Pranzo in gruppo per i single Tavoli conviviali dai
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Pranzo in gruppo per i single Tavoli conviviali dai
26 Cronache Domenica 16 Novembre 2008 Corriere della Sera Nuove tendenze La moda arriva anche nei ristoranti blasonati. Vissani: c’è voglia di comunicare Pranzo in gruppo per i single Tavoli conviviali dai super chef Chi li fa Roma Marco Gallotta, chef in ascesa del ristorante romano «Primo al Pigneto», segnalato dalla guida gastronomica «Gambero Rosso» Da Milano, a Perugia, a Roma: non solo locande. Il direttore dell’hotel di Saturnia: «Alla fine, i clienti che non si conoscevano decidono insieme quando tornare» MILANO — Mai più soli. A scrivere sms tra una portata e l’altra. A leggere un libro mandando giù un boccone. A perdersi nel paesaggio (quando va bene) o negli angoli della tovaglia (succede). Perché anche la persona più in pace con la solitudine preferirebbe talvolta la compagnia di un commensale. Soprattutto nelle trasferte di lavoro o alla scoperta di una città nuova. Un «tavolo conviviale», in questi casi, aiuta. Il binomio appartiene alla categoria del «marketing emozionale». «E ci insegna che il soggiorno non deve diventare soltanto un’esperienza di servizio, ma memorabile, da condividere», spiega Elena David, ad di Una Hotels & Resorts, che ha voluto questa soluzione per l’Hotel Vittoria di Firenze. Aggiungere un posto a tavola, se finora ci riportava più a vecchie locande, sta diventando una scelta di alberghi e ristoranti di lusso. Lo chef Gianfranco Vissani ne ha fatto la cifra di Casa Vissani a Baschi, in Umbria. Martedì, venerdì e sabato, il pranzo è servito in un’ora nel tavolo alto da sedici posti. Racconta: «Abbiamo bisogno di comunicare gli uni con gli altri, di mangiare un piatto insieme, di parlare. È la mia risposta al menefreghismo dilagante. I miei clienti sono contenti ed è bello osservare quando si scambiano le email». Nell’albergo delle Terme di Saturnia vanno oltre. «I commensali del conviviale, nel nostro ristorante All’Acquacotta, alla fine della permanenza decidono insieme quando ritornare», ride il direttore dell’hotel Giuseppe Palmieri. «In primavera e ad agosto arrivia- L’invenzione di Starck A lanciare la moda è stato il designer-star Philippe Starck: oggi per trovare posto ai tavoli conviviali di New York occorre prenotare con largo anticipo mo ad allestirne tre, di questi tavoli, sempre per la cena. Dove si siedono gli ospiti single, coppie che hanno voglia di socializzare e qualche volta anche piccoli nuclei familiari». Baschi (Terni) Gianfranco Vissani (foto grande) nella sua «Casa Vissani» a Baschi, in Umbria, ogni martedì, venerdì e sabato serve il pranzo nel tavolo alto di 16 posti. «È la mia risposta al menefreghismo dilagante», dice Insieme Sopra, tavolo conviviale del ristorante «Primo al Pigneto»: persone che non si conoscono si siedono una accanto all’altra (Guaitoli-Lannutti). Sotto, il tavolo «a onda» dell’Una Hotel Victoria di Firenze (Sestini) Alle terme Il tavolo conviviale dell’albergo delle Terme di Saturnia Torgiano (Perugia) Lo chef Domenico D’Imperio del relais «Le tre vaselle», vincitore del World Luxury Hotel Award: riunisce gli ospiti a colazione, due volte a settimana, spiegando ingredienti e significato di tutte le pietanze. «E gli ospiti gradiscono — dicono al relais — soprattutto i tedeschi» 20 per cento in media i clienti dei ristoranti che chiedono di poter sedere a un tavolo conviviale. Fra i più assidui, gli uomini in trasferta di lavoro o i turisti, in coppia o single, alla scoperta di una città nuova In certi casi, la «convivialità» ha salvato la famiglia. È successo nell’agriturismo Alcatraz di Jacopo Fo, antesignano di questa formula ora adottata dagli alberghi più moderni (un altro è l’hotel Nhow di via Tortona a Milano). «Per noi il tavolo sociale è una consuetudine da 27 anni. Una volta arrivò una coppia con figli, tutti impettiti: ero certo che non avrebbero terminato la cena, perché ospitavamo una comitiva di disabili piuttosto vivace. E invece sono stati con noi per quindici giorni e prima di andar via ci hanno ringraziato per aver riunito la loro famiglia», ricorda Fo. Anche lo stellare Four Seasons, con molta parsimonia, ha in calendario i suoi momenti conviviali. «Durante gli eventi enogastronomici, sul Barolo, sul Brunello di Montalcino e per