Taxing Wealth: Past, Present, Future

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Taxing Wealth: Past, Present, Future
TITOLO
ECFIN Taxation Workshop – “Taxing
Wealth: Past, Present, Future”
LUOGO E DATA
ORGANIZZATORE
13 novembre 2014
Commissione Europea (Charlemagne Building)
Bruxelles
Sala Jean Durieux
DG ECFIN
Commissione europea
RELAZIONE
Il 13 novembre 2014 si è tenuto il workshop “Taxing Wealth: Past, Present, Future”, organizzato dalla DG
ECFIN della Commissione europea.
L’obiettivo della conferenza è stato quello di favorire l’incontro e lo scambio di idee tra esperti dell’FMI,
dell’OSCE, della Commissione europea e delle amministrazioni nazionali a proposito delle imposte sul
patrimonio. Quest’ultimo tema è infatti oggetto di grande attenzione, considerato il fatto che molti Stati
vivono un’epoca di consolidamento fiscale e aggiustamenti macroeconomici importanti.
Florian WOHLBIER (Commissione europea, DG ECFIN) ha aperto il workshop sottolineando il fatto che la
crisi ha obbligato gli Stati membri a ripensare il loro sistema di imposizione fiscale, soprattutto spostando
l’onere fiscale dal lavoro ai consumi e alle proprietà. Un’alternativa è anche quella di reintrodurre o
aumentare le imposte patrimoniali, che tra il 1995 e il 2007 sono state eliminate o ridotte nella maggior
parte degli Stati membri dell’UE. Tra le possibili imposte patrimoniali Wohlbier ha indicato, per esempio,
l’imposta sulle successioni, sulle donazioni, quella sui beni immobili e quella sulle attività finanziarie. Ha
concluso il suo intervento introduttivo ricordando che le sfide maggiori, in caso di introduzione di imposte
sul patrimonio, sarebbero legate alla possibilità di evasione e agli effetti negativi sull’accumulazione di
capitale.
1. Sessione mattutina - Imposte sul patrimonio: situazione attuale
Durante la sessione mattutina ci si è concentrati sulla situazione attuale europea in materia di imposte sul
patrimonio, con alcuni esempi di esperienze recenti degli Stati membri.
Micheal KEEN (FMI – Fondo monetario internazionale) ha prima di tutto ricordato che storicamente la
ricchezza e i patrimoni erano un’importante base di tassazione, prima di essere sostituiti dalle imposte sul
reddito. Ha inoltre ricordato che - nonostante negli ultimi decenni si sia intrapresa la direzione dello
smantellamento delle imposte sul patrimonio - a causa del diffuso sentimento di ingiustizia fiscale alcuni
Stati abbiano considerato l’ipotesi di reinserirle. Le imposte sul patrimonio possono configurarsi come
imposte regolari (per esempio annuali) oppure come imposte applicate “una tantum”, anche se vi sono
pochi esempi di successo di quest’ultime. Keen ha infine ricordato che l’introduzione di queste imposte
nell’uno o nell’altro Paese europeo presenta ovviamente il rischio di aumentare la competizione fiscale tra
Stati; a questo proposito la creazione di un sistema di scambio automatico di informazioni efficace è
fondamentale.
È in seguito intervenuto Gabriel ZUCMAN (LSE – London School of Economics), fermo sostenitore
dell’introduzione di un’imposta sul patrimonio. A sostegno della sua tesi, ha innanzitutto mostrato come il
rapporto tra patrimoni privati e reddito nazionale sia aumentato esponenzialmente tra gli anni Settanta ed
oggi, al punto che in Italia si stima che l’ammontare dei patrimoni privati sia 7 volte maggiore rispetto al
reddito nazionale. Zucman sostiene così che vi è un largo margine di possibilità e base imponibile per
tassare i patrimoni e che questo è positivo per almeno tre ragioni: (1) il confine tra redditi di capitale e
redditi di lavoro è spesso nebuloso; (2) le imposte sul patrimonio sono un modo efficace di tassare i
milionari; (3) le tasse patrimoniali come l’imposta sulle successioni si fondano su un’impostazione
meritocratica e redistributiva in materia di tassazione.
A conclusione della sessione mattutina si sono tenuti due interventi relativi alla situazione attuale
rispettivamente in Francia e in Germania in materia di imposte sul patrimonio.
