Gli strumenti finanziari a supporto delle start
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Gli strumenti finanziari a supporto delle start
Gli strumenti finanziari a supporto delle start-up innovative: le opportunità offerte dal CrowdFunding ANGELO MIGLIETTA* EMANUELE PARISI MATTEO PESSIONE FLAVIO SERVATO** Abstract Obiettivi. L’attuale crisi internazionale genera difficoltà finanziarie per le start-up innovative che evidenziano problematiche nel reperimento delle fonti di finanziamento necessarie per sostenere la loro crescita. Il presente paper esaminerà le caratteristiche delle start-up innovative alla luce dell’attuale normativa, con l’obiettivo di analizzare le opportunità e i vantaggi offerti dal CrowdFunding, strumento che potrebbe risultare fondamentale per superare tali tensioni finanziarie. Metodologia. La ricerca, partendo dal contesto generale di riferimento, si concentra sulla normativa in materia di start-up innovative e CrowdFunding, al fine di dimostrarne sul piano teorico le potenzialità. Risultati. I principali risultati della ricerca consentono di individuare i vantaggi del CrowdFunding nel finanziamento delle start-up innovative, delineando un percorso di analisi per successive ricerche quantitative. Limiti della ricerca. Seppur la ricerca sia tesa a fornire un inquadramento teorico della disciplina, non sono ancora presenti in Italia - a causa del perfezionamento in atto della normativa - un numero statisticamente significativo di casi di studio. Implicazioni pratiche. Il presente lavoro costituisce un primo studio teorico in grado di fornire utili spunti di riflessione alla comunità scientifica grazie a un’analisi del contesto imprenditoriale italiano in relazione alle prime esperienze di CrowdFunding equity based. Originalità del lavoro. Il lavoro appare nel suo complesso originale sia per la tematica affrontata, sia per le implicazioni teorico-pratiche che ne possono derivare. Parole chiave: start-up innovative; crowdfunding; finanziamento; innovazione Purpose of the study. The recent global crisis generates financial difficulties for innovative start-ups companies, highlighting the problems in finding financial support necessary to help and enhance their growth. This paper analyses the characteristics of innovative start-ups enterprises vis-à-vis the actual regulatory framework, with the aim of analyzing opportunities and advantages provided by CrowdFunding, a tool that may be considered as crucial for overpassing such difficulties. Methodology. The research, starting with the general framework, focuses on the regulatory aspects concerning innovative start-ups and CrowdFunding, in order to demonstrate its potential - to a theoretical extent. Results. Main results of the research will allow identifying the advantages of CrowdFunding for innovative start-ups enterprises, creating a path of analysis for related quantitative research. Research limits. Despite the research aims at providing a theoretical framework of the subject, in Italy at the present moment there is not a significant amount of case studies - due to the undergoing progresses in this field. Practical implications. This research represents a first theoretical study able to provide useful ideas and opinions for further reflections to the scientific community, thanks to the entrepreneurial context vis-à-vis the first Crowd funding equity based experiences in Italy. Originality of the work. The work appears to be distinctive in all its parts due to the aspects under analysis and for the practical - theoretical implications that may arise. Key words: innovative start-ups; crowdfunding; financing; innovation * ** Benchè frutto di un lavoro congiunto, il presente contributo è da attribuirsi ad Angelo Miglietta e Matteo Pessione per il par. 1, ad Angelo Miglietta per il par. 2, a Flavio Servato per i parr. 3 e 4, a Emanuele Parisi per il par. 5, a Flavio Servato e Emanuele Parisi per il par. 6 e ad Angelo Miglietta per il par. 7. Ordinario di Economia delle aziende e dei mercati internazionali - Università IULM di Milano e-mail: [email protected] Dottorando - Università IULM di Milano e-mail: [email protected] PhD, Docente di Marketing delle attività culturali e spettacolo - Università degli Studi di Torino e-mail: [email protected] PhD, Docente di Economia e gestione delle imprese - Università degli Studi di Torino e-mail: [email protected] XXV Convegno annuale di Sinergie L’innovazione per la competitività delle imprese Referred Electronic Conference Proceeding ISBN 978-88-907394-3-9 DOI 10.7433/SRECP.2013.31 24-25 ottobre 2013 – Università Politecnica delle Marche (Ancona) 491 TRACK 7 - FONTI INTERNE ED ESTERNE DELL’INNOVAZIONE 1. Introduzione Negli ultimi anni, la crisi del sistema creditizio ha colpito in particolare le piccole e medie imprese nella loro fase di start-up, poiché ritenute spesso dal sistema bancario economicamente più vulnerabili. Il finanziamento di una start-up innovativa infatti si caratterizza per elevati livelli di rischio connessi alla necessità di individuare, sviluppare e sostenere una potenziale domanda di mercato inespressa o soddisfatta da altri servizi/prodotti preesistenti. (Brydon et al 2012) Il tema è di forte interesse e attualità anche a motivo del recente intervento del legislatore nazionale con il D.L.vo crescita 2.0 e acquisisce ulteriore rilievo se si considera che l’Italia è la prima nazione europea ad aver emanato una legislazione specificamente dedicata al sostegno delle start-up innovative attraverso il CrowdFunding. Il recente intervento del legislatore introduce infatti un nuovo strumento di finanziamento, il CrowdFunding equity based, caratterizzato da interessanti profili di crescita a livello internazionale. Si tratta in particolare di una forma di CrowdFunding associata al funding-sharing e profitsharing che consente ad una rete estesa di piccoli finanziatori di ottenere quote o azioni in una startup innovativa. I principi del CrowdFunding applicati al sostegno finanziario delle start-up innovative potrebbero infatti originare una nuova relazione tra iniziativa imprenditoriale e finanziatrice, offrendo a entrambi benefici non soddisfatti da altre modalità di finanziamento: il miglioramento delle tempistiche di accesso, la remunerazione del capitale investito, la valutazione del business plan da parte di investitori e di potenziali consumatori, la condivisione del rischio di impresa con un elevato numero di piccoli finanziatori. Se si considera che, nella maggior parte dei casi, i progetti sono sostenuti da centinaia di piccoli finanziatori spesso interessati al prodotto sviluppato dalla start-up, il peculiare rapporto tra il sostenitore di un progetto di CrowdFunding e l’imprenditore potrebbe cosi rappresentare un’inedita modalità per “testare” il potenziale successo delle idee imprenditoriali. Inoltre i finanziatori accentrano su di se in modo complementare due profili tradizionalmente distinti: essere soci interessati alla remunerazione del proprio capitale ed essere clienti desiderosi di avere in anteprima un nuovo prodotto. Anche se ciò non costituisce oggetto della nostra ricerca, è evidente che l’equity based crowdfunding può diventare un elemento di politica economica idoneo a rafforzare la capacità competitiva di un paese attraverso la creazione di nuova occupazione di qualità, un’allocazione più efficiente dei capitali e la rigenerazione di un processo di finanza dedicata allo sviluppo dell’economia reale. 