si puo` perdere la salvezza? - Chiesa Cristiana Avventista del

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si puo` perdere la salvezza? - Chiesa Cristiana Avventista del
SI PUO’ PERDERE LA SALVEZZA?
O Dio, crea in me un cuore puro
e rinnova dentro di me uno spirito ben saldo.
Non respingermi dalla tua presenza
e non togliermi il tuo santo Spirito.
Rendimi la gioia della tua salvezza
e uno spirito volenteroso mi sostenga.
(Salmi 51:10-12)
Questa domanda, particolarmente provocatoria, sarà l’oggetto del sermone di questo
sabato. Più che un sermone vorrei fosse lo stimolo per una profonda riflessione
personale, al fine di ricercare una risposta appropriata, relazionata con la propria vita,
alla luce di ciò che le Sacre Scritture ci insegnano.
La risposta sembra semplice. La si potrebbe dare forse anche con una certa impulsività,
così come ho inizialmente fatto io. Ma subito dopo, diversi dubbi potrebbero insinuarsi
anche nelle nostre più nutrite convinzioni.
E’ innanzitutto doveroso definire il termine “SALVEZZA” da un punto di vista biblico.
Successivamente occorre capire più a fondo come si possa ottenere la salvezza promessa
da Dio.
Infine rifletteremo, sempre ricorrendo a tutte le verità che lo Spirito di Dio ci ha rivelato
tramite la Sua Parola, se, una volta acquisita, la si possa perdere, ed eventualmente
come ciò potrebbe accadere.
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DEFINIZIONE DI SALVEZZA
Quando cominciai i miei primi studi biblici, più di dieci anni fa, con il caro e
indimenticabile pastore Leonardo Buonfiglio a cui dedico questo sermone, compresi
seriamente, per la prima volta nella mia vita, che non esisteva solo la morte, che forse
la parola “FINE” non sarebbe stata l’ultima ad essere usata a conclusione della mia vita
su questa terra. Nacque in me una speranza viva. Fui felice di sapere che Dio, in mezzo
a tanta sofferenza, aveva preparato un piano di SALVEZZA per tutti i suoi amati figli. Ne
fui sorpreso in realtà, non avevo mai capito fino a quel momento il vero motivo per cui
Gesù era morto sulla croce, non capivo perché si era sacrificato sebbene avesse potuto
ribellarsi con ogni potere a quella sorte.
Fu davvero una grande gioia sapere che il nostro caro Padre non ci aveva abbandonati al
nostro destino, e ancora più sorprendente fu apprendere che tutto ciò era gratuito e
incondizionato: un meraviglioso dono, così come scrive Paolo:
“Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da
voi; è il dono di Dio”. (Efesini 2:8)
SALVEZZA è quindi l’esatto contrario di PERDIZIONE, così come VITA è esattamente
opposta a MORTE. Per coloro che non conoscono la salvezza ad attenderli ci sarà solo la
morte, e questo era esattamente ciò che pensavo prima di conoscere Gesù. Credevo che
la mia vita prima o poi sarebbe finita per sempre e mi preoccupavo con ogni affanno di
agire il più possibile, di conquistare ogni obiettivo materiale che mi si poneva davanti, di
cercare di lasciare ad una moltitudine di persone un buon ricordo di me, per quando non
ci sarei stato più. Mi accontentavo, ma ancora non sapevo. Vagavo nel buio di questo
mondo, perduto nelle sue tenebre in attesa che la mia vita si concludesse con la morte,
quasi rassegnato e accondiscendente a questo comune destino. Questo è ciò che Satana
vuol far credere agli uomini, ma Dio ha promesso salvezza, Gesù ci ha riscattati tutti,
nessuno escluso, da questa condizione, porgendoci la Sua mano.
La salvezza corrisponde dunque a vita e, come precisa Giovanni, “questa è la promessa
che egli ci ha fatta: la vita eterna” (1Giovanni 2:25). Dio ha quindi fatto una solenne
premessa ai suoi figli, la promessa di un meraviglioso dono, quello della vita eterna, e
Lui non può essere bugiardo.
