Gli strumenti finanziari a supporto delle start

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Gli strumenti finanziari a supporto delle start
Gli strumenti finanziari a supporto delle start-up innovative:
le opportunità offerte dal CrowdFunding
ANGELO MIGLIETTA* EMANUELE PARISI MATTEO PESSIONE FLAVIO SERVATO**
Abstract
Obiettivi. L’attuale crisi internazionale genera difficoltà finanziarie per le start-up innovative che evidenziano problematiche
nel reperimento delle fonti di finanziamento necessarie per sostenere la loro crescita. Il presente paper esaminerà le caratteristiche
delle start-up innovative alla luce dell’attuale normativa, con l’obiettivo di analizzare le opportunità e i vantaggi offerti dal
CrowdFunding, strumento che potrebbe risultare fondamentale per superare tali tensioni finanziarie.
Metodologia. La ricerca, partendo dal contesto generale di riferimento, si concentra sulla normativa in materia di start-up
innovative e CrowdFunding, al fine di dimostrarne sul piano teorico le potenzialità.
Risultati. I principali risultati della ricerca consentono di individuare i vantaggi del CrowdFunding nel finanziamento delle
start-up innovative, delineando un percorso di analisi per successive ricerche quantitative.
Limiti della ricerca. Seppur la ricerca sia tesa a fornire un inquadramento teorico della disciplina, non sono ancora presenti
in Italia - a causa del perfezionamento in atto della normativa - un numero statisticamente significativo di casi di studio.
Implicazioni pratiche. Il presente lavoro costituisce un primo studio teorico in grado di fornire utili spunti di riflessione alla
comunità scientifica grazie a un’analisi del contesto imprenditoriale italiano in relazione alle prime esperienze di CrowdFunding
equity based.
Originalità del lavoro. Il lavoro appare nel suo complesso originale sia per la tematica affrontata, sia per le implicazioni
teorico-pratiche che ne possono derivare.
Parole chiave: start-up innovative; crowdfunding; finanziamento; innovazione
Purpose of the study. The recent global crisis generates financial difficulties for innovative start-ups companies, highlighting
the problems in finding financial support necessary to help and enhance their growth. This paper analyses the characteristics of
innovative start-ups enterprises vis-à-vis the actual regulatory framework, with the aim of analyzing opportunities and advantages
provided by CrowdFunding, a tool that may be considered as crucial for overpassing such difficulties.
Methodology. The research, starting with the general framework, focuses on the regulatory aspects concerning innovative
start-ups and CrowdFunding, in order to demonstrate its potential - to a theoretical extent.
Results. Main results of the research will allow identifying the advantages of CrowdFunding for innovative start-ups
enterprises, creating a path of analysis for related quantitative research.
Research limits. Despite the research aims at providing a theoretical framework of the subject, in Italy at the present moment
there is not a significant amount of case studies - due to the undergoing progresses in this field.
Practical implications. This research represents a first theoretical study able to provide useful ideas and opinions for further
reflections to the scientific community, thanks to the entrepreneurial context vis-à-vis the first Crowd funding equity based
experiences in Italy.
Originality of the work. The work appears to be distinctive in all its parts due to the aspects under analysis and for the
practical - theoretical implications that may arise.
Key words: innovative start-ups; crowdfunding; financing; innovation
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Benchè frutto di un lavoro congiunto, il presente contributo è da attribuirsi ad Angelo Miglietta e Matteo Pessione
per il par. 1, ad Angelo Miglietta per il par. 2, a Flavio Servato per i parr. 3 e 4, a Emanuele Parisi per il par. 5, a
Flavio Servato e Emanuele Parisi per il par. 6 e ad Angelo Miglietta per il par. 7.
Ordinario di Economia delle aziende e dei mercati internazionali - Università IULM di Milano
e-mail: [email protected]
Dottorando - Università IULM di Milano
e-mail: [email protected]
PhD, Docente di Marketing delle attività culturali e spettacolo - Università degli Studi di Torino
e-mail: [email protected]
PhD, Docente di Economia e gestione delle imprese - Università degli Studi di Torino
e-mail: [email protected]
XXV Convegno annuale di Sinergie
L’innovazione per la competitività delle imprese
Referred Electronic Conference Proceeding
ISBN 978-88-907394-3-9
DOI 10.7433/SRECP.2013.31
24-25 ottobre 2013 – Università Politecnica delle Marche (Ancona)
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TRACK 7 - FONTI INTERNE ED ESTERNE DELL’INNOVAZIONE
1.
Introduzione
Negli ultimi anni, la crisi del sistema creditizio ha colpito in particolare le piccole e medie
imprese nella loro fase di start-up, poiché ritenute spesso dal sistema bancario economicamente più
vulnerabili. Il finanziamento di una start-up innovativa infatti si caratterizza per elevati livelli di
rischio connessi alla necessità di individuare, sviluppare e sostenere una potenziale domanda di
mercato inespressa o soddisfatta da altri servizi/prodotti preesistenti. (Brydon et al 2012) Il tema è
di forte interesse e attualità anche a motivo del recente intervento del legislatore nazionale con il
D.L.vo crescita 2.0 e acquisisce ulteriore rilievo se si considera che l’Italia è la prima nazione
europea ad aver emanato una legislazione specificamente dedicata al sostegno delle start-up
innovative attraverso il CrowdFunding. Il recente intervento del legislatore introduce infatti un
nuovo strumento di finanziamento, il CrowdFunding equity based, caratterizzato da interessanti
profili di crescita a livello internazionale.
Si tratta in particolare di una forma di CrowdFunding associata al funding-sharing e profitsharing che consente ad una rete estesa di piccoli finanziatori di ottenere quote o azioni in una startup innovativa. I principi del CrowdFunding applicati al sostegno finanziario delle start-up
innovative potrebbero infatti originare una nuova relazione tra iniziativa imprenditoriale e
finanziatrice, offrendo a entrambi benefici non soddisfatti da altre modalità di finanziamento: il
miglioramento delle tempistiche di accesso, la remunerazione del capitale investito, la valutazione
del business plan da parte di investitori e di potenziali consumatori, la condivisione del rischio di
impresa con un elevato numero di piccoli finanziatori. Se si considera che, nella maggior parte dei
casi, i progetti sono sostenuti da centinaia di piccoli finanziatori spesso interessati al prodotto
sviluppato dalla start-up, il peculiare rapporto tra il sostenitore di un progetto di CrowdFunding e
l’imprenditore potrebbe cosi rappresentare un’inedita modalità per “testare” il potenziale successo
delle idee imprenditoriali. Inoltre i finanziatori accentrano su di se in modo complementare due
profili tradizionalmente distinti: essere soci interessati alla remunerazione del proprio capitale ed
essere clienti desiderosi di avere in anteprima un nuovo prodotto. Anche se ciò non costituisce
oggetto della nostra ricerca, è evidente che l’equity based crowdfunding può diventare un elemento
di politica economica idoneo a rafforzare la capacità competitiva di un paese attraverso la creazione
di nuova occupazione di qualità, un’allocazione più efficiente dei capitali e la rigenerazione di un
processo di finanza dedicata allo sviluppo dell’economia reale.
2.
Quesiti, metodologia e struttura della ricerca
Il presente lavoro ha per oggetto le seguenti domande di ricerca: stante la stretta creditizia
attuale e i limiti che questa evidentemente ha imposto agli investimenti in start-up, può il
CrowdFunding in particolare nella sua accezione equity based costituire una forma di finanziamento
più efficace per le start-up innovative? In particolare, può il Crowdfunding equity based - rispetto
ad altre modalità di finanziamento attualmente presenti - incentivare la nascita e accompagnare più
efficacemente lo sviluppo delle startup? Inoltre, può di conseguenza ridurre il profilo di rischio a
carico degli investitori? E quindi attraverso quali modi è possibile conseguire tale risultato?
