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TELEFONO 0543 35520 FAX 0543 35470 EMAIL: [email protected] 10 LUNEDÌ 3 OTTOBRE 2016 E PROVINCIA DIOCESI “ORFANA” CORIANO IL CASO Parla l’arcivescovo di Bologna Zuppi FORLÌ. Sarà il nuovo arcivescovo di Bologna monsignor Matteo Zuppi, l’apripista degli incontri formativi di Coriano, in programma da questa sera, alle 20.45 e per tre lunedì consecutivi nella chiesa di via Pacchioni. Il prete di strada, voluto fortemente alla guida della Diocesi felsinea dallo stesso papa Francesco, relazionerà sul tema “Evangelii Gaudium: una Chiesa missionaria”. FORLÌ. La data del 4 ottobre 2016 è già nella storia di Forlì: l’Ordine Francescano dei Frati Minori, nelle persone dei padri Giuseppe Amante, Maurizio Piazza e Bonaventura Pini, lascerà la città di San Mercuriale dopo ben 800 anni di presenza ininterrotta, proprio nel giorno del fondatore San Francesco d’Assisi. Alle 9.30, nella chiesa di corso Garibaldi, il vescovo di Forlì-Bertinoro monsignor Lino Pizzi presiederà la santa messa in onore del patrono d’Italia, alla presenza delle autorità civili e militari. Ma è per l’ultimo gesto ufficiale dei frati Minori in terra forlivese, la liturgia eucaristica delle 18, sempre a San Francesco, che si prevede un bagno di folla, che potrebbe anche superare i 500 “fan” accorsi domenica 25 settembre all’eremo di Montepaolo per salutare gli emuli del Poverello d’Assisi. Nel 2012 avevano lasciato i Frati Cappuccini, presenti a Santa Maria del Fiore da mezzo millennio, ora se ne vanno anche i Minori. «E’ con immenso dolore - dichiara padre Bonaventura Pini, classe 1942, il più anziano della comunità f r a n c e s c a n a d i F o rlì-Montepaolo - che lasciamo questa terra straordinaria, ma non ci sono più giovani nei nostri seminari e i superiori devono fare delle scelte». Anche se la decisione formale di chiudere Forlì-Montepaolo è stata presa il 16 maggio scorso a Milano dal Capitolo della Provincia Sant’Antonio dei Frati Minori del Nord Italia, presieduto dal superiore generale padre Mario Favretto, il ridimensionamento era nei pensieri dei responsabili dell’Ordine già dieci anni fa, quando il calo di vocazioni si è manifestato in Nella chiesa di San Francesco in corso Garibaldi congedo dei francescani Francescani, addio a Forlì dopo 800 anni di storia Con Montepaolo sipario anche sulla chiesa del capoluogo tutta la sua gravità. « E’ un fenomeno che viene da ancor più lontano - precisa il religioso, raggiunto telefonicamente nel convento di Montepaolo - visto che negli ultimi cinquant’anni, nella sola Emilia-Romagna siamo stati costretti a chiudere ben 32 postazioni». Il rammarico personale più grande per il francescano rimane il ritiro dei frati dall’ospedale Sant’Orsola di Bologna, dove LA PROPOSTA «Vescovo, siamo pronti a gestire la chiesa» L’associazione culturale “Amici della tradizione cattolica” si fa avanti FORLÌ. Rivolgendosi direttamente al vescovo monsignor Lino Pizzi, l’associazione culturale “Amici della tradizione cattolica”, presieduta da Daniele Casi, chiede di poter gestire la chiesa di San Francesco in corso Garibaldi. Il sodalizio che ha come «esclusivo scopo promuovere l’immutabile dottrina cattolica, la liturgia tradizionale e la cultura, l’arte e l’architettura sacra che ne sono state l’espressione», forte delle migliaia di firme raccolte per salvare l’eremo Montepaolo a Dovadola, si propone quindi di «scongiurare la chiusura anche di questo sacro luogo o, peggio, la sua riduzione ad usi diversi da quello originario». «Assieme a soci e amici prosegue la lettera - saremmo in grado di assicurarne custodia e manutenzione ordinaria e quel che più conta, potremmo farvi celebrare, a cadenza regolare, la messa di sempre, recitarvi rosario, svolgervi l’Adorazione eucaristica notturna, stabilirvi un coro polifonico e gregoriano e organizzarvi eventi di carattere spirituale/culturale, in accordo con la nascente delegazione romagnola della “Milizia dell’Immacolata” fondata