bambini di strada
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Dalla parte dei bambini Il fenomeno dei bambini di strada Il GMA Iniziò la propria attività cercando di aiutare i bambini orfani di guerra: ora i tempi sono cambiati, il nostro modo di lavorare anche. Ma nonostante la guerra armata sia terminata, il fenomeno degli abbandoni non si ferma. Semplicemente ora nasce da molteplici cause, assume diverse sfaccettature e ha diversi sviluppi. Quali regole seguiamo? Alcuni passaggi tradotti e semplificati della convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (1989), indicano che: ■ Il bambino non può essere separato, contro la sua volontà, dai genitori. La legge può decidere diversamente quando il bambino viene maltrattato. Il bambino separato dai genitori deve mantenere i contatti con essi. Quando la separazione avviene per azione di uno Stato (carcerazione dei genitori, deportazione, ecc.) il bambino deve essere informato del luogo dove si trovano i suoi genitori. ■ Lo Stato deve assistere il bambino che non può stare con la sua famiglia affidandolo a qualcuno. Chi si occupa del bambino deve rispettare le sue abitudini. ■ Gli Stati devono permettere l’adozione nell’interesse del bambino. L’adozione deve essere autorizzata dalle autorità con il consenso dei parenti del bambino. Se l’adozione non può avvenire nello Stato del bambino, si può fare in un altro Stato. L’adozione non deve mai essere fatta per soldi. ■ Gli Stati devono cercare di unire alla sua famiglia il bambino separato e, se non ha famiglia, lo Stato lo deve proteggere come qualsiasi altro bambino. 4 l GMA lavora in Etiopia e in Eritrea tenendo sempre il bambino al centro delle proprie attività, ci impegniamo affinché i minori possano vivere bene con la propria famiglia o possano trovare una famiglia che li accolga. Un fenomeno al quale assistiamo in misura crescente in Etiopia, e di cui si iniziano a vedere i primi accenni in Eritrea, è quello dei bambini di strada. Il fenomeno dei ragazzi di strada in Etiopia è relativamente nuovo, mancano ancora oggi dati ufficiali attendibili e studi al riguardo nell'ambito nelle città di provincia, come quelle in cui noi siamo presenti (Soddo e Shashamane); le uniche informazioni disponibili riguardano i ragazzi di strada di Addis Abeba, la capitale, la prima città nella nazione che ha conosciuto questo problema. I problemi di Soddo e Shashamane, tuttavia, sono similari a quelli della capitale. Ad Addis Abeba è in crescita il fenomeno dei ragazzi di strada. Sono 5,5 milioni, in tutta la regione, i minori che vivono in circostanze particolarmente difficili: orfani, profughi, bambini abbandonati o che hanno subito violenze, molti dei quali trovano nella strada il luogo dove lavorare e, nei casi più gravi, anche dove vivere e dormire. Il fenomeno dei ragazzi di strada si è sviluppato in Etiopia a partire dai primi anni '90 ed è aumentato in seguito all’incremento della popolazione urbana nelle principali città del paese. Secondo recenti stime il fenomeno aumenta del 5% ogni anno. Nella sola città di Addis Abeba, interessata negli ultimi anni da un massiccio esodo dalle zone rurali, sono concentrati circa 100 mila bambini di strada. La maggior parte dei minori non ha accesso ai beni prima- I ri come cibo e acqua: quasi la metà dei bambini sotto i 5 anni è denutrita e per ogni 1.000 bambini nati vivi, 174 moriranno prima dei 5 anni (dati Vis). I motivi che spingono i ragazzi ad andare sulla strada sono: Disgregazione familiare: i conflitti, le malattie, le costrizioni economiche, ecc, disgregano villaggi e famiglie. Nei villaggi restano spesso nuclei familiari composti da vecchi e bambini con il solo supporto economico attivo della donna-capofamiglia. Giovanissimi, per lo più orfani, non sono più assorbiti dal villaggio o sostenuti dal resto della famiglia perché rappresentano altre bocche da sfamare e responsabilità. Abbandono di