Timori ormai noti rivelano la fragilità dei mercati
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Timori ormai noti rivelano la fragilità dei mercati
Gennaio 2016 MarketScope Approfondimento mensile sulla situazione attuale e probabili sviluppi dei mercati globali La svalutazione dello yuan cinese, i prezzi del petrolio in calo e le crescenti tensioni geopolitiche preoccupano gli investitori. Confermiamo la nostra asset allocation bilanciata. Timori ormai noti rivelano la fragilità dei mercati Mercati obbligazionari Rendi mento dei bond decenna l i (previ s i oni a 3 mes i ) USA Eurozona Gi a ppone Ti tol i i nves tment gra de Ti tol i hi gh yi el d Debi to dei merca ti emergenti Va l uta forte Va l uta l oca l e 2,3% 0,6% 0,3% + = = - Mercati azionari Energi a Ma teri a l i Indus tri a l i Beni di cons umo di s crezi ona l i Beni di cons umi ba s e Settore s a ni ta ri o Fi na nzi a ri Tecnol ogi a Servi zi di tel ecomuni ca zi one Util i ty = = + = + + + - Regioni Sta ti Uni ti Eurozona Gi a ppone Merca ti emergenti As i a s vi l uppa ta (es c. Gi a ppone) = + + = pos i tivo (+), neutra l e (=), nega tivo (-) Nelle prime due settimane del 2016 sono tornati in primo piano molti dei fattori che avevano già preoccupato gli investitori nel 2015. In un quadro di crescenti timori per il rallentamento della crescita cinese, le tensioni geopolitiche e la flessione del prezzo del petrolio, la volatilità ha subito un’impennata. Questo contesto giustifica un certo grado di cautela nella nostra asset allocation bilanciata. Il 2016 si è aperto con una scena ormai familiare: la svalutazione dello yuan e il calo del petrolio che innescano una nuova fase di avversione al rischio sui mercati finanziari. La Cina si conferma infatti un fattore di oscillazione cruciale per il commercio mondiale e i mercati delle materie prime, mentre la mancanza di limiti di fornitura nel mercato petrolifero continua a incidere negativamente sui settori sensibili al petrolio. Questo significa forse che ci troviamo nella stessa situazione dello scorso agosto, quando un’impennata dell’avversione al rischio ha causato severe correzioni sui mercati? Gli investitori devono correre al riparo con investimenti difensivi quali oro, strumenti liquidi o titoli governativi sicuri? Non necessariamente. Senza dubbio l’attuale contesto di volatilità giustifica un certo grado di cautela, ma nel medio-lungo periodo la flessione del petrolio si rivelerà inequivocabilmente positiva per la crescita globale, mentre il cambio più basso della valuta cinese sarà giustificato dai fondamentali macroeconomici del paese. Riteniamo pertanto che l’attuale turbolenza dei mercati offra comunque delle alternative agli asset puramente difensivi. Una simile strategia avrebbe senso solo se la fragilità dei mercati fosse associata a un crollo generale dei fondamentali, naturalmente non previsto dal nostro scenario di base. Per il momento preferiamo quindi confermare un’asset allocation bilanciata tra le diverse asset class e una modesta posizione di Fonte: NN Investment Partners,Gennaio 2016 www.nnip.com Gennaio 2016 rischio. Per inciso, potrebbe essere ancora più interessante andare alla ricerca delle alternative di investimento generate dai timori degli altri investitori. Abbiamo quindi aperto il 2016 con una posizione di asset allocation bilanciata ma improntata alla cautela, riportando a livello neutrale il lieve sovrappeso sui titoli azionari e mantenendo una posizione leggermente sovrappesata nel real estate. Sulle altre asset class, che includono i prodotti a spread del segmento reddito fisso, le materie prime e i titoli governativi, confermiamo le posizioni di lieve sottopeso. Economia: l’indebolimento dello yuan alimenta le preoccupazioni Resilienza di breve periodo per i mercati sviluppati L’indebolimento dello yuan acuisce le problematiche dei mercati emergenti Improbabile un rialzo convincente del petrolio Prospettive sottotono per la crescita globale Secondo le attese il 2016 sarà un anno di divergenze nello scenario