La concentrazione e la deflazione bancaria in Italia dal 1926 al 1933

Transcript

La concentrazione e la deflazione bancaria in Italia dal 1926 al 1933
I. INTERVENTI
La concentrazione e la deflazione bancaria in Italia
dal 1926 al 1935
di
Francesco Balletta
Dal 1926 al 1935, in Italia, nel campo delle aziende di credito, si assiste
ad un intenso processo di concentrazione. La ragione principale di tale processo va individuata nei riflessi dell'evoluzione industriale. La formazione
della grande industria richiede l'adeguamento dell'impresa bancaria, affincheÂ
questa sia in grado di far fronte all'ampiezza dei finanziamenti richiesti e
riesca anche a comprimere i costi 1, ``il principio dei costi non proporzionali
± scriveva Nicotra ± agisce potentemente mano a mano che le spese generali
dell'impresa bancaria vanno crescendo'' 2. Lo stesso elemento aleatorio, insito
nelle operazioni bancarie, richiede che si attui l'allargamento delle attivitaÁ e la
conseguente compensazione dei rischi attraverso la diversificazione degli impieghi. D'altra parte, allorche si verifica l'accrescimento del reddito individuale e l'esigenza di alte quote d'investimento, richieste dallo sviluppo economico, si determina, rispettivamente, un aumento della massa di risparmio
altamente frazionata e la necessitaÁ di una organizzazione capillare di sportelli
per raccoglierla, il cui costo di mantenimento puoÁ essere sostenuto solo da enti
di vaste dimensioni 3.
Una volta iniziato il processo di concentrazione industriale e quello di
concentrazione bancaria, i capitali della nazione furono raccolti in pochi grandi
istituti, i quali ebbero, percioÁ, una situazione preponderante nella vita economica del paese 4. Arrivata a questo punto dell'evoluzione economica, la banca
andoÁ sempre piuÁ allontanandosi dal tipo classico dell'impresa privata per assumere i caratteri di un'impresa pubblica. Ovunque si introdusse, sempre piuÁ, nel
D. Miani - Calabrese, Statistica del credito, Roma, 1959, p. 86.
G. Nicotra, Aspetti politici ed economici della legislazione bancaria italiana, in ``Rassegna
economica del Banco di Napoli'', dicembre, 1941, p. 104.
3
D. Miani - Calabrese, Statistica del credito, cit., p. 86.
4
G. Nicotra, Aspetti politici ed economici della legislazione bancaria italiana, cit., p. 104.
1
2
7
processo produttivo, un fattore di ordine collettivo e sociale 5. Lo stato, come
rappresentante degli interessi della collettivitaÁ, non tardoÁ a prendere queste
imprese sotto il proprio controllo 6.
Fra gli ultimi decenni dell'Ottocento e gli anni Trenta del Novecento, il
sistema bancario italiano subõÁ tre fasi di concentrazione delle imprese. La
prima si colloca subito dopo la nascita della banca mista. Banca che si sostituõÁ
agli istituti di credito mobiliari falliti. La seconda fase si ebbe, durante gli anni
della prima guerra mondiale, in conseguenza dell'espansione delle banche miste. Fra il 1914 e il 1920, furono costituite 114 nuove societaÁ bancarie, con
circa 500 milioni di capitale sottoscritto e 128 aumenti di capitale, per cui
l'incremento netto dei capitali bancari fu di 1,3 miliardi di lire 7. La terza fase,
manifestatasi fra il 1926 e il 1935, secondo Cotula e Raganelli, fu dovuta alla
``politica di razionalizzazione e di rafforzamento del sistema bancario perseguita dalle autoritaÁ monetarie. Prima dell'emanazione della legge bancaria del
1926, la mancanza di regole e autorizzazioni per la costituzione di nuove
aziende e per la loro espansione territoriale aveva consentito l'accrescersi della
frammentazione del sistema. Dopo l'entrata in vigore della legge del 1926 si ha
un punto di svolta che porta il sistema verso assetti con piuÁ elevato grado di
concentrazione'' 8.
