“Un pezzo di strada insieme” di Carmelita Roncaldier

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“Un pezzo di strada insieme” di Carmelita Roncaldier
Un pezzo di strada insieme
dI Carmelita Roncaldier
I figli cresciuti, ore libere da riempire, un senso di disagio per il tempo che scorre, i tanti doni
ricevuti attraverso gli anni, una frase nella mente che ritorna come un’onda alla sua riva:
“Hai raccolto ora devi seminare”. E’ questa la voce che mi spinse ad andare verso gli altri, ad
ascoltare i loro bisogni, ad uscire dal cerchio ristretto della famiglia, a prestare un servizio
disinteressato ?
E’ molto difficile riconoscere il motivo che ci fa sentire sicuri di essere un grado di portare aiuto ad
un altro uomo in difficoltà perché il nostro ego è sempre in cerca di autoaffermazione e ha la
tendenza a dilatarsi a dismisura e a farci sentire degli eroi, ma il servizio completamente
disinteressato chiede il superamento dell’io...io...io. Non mi è ancora chiaro cosa mi spinse, tanti
anni fa, a iscrivermi al primo corso per Volontari ospedalieri, ma ricordo benissimo l’entusiasmo, la
sicurezza, l’orgoglio di poter fare qualcosa per i malati, di poter fare addirittura meglio …. delle
infermiere! In realtà ora mi è così dolorosamente chiaro quanto poco sapessi sulla sofferenza, che
mi stupisco ancora oggi della accoglienza benevola che mi riservarono i malati. Fu un inizio
difficile perché venni scaraventata con un camice bianco senza distintivo, quindi causa di equivoci,
in un reparto dove nessuno voleva i volontari, dal primario all’ultimo inserviente: un gelo
paralizzante per una timida patologica come me.
L’aiuto mi venne dai malati, dal loro coraggio, dal loro desiderio che qualcuno si sedesse un po’
con loro, così semplicemente, anche in silenzio ad ascoltare, senza la fretta di essere altrove: mi
diedero il coraggio di affrontare l’ostilità iniziale di infermieri, caposala e medici e di vincere la mia
timidezza. Mi insegnarono che le buone intenzioni da sole non bastano, poiché l’offerta di aiuto può
ricevere anche un rifiuto, che va accettato senza sentirsene feriti.
“Se vuoi amare devi prima imparare a camminare sulla neve senza lasciare tracce (anonimo turco)
Donare con tale leggerezza che l’altro quasi non se ne accorge. Non è facile, come è difficilissimo
capire quanto si sia in grado di donare, perché il contatto col dolore, senza il dovuto distacco, può
ridurre a zero la capacità di aiutare.
Il saggio conosce le proprie forze e agisce di conseguenza: un gradino alla volta, non quattro a
quattro fino a restare senza fiato. Nonostante debolezze, fragilità, errori, andare verso gli altri è
sempre utile e benedetto, è un pezzo di strada insieme, durante il quale chi crede di donare in realtà
finisce per ricevere, poiché da qualsiasi esperienza giungono doni preziosi e ovunque troviamo
maestri che aiutano la nostra crescita.