2. Quesiti, metodologia e struttura della ricerca Il presente lavoro ha per oggetto le seguenti domande di ricerca: stante la stretta creditizia attuale e i limiti che questa evidentemente ha imposto agli investimenti in start-up, può il CrowdFunding in particolare nella sua accezione equity based costituire una forma di finanziamento più efficace per le start-up innovative? In particolare, può il Crowdfunding equity based - rispetto ad altre modalità di finanziamento attualmente presenti - incentivare la nascita e accompagnare più efficacemente lo sviluppo delle startup? Inoltre, può di conseguenza ridurre il profilo di rischio a carico degli investitori? E quindi attraverso quali modi è possibile conseguire tale risultato? L’analisi avrà pertanto come oggetto l’attuale situazione del CrowdFunding, non tanto nell’accezione consolidata del reward o mercandising CrowdFunding, ma soprattutto con riferimento ai possibili scenari introdotti dal CrowdFunding equity based (Castrataro et al., 2012). Sul piano metodologico, tali questioni sono in una fase di analisi e studio ancora embrionale della letteratura, a motivo della recente introduzione di normative che trattano il crowdfunding equity based. Infatti è solo nel corrente anno 2013 che il Regolamento Attuativo Consob in materia ha reso concreta la possibilità di svolgere attività di crowdfunding equity based nel nostro paese. Contemporaneamente, anche negli stati uniti, solo quest’anno le autorità di vigilanza competenti hanno rilasciato i regolamenti necessari per svolgere tale attività nel Paese di riferimento per l’innovazione, attuando così le previsioni contenute nel JOBS act (jumpstart of our business 492 GLI STRUMENTI FINANZIARI A SUPPORTO DELLE START-UP INNOVATIVE: LE OPPORTUNITÀ OFFERTE DAL CROWD FUNDING startups). Allo stato, come evidente, non sono disponibili serie di dati che consentano di costruire un modello per valutare le specificità di tale nuova forma di finanziamento. In primo luogo è pertanto necessario elaborare i dati che saranno raccolti dagli operatori in crowdfunding equity based. Il lavoro avrà quale principale ambito di riferimento il nostro paese, stante la tempestività da guardare con particolare soddisfazione, con cui l’Italia ha deciso di introdurre il crowdfunding equity based. In attesa di poter procedere ad un’analisi quantitativa, si rende necessario in questa fase preliminare formulare le ipotesi e le correlazioni che le diverse variabili potrebbero presentare con la fenomenologia del crowdfunding equity based. Si tratta ovviamente di un percorso logicointuitivo, peraltro imprescindibile, per poter poi suffragare empiricamente gli assunti della ricerca. Va detto che l’approccio che qui proponiamo è stato seguito anche dalla poca letteratura in materia, in particolare da Agrawal, Catalini, Goldfarb 2013 “Some Simple Economics of Crowdfunding”, pp. 1-46. Le fonti dei dati in questione saranno le informazioni estraibili dalle società che gestiscono piattaforme di crowdfunding equity based ovvero dagli intermediari che decideranno di svolgere in proprio tale attività1. I dati verranno analizzati comunque tenendo in considerazione anche le esperienze internazionali di CrowdFunding equity based, e lo stato dell’arte in letteratura del ruolo degli investimenti in start-up e degli incubatori di imprese. Per poter disporre di un affidabile database il gruppo di ricerca ha poi deciso di avviare sperimentalmente una piattaforma di crowdfunding equity based. Tale piattaforma prevede la collaborazione di un primario istituto bancario (peraltro obbligatoria per legge). Inoltre è prevista la partnership o la collaborazione con diversi soggetti che istituzionalmente svolgono attività di investitori in startup, seed capital e business angels, anche operanti nel settore non-profit come le fondazioni di origine bancaria. A completamento sono in corso di attivazione collaborazioni con importanti università del nostro paese e loro incubatori, alveo naturale di crescita di nuove idee e giovani talenti. È presumibile che nel prosieguo della ricerca si renderà opportuna una migliore qualificazione dei quesiti di ricerca ed una loro eventuale modifica e integrazione. Questo primo paper, al pari di quello poc’anzi citato, ha quindi l’obiettivo di suggerire un possibile scheletro (pattern) più che l’architettura del progetto, sulla base delle riflessioni sino ad oggi condotte nell’ambito della ricerca. Siamo ben consci che sarà necessario nel corso del lavoro operare i cambiamenti ricordati. In questo paper l’enfasi è posta sugli aspetti di tipo “istituzionale” vale a dire riferiti ad una visione “macro” del fenomeno del crowdfunding e delle tematiche di ordine finanziario collegate al tema dell’innovazione. È nostra intenzione successivamente dare forma anche all’elaborazione concettuale che è già stata sviluppata rispetto alle tematiche “micro” del crowdfunding: vale a dire l’analisi dei legami fra le tipologie di progetti e le caratteristiche dei promotori, dei finanziatori, il ruolo dei mentors e dei tutors, l’assistenza post reperimento capitale, la formazione e il background dei promotori, la geografia dei finanziatori, le specificità dei settori di riferimento dei progetti, solo per citare i profili giudicati ad oggi più rilevanti. anche in questo caso in linea con l’approccio seguito dalla citata letteratura. Nella prima parte del paper sarà analizzato il contesto italiano dei finanziamenti alle imprese ponendo particolare attenzione ai criteri di valutazione utilizzati dal sistema bancario e alle conseguenti difficoltà per le start-up innovative di ottenere finanziamenti adeguati. L’analisi sarà in 1 La ricerca è condotta nell’ambito di un gruppo formato tra l’università IULM di Milano, l’Università Cattolica di Milano, e l’Università degli Studi di Torino, che si dedica allo studio del crowdfunding in senso ampio. I primi risultati di tale attività di ricerca sono riscontrabili in Miglietta A, Peirone D, (2013) “In search of a governance model for the complex system of knowledge economy” (presentazione a convegno, in Strategic Management Journal, Glasgow, Regno Unito), Miglietta A., Parisi E., Pessione M., Servato F. (2013), “Crowdfunding and Local Administation: a financial oppotunity for a new liason with citizens” (presentazione a convegno, in Toulon Verona Conference 2013 - excellence in service, Lubiana, Slovenia) e Miglietta A., Peirone D. (2013), “The complex system of knowledge economy and the quest of governance for stakeholders’ networks” (presentazione a convegno, in European Systemics Seminars 2013- Knowledge for the future of the knowledge society, Charleroi, Belgio). 493 TRACK 7 - FONTI INTERNE ED ESTERNE DELL’INNOVAZIONE seguito focalizzata sulle differenti tipologie di strumenti finanziari a sostegno delle start-up e sulla normativa italiana in materia di finanziamento alle imprese innovative. Successivamente si analizzerà l’origine e l’evoluzione del CrowdFunding evidenziandone le caratteristiche, i vantaggi e le potenzialità. Sarà approfondito in particolare il CrowdFunding equity based, una specifica modalità che consente ai sostenitori di acquisire quote di imprese in fase di start-up. 3. Le start-up innovative e la gestione dei loro fabbisogni finanziari Il difficile contesto macroeconomico nel quale stanno operando le imprese italiane produce notevoli effetti sia sul piano dello sviluppo del business sia in termini finanziari, con una diminuzione della redditività che è riscontrabile anche nel Margine Operativo Lordo (MOL), che nel 2011 si è ridotto dell’1,1% per le imprese non finanziarie, registrando un rapporto MOL/VA (Valore Aggiunto) pari al 33,6%, ossia il più basso nel corso dell’ultimo ventennio (Banca d’Italia, 2011). Questa tendenza è purtroppo proseguita anche nel 2012, dove a settembre il rapporto MOL/VA è sceso al 32,2%, con pesanti ripercussioni sull’autofinanziamento e sugli investimenti, i cui effetti si registrano per tutte le imprese, ma risultano ancora più evidenti per quelle di piccole dimensioni (Banca d’Italia, 2012). In questo scenario le start-up innovative potrebbero quindi essere i soggetti maggiormente