L’analisi avrà pertanto come oggetto l’attuale situazione del CrowdFunding, non tanto
nell’accezione consolidata del reward o mercandising CrowdFunding, ma soprattutto con
riferimento ai possibili scenari introdotti dal CrowdFunding equity based (Castrataro et al., 2012).
Sul piano metodologico, tali questioni sono in una fase di analisi e studio ancora embrionale
della letteratura, a motivo della recente introduzione di normative che trattano il crowdfunding
equity based. Infatti è solo nel corrente anno 2013 che il Regolamento Attuativo Consob in materia
ha reso concreta la possibilità di svolgere attività di crowdfunding equity based nel nostro paese.
Contemporaneamente, anche negli stati uniti, solo quest’anno le autorità di vigilanza competenti
hanno rilasciato i regolamenti necessari per svolgere tale attività nel Paese di riferimento per
l’innovazione, attuando così le previsioni contenute nel JOBS act (jumpstart of our business
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GLI STRUMENTI FINANZIARI A SUPPORTO DELLE START-UP INNOVATIVE: LE OPPORTUNITÀ OFFERTE DAL CROWD FUNDING
startups). Allo stato, come evidente, non sono disponibili serie di dati che consentano di costruire
un modello per valutare le specificità di tale nuova forma di finanziamento. In primo luogo è
pertanto necessario elaborare i dati che saranno raccolti dagli operatori in crowdfunding equity
based. Il lavoro avrà quale principale ambito di riferimento il nostro paese, stante la tempestività da
guardare con particolare soddisfazione, con cui l’Italia ha deciso di introdurre il crowdfunding
equity based. In attesa di poter procedere ad un’analisi quantitativa, si rende necessario in questa
fase preliminare formulare le ipotesi e le correlazioni che le diverse variabili potrebbero presentare
con la fenomenologia del crowdfunding equity based. Si tratta ovviamente di un percorso logicointuitivo, peraltro imprescindibile, per poter poi suffragare empiricamente gli assunti della ricerca.
Va detto che l’approccio che qui proponiamo è stato seguito anche dalla poca letteratura in materia,
in particolare da Agrawal, Catalini, Goldfarb 2013 “Some Simple Economics of Crowdfunding”,
pp. 1-46.
Le fonti dei dati in questione saranno le informazioni estraibili dalle società che gestiscono
piattaforme di crowdfunding equity based ovvero dagli intermediari che decideranno di svolgere in
proprio tale attività1.
I dati verranno analizzati comunque tenendo in considerazione anche le esperienze
internazionali di CrowdFunding equity based, e lo stato dell’arte in letteratura del ruolo degli
investimenti in start-up e degli incubatori di imprese. Per poter disporre di un affidabile database il
gruppo di ricerca ha poi deciso di avviare sperimentalmente una piattaforma di crowdfunding equity
based. Tale piattaforma prevede la collaborazione di un primario istituto bancario (peraltro
obbligatoria per legge). Inoltre è prevista la partnership o la collaborazione con diversi soggetti che
istituzionalmente svolgono attività di investitori in startup, seed capital e business angels, anche
operanti nel settore non-profit come le fondazioni di origine bancaria. A completamento sono in
corso di attivazione collaborazioni con importanti università del nostro paese e loro incubatori,
alveo naturale di crescita di nuove idee e giovani talenti. È presumibile che nel prosieguo della
ricerca si renderà opportuna una migliore qualificazione dei quesiti di ricerca ed una loro eventuale
modifica e integrazione.
Questo primo paper, al pari di quello poc’anzi citato, ha quindi l’obiettivo di suggerire un
possibile scheletro (pattern) più che l’architettura del progetto, sulla base delle riflessioni sino ad
oggi condotte nell’ambito della ricerca. Siamo ben consci che sarà necessario nel corso del lavoro
operare i cambiamenti ricordati. In questo paper l’enfasi è posta sugli aspetti di tipo “istituzionale”
vale a dire riferiti ad una visione “macro” del fenomeno del crowdfunding e delle tematiche di
ordine finanziario collegate al tema dell’innovazione. È nostra intenzione successivamente dare
forma anche all’elaborazione concettuale che è già stata sviluppata rispetto alle tematiche “micro”
del crowdfunding: vale a dire l’analisi dei legami fra le tipologie di progetti e le caratteristiche dei
promotori, dei finanziatori, il ruolo dei mentors e dei tutors, l’assistenza post reperimento capitale,
la formazione e il background dei promotori, la geografia dei finanziatori, le specificità dei settori
di riferimento dei progetti, solo per citare i profili giudicati ad oggi più rilevanti. anche in questo
caso in linea con l’approccio seguito dalla citata letteratura.
Nella prima parte del paper sarà analizzato il contesto italiano dei finanziamenti alle imprese
ponendo particolare attenzione ai criteri di valutazione utilizzati dal sistema bancario e alle
conseguenti difficoltà per le start-up innovative di ottenere finanziamenti adeguati. L’analisi sarà in
1
La ricerca è condotta nell’ambito di un gruppo formato tra l’università IULM di Milano, l’Università Cattolica di
Milano, e l’Università degli Studi di Torino, che si dedica allo studio del crowdfunding in senso ampio. I primi
risultati di tale attività di ricerca sono riscontrabili in Miglietta A, Peirone D, (2013) “In search of a governance
model for the complex system of knowledge economy” (presentazione a convegno, in Strategic Management
Journal, Glasgow, Regno Unito), Miglietta A., Parisi E., Pessione M., Servato F. (2013), “Crowdfunding and
Local Administation: a financial oppotunity for a new liason with citizens” (presentazione a convegno, in Toulon
Verona Conference 2013 - excellence in service, Lubiana, Slovenia) e Miglietta A., Peirone D. (2013), “The
complex system of knowledge economy and the quest of governance for stakeholders’ networks” (presentazione a
convegno, in European Systemics Seminars 2013- Knowledge for the future of the knowledge society, Charleroi,
Belgio).
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TRACK 7 - FONTI INTERNE ED ESTERNE DELL’INNOVAZIONE
seguito focalizzata sulle differenti tipologie di strumenti finanziari a sostegno delle start-up e sulla
normativa italiana in materia di finanziamento alle imprese innovative.
Successivamente si analizzerà l’origine e l’evoluzione del CrowdFunding evidenziandone le
caratteristiche, i vantaggi e le potenzialità. Sarà approfondito in particolare il CrowdFunding equity
based, una specifica modalità che consente ai sostenitori di acquisire quote di imprese in fase di
start-up.
3.
Le start-up innovative e la gestione dei loro fabbisogni finanziari
Il difficile contesto macroeconomico nel quale stanno operando le imprese italiane produce
notevoli effetti sia sul piano dello sviluppo del business sia in termini finanziari, con una
diminuzione della redditività che è riscontrabile anche nel Margine Operativo Lordo (MOL), che
nel 2011 si è ridotto dell’1,1% per le imprese non finanziarie, registrando un rapporto MOL/VA
(Valore Aggiunto) pari al 33,6%, ossia il più basso nel corso dell’ultimo ventennio (Banca d’Italia,
2011).
Questa tendenza è purtroppo proseguita anche nel 2012, dove a settembre il rapporto MOL/VA
è sceso al 32,2%, con pesanti ripercussioni sull’autofinanziamento e sugli investimenti, i cui effetti
si registrano per tutte le imprese, ma risultano ancora più evidenti per quelle di piccole dimensioni
(Banca d’Italia, 2012).
In questo scenario le start-up innovative potrebbero quindi essere i soggetti maggiormente
penalizzati da questa grave crisi internazionale. Esse, infatti, hanno bisogno - ancor più delle altre
imprese - di pianificare con molta attenzione e precisione i loro flussi economici e finanziari, poiché
caratterizzate da consistenti esborsi iniziali cui seguiranno, con orizzonti temporali molti più lunghi,
dei flussi in entrata.
