4 aprile 2011 pag. 16

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4 aprile 2011
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Il factoring innesca la ripresa
Tra i vantaggi: liquidità a tassi ridotti e soluzioni su misura
Pagina a cura di Mari Pada
Crescita a due cifre per il factoring italiano. Se in periodi di crisi ottenere sostegno dalle banche diventa sempre
più difficile, allora le imprese si rifanno con il factoring, cedendo i propri crediti in cambio di liquidi immediati. Sale
infatti del 35,6% il turnover (cioè il flusso lordo dei crediti ceduti dalla clientela alla società di factoring), nel mese
di febbraio rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (dati Assifact, l'Associazione italiana per il factoring
che riunisce gli operatori del settore). Ma la crescita è destinata ad attestarsi a fine anno intorno al 15%. Cosa c'è
dietro questo risultato? Crisi nera o ripresa? Le imprese non concordano sulle motivazioni alla base di questa
impennata. C'è chi afferma che è uno strumento utile nel momento di difficoltà, una sorta di cuscinetto naturale
quando il credito a breve termine langue; c'è chi, al contrario, legge questi dati come il segno di una economia
che torna a respirare. Se si guarda invece al mercato dal lato delle società di factoring si trovano due spiegazioni
plausibili, entrambe legate al fatto che le stesse società appartengono di solito alle banche. In pratica, nei periodi
di crisi, gli istituti di credito preferiscono rischiare meno e quindi stringono sul credito alle imprese e spingono sul
factoring. Inoltre, in questo modo diventano doppiamente partner delle aziende perché come banche gestiscono
gli aspetti finanziari e come factor ne gestiscono il credito.
Clienti fidati, i tassi diminuiscono. Il factoring rappresenta storicamente circa il 10% dei crediti commerciali vantati
dalle imprese nei confronti della propria clientela e una quota pari a circa l'11% dei finanziamenti bancari a breve.
Il monte crediti in essere (outstanding, ossia l'importo dei crediti acquistati dal factor) supera i 50 miliardi di euro.
Anche i finanziamenti erogati al 31 dicembre 2010 risultano in deciso aumento: oltre 39 miliardi di euro, il 16,96%
in più rispetto al 31 dicembre 2009.
L'Italia (dati 2009) rappresenta il terzo mercato del mondo per importanza, con circa 40 società che si dividono la
torta. Ma non tutte viaggiano alla stessa velocità. Factorit (riorganizzatasi di recente) ha scontato alcune difficoltà,
con una contrazione del turnover dell'1,3%. Superiori al mercato, invece, i risultati 2010 di Mediofactoring, la
prima società di factoring del paese (Gruppo Intesa Sanpaolo) che ha realizzato un incremento sia del turnover,
che si è attestato a 33,7 miliardi di euro (+25% rispetto al 2009), sia degli impieghi, che hanno raggiunto gli 8,3
miliardi di euro (+9% rispetto allo scorso anno).
Quali sono allora i motivi alla base del successo del factoring in Italia? «Le motivazioni sono molteplici e fra
queste certamente la più importante è la maggior attenzione al rischio di credito da parte del sistema bancario»
spiega l'amministratore delegato di Mediofactoring, Rony Hamaui. In altre parole bassi tassi di interesse e stretta
al credito, «Rispetto ad altre fonti di credito il factoring consente di ridurre il costo del finanziamento (in termini di
tasso d'interesse), in virtù della minore rischiosità derivante dal fatto che il factor valuta l'impresa cedente i
crediti», afferma Alessandro Carretta, professore di economia degli intermediari finanziari all'Università di Roma
Tor Vergata e segretario generale di Assifact. In sostanza una grande impresa solida sarà più agevolata rispetto
a un'impresa più piccola. Ma c'è dell'altro: si valuta anche la qualità dei crediti stessi e quindi dei debitori.
«L'azienda cliente può anche avere un rating non molto alto. L'importante è che i suoi clienti siano affidabili»,
spiega Hamaui. «Un piccolo fornitore di una multinazionale potrà ricevere più credito, così come una farmacia
quando crediti nei confronti delle Asl, che spesso pagano con molto ritardo».
Concorda banca Ifis: «L'attenzione va focalizzata sulla qualità del credito più che sul merito creditizio dell'impresa
affidata». La «cattiva pratica» del late payments genera instabilità nel sistema», aggiungono da Unicredit
Factoring.
A ciascuno il suo credito. I tassi di interesse praticati dalle società di factoring sono in linea o addirittura più bassi
rispetto agli altri strumenti di finanziamento, come dimostrano le rilevazioni periodiche della Banca d'Italia. Nel
terzo trimestre 2010, per esempio, il tasso globale medio delle operazioni di factoring sino a 50 mila euro risultava
il 5,41% e quello delle operazioni oltre 50 mila euro era pari a 3,56%, contro il 6,03-6,05% di anticipi e sconti
commerciali, il 9,02% delle aperture di credito in conto corrente oltre 5 mila euro e addirittura l'11,13% delle
aperture di credito in conto corrente sino a 5 mila euro (si veda tabella). Lo spread può scendere fino allo 0,20%
per le cessioni pro solvendo (dove il rischio resta al cliente), mentre le commissioni possono rasentare anche il
2%.
Ma tutti concordano sul fatto che il factoring è un servizio complesso strutturato sulla base delle esigenze e delle
caratteristiche dell'azienda cliente «La cessione dei crediti non rappresenta il fine del contratto, ma lo strumento
attraverso cui è possibile l'erogazione dei servizi del factor. Un errore, quindi, considerarlo un'alternativa al credito
bancario, ma piuttosto una componente finanziaria da utilizzare in via complementare alle altre fonti di
finanziamento» dichiarano da Banca Marche.
Oltre alla classica distinzione fra factoring «pro solvendo» e «pro soluto», i prodotti offerti sul mercato del
factoring consentono di soddisfare, per esempio, i bisogni delle imprese che operano con l'estero (import ed
export factoring), delle imprese che vogliono programmare con certezza gli incassi (maturity factoring), o anche le
esigenze dei grandi debitori che desiderano semplificare la gestione del proprio ciclo passivo. Il factoring
consente all'impresa di ottenere non solo una fonte aggiuntiva di liquidità, ma anche di beneficiare di un servizio
di valutazione e gestione professionale dei crediti e di garantire il buon fine dei crediti ceduti, ottimizzando la
programmazione degli incassi e i flussi in entrata e in uscita.
Esistono prodotti factoring diversi profilati in base al tipo di esigenza dell'azienda. «L'innovazione di prodotto nel
settore passa soprattutto attraverso la personalizzazione dei servizi in base alle esigenze di specifici clienti o
settori industriali», spiega Massimo Ferraris, direttore generale di Ifitalia spa, la prima società di factoring
costituita in Italia e inserita nella divisione corporate di Bnl, Gruppo Bnp Paribas. Il factor fornisce all'impresa
cedente una vera e propria gamma di servizi complementari che vanno dalla pura amministrazione, all'assistenza
legale alla valutazione all'affidabilità della clientela.