minori: Questi bambini restano abbandonati, vivono di espedienti, senza istruzione e esposti ai molteplici pericoli che si corrono nei paesi del Sud, non ultimi rapimenti e violenze sessuali ai danni dei più deboli. Assenza di sostegno da parte delle istituzioni locali e della società civile: le istituzioni non prevedono aiuti sociali e assistenziali, né curano l’abbandono scolastico perché le loro scuole sono mediamente affollate di anche 150 alunni per classe. Alto abbandono scolastico e innalzamento della delinquenza minorile: la delinquenza minorile è in continuo aumento e non esistono strutture carcerarie di rieducazione specializzate per ragazzi. Questi ragazzi vivono in promiscuità con carcerati adulti, con le immaginabili conseguenze. Le bambine frequentano poco la strada perché, se abbandonate o orfane, vengono speso schiavizzate da parenti e amici poco scrupolosi. Abbiamo però notato una buona accoglienza per le più fortunate, presso istituti religiosi o mamme adottive coraggiose Dalla parte dei bambini E poi abbiamo un sogno... In questi anni abbiamo sostenuto la realizzazione del centro per ragazzi di strada a Soddo. Da sempre i bambini esclusi e abbandonati hanno cercato “nella strada” un’opportunità di sopravvivenza, ma ai nostri giorni il fenomeno è reso più esplosivo e numericamente rilevante da un modello economico e sociale che crea oggettivamente esclusione. La strada è un luogo che in qualche modo offre un'alternativa alla povertà della propria casa. Sono oltre 10 milioni i piccoli “homeless” del continente, spesso a causa della perdita dei genitori per le guerre o i decessi per malattie, prima fra tutte l'Aids. I bambini di strada in Africa sono un fenomeno relativamente nuovo: in passato la tradizionale concezione di famiglia allargata è stata, infatti, sempre una garanzia protettiva per l’infanzia. Anche se orfani, i bambini venivano affidati agli anziani del villaggio o ad un lontano parente o ad una donna che non aveva avuto figli. Questa regola, ancora valida in ambito rurale, è però stata scardinata dalle nuove emergenze che affliggono l'Africa, dall’esplosione dell’epidemia dell’Aids, ai conflitti etnici, fino alle conseguenze delle migrazioni verso le grandi aree urbane. In futuro il nostro impegno sarà rivolto al reinserimento nelle loro famiglie, nelle comunità di origine… che li hanno rifiutati… il nostro impegno consisterà nell’aiutarli a tornare ad una vita “normale”. Qualora non sarà possibile il reinserimento nelle famiglie d’origine perché i ragazzi non hanno più parenti, allora inizieremo anche qui una nuova sfida… il SOSTEGNO FAMILIARE. Se ci credete… AIUTATECI! 5 Dalla parte dei bambini la nostra esperienza in Etiopia Il concetto di affido o adozione nazionale è quasi inesistente in Etiopia: anche se nel paese esiste una legislazione circa le adozioni, manca la cultura locale dell’accoglimento di un bambino non appartenente alla propria rete familiare; il sostegno tra famiglie esiste solo a livello parentale. Il nostro impegno in Etiopia quindi consiste nel prevenire l’abbandono. Qui non ci sono orfani di guerra, i bambini soli sono figli di malattie, povertà e disperazione. Ecco perché collaboriamo con Ifso, una ONG locale che sostiene le famiglie con bambini in difficoltà…. Le sosteniamo affinché possano avere di che nutrirsi tutti i giorni e andare a scuola, ma soprattutto sosteniamo i parenti psicologicamente, per aiutarli ad affrontare la lotta con la quotidianità, con le malattie (è particolarmente diffuso il virus HIV), con la mancanza di un lavoro e la costante presenza dei pericoli della strada. È così che è nato il programma “Una famiglia per ogni Ecco l’esperienza di un bambino da noi sostenuto. bambino-Etiopia” Yodenekachew Alemu è quasi adulto, frequenta la scuola professionale in TECNOLOGIA MECCANICA (Scuola Tecnica e Professionale Entoto) anno 10+3 ad Addis Abeba. Quando entrò a far parte del