Nell’ambito delle possibili fonti di finanziamento tradizionalmente a disposizione delle piccole
imprese innovative si può citare l’indebitamento bancario, la quotazione su mercati “alternativi” o il
ricorso al venture capital (Miglietta et al., 2010).
L’indebitamento bancario costituisce storicamente una delle forme di finanziamento
maggiormente utilizzate dalle imprese ed è da tempo oggetto di specifiche regole, introdotte con gli
accordi di Basilea, che hanno comportato l’applicazione di nuovi criteri in grado di valutare in
modo più “statistico” il rischio di affidamento (Bertoli, 2006) e a cui sono collegati degli
accantonamenti obbligatori (AA.VV., 2006), che naturalmente impattano sulla redditività delle
imprese e delle banche.
La congiuntura economica e la generale riduzione dei margini di profitto ha comportato anche
evidenti conseguenze finanziarie, con un allungamento dei tempi di pagamento (i cui effetti
risultano maggiormente evidenti nel settore terziario e delle costruzioni), cui si è accompagnata una
riduzione dei prestiti da parte delle banche e una maggiore onerosità degli stessi, poiché il rapporto
oneri finanziari/MOL (a seguito di una variazione di entrambi i fattori) è in costante aumento
(Banca d’Italia, 2012).
Tali elementi appaiono ancor più critici per le imprese di nuova costituzione, in cui il potere
contrattuale è normalmente molto contenuto (con ripercussioni negative sulle dilazioni di
pagamento) e dove i margini di profitto (soprattutto nei primi anni) potrebbero non essere
sufficientemente ampi da coprire i costi di avvio.
Una recente ricerca di Banca d’Italia in ambito bancario2 ha esaminato l’organizzazione di un
campione di 400 banche, potendo così valutare lo stato di utilizzo dei sistemi di rating con
riferimento al 2009.
2
Cfr. Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza (Occasional papers), Organizzarsi per prestare in tempo di
crisi. Risultati di un’indagine sulle banche, di Silvia Del Prete, Marcello Pagnini, Paola Rossi e Valerio Vacca,
Numero 154 - Aprile 2013.
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GLI STRUMENTI FINANZIARI A SUPPORTO DELLE START-UP INNOVATIVE: LE OPPORTUNITÀ OFFERTE DAL CROWD FUNDING
La ricerca ha riscontrato che tra le diverse tipologie di istituti di credito esaminati (classificati
come banche medie e grandi, banche piccole in gruppi bancari, banche piccole non appartenenti a
gruppi bancari e banche di credito cooperativo, abbreviate anche come Bcc) l’utilizzo del rating per
la definizione del pricing è aumentato dal 2006 al 2009 nelle banche di maggiori dimensioni e in
quelle appartenenti ai grandi gruppi bancari (che per la definizione dei tassi ricorrono a metodi
statistico-quantitativi), mentre nelle banche minori e in quelle di credito cooperativo (meno legate a
tali criteri statistici) le condizioni applicate non sono influenzate dal rating.
Fig. 1: Importanza del rating nelle fasi di affidamento delle piccole e medie imprese
Fonte: Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza (Occasional papers), Organizzarsi per prestare in tempo di crisi.
Risultati di un’indagine sulle banche, di S. Del Prete, M. Pagnini, P. Rossi e V. Vacca, N. 154 – Aprile 2013,
pag. 10
Tali differenze sono ravvisabili nell’utilizzo di diversi fattori di valutazione: sebbene infatti
tutte le tipologie di banche dichiarino come fondamentali i dati quantitativi (che assieme ai
qualitativi e agli andamentali consentono di determinare il rating delle imprese), risulta invece
differente l’utilizzo del sistema di rating. Dalla comparazione tra le grandi banche e quelle di
credito cooperativo, infatti, si può notare come per le prime prediligano i sistemi di rating (che
come visto in precedenza incidono anche nella concessione, pricing e monitoraggio del
finanziamento), mentre le seconde attribuiscano a questi criteri una minore rilevanza, ritenendo
significative per le decisioni di affidamento le informazioni quantitative (analogamente alle grandi
banche), le garanzie, l’appartenenza da parte dell’impresa a distretti, oltre alle informazioni
qualitative e alla conoscenza dell’imprenditore (che risulta importante anche per le grandi banche).
Fig. 2: Fattori di valutazione prioritari per decidere gli affidamenti alle imprese
Fonte: Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza (Occasional papers), Organizzarsi per prestare in tempo di crisi.
Risultati di un’indagine sulle banche, di S. Del Prete, M. Pagnini, P. Rossi e V. Vacca, N. 154 - Aprile 2013,
pag. 14
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TRACK 7 - FONTI INTERNE ED ESTERNE DELL’INNOVAZIONE
La conoscenza dell’imprenditore è un parametro in crescita per banche di grandi dimensioni
che con il tempo hanno cercato di acquisire un maggior livello di informazioni, in quanto in caso di
più approfondite e strutturate relazioni si sono rilevate minori restrizioni del credito da parte delle
banche (De Mitri, Gobbi e Sette, 2010).
Alla luce di tale ricerca, emergono tuttavia una serie di interrogativi che riguardano le start-up
innovative. Esse infatti potrebbero presentare da un punto di vista bancario un elevato profilo di
rischio, in quanto (seppur in molti casi dotate di business plan dettagliati e di chiare linee strategicooperative) sono prive di un “quadro storico” che potrebbe condizionare il loro giudizio complessivo,
seppur esse siano dotate di un ampio potenziale di crescita. Le grandi banche, infatti, applicando dei
criteri maggiormente statistici potrebbero penalizzare le start-up innovative, ma d’altro canto
l’assenza di un’attività svolta in un distretto, di un network di riferimento o di adeguate garanzie
potrebbe costituire un limite anche per le banche di minori dimensioni e per le BCC, soprattutto
nelle prime fasi di avvio dell’impresa e in un contesto particolarmente turbolento come quello
attuale.
Seppur l’indebitamento bancario costituisca una primaria forma di finanziamento per tutte le
imprese, le caratteristiche specifiche delle start-up innovative potrebbero dunque non risultare
perfettamente compatibili con questa forma di finanziamento. In considerazione, inoltre, delle
evoluzioni delle regole del sistema bancario e dei connessi accantonamenti a carico delle banche
(cfr. Basilea III) le start-up innovative potrebbero essere costrette a corrispondere tassi di interesse
particolarmente elevati, condizionando così anche la loro redditività.
Un’alternativa all’indebitamento bancario è costituita dal reperimento di capitali attraverso i
mercati finanziari “alternativi”, con particolare riferimento al Mercato Alternativo del Capitale
(MAC) e all’Alternative Investment Market (AIM Italia), che grazie alle notevoli semplificazioni
concesse potrebbero consentire alle PMI di acquisire direttamente i capitali necessari per finanziare
la loro crescita (Miglietta et al., 2010)3.
Tuttavia, il moderato ricorso al mercato azionario in Italia si riflette anche su questi segmenti:
nel 2011, infatti, vi sono state solo sette nuove quotazioni in borsa sui listini dedicati alle PMI (di
cui tre sul MAC e quattro sull’AIM Italia), con un controvalore delle azioni modesto e uno scarso
utilizzo complessivo di questi listini (Banca d’Italia, 2011), soprattutto se confrontati con analoghi
mercati presso il London Stock Exchange (AA.VV., 2007).
Un altro strumento per il finanziamento delle imprese innovative è costituito dai fondi di
venture capital, che potrebbero fornire un utile supporto alle imprese innovative non solo in termini
finanziari ma anche manageriali (Peirone, 2007), ma che purtroppo non risultano ancora
adeguatamente sviluppati nel nostro Paese, in quanto il comparto ha una dimensione pari a un terzo
della media europea e meno di un decimo di quella americana4.