penalizzati da questa grave crisi internazionale. Esse, infatti, hanno bisogno - ancor più delle altre imprese - di pianificare con molta attenzione e precisione i loro flussi economici e finanziari, poiché caratterizzate da consistenti esborsi iniziali cui seguiranno, con orizzonti temporali molti più lunghi, dei flussi in entrata. Nell’ambito delle possibili fonti di finanziamento tradizionalmente a disposizione delle piccole imprese innovative si può citare l’indebitamento bancario, la quotazione su mercati “alternativi” o il ricorso al venture capital (Miglietta et al., 2010). L’indebitamento bancario costituisce storicamente una delle forme di finanziamento maggiormente utilizzate dalle imprese ed è da tempo oggetto di specifiche regole, introdotte con gli accordi di Basilea, che hanno comportato l’applicazione di nuovi criteri in grado di valutare in modo più “statistico” il rischio di affidamento (Bertoli, 2006) e a cui sono collegati degli accantonamenti obbligatori (AA.VV., 2006), che naturalmente impattano sulla redditività delle imprese e delle banche. La congiuntura economica e la generale riduzione dei margini di profitto ha comportato anche evidenti conseguenze finanziarie, con un allungamento dei tempi di pagamento (i cui effetti risultano maggiormente evidenti nel settore terziario e delle costruzioni), cui si è accompagnata una riduzione dei prestiti da parte delle banche e una maggiore onerosità degli stessi, poiché il rapporto oneri finanziari/MOL (a seguito di una variazione di entrambi i fattori) è in costante aumento (Banca d’Italia, 2012). Tali elementi appaiono ancor più critici per le imprese di nuova costituzione, in cui il potere contrattuale è normalmente molto contenuto (con ripercussioni negative sulle dilazioni di pagamento) e dove i margini di profitto (soprattutto nei primi anni) potrebbero non essere sufficientemente ampi da coprire i costi di avvio. Una recente ricerca di Banca d’Italia in ambito bancario2 ha esaminato l’organizzazione di un campione di 400 banche, potendo così valutare lo stato di utilizzo dei sistemi di rating con riferimento al 2009. 2 Cfr. Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza (Occasional papers), Organizzarsi per prestare in tempo di crisi. Risultati di un’indagine sulle banche, di Silvia Del Prete, Marcello Pagnini, Paola Rossi e Valerio Vacca, Numero 154 - Aprile 2013. 494 GLI STRUMENTI FINANZIARI A SUPPORTO DELLE START-UP INNOVATIVE: LE OPPORTUNITÀ OFFERTE DAL CROWD FUNDING La ricerca ha riscontrato che tra le diverse tipologie di istituti di credito esaminati (classificati come banche medie e grandi, banche piccole in gruppi bancari, banche piccole non appartenenti a gruppi bancari e banche di credito cooperativo, abbreviate anche come Bcc) l’utilizzo del rating per la definizione del pricing è aumentato dal 2006 al 2009 nelle banche di maggiori dimensioni e in quelle appartenenti ai grandi gruppi bancari (che per la definizione dei tassi ricorrono a metodi statistico-quantitativi), mentre nelle banche minori e in quelle di credito cooperativo (meno legate a tali criteri statistici) le condizioni applicate non sono influenzate dal rating. Fig. 1: Importanza del rating nelle fasi di affidamento delle piccole e medie imprese Fonte: Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza (Occasional papers), Organizzarsi per prestare in tempo di crisi. Risultati di un’indagine sulle banche, di S. Del Prete, M. Pagnini, P. Rossi e V. Vacca, N. 154 – Aprile 2013, pag. 10 Tali differenze sono ravvisabili nell’utilizzo di diversi fattori di valutazione: sebbene infatti tutte le tipologie di banche dichiarino come fondamentali i dati quantitativi (che assieme ai qualitativi e agli andamentali consentono di determinare il rating delle imprese), risulta invece differente l’utilizzo del sistema di rating. Dalla comparazione tra le grandi banche e quelle di credito cooperativo, infatti, si può notare come per le prime prediligano i sistemi di rating (che come visto in precedenza incidono anche nella concessione, pricing e monitoraggio del finanziamento), mentre le seconde attribuiscano a questi criteri una minore rilevanza, ritenendo significative per le decisioni di affidamento le informazioni quantitative (analogamente alle grandi banche), le garanzie, l’appartenenza da parte dell’impresa a distretti, oltre alle informazioni qualitative e alla conoscenza dell’imprenditore (che risulta importante anche per le grandi banche). Fig. 2: Fattori di valutazione prioritari per decidere gli affidamenti alle imprese Fonte: Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza (Occasional papers), Organizzarsi per prestare in tempo di crisi. Risultati di un’indagine sulle banche, di S. Del Prete, M. Pagnini, P. Rossi e V. Vacca, N. 154 - Aprile 2013, pag. 14 495 TRACK 7 - FONTI INTERNE ED ESTERNE DELL’INNOVAZIONE La conoscenza dell’imprenditore è un parametro in crescita per banche di grandi dimensioni che con il tempo hanno cercato di acquisire un maggior livello di informazioni, in quanto in caso di più approfondite e strutturate relazioni si sono rilevate minori restrizioni del credito da parte delle banche (De Mitri, Gobbi e Sette, 2010). Alla luce di tale ricerca, emergono tuttavia una serie di interrogativi che riguardano le start-up innovative. Esse infatti potrebbero presentare da un punto di vista bancario un elevato profilo di rischio, in quanto (seppur in molti casi dotate di business plan dettagliati e di chiare linee strategicooperative) sono prive di un “quadro storico” che potrebbe condizionare il loro giudizio complessivo, seppur esse siano dotate di un ampio potenziale di crescita. Le grandi banche, infatti, applicando dei criteri maggiormente statistici potrebbero penalizzare le start-up innovative, ma d’altro canto l’assenza di un’attività svolta in un distretto, di un network di riferimento o di adeguate garanzie potrebbe costituire un limite anche per le banche di minori dimensioni e per le BCC, soprattutto nelle prime fasi di avvio dell’impresa e in un contesto particolarmente turbolento come quello attuale. Seppur l’indebitamento bancario costituisca una primaria forma di finanziamento per tutte le imprese, le caratteristiche specifiche delle start-up innovative potrebbero dunque non risultare perfettamente compatibili con questa forma di finanziamento. In considerazione, inoltre, delle evoluzioni delle regole del sistema bancario e dei connessi accantonamenti a carico delle banche (cfr. Basilea III) le start-up innovative potrebbero essere costrette a corrispondere tassi di interesse particolarmente elevati, condizionando così anche la loro redditività. Un’alternativa all’indebitamento bancario è costituita dal reperimento di capitali attraverso i mercati finanziari “alternativi”, con particolare riferimento al Mercato Alternativo del Capitale (MAC) e all’Alternative Investment Market (AIM Italia), che grazie alle notevoli semplificazioni concesse potrebbero consentire alle PMI di acquisire direttamente i capitali necessari per finanziare la loro crescita (Miglietta et al., 2010)3. Tuttavia, il moderato ricorso al mercato azionario in Italia si riflette anche su questi segmenti: nel 2011, infatti, vi sono state solo sette nuove quotazioni in borsa sui listini dedicati alle PMI (di cui tre sul MAC e quattro sull’AIM Italia), con un controvalore delle azioni modesto e uno scarso utilizzo complessivo di questi listini (Banca d’Italia, 2011), soprattutto se confrontati con analoghi mercati presso il London Stock Exchange (AA.VV., 2007). Un altro strumento per il finanziamento delle imprese innovative è costituito dai fondi di venture capital, che potrebbero fornire un utile supporto alle imprese innovative non solo in termini finanziari ma anche manageriali (Peirone, 2007), ma che purtroppo non risultano ancora adeguatamente sviluppati nel nostro Paese, in quanto il comparto ha una dimensione pari a un terzo della media europea e meno di un decimo di quella americana4. Alla luce dei diversi strumenti di finanziamento, tuttavia, appare evidente come solo le forme direttamente collegate all’equity siano quelle più appropriate per le start-up innovative (in quanto consentono maggiore flessibilità rispetto al tradizionale indebitamento bancario), anche se tuttavia i mercati alternativi del capitale e il venture capital risultano ancora non adeguatamente sviluppati nel nostro Paese. A questo proposito è stata recentemente introdotta una nuova norma che si occupa del finanziamento delle start-up innovative e che potrebbe potenzialmente risolvere tali carenze finanziarie, la quale sarà illustrata nel corso del prossimo paragrafo. 