il cui valore complessivo varia in misura direttamente proporzionale al volume di attività. Sono relativi al consumo di risorse che si adegua flessibilmente al fabbisogno (ad. es. materie prime). N.B. : non è variabile un costo che cambia al susseguirsi delle stagioni o al trascorrere del tempo ma solo quello che varia al variare del livello di attività. 7 Costi fissi: una definizione COSTI FISSI Il loro ammontare complessivo non varia al variare del volume di attività realizzato in un determinato periodo di tempo 9costi impegnati” o “costi da capacità” Æ relativi a elementi di costo necessari a rendere disponibile una certa capacità produttiva 9“costi discrezionali” Æ risultato di decisioni periodiche (azioni promozionali, formazione…) 8 Costi fissi, costi variabili: l’intervallo di l’intervallo di attività rilevanza per il quale si suppone valida una specifica relazione tra il livello di attività/ e il costo. Intervallo di rilevanza € 2.000 - Costo totale: CFT + (CVU*X) Costi variabili: (CVU*X) 1.600 Cost o 1.200 800 CVU 400 - Componente fissa: CFT CFT 0 - 50 100 150 200 250 Volume (X) Limite inferiore Limite superiore L’intervallo di rilevanza: un esempio Se i costi fissi annuali di un reparto che assembla biciclette sono € 94.500 e rimangono gli stessi all’interno del volume di produzione 1.000-5.000 biciclette, allora: ` L’intervallo da 1.000 a 5.000 biciclette è l’intervallo di rilevanza ` Se la domanda annuale di biciclette aumentasse e l’impresa dovesse assemblare più di 5.000 biciclette, allora dovrebbe disporre di maggiori risorse (spazio, addetti alle operazioni di assemblaggio, riscaldamento, attrezzi etc.) che aumenterebbero i suoi costi fissi. L’analisi dei costi: un esempio Riprendiamo i dati dell’esempio precedente Costo impianto Costo benzina Costo metano € 1.700 € 1,294 € 0,835 Percorrenza Km con un litro Percorrenza Km con un kg Percorrenza residua km 13,0 19,5 60000 Selezioniamo i costi fissi e i costi variabili Costo fisso € 1.700 Costo al km con benzina 0,09953846 Costo al km con metano 0,04282051 Possiamo determinare il numero minimo di km da percorrere per rendere conveniente “l’investimento” Risparmio al km Km "pareggio" 0,05671795 29.973 11 La determinazione del punto di pareggio Obbiettivo Determinare il livello produttivo o il volume di vendita per il quale si realizza l’EQUILIBRIO ECONOMICO BREAK EVEN POINT (= punto di rottura o punto di equilibrio) volume di vendita o fatturato per il quale: COSTI TOTALI = RICAVI TOTALI RISULTATO ECONOMICO = 0 12 Il punto di pareggio ¾ Il punto di pareggio varia da settore a settore e risente dell’incidenza dei costi fissi. ¾ Settori con un elevato punto di pareggio operativo presentano un rischio sensibilmente maggiore e soprattutto richiedono un impegno finanziario più consistente nella fase iniziale (sono caratterizzati da periodi di messa a regime solitamente più lunghi) 13 Il punto di pareggio: la formula per il calcolo q cv p CF CV CT RT CT RT = = = = = = = = = quantità prodotta e venduta costo variabile unitario prezzo unitario di vendita costi fissi annui costi variabili annui costi totali annui ricavi totali annui CF + CV pxq = Il B.E.P. si realizza dove CT 14 CF + cv x q = RT Il punto di pareggio: la formula per il calolcolo CT = RT CF + cv x q= pxq CF q = p - cv p – cv = margine unitario di contribuzione, con il quale ogni prodotto partecipa alla copertura dei costi fissi 15 Il punto di pareggio • Costi • Ricavi Ricavi totali area di profitto Costi totali € 5.000 CFT Dati: Costi fissi = € 2.000 Costo