economico mondiale, con evidenti differenze tra le diverse regioni. Riteniamo che la crescita continuerà mediamente a migliorare nelle economie sviluppate, rallentando invece nei mercati emergenti. Questo andamento divergente, ormai evidente già da alcuni anni, è ascrivibile sostanzialmente alle diverse fasi del ciclo del credito nelle due regioni. Per il 2016 il nostro scenario centrale prevede pertanto una moderata crescita del 3,0% per l’economia globale, in linea con i tassi del 2014 e 2015. Resilienza di breve periodo per la crescita dei mercati sviluppati Nonostante un lungo periodo di tassi a zero e stimoli monetari non convenzionali, a partire dal 2012 i tassi di crescita dei mercati sviluppati non sono stati spettacolari in una prospettiva storica. I motivi di questa espansione inferiore al potenziale potrebbero essere molteplici. Probabilmente il tasso di interesse reale neutrale (ovvero quello compatibile con la piena occupazione) è rimasto molto basso per tutto il periodo a causa di problematiche nazionali e internazionali, di conseguenza le politiche monetarie dei mercati sviluppati non sono state estremamente accomodanti negli ultimi anni e questo ha determinato una crescita solo moderatamente superiore al potenziale. In secondo luogo, la crescita potenziale dei mercati sviluppati in realtà potrebbe essersi attestata a livelli assai inferiori rispetto alle ipotesi di molti analisti. Nel breve periodo siamo stati tuttavia positivamente sorpresi dalla resilienza ciclica sulla scena dei mercati sviluppati, dove la domanda interna, in generale, ha confermato un discreto momentum superiore al potenziale, mentre le esportazioni nette hanno frenato la crescita. Crescita ancora sotto pressione nei mercati emergenti Il nuovo anno si è aperto con le materie prime in calo, l’indebolimento del momentum di crescita dei mercati emergenti e maggiori timori per i deflussi di capitale dalle piazze emergenti. La forma e la natura esatte dell’inevitabile ciclo di deleveraging dei mercati emergenti continuano a rappresentare il maggior rischio di ribasso per la crescita globale. Le aspettative di inasprimento della politica monetaria Usa, associate ai timori per il deleveraging dei mercati emergenti, i rischi finanziari e l'aggravarsi delle crisi politiche nei paesi problematici, probabilmente continueranno a premere sul mondo emergente anche nel 2016. Nuovi segnali di debolezza economica in Cina Il tema più scottante rimane la situazione cinese di indebolimento della crescita, aumento dell’indebitamento, politiche economiche meno efficaci e accelerazione dei deflussi di capitale. A dicembre il Pmi manifatturiero cinese è sceso a 48,2, il dato più debole da tre mesi, deludendo profondamente le aspettative. Il settore delle esportazioni rimane problematico, mentre continuano a preoccupare i deflussi di capitale che a dicembre hanno raggiunto quota US$ 140 miliardi, in assoluto la maggiore perdita mensile mai registrata. Inoltre non bisogna sottovalutare le sfide a lungo termine, in particolare il rapido aumento del rapporto debito/Pil e la vulnerabilità del settore finanziario. L’indebolimento dello yuan soffia sul fuoco dei mercati emergenti Di recente il deprezzamento dello yuan cinese ha contribuito ad alimentare l'avversione al rischio verso i mercati emergenti. Dalla mini-svalutazione di agosto, le autorità di Pechino stanno gestendo il tasso di cambio dello yuan rispetto a un paniere di valute dei principali partner commerciali del paese. Dopo un apprezzamento del 30% circa a partire dal 2011 (quando la maggior parte delle valute emergenti ha iniziato a deprezzarsi), nel secondo semestre del 2015 il tasso di cambio nominale effettivo si è stabilizzato. Le forti oscillazioni giornaliere evidenziate di recente, un fenomeno che i cinesi avevano sempre evitato in precedenza, lasciano intendere che Pechino sta cercando in tutti i modi di scongiurare un apprezzamento rispetto al paniere dei suoi principali partner commerciali. Yuan cinese vs. dollaro Usa Fonte: Thomson Reuters