L` Ente
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L’ Ente CARITAS DIOCESANA Via Vasco, 17 – 12084 Mondovì (CN) propone: n. 1 progetto di SERVIZIO CIVILE - 2008 per n. 8 volontari elle seguenti AREE DI INTERVENTO: CASA DI RIPOSO DI ROCCAFORTE M.VI’ CASA DI RIPOSO DI NIELLA TANARO DIOCESI DI MONDOVI’ – CASA DEL CLERO il Servizio si svolge nel seguente contesto Territoriale : nel territorio diocesano del Monregalese, avente una percentuale elevata di anziani rispetto alla media regionale e provinciale, in un contesto ancora non totalmente efficace dal punto di vista assistenziale. SCHEDA SINTETICA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA Ente proponente il progetto: CARITAS ITALIANA La Caritas Italiana è l'organismo pastorale della Cei (Conferenza Episcopale Italiana) per la promozione della carità. Ha lo scopo cioè di promuovere «la testimonianza della carità nella comunità ecclesiale italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell'uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica» (art.1 dello Statuto). È nata nel 1971, per volere di Paolo VI, nello spirito del rinnovamento avviato dal Concilio Vaticano II. Ha prevalente funzione pedagogica, cioè tende a far crescere nelle persone, nelle famiglie, nelle comunità, il senso cristiano di solidarietà. Titolo del progetto: UN SORRISO PER GLI ANZIANI DI MONDOVI’ Settore ed area di intervento del progetto con relativa codifica: Settore: ASSISTENZA Area di intervento: ANZIANI Codice: A01 Descrizione del contesto territoriale o settoriale entro il quale si realizza il progetto: (punto 6 ) La percentuale di anziani sul nostro territorio diocesano risulta essere più elevata rispetto alla media regionale e provinciale. A livello nazionale l’ISTAT stima che una percentuale tra il 20% e 25% della 1 popolazione ultra settantacinquenne sia in condizioni di non autosufficienza. Ipotizzando che il 20% della popolazione ultra settantacinquenne presente sul territorio sia non autosufficiente, risulta in condizioni di non autosufficienza il 2,3% della popolazione globale. Da una ricerca effettuata dal Consorzio dei Servizi Socio Assistenziali del Monregalese, su un campione di 269 anziani ultra settantacinquenne, nell’anno 2006, sul territorio risultano segnalati i seguenti problemi: - difficoltà di spostamento, soprattutto nei Comuni più piccoli - difficoltà da parte di anziani che vivono fuori dai centri abitati di provvedere ad alcune necessità quotidiane quali la spesa, l’acquisto di medicinali, l’accesso ai servizi sanitari; numerose situazioni di solitudine che, insieme agli elementi sopraccitati, diminuiscono l’autonomia personale. In Piemonte la popolazione femminile è più grande di quella maschile, in particolare nella fascia d’età maggiore di 75 anni. Noi come Diocesi non possiamo trascurare i bisogni della popolazione anziana che oggi rappresenta una realtà importante del nostro paese. Oggi agli anziani non stiamo dando quei servizi di assistenza domiciliare, di servizio alla famiglia e alla persona mentre sta a casa, che questa popolazione vuole assolutamente avere. Il progetto che si intende realizzare vuore offrire ai giovani interessati la possibilità di vivere un’esperienza di incontro, stimolo alla creatività, alla cultura della pace e alla cittadinanza attiva e responsabile. L’obiettivo principale è quello di far sperimentare ai giovani che si può costruire una società migliore, più giusta e solidale, solo attraverso l’impegno in prima persona, motivato da forti ideali, in collaborazione con tutte “le persone di buona volontà”. Gli obiettivi specifici riguardanti il servizio nelle strutture sono: - coinvolgere e stabilire un rapporto di amicizia tra anziani e volontari SCV, Obiettivi del progetto: (punto 7) 2 attivando e incanalando energie positive e propositive migliorando anche la relazione tra di loro e fantasticando per evadere dalla realtà quotidiana spesso triste; - incentivare alla creatività, alla manualistica - individuare anziani che vivono in uno stato di sofferta solitudine all’interno delle strutture in collaborazione con il personale degli stessi. creare momenti aggregativi fra gli ospiti delle strutture, individuando gli anziani bene integrati - e incentivare le loro potenzialità di accoglienza creare occasioni di confronto e racconto della propria esperienza di vita come passaggio di - sapere fra epoche storiche diverse. - sviluppare la cultura dell’anziano come risorsa - creare momenti specifici per rendere possibile all’anziano la sua crescita come persona nella piena coscienza di se stesso, dei suoi limiti, ma anche delle sue risorse sensibilizzare la società al valore dell’anziano - Descrizione del progetto e tipologia dell’intervento (punto 8) Possiamo evidenziare, durante l’anno di volontariato, sostanzialmente le seguenti fasi: FASE 0: In questa fase rientrano le ideazioni, ossia le varie attività preparatorie per la realizzazione del progetto. Al contrario delle altre fasi, questa non ha un termine temporale. Rientrano azioni quali: 1) Contatti con le sedi di attuazione del progetto; 2) Contatti con i vari OLP e altre figure inerenti al progetto; 3) Contatto con i giovani in SCV che prestano già servizio per verificare eventuali problemi e bisogni da aggiungere al nuovo progetto; 4) Contatti con ASL, Comune e associazioni di volontariato, per la richiesta di dati e documenti necessari; 5) Contatti con i vari formatori, sia interni che esterni alla Caritas Diocesana; 6) Contatti per prenotare in anticipo locali dove svolgere in futuro i momenti di formazione. In questa fase rientra inoltre la stesura del progetto. Questa fase si realizzerà in circa 6 mesi e comunque entro la data di presentazione dei progetti prevista dall’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile. FASE 1: Inserimento dei volontari del SCV nelle strutture. La prima fase si svilupperà nelle prime 4 settimane di servizio e consiste nell’agevolare l’ingresso dei volontari del SCV nelle strutture. 3 FASE 2: Conoscenza degli anziani presenti nelle sedi. La fase 2 si realizzerà nel primo e secondo mese di servizio e consiste nell’apprendere da parte dei volontari del SCV il massimo numero di notizie sugli anziani e dagli anziani e nel mettere le basi per creare buone relazioni con essi. Il tutto avverrà attraverso l’arte della clown terapia come indicato dall’obiettivo 1, coinvolgendo e stabilendo un rapporto di amicizia tra gli anziani e i volontari SCV, al fine di migliorare i rapporti personali anche tra gli stessi ospiti, all’interno della struttura. Incentivare la loro creatività, manualità e il loro senso di umorismo, sarà uno dei nostri obiettivi principali del progetto. Nella Casa del Clero prenderà spunto dalla conoscenza dei cammini di formazione e attività dei sacerdoti. Nella casa di riposo di Roccaforte e in quella di Niella Tanaro attraverso momenti di condivisione tra anziani, SCV e operatori. FASE 3: Individuazione degli anziani con maggiori potenzialità. Questa fase si realizzerà nei mesi dal 2° al 6° mese di servizio e consiste nell’individuazione delle risorse nascoste attraverso la clown terapia. Nella Casa del Clero utilizzando gli spunti che derivano dall’anno liturgico pastorale. Nella Casa di Roccaforte e in quella di Niella Tanaro cogliendo i momenti di festa già presenti nelle strutture. FASE 4: Formazione degli anziani con risorse di accoglienza per l’affiancamento e il coinvolgimento degli anziani soli. Questa fase occuperà i mesi 6 e 7 di servizio e consiste nella creazione di momenti di formazione all’ascolto secondo l’obiettivo 1 utilizzando ancora la clown terapia. FASE 5: Individuazione anziani soli. Questa fase si svolgerà nei mesi dal sesto all’ottavo di servizio e consiste nell’individuare gli anziani che non partecipano o non rispondono alle attività della fase 3 come indicato dall’obiettivo 2. Il fine ultimo di questa fase è quello di combattere la solitudine di queste persone, non totalmente inserite nella vita ordinaria della struttura, attraverso il supporto degli anziani ben integrati, creando momenti aggregativi fra gli ospiti e le loro famiglie. FASE 6: Valorizzazione del volontariato dei giovani. La fase 6 si realizzerà in particolare dal 5 mese di servizio dei SCV e durerà tutto il periodo di servizio. Consisterà in attività di apertura e incontro fra anziani, struttura e giovani (in particolare i nipoti degli ospiti per Roccaforte e Niella e i giovani ex parrocchiani per la Casa del Clero) come previsto dall’obiettivo 3, al fine di mantenere intorno all’anziano un tessuto sociale che comprenda la eterogeneità delle fasce di età creando occasioni di confronto e racconto della propria esperienza di vita come passaggio di sapere fra epoche storiche diverse. FASE 7: Questa fase si svilupperà a partire dal mese 6 di servizio dei SCV e prevede la creazione di momenti aggregativi tra gli ospiti e le loro famiglie come previsto dell’obiettivo 2C. Nella Casa del Clero si svilupperà utilizzando la rete di collaborazione creata fra i sacerdoti e la loro famiglia “spirituale”: vecchi parrocchiani; nella casa di Roccaforte e Niella Tanaro con le famiglie e gli 4 amici degli anziani. FASE 8: Creazione di un cammino per far crescere la cultura dell’anziano con momenti di formazione esterni alla struttura che riguardano principalmente il raggiungimento dell’obiettivo 4. Questa fase si svilupperà a partire dal sesto mese per culminare nei due mesi conclusivi di servizio e consisterà in una rappresentazione teatrale che vedrà i volontari SCV e gli anziani come protagonisti. Per la Casa del Clero ci sarà la possibilità di far incontrare giovani e anziani sacerdoti negli oratori, per Roccaforte e Niella Tanaro le scuole elementari e un centro per gli anziani saranno il terreno di incontro. Tutto questo è finalizzato per lasciare, dopo 12 mesi di servizio, un “segno indelebile” sia nei volontari SCV, sia nei cuori degli anziani in soggetto. Esperienza importante per i volontari SCV impegnati e vitale per l’anziano, il quale potrà riscoprire, grazie all’appoggio dei giovani e ad una buona organizzazione del servizio, una maggiore serenità, motivazione e voglia di vivere. Numero dei volontari da impiegare nel progetto (punto 9) 8 Posti con vitto posti con vitto e alloggio 0 0 Ore di servizio settimanali dei volontari (punto 13) Ventotto (28) ore Giorni di servizio a settimana dei volontari (punto 14) Cinque (5) Eventuali particolari obblighi dei volontari durante il periodo di servizio (punto 15) 5 Gli eventuali obblighi che il nostro progetto richiede ai volontari in servizio civile, si possono riassumere in due fasce: 1. a livello Regionale/Interdiocesano, la partecipazione al percorso formativo e ossia ai corsi di formazione residenziali organizzati a livello regionale o interdiocesano (corso di inizio, metà e fine servizio) anche fuori dal comune e della provincia ove si svolge il proprio progetto, così come previsto dal percorso di formazione regionale; ogni corso ha la durata di tre giorni complessivi. 2. a livello Diocesano, la partecipazione alla formazione prevista, con il resto dell’equipe educativa presente nelle sedi di realizzazione del progetto, ai momenti di coordinamento, di verifica e di ri-progettazione delle singole attività. 3. partecipazione alla formazione della Clown terapia. Richiesta di flessibilità oraria e di spostamento sul territorio per la realizzazione del progetto medesimo. Sede/i di attuazione del progetto ed Operatori Locali di Progetto: (punto 16) SEDE DOVE INDIRIZZARE LE DOMANDE: L’Ente presso il quale devono essere indirizzate le domande è: CARITAS DIOCESANA Di MONDOVI’ Via Vasco, 17 cap 12084 città MONDOVI’ (CN) – Tel. 0174.488750 Fax. 0174.488751 e-mail [email protected] Persona di riferimento: Davide Oreglia - Massimo Ambrogio N. 1 Ente presso il quale si realizza il progetto Comune Indirizzo DIOCESI DI MONDOVI’ VICOFORTE P.ZZA CARLO – CASA DEL CLERO MONDOVI’ (CN) EMANUELE I, 4 N. vol. Telef. per sede sede Personale di riferimento (cognome e nome) Nominativi degli Operatori Locali di Tipologia servizi Progetto volontari Cognome e nome 0174 2 DOMPE’ DON 6 ASSISTENZIALE 2 3 CASA DI RIPOSO DI ROCCAFORTE DON MICHELE ROCCAFORTE MONDOVI’ (CN) UNIA, 4 CASA DI RIPOSO DI NIELLA TANARO VIA XX NIELLA TANARO (CN) SETTEMBRE, 38 0174 3 65183 BONGIOVANNI GIOVANNA ASSISTENZIALE 0174 3 GAMBA CRISTINA ASSISTENZIALE Eventuali requisiti richiesti ai canditati per la partecipazione al progetto oltre quelli richiesti dalla legge 6 marzo 2001, n. 64: (punto 23) Gli eventuali requisiti richiesti sono: 1) Obbligatori • Licenza media inferiore. 2) Preferenziali • Predisposizione e capacità a relazionarsi con gli anziani; • Adattamento a situazioni e persone diverse; • Essere soprattutto cordiali, aperti, sensibili e gentili; • Metter in evidenza titoli di studio qualora richiesti; • In riferimento al Centro Operativo Casa del Clero, disponibilità a partecipare ad alcuni momenti di preghiera dei Sacerdoti ospiti. Eventuali crediti formativi riconosciuti: (punto 27) Riconosciuti: Riconosciuti da parte del Corso di Laurea di Scienze del Servizio Sociale dell'UNIVERSITA’ DEGLI STUDI “SUOR ORSOLA BENINCASA” DI SALERNO Riconosciuti da parte del Corso di laurea interfacoltà in "Scienze per la Pace" dell'Università di Pisa Riconosciuti da parte dalla Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano come da convenzione allegata. 7 Eventuali tirocini riconosciuti: (punto 28) Riconosciuti: Riconosciuti da parte del Corso di laurea di Scienze del Servizio Sociale dell'UNIVERSITA’ DEGLI STUDI “SUOR ORSOLA BENINCASA” DI SALERNO Riconosciuti da parte del Corso di laurea interfacoltà in "Scienze per la Pace" dell'Università di Pisa Riconosciuti per tutti i corsi di laurea dell’ Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che prevedono attività di tirocinio, come da convenzione allegata. Nelle attività di tirocinio riconosciute sono compresi anche i tirocini utili per l’iscrizione agli albi professionali. Competenze e professionalità acquisibili durante il servizio (punto 29) Per tutti coloro che concludono il Servizio Civile è previsto il rilascio di un attestato da parte di Caritas Italiana in cui vengono riportate la tipologia del servizio svolto e le competenze che vengono conseguite durante il servizio (modello consegnato all’UNSC da Caritas Italiana). su richiesta dell’interessato e per gli usi consentiti dalla legge,viene rilasciata ulteriore documentazione più dettagliata e particolareggiata. 