Alla luce dei diversi strumenti di finanziamento, tuttavia, appare evidente come solo le forme
direttamente collegate all’equity siano quelle più appropriate per le start-up innovative (in quanto
consentono maggiore flessibilità rispetto al tradizionale indebitamento bancario), anche se tuttavia i
mercati alternativi del capitale e il venture capital risultano ancora non adeguatamente sviluppati nel
nostro Paese.
A questo proposito è stata recentemente introdotta una nuova norma che si occupa del
finanziamento delle start-up innovative e che potrebbe potenzialmente risolvere tali carenze
finanziarie, la quale sarà illustrata nel corso del prossimo paragrafo.
3
4
A questo proposito si segnala che attualmente i mercati AIM Italia e MAC sono stati accorpati, al fine di
razionalizzare l’offerta dedicata alle PMI, con un unico mercato appositamente dedicato AIM Italia - Mercato
Alternativo del Capitale.
Per approfondimenti si veda l’intervento del Vice diretto generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, dal titolo
“Crescita, innovazione e finanza in Italia. Il ruolo delle banche popolari”, febbraio 2013.
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GLI STRUMENTI FINANZIARI A SUPPORTO DELLE START-UP INNOVATIVE: LE OPPORTUNITÀ OFFERTE DAL CROWD FUNDING
4.
Le nuove disposizioni in materia di start-up innovative
Le problematiche finanziarie viste in precedenza hanno comportato l’approvazione del Decreto
legge n. 179/2012, avente come obiettivo l’introduzione di una serie di ulteriori misure urgenti per
la crescita del nostro Paese.
Tra le principali novità si segnala la definizione di “start-up innovativa”, il concetto di
“incubatore certificato”, una serie di agevolazioni per le start-up innovative e la possibilità di
utilizzare delle piattaforme di crowdfunding per il reperimento dei capitali. Mentre i primi tre
elementi saranno affrontati nel corso del presente paragrafo, le caratteristiche e le finalità del
crowdfunding verranno invece analizzate nel prosieguo della trattazione.
Per start-up innovativa si intende un’impresa italiana o europea con sede in Italia che presenta i
seguenti requisiti:
 è costituita da non più di quarantotto mesi e non deriva da operazioni straordinarie (quali
fusione, scissione societaria, cessione di azienda o di ramo di azienda);
 ha la sede principale dei propri affari e interessi in Italia;
 il totale annuo del valore della produzione, a partire dal secondo anno di attività, non è
superiore a 5 milioni di euro;
 non distribuisce e non ha distribuito utili;
 ha come esclusivo oggetto sociale lo sviluppo e la commercializzazione di prodotti o servizi
innovativi ad alto valore tecnologico.
La start-up innovativa, inoltre, deve rispettare almeno uno dei seguenti requisiti:
 spese in ricerca e sviluppo uguali o superiori al 15% del maggiore fra il costo della produzione
e il valore totale della produzione della start-up innovativa;
 la società ha assunto come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo, in percentuale uguale o
superiore ad un terzo della forza lavoro complessiva, persone in possesso del dottorato di
ricerca o che stanno svolgendo un dottorato di ricerca presso un’università italiana o straniera,
oppure in possesso di laurea e che abbiano svolto, da almeno tre anni, attività di ricerca
certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all’estero, ovvero, ha assunto in
percentuale uguale o superiore a due terzi della forza lavoro complessiva personale in possesso
di laurea magistrale;
 l’impresa è titolare o licenziataria di almeno un’esclusiva industriale relativa a un’invenzione
industriale, biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà
vegetale ovvero è titolare dei diritti relativi ad un programma per elaboratore originario
registrato presso il Registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore, purchè tali
privative siano direttamente afferenti all’oggetto sociale e all’attività imprenditoriale.
I dati sulla numerosità di questa nuova forma di impresa dimostrano che dall’introduzione della
norma oltre 600 entità possono essere considerate come start-up innovative, con la ripartizione
geografica riportata in Tab. 3.
Gli incubatori di start-up innovative certificati (cosiddetti incubatori certificati) sono soggetti
che svolgono servizi a favore delle start-up innovative, che devono disporre di:
 strutture (anche immobiliari) adeguate ad accoglierle, quali spazi riservati per poter installare
attrezzature, eseguire test, svolgere ricerche, ecc.;
 attrezzature adeguate in relazione all’attività delle start-up innovative, quali accesso alla rete
internet, sale riunioni, macchinari per test, prove o prototipi;
 persone di riconosciuta competenza in materia di impresa e innovazione cui viene affidata la
gestione dell’incubatore;
 una struttura tecnica e di consulenza manageriale permanente.
Inoltre gli incubatori certificati dovranno avere regolari rapporti di collaborazione con
università, centri di ricerca, istituzioni pubbliche e partner finanziari che svolgono attività e progetti
collegati alle start-up innovative e disporre di adeguata e comprovata esperienza nell’attività di
sostegno alle start-up.
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TRACK 7 - FONTI INTERNE ED ESTERNE DELL’INNOVAZIONE
Tab. 3: Distribuzione delle start-up innovative
Regione
Abruzzo
Basilicata
Calabria
Campania
Emilia-Romagna
Friuli-Venezia Giulia
Lazio
Liguria
Lombardia
Marche
Molise
Piemonte
Puglia
Sardegna
Sicilia
Toscana
Trentino-Alto Adige
Umbria
Valle d’Aosta
Veneto
Totale
Valore
8
4
5
6
74
35
43
18
107
29
2
80
20
13
12
48
34
4
3
73
618
Fonte: Infocamere, dati al 22 aprile 2013, disponibili sul sito http://start-up.registroimprese.it/
Gli incubatori certificati sono infatti fondamentali per garantire lo sviluppo delle start-up e la
norma ne prevede in modo molto preciso i requisiti: tra di essi, oltre agli spazi e alle attrezzature
fisiche, dovranno essere introdotte specifiche strutture, con l’obiettivo di supportare sia sotto il
profilo tecnologico che manageriale le nuove imprese.
Un capitolo particolarmente interessante riguarda le agevolazioni concesse alle start-up
innovative, le quali godono di una serie di semplificazioni e deroghe normative (ad esempio nei
termini per la riduzione del capitale per perdite, in caso di fallimento, nei diritti attribuiti alle quote,
ecc.) che le rendono così più “snelle” sotto il profilo giuridico.
Tuttavia l’agevolazione più interessante, in ottica di contribuire alla loro capitalizzazione, è
costituita dalle agevolazioni fiscali concesse ai soci, i quali potranno usufruire di una detrazione
fiscale del 19% (fino a 500.000 euro) se persone fisiche e del 20% (sino a 1.800.000 euro) se
persone giuridiche, oltre all’introduzione di una tassazione agevolata per gli strumenti finanziari
emessi a favore di amministratori, dipendenti, collaboratori, ecc. della start-up.
Un’ultima grande opportunità riguarda infine la possibilità per le start-up innovative di poter
raccogliere capitale di rischio tramite portali on line (il cosiddetto CrowdFunding equity based), che
rappresenta sul piano normativo un’assoluta novità (non solo per il contesto italiano) e che potrebbe
dunque consentire alle start-up innovative di reperire agevolmente capitali mediante la
sollecitazione dei privati e che sarà analizzato diffusamente nel prossimo paragrafo.
5.