Datastream , NN IP (15/07/2015-15/01/2016) 2 Gennaio 2016 Questa decisione appare sensata a fronte della debolezza delle esportazioni cinesi e dell’importanza di tale settore per l’occupazione, tanto più se si considera che i deflussi di capitale dipendono in larga misura dalla percezione che lo yuan sia ancora sopravvalutato. Ma il problema, per i mercati finanziari, è che se lo yuan si indebolisce rapidamente viene a mancare un’importante ancora per le valute emergenti. La recente flessione dello yuan appare inoltre preoccupante in quanto potrebbe indicare che i problemi economici della Cina sono diventati troppo rilevanti per riuscire ad affrontarli con il vecchio approccio politico graduale. Prezzo del petrolio ancora in calo La crescita costantemente in calo della Cina, uno dei principali consumatori di energia al mondo, ha inciso negativamente sul prezzo del greggio nelle prime settimane del 2016. Quest'anno le turbolenze sul mercato petrolifero si sono ulteriormente acuite a causa delle tensioni nell’arena geopolitica mediorientale, dove l’esecuzione di un importante imam sciita in Arabia Saudita ha scatenato un attacco all’ambasciata saudita in Iran e la successiva rottura dei rapporti diplomatici tra le due nazioni. I prezzi del petrolio sono scesi ai minimi da 12 anni, con il greggio al di sotto dei 30 dollari al barile. Data la carenza di norme che disciplinino le condizioni dell’offerta non ci aspettiamo un rimbalzo sostenibile del petrolio, considerati anche i fattori stagionali e l’inverno finora mite. In realtà, nel medio periodo, la flessione del petrolio dovrebbe senza dubbio favorire la crescita globale, in quanto rappresenta un trasferimento di reddito da chi risparmia a chi spende, contribuendo ad assorbire l’eccesso di risparmio mondiale che sta frenando i tassi reali neutrali a livello globale. Siamo tuttavia consapevoli che per arrivare a questi risultati sarà necessario affrontare un percorso pieno di insidie e di volatilità. Mercati azionari: il 2016 potrebbe rivelarsi un anno difficile Peggior inizio d'anno di sempre per i mercati azionari Il 2016 potrebbe essere un anno difficile per le azioni statunitensi I mercati emergenti risentono della flessione delle materie prime Un debole inizio per i mercati azionari… Le borse mondiali hanno iniziato il 2016 con il peggior esordio della storia, dopo un mese di dicembre altrettanto debole. Due fattori, in particolare, hanno causato questa debolezza: il calo inarrestabile del prezzo del petrolio e l'incertezza relativa alla solidità dell'economia cinese. La flessione del petrolio e delle commodity industriali ha alimentato timori di contagio per le regioni e i settori sensibili alle materie prime. In un contesto di dati economici inferiori alle attese e flessione dello yuan, le borse cinesi hanno inaugurato una fase di mercato ribassista. La debolezza del petrolio penalizza alcuni segmenti di mercato Il calo del petrolio sembra avere effetti ambigui sui mercati azionari, dato lo scarto temporale tra ripercussioni positive e negative. Senza dubbio per i consumatori è positivo, in quanto equivale a un taglio delle imposte e ne aumenta la capacità di spesa, anche se lo stesso consumatore sembra diventato meno reattivo, rispetto al passato, nei confronti di una flessione del petrolio e appare ancora restio a spendere questo guadagno inatteso. In ultima analisi il calo del petrolio riuscirà comunque a influenzare positivamente la spesa al consumo. D’altro canto, però, i prezzi in calo hanno un impatto più immediato sul settore energia. L’anno scorso la redditività delle società energetiche è stata quasi completamente azzerata, nonostante i prezzi medi siano rimasti ancora oltre i 50 dollari al barile. Ai prezzi attuali, il settore nel complesso sta probabilmente operando in perdita. Questo contrasta con il periodo 2008-2014, durante il quale il settore energia rappresentava circa il 17% delle vendite globali, il 15% degli utili globali e il 15% dei dividendi globali. Il sell-off cinese Nelle prime due