Nel segno di Madre Francesca Cabrini

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Nel segno di Madre Francesca Cabrini
LUGLIO/AGOSTO 2012
PAGINA
3
Nel segno di Madre Francesca Cabrini
1912-2012
L’ultima traversata
e il primo miracolo
Seguire i molti viaggi di Santa
Francesca Saverio Cabrini è impresa non facile ma molto interessante essendo sempre in movimento da un Continente ad un
altro.
Proprio cento anni fa un mese
prima della tragedia del “Titanic”
la Cecchina intraprese la sua ultima attraversata Oceanica lasciando per sempre l'Italia.
Nel 1912 Madre Cabrini ha 61
anni ed è molto malata tanto che i
primi mesi dell'anno è quasi sempre a letto, con forte febbre ed
una inappetenza da lasciarla con
poche forze.
Nonostante ciò un giorno,
verso la metà di marzo chiamò la
direttrice della Casa di Roma e le
comunicò che aveva deciso di
partire per gli Stati Uniti, dove era
richiesta la sua presenza a New
York per questioni urgenti riguardanti il primo Ospedale italiano
da lei fondato nel 1892 il
“Columbus Hospital”.
Per tranquillizzare le consorelle
che le facevano rimostranze e
preoccupazioni per il suo stato di
salute, diceva loro che il mare
come al solito l'avrebbe guarita.
Alla fine di marzo intraprese il
suo 24° viaggio: del resto Madre
Cabrini con indomito coraggio
era solita affermare che per lei la
traversata dell'Oceano Atlantico
era come “la strada dell'orto” proprio come 23 anni prima nel 1889
quando intraprese la prima. In pochissimi giorni furono fatti tutti i
preparativi per la partenza
La Cecchina quindi, accompagnata dalla direttrice di Roma, da
un'altra Assistente generale e da
alcune consorelle da Roma si recò a Napoli ove al molo dell'Immacolatella venerdì 22 marzo
1912 s'imbarcarono sul piroscafo
Berlin diretta a New York.
“IL MIRACOLO”
La traversata Oceanica durò
otto giorni e arrivata a New York
Madre Cabrini riprese regolarmente il suo lavoro. Per lei la
“regolarità del lavoro” non era
soltanto l'ordinaria amministrazione delle Case già avviate, ma
significava dar vita ad opere
nuove.
La priorità ora era ricostruire
urgentemente il “Columbus”, ormai insufficiente alle nuove generazioni di emigranti italiani.
L'attenzione ai malati rientrava
nelle prospettive di carità cristiana della Cecchina già a livello di
parrocchia fin da ragazza quando
con la sorella Rosa visitavano gli
ammalati “colerosi” di Sant’Angelo. Madre Cabrini incaricò un
architetto, specializzato in costruzioni ospedaliere, di prepararle i
disegni per un edificio di dieci
piani, ma occorrevano i fondi.
Le difficoltà dell'impresa si
dimostrarono subito insormontabili: seicento mila dollari subito
di preventivo e la contrarietà della
“Piccola Italia” con il commendatore Piva che voleva erigere un
Ospedale laico più italiano del
Columbus, non scoraggiarono
Madre Cabrini che intanto aveva
incominciato a raccogliere offerte, ma lo scoppio della I° Guerra
Mondiale ne ritardò il progetto e
soltanto nel 1930 la seconda
Superiora Generale Madre Antonietta Della Casa già segretaria di
Madre Cabrini e superiora del
Columbus Hospital di Chicago,
inaugurò il nuovo Columbus
Hospital. Invece alcuni anni
prima mentre si attendeva la
costruzione del nuovo Columbus
nel 1921 Madre Antonietta Della
Casa acquistò un altro Ospedale,
chiamato Columbus Hospital
Extension in Edgecomb Avenue e
ampliato nel 1940 con una nuova
costruzione chiamato Mother Cabrini Memorial Hospital.
Nel Columbus Hospital Extension il 14 marzo 1921 nasceva il
bambino Pietro Smith, poco dopo
l'infermiera Mary Redman poneva
nei suoi occhi una soluzione di
nitrato d'argento. Purtroppo per un
grave errore, tale soluzione, anziché al 1%, era concentrata al 50%.
Due ore dopo gli occhi del neonato erano gonfi ed infiammati e il
viso così tumefatto che la pelle
cadeva a piccole squame. I medici
esaminarono il caso costatando le
gravi condizioni del bimbo che
sarebbe rimasto certamente cieco.
Solo un miracolo poteva ridare la
vista al piccolo Pietro.
Suore medici e infermiere iniziarono allora, senza pause preghiere alla Madre Cabrini venne
anche portato un caro ricordo
della Cecchina e fatto applicare
agli occhi e al viso del bambino.
Per tutta la notte furono offerte
a Dio le più fervide preghiere
affinché Egli ad intercessione
della Madre Cabrini salvasse gli
occhi del bambino. Il mattino
seguente verso le ore 9,00 i tre
medici curanti, visitarono il bambino e trovarono i suoi occhi perfettamente guariti.