8 L’ Ente Caritas Diocesana di Mondovì, Via Vasco 17, città di Mondovì (CN) propone: n. 1 progetti di SERVIZIO CIVILE 2008 dal titolo “...EU AMO AS GENTES E AMO O MUNDO...” per n. 4 volontari nelle seguenti AREE DI INTERVENTO: Settore: Servizio Civile all’Estero. Area di Intervento: Educazione e promozione culturale. Codice: F12. il Servizio si svolge nel seguente contesto Territoriale : BRASILE-PESQUEIRA- PERNAMBUCO– NORDEST Il Brasile èdiviso in 5 regioni: • Região Norte: Acre, Amapá, Parà, Roraima, Amazonas, Rondônia, Tocantins. • Região Nordeste: Alagoas, Bahia, Ceará, Maranhão, Paraíba, Sergipe, Pernambuco, Piauí, Rio Grande do Norte. • Região Centro-Oeste: Goiás, Mato Grosso, Mato Grosso do Sul, Distrito Federal do Brasil, Brasília. • Região Sul: Paraná, Santa Catarina,Rio Grande do Sul. • Região Sudeste: Minas Gerais, Rio de Janeiro, São Paulo, Espírito Santo. La regione del Nordest, di cui si è anche parlato al punto 6, è formata nove Stati, copre oltre un milione di Km2 di territorio ed ha 3,5 milioni di abitanti. Questa Regione è stata la prima area di colonizzazione del Paese, fu sfruttata a livello agricolo dapprima attraverso il latifondo per produrre caffè, poi per la produzione del cacao, ed infine per la produzione della canna da zucchero. Le necessità conseguenti di mano d’opera, hanno determinato nel Nordest una massiccia importazione di schiavi dall’Africa; ancora oggi la popolazione 1 di origine africana costituisce una parte maggioritaria in ampie zone dell’area. È da ricordare che esistono dati allarmanti riguardo all’esclusione sociale legata al colore della pelle e al sesso, che si traduce in un difficile accesso da parte delle donne e delle popolazione di origine africana al mercato del lavoro, in particolare alle posizioni di maggiore qualificazione. Inoltre, l’intero Nordest soffre di siccità cicliche che, nelle diverse zone climatiche, possono essere di lunga e di breve durata, di scarse risorse idriche, di dissesto ambientale e di irrazionale utilizzo delle acque, dovuto anche al cattivo uso delle risorse da parte del latifondo e delle produzioni monoculturali. La questione della terra deriva da un irrisolto problema di distribuzione diseguale della terra e dal generale conservatorismo delle oligarchie economiche e politiche che concentrano nelle proprie mani la ricchezza e il potere locali. Il latifondo, la mancanza di istruzione, di investimenti per l’innovazione, il progressivo impoverimento dei terreni (causato dalle colture industriali estensive e dalla mancanza di rotazione), le periodiche siccità dovute anche al pesante processo di deforestazione (collegato alle estensive coltivazioni ed al dissesto idrogeologico), hanno determinato condizioni di grave arretramento complessivo dell’area nordestina rispetto alle restanti regioni del Paese. Il Nordest è conosciuto come la zona più povera del Paese, in cui si concentrano drammatici problemi socio-economici. La mortalità infantile, tre volte superiore alla media nazionale, è collegata alla mancanza di alimenti, di lavoro, all’inesistenza di servizi pubblici per la salute, agli alti costi delle medicine, che impediscono ai poveri di potersi curare. L’analfabetismo è un problema centrale e costituisce un triste primato per la regione nordestina. La popolazione analfabeta è mediamentedel 48%, con punte fino al 72% in alcune località distanti dai centri urbani più progrediti. Alcuni Stati della Regione sono, inoltre, ormai diventati degli snodi chiave del percorso del traffico della droga e del transito clandestino di merce. La migrazione verso altri Stati e soprattutto verso le grandi città, rimane una fallace speranza per le popolazioni del Nordest, soprattutto per i giovani. La fuga verso i maggiori poli economici termina spesso con il ritrovarsi in ulteriori situazioni di diritti negati, che impediscono alla popolazione (specie quella rurale) di vivere degnamente, crescere e di partecipare al processo economico e sociale di sviluppo. La situazione del Nordest brasiliano e del Municipio di Pesqueira (dove si svolgerà il progetto “...eu amo as gentes e amo o mundo...”), richiedono interventi urgenti, soprattutto in campo educativo: settore in cui è possibile intervenire per promuovere un più generale processo, endogeno, integrato e partecipativo, di sviluppo di comunità. Per capire il contesto educativo al quale il progetto vuol far riferimento è necessario avere una 2 panoramica sul sistema scolastico pubblico brasiliano. Esso prevede due livelli: uno definito "educacão de base" (divisa in "infantil", "fundamental" e "intermédia") e uno definito “educacão superior" (scuole tecniche e università). Il corso "infantil", che corrisponde ai nostri asilo nido e scuola materna, di competenza municipale, si divide in due cicli (0-3 e 4-7 anni) e non è obbligatorio. La scuola definita "fundamental" o elementare è invece obbligatoria per i bambini dai 7 anni ed è costituita da un unico ciclo della durata di otto anni. Il sistema scolastico pubblico, in particolare nelle aree rurali, è estremamente carente. Il tasso di analfabetismo va di pari passo con il grado di povertà, ed arriva all’80% nelle zone più depresse del Paese. La realtà attuale del settore educativo-scolastico in Brasile evidenzia un basso indice di qualità, una disuguaglianza nell’offerta dell’insegnamento, un forte abbandono scolastico che nel loro insieme contribuiscono a mantenere un alto indice di analfabetismo. Questo quadro è ulteriormente aggravato da una discontinuità delle politiche educative e da una disarticolazione tra le azioni di governo a livello federale, statale e municipale. Inoltre gli standard educativi riflettono l’ineguale distribuzione del reddito e gli squilibri regionali. Da un recente studio dell’INEP (Instituto Nacional de Estudos e Pesquisas Educacionais) emerge che il 41% degli studenti brasiliani non terminano la scuola dell’obbligo (ensino fundamental). Si evidenzia inoltre che il 39% degli alunni ha un’età superiore a quella adeguata per la classe frequentata. Nel Nordest, la situazione educativa mostra ulteriori evidenti carenze, sia per la mancanza di infrastrutture che per la formazione incompleta degli insegnanti. L’abbandono scolastico presenta indici allarmanti. Anche per quanto riguarda l’analfabetismo adulto, le percentuali riguardanti le famiglie che vivono in stato di indigenza sono significative, soprattutto per l’incapacità dello Stato di offrire strumenti educativi adeguati e proporzionati alle esigenze di questa fascia di popolazione. Pesqueira si trova nello Stato del Pernambuco (costituito da 185 Municipi), la cui capitale è Recife, da cui dista 215 Km; il Pernambuco ha una distribuzione territoriale longitudinale e può essere diviso in tre zone fisiografiche: litoral, agreste e sertao semi-arido (occupa il 70% del territorio pernambucano). Pesqueira si trova nella parte centro-nord-occidentale della Mesoregiao Agreste del Pernambuco; il clima è quello del semi-arido quente; la sua popolazione è di 57783 abitanti (di cui circa 40000 nella regione urbana) e copre 1031,6 Km2; gli stipendi medi sono di R$ 301,98 per gli uomini e di R$ 257,15 per le donne; gli abitanti con meno di 18 anni sono 24071 (41,7%); il numero di abitanti con una formazione scolastica di almeno 8 anni sono 4.514 (7,8%). L’industria Carlos de Brito, meglio conosciuta come Fábrica Peixe fu la prima unità industriale installata nel Nordest e precisamente a Pesqueira nel 1898. La fabbrica si occupava della produzione di conserve di frutta e verdura ed era considerata una delle maggiori industrie del Brasile. Quindi essa era il centro di tutta l’attività lavorativa del Municipio: la sola fabbrica contava circa 6000 dipendenti a cui bisogna aggiungere l’indotto sia diretto che di servizio. La Peixe ebbe un calo di produzione dopo il 1950 e nel febbraio 1998 fu comprata dal Gruppo Bombril-Cirioche voleva recuperarla, ma il 20 novembre 1998 la fabbrica fu 3 improvvisamente chiusa e tutti i suoi dipendenti furono licenziati. Si dice che questa drastica decisione fu presa a causa delle difficoltà riscontrate per la poca disponibilità di acqua e di materie prime nella regione. La chiusura della Peixe rappresentò una grossa crisi economica per tutto il Municipio, che è presente tutt’ora, in quanto la popolazione vive in un contesto di povertà, ora isolato, in cui non sono presenti attività alternative di reddito. Nel municipio di Pesqueira possiamo focalizzare la nostra attenzione su tre parole: educazione, alimentazionee acqua. Nelle regioni del semi-arido le piogge sono poche, concentrate nei mesi di aprilemaggio e il loro livello può variare dai 500 ai 900 mm annui. Gli abitanti, inoltre non possiedono cisterne per poterla raccogliere e conservare. La situazione di estrema povertà e difficoltà quotidiana delle persone di Pesqueira favorisce l’immigrazione interna, dalle zone rurali verso i centri urbani e da questi verso le grandi metropoli brasiliane. Questo fenomeno è favorito anche dall’inadeguatezza, in termini qualitativi e quantitativi, dell’offerta di educazione di base e superiore, rispetto ai bisogni e alle possibilità di un’ampia parte della popolazione. Nel Municipio c’è un’enorme concentrazione di meninos na rua: le madri sono perlopiù giovani ragazze senza marito, che cambiano spesso convivente. Nella maggior parte dei casi i bambini vivono con la mamma e con la nonna che, se vogliono riuscire a mantenere la famiglia, devono molto spesso lasciare i bambini a casa da soli. I minori si trovano in stato di abbandono e in situazione di rischio sociale. Sono situazioni in cui l’alcolismo (quasi sempre conseguenza della disoccupazione e della disperazione), la promiscuità e la violenza domestica determinano i rapporti interfamiliari. Questi elementi, che derivano dalle situazioni descritte precedentemente, rappresentano la vita della maggior parte della popolazione, che soffrono le conseguenze del clima semi-arido e del sottosviluppo locale. Nel contesto pernambucano sono presenti inoltre molte rappresentanti di diversi movimenti, tra cui sottolineiamo l’ MST e lo storico assentamento Normandia di Caruaru, che dista 136 da Recife e 83 Km da Pesqueira, con il Centro de Formação Paulo Freire e alcune comunità indigene: attualmente nel Pernambuco sono presenti, secondo il FUNAI (Fundação Nacional do Índio) 25726 rappresentanti delle antiche popolazioni indigene. Essi sono così distribuiti: Pankararu - 4062; Kambiwá - 1400; Atikum - 4506; Xucuru 8502; Fulni-Ô - 3048; Truká - 2535; Tuxá - 47; Kapinawá- 1035; Pipipãs – 591. La tribù più numerosa è quella degli Xucurus, che è distribuita in diciotto villaggi nell’area della Serra do Ororubá a 6 Km da Pesqueira; gli Xucurus sono conosciuti come os índios marcados para morrer. Essi sono distribuiti in un’area di 27,5 mila ettari, che fu dichiarata Proprietà indigena nel 1994 dal Ministero della Giustizia e nel maggio del 2001 fu approvata dal Presidente della Repubblica la demarcazione delle terre, ma il processo per la creazione della Riserva indigena non è ancora concluso. Questo fatto provoca costanti conflitti tra la popolazione indigena e i proprietari terrieri. Il caso più recente è quello di Francisco de Assis Santana (o di Chico Quelé), capo del villaggio Pé-de-Serra, ucciso dai colpi di una Calibro 12 il 23 agosto 2001. Ma gli omicidi, che hanno provocato una maggior ripercussione sono stati quelli del procuratore legale del FUNAI , Geraldo Rolim, nel 1995, e del capo tribù, Francisco de Assis 4 Pereira de Araújo (Xicão) nel 1998. In questo contesto si svolge il lavoro della Diocesi di Pesqueira: 87 anni di storia, 10500 km2 Di estensione, 450 mila abitanti, 25 parrocchie, in cui è presente dal 1998 Padre Bartolomeo Bergese, missionario Fidei Donum, della Diocesi di Mondovì. Le strutture diocesane adibite alla Pastorale Sociale si trovano vicino alla zona centrale di Pesqueira, tra la piazza della Cattedrale e quella della Prefettura, e comprendono:le Lar Esperança 1 e 2 (Sedi dell’ASEVI), la sede del CEDAPP e le strutture del PODE e del PODE 2 (Casa di accoglienza per i volontari, dove alloggeranno i volontari del Servizio Civile coinvolti nel progetto); inoltre, i vari enti hanno la possibilità di utilizzare alcuni locali del Seminario Interdiocesano “Saõ José”per particolari esigenze (riunioni, corsi di formazione,…). Queste strutture specifiche nascono dal substrato legato alle varie pastorali, Pastoral da criança, do Menor, da Famiglia, da Terra, Popular, che sono emanazione dell’impegno delle singole parrocchie di fronte ai problemi più urgenti del contesto socio-economico e, inoltre, non va dimenticato che l’associazionismo costituisce una modalità diffusa e organizzata di affrontare le problematiche emergenti delle comunità agricole distribuite intorno alla città di Pesqueira; questa realtà costituisce la base su cui il CEDAPP impianta i suoi progetti di appoggio ai piccoli produttori agricoli. Riportiamo, per descrivere e rimarcare il contesto diocesano, le parole del Vescovo di Pesqueira Mons. Francesco Biasin: “Una terra semidesertica, con siccità endemica, segnata dalle oligarchie politiche che, da secoli, tengono a bada il popolo e lo dominano. Un paese dove la povertà diffusa ha molto schiacciato la voglia di vivere e la grande bontà naturale della gente, fatta di accoglienza e rapporti umani ricchi, oramai abbandonate per lasciare il posto ad una certa rassegnazione che talvolta attende che cada dall’alto la soluzione dei problemi. In una struttura socio-politica influenzata da famiglie potenti, latifondisti e allevatori, proprietari di immense piantagioni di canna da zucchero che riducono l’uomo in semischiavitù, la chiesa ha cominciato a collocarsi al fianco dei più deboli, a partire dal concilio vaticano II, con figure che, nell’ambito di un cattolicesimo legato più alla devozione che all’evangelizzazione, hanno saputo interpetare la voce dei poveri e assumere la difesa dei diritti dei lavoratori. Un compito non facile, costato anche minacce provenienti dai potenti interessati a non creare opportunità per un popolo bello e solare, dotato di grande fantasia e creatività e caratterizzato da grandi potenzialità. La monocoltura di pomodoro e frutta locale che, tra le piantagioni e la fabbrica per la trasformazione delle conserve e delle marmellate, dava lavoro a tutte le famiglie ha prosciugato la terra ed è fallita. Poiché non sono mai state permesse alternative a questo lavoro, ora la gente si ritrova povera e bisognosa di recuperare l’autostima e di imparare a valorizzare il lavoro tipico. Qui la chiesa deve essere necessariamente profetica, cioè chiamata a dare una risposta evangelica alle esigenze dell’uomo perché esso possa raggiungere la sua dignità e possa esprimersi con tutte le sue potenzialità. Un’altra sfida è la postmodernità: la salvaguardia dei valori insiti nell’anima della gente dal bombardamento dei mezzi di comunicazione sociale e dalla globalizzazione. Molto importante è far passare una “cultura di pace”, rispetto alla tentazione ricorrente della violenza (per antichi e recenti conflitti interetnici o terrieri, per il narcotraffico, per gli assalti,…) E poi ci si batte per far crescere la consapevolezza dei diritti-doveri di cittadinanza, puntando ad una partecipazione documentata e matura, in campo socio- 5 politico. La diocesi deve scendere direttamente nella mischia sociale per sostenere le possibilità di lavoro per i giovani in particolare, tentati di emigrare o di finire preda del narcotraffico o di ridursi a vivacchiare nel clientelismo.” A fare da “ombrello” a tutte le attività della Diocesi di Pesqueira è il CEDAPP (Centro Diocesano de Apoio ao Pequeno Produtor), fondato dalla diocesi di Pesqueira nel 1991 con la missione di contribuire affinché i piccoli produttori imparino a convivere con il semi-arido brasileiro e crescano in autonomia, organizzazione, migliorando le proprie condizioni di vita e quelle della comunità, cercando di ridurre il vortice di povertà e miseria che li avvolge. Il CEDAPP sta diffondendo l’uso di cisterne per il recupero dell’acqua piovana, incrementando l’allevamento di capre e la produzione del miele. L’acqua è una risorsa preziosa e l’unico modo per tutelarla è insegnare alla gente a costruire cisterne per raccogliere l’acqua piovana. Piove di rado, infatti, ma abbondantemente e una cisterna della capacità di 16 mila litri garantisce acqua