programma, la famiglia di Yodenekachew versava in gravi difficoltà. Ora il ragazzo continua a vivere con i familiari; fortunatamente in quest’ultimo anno non hanno rilevato particolari problemi di salute e nessuno di loro ha perso il lavoro. Yodenekachew ama studiare (definisce lo studio un hobby!) e in futuro si augura di poter diventare un buon tecnico meccanico. Come tutti i ragazzi che fanno a parte del programma, ha ricevuto un contributo mensile per il sostentamento, e la sua famiglia ha partecipato a programmi di educazione e formazione sulla gestione delle malattie trasmissibili per via sanguigna e sulla buona genitorialità. L’esperienza di Yodenekachew è stata particolarmente positiva; negli anni ha visto un progressivo miglioramento delle sue condizioni di vita, non solo per il sostegno economico che ha ricevuto, ma anche e soprattutto per l’affiancamento di alcuni assistenti sociali e operatori che hanno aiutato lui e la sua famiglia. Come da lui stesso affermato, presto riceverà il diploma; ha già completato i corsi e gli esami finali… Finisce il percorso di sostegno… e inizia il lungo cammino nella vita da persona indipendente… e orgogliosa! 6 Dalla parte dei bambini la nostra esperienza in Eritrea È dagli anni ottanta che lavoriamo con i bambini soli in Eritrea; quando iniziammo, la guerra imperversava e il fenomeno dei bambini “orfani di guerra” era particolarmente diffuso. Allora capimmo che per consentire loro una crescita serena non potevamo accontentarci di dar loro cibo, medicine e vestiti (cose assolutamente fondamentali….) ma era necessario dare ad ognuno una famiglia! Così è nato il programma FOSTER HOME (una famiglia per ogni bambino), e ciò fu possibile grazie alla rete di donne solidali eritree disposte ad accogliere nella loro casa uno o più bambini. Oggi, dopo trent’anni, siamo ancora convinti che a un bambino orfano o abbandonato sia necessario garantire una famiglia. La condizione di orfano in Eritrea è causa di esclusione sociale, l’inizio di un circolo vizioso dal quale è difficile uscire. Affidare un bambino solo ad una madre “adottiva” permette al bambino di costruire una rete di relazioni e affetti, permette di crescere in un clima di regole, cure e condivisione che possono incidere positivamente sulla sua personalità e autostima, molto più di quanto possa fare la permanenza in un istituto di accoglienza, seppur piccolo, quale può essere una casa famiglia. Certo, anche quest’ultima non è un’opportunità da escludere, per quei minori che non hanno una famiglia che li accolga. Ecco quindi le nostre attività in Eritrea: FOSTER HOME: Una famiglia per ogni bambino MAMME INSIEME PER ACCOGLIERE: aiutate una mamma ad accogliere un bambino … CASE FAMIGLIA: sosteniamo 4 case famiglia in Eritrea gestite dal governo, a Decamare, Senafe, Adi Kaieh e Mendefera, in ogni casa famiglia ci sono fino a 12 ragazzi orfani… … E siccome la vita di ogni essere umano è una continua evoluzione non è da escludere che questi bambini da noi sostenuti possano trovare i loro parenti naturali. Essendo “figli” della guerra, capita abbastanza spesso, ora che la situazione è stabile dal punto di vista della lotta armata, che a distanza di anni, a volte decenni, appaiano parenti (soprattutto di secondo grado) dei bambini considerati orfani. Quale epilogo sarebbe più felice che trovare la propria famiglia di origine? Il ministero degli affari sociali eritreo si sta impegnando su questo fronte: sostenere il riavvicinamento delle famiglie, fin dove possibile. In questo caso è nostro dovere fare in modo che il minore ricostruisca i rapporti con la famiglia di origine e si riavvicini ad essa. Se la famiglia è fondamentale per la crescita di un bambino, sono comunque importanti altre attività complementari, come l’educazione, l’assistenza medica, la formazione e l’animazione, ecco quindi alcune immagini delle attività di animazione estiva dei ragazzi Foster Home… 7