informativa in pillole 13/2015

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informativa in pillole 13/2015
Aderente alla
Confederazione
Unitaria Quadri
Confédération
Européenne des
Cadres
Torino, 21 dicembre 2015
Ai Membri G. E.
Alle R.S.A.
Alle R.S.U.
Ai Coordinatori Territoriali
INFORMATIVA IN PILLOLE 13/2015
OGGETTO: 1) Cumulo pensione - Lavoro
2) Orario di lavoro
3) Flexsecurity
4) Opzione Donna
5) Licenziamento
6) Orario “libero”
Care colleghe e gentili colleghi,
in chiusura d’anno inviamo alcune note su temi che, in alcuni casi, abbiamo già relazionato in
precedenza.
A disposizione per ogni ulteriore chiarimento vogliate gradire i nostri più sentiti Auguri di un lieto
Santo Natale e felice Anno Nuovo.
Guido Castagno
e-mail: [email protected]
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1) Cumulo Pensione – Lavoro
Ovviamente potrà non interessare direttamente i Quadri in indirizzo, ma potrà essere
sicuramente utile per i colleghi/e in Quiescenza, per i prossimi alla Pensione e per eventuali
parenti/amici interessati.
E’ noto che molti Quadri acquisita la pensione o per propria volontà, ma, molto più spesso
per richiesta aziendale, hanno continuato a lavorare nella stessa azienda e con lo stesso ruolo
(tipicamente come CO.CO.PRO).
Questo vale fino e non oltre il 31 dicembre 2015.
Dal 1° gennaio 2016, stante il Jobs Act, si avranno solo più due alternative: optare per una
assunzione come “Lavoratore subordinato” (magari a tempo determinato) oppure come
“lavoratore autonomo” (Partita IVA); ma come autonomo non dovrà essere sistematicamente
presente sul luogo di lavoro né essere inserito nei processi e/o strutture aziendali (se no
diventa un dipendente).
2) Orario di lavoro
Certamente ricorderete tutti quando la Francia è stata definita “grande innovatrice sociale” per
aver abbassato a 35 ore settimanali l’orario di lavoro.
Poi si sono resi conto che in questo modo si perdeva competitività e posti di lavoro.
Non si è ancora intervenuti “per legge”, ma le aziende si stanno “attrezzando”.
L’ultimo caso, oltre alle varie aziende che hanno optato per licenziare, è la SMART di
Hambach, che ha proposto un accordo in cui, in sostanza, si superano le 35 ore ed i lavoratori
lavorano “gratis” due ore in più alla settimana. Per cinque anni.
Anno 2016: lavorate 37, pagate 35. 2017, 2018, 2019: lavorate 39, pagate 37. 2020: lavorate
37, pagate 35.
In questo modo ipotizzano di ridurre il costo del lavoro del 6%.
Solo nel 2021 si tornerà (forse) alle 35 ore.
Come contropartita i lavoratori riceveranno degli emolumenti economici e la garanzia di non
tagliare l’occupazione fino al 2020.
Il discorso è ovviamente molto più ampio, perché coinvolge il differenziale sul costo del lavoro
tra stabilimenti allocati in Paesi diversi e, soprattutto, perché c’è stata una grave spaccatura tra
le maestranze ed è la prima volta che i lavoratori, direttamente, tramite referendum, hanno
deciso a maggioranza amplissima di lavorare di più e guadagnare di meno per un certo
periodo di tempo.
Ci asteniamo da facili populismi e non vogliamo parlare di ricatto, ma è comunque una vicenda
che merita attenzione.
Di nostro possiamo dire che abbiamo già dovuto metabolizzare il “demansionamento” inserito
nel Jobs Act e se ci aggiungessimo anche questa possibilità……..
3) Flexsecurity (Rif. to Info 8/2011)
Solo per comunicare che il Gruppo Marazzi ha aderito alla “staffetta generazionale” che
avevamo a suo tempo relazionato nella Info a riferimento. (Magari ci sono state già altre
aziende che hanno attuato accordi simili, ma non ne siamo a conoscenza).
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4) Opzione Donna
Comunichiamo che la possibilità per le donne di andare in pensione con il “totalmente
contributivo” potrebbe continuare anche nel 2016.
Monitoreremo l’andamento dell’iter della “Legge di Stabilità” (dove si discuterà l’emendamento)
e vi terremo informate.
5) Licenziamento
Purtroppo è stata emessa una sentenza che non farà piacere a nessuno, ma ob torto collo
dobbiamo prenderne atto.
La Corte di Cassazione con sentenza n. 23620/2015 ha deciso che un’azienda può licenziare
un lavoratore per ottenere un maggior profitto all’azienda stessa.
Il pronunciamento è molto più articolato, ma, sostanzialmente, è stata sancita la possibilità di
sostituire un lavoratore con una figura professionale “più elevata”, dimostrando che
nell’azienda stessa non c’era la possibilità di ricollocazione.
Poi, ovviamente l’azienda si è anche appellata al calo produttivo, alla crisi, etc. etc.
Per dovere di cronaca ed onestà intellettuale dobbiamo anche dire che questa sentenza non è
“generalizzabile” e che, magari, la prossima emessa dalla Suprema Corte potrebbe rovesciare
il giudizio, perché occorre sempre valutare il contesto complessivo che viene portato in sede di
giudizio.
6) Orario “libero”
Ci sono ormai alcune aziende che permettono alle maestranze di scegliere l’orario di ingresso
(anche per gli operai) ed inoltre se operare dal lunedì al venerdì oppure inglobare, nell’orario di
lavoro, anche il sabato e la domenica, con, ovviamente, uno stipendio maggiorato (vedi
Ducati).
E’ intuitivo che stiamo parlando di una “flessibilità” ormai diffusa, che non potrà coinvolgere
tutte le imprese, perché limitata dai vari processi produttivi, ma che, dove è possibile applicarla,
si tradurrà in un notevole vantaggio sia per l’azienda che per i lavoratori.
Ci sono aziende, tipo la Vodafone, che permettono ai dipendenti di “gestirsi” due giornate al
mese da casa, fermi restando gli obiettivi individuali attribuiti dall’azienda.
All’American Express (sede di Roma) invece i dipendenti e l’azienda hanno optato per il
“telelavoro”.
Sulla stessa linea stanno andando anche altre aziende dei servizi: Telecom, Unicredit, BNL,
etc.
E’ quindi evidente che è un sistema che prende piede soprattutto nelle aziende “non
manifatturiere”; in queste ultime ci si orienta prevalentemente sulla flessibilità dell’orario di
ingesso/uscita.
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