Caratteristiche, vantaggi e potenzialità del Crowdfunding
Il CrowdFunding rappresenta un fenomeno nato agli inizi del 2000, che consente alle start-up
di finanziarsi mediante l’appoggio economico diffuso di soggetti pubblici e/o privati. Il
finanziamento avviene sulla base del progetto imprenditoriale (offerta) presentato dall’ideatore
(emittente) su piattaforme online dedicate (portali). L’effettiva realizzazione del progetto è
subordinata al raggiungimento di un finanziamento minimo necessario per l’avviamento
(traguardo) mediante la sottoscrizione dell’offerta da parte degli investitori. Solamente i progetti
considerati “promettenti” dagli investitori saranno implementati, avendo raggiunto il traguardo. Al
contrario, somme eventualmente versate in favore di progetti che non raggiungeranno tale
traguardo, saranno restituite e il progetto non sarà attivato. Il CrowdFunding è oggi un fenomeno di
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GLI STRUMENTI FINANZIARI A SUPPORTO DELLE START-UP INNOVATIVE: LE OPPORTUNITÀ OFFERTE DAL CROWD FUNDING
portata globale - complice lo sviluppo in parallelo di portali online dedicati alla sollecitazione di
risparmio e alla nascita di servizi di consulenza ad hoc (Hui et al., 2012). Si calcola che attualmente
nel nostro paese, le piattaforme di CrowdFunding attive siano 36. In questo frangente il recente
intervento legislativo contenuto nel D L.vo Crescita 2.0, nella parte in cui abilita i portali online a
presentare offerte equity based oltre alle tradizionali donation, pre-sale e moral rewards potrebbe
incentivare lo sviluppo di nuove piattaforme soprattutto equity based.
La crescita diffusa del CrowdFunding negli ultimi anni è dovuta a diversi fattori.
Principalmente la crisi dei modelli creditizi tradizionali dovuta al credit crunch ha fortemente
compromesso l’accesso al credito “tradizionale”. Inoltre, la minore propensione al rischio da parte
degli investitori ha fortemente ridotto investimenti in tal senso. Infine, gli investimenti in ricerca e
sviluppo soffrono largamente dell’attuale situazione di crisi. Ciò nonostante, esistono nuove
modalità di fundraising offerte dal web, che consentono maggiore visibilità alle start-up e capillarità
tra il pubblico, e quindi una più alta adesione da parte degli investitori. Inoltre si assiste una
crescente disponibilità ad investire in start-up e in progetti considerati innovativi, anche sopperendo
alle carenti risorse investite in Ricerca e Sviluppo.
Il CrowdFunding unisce tutti questi elementi, catalizzando investimenti di cittadini e istituzioni,
poiché allettati dalle potenzialità del progetto, dal prodotto finale e dal ritorno economico, verso
start-up innovative. Il CrowdFunding equity based, nella parte in cui incentiva la nascita e lo
sviluppo di start-up innovative al alto contenuto di innovazione e ricerca, offre nuove e
potenzialmente illimitate possibilità di investimento, e soprattutto consente anche ai piccoli
investitori di acquistare quote ridotte in attività potenzialmente redditizie. Ulteriori ragioni
riguardano le interazioni culturali e sociali tra emittenti e investitori che possono crearsi (anche
detto motivational crowdwork5) (Gerber et al., 2012).
In dettaglio, il meccanismo operativo del CrowdFunding equity based è il seguente: consentire
alle idee nella forma di progetti imprenditoriali (si parla infatti di idee-progetto) (Freund, 2012) di
ottenere facilmente e rapidamente finanziamenti mediante l’acquisto di quote da parte di soggetti,
pubblici o privati, attratti al suo sviluppo poiché convinti delle potenzialità dello stesso, ed
interessati ad un vantaggio futuro accordato dal successo dell’idea.
L’analisi del fenomeno e del suo sviluppo, in considerazione soprattutto degli elementi
costitutivi del CrowdFunding, appare necessaria per comprendere l’evoluzione e stimare l’impatto
di questa innovativa tipologia di investimento-finanziamento, anche alla luce dello stato dell’arte
della letteratura che si è prevalentemente incentrata sulle “motivazioni” che conducono agli
investimenti in start-up mediante CrowdFunding equity based piuttosto che agli elementi che lo
rendono uno strumento efficace nell’ovviare i problemi posti dal credit crunch e ad esso
riconducibili (Brydon et al., 2012).
Inizialmente il CrowdFunding non si poneva come alternativa ai classici strumenti di
finanziamento per le start-up (come l’indebitamento bancario, la quotazione su mercati “alternativi”
o il ricorso al venture capital) ma piuttosto come uno strumento di coesione sociale basato sulla
donazione, sul pre-sale e sul merchandising. Tuttavia, soprattutto nella formulazione equity based, il
CrowdFunding è riuscito a sopperire alle crescenti difficoltà creditizie offrendosi come valida
alternativa soprattutto per le start-up innovative e presentandosi come “catalizzatore” e
“acceleratore” per le start-up innovative, le quali penalizzate dall’assenza di finanziamenti
tradizionali soffrono sul piano macro-economico l’inesorabile arresto degli investimenti in ricerca e
sviluppo del nostro sistema, atteso che le attività oggetto di start-up nell’esperienza contemporanea,
presentano molto spesso rilevanti profili di innovazione tecnologica, come il settore del biomedicale
e dell’ICT.
5
Oltre a elementi estrinseci come l’investimento finanziario e il consumo di beni e servizi, la letteratura in materia
segnala altri fattori che incentivano la letteratura in materia segnala altri fattori che incentivano il ricorso al
CrowdFunding: incentiva l’impegno a sostegno del progetto, crea legami con la comunità e enfatizza la condivisione
di ideali e interessi fra individui (Gerber et al., 2012).
499
TRACK 7 - FONTI INTERNE ED ESTERNE DELL’INNOVAZIONE
Il CrowdFunding non punta a sostituire i sistemi di credito tradizionali, ma piuttosto si presenta
come uno strumento “complementare” rispetto ad essi con cui le idee più innovative e promettenti
possono ottenere finanziamenti sulla base delle mere “potenzialità” che offrono, prima ancora di
investire risorse nella produzione. Dal punto di vista della sua concreta applicazione, il
CrowdFunding trascende il semplice sostegno finanziario a progetti imprenditoriali mediante
credito e si presenta come un potente “acceleratore” d’impresa capace di valorizzare i progetti
sostenibili arrestando quelli più deboli. Questo avviene poiché le piattaforme di CrowdFunding rispetto al passato - utilizzano un nuovo paradigma per selezionare i progetti meritevoli di
finanziamento, che consiste in una “prova di mercato” preventiva che può fornire valide indicazioni
e proiezioni sul successo del business. Le piattaforme di CrowdFunding infatti mostrano
inizialmente l’idea-progetto e il relativo traguardo da raggiungere: successivamente, attribuiscono la
possibilità agli utenti di decidere se e come finanziare i progetti, individuandone anche l’impegno
economico che intendono sottoscrivere. I progetti che raggiungono il traguardo, saranno realizzati e
i finanziatori otterranno l’interesse pattuito. I progetti che al contrario non raggiungeranno la quota
minima di finanziamento, non saranno realizzati, e le somme eventualmente versate saranno
interamente restituite al soggetto finanziatore senza che ciò comporti alcuna perdita. Questo
processo consente una selezione estremamente efficace dei progetti “profitable”, a partire dalla fase
progettuale dell’attività, grazie all’impatto che il progetto produce sugli investitori-consumatori.
Il CrowdFunding rappresenta quindi una fusione delle due fasi preliminari del ciclo di vita del
prodotto, in altre parole la “nascita ” e lo “sviluppo”, passaggi tradizionalmente distinti, che nel
CrowdFunding si concentrano in un unico momento consentendo a domanda e offerta di coincidere
perfettamente nel momento in cui “creator” e “funder” aderiscono allo stesso progetto. Questa
fattispecie è definita dagli economisti come “two sided matching”, riferendosi ai due interessi
contrapposti della domanda e dell’offerta che si incontrano grazie alle diverse combinazioni
possibili consentite dalle piattaforme di CrowdFunding (Roth e Sotomayor 1990) in cui ciascuna
parte può trovare una concreta risposta alle proprie necessità. Tali piattaforme si distinguono dalle
forme di mercato tradizionali per una caratteristica peculiare, in cui non è più solamente il prezzo a
determinare l’incontro, ma la volontà da un lato di ottenere finanziamenti, e dall’altro di
aggiudicarsi un bene, un servizio o un interesse futuro compartecipandone all’attività.