per sei mesi a una famiglia. Si insegna a mantenerla potabile, a fare un uso razionato e “sociale”: non è raro infatti che la cisterna sia condivisa tra più nuclei familiari. La gestione in proprio dell’acqua, inoltre, dà coscienza politica alla gente perché si rende conto di non dipendere più dalle oligarchie che donano cisterne piene in cambio di voti. Inoltre, sta cercando canali di commercio equo e solidale per i merletti e pizzi di cui le donne locali (Renda-Rendeiras) sono esperte, che vengono commercializzati in tutto il mondo e fanno la fortuna dei grossisti mentre le lavoratrici vivono con meno di un dollaro al giorno. Inoltre, da giugno 2007, il CEDAPP è entrato a far parte del programma “Mutirão para a superação da miséria e da fome” approvato nell’aprile del 2002 dal CNBB (Confêrencia Nacional dos Bispos do Brasil). A partire dal 2003 si è sviluppata una mirata indagine sul territorio sulla situazione di persone Portatrici di Diritti Speciali e delle loro famiglie, che ha portato, il 4 maggio 2005, all’apertura del PODE (Portadores de Dereitos Especial). Infatti, nella realtà di Pesqueira descritta precedentemente, le persone “Diversamente abili” soffrono di una doppia esclusione: dovuta sia alla mancanza di opportunità per sviluppare le proprie capacità, ma anche a “preconcetti”. Mettiamo in evidenza alcuni punti: • i bambini e gli adolescenti con deficienze psichiche, fisiche e motorie, spesso provengono da famiglie di periferia che non presentano alcuna inclinazione allo stimolo e all’educazione; • le famiglie che hanno vergogna di aver generato figli diversamente abili li tengono relegati in casa; • il Sistema Unico di Salute Statale non presta attenzione alle necessità di questa parte di popolazione svantaggiata; • le famiglie indigenti strumentalizzano i figli portatori di diritti speciali per sensibilizzare chi può prestare aiuto e/o dare elemosina; 6 • la Società è disinformata e quindi poco mobilitata per sostenere i diritti dei portatori di diritti speciali. Quindi il PODE promuove l’assistenza e la riabilitazione di bambini ed adolescenti portatori di diritti speciali, con particolare attenzione alla diagnostica tramite il gruppo di valutazione, ai disturbi di comportamento, alle difficoltà psicomotorie e di linguaggio ed alla terapia occupazionale, contribuendo in modo significativo a migliorarne le condizioni di vita e ad integrarli nella vita sociale; realizza un’attività di ricerca con il Municipio per conoscere l’effettiva consistenza numerica dei diversamente abili; persegue l’intento di innalzare la qualità della vita dei portatori di diritti speciali, stimolando lo sviluppo delle loro capacità, abilità e attitudini, coinvolgendoli e valorizzandoli come partecipanti attivi del processo di riabilitazione; Promuove un processo di sensibilizzazione della comunità, con l’obiettivo del coinvolgimento e del superamento dei preconcetti; garantisce l’assistenza medica di base ed odontoiatrica ai portatori di diritti speciali; coinvolge nell’assistenza del figlio diversamente abile le famiglie, fornendo ad esse adeguata assistenza; realizza un’assistenza a ciclo diurno rivolta a realizzare un’assistenza personalizzata per la crescita socio-pedagogica e culturale (aule didattiche) e a stimolare il recupero psico-sensoriale e motorio mediante Musicoterapica, Terapia occupazionale, Idroterapia, Palestra e Fisioterapia-Riabilitazione. Il PODE è in contatto e collabora con alcune realtà, che sviluppano da più anni simili attività a Recife come il CERVAC (Centro de Reabilitação e Valorização da Criança). Inoltre dal 1991 opera l’ASEVI (Ação Social Esperança e Vida), che dal 1991 al 1997 era chiamata Nucleo di Promozione San Giovanni Bosco. Dal 1998 si trasformò in ASEVI, ONG della Diocesi di Pesqueira e della Pastoral do Menor, da Criança e da Familha, lotta per la garanzia dei diritti, soprattutto dei bambini e degli adolescenti; promuove un’educazione sociale e professionale complementare all’educazione scolastica di base; crea alternative di vita per bambini e adolescenti vittime dell’esclusione sociale; partecipa alla costruzione di una società più giusta; sostiene il diritto alla vita con dignità e l’esercizio della cittadinanza nei Municipi in cui è presente; promuove processi di empowerment individuali e collettivi al fine dello sviluppo di comunità competenti; appoggia movimenti che lottano per la rivendicazione di diritti fondamentali, quali la scolarità di base, l’educazione,ecc…. Inoltre, l’ASEVI sviluppa e mantiene in tutta l’area della Diocesi iniziative di formazione,apprendimento e opere di promozione e garanzia dei Diritti, proponendo: stimoli per un servizio di volontariato solidale; integrazione delle diverse pastorali, movimenti, servizi e gruppi parrocchiali che compongono la Diocesi di Pesqueira, sostenendo l’elaborazione e l’esecuzione di progetti; assistenza alle vittime dell’emarginazione e dell’esclusione sociale, specialmente ai bambini, agli adolescenti ed alle rispettive famiglie; assistenza ai piccoli agricoltori, gruppi etnici, nuclei artigianali e professionali; cooperazione, se possibile, con quei movimenti che propongono la diffusione e l’approfondimento dell’evangelizzazione, della cultura e della educazione. Inoltre è un centro di “accoglienza” regionale per bambini ed adolescenti vittime di violenza, negligenza, maltrattamentie dipendenza chimica, integrata in una rete di accoglienza locale e regionale e utilizzata come struttura di appoggio per Misure di Protezione applicate dal Consiglio Tutelare. Le Principali attività e Programmi Educativi si sviluppano su due linee: 7 1) Intervento Educativo commisurato al grado di esperienza sviluppato da ogni bambino ed adolescente: dai 3 ai 6 anni – Educazione per lo sviluppo della prima infanzia; dai 7 ai 12 anni – Educazione per rinforzare le capacità personali e di gruppo; dai 12 ai 18 anni- Educazione per la Personalità Giovanile dai 16 ai 20 anni Laboratori Professionali: Informatica di base e Avanzata, Cucito, Modellazione di Ceramica e Gesso, Tecniche di Agricoltura e Allevamento; 2) Intervento Educativo rivolto alle famiglie perché apprendano a diffondere l’organizzazione e si impegnino per i loro diritti. Si impegna, anche, per il miglioramento della Politica di Garanzia dei Diritti con particolare attenzione ai Consigli Municipali locali, infatti é membro del Forum dei Diritti Umani della Diocesi di Pesqueira e della Pastorale Sociale. Gli organismi coinvolti nelle sue attività sono (riportiamo l’elenco degli organismi e il rapporto che hanno con l’ASEVI): Pastorale dei Minori – Cooperazione Tecnica; Pastorale Sociale – Integrazione delle azioni; Diocesi di Pesqueira - Aiuto e Cooperazione; Scuole pubbliche e private - Integrazione delle azioni; Centro Diocesano di Appoggio ai Piccoli Produttori (CEDAPP) - Corsi di agro-allevamento; Associazioni Comunitarie Divulgazione del progetto, sostegno; Consiglio Statale di Difesa dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti Cooperazione Tecnica, sussidi; Consiglio Municipale di Difesa dei Diritti - Trasmissione del ricorso al Fondo Municipale; Vitae - Risorse finanziarie; Segreteria Municipale della Salute - Aiuto tecnico-finanziario; OPAM (Vaticano) - Aiuto finanziario; Caritas Diocesana di Mondovì - Aiuto finanziario; Suore di Ingenbohl (Svizzera) - Aiuto finanziario. Ora l’ASEVI è composta da 7 educatori tra cui il coordinatore-responsabile Nipson, 2 esperti per il laboratorio di informatica e artistico, una cuoca e l’aiuto cuoco e 150 ragazzi. Il requisito necessario per partecipare alle attività della Cresci è frequentare la scuola statale; le attività comprendono quelle volte a garantire un rinforzo scolare, quelle ludico-ricreative, le attività specifiche (laboratori) e a volte le gite. Le situazioni che si presentano maggiormente critiche e complesse sono due e coinvolgono: • i bambini e gli adolescenti con disagio bio-psicosociale e comportamentale; • le famiglie dei giovani dell’ASEVI; Gli adolescenti, purtroppo, rappresentanoun piccolo numero dei ragazzi dell’ASEVI (sono in un rapporto di 1 a 13); infatti, anche se svolgono il loro percorso di attività fin da piccoli, arrivati a questa età abbandonano. Questo è dovuto alla situazione di miseria in cui si trovano, alla necessità di denaro, alla facilità di cadere nel vortice del narcotraffico, al sogno del viaggio verso le grandi città brasiliane,…. Sarebbe, quindi, necessario iniziare con loro un percorso che punti alla presa di coscienza dei loro problemi e alla ricerca di soluzione alternative a quelle che loro trovano per la loro vita, che li inducono ad intraprendere strade di devianza con conseguenti difficoltà di inserimento nel territorio e nel proprio contesto sociale, che li porta anche ad essere uccisi. 8 La volontà di iniziare un percorso anche con le famiglie deriva dalla necessità di far sì che i percorsi di coscientizzazione volti alla liberazione da ogni forma di oppressione e violenza non siano solamente individuali, ma anche collettivi. Queste attività di fondamentaleimportanza, per promuovere un processo di sviluppo di comunità, purtroppo sono sporadiche e procedono a rilento per la mancanza di personale che possa dedicarsi esclusivamente ad esse. Per esempio, le visite alle famiglie vengono fatte da 1-2 educatori nel loro tempo libero con una media di 3 famiglie a settimana. 9 SCHEDA SINTETICA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA ENTE Ente proponente il progetto: CARITAS ITALIANAE DIOCESANADI MONDOVI’ La Caritas Italiana è l'organismo pastorale della Cei (Conferenza Episcopale Italiana) per la promozione della carità. Ha lo scopo di promuovere «la testimonianza della carità nella comunità ecclesiale italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell'uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica» (art.1 dello Statuto). È nata nel 1971, per volere di Paolo VI, nello spirito del rinnovamento avviato dal Concilio Vaticano II. Ha prevalente funzione pedagogica, cioè tende a far crescere nellepersone, nelle famiglie, nelle comunità, il senso cristiano della carità. La Caritas Diocesana di Mondovì si è costituita il primo ottobre 1982 , è l’organismo pastorale della Chiesa Diocesana. L’attività della Caritas Diocesana di Mondovì vede come momento altamente significativo per il suo operare a livello diocesano l’anno 1999. Con un Convegno sulla Carità ridisegna il suo pensiero e le sue azioni relativamente ai problemi da affrontare localmente. Vengono sottolineate le necessità di operare in rete, per quanto possibile, con i Servizi Sociali e gli Enti locali, l’impegno ad autonomizzare i bisognosi destinatari dei suoi interventi, il predisporre verifiche e confronti sinceri tra le Caritas parrocchiali e da ultima, ma non perché meno importante, la consapevolezza di doversi oramai confrontare con mondi culturali diversi, ciascuno portatore di particolari esigenze di integrazione. Sinteticamente queste sono le azioni poste in essere dalla Caritas Diocesana di Mondovì in questi ultimi tre anni: • consolidamento del Centro di Ascolto e formazione degli operatori; • promozione e avvio del Servizio Civile Volontario per giovani e ragazze, attraverso la realizzazione di nuovi progetti; • avvio dell’accoglienza notturna maschile eaccoglienza donne in difficoltà; 1 • attività di partenariato nel progetto “Inter-azione” al fianco di Provincia di Cuneo, Servizi Socio-assistenziali, Comuni e Caritas Diocesana di Cuneo (interventi a favore di cittadini extracomunitari – L.R. 64/89 e D. lgs 286/89 attuato della L. 40/98); • promozione della “Festa dei Popoli” edizione 2003 e 2004 in collaborazione con Comune e Servizi Sociali; • momenti di riflessione su tematiche socio-economico-politiche valorizzanti la dimensione etica; • formazione missionaria individuale e comunitaria; • cooperazione fra la Chiesa Monregalese e le Chiese gemellate del Brasile; • realizzazione del progetto “Approdo” (insieme ad altre 5 Diocesi del cuneese) finanziato dalla Caritas Italiana. Caritas Diocesana di Mondovì Via Vasco 17 – 12084 – Mondovì – (CN) Tel: 0174.488750/7 Fax: 0174.488751 E-mail: [email protected] Titolo del progetto: “...EU AMO AS GENTES E AMO O MUNDO...” Settore ed area di intervento del progetto con relativa codifica: Settore: Servizio Civile all’Estero. Area di Intervento: Educazione e promozione culturale. Codice: F12. 2 Descrizione del contesto territoriale o settoriale entro il quale si realizza il progetto BRASILE-PESQUEIRA- PERNAMBUCO– NORDEST Il Brasile èdiviso in 5 regioni: • Região Norte: Acre, Amapá, Parà, Roraima, Amazonas, Rondônia, Tocantins. • Região Nordeste: Alagoas, Bahia, Ceará, Maranhão, Paraíba, Sergipe, Pernambuco, Piauí, Rio Grande do Norte. • Região Centro-Oeste: Goiás, Mato Grosso, Mato Grosso do Sul, Distrito Federal do Brasil, Brasília. • Região Sul: Paraná, Santa Catarina,Rio Grande do Sul. • Região Sudeste: Minas Gerais, Rio de Janeiro, São Paulo, Espírito Santo. La regione del Nordest, di cui si è anche parlato al punto 6, è formata nove Stati, copre oltre un milione di Km2 di territorio ed ha 3,5 milioni di abitanti. Questa Regione è stata la prima area di colonizzazione del Paese, fu sfruttata a livello agricolo dapprima attraverso il latifondo per produrre caffè, poi per la produzione del cacao, ed infine per la produzione della canna da zucchero. Le necessità conseguenti di mano d’opera, hanno determinato nel Nordest una massiccia importazione di schiavi dall’Africa; ancora oggi la popolazione di origine africana costituisce una parte maggioritaria in ampie zone dell’area. È da ricordare che esistono dati allarmanti riguardo all’esclusione sociale legata al colore della pelle e al sesso, che si traduce in un difficile accesso da parte delle donne e delle popolazione di origine africana al mercato del lavoro, in particolare alle posizioni di maggiore qualificazione. Inoltre, l’intero Nordest soffre di siccità cicliche che, nelle diverse zone climatiche, possono essere di lunga e di breve durata, di scarse risorse idriche, di dissesto ambientale e di irrazionale utilizzo delle acque, dovuto anche al cattivo uso delle risorse da parte del latifondo e delle produzioni monoculturali. La questione della terra deriva da un irrisolto problema di distribuzione diseguale della terra e dal generale conservatorismo delle oligarchie economiche e politiche che concentrano nelle proprie mani la ricchezza e il potere locali. Il latifondo, la mancanza di istruzione, di investimenti per l’innovazione, il progressivo impoverimento dei terreni (causato dalle colture industriali estensive e dalla mancanza di rotazione), le periodiche siccità dovute anche al pesante processo di deforestazione (collegato alle estensive coltivazioni ed al dissesto idrogeologico), hanno determinato condizioni di grave arretramento complessivo dell’area nordestina rispetto alle restanti regioni del Paese. Il Nordest è conosciuto come la zona più povera del Paese, in cui si concentrano drammatici problemi 3 socio-economici. La mortalità infantile, tre volte superiore alla media nazionale, è collegata alla mancanza di alimenti, di lavoro, all’inesistenza di servizi pubblici per la salute, agli alti costi delle medicine, che impediscono ai poveri di potersi curare. L’analfabetismo è un problema centrale e costituisce un triste primato per la regione nordestina. La popolazione analfabeta è mediamentedel 48%, con punte fino al 72% in alcune