In Italia, la grande banca di tipo moderno sorse negli ultimi anni del XIX
secolo e si ingrandõÁ nel primo ventennio del XX secolo, soprattutto sotto forma
di banca mista, seguendo un'evoluzione comune a quasi tutti i paesi dell'Europa 9. La nascita della grande banca, in Italia, coincise con la decadenza degli
istituti di credito mobiliari (conclusasi intorno al 1890), con l'accentramento
nel settore degli istituti di emissione 10 e con una fase di sviluppo economico
durata fino allo scoppio della prima guerra mondiale. La banca mista contribuõÁ
a sostenere questa crescita, favorendo il progresso industriale, la formazione di
un piuÁ avanzato mercato finanziario e monetario, la realizzazione di tecniche
creditizie piuÁ moderne e progredite. Gli stimoli trasmessi dalle banche miste
alle altre istituzioni creditizie ± maggiormente casse di risparmio e banche
popolari ± ``ad innovare sul terreno dell'operativitaÁ e della gestione, introdusIbidem, p. 103.
Ibidem, p. 103.
7
D. Miani - Calabrese, Statistica del credito, cit., p. 87.
8
Bilanci delle aziende di credito (1890-1936), a cura di F. Cotula, T. Raganelli, V.
Sannucci, S. Alieri e E. Cerrito, in ``Collana Storica della Banca d'Italia. Serie Statistiche
storiche, vol. III'', Roma-Bari, 1996, p. 55.
9
Le memorie dell'Associazione bancaria italiana al 1 o Convegno internazionale del credito, la struttura del sistema bancario italiano in rapporto alle liquiditaÁ, in ``Bancaria'', luglio,
1952, p. 659.
10
Ibidem, p. 659.
5
6
8
sero nel Sistema, cioÁ nondimeno, un elemento di dinamismo troppo forte
perche potesse essere acquisito in tempi relativamente brevi come fattore
permanente di moto interno della sovrastruttura finanziaria nazionale. Questo
carattere destabilizzante, che forse avrebbe potuto raggiungere la condizione
di tollerabilitaÁ e anche di ricezione definitiva ove il ciclo espansivo dell'economia fosse continuato a lungo e soprattutto se non fosse poi stato gravemente
alterato dall'enorme sforzo bellico del quinquennio 1914-19, trovava un limite
insuperabile nell'assenza di spessore del mercato dei capitali e nella concentrazione quasi totale dell'intermediazione del risparmio popolare nelle mani del
sistema bancario'' 11. Buona parte della vita economica italiana, nel primo quindicennio del secolo XX, fu influenzata dall'esistenza e dall'attivitaÁ delle banche miste, la cui espansione si inserõÁ nell'incremento dell'economia nazionale.
La prosperitaÁ generale e l'intenso movimento di crescita dei depositi da essa
generato facevano sõÁ che le banche mantenessero un soddisfacente grado di
liquiditaÁ, anche se una parte dei depositi, a breve termine o a vista, era impiegata in operazioni di finanziamento industriale a medio e lungo termine 12.
Il crollo della Banca Italiana di Sconto, nel 1921, indirizzoÁ le banche miste
verso l'adozione di criteri prudenziali, ma l'orientamento congiunturale degli
anni successivi fece da stimolo ad un accrescimento dell'attivitaÁ delle imprese
bancarie 13. Esse parteciparono allo sforzo di ricostruzione economica del paese
finanziando l'ampliamento e spesso la creazione di interi settori produttivi,
mobilitando il risparmio e concorrendo al collocamento dei prestiti pubblici.
Tuttavia, l'espansione del dopoguerra si realizzoÁ in un regime inflazionistico
dovuto alle esigenti spese pubbliche, che portoÁ le banche ad esporsi, eccessivamente, con industrie legate all'economia di guerra 14. ``La facilitaÁ con la quale
era possibile di raccogliere depositi in regime di inflazione cartacea ± scriveva
Bonaldo Stringher ± aveva fatto sorgere numerose banche sfornite di capitali
effettivi adeguati, e fors'anche di dirigenti capaci. Essa aveva spinto vecchie e
nuove aziende ad estendere senza misura l'azione rispettiva, impiantando costose dipendenze, con lo scopo di assorbire biglietti di banca, anche se a saggi
di interesse molto alti; e assorbirli sotto tutte le forme possibili di depositi
fiduciari. Si determinoÁ, cosõÁ, in vari luoghi, un afflusso di somme cospicue nelle
casse di banche e banchieri, i quali si avventurarono in operazioni speculative,
immobilizzando capitali e, spesso, pregiudicando le ragioni altrui'' 15. Dal 1921
11
Banca d'Italia, Storia delle operazioni degli istituti di emissione italiani aal 1845 al 1936
attraverso i dati dei loro bilanci, a cura di R. De Mattia, vol. II, Tomo I, Roma, 1990, pp. 92-93.