settimane del 2016 le borse cinesi hanno perso il 20% della capitalizzazione di mercato, segnalando l’inizio di una fase ribassista. Inizialmente un indicatore manifatturiero puntava verso una contrazione dell’attività nel mese di dicembre. Il mercato azionario cinese ha reagito male a questi dati e per due volte in una settimana ha perso il 7%, attivando (a -5%) il cosiddetto “circuit breaker”, il sistema di interruzione dei mercati, e infine la sospensione delle contrattazioni (a -7%). L’autorità che regola la Borsa cinese ha successivamente sospeso il controverso sistema di interruzione dei mercati. Oltre al deprezzamento dello yuan, anche l’attesa scadenza del divieto sulle vendite allo scoperto potrebbe avere accresciuto l’ansia degli investitori. Questi fattori si sono sommati ai timori già diffusi per la debolezza delle esportazioni e i deflussi di capitale. Le tensioni in Medio Oriente alimentano le turbolenze Un altro fattore che ha fatto impennare l’avversione al rischio è stato l’aumento delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente tra Iran e Arabia Saudita, che in breve tempo hanno portato il prezzo del petrolio ad allontanarsi dai minimi, a vantaggio anche del prezzo dell’oro. Per il mercato in generale queste tensioni non sono però positive, perché alimentano l’avversione al rischio e fanno aumentare i premi al rischio sui titoli azionari. D'altro canto, come già osservato in occasione di precedenti dispute diplomatiche e, ancora peggio, di scontri armati tra diversi paesi, i mercati tendono a "dimenticare" in fretta questi eventi, a meno che non abbiano un impatto sulle aspettative di crescita globale. Il 2016 potrebbe rivelarsi un anno difficile per le azioni statunitensi Secondo la nostra view, il 2016 non sarà un anno facile per i mercati azionari. Si stanno sviluppando condizioni avverse, in particolare per il mercato statunitense che rappresenta oltre la metà dell’indice MSCI World. Le metriche di valutazione assolute sono oltre i valori medi, pertanto non c’è spazio per eventuali delusioni. Nel contempo i bilanci si stanno deteriorando e i tassi di interesse applicati alle imprese aumentano, gonfiando gli oneri finanziari delle società. Inoltre i margini di profitto sembrano aver raggiunto i massimi, soprattutto perché la produttività non aumenta e il mercato del lavoro è diventato più teso. L’era dei massicci riacquisti azionari www.nnip.com Gennaio 2016 finanziati dal debito potrebbe presto concludersi negli Stati Uniti. Infine, la banca centrale Usa ha iniziato ad aumentare i tassi di interesse. Tutti questi elementi ci inducono a essere cauti sulle azioni Usa e di conseguenza sulle azioni globali. Ravvisiamo maggiori potenzialità nelle azioni giapponesi e dell’eurozona, che promettono una maggiore crescita degli utili e sono sostenute dalle rispettive banche centrali. Azioni dei mercati emergenti e prezzi delle materie prime Mercati obbligazionari: i timori per il petrolio e la liquidità pesano sugli spread Titoli governativi favoriti dalle turbolenze dei mercati Confermata la posizione leggermente sottopesata sugli spread Valutazioni dell’high yield Usa sempre più interessanti L’avversione al rischio avvantaggia i Bund tedeschi Fonte: Thomson Reuters Datastream , NN IP (Gen 1996 – Gen 2016) …e per le azioni dei mercati emergenti A livello di allocazione regionale siamo sottopesati sulle azioni dei mercati emergenti. La correlazione positiva con i prezzi delle materie prime rimane intatta, mentre l’inasprimento della politica monetaria Usa e il rafforzamento del dollaro mettono sotto pressione le valute emergenti. I responsabili politici cinesi hanno soffiato sul fuoco, consentendo il deprezzamento della moneta e intervenendo con scarsa fortuna sul mercato azionario. Il nervosismo degli investitori è quindi aumentato, i deflussi di capitale si sono intensificati e i dati forniti da fonti non governative mostrano un quadro di debolezza. Sul paese grava inoltre un forte indebitamento, con un rapporto debito/Pil di circa 30 punti