Inoltre, la stretta creditizia conduce inevitabilmente all’aumento della sensibilità al rischio
come rilevato da principali studi in materia (Brydon et al 2012) e quindi del costo del rischio
stesso, che si spinge fino al punto di inibire profondamente l’attività creditizia. Senza in questa sede
voler sostenere che il CrowdFunding equity based superi tale ostacolo, una chiave interessante di
lettura del fenomeno riguarda proprio la possibilità che il CrowdFunding, nella parte in cui
riproduce una “prova di mercato preventiva” si ponga come uno strumento capace di eliminare i
progetti meno convincenti ed incentivare - accompagnandoli finanziariamente - quelli promettenti e
capaci di produrre ritorni (Mollick, 2012).
Questo avviene poiché i progetti e le idee promettenti - in quanto potenzialmente di successo
sul mercato - non avrebbero difficoltà a raggiungere il traguardo necessario, mentre i progetti meno
competitivi o convincenti sarebbero filtrati proprio dal mancato raggiungimento dello stesso. In
definitiva, ciò consente di prevedere - ed eventualmente limitare mediante opportuni interventi a
modifica delle fondamenta del progetto stesso - il rischio d’impresa di ciascun progetto, traendo
spunto proprio dalle indicazioni fornite dall’adesione del pubblico e quindi dalla valutazione
preventiva di mercato. Queste indicazioni possono essere individuate grazie al differenziale tra
progetti promettenti e non, sulla base dei finanziamenti ricevuti (Wash e Solomon, 2012)
Il CrowdFunding presenta caratteri innovativi anche da un punto di vista teorico, apportando
lievi integrazioni ai classici modelli economici. Consideriamo il modello del supply push di
Shumpeter, nella parte in cui afferma che le innovazioni nel mercato nascano da principio con il
manifestarsi di nuovi bisogni del consumatore, e si realizzino nel momento in cui l’apparato
produttivo riceve l’impulso adeguato accompagnando l’avviamento della nuova attività. Questo
processo di “nascita del bisogno” dal basso che conduce successivamente alla “realizzazione
imprenditoriale” dall’alto, avviene molto più rapidamente ricorrendo al CrowdFunding, poiché le
500
GLI STRUMENTI FINANZIARI A SUPPORTO DELLE START-UP INNOVATIVE: LE OPPORTUNITÀ OFFERTE DAL CROWD FUNDING
idee che ricevono adeguati finanziamenti da parte del mercato e che quindi ottengono
“l’approvazione” fanno convergere le due caratteristiche Shumpeteriane del bisogno
(tradizionalmente la domanda) e dell’impulso alla produzione (tradizionalmente l’offerta) in un
unico momento, poiché attorno alla figura del consumatore nel CrowdFunding convergono sia la
domanda (ciò che conduce al consumo) sia l’offerta (ciò che conduce alla produzione). Infatti
l’ideatore-consumatore in un primo momento percepisce l’avanzare di nuovi bisogni e quindi di
domanda, e successivamente interpreta tale impulso in chiave produttiva rivolgendosi ad altri
potenziali consumatori-investitori per ricevere i finanziamenti necessari ad avviare la produzione.
La classica interazione produttore-consumatore, in cui l’impresa interpreta secondo propria
sensibilità i bisogni del consumatore creando prodotti ad esso destinati, sperimenta nel
CrowdFunding una nuova specificazione che antepone la domanda (consumatore) all’offerta
(produttore). Recenti studi in materia di CrowdFunding mostrano che larga parte dei progetti
presentati sulla piattaforma statunitense di Kick Starter nascono da consumatori che, non riuscendo
a trovare nell’offerta di prodotti il soddisfacimento dei loro bisogni, decidono di avviare
autonomamente la realizzazione del loro progetto (Kickstarter, 2013). L’elemento rivoluzionario
proprio del CrowdFunding, è che l’avviamento dell’impresa non dipende più solamente dai fattori
tradizionali dell’imprenditoria (dal patrimonio personale, dalla disponibilità di credito o dalla
propensione all’investimento), ma dalla disponibilità di altri consumatori-investitori ad investire nel
progetto finanziandone la realizzazione e parcellizzando notevolmente l’investimento individuale
(Belleflamme et al., 2010).
Particolare attenzione è da destinare proprio a questa figura di Consumatori-finanziatori. Agli
inizi degli anni ‘80 la figura della production è stata avvicinata a quella della consumption coniando
la figura del pronsumption (Toffler, 1980). Ci si riferiva con questa espressione a quei consumatori
che, per specifiche caratteristiche, non potevano essere considerati puramente consumatori, poiché
avevano la capacità di orientare e modellare la produzione di beni o servizi da parte delle imprese,
ponendosi come elemento nuovo e proattivo della produzione e non solo come fruitore.
Partendo da questa teoria, negli anni diversi autori hanno enfatizzato l’attuale ruolo della
pronsumption raggiunto grazie al web, creando nuovi parametri imprenditoriali e nuove categorie di
soggetti (Ritzer, 2010). Il ruolo della pronsumption oggi è fondamentale, basti pensare agli
innumerevoli siti internet UCG (user-generated-contents) in cui i consumatori, scambiando idee ed
opinioni, contrastano con il ruolo puramente inattivo di fruitori di un bene o servizio, ponendosi
piuttosto come figure guida dell’output finale. Il fenomeno della pronsumption interessa anche le
più moderne strategie imprenditoriali che contemplano il coinvolgimento a 360° del consumatore
nella produzione di beni e servizi. Nel CrowdFunding, i funders sono finanziatori ma anche
consumatori, e de facto rappresenterebbero una nuova figura economica che unisce l’attività tipica
del funder (il finanziamento) alle aspettative del consumer (il consumo) dando vita ad una figura
che potremmo definire “fundumer”: i consumatori-investitori.
Tali soggetti non potrebbero essere considerati meri finanziatori, poiché come evidenziato dalla
dottrina, i funders hanno aspettative che esulano dal mero ritorno economico garantito dall’equity
based reward, e mirano talvolta alla fruizione di un bene o un servizio che essi stessi hanno
contribuito a creare, e alla creazione benefici generalizzati per la comunità o altri aspetti socioculturali (Gerber et al., 2012).
Questa considerazione conduce a due necessarie valutazioni: in primo luogo, i fundumers
accordano la realizzazione del progetto e ne partecipano allo sviluppo orientandone la strategia
commisuratamente all’apporto economico versato e quindi all’equity.
In secondo luogo, i fundumers, finanziando il progetto, saranno coinvolti non solo negli aspetti
appunto finanziari, ma anche in quelli maggiormente operativi e manageriali comprendendo genesi,
sviluppo e implementazione dell’idea. L’emittente infatti non potrà prescindere dalle volontà e
aspettative dei fundumers in quanto essi divengono portatori di interessi, ed egli non dovrà più
limitarsi nozionisticamente ad organizzare l’attività economica al fine di scambiare beni e servizi attività tipiche dell’imprenditore - ma dovrà rispondere delle proprie azioni tenendo in
501
TRACK 7 - FONTI INTERNE ED ESTERNE DELL’INNOVAZIONE
considerazione le volontà e aspettative dei Fundumers, ponendosi quindi non più come mero
“imprenditore” ed avvicinandosi, per scopi e strutture, ad un vero e proprio manager.