3 4 A questo proposito si segnala che attualmente i mercati AIM Italia e MAC sono stati accorpati, al fine di razionalizzare l’offerta dedicata alle PMI, con un unico mercato appositamente dedicato AIM Italia - Mercato Alternativo del Capitale. Per approfondimenti si veda l’intervento del Vice diretto generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, dal titolo “Crescita, innovazione e finanza in Italia. Il ruolo delle banche popolari”, febbraio 2013. 496 GLI STRUMENTI FINANZIARI A SUPPORTO DELLE START-UP INNOVATIVE: LE OPPORTUNITÀ OFFERTE DAL CROWD FUNDING 4. Le nuove disposizioni in materia di start-up innovative Le problematiche finanziarie viste in precedenza hanno comportato l’approvazione del Decreto legge n. 179/2012, avente come obiettivo l’introduzione di una serie di ulteriori misure urgenti per la crescita del nostro Paese. Tra le principali novità si segnala la definizione di “start-up innovativa”, il concetto di “incubatore certificato”, una serie di agevolazioni per le start-up innovative e la possibilità di utilizzare delle piattaforme di crowdfunding per il reperimento dei capitali. Mentre i primi tre elementi saranno affrontati nel corso del presente paragrafo, le caratteristiche e le finalità del crowdfunding verranno invece analizzate nel prosieguo della trattazione. Per start-up innovativa si intende un’impresa italiana o europea con sede in Italia che presenta i seguenti requisiti: è costituita da non più di quarantotto mesi e non deriva da operazioni straordinarie (quali fusione, scissione societaria, cessione di azienda o di ramo di azienda); ha la sede principale dei propri affari e interessi in Italia; il totale annuo del valore della produzione, a partire dal secondo anno di attività, non è superiore a 5 milioni di euro; non distribuisce e non ha distribuito utili; ha come esclusivo oggetto sociale lo sviluppo e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico. La start-up innovativa, inoltre, deve rispettare almeno uno dei seguenti requisiti: spese in ricerca e sviluppo uguali o superiori al 15% del maggiore fra il costo della produzione e il valore totale della produzione della start-up innovativa; la società ha assunto come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo, in percentuale uguale o superiore ad un terzo della forza lavoro complessiva, persone in possesso del dottorato di ricerca o che stanno svolgendo un dottorato di ricerca presso un’università italiana o straniera, oppure in possesso di laurea e che abbiano svolto, da almeno tre anni, attività di ricerca certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all’estero, ovvero, ha assunto in percentuale uguale o superiore a due terzi della forza lavoro complessiva personale in possesso di laurea magistrale; l’impresa è titolare o licenziataria di almeno un’esclusiva industriale relativa a un’invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale ovvero è titolare dei diritti relativi ad un programma per elaboratore originario registrato presso il Registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore, purchè tali privative siano direttamente afferenti all’oggetto sociale e all’attività imprenditoriale. I dati sulla numerosità di questa nuova forma di impresa dimostrano che dall’introduzione della norma oltre 600 entità possono essere considerate come start-up innovative, con la ripartizione geografica riportata in Tab. 3. Gli incubatori di start-up innovative certificati (cosiddetti incubatori certificati) sono soggetti che svolgono servizi a favore delle start-up innovative, che devono disporre di: strutture (anche immobiliari) adeguate ad accoglierle, quali spazi riservati per poter installare attrezzature, eseguire test, svolgere ricerche, ecc.; attrezzature adeguate in relazione all’attività delle start-up innovative, quali accesso alla rete internet, sale riunioni, macchinari per test, prove o prototipi; persone di riconosciuta competenza in materia di impresa e innovazione cui viene affidata la gestione dell’incubatore; una struttura tecnica e di consulenza manageriale permanente. Inoltre gli incubatori certificati dovranno avere regolari rapporti di collaborazione con università, centri di ricerca, istituzioni pubbliche e partner finanziari che svolgono attività e progetti collegati alle start-up innovative e disporre di adeguata e comprovata esperienza nell’attività di sostegno alle start-up. 497 TRACK 7 - FONTI INTERNE ED ESTERNE DELL’INNOVAZIONE Tab. 3: Distribuzione delle start-up innovative Regione Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia-Romagna Friuli-Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino-Alto Adige Umbria Valle d’Aosta Veneto Totale Valore 8 4 5 6 74 35 43 18 107 29 2 80 20 13 12 48 34 4 3 73 618 Fonte: Infocamere, dati al 22 aprile 2013, disponibili sul sito http://start-up.registroimprese.it/ Gli incubatori certificati sono infatti fondamentali per garantire lo sviluppo delle start-up e la norma ne prevede in modo molto preciso i requisiti: tra di essi, oltre agli spazi e alle attrezzature fisiche, dovranno essere introdotte specifiche strutture, con l’obiettivo di supportare sia sotto il profilo tecnologico che manageriale le nuove imprese. Un capitolo particolarmente interessante riguarda le agevolazioni concesse alle start-up innovative, le quali godono di una serie di semplificazioni e deroghe normative (ad esempio nei termini per la riduzione del capitale per perdite, in caso di fallimento, nei diritti attribuiti alle quote, ecc.) che le rendono così più “snelle” sotto il profilo giuridico. Tuttavia l’agevolazione più interessante, in ottica di contribuire alla loro capitalizzazione, è costituita dalle agevolazioni fiscali concesse ai soci, i quali potranno usufruire di una detrazione fiscale del 19% (fino a 500.000 euro) se persone fisiche e del 20% (sino a 1.800.000 euro) se persone giuridiche, oltre all’introduzione di una tassazione agevolata per gli strumenti finanziari emessi a favore di amministratori, dipendenti, collaboratori, ecc. della start-up. Un’ultima grande opportunità riguarda infine la possibilità per le start-up innovative di poter raccogliere capitale di rischio tramite portali on line (il cosiddetto CrowdFunding equity based), che rappresenta sul piano normativo un’assoluta novità (non solo per il contesto italiano) e che potrebbe dunque consentire alle start-up innovative di reperire agevolmente capitali mediante la sollecitazione dei privati e che sarà analizzato diffusamente nel prossimo paragrafo. 