12
Le memorie dell'Associazione bancaria italiana, cit., p. 660.
13
D. Miani - Calabrese, Statistica del credito, cit., p. 87.
14
Le memorie dell'Associazione bancaria italiana, cit., p. 660.
15
Banca d'Italia, Adunanza generale ordinaria degli azionisti tenuta in Roma il giorno 28
marzo 1929, Roma, 1930, pp. 52-53.
9
al 1927, il numero delle banche si quadruplicoÁ, ma il quoziente di mortalitaÁ di
esse 16 passoÁ dal 30 per mille, nel 1920, al 61 per mille nel 1926 17. Aveva, cosõÁ,
inizio, in Italia, la fase di passaggio dalla banca mista alla banca puramente
commerciale; ``fase caratterizzata da ``crisi'' piuÁ o meno estese, talora sfocianti
in ``salvataggi'', che preparavano il terreno a provvedimenti di riforma bancaria e in sostanza dimostravano che, nelle nuove condizioni economiche ambientali, la commistione del credito a breve e medio termine, feconda e motivo
di progresso in passato, si rivelava ora elemento d'instabilitaÁ economica in
genere e causa di illiquiditaÁ bancaria in specie'' 18.
Le prime manifestazioni della volontaÁ della Banca d'Italia di controllare il
sistema bancario italiano si erano avute dai primi anni successivi all'unitaÁ
d'Italia, quando l'istituto si chiamava solo Banca Nazionale nel Regno d'Italia 19.
Ma, l'attuazione di tale controllo si ebbe fin dagli anni Venti del Novecento,
allorche l'allora direttore generale della Banca, Bonaldo Stringher, comincioÁ a
prendere provvedimenti che interessavano anche gli altri due istituti di emissione (Banco di Napoli e Banco di Sicilia) senza consultarli. ``La documentazione dimostra ± scrive Giuseppe Guarino ± che benche ad interloquire dovessero essere i tre istituti, le decisioni venivano prese in piena autonomia dalla
Banca d'Italia, e per essa da Stringher, con i cui orientamenti immancabilmente concordavano i direttori degli altri due banchi. In qualche caso il Banco
di Napoli e quello di Sicilia nemmeno erano presenti, ritenendosi garanti e
sufficientemente rappresentati da Stringher'' 20.
Alle prime manifestazioni di crisi, nel 1921, seguirono alcuni tentativi
parziali di intervento statale sia allo scopo di smobilizzare le posizioni piuÁ
pericolanti sia allo scopo di disciplinare, legislativamente, la raccolta del risparmio. Le leggi del 1926 ± di per se tutt'altro che complete al fine di una radicale
riforma del sistema ± costituivano un primo passo sulla via delle innovazioni,
modificando, in parte, la natura e le posizioni della Banca d'Italia (divenuta,
nel 1926, unico istituto di emissione) e dettando norme soprattutto intese a
16
Tale quoziente eÁ ottenuto dal ragguaglio della societaÁ cessata e quelle in media esistenti
durante l'anno (B. Miani - Calabrese, Statistica del credito, cit., p. 87; Banco di Napoli, Ufficio
Studi, Il controllo delle banche nell'industria, in ``Rassegna settimanale della stampa economicofinanziaria'', 1930).
17
M. De Vergottini, L'organismo bancario nell'economia italiana, in ``Bollettino dell'Istituto statistico-economico dell'UniversitaÁ di Trieste'', novembre-dicembre, 1929.
18
Le memorie dell'Associazione bancaria italiana, cit., p. 660.
19
Banca d'Italia, Storia delle operazioni, vol. II, Tomo II, cit., p. 1029 e sgg.
20
G. Guarino, Il profilo giuridico, in ``Banca d'italia e il sistema bancario (1919-1936)'', a
cura di G. Guarino e G. Toniolo, Collana storica della Banca d'Italia. Documenti, Roma-Bari,
1993, pp. 104-105. Si veda anche F. Bonelli e E. Cerrito, L'emergere di una funzione pubblica
di controllo monetario. La Banca d'Italia aal 1894 al 1913 (I), in ``Rivista di Storia Economica'',
dicembre 1999, fascicolo 3, p. 291.
