l`importanza del controllo della posizione previdenziale

Transcript

l`importanza del controllo della posizione previdenziale
LA FONDAMENTALE IMPORTANZA DELLA POSIZIONE
PREVIDENZIALE
Tutti i lavoratori, soprattutto quelli della scuola, farebbero bene attivarsi nel controllare la
propria posizione assicurativa a fini previdenziali verificando la completezza della
dichiarazione dello stato di servizio, i riscatti, l’eventuale ricongiunzione dei contributi
versati presso l'INPS o altre casse, regolarizzare possibili ” buchi” o periodi scoperti.
Ogni lavoratore ha una storia di lavoro individuale e come tale deve preoccuparsi in tempo
reale al fine di controllare, seguire ed unificare ove possibile la propria anzianità
contributiva quale elemento essenziale per determinare l’assegno pensionistico.
Ha una duplice valenza stabilisce: quando e quanto.
Talune sorprese si manifestano purtroppo a distanza d’anni e molto spesso il lavoratore se
n’accorge quando sta per andare in pensione e forse quando è troppo tardi, con ricadute
fortemente penalizzanti sia sul diritto sia sulla misura della pensione.
Chi opera nel settore registra che i casi sono molteplici e tantissime volte si riflettono in
maniera devastante e negativa sulla pensione.
Val la pena di ricordare cos’è la pensione.
La pensione è quella rendita vitalizia corrisposta al lavoratore (dipendente, autonomo o
libero professionista) nel momento in cui cessa l’attività al raggiungimento dell’età
pensionabile fissata per legge (pensione di vecchiaia) o dell’anzianità contributiva
maturata (pensione di anzianità), oppure, negli altri casi, in rapporto alle condizioni di
salute e alla conseguente impossibilità di svolgere un lavoro (pensione d’invalidità) o al
grado di parentela con un assicurato o un pensionato defunti (pensione di reversibilità)
Può accadere per esempio che prima di essere assunto nella scuola un lavoratore o
lavoratrice abbia prestato servizio presso una ditta o scuola privata per due-tre anni negli
anni ‘80 e non si trova traccia della conseguente contribuzione all’INPS.
E’ intervenuta la prescrizione perché sono trascorsi oltre 10 anni dal momento in cui i
contributi dovevano essere versati né possono essere versati ora per allora.
L’Inps non può più agire per il recupero nei confronti del datore di lavoro né può accettare
da questi ammesso che sia disposto ad una regolarizzazione a posteriori.
A fronte di tali situazioni esiste tuttavia un rimedio però a caro prezzo.
L’art. 13 della legge 1338/62 prevede una speciale forma di riscatto “costituzione di
rendita vitalizia” che consiste nel versamento di una somma pari alla quota di pensione
che sarebbe spettata se a suo tempo i contributi fossero stati regolarmente versati.
Successivamente si produrrà domanda ai sensi della legge 29/79 per la ricongiunzione
alla Ctps (Cassa Stato) sempre a titolo oneroso.
La disponibilità a farsi carico del costo del riscatto in ogni caso non basta, il lavoratore
deve dimostrare all’Inps, con documenti dell’epoca, che durante il periodo scoperto di
contribuzione ha effettivamente lavorato.
Con sentenza 568/1989 la Corte Costituzionale ha ammesso come prova anche le
testimonianze dei colleghi e d’altre persone a conoscenza dei fatti.
Qualora esistano i presupposti indicati, la richiesta di riscatto può essere presentata
all’Inps anche dall’ex datore di lavoro se disponibile a sanare l’ommisione contributiva.
Se questi invece non sia consenziente o reperibile, il lavoratore – ottenuto il riscatto – può
citarlo in giudizio per il risarcimento del danno (art. 2116, comma 2, Codice Civile).
La domanda di riscatto può essere limitata al periodo scoperto necessario per raggiungere
il requisito richiesto per una determinata prestazione ad esempio 35 anni di contributi per
la pensione di anzianità.
Se la domanda di riscatto è accolta, il lavoratore riceve dall’Inps una comunicazione
sull’importo da pagare.
La somma richiesta può essere versata in un’unica soluzione oppure in 60 rate mensili
maggiorate degli interessi al tasso legale vigente.
E’ considerato rinunciatario chi non paga entro 60 giorni l’intero importo o la prima rata.
Resta pur sempre un’operazione costosa, ancorché si abbiano i benefici fiscali introdotti
dal Decreto Legislativo 47/2000.
Il contributo è totalmente deducibile dall’imponibile fiscale.
Si deve valutare con la massima attenzione tale operazione tenendo ben presente che
cosa si vuole ottenere in cambio.
Di norma l’investimento si rivela redditizio se gli anni recuperati servono per anticipare il
momento della pensione.
In questo caso il sacrificio economico è ampiamente ripagato dalle mensilità percepite
prima dell’età prevista per il pensionamento di vecchiaia.
Potrebbe convenire meno ma si è dell’avviso che conviene sempre perché è una
scommessa sull’aspettativa di vita del lavoratore che percepirà oltretutto un assegno
vitalizio più corposo, rivalutabile, reversibile.. e…. fino a quando?
Dicembre 2007
giuliano coan