5. Caratteristiche, vantaggi e potenzialità del Crowdfunding Il CrowdFunding rappresenta un fenomeno nato agli inizi del 2000, che consente alle start-up di finanziarsi mediante l’appoggio economico diffuso di soggetti pubblici e/o privati. Il finanziamento avviene sulla base del progetto imprenditoriale (offerta) presentato dall’ideatore (emittente) su piattaforme online dedicate (portali). L’effettiva realizzazione del progetto è subordinata al raggiungimento di un finanziamento minimo necessario per l’avviamento (traguardo) mediante la sottoscrizione dell’offerta da parte degli investitori. Solamente i progetti considerati “promettenti” dagli investitori saranno implementati, avendo raggiunto il traguardo. Al contrario, somme eventualmente versate in favore di progetti che non raggiungeranno tale traguardo, saranno restituite e il progetto non sarà attivato. Il CrowdFunding è oggi un fenomeno di 498 GLI STRUMENTI FINANZIARI A SUPPORTO DELLE START-UP INNOVATIVE: LE OPPORTUNITÀ OFFERTE DAL CROWD FUNDING portata globale - complice lo sviluppo in parallelo di portali online dedicati alla sollecitazione di risparmio e alla nascita di servizi di consulenza ad hoc (Hui et al., 2012). Si calcola che attualmente nel nostro paese, le piattaforme di CrowdFunding attive siano 36. In questo frangente il recente intervento legislativo contenuto nel D L.vo Crescita 2.0, nella parte in cui abilita i portali online a presentare offerte equity based oltre alle tradizionali donation, pre-sale e moral rewards potrebbe incentivare lo sviluppo di nuove piattaforme soprattutto equity based. La crescita diffusa del CrowdFunding negli ultimi anni è dovuta a diversi fattori. Principalmente la crisi dei modelli creditizi tradizionali dovuta al credit crunch ha fortemente compromesso l’accesso al credito “tradizionale”. Inoltre, la minore propensione al rischio da parte degli investitori ha fortemente ridotto investimenti in tal senso. Infine, gli investimenti in ricerca e sviluppo soffrono largamente dell’attuale situazione di crisi. Ciò nonostante, esistono nuove modalità di fundraising offerte dal web, che consentono maggiore visibilità alle start-up e capillarità tra il pubblico, e quindi una più alta adesione da parte degli investitori. Inoltre si assiste una crescente disponibilità ad investire in start-up e in progetti considerati innovativi, anche sopperendo alle carenti risorse investite in Ricerca e Sviluppo. Il CrowdFunding unisce tutti questi elementi, catalizzando investimenti di cittadini e istituzioni, poiché allettati dalle potenzialità del progetto, dal prodotto finale e dal ritorno economico, verso start-up innovative. Il CrowdFunding equity based, nella parte in cui incentiva la nascita e lo sviluppo di start-up innovative al alto contenuto di innovazione e ricerca, offre nuove e potenzialmente illimitate possibilità di investimento, e soprattutto consente anche ai piccoli investitori di acquistare quote ridotte in attività potenzialmente redditizie. Ulteriori ragioni riguardano le interazioni culturali e sociali tra emittenti e investitori che possono crearsi (anche detto motivational crowdwork5) (Gerber et al., 2012). In dettaglio, il meccanismo operativo del CrowdFunding equity based è il seguente: consentire alle idee nella forma di progetti imprenditoriali (si parla infatti di idee-progetto) (Freund, 2012) di ottenere facilmente e rapidamente finanziamenti mediante l’acquisto di quote da parte di soggetti, pubblici o privati, attratti al suo sviluppo poiché convinti delle potenzialità dello stesso, ed interessati ad un vantaggio futuro accordato dal successo dell’idea. L’analisi del fenomeno e del suo sviluppo, in considerazione soprattutto degli elementi costitutivi del CrowdFunding, appare necessaria per comprendere l’evoluzione e stimare l’impatto di questa innovativa tipologia di investimento-finanziamento, anche alla luce dello stato dell’arte della letteratura che si è prevalentemente incentrata sulle “motivazioni” che conducono agli investimenti in start-up mediante CrowdFunding equity based piuttosto che agli elementi che lo rendono uno strumento efficace nell’ovviare i problemi posti dal credit crunch e ad esso riconducibili (Brydon et al., 2012). Inizialmente il CrowdFunding non si poneva come alternativa ai classici strumenti di finanziamento per le start-up (come l’indebitamento bancario, la quotazione su mercati “alternativi” o il ricorso al venture capital) ma piuttosto come uno strumento di coesione sociale basato sulla donazione, sul pre-sale e sul merchandising. Tuttavia, soprattutto nella formulazione equity based, il CrowdFunding è riuscito a sopperire alle crescenti difficoltà creditizie offrendosi come valida alternativa soprattutto per le start-up innovative e presentandosi come “catalizzatore” e “acceleratore” per le start-up innovative, le quali penalizzate dall’assenza di finanziamenti tradizionali soffrono sul piano macro-economico l’inesorabile arresto degli investimenti in ricerca e sviluppo del nostro sistema, atteso che le attività oggetto di start-up nell’esperienza contemporanea, presentano molto spesso rilevanti profili di innovazione tecnologica, come il settore del biomedicale e dell’ICT. 5 Oltre a elementi estrinseci come l’investimento finanziario e il consumo di beni e servizi, la letteratura in materia segnala altri fattori che incentivano la letteratura in materia segnala altri fattori che incentivano il ricorso al CrowdFunding: incentiva l’impegno a sostegno del progetto, crea legami con la comunità e enfatizza la condivisione di ideali e interessi fra individui (Gerber et al., 2012). 499 TRACK 7 - FONTI INTERNE ED ESTERNE DELL’INNOVAZIONE Il CrowdFunding non punta a sostituire i sistemi di credito tradizionali, ma piuttosto si presenta come uno strumento “complementare” rispetto ad essi con cui le idee più innovative e promettenti possono ottenere finanziamenti sulla base delle mere “potenzialità” che offrono, prima ancora di investire risorse nella produzione. Dal punto di vista della sua concreta applicazione, il CrowdFunding trascende il semplice sostegno finanziario a progetti imprenditoriali mediante credito e si presenta come un potente “acceleratore” d’impresa capace di valorizzare i progetti sostenibili arrestando quelli più deboli. Questo avviene poiché le piattaforme di CrowdFunding rispetto al passato - utilizzano un nuovo paradigma per selezionare i progetti meritevoli di finanziamento, che consiste in una “prova di mercato” preventiva che può fornire valide indicazioni e proiezioni sul successo del business. Le piattaforme di CrowdFunding infatti mostrano inizialmente l’idea-progetto e il relativo traguardo da raggiungere: successivamente, attribuiscono la possibilità agli utenti di decidere se e come finanziare i progetti, individuandone anche l’impegno economico che intendono sottoscrivere. I progetti che raggiungono il traguardo, saranno realizzati e i finanziatori otterranno l’interesse pattuito. I progetti che al contrario non raggiungeranno la quota minima di finanziamento, non saranno realizzati, e le somme eventualmente versate saranno interamente restituite al soggetto finanziatore senza che ciò comporti alcuna perdita. Questo processo consente una selezione estremamente efficace dei progetti “profitable”, a partire dalla fase progettuale dell’attività, grazie all’impatto che il progetto produce sugli investitori-consumatori. Il CrowdFunding rappresenta quindi una fusione delle due fasi preliminari del ciclo di vita del prodotto, in altre parole la “nascita ” e lo “sviluppo”, passaggi tradizionalmente distinti, che nel CrowdFunding si concentrano in un unico momento consentendo a domanda e offerta di coincidere perfettamente nel momento in cui “creator” e “funder” aderiscono allo stesso progetto. Questa fattispecie è definita dagli economisti come “two sided matching”, riferendosi ai due interessi contrapposti della domanda e dell’offerta che si incontrano grazie alle diverse combinazioni possibili consentite dalle piattaforme di CrowdFunding (Roth e Sotomayor 1990) in cui ciascuna parte può trovare una concreta risposta alle proprie necessità. Tali piattaforme si distinguono dalle forme di mercato tradizionali per una caratteristica peculiare, in cui non è più solamente il prezzo a