10
tutelare il risparmio affidato alle 21banche 22 e in piuÁ stabili controlli sulla costituzione di nuove banche, ma anche sull'apertura di nuovi sportelli bancari 23.
Lo scopo era quello di ``razionalizzare il sistema creditizio, caratterizzato, alla
metaÁ degli anni Venti, da condizione di overbanking'' 24.
Alla fine del 1926, esistevano, in Italia, tra istituti di credito di diritto
pubblico ed enti morali, societaÁ di credito ordinarie, banche popolari e cooperative, casse rurali ed altri enti ausiliari, istituti regionali di credito agrario,
casse di risparmio, monti di pietaÁ e ditte private ben 4.744 aziende di credito 25.
21
Banca d'Italia, I bilanci degli istituti di emissione italiani (1845-1936), a cura di R. De
Mattia, vol. I, Tomo II, Roma, 1967, pp. 855-914; F. Cotula e T. Raganelli, Introduzione, in
``I bilanci delle aziende di credito'', cit., pp. 20-23.
22
Banca d'Italia, I bilanci degli istituti di emissione, cit., p. 660; A. De Stefani, Il credito e
gli istituti di credito, in ``Corriere della sera'' del 9 marzo 1926.
23
P. D'Angelo - M. Mazzantini, Trattato di tecnica bancaria, Milano, 1940, pp. 31-40; C.
Conigliani - G. Lanciotti, Concentrazione, concorrenza e controlli all'entrata, Ente per gli studi
monetari, bancari e finanziari ``L. Einaudi'', marzo, 1976.
24
I bilanci delle aziende di credito, cit., p. 55.
25
Banca d'Italia, I bilanci degli istituti di emissione, cit., pp. 855-914. ``Si eÁ giaÁ pensato o si
pensa, anche a prescindere dal riordinamento del credito agrario, a un istituto di credito edilizio,
a un istituto di credito minerario, e un istituto di credito per la pesca, a un istituto di credito
parastatale, a un istituto di credito per l'esportazione, a un istituto di credito per reduci, a un
istituto di credito per gli emigrati ed altri ancora'' (A. De Stefani, Il credito agli istituti di credito,
in ``Corriere della sera'' del 9 marzo 1936).
11
In Italia, tuttavia, non vi era tanto risparmio da poter alimentare l'attivitaÁ
di tante banche. Scriveva De Stefani ``pare che non vi sia tanto filo che basti
per tutta la tela che si vorrebbe tessere'' 26. InizioÁ, cosõÁ, quel processo di deflazione bancaria che duroÁ fino al secondo dopoguerra. Nel periodo 1926-1935,
vi contribuirono la legge bancaria, la rivalutazione della lira ed il processo di
concentrazione favorito dal governo per fronteggiare la crisi del 1929-33. Nel
decennio 1927-36, il reddito pro capite aumentoÁ del 4 per cento e il livello
generale dei prezzi scese del 34 per cento 27.
La Banca d'Italia, divenuta banca centrale nel 1926, assieme al Ministero
delle Finanze attuarono una politica di restrizione dell'attivitaÁ bancaria che si
realizzoÁ attraverso due fasi: una prima ``in cui gli interventi si attennero ai
dettami del legislatore''; una seconda fase ``piuÁ spiccatamente interventista e
finalizzata al singolo istituto in difficoltaÁ; nella forma di convenzioni trilaterali
basate su programmi particolareggiati e su specifiche destinazioni e norme
tecniche (1931-34)'' 28.
Nel 1927, la deflazione bancaria ebbe inizio con i provvedimenti sulla
fusione obbligatoria delle minori casse di risparmio ``donde una prima e non
indifferente riduzione di enti fra cui si frazionava, in modo non sempre economicamente utile, il risparmio ed un rafforzamento gestoriale delle casse
sopravvissute e del loro senso di responsabilitaÁ'' 29.
Nel 1928, la speciale forma del credito agrario prese il proprio assetto
tipicamente differenziato con la creazione di istituti speciali di credito agrario
assieme a quelle degli istituti di credito fondiario e dei banchi di diritto pubblico 30.
Nel 1929, si ebbe l'``affiliamento'' 31 della Banca Commerciale Triestina alla
Banca Commerciale Italiana; la creazione, da parte del Banco di Napoli; della
Banca Agricola Commerciale del Mezzo giorno con il compito di assorbire importanti aziende di credito dell'Italia meridionale 32.