da Padre Massimiliano Maria Kolbe, martire ad Auschwitz». «Nulla hanno potuto gli appelli e la raccolta di centinaia di firme» lui stesso ha operato e dato conforto agli ammalati per ben 10 anni. In quest’ultimo giro fatidico, oltre a Forlì-Montepaolo scompare anche il presidio “minoritico” di Reggio Emilia, che pure fa parrocchia, tra l’a lt ro molto partecipata. Nella città emiliana, alla notizia della chiusura c’è stata una mobilitazione generale come quella per Montepaolo, poi rivelatasi inutile. Nel complesso, l’ultimo Capitolo dei Frati Minori, che rappresenta circa 400 frati sparsi in un territorio comprendente sei regioni del nord Italia, da Torino a Trieste, ha messo in movimento ben 144 religiosi. La grande raccolta di firme operata in ogni dove nel Forlivese per scongiurarne la partenza non è servita. «Siamo rimasti in pochi e anziani- continua il francescano - ed è meglio concentrare le forze laddove i superiori lo ritengano opportuno». Se fra’ Bonaventura è destinato a Carpi, fra’ Giuseppe e fra’ Maurizio, entrambi forlivesi di nascita, vanno rispettivamente a Taglio di Po, in Veneto e a Cermenate di Como, Lombardia. Con la loro partenza si pone il problema di come mantenere vive le chiese. Se riguardo a San Francesco di Forlì non si sa ancora nulla, è già certo che l’eremo di Montepaolo, che fra il 1221 e il 1222 ospitò Antonio da Padova, uno fra i più grandi santi della cristianità, sarà mantenuto aperto da un guardiano per alcuni mesi, nella speranza che emerga presto una comunità, un ordine o una fraternità cui affidare il tutto. Piero Ghetti © RIPRODUZIONE RISERVATA LECTIO MAGISTRALIS DI DON CIOTTI FORLÌ. Dopo il bagno di folla mattutino sabato al Palaromiti, con un migliaio di studenti rapiti dal suo carisma, don Luigi Ciotti ha rapito nel pomeriggio altri 400 forlivesi nella chiesa di San Giacomo, con la lectio magistralis sulla “Città del Noi”. «Sin dall’età di 17 anni - esordisce il fondatore del “Gruppo Abele” e di “Libera” - mi è stata maestra la strada, l’i ncontro con le diversità. E’ il noi che vince, sono le relazioni reciproche e l’interesse per gli altri ad indicarci il cammino». I punti di riferimento dell’azione vitale di don Ciotti, sacerdote di Cristo e cittadino italiano, sono Il Vangelo e la Costituzio- «Senza corruzione la mafia non esisterebbe» Centinaia sono acccorsi a San Giacomo per ascoltare il fondatore di “Libera” ne: «C’è molta politica nel Vangelo e molto Vangelo nella Costituzione: vedi l’articolo 3, che sancisce l’uguaglianza formale di tutti i cittadini. Sta a noi, col nostro impegno civile, favorire le pari dignità anche sul piano materiale». E’ importante, sottolinea il sacerdote, saldare la terra con il cielo: guai però a perdere di vista il mondo in cui viviamo, facendo spallucce a soprusi, violenze e ipocrisie. La lotta alla povertà materiale parte dalla giustizia Lectio magistralis di don Luigi Ciotti al San Giacomo sociale e dal riconoscimento dei legami sociali, ma non può prescindere dalla conoscenza della realtà in cui si vive. «La cultura dà la sveglia alle coscienze, mentre la corruzione è la malattia che le rende sorde». Mafia e commistione sono i grandi parassiti della società: «Senza corruzione di segmenti della politica e della società, Cosa Nostra non avrebbe ragion d’essere». Don Ciotti loda apertamente Papa Francesco, figlio di italia- ni e autore di un’enciclica straordinaria, “Laudato s i i”. «Le responsabilità dei potenti della Terra, che non fanno nulla per eliminare le sorgenti dell’ingiustizia e anzi ci speculano, sono evidenti». Il fondatore di “Libera” cita ancora il pontefice argentino, quando denuncia l’inerzia interessata dei grandi organismi, ma anche l’egemonia del mercato libero, arbitrario ed irresponsabile, senza correttivi: «Abbiamo solo questa vita (terrena) per impegnarci a portare dignità e speranza nel mondo». L’imperativo è vivere con e per gli altri, farci prossimi, per ridare speranza a chi l’ha perduta. (p.g.)