determinare l’incontro, ma la volontà da un lato di ottenere finanziamenti, e dall’altro di aggiudicarsi un bene, un servizio o un interesse futuro compartecipandone all’attività. Inoltre, la stretta creditizia conduce inevitabilmente all’aumento della sensibilità al rischio come rilevato da principali studi in materia (Brydon et al 2012) e quindi del costo del rischio stesso, che si spinge fino al punto di inibire profondamente l’attività creditizia. Senza in questa sede voler sostenere che il CrowdFunding equity based superi tale ostacolo, una chiave interessante di lettura del fenomeno riguarda proprio la possibilità che il CrowdFunding, nella parte in cui riproduce una “prova di mercato preventiva” si ponga come uno strumento capace di eliminare i progetti meno convincenti ed incentivare - accompagnandoli finanziariamente - quelli promettenti e capaci di produrre ritorni (Mollick, 2012). Questo avviene poiché i progetti e le idee promettenti - in quanto potenzialmente di successo sul mercato - non avrebbero difficoltà a raggiungere il traguardo necessario, mentre i progetti meno competitivi o convincenti sarebbero filtrati proprio dal mancato raggiungimento dello stesso. In definitiva, ciò consente di prevedere - ed eventualmente limitare mediante opportuni interventi a modifica delle fondamenta del progetto stesso - il rischio d’impresa di ciascun progetto, traendo spunto proprio dalle indicazioni fornite dall’adesione del pubblico e quindi dalla valutazione preventiva di mercato. Queste indicazioni possono essere individuate grazie al differenziale tra progetti promettenti e non, sulla base dei finanziamenti ricevuti (Wash e Solomon, 2012) Il CrowdFunding presenta caratteri innovativi anche da un punto di vista teorico, apportando lievi integrazioni ai classici modelli economici. Consideriamo il modello del supply push di Shumpeter, nella parte in cui afferma che le innovazioni nel mercato nascano da principio con il manifestarsi di nuovi bisogni del consumatore, e si realizzino nel momento in cui l’apparato produttivo riceve l’impulso adeguato accompagnando l’avviamento della nuova attività. Questo processo di “nascita del bisogno” dal basso che conduce successivamente alla “realizzazione imprenditoriale” dall’alto, avviene molto più rapidamente ricorrendo al CrowdFunding, poiché le 500 GLI STRUMENTI FINANZIARI A SUPPORTO DELLE START-UP INNOVATIVE: LE OPPORTUNITÀ OFFERTE DAL CROWD FUNDING idee che ricevono adeguati finanziamenti da parte del mercato e che quindi ottengono “l’approvazione” fanno convergere le due caratteristiche Shumpeteriane del bisogno (tradizionalmente la domanda) e dell’impulso alla produzione (tradizionalmente l’offerta) in un unico momento, poiché attorno alla figura del consumatore nel CrowdFunding convergono sia la domanda (ciò che conduce al consumo) sia l’offerta (ciò che conduce alla produzione). Infatti l’ideatore-consumatore in un primo momento percepisce l’avanzare di nuovi bisogni e quindi di domanda, e successivamente interpreta tale impulso in chiave produttiva rivolgendosi ad altri potenziali consumatori-investitori per ricevere i finanziamenti necessari ad avviare la produzione. La classica interazione produttore-consumatore, in cui l’impresa interpreta secondo propria sensibilità i bisogni del consumatore creando prodotti ad esso destinati, sperimenta nel CrowdFunding una nuova specificazione che antepone la domanda (consumatore) all’offerta (produttore). Recenti studi in materia di CrowdFunding mostrano che larga parte dei progetti presentati sulla piattaforma statunitense di Kick Starter nascono da consumatori che, non riuscendo a trovare nell’offerta di prodotti il soddisfacimento dei loro bisogni, decidono di avviare autonomamente la realizzazione del loro progetto (Kickstarter, 2013). L’elemento rivoluzionario proprio del CrowdFunding, è che l’avviamento dell’impresa non dipende più solamente dai fattori tradizionali dell’imprenditoria (dal patrimonio personale, dalla disponibilità di credito o dalla propensione all’investimento), ma dalla disponibilità di altri consumatori-investitori ad investire nel progetto finanziandone la realizzazione e parcellizzando notevolmente l’investimento individuale (Belleflamme et al., 2010). Particolare attenzione è da destinare proprio a questa figura di Consumatori-finanziatori. Agli inizi degli anni ‘80 la figura della production è stata avvicinata a quella della consumption coniando la figura del pronsumption (Toffler, 1980). Ci si riferiva con questa espressione a quei consumatori che, per specifiche caratteristiche, non potevano essere considerati puramente consumatori, poiché avevano la capacità di orientare e modellare la produzione di beni o servizi da parte delle imprese, ponendosi come elemento nuovo e proattivo della produzione e non solo come fruitore. Partendo da questa teoria, negli anni diversi autori hanno enfatizzato l’attuale ruolo della pronsumption raggiunto grazie al web, creando nuovi parametri imprenditoriali e nuove categorie di soggetti (Ritzer, 2010). Il ruolo della pronsumption oggi è fondamentale, basti pensare agli innumerevoli siti internet UCG (user-generated-contents) in cui i consumatori, scambiando idee ed opinioni, contrastano con il ruolo puramente inattivo di fruitori di un bene o servizio, ponendosi piuttosto come figure guida dell’output finale. Il fenomeno della pronsumption interessa anche le più moderne strategie imprenditoriali che contemplano il coinvolgimento a 360° del consumatore nella produzione di beni e servizi. Nel CrowdFunding, i funders sono finanziatori ma anche consumatori, e de facto rappresenterebbero una nuova figura economica che unisce l’attività tipica del funder (il finanziamento) alle aspettative del consumer (il consumo) dando vita ad una figura che potremmo definire “fundumer”: i consumatori-investitori. Tali soggetti non potrebbero essere considerati meri finanziatori, poiché come evidenziato dalla dottrina, i funders hanno aspettative che esulano dal mero ritorno economico garantito dall’equity based reward, e mirano talvolta alla fruizione di un bene o un servizio che essi stessi hanno contribuito a creare, e alla creazione benefici generalizzati per la comunità o altri aspetti socioculturali (Gerber et al., 2012). Questa considerazione conduce a due necessarie valutazioni: in primo luogo, i fundumers accordano la realizzazione del progetto e ne partecipano allo sviluppo orientandone la strategia commisuratamente all’apporto economico versato e quindi all’equity. In secondo luogo, i fundumers, finanziando il progetto, saranno coinvolti non solo negli aspetti appunto finanziari, ma anche in quelli maggiormente operativi e manageriali comprendendo genesi, sviluppo e implementazione dell’idea. L’emittente infatti non potrà prescindere dalle volontà e aspettative dei fundumers in quanto essi divengono portatori di interessi, ed egli non dovrà più limitarsi nozionisticamente ad organizzare l’attività economica al fine di scambiare beni e servizi attività tipiche dell’imprenditore - ma dovrà rispondere delle proprie azioni tenendo in 501 TRACK 7 - FONTI INTERNE ED ESTERNE DELL’INNOVAZIONE considerazione le volontà e aspettative dei Fundumers, ponendosi quindi non più come mero “imprenditore” ed avvicinandosi, per scopi e strutture, ad un vero e proprio manager. Questo nuovo manager è in fin dei conti l’emittente: colui che lega il “crowdsourcing” al “fundraising” in una fattispecie innovativa che dà vita, non soltanto etimologicamente, al CrowdFunding. Se come sostenuto in dottrina, il crowdsourcing riguarda l’aspetto maggiormente “soggettivo” riferendosi all’esternalizzazione di servizi ed attività ad un numero di soggetti terzi, ed il fundraising invece nella sua accezione classica riguarda la ricerca sic et simpliciter di finanziamenti, il CrowdFunding evidentemente avvicina i due momenti apicali del “crowdsourcing” e del “fundraising”, ponendosi come trait d’union tra l’outsourcing di attività a soggetti terzi e il coinvolgimento degli stessi all’attività imprenditoriale, a fronte di un impegno economico capace di creare profitti limitando largamente i rischi. Questo insieme consiste in un importante incentivo, per i finanziatori, al sostegno finanziario delle start-up innovative, ed il CrowdFunding offre un’importante piattaforma ove contemperare gli interessi dei Creators e dei Funders per un nascente obiettivo comune (Mollick, 2012). 