località distanti dai centri urbani più progrediti. Alcuni Stati della Regione sono, inoltre, ormai diventati degli snodi chiave del percorso del traffico della droga e del transito clandestino di merce. La migrazione verso altri Stati e soprattutto verso le grandi città, rimane una fallace speranza per le popolazioni del Nordest, soprattutto per i giovani. La fuga verso i maggiori poli economici termina spesso con il ritrovarsi in ulteriori situazioni di diritti negati, che impediscono alla popolazione (specie quella rurale) di vivere degnamente, crescere e di partecipare al processo economico e sociale di sviluppo. La situazione del Nordest brasiliano e del Municipio di Pesqueira (dove si svolgerà il progetto “...eu amo as gentes e amo o mundo...”), richiedono interventi urgenti, soprattutto in campo educativo: settore in cui è possibile intervenire per promuovere un più generale processo, endogeno, integrato e partecipativo, di sviluppo di comunità. Per capire il contesto educativo al quale il progetto vuol far riferimento è necessario avere una panoramica sul sistema scolastico pubblico brasiliano. Esso prevede due livelli: uno definito "educacão de base" (divisa in "infantil", "fundamental" e "intermédia") e uno definito “educacão superior" (scuole tecniche e università). Il corso "infantil", che corrisponde ai nostri asilo nido e scuola materna, di competenza municipale, si divide in due cicli (0-3 e 4-7 anni) e non è obbligatorio. La scuola definita "fundamental" o elementare è invece obbligatoria per i bambini dai 7 anni ed è costituita da un unico ciclo della durata di otto anni. Il sistema scolastico pubblico, in particolare nelle aree rurali, è estremamente carente. Il tasso di analfabetismo va di pari passo con il grado di povertà, ed arriva all’80% nelle zone più depresse del Paese. La realtà attuale del settore educativo-scolastico in Brasile evidenzia un basso indice di qualità, una disuguaglianza nell’offerta dell’insegnamento, un forte abbandono scolastico che nel loro insieme contribuiscono a mantenere un alto indice di analfabetismo. Questo quadro è ulteriormente aggravato da una discontinuità delle politiche educative e da una disarticolazione tra le azioni di governo a livello federale, statale e municipale. Inoltre gli 4 standard educativi riflettono l’ineguale distribuzione del reddito e gli squilibri regionali. Da un recente studio dell’INEP (Instituto Nacional de Estudos e Pesquisas Educacionais) emerge che il 41% degli studenti brasiliani non terminano la scuola dell’obbligo (ensino fundamental). Si evidenzia inoltre che il 39% degli alunni ha un’età superiore a quella adeguata per la classe frequentata. Nel Nordest, la situazione educativa mostra ulteriori evidenti carenze, sia per la mancanza di infrastrutture che per la formazione incompleta degli insegnanti. L’abbandono scolastico presenta indici allarmanti. Anche per quanto riguarda l’analfabetismo adulto, le percentuali riguardanti le famiglie che vivono in stato di indigenza sono significative, soprattutto per l’incapacità dello Stato di offrire strumenti educativi adeguati e proporzionati alle esigenze di questa fascia di popolazione. Pesqueira si trova nello Stato del Pernambuco (costituito da 185 Municipi), la cui capitale è Recife, da cui dista 215 Km; il Pernambuco ha una distribuzione territoriale longitudinale e può essere diviso in tre zone fisiografiche: litoral, agreste e sertao semi-arido (occupa il 70% del territorio pernambucano). Pesqueira si trova nella parte centro-nord-occidentale della Mesoregiao Agreste del Pernambuco; il clima è quello del semi-arido quente; la sua popolazione è di 57783 abitanti (di cui circa 40000 nella regione urbana) e copre 1031,6 Km2; gli stipendi medi sono di R$ 301,98 per gli uomini e di R$ 257,15 per le donne; gli abitanti con meno di 18 anni sono 24071 (41,7%); il numero di abitanti con una formazione scolastica di almeno 8 anni sono 4.514 (7,8%). L’industria Carlos de Brito, meglio conosciuta come Fábrica Peixe fu la prima unità industriale installata nel Nordest e precisamente a Pesqueira nel 1898. La fabbrica si occupava della produzione di conserve di frutta e verdura ed era considerata una delle maggiori industrie del Brasile. Quindi essa era il centro di tutta l’attività lavorativa del Municipio: la sola fabbrica contava circa 6000 dipendenti a cui bisogna aggiungere l’indotto sia diretto che di servizio. La Peixe ebbe un calo di produzione dopo il 1950 e nel febbraio 1998 fu comprata dal Gruppo Bombril-Cirioche voleva recuperarla, ma il 20 novembre 1998 la fabbrica fu improvvisamente chiusa e tutti i suoi dipendenti furono licenziati. Si dice che questa drastica decisione fu presa a causa delle difficoltà riscontrate per la poca disponibilità di acqua e di materie prime nella regione. La chiusura della Peixe rappresentò una grossa crisi economica per tutto il Municipio, che è presente tutt’ora, in quanto la popolazione vive in un contesto di povertà, ora isolato, in cui non sono presenti attività alternative di reddito. Nel municipio di Pesqueira possiamo focalizzare la nostra attenzione su tre parole: educazione, alimentazionee acqua. Nelle regioni del semi-arido le piogge sono poche, concentrate nei mesi di aprile-maggio e il loro livello può variare dai 500 ai 900 mm annui. Gli 5 abitanti, inoltre non possiedono cisterne per poterla raccogliere e conservare. La situazione di estrema povertà e difficoltà quotidiana delle persone di Pesqueira favorisce l’immigrazione interna, dalle zone rurali verso i centri urbani e da questi verso le grandi metropoli brasiliane. Questo fenomeno è favorito anche dall’inadeguatezza, in termini qualitativi e quantitativi, dell’offerta di educazione di base e superiore, rispetto ai bisogni e alle possibilità di un’ampia parte della popolazione. Nel Municipio c’è un’enorme concentrazione di meninos na rua: le madri sono perlopiù giovani ragazze senza marito, che cambiano spesso convivente. Nella maggior parte dei casi i bambini vivono con la mamma e con la nonna che, se vogliono riuscire a mantenere la famiglia, devono molto spesso lasciare i bambini a casa da soli. I minori si trovano in stato di abbandono e in situazione di rischio sociale. Sono situazioni in cui l’alcolismo (quasi sempre conseguenza della disoccupazione e della disperazione), la promiscuità e la violenza domestica determinano i rapporti interfamiliari. Questi elementi, che derivano dalle situazioni descritte precedentemente, rappresentano la vita della maggior parte della popolazione, che soffrono le conseguenze del clima semi-arido e del sottosviluppo locale. Nel contesto pernambucano sono presenti inoltre molte rappresentanti di diversi movimenti, tra cui sottolineiamo l’ MST e lo storico assentamento Normandia di Caruaru, che dista 136 da Recife e 83 Km da Pesqueira, con il Centro de Formação Paulo Freire e alcune comunità indigene: attualmente nel Pernambuco sono presenti, secondo il FUNAI (Fundação Nacional do Índio) 25726 rappresentanti delle antiche popolazioni indigene. Essi sono così distribuiti: Pankararu - 4062; Kambiwá - 1400; Atikum - 4506; Xucuru - 8502; Fulni-Ô - 3048; Truká 2535; Tuxá - 47; Kapinawá- 1035; Pipipãs – 591. La tribù più numerosa è quella degli Xucurus, che è distribuita in diciotto villaggi nell’area della Serra do Ororubá a 6 Km da Pesqueira; gli Xucurus sono conosciuti come os índios marcados para morrer. Essi sono distribuiti in un’area di 27,5 mila ettari, che fu dichiarata Proprietà indigena nel 1994 dal Ministero della Giustizia e nel maggio del 2001 fu approvata dal Presidente della Repubblica la demarcazione delle terre, ma il processo per la creazione della Riserva indigena non è ancora concluso. Questo fatto provoca costanti conflitti tra la popolazione indigena e i proprietari terrieri. Il caso più recente è quello di Francisco de Assis Santana (o di Chico Quelé), capo del villaggio Pé-de-Serra, ucciso dai colpi di una Calibro 12 il 23 agosto 2001. Ma gli omicidi, che hanno provocato una maggior ripercussione sono stati quelli del procuratore legale del FUNAI, Geraldo Rolim, nel 1995, e del capo tribù, Francisco de Assis Pereira de Araújo (Xicão) nel 1998. In questo contesto si svolge il lavoro della Diocesi di Pesqueira: 87 anni di storia, 10500 km2 Di estensione, 450 mila abitanti, 25 parrocchie, in cui è presente dal 1998 Padre Bartolomeo Bergese, missionario Fidei Donum, della Diocesi di Mondovì. Le strutture diocesane adibite 6 alla Pastorale Sociale si trovano vicino alla zona centrale di Pesqueira, tra la piazza della Cattedrale e quella della Prefettura, e comprendono:le Lar Esperança 1 e 2 (Sedi dell’ASEVI), la sede del CEDAPP e le strutture del PODE e del PODE 2 (Casa di accoglienza per i volontari, dove alloggeranno i volontari del Servizio Civile coinvolti nel progetto); inoltre, i vari enti hanno la possibilità di utilizzare alcuni locali del Seminario Interdiocesano “Saõ José”per particolari esigenze (riunioni, corsi di formazione,…). Queste strutture specifiche nascono dal substrato legato alle varie pastorali, Pastoral da criança, do Menor, da Famiglia, da Terra, Popular, che sono emanazione dell’impegno delle singole parrocchie di fronte ai problemi più urgenti del contesto socio-economico e, inoltre, non va dimenticato che l’associazionismo costituisce una modalità diffusa e organizzata di affrontare le problematiche emergenti delle comunità agricole distribuite intorno alla città di Pesqueira; questa realtà costituisce la base su cui il CEDAPP impianta i suoi progetti di appoggio ai piccoli produttori agricoli. Riportiamo, per descrivere e rimarcare il contesto diocesano, le parole del Vescovo di Pesqueira Mons. Francesco Biasin: “Una terra semidesertica, con siccità endemica, segnata dalle oligarchie politiche che, da secoli, tengono a bada il popolo e lo dominano. Un paese dove la povertà diffusa ha molto schiacciato la voglia di vivere e la grande bontà naturale della gente, fatta di accoglienza e rapporti umani ricchi, oramai abbandonate per lasciare il posto ad una certa rassegnazione che talvolta attende che cada dall’alto la soluzione dei problemi. In una struttura socio-politica influenzata da famiglie potenti, latifondisti e allevatori, proprietari di immense piantagioni di canna da zucchero che riducono l’uomo in semischiavitù, la chiesa ha cominciato a collocarsi al fianco dei più deboli, a partire dal concilio vaticano II, con figure che, nell’ambito di un cattolicesimo legato più alla devozione che all’evangelizzazione, hanno saputo interpetare la voce dei poveri e assumere la difesa dei diritti dei lavoratori. Un compito non facile, costato anche minacce provenienti dai potenti interessati a non creare opportunità per un popolo bello e solare, dotato di grande fantasia e creatività e caratterizzato da grandi potenzialità. La monocoltura di pomodoro e frutta locale che, tra le piantagioni e la fabbrica per la trasformazione delle conserve e delle marmellate, dava lavoro a tutte le famiglie ha prosciugato la terra ed è fallita. Poiché non sono mai state permesse alternative a questo lavoro, ora la gente si ritrova povera e bisognosa di recuperare l’autostima e di imparare a valorizzare il lavoro tipico. Qui la chiesa deve essere necessariamente profetica, cioè chiamata a dare una risposta evangelica alle esigenze dell’uomo perché esso possa raggiungere la sua dignità e possa esprimersi con tutte le sue potenzialità. Un’altra sfida è la postmodernità: la salvaguardia dei valori insiti nell’anima della gente dal bombardamento dei mezzi di comunicazione sociale e dalla globalizzazione. Molto importante è far passare una “cultura di pace”, rispetto alla tentazione ricorrente della violenza (per antichi e recenti conflitti interetnici o terrieri, per il narcotraffico, per gli 7 assalti,…) E poi ci si batte per far crescere la consapevolezza dei diritti-doveri di cittadinanza, puntando ad una partecipazione documentata e matura, in campo socio-politico. La diocesi deve scendere direttamente nella mischia sociale per sostenere le possibilità di lavoro per i giovani in particolare, tentati di emigrare o di finire preda del narcotraffico o di ridursi a vivacchiare nel clientelismo.” A fare da “ombrello” a tutte le attività della Diocesi di Pesqueira è il CEDAPP (Centro Diocesano de Apoio ao Pequeno Produtor), fondato dalla diocesi di Pesqueira nel 1991 con la missione di contribuire affinché i piccoli produttori imparino a convivere con il semi-arido brasileiro e crescano in autonomia, organizzazione, migliorando le proprie condizioni di vita e quelle della comunità, cercando di ridurre il vortice di povertà e miseria che li avvolge. Il CEDAPP sta diffondendo l’uso di cisterne per il recupero dell’acqua piovana, incrementando l’allevamento di capre e la produzione del miele. L’acqua è una risorsa preziosa e l’unico modo per tutelarla è insegnare alla gente a costruire cisterne per raccogliere l’acqua piovana. Piove di rado, infatti, ma abbondantemente e una cisterna della capacità di 16 mila litri garantisce acqua per sei mesi a una famiglia. Si insegna a mantenerla potabile, a fare un uso razionato e “sociale”: non è raro infatti che la cisterna sia condivisa tra più nuclei familiari. La gestione in proprio dell’acqua, inoltre, dà coscienza politica alla gente perché si rende conto di non dipendere più dalle oligarchie che donano cisterne piene in cambio di voti. Inoltre, sta cercando canali di commercio equo e solidale per i merletti e pizzi di cui le donne locali (Renda-Rendeiras) sono esperte, che vengono commercializzati in tutto il mondo e fanno la fortuna dei grossisti mentre le lavoratrici vivono con meno di un dollaro al giorno. Inoltre, da giugno 2007, il CEDAPP è entrato a far parte del programma “Mutirão para a superação da miséria e da fome” approvato nell’aprile del 2002 dal CNBB (Confêrencia Nacional dos Bispos do Brasil). A partire dal 2003 si è sviluppata una mirata indagine sul territorio sulla situazione di persone Portatrici di Diritti Speciali e delle loro famiglie, che ha portato, il 4 maggio 2005, all’apertura del PODE (Portadores de Dereitos Especial). Infatti, nella realtà di Pesqueira descritta precedentemente, le persone “Diversamente abili” soffrono di una doppia esclusione: dovuta sia alla mancanza di opportunità per sviluppare le proprie capacità, ma anche a “preconcetti”. Mettiamo in evidenza alcuni punti: • i bambini e gli adolescenti con deficienze psichiche, fisiche e motorie, spesso provengono da famiglie di periferia che non presentano alcuna inclinazione allo stimolo e all’educazione; • le famiglie che hanno vergogna di aver generato figli diversamente abili li tengono relegati in casa; 8 • il Sistema Unico di Salute Statale non presta attenzione alle necessità di questa parte di popolazione svantaggiata; • le famiglie indigenti strumentalizzano i figli portatori di diritti speciali per sensibilizzare chi può prestare aiuto e/o dare elemosina; • la Società è disinformata e quindi poco mobilitata per sostenere i diritti dei portatori di diritti speciali. Quindi il PODE promuove l’assistenza e la riabilitazione di bambini ed adolescenti portatori di diritti speciali, con particolare attenzione alla diagnostica tramite il gruppo di valutazione, ai disturbi di comportamento, alle difficoltà psicomotorie e di linguaggio ed alla terapia occupazionale, contribuendo in modo significativo a migliorarne le condizioni di vita e ad integrarli nella