BOZZOLO E DOMUS PASOTELLI ROMANI un rinnovato percorso di

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BOZZOLO E DOMUS PASOTELLI ROMANI un rinnovato percorso di
BOZZOLO E DOMUS PASOTELLI ROMANI
un rinnovato percorso di valori condivisi
Nella mattinata del 28 maggio scorso, si è tenuta a Bozzolo una tavola rotonda con l’intento di
porre in risalto la continuità tra l’eredità spirituale di don Mazzolari, il carisma delle Piccole
suore e i principi ispiratori della Fondzione Opera Immacolata Concezione. All’evento, collocato
nella settimana del pellegrinaggio della Madonna di Fatima a Bozzolo, ha partecipato come
relatrice suor Anna Lucia Ballin, di cui riportiamo l’intervento.
Un percorso rinnovato presuppone delle radici, presuppone l’esistente, un volto che si è fatto volti,
storia …
È momento di giubilo, di festa! Non lo possiamo tacere! La Madre, nell’effigie di “Madonna di
Fatima”, è qui con noi, a dirci che c’è, a ricordarci che sempre è stata con noi. E con lei ci sono
capitate tante cose: momenti che hanno variamente colorato la nostra vita. Un cammino, un
percorso di bene, soprattutto il suo in noi, e il nostro in lei, che qui vogliamo ricordare.
E non possiamo tacere come Maria nel Magnificat
L’ANNUNCIO, CON MARIA
“Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato” (At 4,20). Non potevano tacere,
proprio non potevano tacere il fuoco bruciante acceso nel cuore: e andarono e annunciarono (“Non
ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava
le Scritture?” Lc 24,32). E nella Pentecoste, straordinaria pagina di salvezza, gli Apostoli erano
stati riempiti di Spirito Santo. Con loro c’era la Madre. Madre di misericordia. Come il Figlio.
Uscirono, partirono, annunciarono, con passione, impavidi, irremovibili di fronte alle minacce, alle
persecuzioni… Lieti di spargere il loro sangue. Come e per il loro Maestro. Il Crocifisso Risorto.
Maria , la Madre, consegnata da Gesù a Giovanni, era nel loro cuore, nella loro vita. Lei c’è
ovunque dove il Figlio e i figli, tutti, prendono casa nel mondo e nella storia.
Così sono le strade del Regno. E i profeti, i testimoni, i martiri di tutti i tempi e tutti i piccoli, che
solo il Padre conosce, l’hanno sentita vibrare nel loro cuore. E non poterono tacere!
ECCOMI, CON MARIA
C’è sempre, all’inizio di ogni piccola storia d’amore, un: “Non possiamo, non posso, tacere”. Un
“Eccomi” di risposta. Un sussulto di grazia, una piccola “cosa bella”, un dono dall’Alto, dal Padre,
e lo Spirito se ne fa tramite, e il Figlio, il Signore Gesù, lo investe, quell’inizio, in Sé e di Sé, e gli
dà il proprio volto, si rende visibile nella propria carne, lo rende partecipe della pienezza del suo
farsi uomo. È un carisma, un vero e proprio dono trinitario.
E Maria è “la Presente”: sempre! In ogni volto d’uomo, in ogni “eccomi” che lo Spirito suscita nei
nostri cuori.
GIUSEPPE NASCIMBENI e MARIA DOMENICA MANTOVANI ne hanno sentito il fremito,
l’irrompere dello Spirito, come in lei. Hanno accolto, si sono lasciati invadere, accendere, mandare.
Il loro “Eccomi” a Dio li ha resi Padre e Madre nostri. E Maria, la Vergine del sì, si è rivelata
proprio Madre: una rivelazione tacita, interiore, nel profondo del cuore, senza “strepiti” – diceva
don Nascimbeni - senza clamori, come a Betlemme, a Nazareth, ai piedi del Crocifisso, là sul
Calvario. E questo proprio li toccò profondamente, non lo poterono tacere.
Quel “non poter tacere” fu come un “focus”, una specie di “cantus firmus”, una vibrazione
inarrestabile dell’anima che percorse la loro e la nostra storia. Fino ad oggi.
Farsi spazio accogliente per ogni persona e realtà. I presupposti sono nel cuore, dove la fragilità può
diventare nitidezza, ascolto, apertura al rivelarsi di Dio.
QUALE LA VIA?
Non è stato necessario, per Giuseppe Nascimbeni, il parroco, e Maria Domenica Mantovani, una
giovane della sua parrocchia in Castelletto sul Garda (VR), cercare chissà dove la via da seguire per
rendere concreto quel “non potevano tacere” e dar vita all’“opera bella”, a quello che sentivano
urgere nel cuore: le tre icone evangeliche, Betlemme, Nazareth, Calvario fecero irruzione nella loro
anima, invasero la loro vita e si appostarono a fondamento carismatico e magna charta della
insorgente “carità operosa”:
Gesù centro e cuore;
Maria, la Madre: il palpito, l’esserci, spazio d'amore per tutte le fragilità umane. Mistero di
piccolezza. Nella concretezza.