Questo nuovo manager è in fin dei conti l’emittente: colui che lega il “crowdsourcing” al
“fundraising” in una fattispecie innovativa che dà vita, non soltanto etimologicamente, al
CrowdFunding. Se come sostenuto in dottrina, il crowdsourcing riguarda l’aspetto maggiormente
“soggettivo” riferendosi all’esternalizzazione di servizi ed attività ad un numero di soggetti terzi, ed
il fundraising invece nella sua accezione classica riguarda la ricerca sic et simpliciter di
finanziamenti, il CrowdFunding evidentemente avvicina i due momenti apicali del
“crowdsourcing” e del “fundraising”, ponendosi come trait d’union tra l’outsourcing di attività a
soggetti terzi e il coinvolgimento degli stessi all’attività imprenditoriale, a fronte di un impegno
economico capace di creare profitti limitando largamente i rischi. Questo insieme consiste in un
importante incentivo, per i finanziatori, al sostegno finanziario delle start-up innovative, ed il
CrowdFunding offre un’importante piattaforma ove contemperare gli interessi dei Creators e dei
Funders per un nascente obiettivo comune (Mollick, 2012).
6.
Le opportunità offerte dal Crowdfunding equity based per il finanziamento delle start-up
innovative
Il CrowdFunding, nella sua accezione “equity based”, rappresenta un’opportunità di crescita
per le start-up innovative e costituisce un importante strumento di finanziamento che rispetto alle
forme tradizionali risulta maggiormente efficiente, soprattutto in considerazione dell’attuale
contesto internazionale.
Il recente regolamento in materia introdotto dalla Consob6, unito alle ultime novità legislative
volute dal Governo Letta7, hanno infatti completato il quadro normativo di riferimento, consentendo
al nostro Paese di ottenere un assoluto primato europeo in questo campo; tuttavia, la reale portata di
queste norme potrà essere valutata in termini quali-quantitativi solo nei prossimi mesi, grazie alla
progressiva diffusione di tali strumenti.
In questa sede, comunque, si ritiene opportuno approfondire sotto il profilo teorico i possibili
benefici che questo modello offre alle imprese innovative e di come esso potrà risultare più efficace
ed efficiente rispetto agli altri canali illustrati nei paragrafi precedenti.
Le start-up innovative normalmente si caratterizzano sotto il profilo finanziario per la presenza
di elevati investimenti iniziali, generalmente finalizzati al sostenimento dei cospicui costi di ricerca
e sviluppo o al pagamento degli stipendi dei ricercatori o allo svolgimento delle attività brevettuali.
Proprio per questo motivo, la normativa consente alle start-up di poter sfruttare un forte incentivo
fiscale, riconoscendo una detrazione alle persone fisiche e giuridiche che investono in queste
imprese, con l’obiettivo di raccogliere capitali a titolo di rischio, che - in considerazione del divieto
di distribuzione di utili per i primi anni - garantisce di fatto alla start-up un costo di opportunità del
capitale decisamente contenuto. Analogamente, anche gli incentivi che possono essere concessi ad
amministratori, dipendenti e collaboratori costituiscono - questa volta non sul versante del capitale
ma del lavoro - un altro strumento di incentivo che potenzialmente può consentire alle start-up
innovative di attrarre e mantenere le migliori risorse.
Un’ulteriore caratteristica dell’equity CrowdFunding è la “rapidità” con la quale è possibile
ottenere i capitali; mutuando infatti l’esperienza del CrowdFunding “tradizionale” è possibile
constatare che normalmente le somme raccolte possono essere ottenute con tempi estremamente
contenuti, anche grazie ad una serie di attività di marketing (spesso collegate a canali di
comunicazione innovativi e molto efficaci) che consentono di “raggiungere” celermente moltissimi
soggetti e convincerli ad investire sfruttando procedure semplici e dinamiche. Nel caso dell’equity
6
7
Per approfondimenti si veda il Regolamento in materia di “Raccolta di capitali di rischio da parte di start-up
innovative tramite portali on-line”, emanato dalla Consob con delibera n. 18592.
Per approfondimenti si veda il decreto legge 28 giugno 2013 n. 76, convertito con la legge 9 agosto 2013 n. 99.
502
GLI STRUMENTI FINANZIARI A SUPPORTO DELLE START-UP INNOVATIVE: LE OPPORTUNITÀ OFFERTE DAL CROWD FUNDING
CrowdFunding, inoltre, la capacità dell’impresa di raccogliere consistenti capitali rappresenta anche
un vero e proprio “test” sintomatico dell’attitudine della start-up a comunicare efficacemente con il
mercato ed essere potenzialmente in grado di vendere il proprio prodotto.
Il CrowdFunding equity based, pertanto, non deve essere visto soltanto sotto il profilo
finanziario, in quanto esso è rappresentativo di un “processo manageriale” completo ed articolato
nel quale gli aspetti di planning, comunicazione e marketing appaiono fondamentali per il successo
dell’iniziativa.
Come analizzato nel corso del secondo paragrafo, l’accesso al credito da parte delle imprese
risulta spesso condizionato da alcuni parametri (quali le regole di Basilea) che influenzano il
giudizio di rating e che sono spesso collegati alla storia dell’impresa. Dal momento che le start-up
sono normalmente prive di una serie di dati storici a disposizione, si verifica spesso il rischio
concreto che tali entità non possano beneficiare di affidamenti bancari oppure, in caso di
ottenimento del finanziamento, che le condizioni applicate siano particolarmente onerose in
considerazione del maggior livello di rischio.
Tale problematica potrà essere risolta grazie alle piattaforme di equity Crowdfunding, che da
un lato sono in grado di raccogliere (in tempi rapidi) i capitali di cui le start-up hanno bisogno senza
un vincolo di restituzione o di corresponsione immediata di dividendi, mentre dall’altro consentono
alle imprese stesse di poter ottenere ulteriori affidamenti bancari, in quanto l’equity raccolto
costituisce una garanzia in grado di ridurre il livello di esposizione della banca.
In questo modo un’impresa particolarmente efficace nella raccolta dei mezzi finanziari
attraverso le piattaforme di Crowdfunding non solo potrà anche sfruttare i tradizionali strumenti di
finanziamento bancario, ma avrà anche la possibilità di utilizzare tali piattaforme per successivi
round di finanziamento.
In un contesto nel quale la presenza di fondi di venture capital appare modesta, il
Crowdfunding equity based può quindi rappresentare una forma alternativa ai più classici business
angel e fondi seed, consentendo alle imprese di poter crescere con maggiore autonomia e con oneri
finanziari più contenuti, grazie ad un costo medio del capitale più basso rispetto ad iniziative con
analogo livello di rischio.
Non mancano tuttavia alcuni possibili limiti al modello proposto, i quali a nostro giudizio sono
rappresentati principalmente da un possibile eccesso di vincoli burocratici che potrebbero
“complicare” lo svolgimento delle attività di raccolta dei capitali (costituiti principalmente
dall’applicazione della normativa MIFID una volta superati determinate soglie), dalla non sempre
agevole facilità di accesso a detti portali per tutte le fasce della popolazione e dell’elevata
rischiosità che caratterizza questo genere di operazioni e di imprese.
Qualche considerazione va spesa infine sugli elementi comuni tra il CrowdFunding equity
based e gli incubatori di imprese, con riferimento ai vantaggi combinati in termini di crescita e
sviluppo delle start-up innovative. Il ruolo degli incubatori di imprese è oggi definito come strutture
preposte a stimolare e sostenere la nascita di attività imprenditoriali attraverso l’offerta di risorse
fisiche e servizi logistici, assistenza manageriale, accesso a canali privilegiati di finanziamento e
supporto nell’utilizzo di servizi tecnici e di business (Boschetti et al., 2003).