vita sociale; realizza un’attività di ricerca con il Municipio per conoscere l’effettiva consistenza numerica dei diversamente abili; persegue l’intento di innalzare la qualità della vita dei portatori di diritti speciali, stimolando lo sviluppo delle loro capacità, abilità e attitudini, coinvolgendoli e valorizzandoli come partecipanti attivi del processo di riabilitazione; Promuove un processo di sensibilizzazione della comunità, con l’obiettivo del coinvolgimento e del superamento dei preconcetti; garantisce l’assistenza medica di base ed odontoiatrica ai portatori di diritti speciali; coinvolge nell’assistenza del figlio diversamente abile le famiglie, fornendo ad esse adeguata assistenza; realizza un’assistenza a ciclo diurno rivolta a realizzare un’assistenza personalizzata per la crescita socio-pedagogica e culturale (aule didattiche) e a stimolare il recupero psico-sensoriale e motorio mediante Musicoterapica, Terapia occupazionale, Idroterapia, Palestra e Fisioterapia-Riabilitazione. Il PODE è in contatto e collabora con alcune realtà, che sviluppano da più anni simili attività a Recife come il CERVAC (Centro de Reabilitação e Valorização da Criança). Inoltre dal 1991 opera l’ASEVI (Ação Social Esperança e Vida), che dal 1991 al 1997 era chiamata Nucleo di Promozione San Giovanni Bosco. Dal 1998 si trasformò in ASEVI, ONG della Diocesi di Pesqueira e della Pastoral do Menor, da Criança e da Familha, lotta per la garanzia dei diritti, soprattutto dei bambini e degli adolescenti; promuove un’educazione sociale e professionale complementare all’educazione scolastica di base; crea alternative di vita per bambini e adolescenti vittime dell’esclusione sociale; partecipa alla costruzione di una società più giusta; sostiene il diritto alla vita con dignità e l’esercizio della cittadinanza nei Municipi in cui è presente; promuove processi di empowerment individuali e collettivi al fine dello sviluppo di comunità competenti; appoggia movimenti che lottano per la rivendicazione di diritti fondamentali, quali la scolarità di base, l’educazione,ecc…. Inoltre, l’ASEVI sviluppa e mantiene in tutta l’area della Diocesi iniziative di formazione,apprendimento e opere di promozione e garanzia dei Diritti, proponendo: stimoli 9 per un servizio di volontariato solidale; integrazione delle diverse pastorali, movimenti, servizi e gruppi parrocchiali che compongono la Diocesi di Pesqueira, sostenendo l’elaborazione e l’esecuzione di progetti; assistenza alle vittime dell’emarginazione e dell’esclusione sociale, specialmente ai bambini, agli adolescenti ed alle rispettive famiglie; assistenza ai piccoli agricoltori, gruppi etnici, nuclei artigianali e professionali; cooperazione, se possibile, con quei movimenti che propongono la diffusione e l’approfondimento dell’evangelizzazione, della cultura e della educazione. Inoltre è un centro di “accoglienza” regionale per bambini ed adolescenti vittime di violenza, negligenza, maltrattamentie dipendenza chimica, integrata in una rete di accoglienza locale e regionale e utilizzata come struttura di appoggio per Misure di Protezione applicate dal Consiglio Tutelare. Le Principali attività e Programmi Educativi si sviluppano su due linee: 1) Intervento Educativo commisurato al grado di esperienza sviluppato da ogni bambino ed adolescente: dai 3 ai 6 anni – Educazione per lo sviluppo della prima infanzia; dai 7 ai 12 anni – Educazione per rinforzare le capacità personali e di gruppo; dai 12 ai 18 anni- Educazione per la Personalità Giovanile dai 16 ai 20 anni - Laboratori Professionali: Informatica di base e Avanzata, Cucito, Modellazione di Ceramica e Gesso, Tecniche di Agricoltura e Allevamento; 2) Intervento Educativo rivolto alle famiglie perché apprendano a diffondere l’organizzazione e si impegnino per i loro diritti. Si impegna, anche, per il miglioramento della Politica di Garanzia dei Diritti con particolare attenzione ai Consigli Municipali locali, infatti é membro del Forum dei Diritti Umani della Diocesi di Pesqueira e della Pastorale Sociale. Gli organismi coinvolti nelle sue attività sono (riportiamo l’elenco degli organismi e il rapporto che hanno con l’ASEVI): Pastorale dei Minori – Cooperazione Tecnica; Pastorale Sociale – Integrazione delle azioni; Diocesi di Pesqueira - Aiuto e Cooperazione; Scuole pubbliche e private - Integrazione delle azioni; Centro Diocesano di Appoggio ai Piccoli Produttori (CEDAPP) - Corsi di agro-allevamento; Associazioni Comunitarie - Divulgazione del progetto, sostegno; Consiglio Statale di Difesa dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti - Cooperazione Tecnica, sussidi; Consiglio Municipale di Difesa dei Diritti - Trasmissione del ricorso al Fondo Municipale; Vitae - Risorse finanziarie; Segreteria Municipale della Salute - Aiuto tecnicofinanziario; OPAM (Vaticano) - Aiuto finanziario; Caritas Diocesana di Mondovì - Aiuto finanziario; Suore di Ingenbohl (Svizzera) - Aiuto finanziario. Ora l’ASEVI è composta da 7 educatori tra cui il coordinatore-responsabile Nipson, 2 esperti per il laboratorio di informatica e artistico, una cuoca e l’aiuto cuoco e 150 ragazzi. Il requisito necessario per partecipare alle attività della Cresci è frequentare la scuola statale; le attività comprendono quelle volte a garantire un rinforzo scolare, quelle ludico-ricreative, le attività 10 specifiche (laboratori) e a volte le gite. Le situazioni che si presentano maggiormente critiche e complesse sono due e coinvolgono: • i bambini e gli adolescenti con disagio bio-psicosociale e comportamentale; • le famiglie dei giovani dell’ASEVI; Gli adolescenti, purtroppo, rappresentanoun piccolo numero dei ragazzi dell’ASEVI (sono in un rapporto di 1 a 13); infatti, anche se svolgono il loro percorso di attività fin da piccoli, arrivati a questa età abbandonano. Questo è dovuto alla situazione di miseria in cui si trovano, alla necessità di denaro, alla facilità di cadere nel vortice del narcotraffico, al sogno del viaggio verso le grandi città brasiliane,…. Sarebbe, quindi, necessario iniziare con loro un percorso che punti alla presa di coscienza dei loro problemi e alla ricerca di soluzione alternative a quelle che loro trovano per la loro vita, che li inducono ad intraprendere strade di devianza con conseguenti difficoltà di inserimento nel territorio e nel proprio contesto sociale, che li porta anche ad essere uccisi. La volontà di iniziare un percorso anche con le famiglie deriva dalla necessità di far sì che i percorsi di coscientizzazione volti alla liberazione da ogni forma di oppressione e violenza non siano solamente individuali, ma anche collettivi. Queste attività di fondamentaleimportanza, per promuovere un processo di sviluppo di comunità, purtroppo sono sporadiche e procedono a rilento per la mancanza di personale che possa dedicarsi esclusivamente ad esse. Per esempio, le visite alle famiglie vengono fatte da 1-2 educatori nel loro tempo libero con una media di 3 famiglie a settimana. Obiettivi del progetto: Partendo da questa premessa, riportiamo qui di seguito i “target”, i bisogni del territorio, gli obiettivi del progetto “...eu amo as gentes e amo o mundo...” , che si delineano a partire dalla descrizione della realtà presentata al punto precedente. Target: • i bambini e gli adolescenti con disagio bio-psicosociale e comportamentale; • le famiglie dei giovani dell’ASEVI; 11 Obiettivi generali: 1) Migliorare la qualità di vita dei bambini e adolescenti dell’ASEVI; 2) Rafforzare il processo di ricerca sociale partecipata con le famiglie dei giovani dell’ASEVI, basato sulla coscientizzazione e sulla partecipazione e finalizzato ad un empowerment individuale e collettivo; 3) Migliorare la rete di attori, presenti e attivi a Pesqueira, coinvolti nel processo di sviluppo di comunità locale. Bisogni del territorio, obiettivi specifici e indicatori: 1.1) Bisogno di essere ascoltato sulle problematiche individuali. 1.1) Favorire una pratica di accoglienza e di ascolto quotidiano delle problematiche dei bambini e dei ragazzi. - Almeno 4 colloqui quotidiani individuali con i bambini e i ragazzi, che frequentano l’ASEVI; - 1 incontro mensile d’equipe per definire l’archiviazione e per costruire il quadro generale. 1.2) Bisogno di riconoscere il gruppo dei pari come risorsa. 1.2) Favorire le relazioni costruttive tra i pari, a partire dalla problematiche comuni e con la condivisione dei propri percorsi di vita. - Aumento del 30% delle possibilità di incontro e condivisione tra i gruppi dei pari. 1.3) Bisogno di autostima e valorizzazione delle proprie capacità. 1.3) Incoraggiare la conoscenza delle proprie risorse personali e il loro utilizzo per migliorare la propria qualità di vita. - Incrementato del 50% il numero dei ragazzi dell’ASEVI che è a conoscenza delle proprie risorse personali. 1.4) Bisogno di autostima rispetto ai percorsi di inclusione sociale e di integrazione. 1.4) Accrescere i life skills personali in vista di un positivo inserimento nel contesto sociale della città. 12 - Aumentati del 30% i life skills personali; - Incrementato del 50% l’inserimento dei giovani nel contesto sociale della città. 1.5) Bisogno di conoscenza delle pratiche di prevenzione primaria. 1.5) Incoraggiare comportamenti adeguati in merito alle malattie sessualmente trasmissibili, agli effetti di sostanze psicotrope e altre patologie legate a norme igieniche di base. - Aumentate del 60% le informazioni su malattie sessualmente trasmissibili, agli effetti di sostanze psicotrope e altre patologie legate a norme igieniche di base; - Diminuzione del 15% di comportamenti inadeguati. 1.6) Bisogno di progettare realisticamente il proprio futuro. 1.6) Sostenere una visione critica delle proprie aspirazioni e potenzialità in base alle realistiche possibilità del territorio e ai progetti di emigrazione. - Incrementata del 50% la conoscenza delle proprie aspirazioni e potenzialità in base alle realistiche possibilità del territorio e ai progetti di emigrazione; - Diminuzione del 10% del numero dei ragazzi dell’ASEVI che entrano nei circuiti del narcotraffico o che emigrano verso le grandi città. 1.7) Bisogno di migliorare le prestazioni scolastiche e evitare il drop out. 1.7) Accrescere le conoscenze scolastiche di base e stimolare l’apprendimento. - Aumento del 25% del numero dei ragazzi che frequentano regolarmente la scuola dell’obbligo. 2.1) Bisogno di conoscenza delle risorse del territorio. 2.1) Favorire la conoscenza delle risorse del territorio e incoraggiarne l’uso appropriato. - Incrementata del 50% la conoscenza delle risorse del territorio; 13 - Miglioramento del 20% dell’uso appropriato delle risorse del territorio. 2.2) Bisogno di uscire dall’isolamento nelle situazioni critiche di disagio. 2.2) Incoraggiare l’esplicitazione delle situazioni di disagio e il coinvolgimento collettivo nella conoscenza e nella presa in carico. - Attivazione di 1 incontro mensile con le singole famiglie; - Organizzazione di 3 eventi (seminari, convegni, manifestazioni,…) all’anno sul tema del disagio; - Aumentato del 15% il coinvolgimento collettivo nella conoscenza e nella presa in carico del disagio. 2.3) Bisogno di sostegno per situazioni famigliari monoparentali (in particolare mamme/nonne sole con bambini a carico). 2.3) Offrire sostegno psicologico e materiale alle madri e nonne sole con bambini a carico. - Aumentato del 35% il sostegno psicologico e materiale alle madri e nonne sole con bambini a carico. 2.4) Bisogno di migliorare la capacità relazionale con i figli (soprattutto nelle situazioni di conflitto intergenerazionale). 2.4) Incoraggiare la capacità di comunicazione efficace intergenerazionale, di soluzione delle situazioni conflittuali e di ricerca di mediazione degli educatori nelle situazioni più complesse. - Migliorate del 25% le capacità relazionali intergenerazionali; - Organizzati 2 eventi annuali per incoraggiare la capacità di comunicazione efficace intergenerazionale, di soluzione delle situazioni conflittuali. 3.1) Bisogno di conoscenza dei ruoli e compiti dei diversi attori e delle possibilità di collaborazione. 3.1) Consolidare le collaborazioni esistenti, la conoscenza delle specifiche attività e 14 professionalità, favorendo lo scambio di comunicazioni tra enti pubblici e privati. - Almeno 200 ore dedicate al reperimento dei dati e alla stesura di report e database; - Preparazione e implementazione di 3 tavoli fra i diversi attori del territorio. 3.2) Bisogno di conoscenza approfondita delle problematiche dei minori e delle loro famiglie. 3.2) Diffondere in modo capillare e critico le informazioni sulle situazioni familiari e sui minori a rischio presenti sul territorio. - Aumentate del 50% le informazioni sulle situazioni familiari e sui minori a rischio presenti sul territorio. 3.3) Bisogno di miglioramento della comunicazione tra gli enti del territorio e quelli con ruoli similari presenti nelle zone limitrofe. 3.3) Accrescere le opportunità di creazione di legami tra enti facilitando l’avvio di forme di collaborazione pratica su progetti specifici. - Incrementate del 15% le opportunità di creazione di legami tra enti facilitando l’avvio di forme di collaborazione pratica su progetti specifici. 3.4) Bisogno di formazione e autoformazione degli operatori dei diversi servizi del territorio. 3.4) Ideare percorsi formativi su problematiche specifiche e diffusione di modelli operativi di comprovata validità. - Stesura di un programma annuale di formazione; - Aumentato del 40% il numero dei percorsi formativi e diffusione di modelli operativi di comprovata validità. Descrizione del progetto e tipologia dell’intervento: Il Progetto prevede un periodo effettivo all’estero di 9 mesi ed un impegno complessivo non 15 inferiore a 12 mesi. Il percorso di inserimento prevede un colloquio di selezione, una fase propedeutica, un periodo di formazione di inizio servizio, un accompagnamento formativo in loco che sarà intervallato da un modulo formativo durante l'unico rientro intermedio, fino all’uscita dall’esperienza, con il rilascio di un attestato di servizio. In continuità con quanto illustrato nel punto 8, procediamo ora ad illustrare gli ambiti di intervento, le modalità di attuazione, le azioni che concorrono a raggiungere gli obiettivi del servizio e l’insieme degli elementi che concorrono a realizzare gli obiettivi per il volontario. 