l’iniziativa "Mangia e impara con Sergio Mei"», fanno sapere dalla struttura milanese di via del Gesù. Nel Perugino, il relais «Le tre vaselle» di Torgiano (che si è appena aggiudicato il World Luxury Hotel Award) riunisce gli ospiti a colazione due volte a settimana, da aprile a ottobre. «Con loro c’è lo chef, che va e viene. I tedeschi ne vanno matti», dice il general manager Giovanni Margheritini. A Roma, è concepita da sempre (ed è più di un secolo) per far mangiare tutti insieme la Fiaschetteria Beltramme di via della Croce (tra i suoi frequentatori celebri, Ennio Flaiano, Mario Soldati, Antonio Maccanico e, più di recente, Naomi Campbell). Tutt’altra generazione, ma stessa idea di fondo, quella di Primo al Pigneto, segnalato nella guida del Gambero Rosso 2008. Parla uno dei tre soci, Massimo Terzulli: «L’iniziativa è gradita, ce la chiede il 20% dei clienti. Ma siamo lontani dai successi newyorchesi, dove il tavolo conviviale nacque con Philippe Starck. Laggiù, ovunque bisogna prenotare mesi prima, per trovare un posto libero in mezzo a sconosciuti». Elvira Serra Fra finzione e realtà L’ufficiale che ispirò Dumas sepolto in una chiesa cattolica: chiesto alla diocesi il permesso di scavare Trovata a Maastricht la tomba di d’Artagnan (quello vero) DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Proprio nei giorni scorsi, in un dibattito sull’economia europea, lo ricordava uno che non ha fama di romantico, Giulio Tremonti: Maastricht è «il luogo dov’è morto D’Artagnan», oltre che la città olandese dov’è stato firmato il Trattato sulla Ue. Ma il ministro dell’Economia non poteva sapere ciò che adesso annuncia dalle colonne del Times una ricercatrice di storia, Odile Bordaz: del «vero» D’Artagnan, del quasi omonimo ufficiale francese che ispirò allo scrittore Alexandre Dumas la figura del celebre moschettiere, sarebbe stata individuata la tomba; sarebbe nascosta sot- to il pavimento della chiesetta cattolica di San Pietro e Paolo, a Wolder, poco distante dal luogo in cui l’uomo morì nella notte del 25 giugno 1673, con le armi in pugno, sulla scena dell’assedio di Maastricht che vide i protestanti olandesi e i cattolici francesi massacrarsi a vicenda per 13 giorni. L’uomo si chiamava nella realtà Charles de Batz de Castelmore d’Artagnan: avventuriero, forse spia, e certo gaudente («combattente delle alcove», secondo Odile Bordaz che ha ricostruito la sua vita). Arruolato nei moschettieri reali a 20 anni, servì come guardia del corpo Luigi XIII e Luigi XIV, il Re Sole, che lo nominò suo mo- Lo scrittore «I tre moschettieri», scritto dal francese Alexandre Dumas padre (foto), fu pubblicato per la prima volta a puntate su Le Siècle, nel 1844. Le vicende di Athos, Porthos, Aramis e del guascone D’Artagnan sono ambientate nella Francia del 1625 Sul palco D’Artagnan, insieme ai suoi tre compagni d’avventure, in uno spettacolo teatrale londinese del 1909 schettiere capo al fianco di coloro che poi, nella letteratura, sarebbero diventati i modelli per Athos, Porthos e Aramis. Quando fu ucciso, capitan Charles aveva 62 anni, 2 figli e una moglie abbandonata molto tempo prima. «Signora, oggi ho perso d’Artagnan in cui confidavo assai», scrisse Luigi XIV alla consorte. Secondo le cronache una pallottola alla gola fulminò il moschettiere, mentre beveva da una fiaschetta. Poi, si disse, il corpo fu riportato in Francia. Finiva così una vita scapigliata, come tante altre di quell’epoca turbolenta; ma un paio di secoli dopo, quella stessa vita avrebbe conquistato l’immortalità letteraria, grazie a Dumas. «Tutti per uno, uno per tutti»: e i «quattro moschettieri» avrebbero abitato per sempre nella fantasia di milioni di lettori. Odile Bordaz, studiosa francese, ha cercato invano per 5 anni quella tomba. Poi, ha scoperto che gli ufficiali francesi morti a Maastricht venivano sepolti nell’area cattolica più vicina: ed è arrivata alla chiesetta di Wolder. Ora si attende l’autorizzazione della diocesi, per scavare. Fra quelli più interessati alle ricerche, Aymeri de Montequiou Fezensac d’Artagnan, senatore e presidente della «Compagnia dei Moschettieri»; e Damien d’Artagnan, pasticciere. Si dicono entrambi eredi del capitan Charles, hanno anche «duellato» in tribunale. Se si troverà la tomba, forse l’esame del Dna deciderà tutto. Un mistero alla Dumas, se solo Dumas avesse saputo del Dna. Luigi Offeddu