Nella generalità dei casi, gli incubatori di imprese svolgono una funzione fondamentale
soprattutto in termini di raccolta delle idee e conseguente sviluppo, e ciò è in parte dovuto alla
consulenza offerta ai progetti al fine di accompagnarne la crescita. A memoria storica, gli incubatori
svolgono un importante ruolo in termini di sviluppo delle start-up e susseguente sviluppo, ed è stato
stimato che un programma di business incubation aumenta dell’87% le probabilità che una start-up
rimanga in attività dopo la fine del programma rispetto a start-up indipendenti (NBIA, 1997),
apportando benefici capillari. Solo nel 2011, gli incubatori statunitensi ad esempio hanno fornito
consulenza ed assistenza a 49.000 start-up, che a loro volta hanno creato lavoro full time a circa
200.000 lavoratori generando un fatturato annuo di circa 15 miliardi di Dollari. Le stesse analisi
mostrano un aspetto di particolare interesse anche dal punto di vista del gettito fiscale nazionale:
ogni dollaro investito in incubatori d’impresa produce circa 30 volte il gettito (NBIA, 2013).
503
TRACK 7 - FONTI INTERNE ED ESTERNE DELL’INNOVAZIONE
Il CrowdFunding equity based, nell’accezione formulata dal D. L.vo crescita 2.0, pone per i
gestori dei portali la possibilità di fornire consulenza strategico-operativa alle start-up, e questa
consulenza rappresenta certamente un importante incentivo per i finanziamenti in start-up sotto due
profili. Inizialmente, coniugando le attività consulenziali (svolte dagli incubatori di imprese, ma
anche dai business angels, dei fondi di seed e venture capital, ecc.) ai finanziamenti in start-up del
CrowdFunding equity based, si consente ai portali che offrono servizi di consulenza di divenire dei
“catalizzatori” di start-up traendone indubbi benefici in termini di progetti da finanziare, di tutela
degli investitori e di profitti per il gestore. Inoltre, la consulenza fornita alle start-up rappresenta
un’innegabile garanzia per gli investitori, poiché confidando nel controllo e dell’accompagnamento
del portale circoscrivono il rischio che gli investimenti siano impiegati in maniera poco efficiente.
Altresì, la presenza degli investitori professionali mitiga il rischio che dopo le fasi iniziali la startup sia abbandonata a se stessa e sia anzi monitorata almeno fino alla distribuzione degli utili (non
prima delle decorrenze previste dal D. L.vo Crescita 2.0). A questo riguardo, infatti, si segnala che
il recente regolamento Consob prevede che il gestore debba verificare che una quota almeno pari al
5% degli strumenti offerti sia stata sottoscritta da investitori professionali o da fondazioni bancarie
o da incubatori certificati, con l’obiettivo di fornire la massima trasparenza e garanzia a favore degli
altri investitori non professionali.
Queste caratteristiche, se analizzate in ottica nazionale, fanno ben sperare nel successo del
CrowdFunding nel nostro paese come booster di crescita e sviluppo nelle sue declinazioni di
creazione di imprese, di posti di lavoro, di ricerca e innovazione, di mobilità degli investimenti e di
gettito fiscale. Non si dispone ad oggi di un numero definito di start-up sul nostro territorio, tuttavia
recenti tentativi in materia stimano questo numero al 2012 in circa 8.000 start-up con trend di
crescita positivo. Fra queste, il 69% lamenta un insufficienza di seed investment e il 59% di venture
capital ed il CrowdFunding equity based auspica all’incremento di questi. Inoltre, il 50% lamenta la
mancanza di partner che possano aiutarli nello sviluppo strategico della propria business idea (v.
consulenza) ed almeno il 69%, in assenza di un supporto efficace, preferisce localizzarsi ove il
network di contatti per lo sviluppo dell’attività è più forte (advisory legale, tecnico, informatico,
commerciale, economico etc.) (Mind the Bridge Survey, 2012). Il CrowdFunding equity based può
creare quei legami cruciali tra investitori e start-up propedeutici allo sviluppo di queste, facendo
ricorso proprio al network e alle sinergie che si creano fra portale e consulenti, partner e investitori
privati e istituzionali ed emittenti.
7.
Conclusioni
La crescita delle imprese è legata, oltre alla presenza di competenze manageriali, al
reperimento di adeguate fonti di finanziamento, che devono essere sufficienti in relazione ai
fabbisogni e alle strategie di sviluppo.
L’attuale contesto macroeconomico, tuttavia, potrebbe penalizzare maggiormente le imprese
innovative ed in particolare le start-up, che essendo entità di recente costituzione presentano più
difficoltà di accesso al sistema creditizio tradizionale.
Oltre all’indebitamento bancario, esse possono tuttavia ricorrere alla quotazione su mercati
“alternativi” o al venture capital (Miglietta et al., 2010), anche se tali modalità risultano
complessivamente ancora poco sviluppate nel nostro Paese.
Per consentire lo sviluppo di queste entità, è stato recentemente introdotto un decreto che
disciplina in modo molto preciso le “start-up innovative”, alle quali sono state concesse diverse
agevolazioni di tipo fiscale e normativo.
In particolare, per reperire i mezzi finanziari di cui hanno bisogno, le start-up innovative
potranno sfruttare delle specifiche piattaforme di CrowdFunding, che rappresentano una modalità
assolutamente innovativa nel contesto europeo.
Esse come illustrato in precedenza, presentano infatti una serie di vantaggi e di potenzialità, che
se adeguatamente sfruttati potrebbero divenire uno strumento molto efficace nel reperimento delle
504
GLI STRUMENTI FINANZIARI A SUPPORTO DELLE START-UP INNOVATIVE: LE OPPORTUNITÀ OFFERTE DAL CROWD FUNDING
risorse finanziarie. offrendo agli investitori una maggiore possibilità di diversificazione degli
investimenti in start-up, con notevoli profitti nel caso di successo. Inoltre, permettono di investire
cifre ragionevolmente ridotte in modo da consentire un’adesione diffusa da parte dei finanziatori e
parallelamente un rischio di perdite più contenuto.
I canali con cui sono effettuati gli investimenti sono inoltre particolarmente rapidi ed intuitivi,
sfruttando le più recenti tecnologie in termini di web-banking, file sharing e diffusione delle
informazioni a vantaggio della semplicità di sottoscrizione delle offerte da parte degli investitori.
Infine, nel caso in cui l’investitore sia anche un potenziale cliente della start-up, il
CrowdFunding si potrebbe configurare come una piattaforma per valutare il successo di un prodotto
prima di sostenerne gli investimenti per la produzione, con il conseguente abbattimento dei rischi di
insuccesso della nuova iniziativa imprenditoriale e l’eventuale riorientamento del progetto alla luce
delle criticità rilevate proprio dai feedback dei consumatori.
Il CrowdFunding equity based nell’accezione fornita dal D. L.vo Crescita 2.0, come
evidenziato in precedenza, non è solo un’innovativa modalità di finanziamento, ma anche un
efficace strumento di “accelerazione” di impresa che unisce alla possibile “incubazione operativa”
della start-up innovativa il finanziamento della stessa ripartito fra una pluralità di soggetti e che
grazie al concorso di un’ampia serie di attori coinvolti (quali i gestori dei portali, gli incubatori
certificati, gli investitori professionali, l’autorità di vigilanza, ecc.) consente di offrire servizi di
consulenza e monitoraggio finalizzati a garantire una migliore tutela dell’investimento e un
maggiore controllo sul corretto ed efficiente sviluppo del progetto.
Proprio per questi motivi il CrowdFunding equity based può costituire una modalità di
finanziamento di grande interesse per le start-up innovative in grado di superare gli attuali limiti del
sistema creditizio e favorire (anche grazie alla leva dell’incentivo fiscale) la loro capitalizzazione,
consentendo dunque di raccogliere i mezzi per finanziare i primi round (probabilmente anche a costi
complessivi inferiori rispetto all’indebitamento bancario) e “testare” anche sul piano finanziario
l’interesse per la nuova iniziativa imprenditoriale.
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