9.1) PIANI DI ATTUAZIONE PREVISTI PER IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI. L’approccio al servizio e all’esperienza globale avviene con gradualità e progressione in relazione alle attitudini personali: si tratta di imparare facendo. In generale sia per le attività di servizio che per quelle relative agli obiettivi per il volontario possiamo sostanzialmente distinguere cinque fasi: 0 – La fase di descrizione del percorso di ideazione, costruzione e preparazione del progetto: dall’inizio del 2007 all’avvio del progetto previsto per ottobre 2008. Si è deciso di presentare il progetto “...eu amo as gentes e amo o mundo...” per l'anno 2007-2008 da svolgere a Pesqueira perché: ● a Pesqueira è presente dal 1998 Padre Bartolomeo Bergese, missionario Fidei Donum, della Diocesi di Mondovì, che svolge la sua missione tra le Lar Esperança 1 e 2 (Sedi dell’ASEVI), il CEDAPP e le strutture del PODE e del PODE 2, oltre che nella Diocesi di Pesqueira. Da oramai quasi 10 anni, ogni anno volontari italiani, soprattutto della Diocesi di Mondovì, che collabora e sostiene don Meo Bergese, si recano a Pesqueira per trascorrere alcuni mesi di volontariato internazione, per cui si è pensato di dare l'opportunità a giovani, maggiorenni e con età inferiore ai 28 anni, di svolgere il servizio civile volontario in questa realtà. ● il progetto di Servizio Civile già presentato per l'anno 2006-2007 ha riscosso molto successo sia per quanto riguarda il numero di giovani che si sono informati per partire come volontari per il progetto sia per il coinvolgimento della Diocesi, in attività e collaborazioni per la sensibilizzazione, costruzione e realizzazione dello stesso nonché per la costruzione del percorso formativo dei volontari. Per preparare il progetto sono stati fatti numerosi passi, infatti si sono intessuti ancora più stretti rapporti tra la Caritas e la realtà locale brasiliana finalizzati al progetto del SCV attraverso missioni a Pesqueira da parte del formatore Gianpiero Macagno, per un periodo 16 di 3 mesi e del progettista e visite in Italia dell'OLP in Brasile Don Meo Bergese e di una responsabile del progetto di servizio civile Lourdes Viana, che hanno anche supervisionato la formazione dei volontari in partenza per il progetto di SCV 2006-2007 e portato materiali utili, quali video, fotografie, filmini,...e testimonianze. 1 – La fase di accoglienza, accesso e formazione: per il I e II mese. Questa prima fase comprende tutti i passi per l’avvio del progetto in Italia, la formazione generale dei volontari e quella specifica (tranne i moduli 2 e 3 dell’Area 3 – Dell’intervento, che verranno effettuati al VI mese durante il rientro in Italia) e la strutturazione della vita comunitaria. In questa fase si perseguirà a gettare le basi per il raggiungimento degli obiettivi generali e specifici del progetto, in particolare si cominceranno a gettare le basi per gli obiettivi 1.1, 1.2 e 1.3 e per la realizzazione delle attività a loro collegate: giochi di fiducia, dinamiche di gruppo, laboratorio socio-affettivo, esercizi teatrali, attività sportiva, laboratorio artistici; giochi di ruolo, dinamiche di gruppo, laboratori teatrali e artistici (vedi Gruppo di attività 1 al punto 9.2). 2 – La fase di inserimento a Pesqueira e introduzione: dal III al V mese. Questa seconda fase si apre con l’arrivo a Pesqueira dei volontari e si chiude con il loro rientro in Italia, dopo 3 mesi, in cui essi si inseriranno e inizieranno a familiarizzare con la realtà brasiliana di Pesqueira: lingua, cultura, società, organizzazione, ecc…Questa fase porterà al raggiungimento dell’obiettivo generale 1 e degli obiettivi specifici dall’1.1 all’1.7 e verranno svolte tutte le attività ad essi collegati: accoglienza strutturata del mattino attraverso un momento di preghiera e condivisione della giornata precedente; sostegno scolastico; giochi di fiducia, dinamiche di gruppo, laboratoriosocio-affettivo, esercizi teatrali, attività sportiva, laboratorio artistici; giochi di ruolo, dinamiche di gruppo, laboratori teatrali e artistici; dinamiche sulle life skills; laboratori di peer education, lezioni interattive su problematiche specifiche; giochi di ruolo, tecniche teatrali, tirocini lavorativi (vedi Gruppo di attività 1 al punto 9.2), che verranno comunque portate avanti anche nei mesi successivi. 3 – La fase di rientro in Italia: il VI mese. Questa fase comprende la valutazione del primo periodo trascorso all’estero con l’OLP in Italia, la conclusione dei moduli di formazione specifica: moduli 2 e 3 dell’Area 3 – Dell’intervento e l’inizio delle attività di animazione e sensibilizzazione in Italia. In questa fase si perseguirà a gettare le basi per il raggiungimento dell'obiettivo generale 2 e 3 e dei loro relativi specifici del progetto, in particolare si cominceranno a gettare le basi per gli obiettivi 2.1, 2.2 e 3.1 e per la realizzazione delle attività a loro collegate: trasmissione di informazioni; analisi della domanda; ascolto empatico (vedi Gruppo di attività 2 e 3 al punto 17 9.2). 4 – La fase di consolidamento del progetto: dal VII all’XI mese. Si apre con il rientro dei volontari a Pesqueira e l’avvio delle attività che porteranno al raggiungimento degli obiettivi generali 2 e 3 e dei seguenti obiettivi specifici: dal 2.1 al 2.4 e dal 3.1 al 3.4 e con la realizzazione delle attività a loro collegate: trasmissione di informazioni; analisi della domanda; ascolto empatico; collaborazione in attività pratiche quotidiane; ascolto del disagio; colloqui con l’intero nucleo familiare; tecniche di problem solving e tavoli di concertazione e protocolli di intesa tra enti; banca dati sui casi; mappatura delle risorse del territorio; incontri di conoscenza; laboratori di formazione specifici; incontri di autoformazione e formazione (vedi Gruppo di attività 2 e 3 al punto 9.2); si chiude con sessioni di monitoraggio e valutazione a cura dell’OLP all’estero e i responsabili in loco. 5- La fase di accompagnamento finale: il XII mese. Si apre con sessioni di monitoraggio e valutazione a cura dell’OLP all’estero e i responsabili in loco, seguite dal rientro in Italia dei volontari e il successivo inizio delle sessioni di monitoraggio a cura dell’OLP in Italia e la ripresa delle attività di animazione e sensibilizzazione in Italia. Le varie attività sono distribuite nel tempo in maniera e in relazione al raggiungimento degli obiettivi o comunque modulate in maniera tale che i giovani volontari sviluppino un armonico percorso di crescita umana e professionale confrontandosi con mansioni dapprima più semplici e via via più complesse e professionalizzanti, contemplando l’inserimento del giovane in base alle sue competenze ed esperienze pregresse, nonché rispetto alle attese emergenti. Il ritmo del progetto viene scandito in particolare dalla presenza in Italia o all’estero dei volontari, dalle attività della formazione specifica, della formazione generale e dal monitoraggio. Numero dei volontari da impiegare nel progetto (punto 9) 4 18 Posti con vitto Posti con vitto e alloggio 4 4 Ore di servizio settimanali dei volontari (punto 13) 48 Giorni di servizio a settimana dei volontari (punto 14) 6 Eventuali particolari obblighi dei volontari durante il periodo di servizio (punto 15) Stesura delle relazioni mensili da inviare in Italia (report), incontri settimanali dell’équipe dell’ ASEVI, subordinazione ai referenti dei progetti, comunicazione costante (mail, telefono) con la Caritas diocesana di Mondovì, comportamento improntato ad uno stile di vita sobrio, responsabile ed armonico rispetto al lavoro di equipe. Inoltre: flessibilità a svolgere il servizio in numerosi e differenti settori, ambiti e fasi di intervento (esecuzione operativa, studio ed analisi, progettazione, sperimentazione e verifica), possibile impiego nei giorni festivi, alternanza di lavoro individuale ed in equipe, studio della lingua portoghese, partecipazione alla vita comunitaria, partecipazione ai momenti di formazione e celebrazioni ecclesiali. Disponibilità per missioni in altre zone del paese. Obbligo di svolgimento delle attività di animazione e sensibilizzazione in Italia con la propria Caritas Diocesana. Obbligo di partecipazione ai percorsi formativi previsti. La durata della permanenza dei volontari nel paese estero sarà di 9 mesi in totale, infatti la prima permanenza a Pesqueira sarà di 3 mesi e, dopo il rientro intermedio di un mese, i volontari torneranno nel Municipio per altri 6 mesi. Sede/i di attuazione del progetto ed Operatori Locali di Progetto: (punto 16) SEDE DOVE INDIRIZZARE LE DOMANDE: 19 Tipologi N. 1 Ente presso il quale si realizza il progetto Caritas Diocesana di Mondovì N. Comune vol. Telef. Indirizzo per sede sede Vasco Personale di riferimentoProgetto volontar (cognome e nome) i Cognome e nome Via Mondovì (CN) Nominativi degli Operatori Locali dia servizi 01744 4 88750 17 Davide Oreglia Tarò francesco Bartolomeo Bergese Eventuali requisiti richiesti ai canditati per la partecipazione al progetto oltre quelli richiesti dalla legge 6 marzo 2001, n. 64: (punto 23) • Precedenti contatti e collaborazioni con gli enti proponenti il progetto; • Percorsi formativi o di studio connessi alle tecniche e all’approccio previsti nel progetto; • Conoscenza di base della lingua portoghese; • Precedenti esperienze in Brasile; • Capacità di lavoro in gruppo; • Partecipazione alla vita della comunità locale; • Alto spirito di adattabilità, di servizio e disponibilità ad assumere un comportamento improntato a uno stile di vita sobrio, responsabile e rispettoso; • Competenze ed esperienze relative ad attività di: assistenza, educazione, animazione, lavoro di gruppo, formazione, tutela dei diritti umani; • Precedenti esperienze in ambito sociale, educativo in Italia o all’estero; • Precedenti esperienze nel campo della promozione della pace, della tutela dei diritti umani, dello sviluppo dei popoli; • Interesse sviluppato per i temi della solidarietà internazionale e per la pace; • Volontà e predisposizione a sperimentare concretamente solidarietà e condivisione con fasce di popolazione particolarmente svantaggiate e vulnerabili; • Desiderio di sperimentare modalità concrete di azione e difesa nonviolenta; 20 Servizio civile all’ester o • Ricerca di percorsi formativi e di crescita individuale; • Sensibilità per la diversità e il contatto solidale e dialogico con la diversità; • Impegno a rendere pubblico il progetto di servizio civile e a lavorare per una sensibilizzazione del territorio; • Volontà e capacità di lavorare in modo cooperativo, in gruppo ed in rete; • Disponibilità a trascorrere ampi periodi di tempo all’estero (almeno 9 mesi); • Conoscenze in materia di cooperazione allo sviluppo; • Interesse alle problematiche Nord/Sud del mondo (sviluppo e sottosviluppo); • Conoscenze informatiche di base; • Possesso patente B e patente internazionale; Eventuali crediti formativi riconosciuti: (punto 27) ● Riconosciuti sino a 10 crediti formativi dalla dall’ Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano come da convenzione allegata. ● Riconosciuti da parte del Corso di laurea di Scienze del Servizio Sociale dell'Università degli Studi “SUOR ORSOLA BENINCASA” di Salerno. ● Riconosciuti da parte del Corso di laurea interfacoltà in "Scienze per la Pace" dell'Università di Pisa. Eventuali tirocini riconosciuti: (punto 28) • Riconosciuti per tutti i corsi di laurea dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che prevedono attività di tirocinio, come da convenzione allegata. Nelle attività di tirocinio riconosciute sono compresi anche i tirocini utili per l’iscrizione agli albi professionali. Competenze e professionalità acquisibili durante il servizio (punto 29) 21 Per tutti coloro che concludono il Servizio Civile è previsto il rilascio di un attestato da parte di Caritas Italiana in cui vengono riportate la tipologia del servizio svolto e le competenze che vengono conseguite durante il servizio (modello consegnato all’UNSC da Caritas Italiana). La singola Caritas diocesana rilascia, su richiesta dell’interessato e per gli usi consentiti dalla legge, ulteriore documentazione più dettagliata e particolareggiata. Le stesse competenze sono riconosciute e certificate mediate il rilascio di un attestato da parte dell’Ente terzo CGM - Consorzio Nazionale della Cooperazione di Solidarietà Sociale “Gino Matterelli”, come da convenzione allegata. Il progetto consente l'acquisizione delle seguenti competenze riconosciute e certificate dalla Caritas Italiana e dall’ente terzo CGM - Consorzio Nazionale della Cooperazione di Solidarietà Sociale “Gino Matterelli”: COMPETENZE DI BASE: • Conoscenza del quadro istituzionale nell’ambito dei progetti di cooperazione; • Conoscenza dei principali costituenti di un calcolatore delle sue funzioni; • Capacità di collaborare alla progettazione, conduzione e organizzazione di attività di socializzazione e di costruzione di un rete relazionale; • Conoscenza delle principali strategie di relazione d’aiuto; • Capacità di sviluppare un lavoro di equipe in modo cooperativo; • Capacità di produrre elaborati, articoli, report, sulle attività e sul contesto operativo; • Capacità di mediazione nonviolenta dei conflitti; • Conoscenza di base del diritto internazionale dei diritti umani; COMPETENZE TECNICO PROFESSIONALI: • Applicare tecniche di animazione, socializzazione (attività di intrattenimento, occupazionali, culturali, sportive, di gioco ecc...) per favorire l’integrazione dei singoli e dei gruppi; • Accompagnare e supportare il minore nell’attività di studio e ricreativa; • Collaborare alla progettazione, organizzazione e conduzione di attività di socializzazione, di 22 ricostruzione della rete relazionale; • Fronteggiare le situazioni impreviste; • Gestire l’agenda impegni sotto il profilo dei tempi, mezzi e risorse; • Applicare le principali norme igieniche di sicurezza e pronto soccorso; COMPETENZE TRASVERSALI: • Costruire messaggi chiari, al fine di fornire informazioni corrette ai giovani interessati alle attività organizzate dall’associazione; • Adottare stili di comportamento propositivi, improntati alla cordialità e alla cortesia; • Collaborare con i professionisti coinvolti nel progetti, in relazione ai propri compiti e ai risultati da raggiungere; • Integrarsi con altre figure/ruoli professionali e non; • Adeguarsi al contesto: linguaggio e atteggiamenti, rispetto delle regole e orari; • Gestire la propria attività con la dovuta riservatezza ed eticità; • Controllare la propria emotività rispetto alla sofferenza; • Lavorare in team per produrre risultati collettivi; • Assumere le necessarie decisioni gestionali in sufficiente autonomia, seppur nell’ambito di sistemi e procedure già calibrate e condivise; • Collaborare con il Personale dell’Ente e con i colleghi; • Accrescimento della consapevolezza della possibilità di esercitare in maniera efficace il proprio diritto di cittadinanza attiva anche a livello internazionale; • Approfondimento delle tematiche di politica internazionale e di cooperazione allo sviluppo interpretate alla luce di una cultura politica fondata sulla solidarietà; • Sviluppo di sensibilità per una efficace relazione interculturale; • Sviluppo di abilità di intervento sul territorio in Italia e sul campo nel Paese di invio; 23 • Sviluppo e/o rafforzamento delle abilità relative al dialogo sociale; • Sviluppo della capacità di analisi e di sintesi e di orientamento all’obiettivo; • Accrescimento della capacità di lavoro in equipe; • Conoscenza del sistema Paese in una realtà estera; • Comprensione delle dinamiche del lavoro associativo e di rete (centro – periferia e viceversa; • Rafforzamento delle competenze nel proprio settore tecnico di formazione; COMPETENZE SPECIFICHE: • Elementi teorici e pratici di base nel campo della progettazione sociale in ambito internazionale (metodo Project cycle management e SWAT); • Elementi teorici e pratici di base nel campo della cooperazione internazionale e solidale; • Elementi di base nella relazione sociale in vari ambiti: minorile, disabilità, educazione alla pace e nel settore dello sviluppo socioeconomico; • Elementi teorico pratici nel campo della relazione interculturale; • Elementi teorico pratici nel campo della tutela dei diritti umani; • Conoscenza, convivenza con la situazione climatica legata al semi-arido brasiliano e capacità di comprendere lo stile di vita delle persone che ci convivono quotidianamente; • Realizzazione di attività di animazione e/o educazione senza la disponibilità degli strumenti e delle risorse a cui si è abituati in Italia; • Convivenza con persone con cultura e fedi religiose differenti; • Acquisizione di stili di comportamento propositivi, improntati alla cordialità e alla cortesia; • Acquisizione della sicurezza a lavorare impiegando una lingua straniera con conseguente ottimizzazione della pregressa conoscenza della lingua (portoghese); • Elementi teorico-pratici del quadro istituzionale nell'ambito dei progetti di cooperazione; • Sviluppo della capacità di problem solving; 24 Le stesse competenze trasversali e specifiche del progetto sono riconosciute e certificate mediante rilascio di un attestato da parte dell’Ente terzo CGM - Consorzio Nazionale della Cooperazione di Solidarietà Sociale “Gino Matterelli” come da convenzione allegata. Inoltre ai fini di un inserimento professionale nel settore dell’umanitario e della cooperazione allo sviluppo, in Italia come all’estero, costituisce un titolo altamente preferenziale l’esperienza sul campo. 