percentuali al di sopra del trend a lungo termine. A fronte di questo scenario negativo, due elementi sembrano offrire qualche spiraglio: anzitutto è opportuno osservare che il posizionamento sottopesato sui mercati emergenti attualmente è un trade di consensus e i flussi sono negativi da lungo tempo, in secondo luogo le valutazioni relative sono scese ai minimi da almeno 15 anni. Confermato un lieve orientamento ciclico A livello di settori abbiamo ridotto le materie prime (energia e materiali) a livello neutrale, confermando il sottopeso su utility e telecomunicazioni. Gli industriali sono stati ridotti a una posizione di lieve sottopeso e l’healthcare è passato a leggero sovrappeso. La nostra preferenza ciclica rimane incentrata su beni di consumo discrezionali, finanziari e informatica. I titoli governativi delle economie sviluppate hanno realizzato limitati guadagni nei primi giorni del 2016, dopo che il crollo delle azioni cinesi ha deviato l’interesse degli investitori verso la relativa sicurezza del debito sovrano, spingendo al ribasso i rendimenti. Nonostante i guadagni abbiamo mantenuto un orientamento leggermente negativo sui Bund tedeschi. Le incertezze geopolitiche, le basse aspettative di inflazione e le misure di allentamento quantitativo nell’eurozona e in Giappone favoriscono il calo dei rendimenti sui titoli governativi. D’altro canto, gli investitori hanno ancora ingenti posizioni su queste obbligazioni, le valutazioni sono eccessive e la Federal Reserve Usa ha iniziato a normalizzare i tassi di interesse. Nel complesso, per i prossimi anni ci aspettiamo una ripresa molto graduale dei tassi di interesse (sui rendimenti dei Bund decennali). I timori per il petrolio e la liquidità pesano sugli spread In un contesto di maggiore avversione al rischio e diminuzione dei prezzi del petrolio, a gennaio i rendimenti dei prodotti di credito a spread hanno segnato un rialzo. Su questo segmento abbiamo mantenuto la nostra posizione di lieve sottopeso. Le prospettive di crescita mondiale sono confermate ma nel breve periodo il quadro appare più incerto. Sul fronte corporate e dei mercati emergenti incombono i rischi legati a leva e utili. La debolezza dei prezzi delle materie prime rappresenta ancora un rischio per l’high yield (HY) Usa e il debito dei mercati emergenti in valuta forte (EMD HC). La mancanza di liquidità per i prodotti a spread è un altro fattore di rischio, in quanto gli investitori recentemente hanno abbandonato questa categoria di investimento.. Deflussi dal debito high yield statunitense In questo contesto, il deflusso degli investitori è stato un tema centrale per i prodotti a spread. L’high yield Usa, con la sua esposizione al petrolio e ai metalli industriali, è risultato particolarmente penalizzato e ha subito sostanziali deflussi. Alcuni fondi HY hanno dovuto posticipare i rimborsi, facendo quindi accelerare i deflussi. Non sorprende che questo abbia inciso negativamente non solo sulla performance dell’HY Usa, ma anche sull'high yield europeo a causa dell’effetto contagio. 4 Gennaio 2016 Posizione neutrale sul debito High Yield Usa La nostra posizione sul debito high yield Usa è passata da sottopesata a neutrale dopo che il crollo del petrolio e delle materie prime e i deflussi degli investitori hanno portato le valutazioni su livelli più interessanti. Tra gli aspetti negativi figura il deterioramento dei bilanci statunitensi, in quanto il maggiore indebitamento delle imprese e l’indebolimento delle prospettive di utili hanno fatto peggiorare l'outlook. Secondo le attese, nel segmento HY Usa i default sono destinati ad aumentare rispetto agli attuali livelli ancora bassi. Il settore energia, in particolare, rimane vulnerabile sotto questo aspetto in quanto i costi di produzione dello shale oil statunitense sono stimati attorno a 45-55 dollari al barile, motivo per cui un prezzo del petrolio inferiore ai 40 dollari pone un serio problema di rifinanziamento. A questo proposito, le banche Usa hanno iniziato nuovamente a inasprire le condizioni