Nel 1930, le aziende di credito che operavano in Italia erano ridotte a
4.274 33, cioeÁ il 10 per cento in meno rispetto al 1926. Con la crisi economica
26
1936.
A. De Stefani, Il credito agli istituti di credito, in ``Corriere della Sera'' del 9 marzo
Banca d'Italia, Storia delle operazioni, vol. II, Tomo I, cit., p. 32.
Ibidem, p. 94.
29
Friederichsen, L'ordinamento fascista del credito - Panorama dell'azione fascista dal 1926
al 1935, in ``Augustea'', 30 giugno 1936, p. 271.
30
Ibidem, p. 271.
31 Á
E questa la forma di assorbimento mediante la quale la Comit venne in possesso della
maggioranza delle azioni dell'Istituto Regionale Triestino (Riant, A proposito di concentrazioni
bancarie, in ``Il consulente, bancario'', n. 3, 1936).
32
Riant, A proposito di concentrazioni bancarie, in ``Il consulente bancario'', n. 3, 1930.
33
D. Miani - Calabrese, Statistica del credito, cit., p. 89; Banca d'Italia, Adunanza generale
27
28
12
mondiale, che trovoÁ il punto piuÁ basso nel 1933, si ebbe lo smobilizzo delle
banche miste e la loro trasformazione in banche di pubblico interesse oppure
societaÁ per azioni con capitale controllato dallo stato. L'Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI) (istituito nel 1933), all'inizio della sua attivitaÁ,
``oscilloÁ fra l'inserimento nella struttura creditizia istituzionalizzata e lo svolgimento di un ruolo indipendente sul mercato del risparmio a lungo termine,
assestandosi finalmente su quest'ultimo ruolo'' 34. La Banca d'Italia fu liberata
dall'impegno ± svolto attraverso l'Istituto di Liquidazione ± di correre al capezzale delle imprese in difficoltaÁ finanziarie e fu ``posta al vertice del sistema
creditizio con funzioni di regolazione accentrata del mercato monetario e di
controllo sulle altre banche'' 35. Si trattoÁ della conclusione di un ``processo di
centralizzazione incominciato nel 1926 sul piano formale, ma progressivamente
cresciuto sul piano sostanziale giaÁ dal primo decennio del secolo'' 36. La legge
bancaria del 1936, poi, sottoporraÁ l'attivitaÁ creditizia al controllo pubblico che
comprende due aspetti: l'uno di vigilanza sulle banche e tutela del risparmio e
l'altro di direzione della politica del credito 37.
Nel 1936, le aziende di credito diminuirono a 3.175 38, con una riduzione
di circa il 33 per cento sul 1926. Per quasi i due terzi del totale, la diminuzione
avvenne nelle categorie delle cooperative a responsabilitaÁ illimitata; seguirono
le banche ordinarie (societaÁ semplici e ditte individuali) e le banche popolari
(anonime e cooperative) 39. L'unico settore che registroÁ una crescita, dal 1926 al
ordinaria degli azionisti tenuta in Roma il giorno 28 marzo 1931, Roma, 1932, p. 30; Banca
d'Italia, L'economia italiana nel sessennio 1931-1936, Roma, 1938, p. 133.
34
Banca d'Italia, Storia delle operazioni, vol. II, Tomo I, cit., p. 94.
35
Ibidem, p. 94.
36
Ibidem, p. 95; v. anche P. Ciocca - G. Toniolo, L'economia italiana nel periodo fascista,
Bologna, 1976; G. Toniolo, L'economia dell'Italia fascista, Roma-Bari, 1980, pp. 197-198.
37
``Pur essendo stati concepiti e regolamentati in modi e con criteri indipendenti, essi non
procedono sistematicamente per vie separate, giacche non di rado una medesima disposizione o
orientamento nel campo tecnico ha ripercussioni pure nel governo del credito, e viceversa; e
anche perche agli stessi organi che esercitano funzioni direttive nel campo politico sono spesso
attribuite contemporaneamente funzioni che hanno attinenza con i compiti di vigilanza e di
supervisione bancaria e creditizia'' (Banca d'Italia, Storia delle operazioni, vol. II, Tomo II; cit.,
pp. 1029-1030).
38
Ibidem, p. 133.