25 L’ Ente CARITAS DIOCESANA Via F. di Gattinara, 10 - VERCELLI propone: n. 1 progetto di SERVIZIO CIVILE - 2008 per n. 15 volontari nelle seguenti AREE DI INTERVENTO: ASSISTENZA MINORI il Servizio si svolge nel seguente contesto Territoriale : nella città di VERCELLI presso alcuni Oratori Parrocchiali – N. 7 Volontari e nei seguenti Oratori Parrocchiali della Provincia e precisamente: SANTHIA’ N. 3 Volontari FONTANETTO PO N. 1 Volontario BIANZE’ N. 1 Volontario MOTTA DEI CONTI N. 1 Volontario GATTINARA N. 1 Volontario S.ANTONINO DI SALUGGIA N. 1 Volontario SCHEDA SINTETICA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA ENTE Ente proponente il progetto: CARITAS ITALIANA La Caritas Italiana è organismo pastorale della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) per la promozione della carità. Ha lo scopo cioè di promuovere la “testimonianza della carità nella Comunità Ecclesiale Italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica”. (Art. 1 dello Statuto) E’ nata nel 1971, per volere di Paolo VI nello spirito del rinnovamento avviato dal Concilio Vaticano II. Ha prevalente funzione pedagogica, tende cioè a far crescere nelle persone, nelle famiglie, nelle comunità, il senso cristiano di solidarietà. CARITAS DIOCESANA DI VERCELLI E’ stata istituita il 21.03.1974 quale organo ufficiale della Pastorale della Carità nella comunità Diocesana. La Diocesi in cui opera come organismo pastorale conta una popolazione di circa 181.000 abitanti. Ecclesialmente suddivisa in n. 117 parrocchie di cui: n. 87 in provincia di Vercelli, n. 14 in provincia di Biella, n. 8 in provincia di Novara, n. 7 in provincia di Pavia e n. 1 in provincia di Alessandria; raggruppate in n. 6 Zone Pastorali. La Caritas Diocesana di Vercelli opera sopratutto nell’animazione e nell’educazione alla carità in stretta collaborazione con le parrocchie e realtà ecclesiali, oltre ad essere presente nell’analisi delle problematiche e nella risposta ai bisogni del territorio, in rete con Enti ed Istituzioni. Alla Caritas Diocesana è stato affidato il compito di coordinare le attività caritative presenti in diocesi e far nascere la Caritas Parrocchiale in ogni parrocchia. Essa ha anche una funzione educativa volta a condurre la comunità sulla strada di una più consapevole testimonianza dell’amore verso il prossimo. Titolo del progetto: CRESCIAMO NELLA SOLIDARIETA’ – VC 2008 1 Settore ed area di intervento del progetto con relativa codifica: SETTORE: Assistenza; AREA DI INTERVENTO: Minori, CODICE: A02 Descrizione del contesto territoriale o settoriale entro il quale si realizza il progetto: (punto 6 ) Questi dati evidenziano il territorio dove sono situate le 7 sedi del progetto Provincia VC al 01.01.2006 * Totale abitanti da 6 a 14 anni 177.027 16.089 Comune VERCELLI 44.692 2.668 Comune GATTINARA VC 8.455 622 Comune BIANZE’ VC 2.035 153 Comune SANTHIA’ VC 9.190 646 850 52 Comune SALUGGIA VC 4.108 330 Comune FONTANETTO PO VC 1.266 74 Comune MOTTA DEI CONTI VC Tutti i bambini e gli adolescenti sono potenziali utenti dei servizi attivati. Una particolare attenzione occorre averla per gli stranieri in continuo aumento e che si trovano nei Comuni dove vi sono funzionanti centri di accoglienza. Popolazione straniera al 01.01.2006 * da 6 a 14 anni Provincia di Vercelli Stranieri 8.945 Di cui minori 2.233 Comune VERCELLI Stranieri 3.191 da 6 a 14 anni 2 Di cui minori 607 318 Comune di SANTHIA’ Stranieri 398 da 6 a 14 anni Di cui minori 83 43 Comune di SALUGGIA Stranieri 162 da 6 da 6 a 14 Di cui minori 41 21 Comune MOTTA DEI CONTI da 6 a 14 anni Stranieri 20 Di cui minori 4 Comune GATTINARA Stranieri 322 da 6 a 14 anni Di cui minori 54 31 Comune FONTANETTO PO Stranieri 71 da 6 a 14 anni Di cui minori 22 9 Comune BIANZE’ Stranieri 69 da 6 a 14 anni Di cui minori 18 10 Obiettivi del progetto: (punto 7) Obiettivi generali rispetto al servizio: Il progetto intende perseguire lo scopo di: • Favorire l’inserimento in strutture educative di minori, adolescenti e giovani nelle ore libere dalla scuola e il fine settimana e in modo particolare nella stagione estiva con i campi scuola. • Migliorare l’assistenza e il servizio ai minori anche nel recupero scolastico. 3 • Dare risposte qualitative alle richieste della città all’assistenza dei minori e giovani perseguendo anche all’integrazione di minori extra-comunitari. • Favorire l’aggregazione, la socializzazione dei ragazzi. • Superare qualsiasi barriera ideologica, di razza e di religione. • Favorire la crescita attraverso attività educative e di integrazione scolastica. • Dare risposte alle situazioni di disagio e alle difficoltà dei minori e delle loro famiglie, in modo particolare in certi paesi o quartieri della città. Obiettivi generali rispetto ai volontari: • Alimentare nei giovani, attraverso il contatto diretto con le persone in situazione di disagio, il senso di appartenenza alla vita sociale e civile e ai suoi problemi complessi. • Fornire una forte esperienza di servizio agli ultimi che, adeguatamente seguita in termini di formazione, verifica e progettazione, possa positivamente influenzare lo stile nei rapporti interpersonali, dia spunti sulla scelta professionale e orienti i giovani ai valori della solidarietà e dell’accoglienza. • Dare ai giovani la possibilità di vivere durante l’anno di servizio civile un’esperienza di gruppo con l’intento di ripartire da se stessi per vivere e confrontarsi insieme agli altri volontari sperimentando l’esperienza di indipendenza e di autonomia e uno stile di vita basato sull’accoglienza e la condivisione. • Permettere ai giovani in servizio civile nella Caritas di condividere i momenti più importanti della loro esperienza (inizio, metà e fine) attraverso la partecipazione a percorsi formativi residenziali, per favorire lo scambio, il confronto e la partecipazione. • Promuovere, organizzare e partecipare in collaborazione con gli operatori della Caritas e gli altri volontari del servizio civile a momenti di incontro, sensibilizzazione, riflessione e diffusione delle tematiche legate alla povertà emergente e alle realtà di disagio della città, anche nell’ottica della promozione del servizio civile come strumento di lotta all’esclusione sociale. • Acquisire abilità e competenze rispetto all’ambito socio-assistenziale e facilitare la comprensione della metodologia di lavoro nel settore sociale (lavoro in equipe, lavoro in rete). • Difesa della patria in modo non armato e non violento in termini di: • gestione o superamento del conflitto • riduzione o superamento della violenza acquisizione o riconoscimento di diritti Descrizione del progetto e tipologia dell’intervento (punto 8) 4 La Caritas Italiana è organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana e ha come scopo “promuovere anche in collaborazione con altri organismi, la testimonianza della carità nella comunità ecclesiale, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con funzione pedagogica”. In questo contesto si colloca il progetto che si propone di fare avvicinare i giovani ai diversi bisogni e problemi del territorio, non solo per la loro incidenza ma anche per il loro valore formativo. Il Servizio Civile è una grande risorsa per le strutture e i centri di accoglienza, ma di breve durata Pertanto occorre mettere l’accento sull’aspetto formativo sia attraverso l’aspetto pedagogico dei fatti, che nell’attualità e quantità di momenti formativi. In altre parole il giovane dopo il Servizio Civile dovrà essere preparato a svolgere un volontariato permanente che dovrebbe accompagnarlo per il suo futuro. Anche l’affiancamento dei giovani alla figura educativa degli OLP è in funzione di una acquisizione di autonomia del giovane rispetto ai compiti affidati ne servizio. Riuscire a sollecitare l’autogestione del proprio ruolo all’interno della struttura di servizio è sicuramente un elemento di crescita nell’acquisizione di competenze. Il progetto è rivolto all’animazione dei centri di aggregazione giovanile, degli oratori, dei centri diurni per minori. Numero dei volontari da impiegare nel progetto (punto 9) 15 Posti con vitto Posti con vitto e alloggio 0 Ore di servizio settimanali dei volontari (punto 13) 30 5 0 Giorni di servizio a settimana dei volontari (punto 14) 6 Eventuali particolari obblighi dei volontari durante il periodo di servizio (punto 15) Partecipazione al percorso formativo previsto a livello diocesano e ai corsi di formazione residenziali organizzati a livello diocesano, regionale, interdiocesano anche fuori dal comune e della provincia ove si svolge il proprio progetto, così come previsto dal percorso di formazione; ogni corso ha la durata di alcuni giorni. Partecipazione ai momenti di verifica dell’esperienza di servizio civile con la Caritas diocesana e/o le sedi di attuazione svolti su base periodica (quindicinale-mensile) e previsti a metà e a fine servizio con momenti residenziali di 2-3 giornate organizzati a livello diocesano, regionale, interdiocesano anche fuori dal comune e della provincia ove si svolge il proprio progetto. Disponibilità al trasferimento temporaneo della sede in caso di: 1. eventi di formazione e sensibilizzazione diocesani, regionali o nazionale (es. incontro nazionale giovani in servizio civile) San Massimiliano martire 12 marzo 2. campi estivi fuori dal centro in strutture adeguate (di proprietà o affittate) dove verrà continuata e completata l’attività svolta durante l’anno. E’ richiesta inoltre : • flessibilità oraria • disponibilità a partecipare ad attività di animazione in giorni non di servizio (festivi) • riservatezza e rispetto nello svolgimento delle attività specialmente in presenza di casi particolarmente delicati Sede/i di attuazione del progetto ed Operatori Locali di Progetto: (punto 16) SEDE DOVE INDIRIZZARE LE DOMANDE: 6 N. Sede: Parrocchia Comune Indirizzo Telefono N. Vol OLP 1 S. Giuseppe Vercelli Via L.B. Alberti, 3 0161 1 Bertozzi Vittorio 1 Sr. Piras Maria 0161 49175 1 Grosso don Elio 213373 2 S. Pietro Ap. Gattinara Via Gioberti, 9 0163 833109 3 S. Eusebio Bianzè Via D’Angennes, 28 4 S. Agata Santhià Via Parrocchia, 4 0161 94341 3 Turati don Gianpaolo 5 Maria Assunta Vercelli Via Beata 0161 2 Bodo don Cristiano Assunta,5 301372 Via Roma, 3 0161 1 Asei Dantoni don 6 SS. Annunziata Motta dei Conti 7 Spirito Santo Vercelli 780151 Via Eritrea, 1 0161 Ambrogio 1 212041 8 S. Cristoforo Vercelli Via S. Cristoforo, 5 0161 Giancarlo 1 258000 9 S.Antonio da Vercelli Pad. 10 Regina Pacis Vercelli Via R. Restano, 0161 127 213306 C.so Prestinari,172 0161 Canella don Cavallone don Giuseppe 1 Carraro don Marcello 1 Rizzi don Mauro 1 Trimini don Enrico 1 Nipote Bernardon 391322 11 S. Antonino Saluggia Fr.S.Antonino 0161 480113 12 S.Maria e Fontanetto S.Martino Po Via G. Marconi, 1 0161 840139 Oscar Eventuali requisiti richiesti ai canditati per la partecipazione al progetto oltre quelli richiesti dalla legge 6 marzo 2001, n. 64: (punto 23) • Esperienza nell’ambito della parrocchia dei giovani che l’hanno frequentata e con capacità di approccio con i ragazzi . • Possibilmente con patente di Guida . Eventuali crediti formativi riconosciuti: (punto 27) Riconosciuti da parte del Corso di Laurea di Scienze del Servizio Sociale dell’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI “SUOR 7 ORSOLA BENINCASA” DI SALERNO. Riconosciuti da parte del Corso di laurea interfacoltà in “Scienze per la Pace” dell’Università di Pisa. Riconosciuti da parte della Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano come da convenzione allegata. Eventuali tirocini riconosciuti: (punto 28) Riconosciuti da parte del Corso di Laurea di Scienze del Servizio Sociale dell’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI “SUOR ORSOLA BENINCASA” DI SALERNO. Riconosciuti da parte del Corso di laurea interfacoltà in “Scienze per la Pace” dell’Università di Pisa. Riconosciuti da parte della Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano come da convenzione allegata. Competenze e professionalità acquisibili durante il servizio (punto 29) Per tutti coloro che concludono il Servizio Civile è previsto il rilascio di un attestato da parte di Caritas Italiana in cui vengono riportate la tipologia del servizio svolto e le competenze che vengono conseguite durante il servizio (modello consegnato all’UNSC da Caritas Italiana). La singola Caritas diocesana rilascia –su richiesta dell’interessato e per gli usi consentiti dalla legge- ulteriore documentazione più dettagliata e particolareggiata. Le stesse competenze sono riconosciute e certificate mediate il rilascio di un attestato da parte dell’Ente terzo CGM - Consorzio Nazionale della Cooperazione di Solidarietà Sociale “Gino Matterelli”, come da convenzione allegata. Il progetto consente l'acquisizione delle seguenti competenze riconosciute e certificate dalla Caritas Italiana e dall’ente terzo CGM - Consorzio Nazionale della Cooperazione di Solidarietà Sociale “Gino Matterelli”: 8 L’ Ente CARITAS DIOCESANA con sede in via San Gaudenzio, 11 a Novara propone: n. 1 progetto di SERVIZIO CIVILE per n. 10 volontari nelle seguenti AREE DI INTERVENTO: 1. ANZIANI, 2. GIOVANI, 3. DISAGIO ADULTO Il Servizio si svolge nel seguente contesto Territoriale : 1. ANZIANI: Novara • servizio di telesoccorso, teleassistenza e telecontrollo, residenti sul territorio della diocesi di Novara; • animazione per ospiti di un centro diurno sociale 2. GIOVANI: Domodossola (VB) • incontri e confronti periodici e personalizzati mirati alle esigenze di ragazzi che vivono momenti di difficoltà per renderli protagonisti attivi e non solo fruitori di servizi 3. DISAGIO ADULTO: Novara • servizi di ascolto e aiuto per italiani e immigrati che hanno difficoltà ad affrontare le basilari necessità quotidiane: alloggio, vitto, vestiario, lavoro, cura dei figli, integrazione sociale, solitudine, emarginazione e rapporto con gli altri. SCHEDA SINTETICA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA Ente proponente Caritas Italiana, organismo della Conferenza Episcopale Italiana per la promozione della carità. La Caritas Diocesana di Novara inserisce i suoi progetti nel quadro generale delle proposte di Caritas Italiana, facendone propri principi e finalità istituzionali e li attua nel territorio di competenza (province di Novara, VerbanoCusio-Ossola, e il comprensorio della Valsesia in provincia di Vercelli). Presso la Caritas diocesana di Novara e le organizzazioni partner, i giovani in Servizio Civile si occuperanno di progetti per i poveri e di servizi alla persona con attenzione particolare all’animazione e alla sensibilizzazione. I servizi sono destinati a persone in situazioni di disagio (povertà, disabilità, richieste d’asilo, problemi di alloggio e di lavoro, disagio familiare ecc.), preoccupandosi sia delle esigenze di prima necessità, sia dei bisogni più profondi della persona. I giovani in Servizio Civile, partecipando al progetto, sperimentano modalità innovative di analisi, progettazione ed implementazione di servizi socio-sanitari. Titolo del progetto: IL CUO RE DELL A NOS T RA UM ANI T À SO NO I PO VER I - CA RIT A S DIO CES AN A NOV A RESE Settore: ASSISTENZA (A) Aree di intervento: ANZIANI, GIOVANI, DISAGIO ADULTI Descrizione del contesto territoriale o settoriale entro il quale si realizza il progetto: Area d’intervento A 01 – anziani La terza età è portatrice di nuovi diritti culturali e la Caritas diocesana è impegnata nella creazione di nuovi spazi di cittadinanza attiva in cui rendere gli anziani protagonisti, promuovendo Servizi di Prossimità: 1. L’Associazione “Vivi la Vita”, con i servizi di telesoccorso, teleassistenza e telecontrollo per: • aiutare gli anziani a continuare a vivere in sicurezza e tranquillità anche sola nella propria casa; • creare una rete di solidarietà attorno all’assistito; • attivare un numero verde per assistenza e sostegno psicologico in modo particolare nei periodi estivi. 