Bandiere in scala

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Bandiere in scala
Gruppo Modellistico Sestese
Sesto San Giovanni (MI)
Bandiere in scala
di: Albino Benedetto
Fare delle bandiere che risultino credibili, in scala, non è un compito facile.
Nel fare modelli di navi oppure di figurini, si incorre facilmente nella necessità di doverne fare una o più.
Nel modellismo navale questa esigenza si presenta da una a tre volte per ogni modello (navi moderne,
navi antiche).
Ovviamente anche altre branche del modellismo hanno la stessa necessità: nel campo dei figurini, per
esempio, il vessillifero è una figura di sicura attrattiva ed il “vessillo” un elemento centrale dell’opera
finita.
Nell'osservare modelli navali, è facile notare dei "rettangoli" rigidi che
dovrebbero rappresentare le bandiere, ma che, confrontate con quelle
vere, non sono affatto convincenti.
Piccoli guidoncini erano anche portati da carri armati, specie sulle aste
delle antenne radio, oppure veri e propri drappi stesi sulle parti
orizzontali per farsi riconoscere dagli aerei amici.
Ora, una qualsiasi bandiera presenta alcune peculiarità: in primo luogo
è leggera, è fatta di stoffa che, in scala ridotta, dovrebbe essere
sottilissima; poi è regolarmente esposta al vento e, a seconda che il
vento sia assente piuttosto che teso (con tutti gli stadi intermedi di
turbolenza), essa può cadere, garrire o essere decisamente tesa.
Ciascuna bandiera presenta inoltre delle precise caratteristiche che sono di solito codificate: i colori che la
compongono sono specificati (nella maggior parte) con precisione, così come sono precise le sue
proporzioni lunghezza-altezza.
Tali praticolarità devono essere naturalmente ben rispettate dal modellista.
Non a caso recentemente c’è stato un intervento parlamentare per definire con certezza i colori della
nostra bandiera nazionale, usando la codifica internazionale “Pantone”.
(NB: le proporzioni della nostra bandiera sono definite 3/3-2/3).
Un esempio di colore codificato è la bandiera svedese: una croce gialla
in campo azzurro. L’azzurro della bandiera svedese è un azzurro pallido
da non confondere assolutamente con il turchese, tanto meno con il blu
ed è un colore unico nel novero delle bandiere moderne.
Ma andiamo con ordine.
Per conoscere esattamente colori e proporzioni può risultare utile consultare il sito:
http://www.1uptravel.com/flag/flags dove si vede una quantità di bandiere incredibile. Un altro sito
interessante sullo stesso argomento: http://www.flags.net Le immagini delle bandiere sono scaricabili.
Nota: le bandiere sono convenzionalmente sempre mostrate come appaiono se inferite con l'asta a sinistra.
Pertanto la bandiera italiana ha sempre il colore verde all'asta ed il rosso al battente.
Una buona bandiera non può partire che da una esatta conoscenza della stessa.
I materiali per fare una buona bandiera.
Adesso che sappiamo COSA fare, dobbiamo trasformare una immagine in un oggetto tridimensionale.
Personalmente conosco alcuni modi diversi, tutti validi, con difficoltà differenziate e con risultati
leggermente diversi per realizzare bandiere accettabili.
1. Il metodo usato dai “figurinisti” (modellini di soldatini) di solito consiste nell’impiegare un foglio
di piombo estremamente sottile, laminato a freddo, partendo da un foglio più spesso, usando un
cilindro di metallo fatto rullare sopra ad un piano liscio: esattamente nello steso modo con cui
nostra madre stendeva la pasta.
2. Un metodo alternativo, ma simile al precedente, è quello di ricavare il materiale base dai tubetti di
dentifricio vecchio tipo (in commercio si trovano ancora): il metallo che se ne ricava è simile al
piombo laminato, ma è leggermente più spesso. In tutti e due i casi si ottiene un supporto duttile
che potrà prendere le dovute pieghe per simulare l’azione del vento.