6. Le opportunità offerte dal Crowdfunding equity based per il finanziamento delle start-up innovative Il CrowdFunding, nella sua accezione “equity based”, rappresenta un’opportunità di crescita per le start-up innovative e costituisce un importante strumento di finanziamento che rispetto alle forme tradizionali risulta maggiormente efficiente, soprattutto in considerazione dell’attuale contesto internazionale. Il recente regolamento in materia introdotto dalla Consob6, unito alle ultime novità legislative volute dal Governo Letta7, hanno infatti completato il quadro normativo di riferimento, consentendo al nostro Paese di ottenere un assoluto primato europeo in questo campo; tuttavia, la reale portata di queste norme potrà essere valutata in termini quali-quantitativi solo nei prossimi mesi, grazie alla progressiva diffusione di tali strumenti. In questa sede, comunque, si ritiene opportuno approfondire sotto il profilo teorico i possibili benefici che questo modello offre alle imprese innovative e di come esso potrà risultare più efficace ed efficiente rispetto agli altri canali illustrati nei paragrafi precedenti. Le start-up innovative normalmente si caratterizzano sotto il profilo finanziario per la presenza di elevati investimenti iniziali, generalmente finalizzati al sostenimento dei cospicui costi di ricerca e sviluppo o al pagamento degli stipendi dei ricercatori o allo svolgimento delle attività brevettuali. Proprio per questo motivo, la normativa consente alle start-up di poter sfruttare un forte incentivo fiscale, riconoscendo una detrazione alle persone fisiche e giuridiche che investono in queste imprese, con l’obiettivo di raccogliere capitali a titolo di rischio, che - in considerazione del divieto di distribuzione di utili per i primi anni - garantisce di fatto alla start-up un costo di opportunità del capitale decisamente contenuto. Analogamente, anche gli incentivi che possono essere concessi ad amministratori, dipendenti e collaboratori costituiscono - questa volta non sul versante del capitale ma del lavoro - un altro strumento di incentivo che potenzialmente può consentire alle start-up innovative di attrarre e mantenere le migliori risorse. Un’ulteriore caratteristica dell’equity CrowdFunding è la “rapidità” con la quale è possibile ottenere i capitali; mutuando infatti l’esperienza del CrowdFunding “tradizionale” è possibile constatare che normalmente le somme raccolte possono essere ottenute con tempi estremamente contenuti, anche grazie ad una serie di attività di marketing (spesso collegate a canali di comunicazione innovativi e molto efficaci) che consentono di “raggiungere” celermente moltissimi soggetti e convincerli ad investire sfruttando procedure semplici e dinamiche. Nel caso dell’equity 6 7 Per approfondimenti si veda il Regolamento in materia di “Raccolta di capitali di rischio da parte di start-up innovative tramite portali on-line”, emanato dalla Consob con delibera n. 18592. Per approfondimenti si veda il decreto legge 28 giugno 2013 n. 76, convertito con la legge 9 agosto 2013 n. 99. 502 GLI STRUMENTI FINANZIARI A SUPPORTO DELLE START-UP INNOVATIVE: LE OPPORTUNITÀ OFFERTE DAL CROWD FUNDING CrowdFunding, inoltre, la capacità dell’impresa di raccogliere consistenti capitali rappresenta anche un vero e proprio “test” sintomatico dell’attitudine della start-up a comunicare efficacemente con il mercato ed essere potenzialmente in grado di vendere il proprio prodotto. Il CrowdFunding equity based, pertanto, non deve essere visto soltanto sotto il profilo finanziario, in quanto esso è rappresentativo di un “processo manageriale” completo ed articolato nel quale gli aspetti di planning, comunicazione e marketing appaiono fondamentali per il successo dell’iniziativa. Come analizzato nel corso del secondo paragrafo, l’accesso al credito da parte delle imprese risulta spesso condizionato da alcuni parametri (quali le regole di Basilea) che influenzano il giudizio di rating e che sono spesso collegati alla storia dell’impresa. Dal momento che le start-up sono normalmente prive di una serie di dati storici a disposizione, si verifica spesso il rischio concreto che tali entità non possano beneficiare di affidamenti bancari oppure, in caso di ottenimento del finanziamento, che le condizioni applicate siano particolarmente onerose in considerazione del maggior livello di rischio. Tale problematica potrà essere risolta grazie alle piattaforme di equity Crowdfunding, che da un lato sono in grado di raccogliere (in tempi rapidi) i capitali di cui le start-up hanno bisogno senza un vincolo di restituzione o di corresponsione immediata di dividendi, mentre dall’altro consentono alle imprese stesse di poter ottenere ulteriori affidamenti bancari, in quanto l’equity raccolto costituisce una garanzia in grado di ridurre il livello di esposizione della banca. In questo modo un’impresa particolarmente efficace nella raccolta dei mezzi finanziari attraverso le piattaforme di Crowdfunding non solo potrà anche sfruttare i tradizionali strumenti di finanziamento bancario, ma avrà anche la possibilità di utilizzare tali piattaforme per successivi round di finanziamento. In un contesto nel quale la presenza di fondi di venture capital appare modesta, il Crowdfunding equity based può quindi rappresentare una forma alternativa ai più classici business angel e fondi seed, consentendo alle imprese di poter crescere con maggiore autonomia e con oneri finanziari più contenuti, grazie ad un costo medio del capitale più basso rispetto ad iniziative con analogo livello di rischio. Non mancano tuttavia alcuni possibili limiti al modello proposto, i quali a nostro giudizio sono rappresentati principalmente da un possibile eccesso di vincoli burocratici che potrebbero “complicare” lo svolgimento delle attività di raccolta dei capitali (costituiti principalmente dall’applicazione della normativa MIFID una volta superati determinate soglie), dalla non sempre agevole facilità di accesso a detti portali per tutte le fasce della popolazione e dell’elevata rischiosità che caratterizza questo genere di operazioni e di imprese. Qualche considerazione va spesa infine sugli elementi comuni tra il CrowdFunding equity based e gli incubatori di imprese, con riferimento ai vantaggi combinati in termini di crescita e sviluppo delle start-up innovative. Il ruolo degli incubatori di imprese è oggi definito come strutture preposte a stimolare e sostenere la nascita di attività imprenditoriali attraverso l’offerta di risorse fisiche e servizi logistici, assistenza manageriale, accesso a canali privilegiati di finanziamento e supporto nell’utilizzo di servizi tecnici e di business (Boschetti et al., 2003). Nella generalità dei casi, gli incubatori di imprese svolgono una funzione fondamentale soprattutto in termini di raccolta delle idee e conseguente sviluppo, e ciò è in parte dovuto alla consulenza offerta ai progetti al fine di accompagnarne la crescita. A memoria storica, gli incubatori svolgono un importante ruolo in termini di sviluppo delle start-up e susseguente sviluppo, ed è stato stimato che un programma di business incubation aumenta dell’87% le probabilità che una start-up rimanga in attività dopo la fine del programma rispetto a start-up indipendenti (NBIA, 1997), apportando benefici capillari. Solo nel 2011, gli incubatori statunitensi ad esempio hanno fornito consulenza ed assistenza a 49.000 start-up, che a loro volta hanno creato lavoro full time a circa 200.000 lavoratori generando un fatturato annuo di circa 15 miliardi di Dollari. Le stesse analisi mostrano un aspetto di particolare interesse anche dal punto di vista del gettito fiscale nazionale: ogni dollaro investito in incubatori d’impresa produce circa 30 volte il gettito (NBIA, 2013). 