2. La “Casa di Giorno è un centro diurno sociale che oggi ospita circa 50 anziani autosufficienti e offre trasporti, bar e mensa, animazione socio-culturale; assistenza infermieristica e personale (bagno, parrucchiere, ginnastica dolce, visite domiciliari. Area d’intervento A/03 giovani La Caritas diocesana ha inserito nel proprio progetto l’iniziativa “Orbite in contatto” dell’Associazione “Alternativa a …”, che si propone di essere punto di riferimento per ragazzi che vivono momenti di difficoltà e possibilità aperta d’incontro e di confronto mediante percorsi terapeutici, educativo-animativo culturale e formativo. Area d’intervento A/12 Disagio Adulto La Caritas Diocesana di Novara, tramite il proprio Centro d’ascolto, si occupa di persone in difficoltà, senza dimora, donne sole con bambini, disoccupati, immigrati nella città di Novara a cui offre servizi di accoglienza delle persone, ascolto delle loro necessità, condivisione delle difficoltà che pregiudicano il raggiungimento di un normale modo di vivere, fornitura di pronto aiuto (viveri, indumenti, materiale per pulizia e igiene personale), ricerca di possibilità di alloggio e di lavoro, verifica comune dell’andamento del servizio, definizione di interventi a sostegno della famiglia, stimolo alla fiducia ed all’impegno personale per crescere, ricerca di soluzioni per consentire a mamme con figli piccoli di conciliare esigenze di lavoro e di crescita dei figli, consulenza per problemi burocratici e legali (in particolare, per gli immigrati, il rinnovo del permesso di soggiorno). Obiettivi del progetto La Caritas diocesana intende promuovere il Servizio Civile Volontario come esperienza di formazione globale della persona, non come una “parentesi” nella vita, ma come un anno intenso, ricco di stimoli e di sfide, un anno che raccoglie le memorie del passato e produce orientamenti per le scelte future, per: • alimentare nei giovani il senso di appartenenza alla vita sociale e civile ed ai suoi problemi complessi; • partecipare a una forte esperienza di servizio agli altri; • vivere durante l’anno di servizio civile l’esperienza della “dimensione comunitaria; • condividere i momenti più importanti partecipando a percorsi formativi; • approfondire le tematiche della povertà emergente e alle realtà di disagio della città e del mondo; • acquisire abilità e competenze rispetto all’ambito socio-assistenziale; • sviluppare capacità di animazione e di confronto con una logica promozionale dell’intervento sociale; • crescere in personalità sulla base delle esperienze dirette; • acquisire competenze e conoscenze specifiche; • socializzare con soggetti svantaggiati, nell’ottica della diversità come arricchimento personale. Descrizione del progetto e tipologia dell’intervento: La Caritas diocesana ritiene importante sottolineare la trasversalità di tutti gli obiettivi che verranno realizzati lungo i 12 mesi di impiego dei giovani in Servizio civile volontario, mediante la gradualità dell’inserimento dei giovani rispetto alle sedi, alle strutture ed alle attività in essere. È pertanto importante suddividere temporalmente i 12 mesi di servizio dei giovani in cinque fasi: 1. Introduzione ai servizi e alle attività. Inizio della formazione specifica - 1° e 2° mese di servizio I giovani verranno inseriti all’interno delle attività già in essere affiancandoli ad operatori professionalmente preparati ed ai volontari già operativi sotto la supervisione dei responsabili. Parallelamente all’affiancamento “pratico” inizierà la prima formazione specifica, quale “base” per le attività future. In questa fase, sempre monitorati, i giovani prenderanno coscienza delle attività e del loro ruolo all’interno di esse. 2. Progetto di impiego: attività concreta dei giovani - dal 3° al 10° mese di servizio I giovani avranno la possibilità di essere protagonisti attivi dei servizi a favore dei beneficiari ultimi dei Centri di Attuazione. In questa fase i giovani potranno iniziare a partecipare con contributi originali alle iniziative innovative. La formazione specifica consolida definitivamente conoscenze e competenze relative ai servizi attivi. 3. Verifiche in itinere - 5° e 8° mese di servizio Questa fase è trasversale rispetto alla precedente; nei due momenti verranno effettuate verifiche circa gli obiettivi e il grado di raggiungimento degli stessi, le attività in essere, il coinvolgimento e ruolo dei giovani in servizio civile, il progredire delle conoscenze e delle competenze raggiunte. 4. Fase propositiva e valutazione finale - 11° e 12° mese di servizio I giovani saranno chiamati ad analizzare, dal loro punto di vista e secondo la loro esperienza maturata sul campo, obiettivi ed attività svolte, stimolando l’ideazione di proposte, di nuovi percorsi/processi e di nuovi servizi. I giovani, inoltre, saranno chiamati a valutare la propria esperienza, sotto forma di questionario e di relazione finale. Tale valutazione verrà inoltre effettuata anche dalle figure preposte e previste dal progetto. 5. Passaggio di consegne - 12° mese di servizio Allo scopo di non vanificare le esperienze maturate e di conservarle nel patrimonio dei Centri di Attuazione, sarà chiesto ai Serviziocivilisti un passaggio di consegne ad altri operatori: nuovi operatori professionali e nuovi volontari e giovani che iniziano il Servizio civile (anche durante il tirocinio). Numero dei volontari da impiegare nel progetto: 10 (senza possibilità di vitto e alloggio) Ore di servizio settimanali dei volontari: 30( su giorni di servizio a settimana 5) Particolari obblighi dei volontari durante il periodo di servizio: 1. Partecipazione al percorso formativo a livello diocesano e ai corsi di formazione residenziali a livello diocesano, regionale, interdiocesano (corso di inizio, metà e fine servizio) anche fuori dal comune e della provincia ove si svolge il proprio progetto; ogni corso ha la durata di tre giorni complessivi. 2. Disponibilità al trasferimento temporaneo della sede in caso di: • eventi di formazione e sensibilizzazione diocesani, regionali o nazionali, campi estivi in Italia e all’estero • intervento in caso calamità naturali o missioni umanitarie DOVE INDIRIZZARE LE DOMANDE: CARITAS DIOCESANA NOVARESE Via San Gaudenzio, 11 28100 NOVARA Tel. 0321.627754 Fax 0321.628274 Mail: [email protected] NOVARESE 2 CARITAS DIOCESANA 2 NOVARESE 1 Associazione Casa di 3 Giorno ANSPI Associazione Alternativa a 4 … 5 Associazione “Vivi la Vita” Novara Via San Gaudenzio,11 1 0321627754 Campiotti don Dino Garbellini Angiolino Novara Via Pier Lombardo, 4 2 0321627754 Campiotti don Dino Menis Daniela Novara Via Tornelli, 9 1 0321391887 Geiger Roswita Geiger Roswita Domodossola Via dell’Artigianato, 13 2 0324482258 Clemente Giambattista Zoldan Raffaella Novara Via San Gaudenzio, 11 4 0321629200 Malgherini Leonillo Migliorini Marco Tipologia servizi volontari Cognome e nome Progetto Nominativi degli Operatori Locali di nome) (cognome e Personale di riferimento Telefono sede N. vol. per sede Indirizzo Comune progetto quale si realizza il Ente presso il N. CARITAS DIOCESANA 1 Crediti formativi riconosciuti: Sino a 10 crediti formativi dalla Facoltà di Sociologia dell’ Università Cattolica di Milano Tirocini riconosciuti: Per tutti i corsi di laurea della Facoltà di Sociologia dell’ Università Cattolica di Milano che prevedono attività di tirocinio compresi anche i tirocini utili per l’iscrizione agli albi professionali previsti nella Facoltà di Sociologia. Competenze e professionalità acquisibili durante il servizio: Per tutti coloro che concludono il Servizio Civile è previsto il rilascio di un attestato da parte di Caritas Italiana in cui vengono riportate la tipologia del servizio svolto e le competenze che vengono conseguite durante il servizio. La singola Caritas diocesana rilascia (su richiesta dell’interessato e per gli usi consentiti dalla legge) ulteriore documentazione più dettagliata e particolareggiata. Tutti i progetti Caritas consentono l'acquisizione delle seguenti competenze trasversali: • costruire messaggi chiari, al fine di fornire informazioni corrette; • adottare stili di comportamento propositivi, improntati alla cordialità e alla cortesia; • collaborare con i professionisti coinvolti nel progetti, in relazione ai propri compiti e ai risultati da raggiungere; • integrarsi con altre figure/ruoli professionali e non; • adeguarsi al contesto: linguaggio e atteggiamenti, rispetto delle regole e orari; • gestire la propria attività con la dovuta riservatezza ed eticità; • controllare la propria emotività rispetto alla sofferenza; • lavorare in team per produrre risultati collettivi; • assumere decisioni gestionali in sufficiente autonomia, nell’ambito di sistemi e procedure calibrati e condivisi. Le competenze trasversali e le seguenti competenze specifiche sono riconosciute e certificate da un attestato dell’Ente terzo CGM - Consorzio Nazionale della Cooperazione di Solidarietà Sociale “Gino Matterelli”. ALTRE COMPETENZE SPECIFICHE RICONOSCIUTE E CERTIFICATE DA CGM: • Anziani Fronteggiare situazioni impreviste Applicare le principali norme igieniche, di sicurezza e di pronto soccorso Collaborare alla conduzione di attività di socializzazione e di ricostruzione della rete relazionale Aiutare nell’assunzione dei pasti, nella deambulazione e nell’uso corretto degli ausili Sostegno ai legami familiari Accompagnare persone anziane nelle attività di mantenimento delle proprie abilità cognitive e di autonomia Collaborare alla gestione di attività di costruzione o potenziamento della rete relazionale tra centro e territorio. Assistere la persona affetta da disabilità • Minori Applicare tecniche di animazione, socializzazione e di gioco per favorire l’integrazione dei singoli e dei gruppi Accompagnare e supportare il minore nell’attività di studio e ricreativa Applicare tecniche di stimolazione cognitiva Leggere i bisogni dei minori, proporre attività di interesse, coinvolgerli nelle attività proposte Animazione: intrattenimento, attività scolastiche, sportive, occupazionali, culturali, sostegno ai legami familiari Capacità di ascolto dei bisogni e delle problematiche dei minori e di relazione Saper informare il minore e il giovane dei servizi presenti sul territorio • Giovani Costruire messaggi chiari, al fine di fornire informazioni Adottare stili di comportamento propositivi, improntati alla cordialità e alla cortesia Trasmettere ai giovani valori positivi e socialmente riconosciuti, riproducibili nel contesto sociale Mediare le relazioni con i giovani utilizzando codici linguistici chiari e comprensibili Informare il giovane dei servizi presenti sul territorio • Immigrazione e profughi Conoscere i principali aspetti della normativa sull’ immigrazione Applicare tecniche di animazione, socializzazione e di gioco per favorire l’integrazione dei singoli e dei gruppi Collaborare alla conduzione di attività di socializzazione, di ricostruzione della rete relazionale Capacità di accoglienza e ascolto di stranieri (minori e adulti) provenienti da qualsiasi paese Capacità di accompagnare i minori stranieri nelle attività di animazione e socializzazione Capacità di mediazione culturale e di confronto • Tossicodipendenti ed etilisti Conoscenza generale di patologie e cause psicologiche e sociali del disagio Conoscenza di base sull’analisi delle richieste e sulla lettura dei bisogni espressi e inespressi Applicare le principali norme igieniche, di sicurezza e di primo soccorso Collaborare all’applicazione di tecniche di relazione, di animazione e di socializzazione Collaborare ai processi educativi e di crescita della persona in situazione di disagio • Donne con minori a carico e in difficoltà Conoscere situazioni di disagio e interventi minimi per il superamento delle problematiche Collaborare con la donna in difficoltà e il minore a carico nelle attività di vita quotidiana Applicare tecniche di animazione e socializzazione per favorire l’integrazione dei singoli e dei gruppi Collaborare alla conduzione di attività di socializzazione, di ricostruzione della rete relazionale Apprendere capacità di lavorare in equipe • Disagio adulto Riconoscere le problematiche specifiche legate al disagio Possedere una capacità di interazione con soggetti svantaggiati e in difficoltà socio economica Applicare tecniche di animazione, socializzazione per favorire l’integrazione dei singoli e dei gruppi Collaborare alla conduzione di percorsi individualizzati di accompagnamento nella soluzione del disagio Avere capacità di accoglienza, ascolto, risposta a situazioni di ansia o disperazione Controllare la propria emotività rispetto alla sofferenza Apprendere capacità di lavorare in equipe Acquisire elementi di base per l’analisi delle richieste e la lettura di bisogni espressi e inespressi Conoscere i principali aspetti della normativa sull’ immigrazione e sui diritti della donna e del minore Archiviare e catalogare su supporto elettronico materiale e pubblicazioni • Esclusione giovanile Applicare tecniche di animazione, socializzazione e di gioco per favorire l’integrazione di singoli e gruppi Accompagnare e supportare il giovane e il minore nell’attività di studio e ricreativa Applicare tecniche di stimolazione cognitiva Condurre attività scolastiche, sportive, occupazionali, culturali, assistenziali, di sostegno ai legami familiari Conoscere le tecniche di gestione di dinamiche di gruppo all’interno del gruppo dei pari adolescenti. Conoscere le tecniche di rapporto con giovani e minori con problematiche di tipo sociale in atto Saper informare il giovane dei servizi presenti sul territorio • Abbandono scolastico Saper educare alla frequenza scolastica e promuovere il valore socio-culturale dell’istruzione Responsabilizzare il minore all’importanza dell’assolvimento dell’obbligo scolastico • Devianza sociale Conoscere le problematiche del territorio in relazione alla violazione delle regole sociali Acquisire una conoscenza di base sulle modalità di assistenza legale per tali fasce (gratuito patrocinio)