- a Betlemme nell’accoglienza e nel dono del Figlio al mondo;
- a Nazareth con Gesù e Giuseppe nei trent’anni di vita umile, ignorata, deprezzata; esperienza di
quotidianità, di famiglia, di lavoro;
- presso la Croce sul Calvario, estremo, totale dono d’amore: Figlio ecco tua madre… e un
nuovo vincolo d’amore, una nuova umanità scaturiscono.
- L’Eucaristia contemplata, adorata, mistero di perpetua presenza d’amore di Cristo Salvatore,
certezza di fede: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,19) e questo
fece vibrare l’anima. Davvero, là, in Lui con noi, c’è posto per tutti. E sorgente per essere per
tutti
Queste icone segnarono e suggellarono la spiritualità e la “carità operosa” dell’Istituto che il Padre,
il Fondatore, denominò “Piccole Suore della Sacra Famiglia”.
LA CONCRETEZZA: ESSERCI, ESSERCI PER: LA CARITA’
Non è stato necessario andare lontano perché quell’”esserci prendesse corpo.
Loro - il Padre e la Madre - hanno capito: nella fragilità dell’essere pulsa il cuore di Dio, vibra di
tenerezza il cuore della Vergine Madre, si lascia toccare il cuore dell’uomo, il cuore di ciascuno di
noi, segnato dalla fragilità. Chi non è fragile? E allora l’amore brucia. E loro se ne sono fatti carico,
con passione, con partecipazione, con dedizione senza fondo. Proprio come la Vergine Madre.
Allora la fragilità diventa piccolezza: “Sempre si chiamino Piccole Suore della Sacra Famiglia”
vergò il Fondatore come incipit della Regola manoscritta 1893. Si fecero cuore, braccia, passione. I
due - Padre e Madre - con altre tre sorelle si rimboccano le maniche. Zac tac: si parte! Dal basso.
Sempre, nelle opere di Dio, si parte dal basso e si cammina in piccolezza, con fiducia. È Lui che fa!
È il 1892: l’Istituto che il Padre, il Fondatore, denominò “Piccole Suore della Sacra Famiglia”
divenne vita concreta. Sorse perché Padre e Madre non poterono tacere l’urgenza sgorgata dal
cuore.
A Castelletto sul Garda: povertà estrema di mezzi, isolamento geografico, ultima propaggine nord
del Regno d’Italia, ai confini con l’Austria: non esisteva la strada gardesana. Loro si sono guardati
intorno, hanno visto, preso in mano l’uomo “soffio del cuore di Dio” si sono “chinati su di Lui per
dargli da mangiare” (Os. 11, 4).
A quei tempi tre categorie di poveri emergevano - annotò lo storico del Nascimbeni, Don Giuseppe
Trecca - bambini, anziani, malati: e furono i virgulti iniziali di un albero che sarebbe cresciuto come
l’evangelico grano di senapa. E crebbe perché donne semplici, generose, non poterono tacere,
rimanere inerti: aperte alle esigenze della carità, come il Padre e la Madre indicavano, risposero
“eccomi” con e come Maria di fronte ai bisogni della cugina Elisabetta.
La strada era aperta per valicare i confini geografici, e farsi dono “anche con pericolo della propria
vita”. E fu proprio così.
Da lì, dal basso, dalla concretezza, l’“eccomi” è diventato “esserci”. Esserci ovunque si manifestava
un bisogno. Fece scuola la terribile realtà della prima guerra mondiale con tutte le disumane
ricadute sull’esistenza concreta che non è difficile immaginare: feriti, orfani, stragi di persone e di
cose. Le suore furono mandate, accorsero, con l’unica patente del cuore. Lacrime e sangue. Quanto!
Come nel Figlio Gesù e nella Madre, Maria.
LA PAROLA-ANNUNCIO, LA VIA, L’ESSERCI ovvero LA CARITA’
La PAROLA ci viene ancora incontro: continua e rinnova il percorso.
Gesù ci ha detto che Lui è la via, la verità e la vita (cfr Gv 14,6). Maria ce lo ricorda e ce lo addita:
“Qualsiasi cosa vi dica, fatela”(Gv 2,11).
E ci ha detto pure: “In verità, io vi dico: Qualunque cosa avrete fatto a ciascuno di questi miei
fratelli più piccoli, l’avrete fatto a me (Mt 25).
E tu sai che quando ami, servi qualunque fratello, sorella, Lui, il Signore ti dice proprio queste
parole. E non è necessario andare lontano. I fratelli “più piccoli” li abbiamo con noi. C’erano. Ci
sono. Occhi e cuore vedono, sentono, palpitano. E non si può tacere.