di concessione del credito nel quarto trimestre 2015, per la prima volta dal Q1 2012. Gli standard creditizi tendono ad anticipare l’andamento dei tassi di default, che con ogni probabilità aumenteranno in futuro. Elevata correlazione tra Brent e Global High Yield immobiliare si conferma il principale beneficiario della ricerca di rendimento da parte di investitori istituzionali e privati. Nel real estate abbiamo una posizione di leggero sovrappeso sui titoli immobiliari europei. Il QE della Bce e il rafforzamento del mercato del lavoro dovrebbero fornire un certo sostegno, mentre i prezzi non risultano eccessivi. Materie Prime Per le materie prime il 2016 si è aperto sugli stessi toni del 2015, con una situazione ancora critica a causa del persistente eccesso d’offerta in tutti i segmenti principali (energia, metalli industriali e agricoltura) dovuto essenzialmente alla debole domanda dei paesi emergenti, all'insufficiente regolamentazione della produzione e all'aumento del dollaro Usa rispetto alle valute dei produttori di materie prime. Analogamente all’anno scorso, i metalli preziosi hanno sovraperformato, mentre i segmenti ciclici, in particolare l’energia, hanno sottoperformato. Sulle commodity abbiamo una posizione leggermente sottopesata. Un rimbalzo a breve termine sembra poco probabile in quanto i produttori di materie prime si sono concentrati più sulla riduzione dei costi di produzione che non sui tagli alla produzione. A fronte di questo scenario negativo, solo le posizioni eccessivamente pessimistiche nei confronti delle materie prime offrono qualche prospettiva di brevi periodi di copertura delle posizioni corte. Fonte: Thomson Reuters Datastream , NN IP (01/01/2014 –18/01/2016) Valutazioni dell’high yield Usa sempre più interessanti Le pressioni sull’high yield statunitense hanno fatto salire i rendimenti al 9% circa, portando gli spread oltre i 690 punti (Barclays Global HY Index). Il carry e le valutazioni appaiono quindi abbastanza interessanti da compensare i deflussi e i rischi legati alle materie prime. Posizionamento difensivo In termini di posizionamento, questo ci porta ad avere un orientamento difensivo nell’ambito di un'allocazione leggermente sottopesata sugli spread. Attualmente preferiamo il debito investment grade rispetto al segmento high yield, inoltre manteniamo una posizione sovrappesata sui periferici dell’eurozona e un lieve sottopeso sulle valute e sul debito corporate emergenti. Mercati immobiliari Confermiamo il lieve sovrappeso sui titoli immobiliari quotati, sebbene il recente aumento della volatilità abbia spinto al ribasso questa asset class. Siamo convinti che i graduali aumenti dei tassi di interesse negli Stati Uniti potranno essere assorbiti dal miglioramento dei fondamentali e delle valutazioni. Il settore 5 Gennaio 2016 Avvertenze legali Le informazioni contenute nel presente documento sono state predisposte esclusivamente a scopo informativo e non costituiscono offerta o invito all'acquisto o alla vendita di titoli o alla partecipazione a qualunque strategia di trading. Le informazioni sono state accuratamente verificate e selezionate, tuttavia non si rilasciano dichiarazioni o garanzie, espresse o implicite, in ordine alla loro accuratezza o completezza. Tutte le informazioni possono essere modificate senza preavviso. I rendimenti passati non sono indicativi di risultati futuri. I dati di rendimento rappresentati sono al lordo dell’effetto fiscale. Eventuali simulazioni di rendimento riportate nel presente documento sono puramente a scopo illustrativo e non devono essere considerate come promessa, obiettivo o garanzia di rendimenti futuri. Né NN Investment Partners Holdings N.V. né qualunque altra società o unità appartenente al Gruppo NN, o qualunque dei suoi funzionari, amministratori o dipendenti assumono alcuna responsabilità in relazione alle informazioni o indicazioni qui fornite. Ogni investimento in strumenti finanziari deve essere attentamente valutato. 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