503 TRACK 7 - FONTI INTERNE ED ESTERNE DELL’INNOVAZIONE Il CrowdFunding equity based, nell’accezione formulata dal D. L.vo crescita 2.0, pone per i gestori dei portali la possibilità di fornire consulenza strategico-operativa alle start-up, e questa consulenza rappresenta certamente un importante incentivo per i finanziamenti in start-up sotto due profili. Inizialmente, coniugando le attività consulenziali (svolte dagli incubatori di imprese, ma anche dai business angels, dei fondi di seed e venture capital, ecc.) ai finanziamenti in start-up del CrowdFunding equity based, si consente ai portali che offrono servizi di consulenza di divenire dei “catalizzatori” di start-up traendone indubbi benefici in termini di progetti da finanziare, di tutela degli investitori e di profitti per il gestore. Inoltre, la consulenza fornita alle start-up rappresenta un’innegabile garanzia per gli investitori, poiché confidando nel controllo e dell’accompagnamento del portale circoscrivono il rischio che gli investimenti siano impiegati in maniera poco efficiente. Altresì, la presenza degli investitori professionali mitiga il rischio che dopo le fasi iniziali la startup sia abbandonata a se stessa e sia anzi monitorata almeno fino alla distribuzione degli utili (non prima delle decorrenze previste dal D. L.vo Crescita 2.0). A questo riguardo, infatti, si segnala che il recente regolamento Consob prevede che il gestore debba verificare che una quota almeno pari al 5% degli strumenti offerti sia stata sottoscritta da investitori professionali o da fondazioni bancarie o da incubatori certificati, con l’obiettivo di fornire la massima trasparenza e garanzia a favore degli altri investitori non professionali. Queste caratteristiche, se analizzate in ottica nazionale, fanno ben sperare nel successo del CrowdFunding nel nostro paese come booster di crescita e sviluppo nelle sue declinazioni di creazione di imprese, di posti di lavoro, di ricerca e innovazione, di mobilità degli investimenti e di gettito fiscale. Non si dispone ad oggi di un numero definito di start-up sul nostro territorio, tuttavia recenti tentativi in materia stimano questo numero al 2012 in circa 8.000 start-up con trend di crescita positivo. Fra queste, il 69% lamenta un insufficienza di seed investment e il 59% di venture capital ed il CrowdFunding equity based auspica all’incremento di questi. Inoltre, il 50% lamenta la mancanza di partner che possano aiutarli nello sviluppo strategico della propria business idea (v. consulenza) ed almeno il 69%, in assenza di un supporto efficace, preferisce localizzarsi ove il network di contatti per lo sviluppo dell’attività è più forte (advisory legale, tecnico, informatico, commerciale, economico etc.) (Mind the Bridge Survey, 2012). Il CrowdFunding equity based può creare quei legami cruciali tra investitori e start-up propedeutici allo sviluppo di queste, facendo ricorso proprio al network e alle sinergie che si creano fra portale e consulenti, partner e investitori privati e istituzionali ed emittenti. 7. Conclusioni La crescita delle imprese è legata, oltre alla presenza di competenze manageriali, al reperimento di adeguate fonti di finanziamento, che devono essere sufficienti in relazione ai fabbisogni e alle strategie di sviluppo. L’attuale contesto macroeconomico, tuttavia, potrebbe penalizzare maggiormente le imprese innovative ed in particolare le start-up, che essendo entità di recente costituzione presentano più difficoltà di accesso al sistema creditizio tradizionale. Oltre all’indebitamento bancario, esse possono tuttavia ricorrere alla quotazione su mercati “alternativi” o al venture capital (Miglietta et al., 2010), anche se tali modalità risultano complessivamente ancora poco sviluppate nel nostro Paese. Per consentire lo sviluppo di queste entità, è stato recentemente introdotto un decreto che disciplina in modo molto preciso le “start-up innovative”, alle quali sono state concesse diverse agevolazioni di tipo fiscale e normativo. In particolare, per reperire i mezzi finanziari di cui hanno bisogno, le start-up innovative potranno sfruttare delle specifiche piattaforme di CrowdFunding, che rappresentano una modalità assolutamente innovativa nel contesto europeo. Esse come illustrato in precedenza, presentano infatti una serie di vantaggi e di potenzialità, che se adeguatamente sfruttati potrebbero divenire uno strumento molto efficace nel reperimento delle 504 GLI STRUMENTI FINANZIARI A SUPPORTO DELLE START-UP INNOVATIVE: LE OPPORTUNITÀ OFFERTE DAL CROWD FUNDING risorse finanziarie. offrendo agli investitori una maggiore possibilità di diversificazione degli investimenti in start-up, con notevoli profitti nel caso di successo. Inoltre, permettono di investire cifre ragionevolmente ridotte in modo da consentire un’adesione diffusa da parte dei finanziatori e parallelamente un rischio di perdite più contenuto. I canali con cui sono effettuati gli investimenti sono inoltre particolarmente rapidi ed intuitivi, sfruttando le più recenti tecnologie in termini di web-banking, file sharing e diffusione delle informazioni a vantaggio della semplicità di sottoscrizione delle offerte da parte degli investitori. Infine, nel caso in cui l’investitore sia anche un potenziale cliente della start-up, il CrowdFunding si potrebbe configurare come una piattaforma per valutare il successo di un prodotto prima di sostenerne gli investimenti per la produzione, con il conseguente abbattimento dei rischi di insuccesso della nuova iniziativa imprenditoriale e l’eventuale riorientamento del progetto alla luce delle criticità rilevate proprio dai feedback dei consumatori. Il CrowdFunding equity based nell’accezione fornita dal D. L.vo Crescita 2.0, come evidenziato in precedenza, non è solo un’innovativa modalità di finanziamento, ma anche un efficace strumento di “accelerazione” di impresa che unisce alla possibile “incubazione operativa” della start-up innovativa il finanziamento della stessa ripartito fra una pluralità di soggetti e che grazie al concorso di un’ampia serie di attori coinvolti (quali i gestori dei portali, gli incubatori certificati, gli investitori professionali, l’autorità di vigilanza, ecc.) consente di offrire servizi di consulenza e monitoraggio finalizzati a garantire una migliore tutela dell’investimento e un maggiore controllo sul corretto ed efficiente sviluppo del progetto. Proprio per questi motivi il CrowdFunding equity based può costituire una modalità di finanziamento di grande interesse per le start-up innovative in grado di superare gli attuali limiti del sistema creditizio e favorire (anche grazie alla leva dell’incentivo fiscale) la loro capitalizzazione, consentendo dunque di raccogliere i mezzi per finanziare i primi round (probabilmente anche a costi complessivi inferiori rispetto all’indebitamento bancario) e “testare” anche sul piano finanziario l’interesse per la nuova iniziativa imprenditoriale. Bibliografia AA.VV. (2007), “AIM: a closer look. A guide to success on the world’s premier growth market for smaller companies”, Media Planet, 20 aprile 2007. AA.VV. (2006), “Basilea 2. Profili applicativi, vincoli e opportunità per le imprese”, Eutekne, Quaderno n. 75, pp. 2733. 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