La VIA dal basso: BOZZOLO - DOMUS ne sono testimonianza. Qui è virgulto germinato circa 40
anni fa. Il sapore delle origini si è effuso in uno spazio di fragilità, i nonni! Nascimbeni e Madre
Maria vi hanno fatto idealmente sosta: Sì, andate! Partite dal basso: sempre si parte dalla piccolezza
e si cammina nella piccolezza. Occorre sentirci piccoli, piccoli tra i piccoli, per amare. Loro, il
Padre e la Madre, sono stati proprio così.
Le prime suore arrivano nel 1972. Partono dal basso, dal “grattare” la calce che insudicia le scale.
La Domus è inaugurata nel 1977; due anni dopo, il 22 settembre viene benedetta da Mons.
Giuseppe Caprio, essendo Madre generale Suor Adolfa Recchia.
Gli ingressi via via si assiepano. Con le suore vengono assunti laici, molti, in corrispondenza alle
esigenze del servizio. Oggi i laici costituiscono la presenza operativa pressoché totale.
La realtà è nota a tutti, compreso il passaggio di gestione all’“Opera Immacolata Concezione” di
Padova. Denominazione significativa! Quasi una spirituale, imprevista continuità di relazione e di
affidamento alla Vergine Immacolata. Alla nostra prima Madre generale il Fondatore assegnò il
nome di Madre Maria dell’Immacolata; volle che le suore, nella loro consacrazione perpetua al
Signore, portassero al dito anulare della mano destra, come segno nuziale con lo Sposo Gesù, un
anello con l’effigie dell’Immacolata; nel 1914, nell’infuriare della prima guerra mondiale, eresse
nella Casa Madre dell’Istituto, a Castelletto sul Garda, una grotta del tutto simile a quella di
Lourdes, in onore dell’Immacolata. Ancor oggi meta di pellegrinaggi.
La Domus, parola bella: CASA, è casa comune, qui a Bozzolo; anzi ne è il cuore, visibilizzata
anche per l’ubicazione; qui dimorano tanti suoi figli che la vita longeva segna in vari modi, è punto
di incontri belli, preziosi: parenti, amici, conoscenti, volontari sono di casa. Porte e cuore sempre
aperti. Il loro venire, sostare, raccontare e raccontarsi…è esperienza quotidiana. Ed è bella!
È luogo di cura, di animazione, di amicizie, di preghiera; Maria è presenza e Madre alla grande. E
loro, gli ospiti, qui, le vogliono proprio bene. A lei si affidano e affidano chi portano nel cuore.
Sono i protagonisti. E sono “belli”, pur fragili come tutti noi.
Sono i nuovi “piccoli”, fase estrema della “piccolezza” che tutti ci portiamo dentro.
I “piccoli”che la moderna società consegna al nostro “ESSERCI”, esserci per loro e con loro. Un
cuore a cuore, una finezza di servizio che fa bene, un’attenzione vigile, tenera, un sostare: ascolto,
sguardo, comprensione, ma anche un lasciarsi arricchire da chi porta nel cuore uno scrigno di
ricordi: la casa, i figli, la famiglia, i sacrifici, il vissuto, esperienze ed esperienze multiformi. Qui a
Bozzolo, nella Domus, è proprio così.
E quelle icone in cui Maria è Madre, fanno, e devono fare, irruzione nel cuore anzitutto, nel cuore di
noi che siamo i vicini: suore, operatori, volontari, parenti, amici. E loro, i nostri amici ospiti,
percepiscono se tu li ami davvero, se per te sono importanti, se sono vivi nel tuo cuore, se sono
piccoli tesori nelle tue mani, quando li accudisci, li servi, li accompagni. Assaporano, e ti regalano
un sorriso che vuol dire grazie, se c’è in te tenerezza anche quando la loro fragilità ha momenti,
fasi, disturbanti. Non è sempre tutto liscio. E senti che stare con loro è bello. C’è un orizzonte, una
bellezza fontale che le rughe non scalfiscono, che la fragilità della memoria, della fabulazione, non
disturbano più di tanto: quell’essere madre, padre è sempre là nel loro cuore! E poi c’è chi si
intenerisce davanti a un ciuffetto di margheritine, spuntate chissà come nel prato e danza
dolcemente, quel gorgheggiare di uccelli che esplode a primavera, quell’insuperbire di piante che
prendono nome solo con gli occhi del cuore
Però la Vergine Madre è sempre lì. Tutto di noi, e tutti noi Maria conserva nel cuore. E se ne
occupa come ha fatto a Nazareth, nella sua famiglia, con Gesù e Giuseppe.
Sto alla porta e busso (Ap 3,20), busso perché tu, dice il Signore Gesù, a partire dal mio cuore, ti
faccia cuore per tanti cuori soli, perché si sentano amati. E questo è il mio vangelo. Abbraccio di
vita fragile.
E loro, i “piccoli” - “pietre preziose” ti appartengono: la Madre te li consegna. Ed è la CARITA’.
Noi questo non lo possiamo tacere!
Suor Anna Lucia Ballin