variabile u. = € 120 Prezzo di vendita = € 200 area di perdita Volume di pareggio 25 Volume di vendita L’analisi costi - volumi-risultati: un esempio Il prezzo di vendita del nostro prodotto è di € 200 il costo variabile unitario di € 100 i costi fissi di periodo sono pari a € 50.000 Determinare il livello di profitto per gli attuali volumi di produzione e vendita (1000 unità) RT = € 200 x 1.000 = € 200.000 CT = € 50.000 + € 100 x 1000 = € 150.000 Profitto = RT – CT = € 50.000 17 L’analisi costi - volumi-risultati: un esempio Come cambia il nostro profitto se ciascuna delle determinanti aumenta del 10%? Ricavi Costi Reddito Aumento Situazione iniziale 200.000 150.000 50.000 Incremento del prezzo 220.000 150.000 70.000 20.000 (40%) Decremento cvu 200.000 140.000 60.000 10.000 (20%) Decremento CFt 200.000 145.000 55.000 5.000 (10%) Incremento volumi 220.000 160.000 60.000 10.000 (20%) 18 L’analisi costi - volumi-risultati: un esempio 140000 120000 100000 80000 60000 40000 20000 0 -20000 0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 1000 1100 1200 1300 1400 1500 -40000 -60000 ipotesi inziale aum. P dim. cvu dim CF 19 Il costo pieno di prodotto Quando vogliamo sapere quanto costano i nostri prodotti determiniamo il loro costo complessivo ovvero sommiamo tutti i costi: 9 di produzione, 9 commerciali, 9 amministrativi e generali, siano essi fissi che variabili, che abbiamo sostenuto per la sua realizzazione. In alcuni casi ci limitiamo a considerare i soli costi variabili 20 Il costo pieno Costo manodopera diretta + = Costo TRASFORMAZIONE Costi Generali (indiretti) di produzione + Costo materiali diretti Costo PIENO DI COSTO PRODUZIONE PIENO = + = Costo vendita e generali amminis. (costi di periodo) 21 Il costo pieno Il costo pieno può essere utilizzato in azienda per: 9 valorizzazione delle rimanenze di semilavorati e prodotti finiti e per la determinazione del costo del venduto di bilancio 9 analisi la redditività di singoli prodotti, stabilimenti, filiali 9 misurare costo di un oggetto 9 come prima approssimazione per stabilire prezzi di vendita di prodotti differenziati 22 Il costo pieno un esempio Il prezzo di vendita del prodotto A nel 2009 è stato calcolato nel seguente modo: Costo materiali diretti Costo manodopera diretta Costi generali di produzione allocati Costi commerciali e amministrativi alloca Costo pieno Utile (10%) Prezzo di vendita Volume di vendita 2009 € 7,00 € 4,00 € 4,80 € 3,50 € 19,30 € 1,93 € 21,23 10.000 Per il 2009 ci si attende un incremento dei costi diretti del 12%, dei costi generali di € 6.000. I volumi resteranno invariati. Quale sarà il prezzo normale di vendita per il prodotto A? 23 Il costo pieno un esempio Costo materiali diretti Costo manodopera diretta Costi generali di produzione allocati Costi commerciali e amministrativi alloca Costo pieno Utile (10%) Prezzo di vendita Volume di vendita Aumento costi diretti Aumento costi generali di produzione 2009 aumento € 7,00 0,84 € 4,00 0,48 € 4,80 0,6 € 3,50 € 19,30 € 1,93 € 21,23 10.000 12% 6000 2010 € 7,84 € 4,48 € 5,40 € 3,50 € 21,22 € 2,12 € 23,34 Il prezzo normale di vendita per il prodotto A per il 2010 sarà pertanto di € 23,34 24 Il costo differenziale Quando il nostro problema è quello di scegliere fra tra diversi corsi d’azione, dobbiamo concentrarci solo delle differenze di costo (oppure di ricavo o capitale investito) piuttosto che su valutazioni concernenti il costo pieno COSTI DIFFERENZIALI costi che esaminati in determinate circostanze risultano diversi da come sarebbero il altre circostanze 25 Quali costi sono differenziali? 