La cassa malati pubblica

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La cassa malati pubblica
La cassa malati pubblica: più giusta, più trasparente, meno cara
Marina Carobbio, consigliera nazionale
Fabio Pontiggia nel suo editoriale di martedì 29 luglio critica la campagna a favore della cassa
malati pubblica, tacciandola di essere “una promessa miracolistica “e “un’illusione”. Al di là del
fatto che, per correttezza, si dovrebbe perlomeno giudicare anche la scorretta e unilaterale
campagna degli assicuratori malattia (vedi, al proposito, il recente ricorso del presidente dell’ACSI
Antoine Casabianca contro la propaganda delle casse malati) e la disinformazione degli avversari,
val la pena controbattere le tesi dei contrari con dati e fonti facilmente verificabili. Nel suo
articolo, Fabio Pontiggia sostiene che vogliamo creare l’illusione di poter diminuire i premi. Come
promotori della cassa malati pubblica siamo consapevoli che per contenere l’aumento dei costi
sanitari e di riflesso dei premi, ci vogliono anche altre misure incisive. Ecco perché ci siamo sempre
battuti per diminuire i costi dei medicamenti, per rafforzare la medicina di famiglia, per regolare la
medicina di punta e contro la sovra-medicalizzazione. Siamo però convinti che è anche necessario
cambiare un sistema assicurativo che favorisce la selezione dei rischi e la medicina a due velocità,
e che non è capace di frenare l’esplosione dei premi cassa malati.
Con una cassa malati pubblica, a breve termine, si potrebbero risparmiare oltre 300 milioni di
franchi all’anno di costi per la pubblicità e per i cambiamenti di cassa malattia (fonte: Bertschi M.,
Verwaltungskosten der Krankenversicherer, Santésuisse 2004). Oggi ci sono sessanta casse malati
private che danno la caccia agli assicurati giovani e sani, i cosiddetti “buoni rischi”, investono
milioni nel marketing, nella promozione e l’acquisizione di assicurati. Sessanta assicurazioni che
non fermano il continuo aumento dei premi, ma inaspriscono la disparità di trattamento: per
poter offrire dei premi più vantaggiosi, singole casse evitano di stipulare contratti con persone
anziane, ammalate o a rischio di ammalarsi, ritardano, nei loro confronti, i rimborsi di
medicamenti e trattamenti, o prolungano ad arte le pratiche burocratiche.
Ciò conduce a delle grosse differenze nella presa a carico degli assicurati e, in generale, a un
aumento dei premi, perché nessuna cassa è stimolata a incentivare delle cure di qualità per le
persone con malattie croniche. Come ha dimostrato l’economista Anna Sax in una sua recente
pubblicazione (vedi Sax A. “Fakten und Argumente für eine öffentliche Krankenkasse, 2013”), la
cassa malati pubblica, per contro, favorirà le reti di cure coordinate tra i vari professionisti sanitari
e i programmi di presa a carico delle persone con malattie croniche. Grazie a ciò, e grazie a una
posizione rinforzata per la contrattazione delle tariffe e dei prezzi, la cassa malati pubblica
permetterà a medio – lungo termine dei risparmi sostanziali, attorno ai due miliardi di franchi.
Vorrei, a questo punto, anche rispondere a un altro argomento propugnato dagli oppositori,
secondo il quale con la con la cassa malati pubblica non ci sarebbero più modelli di premi
differenziati e nemmeno i premi più bassi per i bambini: una tesi smentita dal Consiglio federale
Alain Berset, durante l’ora delle domande in parlamento il 10. 6. 2014. Nonostante questa rettifica
da parte autorevole, il PPD, probabilmente a corto di argomenti veri, continua la disinformazione,
tappezzando il Cantone con cartelloni che sostengono, tuttora, questa tesi campata in aria.
Un comportamento emblematico in questa campagna, dove gli avversari, preoccupati di perdere i
loro lauti guadagni cercano con un dispiego importante di mezzi finanziari di colmare la lacuna di
argomenti. Fino a 5 milioni di franchi, stimano, sarà la somma spesa nella campagna contro la
cassa malati pubblica. Di questi, come hanno dichiarato, ben 3 milioni di franchi proverranno dalle
stesse casse malati, utilizzando gli utili provenienti dalle assicurazioni complementari - quindi, dai
premi pagati dagli assicurati.
Vent’anni di LaMal non hanno permesso di correggere le disfunzioni del sistema. È quindi giunto il
momento di cambiare, affinché l’assicurazione malattia sia più giusta, più trasparente, e, appunto,
meno cara. Non si tratta di vendere illusioni, ma di proporre un modello realista e realizzabile,
basato su fatti e cifre.