3. Lo stesso metodo si applica alle lamine di plastica metallizzata che si recupera dai colli delle
bottiglie di spumante. Purtroppo oggi questo materiale il più delle volte non è liscio, ma presenta
una superficie variamente corrugata e in questo caso non è sfruttabile.
4. Un altro metodo è quello di usare un sottile foglio di plastica che verrà deformato a caldo.
5. L’ultimo metodo a mia conoscenza è quello di usare della semplice carta.
Il dettaglio
Andando nel dettaglio, nel caso si sfruttino i vari fogli metallici (piombo, ex - dentrifricio, ex-spumante) si
ha che la bandiera risulta comunque pesante e pertanto andrà sorretta un modo adeguato. La bandiera
viene dipinta due volte (una per faccia) e quindi ondulata o spiegazzata.
Nel caso di decorazioni complesse, non è escluso che, durante la piegatura, qualche scheggia di vernice
salti via, al che saranno necessari dei ritocchi.
Si possono impiegare colori ad olio che sono più flessibili della vernice e che accompagnano meglio le
curve, escluderei invece le tempere che, sul metallo, hanno poca “presa” e che sono estremamente fragili
per via del fatto che, una volta seccate, sono molto rigide.
Sfortunatamente non ho immagini da allegare relativi a siffatte bandiere. Ad ogni buon conto un qualsiasi
sito di modellisti “soldatinari” fa vedere gli egregi risultati che si ottengono su lamine metalliche sottili.
Il metodo, infatti, è particolarmente indicato per bandiere grandi e molto elaborate, sul tipo di quelle dei
35mm “napoleonici”.
Nel caso 4 il procedimento è il seguente: si dipinge la bandiera da entrambi i lati di un foglio di plastica
(meglio se trasparente), per esempio quella delle scatole per camicie, o quella delle buste “blister”,
(scegliendo le parti piane e scartando quelle che riportano la sagoma del pezzo che vi era contenuto).
La plastica delle buste “blister” è particolarmente adatta a prendere una data forma ed è questa
caratteristica che viene comoda nella parte finale del lavoro.
Analogamente ai casi precedenti, la decorazione della bandiera prescinde dai bordi, l’importante è che la
parte interna della stessa sia secondo le misure prescritte, infatti la bandiera viene normalmente dipinta su
una porzione di materiale più grande del necessario e sarà il successivo ritaglio, operato con semplici
forbici, che darà le proporzioni finali.
Nel caso della plastica è necessaria una accortezza: bisogna individuare il colore più esteso (meglio se
chiaro) e dare tale colore su tutta la superficie della bandiera.
I colori successivi saranno stesi sopra al primo, ovviamente al posto giusto.
Il colore di fondo serve per dare aggrappo a quelli successivi ed a creare un velo uniformante.
La colorazione della bandiera deve essere operata su entrambe le facce, avendo cura di far coincidere i
colori.
Una volta terminata la decorazione con vernici per plastica – opache, e non appena l’ultimo colore dato è
seccato, si passa alla parte “difficile”.
Si ritaglia la bandiera alle proporzioni volute, si afferra la stessa con un paio di pinze piatte dalla parte in
cui la bandiera dovrà essere inferita (dalla parte dell’asta), si accende una candela (leggi nota in fondo),
una volta ammorbidita la plastica sulla fiamma, la si deforma rapidamente con le dita.
Il risultato è una bandiera che non ha niente da invidiare alla precedente in piombo, con il vantaggio che è
più è leggera.
Un esempio sono queste due bandiere
francesi, con spiegazzature diverse.
L’ultimo metodo è più sbrigativo e, se ben eseguito, porta ad un risultato soddisfacente.
Si tratta di elaborare l’immagine della bandiera a computer in modo da ricavarne due immagini speculari
(la due facce della stessa bandiera), e di stamparle con una buona stampante a colori.