Alain TRANNOY (Università di Aix-Marseille) ha illustrato il funzionamento della ISF (Impôt de solidarité
sur la fortune), introdotta nel 1982 da Mitterand con il nome di “Impôt sur les grandes fortunes”. Il
contributo di questa imposta, caratterizzata da una base imponibile limitata e da aliquote elevate, al budget
pubblico sarebbe modesto. Nello stesso tempo questa imposta sarebbe una delle cause principali della fuga
di capitali francesi verso il Belgio e la Svizzera (un terzo dei 65 milionari francesi vive o detiene importanti
investimenti finanziari o immobiliari all’estero).
Per quanto riguarda la Germania, Stefan BACH (DIW – Istituto tedesco per la ricerca economica) ha
esordito affermando che negli ultimi anni diverse proposte di introduzione di imposte sul patrimonio di
diversa natura sono state presentante dai partiti di sinistra. Nel dibattito pubblico che ha seguito, però,
queste proposte non hanno ottenuto grande supporto da parte della popolazione e sono state osteggiate
dalle imprese e dalle classi medio-alte. Al momento, quindi, non vi sarebbero in Germania prospettive
credibili di introduzione di imposte sul patrimonio, eccezion fatta forse per un leggero aumento dell’imposta
sulle successioni e per l’introduzione di un’imposta specifica per i redditi più elevati.
2. Sessione pomeridiana – Imposte sul patrimonio: strumenti specifici e sfide
La sessione pomeridiana si è concentrata su alcuni tipi di imposte sul patrimonio e sulle sfide associate a
ciascuna di queste. In particolare vi sono stati interventi sui seguenti temi: (1) imposta sulle successioni;
(2) imposta sui trasferimenti patrimoniali; (3) imposta sui beni immobili; (4) imposta sugli strumenti
finanziari.
Per quanto riguarda l’imposta sulle successioni, André MASSON (Paris School of Economics) ha
innanzitutto affermato che non vi è a questo proposito un consenso tra gli economisti in Francia. Thomas
Piketty, ad esempio, propone una tassazione che limiti la concentrazione di ricchezza e il potere degli ultraricchi e salvaguardi il modello sociale europeo. È quindi favorevole all’introduzione di un sistema di
tassazione progressiva sui redditi, sulle successioni e sui patrimoni e di un’imposta sul patrimonio unatantum, che ridurrebbe notevolmente il debito pubblico francese. Al contrario, Philippe Aghion è contrario
all’introduzione di imposte sul capitale. Dal canto suo, Masson ha affermato di sostenere l’ipotesi di
introduzione di un’imposizione fiscale elevata sulle eredità più cospicue (TAXFINH – Tax (more) Family
Inheritance). Questa manovra avrebbe il vantaggio di incoraggiare le persone a spendere denaro o a
donarlo prima della morte, favorendo così la ripresa dei consumi. Masson ha cionondimeno rimarcato che
l’imposta sulle successioni gode di scarsa popolarità nella maggior parte degli Stati membri.
Per quanto riguarda l’imposta sui trasferimenti di patrimonio, anche in questo caso non vi è accordo nella
comunità scientifica, come messo in evidenza da Robin BOADWAY (Queen’s University), che invece ha
sottolineato che su temi quali le imposte sui consumi (IVA) e sul reddito si è ormai individuato un
orientamento economico egemonico.
È poi intervenuta Serena FATICA (Commissione europea, DG ECFIN) a proposito delle imposte sugli
immobili, che sono spesso il bene più considerabile delle famiglie europee. In generale l’imposizione fiscale
sui beni immobili varia molto da Paese a Paese, sia per quanto riguarda le disposizioni istituzionali che in
materia di esiti di bilancio. Si possono tuttavia individuare alcune caratteristiche comuni ai Paesi europei:
(1) il livello di imposizione fiscale sugli immobili è abbastanza limitato; (2) vi sono casi frequenti di
esenzione dei fitti figurativi; (3) esistono in molti Paesi sgravi fiscali per il pagamento di mutui. Inoltre
Fatica ha affermato che l’impostazione attuale dell’imposizione fiscale sui beni immobili solleva questioni in
materia di efficienza e neutralità così come in materia di equità ed effetti distributivi.
È infine intervenuto nuovamente, in chiusura, Gabriel ZUCMAN, illustrando le sfide intrinseche
all’imposizione fiscale sui patrimoni finanziari. In particolare, i patrimoni finanziari depositati nei paradisi
fiscali continuano a crescere e sono sempre più ingenti. Inoltre, l’elusione fiscale praticata dalle grandi
multinazionali, come Google e Apple, sta erodendo la base imponibile delle imposte sulle società. Zucman
ha così suggerito, come soluzione a queste sfide, che le sanzioni da applicare in caso di inadempienza in
materia fiscale siano meglio definite.
LINK:
http://ec.europa.eu/economy_finance/events/2014/20141113-taxation/index_en.htm
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