Il bambino Pietro Smith, miracolato, crescendo ebbe la grazia
della vocazione sacerdotale e sostenuto dalla Madre Antonietta
Della Casa, divenne sacerdote,
ricevendo il Sacramento dell'Ordinazione a New York, nella cappella della Mother Cabrini High
School e quando Madre Francesca Saverio Cabrini il 7 luglio
1946 veniva Canonizzata tra i
moltissimi fedeli in San Pietro
c'era anche Peter Smith il primo
protagonista di una guarigione
“impossibile”. Un segno della
benevolenza di Madre Cabrini per
i più piccoli e i più indifesi.
Achille Ferrari
25 anni fa il monumento a Madre Cabrini e all’emigrante
Nel bronzo lo slancio della sua missionarietà
“Per inaugurare questo grande complesso è sceso
in piazza tutto Sant'Angelo. Il corteo è uscito a passo
cadenzato dal cortile del Castello, preceduto dal
rullo del tamburo. Il lungo nastro multicolore dei
gonfaloni municipali provenienti da tutto il Lodigiano si è snodato, come un singolare serpente,
per le vie principali della città.
Davanti alla Basilica della Santa, una sosta per
accogliere nel corteo il prevosto mons. Carlo Ferrari
e soprattutto l'ospite più illustre: il cardinale Sebastiano Baggio, la cui porpora spiccava sulla cotta
bianca trapuntata di pizzo.
Il lento procedere delle autorità ha attraversato, in
alcuni punti, una Sant'Angelo insolitamente deserta.
Il motivo lo si è capito al nuovo monumento, al
punto da gremire la piazza. Si calcola che fossero
almeno settemila i presenti. Una fiumana di teste
che si accalcavano a semicerchio facendo ala al
grande blocco di bronzo coperto da drappi bianchi”.
Venticinque anni fa, con queste significative parole Ferruccio Pallavera - futuro direttore -, su “Il Cittadino” del 17 luglio 1987 descriveva lo storico avvenimento dell'inaugurazione del “Monumento a
Santa Francesca Saverio Cabrini e all'emigrante”
avvenuta domenica 12 luglio 1987 e con la benedizione del Cardinale Sebastiano Baggio Camerlengo
di Sua Santità. Il monumento è opera del famoso
scultore Enrico Manfrini (1917-2004) che ebbe modo di spiegare:
”L'idea è nata dal libro di Achille Mascheroni. Conoscevo la Cabrini
solo per sentito dire, poi la lettura della sua vita mi ha fornito materiale sufficiente per immaginare la statua. Ciò che mi ha impressionato di più di questa donna è che, velata da un'apparente fragilità,
si nasconde una tempra ferrea, una volontà caparbia, uno sguardo
che sa trasguardare l'umano per individuare persino le vie tracciate
dalla Divina Provvidenza”.
La statua e i pannelli venivano fusi presso la fonderia M.A.F di Milano; il progetto per il basamento
fu realizzato dall'architetto santangiolino Ferruccio
Rozza e la Ditta Conti invece metteva in posa i pregiati marmi. Madre Cabrini è raffigurata in cammino, in viaggio verso la missione sul ponte di uno dei
tanti piroscafi ove per più di venti volte attraversò
l'Oceano. “Navigare necesse est; vivere non est
necesse”. Con questo antico adagio ragionava la
Cecchina. Navigare io debbo. Vivere, è nelle mani di
Dio. Prima di scoprire il monumento, il sindaco Gino Pasetti nonché presidente del “Comitato pro erigendo monumento a Santa Francesca Cabrini”, le
autorità, il parroco mons. Carlo Ferrari e il cardinale
Baggio hanno esaltato la sua spiritualità missionaria.
Il presentatore ufficiale dell'avvenimento era il versatile Antonio Saletta.
Un lunghissimo applauso della numerosa folla ha
salutato lo scoprimento della statua, tra le quattro
madrine c'era anche Madre Lina Colombini futura
Superiora Generale delle Missionarie del Sacro
Cuore di Gesù.
Con questa suggestiva statua alta due metri e trenta dal peso di circa sette quintali, l'artista ha saputo
rappresentare ed esprimere nel bronzo tutto lo slancio di spiritualità e di grazia che sprigionava dalla
personalità di Madre Francesca Saverio Cabrini.
Sant'Angelo deve questo splendido monumento alla generosità di
tutti i santangiolini che possono affermare che “Questo Bronzo” rappresenta pienamente la nostra “Cecchina” nella sua spiritualità, stupendo esempio di carità concreta e fattiva attraverso il mondo, lei che
non si non ti limitò solo agli emigranti, ma si prodigò per ogni fratello bisognoso, ricco o povero che fosse, credente od ateo, incontrato sul suo cammino.
Achille Ferrari

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