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20 febbraio 2013
L'industria del factoring: troppi ritardi della P.A. nei
pagamenti, la media è 180 giorni
Assifact denuncia l’aggravarsi dell’effetto domino sul sistema produttivo: le imprese che non
incassano non riescono a loro volta a pagare i propri fornitori, propagando la crisi - La
durata effettiva media dei crediti commerciali è di 180 giorni per la Pubblica
Amministrazione e di 96 giorni in generale: il confronto perdente con Germania, Uk e
Francia.
L’industria del factoring fa appello al futuro nuovo governo perché intervenga con decisione sul
fenomeno dei ritardi dei pagamenti della Pubblica Amministrazione.
Oggi a Milano, nel corso di un incontro con la stampa organizzato per comunicare l’ulteriore
crescita del mercato nel 2012, i vertici di Assifact, l’Associazione Italiana per il Factoring che
riunisce gli operatori del settore, hanno denunciato l’aggravarsi di un problema che pesa
drammaticamente sulle imprese italiane in una fase di recessione come l’attuale. “Non incassando i
corrispettivi delle forniture di beni e servizi alla Pubblica Amministrazione – ha sottolineato
Massimo Ferraris, Presidente di Assifact – non riescono per carenza di liquidità a far fronte ai
pagamenti alle proprie imprese fornitrici, per di più in un contesto di scarsità di credito. L’effetto
domino negativo è evidente”.
TEMPI DI PAGAMENTO IN EUROPA: ITALIA IN CODA
Già guardando ai pagamenti in generale la situazione italiana é di gran lunga la più grave tra i Paesi
europei avanzati: la durata effettiva media dei crediti commerciali in Italia (dati Intrum Justitia
2012) è infatti di 96 giorni, con un ritardo medio dei pagamenti di 31 giorni. In Germania la durata
è di soli 35 giorni con 10 di ritardo, nel Regno Unito di 44 giorni con 19 di ritardo, in Francia di 57
giorni con 17 di ritardo. Il divario diventa abissale considerando soltanto i crediti vantati dalle
imprese verso la Pubblica Amministrazione: la durata media in Italia è di 180 giorni con un ritardo
medio di 90 giorni, contro i 36 giorni (11 di ritardo medio) della Germania, i 43 (18 di ritardo) del
Regno Unito e i 65 (21 di ritardo) della Francia. I responsabili di Assifact hanno presentato anche i
dati di una ricerca condotta dalla stessa associazione su un portafoglio di 17 miliardi di crediti
vantati da imprese private verso la pubblica amministrazione al 31 dicembre 2011 ( e ceduti a
società di factoring): il 60% del crediti analizzati risultava scaduto, un quarto di essi da oltre un
anno.
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20 febbraio 2013
La classifica dei cattivi pagatori, anche secondo la ricerca Assifact, vede largamente in testa gli enti
della Sanità pubblica, protagonisti di oltre metà (54%) del totale dei debiti scaduti oltre un anno.
SE LO STATO PAGASSE IN TEMPO SALIREBBE IL PIL
I vertici di Assifact hanno citato anche una ricerca del Finest (network europeo di studi
sull’intermediazione finanziaria) che ha calcolato quale sarebbe stato il beneficio per l’economia
italiana nel 2011 se lo Stato avesse pagato i suoi debiti a 30 giorni, come previsto dalle norme
europee: ben 5,3 miliardi di euro, pari allo 0,33% del Pil , che sarebbe così cresciuto dello 0,83%
invece che dello 0,5%.
Nel suo intervento il Segretario generale di Assifact Alessandro Carretta, dopo aver sottolineato
quanto l’estremo allungamento dei tempi di incasso aumenti il fabbisogno finanziario delle imprese,
che hanno grave difficoltà a coprire il circolante, ha ricordato i recenti sforzi del governo uscente
per dare ossigeno al sistema riducendo i debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese. “I
segnali sono positivi - ha osservato Carretta - ma gli effetti sono stati frenati a causa della ancora
non completa attuazione dei decreti sulle certificazioni e del permanere di normative che di fatto
consentono alla Pubblica Amministrazione di sospendere i pagamenti delle somme
dovute”. Secondo Carretta i provvedimenti sinora adottati “hanno tamponato ma non
sostanzialmente modificato la situazione di disagio e grave penalizzazione in cui versano le imprese
italiane”. Di qui l’appello al futuro nuovo governo affinché intervenga per sanare la situazione.
FACTORING 2012: PIU’ VOLUMI, TASSI COMPETITIVI, MENO RISCHI
Per le imprese italiane, in difficoltà finanziarie per la scarsità di credito da parte del sistema
bancario, che vede a sua volta aggravarsi le sofferenze, il factoring si avvia a essere anche nel 2013
una delle principali fonti di finanziamento e di sostegno. Nel 2012 il volume d’affari del settore è
ulteriormente cresciuto, superando 175 miliardi di euro (oltre l’11% del PIL) con un incremento del
3,8% (totale mercato, che diventa 4,3% considerando il campione costante) a fronte di un calo del
Pil del 2,2%. Per il 2013 è previsto un nuovo incremento, stimato intorno al 4,5%.
La crescita non si traduce tuttavia in un’assunzione di maggiori rischi da parte delle società di
factoring. Il tasso di sofferenze è rimasto infatti anche nel 2012 a livelli accettabili: 2,87%, contro il
6,12% del sistema bancario. Anche sul fronte dei tassi di interesse il factoring rimane estremamente
competitivo: nonostante una contrazione nel 2012 dei tassi applicati dalle banche sui nuovi prestiti
alle imprese, i tassi medi praticati dalle società di factoring risultano in linea o addirittura più bassi
rispetto agli altri strumenti finanziari: 4,36% per operazioni oltre 50 mila euro e 6,56% sotto 50
mila euro contro tassi bancari tra l’8 e il 9% per anticipi e sconti commerciali sotto i 100 mila euro e
superiori al 10% per le aperture di credito in conto corrente. “La competitività del nostro settore –
ha rilevato il Segretario generale di Assifact Alessandro Carretta – dipende dal fatto che nel
rapporto di factoring, contrariamente a quanto accade nel credito, la società di factoring valuta non
soltanto l’impresa che cede i crediti, ma anche la qualità dei crediti stessi e quindi dei debitori. Nel
factoring il rischio è quindi più contenuto rispetto a un finanziamento bancario”.
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LOMBARDIA E LAZIO DA SOLE FANNO IL 60% DEL FACTORING ITALIANO
Al 31 dicembre 2012 quasi il 60% del mercato del factoring, in termini di clienti cedenti (imprese
che cedono i loro cediti commerciali alle società di factoring), risultava localizzato in due regioni,
Lombardia (31%) e Lazio (29%). A seguire Piemonte (9%), Emilia Romagna (8%), Veneto e
Campania (5% ciascuna).
Anche in termini di localizzazione dei debitori ceduti il Lazio e la Lombardia, rispettivamente con il
30% e il 20%, risultavano leader tra le regioni. Secondo le stime di Assifact, l’88% della clientela
delle società di factoring è rappresentato da imprese private, prevalentemente manifatturiere (31%)
e del commercio (15%).
Il 30% dei debitori ceduti è rappresentato dalla Pubblica Amministrazione.