1) La lunghezza dell’orizzonte temporale di riferimento condiziona la consistenza dei costi differenziali Æ più è ampio più sono gli elementi di costo differenziale o o in decisioni di breve i costi differenziali coincidono sostanzialmente con i costi diretti. in decisioni di lungo i costi differenziali includono probabilmente anche i costi fissi e quelli a gradino; più è ampio l’orizzonte temporale 26 Quali costi sono differenziali? 2) Costi opportunità I costi opportunità, intesi come beneficio economico (e non uscita di cassa) al quale si rinuncia perseguendo un alternativa piuttosto che un’altra, assumono rilievo nelle situazioni di risorse limitate. Negli altri casi non vengono generalmente presi in considerazione. 3) Costi sommersi I costi sommersi, ovvero i costi già sostenuti e non più modificabili, non devono essere considerati nei costi differenziali 27 Quali costi sono differenziali? 4) Costi futuri Le alternative prese in considerazione riguardano il futuro pertanto i relativi costi rappresentano una stima dei costi futuri. 5) Costi variabili o marginali I costi variabili o marginali (ovvero costo che si sostiene per produrre un’unità in più di prodotto) rappresentano un’importante categoria di costi differenziali in tutte le situazioni che implicano cambiamenti di volume. 28 I costi differenziali: un esempio Ci è stato offerto un contratto annuale per fornire 500.000 pneumatici a un prezzo unitario € 41,65. Il nostro costo pieno di produzione € 51,80. Il prezzo normale di vendita €73,50. I costi variabili di produzione ammonta a € 34,30. Per accettare l’ordine dobbiamo rinunciare a vendere 100.000 pezzi ai clienti abituali. Accettiamo l’ordine? 29 La scelta: un esempio Accetto l’ordine? 500.000 pneumatici in più Ricavi differenziali emergenti € 41,65 500.000 Ricavi differenziali cessanti € 73,50 100.000 Costi variabili emergenti € 34,30 500.000 Costi variabili cessanti € 34,30 100.000 Margine di contribuzione Margine di contribuzione differenziale SI 100.000 pneumatici in meno € 20.825.000 € 7.350.000 € 17.150.000 € 3.430.000 € 3.920.000 € 3.675.000 ‐€ 245.000 Posso giungere alla stessa risultato determinando i margini di contribuzione unitari MdC unitario offerta MdC unitario normale MdC emergente MdC cessante MdC differenziale € 7,35 € 39,20 € 3.675.000 € 3.920.000 ‐€ 245.000 30 La scelta: un esempio Cosa cambia se il prezzo del nuovo contratto è di € 42,50? 500.000 pneumatici in più Ricavi differenziali emergenti € 42,50 500.000 Ricavi differenziali cessanti € 73,50 100.000 Costi variabili emergenti € 34,30 500.000 Costi variabili cessanti € 34,30 100.000 Margine di contribuzione Margine di contribuzione differenziale MdC unitario offerta MdC unitario normale 100.000 pneumatici in meno € 21.250.000 € 7.350.000 € 17.150.000 € 3.430.000 € 3.920.000 € 4.100.000 € 180.000 € 8,20 € 39,20 MdC emergente MdC cessante MdC differenziale € 4.100.000 € 3.920.000 € 180.000 31 La scelta: un esempio Se è disponibile capacità produttiva inutilizzata e il prezzo proposto dal cliente è di € 38, accetto l’ordine? SI MdC unitario offerta MdC emergente € 3,70 € 1.850.000 32 Analisi di sensibilità Per scegliere fra alternative si fanno delle ipotesi e stime sul futuro. Dopo aver svolto una prima analisi sulla base di un primo set di ipotesi è utile ripetere l’analisi più volte ricorrendo ad ipotesi diverse per verificare quanto i risultati sono sensibili al cambiamento. Tale tipo di analisi è detta ANALISI DELLA SENSIBILITA’ 33