Riassumendo quindi, Dio ci ha promesso un dono, un dono che oggi non possiamo vedere.
E’ per questo motivo che Paolo ci esorta alla speranza con questi meravigliosi versetti:
“Poiché siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede, non è
speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora? Ma se
speriamo ciò che non vediamo, l'aspettiamo con pazienza” (Romani 8:24,25).
La Salvezza oggi è dunque fondamentalmente Speranza, speranza di un dono che Dio ci
ha promesso. Ma chi potrà sperare? Chi potrà salvarsi? Le Scritture non lasciano dubbi a
questa domanda. Prima con il profeta Isaia: “Il SIGNORE ha rivelato il suo braccio
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santo agli occhi di tutte le nazioni; tutte le estremità della terra vedranno la
salvezza del nostro Dio” (Isaia 52:10). Poi lo stesso Gesù in persona: “E questo
vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa
testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine” (Matteo 24:14). Tutto il mondo
conoscerà la via per ottenere la salvezza, nessun regno sarà escluso, nessuna persona ne
sarà privata. Quanto è misericordioso e potente il nostro Dio!
La conoscenza degli eventi non ci è stata tenuta nascosta. Come possiamo dubitare? Il
profeta Daniele ci ha fornito dettagli incredibili su come Dio agirà per la nostra salvezza.
“In quel tempo sorgerà Michele, il grande capo, il difensore dei figli del tuo popolo;
vi sarà un tempo di angoscia, come non ce ne fu mai da quando sorsero le nazioni
fino a quel tempo; e in quel tempo, il tuo popolo sarà salvato; cioè, tutti quelli che
saranno trovati iscritti nel libro” (Daniele 12:1). I nomi di coloro che troveranno la
grazia del Signore saranno dunque iscritti nel libro della vita custodito da Gesù, affinché
neanche un solo nome vada dimenticato. La giustizia di Dio è annunciata dalla promessa
della salvezza, la nostra più grande speranza!
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COME OTTENERE LA SALVEZZA
Quando con Leonardo capii finalmente quale grande dono Dio mi aveva fatto, chiesi
frettolosamente e con grande ansietà cosa avrei dovuto fare per ottenerlo, non volevo
certo perdere questa incredibile opportunità! Ricordo ancora le semplici risposte che il
pastore mi diede, con una calma ed una precisione che mi lasciarono stranito per diversi
minuti. Quando mi ripresi, riuscì solo a dire: “Tutto qui? Solo questo per ottenere la vita
eterna? Non posso crederci… Ma se davvero è così facile, perché allora tutte le persone
che conosco non fanno nulla per ottenerla?”. Quel momento rimase impresso nella mia
vita. Mi fece comprendere come il nostro buon Padre, oltre buono e generoso, sia
infinitamente semplice nelle sue richieste. Noi avventisti conosciamo bene cosa sia
sufficiente fare per aspirare alla salvezza, ma vorrei ugualmente riassumere, in maniera
breve, le condizioni necessarie.
Qual è dunque il percorso da intraprendere per giungere alla salvezza? Sappiate che
persino i profeti discussero spesso la questione della salvezza, come scrive Pietro:
“Intorno a questa salvezza indagarono e fecero ricerche i profeti, che
profetizzarono sulla grazia a voi destinata” (1Pietro 1:10). Essi sapevano, per mezzo
dello Spirito, che Dio aveva già pianificato di salvare i suoi figli, ma questo evento
faceva parte di un disegno relativo a tempi futuri, i nostri tempi, iniziati con la morte di
Cristo e chiamati tempi di grazia. Il nostro tempo è così chiamato per un preciso motivo:
“Egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua
misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello
Spirito Santo” (Tito 3:5). La misericordia di Dio è grande e Gesù lo sa bene quando
risponde ai discepoli: “«Chi dunque può essere salvato?» Gesù fissò lo sguardo su di
loro e disse: «Agli uomini questo è impossibile; ma a Dio ogni cosa è possibile»”
(Matteo 19:25,26). Non avremo alcun merito per la nostra salvezza, questo è sempre
bene precisarlo, ma ringraziamo Dio per la sua infinita bontà.