Una volta ottenuta la stampa, si ritagliano le due facce, Si cosparge di “Vinavil” la parte interna di una
delle due e la si accoppia all’altra con un movimento oscillatorio, così da assicurarsi che la colla sia
spalmata su tutta la superficie. Sfruttando il tempo di essicazione del “Vinavil” che è di qualche minuto
nel caso di due fogli di carta, con colla ancora umida si imprimono le pieghe al tutto.
Si debbono curare le pieghe date rimarcando la pressione sulla carta fintanto che la colla non è
sufficientemente secca.
Il risultato è una bandiera che ha delle spiegazzature leggermente meno plausibili delle precedenti e, di
solito, con colori meno accesi, ma pur sempre valida.
E’ un metodo che è particolarmente indicato per bandiere con decorazioni complesse, magari con piccoli
fregi, difficilmente riproducibili a pennello.
Un esempio: la bandiera USA, con tutte quelle stellette!
Il difetto della bandiera eseguita su carta e stampata è che i colori non sono duraturi. Dopo qualche anno
scolorano. Ora, se pensiamo che di solito un modello in plastica non dura così a lungo, non dobbiamo
preoccuparci di questo problema
Per assurdo, il materiale da escludere in ogni caso è la stoffa: i miei svariati tentativi di ottenere
qualche cosa di oggettivamente accettabile da diversi tipi di stoffa, usando diversi metodi, sono tutti
miseramente falliti.
NOTA: perché una candela.
Le fiamme non sono tutte uguali: la temperatura di combustione varia a seconda del materiale che brucia e
la fiamma di una candela ha una temperatura che, nella scala generale, è classificata “fredda”.
Proprio questa caratteristica ci permette di sfruttarla con più facilità, specie nel caso in cui si maneggi la
plastica, materiale che, notoriamente, è sensibilissimo alle variazioni di temperatura e che fonde o brucia
con estrema facilità.
Variando anche di poco, la distanza della plastica dalla fiamma della candela, si riesce a dosare la
temperatura dell’aria calda che investe il materiale, trovando con relativa facilità il punto in cui si può
rendere lo stesso plasmabile, senza peraltro rovinarlo.
Chi provasse, ad esempio, ad ammorbidire un foglio di plastica sulla fiamma del gas si troverebbe a mal
partito, perché tale fiamma (adatta a cuocere cibi) è troppo “calda” per una operazione del genere e non
ultimo, sicuramente più pericolosa.
Naturalmente non dobbiamo MAI dimenticarci che stiamo maneggiando un materiale infiammabile,
vicino ad una fiamma libera: anche se la plastica prende fuoco con lentezza, è bene che intorno non ci
siano materiali che possano propagare un eventuale piccolo incendio (per es. fogli di carta, legno o altra
plastica). E' bene inoltre avere a portata un bicchiere pieno d'acqua per poter spegnere una fiamma troppo
"viva" con la necessaria rapidità.
Appendice
Le bandiere italiane hanno subito qualche cambiamento nella storia recente, inoltre quelle di marina hanno
delle differenze rispetto a quelle “terrestri”.
bandiera nazionale sabauda
bandiera nazionale attuale
bandiera della marina sabauda
bandiera della marina commerciale attuale
bandiera della marina militare attuale
Un dettaglio: nelle bandiere marine italiane attuali, la differenza più evidente tra quella commerciale e
quella militare è, ovviamente, la presenza o meno della corona turrita.
Esiste però una seconda differenza, che di solito pochi notano.
Le bandiere della marina hanno “caricato”, al centro, uno stemma che riproduce i quattro emblemi delle
vecchie repubbliche marinare, in ordine orario: Venezia, Genova, Pisa ed Amalfi.
Nel caso della repubblica di Venezia, il simbolo è il leone di S. Marco.
Se osservate bene, per la bandiera commerciale il leone ha tre zampe a terra, mentre l’anteriore sinistra
regge una bibbia aperta, rivolta verso l’osservatore.
Nella bandiera militare, invece, lo stesso leone ha tre zampe a terra, ma quella anteriore sinistra è
appoggiata sulla bibbia che adesso è chiusa, mentre l’anteriore destra regge una spada – molto
significativo.