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commentary Commentary,5febbraio2014 SOCHI 2014: SPRECHI E CORRUZIONE: OLIMPIADI A RISCHIO DEFAULT ANTONELLA SCOTT I prezzi dello skipass stagionale per il nuovo comprensorio di Rosa Khutor sono davvero convenienti, quest’anno: il fatto è che gli impianti di risalita saranno di nuovo accessibili ai turisti solo in marzo, ad avventura olimpica conclusa. A quel punto non ci sarà molto tempo per ricalcare le piste di Sochi 2014: i manager del paesino nato dal nulla per volontà di Vladimir Putin contano sul richiamo dei Giochi per attirare turisti nella valle di Krasnaja Poljana e convincerli però a tornare, quest’estate o l’inverno prossimo. È questa la grande incognita: il progetto decollerà oppure Rosa Khutor, con i suoi palazzi di lusso allineati sul fiume, è destinata a trasformarsi rapidamente in una città fantasma? Ci sarà vita, dopo le Olimpiadi? ©ISPI2014 Politicamente, in questa impresa Putin ha investito quasi tutto. Finanziariamente l’impegno viene stimato attorno ai 51 miliardi di dollari, grosso modo il 2,5% del prodotto interno russo. Una cifra colossale, in realtà difficile da confrontare con le edizioni precedenti dei Giochi perché è giusto distinguere tra le spese sostenute per gli impianti sportivi e quelle dedicate alle infrastrutture e ai trasporti, un'eredità che resta. Ma anche così, il budget di Sochi è riuscito a superare i 40 miliardi spesi per Pechino 2008, malgrado le Olimpiadi estive implichino un numero di gare e di impegni molto superiore a quelle invernali. Senza neppure aspettare l’arrivo della fiaccola, il primo record è già battuto. Si dice che l’impatto economico di quanto investito in un’Olimpiade possa agire anche per più di 30 anni: e chi conosce il Caucaso sa quanto bisogno di attenzione e di sviluppo ci sia nella regione. Una manna dal cielo, dunque, questi Giochi voluti qui per riqualificarla. Purtroppo le cose non sono così semplici. Come i fiumi di denaro indirizzati da Mosca verso Grozny e dintorni, e svaniti nel nulla, così il lauto bottino di Sochi in buona parte non è arrivato nella destinazione giusta. Secondo Gian Franco Kasper, dirigente svizzero del Comitato olimpico internazionale, un terzo della spesa “è scomparso” nel nome della corruzione che ha coinvolto «businessmen strettamente legati al Cremlino e al presidente Vladimir Putin». I contratti, sostiene Kasper, «sono stati dati a gente che aveva già un piede dentro, lo sappiamo». Da Mosca, il blogger anti-corruzione Aleksej Antonella Scott, Vice capo redattore a Il Sole 24 Ore. Le opinioni espresse sono strettamente personali e non riflettono necessariamente le posizioni dell’ISPI. Le pubblicazioni online dell’ISPI sono realizzate anche grazie al sostegno della Fondazione Cariplo. 1 commentary Navalnyj ha compilato una mappa di Sochi (http://sochi.fbk.info/en/) che illustra ogni dettaglio di questo immenso giro d’affari: gli amici, le cifre, gli scandali, gli sprechi. miliardi. A Deripaska, cui hanno lasciato in mano l’alluminio di tutte le Russie, il contributo richiesto per la causa sono stati l’aeroporto, il porto commerciale, il villaggio olimpico. Il nome che ricorre più di frequente è quello di Arkadij Rotenberg, che da giovane si allenava a judo insieme a Putin. Le sue compagnie sono tra i beneficiari principali di queste Olimpiadi: hanno costruito strade, aeroporti, un gasdotto e una centrale elettrica, ponti e il centro stampa del villaggio olimpico. Totale, 7,1 miliardi di dollari. «L'intero progetto Sochi – ha detto Navalnyj all'agenzia Reuters – è stato concepito non solo per produrre i Giochi Olimpici, ma anche per arricchire un numero ristretto di amici di Putin». Progetti il cui futuro è quanto meno incerto, soprattutto considerato che gli oligarchi-patrioti non possono vendere le migliaia di appartamenti spuntati a Sochi prima dell’avvio dei Giochi e del rimborso dei prestiti. Così mesi fa, insieme a Gherman Gref che è presidente di Sberbank – altro ente di stato coinvolto – hanno scritto una lettera chiedendo aiuto, agevolazioni fiscali e tassi meno onerosi sui prestiti concessi dalla Veb. «Le nostre aziende – scrivono Gref, Deripaska e Potanin – hanno accettato di partecipare all’avventura olimpica per la natura sociale del progetto. Ma Sberbank, Gazprom, Rusal e Norilsk Nickel sono compagnie quotate, il loro compito è aumentare i profitti degli azionisti». Nei prossimi mesi dovranno invece cominciare i rimborsi. Ma per chi s’interroga sulla sostenibilità del progetto Sochi, l’elemento preoccupante sta nel fatto che se Putin ha assicurato ai propri amici i contratti più lucrosi, sulle compagnie di stato e sugli oligarchi come Vladimir Potanin e Oleg Deripaska ha caricato i grossi investimenti che, dopo le Olimpiadi, rischiano di non avere un futuro. Facendoli finanziare in gran parte dalla Vneshekonombank (Veb), la banca dedicata allo sviluppo dell’economia, usata dal governo come un secondo budget. «In caso di default – si preoccupa il vicepresidente Serghej Vasiljev – il progetto olimpico aprirà una voragine nei conti». I programmi per il futuro non mancano. Sochi sarà ancora al centro delle attenzioni del governo con il G8 della prossima estate, e poi sarà la sede del Gran Premio di Formula 1, e ospiterà i Mondiali di calcio del 2018. Ci sarebbe l’intenzione di costruire qui due casinò, trasformando la valle di Krasnaja Poljana in una delle poche destinazioni concesse in Russia al gioco d’azzardo. In un certo senso, la scelta è davvero azzeccata: l'anima di Sochi 2014 è una scommessa. ©ISPI2013 Potanin è il re del nickel e di Rosa Khutor, pensava di costruirla con soli 300 milioni, che sono diventati 2,6 2