Nella mia personale esperienza di avvicinamento a Dio e alla sua grazia, posso affermare
che tutto ha avuto inizio in un momento difficile della mia vita. Il versetto che segue
sembra descrivere perfettamente cosa Dio può fare in questi casi. “Perché la tristezza
secondo Dio produce un ravvedimento che porta alla salvezza, del quale non c'è
mai da pentirsi; ma la tristezza del mondo produce la morte” (2Corinzi 7:10). Paolo
fa una interessante distinzione fra “tristezza secondo Dio” e “tristezza del mondo”. La
prima conduce alla salvezza, mentre la seconda conduce alla morte. Riuscite a capirne
la distinzione? Anch’io mi ritrovai ad un bivio: vivere o morire, per sempre, e il tutto era
frutto di un momento triste. La “tristezza secondo Dio” ti spinge a reagire e ti conduce a
Lui, perché arrivi a comprendere che nessun altro può salvarti. E’ speranza. Se non hai
speranza, allora non rimane che la morte. Ringrazio sempre Dio per avermi dato la luce
di questa comprensione, anche se allora era ancora tanto distante. Il ragazzo della
parabola del figliol prodigo sembra seguire le stesse sorti. Nel momento più triste della
sua vita, non può sperare altro che il padre lo riaccolga fra le sue braccia. Come
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risponde Dio a questa nostra timorosa scelta? Ce lo dice Isaia: “Nel tornare a me e nello
stare sereni sarà la vostra salvezza; nella calma e nella fiducia sarà la vostra
forza” (Isaia 30:15). Quando il Padre ci abbraccia forte, perché siamo tornati a Lui, la
prima cosa che fa è perdonare i nostri peccati, per il nostro pentimento, ed in seguito ci
mostra la via della salvezza. Lo afferma Luca: “per dare al suo popolo conoscenza
della
salvezza
mediante il perdono dei loro peccati” (Luca 1:77).
Adesso che siamo tornati al Padre, ci siamo pentiti e siamo stati liberati dai nostri
peccati, ci viene quindi mostrata la via della Salvezza, e Dio è molto preciso al riguardo.
Innanzitutto la porta di accesso a questa via è solo una: Gesù Cristo. I seguenti versetti
sono inequivocabili:
“Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato, entrerà e uscirà, e troverà
pastura” (Giovanni 10:9).
“In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che
sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati»
(riferendosi a Gesù ovviamente)” (Atti 4:12).
Una volta quindi che abbiamo conosciuto Cristo, lo abbiamo accettato nel nostro cuore
ed abbiamo creduto che la salvezza viene attraverso Lui, dichiariamo attraverso il
battesimo la nostra precisa volontà: “Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà
salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato” (Marco 16:16). Ecco il vero
significato del battesimo. Esso è un puro e coscienzioso atto di fede. Noi crediamo
fermamente di essere salvati attraverso Gesù Cristo, e quindi accettiamo di mettere la
nostra vita completamente nelle Sue mani. Lui stesso ci rassicura: “In verità, in verità
vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna;
e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Giovanni 5:24).