39
Ecco alcuni nomi che servono a documentare tale processo di concentrazione: il Credito
italiano incorporoÁ la Banca Nazionale di Credito; la Banca Nazionale del Lavoro rilevoÁ le filiali
di Trieste e Gorizia della Banca di Credito di Lubiana; il Banco di Sicilia la Banca Autonoma di
Credito Minerario per la Sicilia, nonche la Cassa di Soccorso per Opere pubbliche in Sicilia; la
Banca Cattolica Trentina si fuse con la Banca Popolare Cooperativa di Trento e sorse la Banca
del Trentino e dell'Alto Adige; la Banca Cooperativa di Novara assorbõÁ il Piccolo Credito
Novarese; la Banca Popolare di Venezia e la Banca Esercenti di Savoia; dodici banche cattoliche
delle Marche e degli Abruzzi si fusero e diedero vita alla Banca delle Marche e degli Abruzzi. Il
13
1935, fu quello delle casse rurali (da 2.545 a 2.768); nell'anno successivo, peroÁ,
si ebbe un calo del 31 per cento, cioeÁ scesero a 1.922 40.
Alla diminuzione delle aziende si accompagno quella degli sportelli e delle
piazze aventi servizi bancari. Dalla fine del 1932 41 alla fine del 1935, gli
sportelli diminuirono da 9.068 a 8.083 42, mentre il numero delle piazze con
servizi bancari diminuõÁ da 4.451 a 4.066 43. Il numero degli sportelli gestiti da
ciascuna azienda, dal 1932 al 1936, aumentoÁ da 3,1 a 3,7 44. Al processo di
riduzione degli sportelli si sottrassero 45 gli istituti di carattere regionale e le
casse di risparmio; gli uni e gli altri piuÁ frequentemente autorizzati ad aprire
nuove filiali, ad operare fusioni, a succedere ad aziende cessanti 46.
Una conferma del calo nell'attivitaÁ delle banche si rileva dall'ammontare
totale del bilancio delle aziende di credito ± esclusi gli istituti di emissione ± che,
in lire correnti, dal 1929 al 1936, scese da 92 a 82 miliardi. Tale calo era il
risultato della riduzione, da 46 a 29 miliardi, delle attivitaÁ delle banche popolari
e dei monti di pietaÁ; mentre aumentoÁ l'attivitaÁ degli istituti di credito fondiario
(da 4 a 7 miliardi) e delle casse di risparmio ordinarie da 21 a 23 miliardi di lire 47.
Il movimento generale delle principali poste di bilancio per le aziende di
credito iscritte nell'albo, nel periodo 1930-1935, rileva per i depositi fiduciari
una diminuzione da 38.747 milioni, nel 1930, a 37.527 milioni, nel 1932, ed
un aumento a 38.054 milioni nel 1935. Tra il 1928 e il 1936, per la crisi
dell'economia mondiale e per la deflazione monetaria, gli impieghi a breve
termine del settore bancario diminuirono da 45 a 33 miliardi di lire correnti;
i mutui concessi dalle banche crebbero da 5 a 8 miliardi di lire; aumentarono i
Credito Marittimo acquistoÁ il controlIo del Banco di S. Spirito che assorbõÁ la Banca Regionale;
successivamente la Banca Commerciale Italiana, il Credito Italiano ed il Banco di Roma assunsero la liquidazione del Credito Marittimo, dando garanzia per i depositi, gli assegni e ogni altro
debito dell'Istituto liquidato, mentre le agenzie di Roma dell'Istituto stesso furono trasferite al
Banco di S. Spirito (D. Miani - Calabrese, Statistica del credito, cit., pp. 89-90; V. Friederichsen, L'ordinamento fascista del credito, in ``Augustea'', 30 giugno 1936, p. 271; G. Nicotra, Le
vicende bancarie italiane dal 1926 ad oggi, in ``Rivista di politica economica'', luglio-agosto, 1940,
p. 526).
40
Banca d'Italia, I bilanci degli istituti di emissione, voI. I, Tomo II, cit., pp. 835-914.
41
G. Nicotra, Le vicende bancarie italiane, cit., p. 526.
42
Banca d'Italia, L'economia italiana nel sessennio 1931-1936, cit., p. 132.
43
Ibidem, p. 135 - Tav. IX - Piazze aventi servizi bancari, aziende di credito in attivitaÁ,
sportelli gestiti.