La Salvezza è subordinata ad una sola precisa condizione: la Fede. Questi versetti lo
dichiarano apertamente:
“Ma Gesù le disse: «Figliola, la tua fede ti ha salvata; va' in pace e sii guarita dal
tuo male»” (Marco 5:34)
“Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». In quell'istante egli ricuperò la
vista e seguiva Gesù per la via” (Marco 10:52)
“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché
chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Dio non ha mandato
suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per
mezzo di lui” (Giovanni 3:16,17)
“perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il
cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato” (Romani 10:9)
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Vorrei sottolineare che quando Gesù, rivolgendosi a tutti coloro che ottengono una
guarigione, dice “la tua fede ti ha salvato” non si riferisce ad una salvezza limitata al
male fisico. Infatti il cieco che recupera la vista, così come tanti altri, non ottiene solo
la vista, ma la vita eterna. Questo lo prova il fatto che dopo la guarigione, il cieco
“seguiva Gesù per la via”. Gesù era infatti entrato nel suo cuore. Il cieco aveva ottenuto
ciò che voleva, poteva anche ringraziare calorosamente e subito dopo andare a
festeggiare il lieto evento con amici e parenti. Invece seguiva Gesù, perché non poteva
farne a meno, perché aveva accettato la salvezza per mezzo della fede in Lui. Questo
avvenimento dovrebbe far riflettere anche noi. Dovremmo chiederci se siamo solo
riconoscenti a Cristo per quello che ha fatto e continua a fare per noi, o se Egli
rappresenta la nostra ragione di vita, al di sopra di ogni altra cosa.
La fede che ci chiede Dio è poca cosa rispetto a ciò che ci promette in cambio, ossia la
vita eterna. Ci fu un simile caso di fede, nel Vecchio Testamento, in cui Dio però si
limitava a dare in cambio la salvezza fisica e temporanea, e si riferisce al caso di Noè:
“Per fede Noè, divinamente avvertito di cose che non si vedevano ancora, con pio
timore, preparò un'arca per la salvezza della sua famiglia; con la sua fede condannò
il mondo e fu fatto erede della giustizia che si ha per mezzo della fede” (Ebrei 11:7).
Se Noè fece tutto quel lavoro andando contro il parere degli abitanti del villaggio in cui
viveva, essendo schernito e riconosciuto pazzo, per sopravvivere al diluvio e vivere solo
qualche centinaio di anni in più, cosa dovremmo fare allora noi, per fede, in cambio
della vita eterna? Il nostro compito è molto più semplice: “Io ho sperato nella tua
salvezza, SIGNORE, e ho messo in pratica i tuoi comandamenti” (Salmi 119:166).
Dobbiamo solo pentirci dei nostri peccati, tornare al Padre, nutrire la nostra speranza
con la fede, accettare Cristo come nostro Salvatore e mettere in pratica i
comandamenti. Non ci viene certamente chiesto di costruire un immensa arca tutta da
soli, senza alcun mezzo moderno, per decenni e decenni senza mai un ripensamento,
come fece Noè. Ce la faremo?
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COME GESTIRE LA CONDIZIONE DI SALVEZZA
Adesso entriamo nel cuore del sermone. In realtà l’idea di trattare questo particolare
argomento mi è venuta in seguito ad un interessante conversazione avuta tempo fa con
un mio collega di lavoro, con il quale ci si poneva il problema se la salvezza, ottenuta
per grazia, attraverso il sacrificio di Gesù, e per nostra personale accettazione del
Salvatore, si potesse perdere.
Solo lo Spirito Santo può rispondere con certezza, attraverso le Scritture, ad una simile
domanda.
Una cosa di cui sono sicuro, però, è che la salvezza non corrisponde ad un contratto fra
noi ed il Padre, sottoscritto a suo tempo, e lasciato ad ingiallire nel cassetto. Se
crediamo questo siamo palesemente in torto. Voglio fare un esempio pratico. Se oggi
vado ad acquistare una casa, firmo un contratto con il venditore, e da quel momento la
casa diventa una mia proprietà che nessuno potrà mai portare via. Ma siamo proprio
sicuri di questo? Se in seguito conduco una vita dissoluta, se smetto di lavorare per
dedicarmi a piaceri e vizi, per sopravvivere dovrò fare dei debiti, e se un domani non
riuscirò a ripagare quei debiti, qualcuno si porterà via la mia casa. Come tutte le cose
quindi, anche il mantenere la condizione di salvezza, di pace con Dio, può dipendere
dallo stile di vita che assumiamo in seguito all’accettazione di Cristo, che equivale pur
sempre ad una nostra personale e libera scelta.
Se dunque l’inizio del percorso equivale al perdono dei nostri peccati e la fine
corrisponde alla salvezza, in mezzo cosa ci sta? La Santificazione, e lo afferma Paolo:
“Ma ora, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, avete per frutto la vostra
santificazione e per fine la vita eterna” (Romani 6:22). L’obiettivo finale è la vita
eterna, ma il frutto della scelta di percorrere questa strada è la santificazione. Se ci
sentiamo estranei ad essa è evidente che abbiamo sbagliato strada! Se non sentiamo
l’esigenza di rinnovarci, di fare del bene senza sosta, è evidente che non abbiamo
ancora realmente accolto nel nostro cuore il Signore Gesù.
Del resto è anche inevitabile far festa, cantare ed esternare la nostra felicità nel
momento in cui apprendiamo il mistero della salvezza. Leggiamo nelle Scritture:
“Cantate al SIGNORE, abitanti di tutta la terra, annunciate di giorno in giorno la
sua salvezza!” (1Cronache 16:23)
Gesù Cristo è vivo nella nostra vita. Dobbiamo approfondire la Sua conoscenza, ma non
limitandoci a leggere la sua biografia nei Vangeli, come fosse il racconto di una persona
famosa, piuttosto facendolo partecipe dei nostri pensieri, dei nostri desideri e delle
nostre difficoltà. Lasciando che intervenga al nostro posto dove non possiamo arrivare,
lasciando che asciughi le nostre lacrime quando nessuno si offre per questo,
condividendo con Lui ogni gioia che la vita ci riserva. Gesù stesso ci esorta a questa
condotta: “Voi investigate le Scritture, perché pensate d'aver per mezzo di esse
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vita eterna, ed esse sono quelle che rendono testimonianza di me” (Giovanni 5:39).
Gesù è dunque il mezzo per la vita eterna, le Scritture sono semplicemente
testimonianza di questa verità.
Accettare Gesù, ai fini della salvezza, presuppone un’altra condizione da parte nostra,
ovvero quella di essere guidati e ammaestrati. Leggiamo nei Salmi: “Guidami nella tua
verità e ammaestrami; poiché tu sei il Dio della mia salvezza; io spero in te ogni
giorno” (Salmi 25:5). Quale altro migliore maestro potremmo avere nella vita? Non
lasciamo che altre verità, o altri maestri abbiano influenza nel percorso che abbiamo
intrapreso. Con Lui non possiamo sbagliare, e raggiungeremo sicuramente la meta della
salvezza.
Un ultimo requisito per portare a termine la nostra missione è quello della Perseveranza.
Gesù ci avverte senza remore: “Sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi
avrà perseverato sino alla fine sarà salvato” (Matteo 10:22). Noi lo sappiamo che
ogni singola giornata della nostra vita non è affatto facile. Problemi di vario genere,
scontri con persone per futili motivi, imprevisti che ci scoraggiano. Non è il nostro
mondo questo, non ci appartiene ed è in mano al principe del male. Perseverare nel
bene a queste condizioni può voler dire una sola cosa: avere Gesù vivo nel proprio cuore,
e questa è la risposta definitiva alla domanda di questo sermone. Finché ci sarà posto
per Cristo nel nostro cuore, la salvezza non sarà mai perduta. Ma se domani mi svegliassi
senza il mio Salvatore, sarei già perduto senza saperlo. Perseverate dunque, fratelli e
sorelle, nel custodire in maniera inestimabile Gesù nel vostro cuore, nel lasciare che Egli
viva la vostra vita e respiri con la vostra bocca, e mai nulla potrà accadervi, per
l’eternità.
Amen
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