44
Ibidem, p. 132.
45
Dalle relazioni annuali delle singole aziende, gli aumenti maggiori nel numero degli
sportelli gestiti, tra la fine del 1930 e la fine del 1936, appaiono essere quelli dell'Istituto S.
Paolo di Torino, della Banca Nazionale del Lavoro e del Banco di Napoli, aumenti sensibili si
notano nella Banca Commerciale Italiana, Credito Italiano e Banco di Roma (ibidem, p. 134).
46
Ibidem, p. 134.
47
Banca d'Italia, Storia delle operazioni, vol. II, Tomo III, cit., p. 1478.
14
prestiti concessi a lungo termine, per i quali furono le casse di risparmio a fare
le maggiori operazioni per la particolare fiducia che esse riscuotevano, in periodi di crisi, essendo istituti di natura pubblica 48. Il rapporto fra impieghi e
disponibilitaÁ liquida (depositi) delle banche passoÁ dall'87 per cento, nel 1926,
al 76 per cento dieci anni piuÁ tardi 49. Per tutto il periodo 1926-35, si ebbe una
sensibile crescita dell'attivitaÁ degli istituti di diritto pubblico, la diminuzione
egualmente sensibile dell'attivitaÁ delle banche popolari, ed oscillazioni intorno
a livelli stabili, rispettivamente, di 9 e 18 miliardi, dell'attivitaÁ delle banche
ordinarie e delle casse di risparmio 50. Diminuirono di 9 miliardi, dalla fine del
1930 alla fine del 1935, i correntisti e corrispondenti creditori delle banche
ordinarie e popolari, una riduzione che rispecchia il ritiro di fondi esteri, il piuÁ
largo investimento del risparmio in titoli di Stato e in obbligazioni, ed il
maggiore afflusso di esso verso le casse di risparmio postali in seguito all'istituzione dei buoni fruttiferi 51. La diminuzione di 5 miliardi subirono, nei cinque anni compresi fra il 1930 e il 1935, i corrispondenti e correntisti debitori,
per effetto sia del ristagno degli affari, sia di importanti operazioni di realizzo e
smobilizzo, sia di spostamenti di saldi contabili di partite verso altre voci
(disponibilitaÁ a vista). La variazione nei correntisti debitori fu limitata, principalmente, alle banche ordinarie e popolari 52. Le stesse circostanze diedero
ragione della diminuzione del portafoglio, di circa 6 miliardi, la quale riguardoÁ,
oltre le banche anche le casse di risparmio. Notevole fu l'investimento in titoli,
passato da 13.416 milioni, nel 1930, a 16.408,9 milioni nel 1935; aumento che
fu limitato agli istituti di diritto pubblico ed alle casse di risparmio. Anche per i
mutui ± aumentati da 5.873,9 milioni, nel 1932, a 7.242,5 milioni nel 1933 e
poi ridiscesi a 6.769,4 nel 1935 ±, le variazioni furono dovute alle operazioni
degli istituti di diritto pubblico ed alle casse di risparmio. Il ristagno degli
affari fece diminuire alcune operazioni piuÁ strettamente connesse con l'attivitaÁ
commerciale e di borsa (anticipazioni, conti correnti e riporti). Gli utili netti
d'esercizio, dal 1933 al 1935, diminuirono da 569,5 a 374,4 milioni. Infine la
diminuzione, da 8.824,4 a 7.850,5 milioni, nel patrimonio rispecchia le forti
svalutazioni delle riserve di alcuni grandi istituti, seguite alla cessione delle
partecipazioni industriali 53.
F. Cotula e T. Raganelli, Introduzione, cit., pp. 33-35.
F. Cotula e P. Garofalo, Le aziende di credito nel sistema finanziario italiano. Aggregati
monetari e creditizi. Concentrazione e conti economici delle banche, in ``I bilanci delle aziende di
credito 1890-1936'', cit., p. 108.
50
Banca d'Italia, L'economia italiana nel sessennio 1931-36, cit., pp. 136 e 137.
51
Ibidem, pp. 136 e 137.
52
Ibidem, p. 138.
53
Ibidem, pp. 137-138; v. anche Banca d'Italia, i bilanci degli istituti di emissione, pp. 917969; F. Cotula - P. Garofalo, Le aziende di credito nel sistema finanziario, cit., p. 57 e sgg.
48
49
15