Per un maggiore approfondimento del tema, si

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Per un maggiore approfondimento del tema, si
Gli Economisti sono (ancora) senza indizi
Nel novembre del 2008 mentre i mercati azionari di tutto il mondo si stavano schiantando, la regina
d'Inghilterra ha visitato la London School of Economics per inaugurare una nuova struttura dell’Università.
Mentre era lì, ha partecipato anche a delle lezioni accademiche. Sua Maestà, che evita diligentemente
qualsiasi polemica e quasi mai la gente sa che cosa sta realmente pensando, al termine di una lezione ha
fatto una semplice domanda sulla crisi finanziaria: "Come mai nessuno è stato in grado di prevederla?"
Purtroppo, nessuno ha saputo risponderle.
Se avete avuto sempre il sospetto che il lavoro di previsioni degli economisti fosse una cosa inutile,
probabilmente avete ragione. Decine di studi dimostrano che gli economisti sono del tutto incapaci di
prevedere le recessioni. Ma per un attimo dimenticatevi delle previsioni. Quel che è peggio è che non
riescono miseramente neanche a capire dove si trovi in questo momento l'economia. In uno dei più ampi
studi che è stato fatto sugli economisti e sulle loro capacità di fare delle previsioni sulle recessioni e sulle
crisi finanziarie, Prakash Loungani del Fondo Monetario Internazionale ha scritto in modo molto crudo: "Il
record di fallimenti nel predire delle recessioni è praticamente senza limiti." Questo è vero non solo per le
organizzazioni ufficiali come l'FMI, la Banca Mondiale e le agenzie governative, ma anche per le previsioni
private. Sono tutte terribili. Loungani ha concluso che “l’incapacità di prevedere le recessioni è una
caratteristica onnipresente nelle previsioni di crescita". La maggior parte degli economisti non sono stati
nemmeno in grado di riconoscere le recessioni, una volta che queste erano già iniziate.
In parole povere gli economisti non hanno indizi circa il futuro. Se pensate che la Federal Reserve o enti
governativi sappiano realmente che cosa sta succedendo nell'economia, vi sbagliate di grosso. I loro errori
e i loro fallimenti sono così spettacolari che voi non potreste fare peggio di loro. Le banche centrali dicono
che conoscono il momento giusto nel porre fine alle attuali politiche di quantitative easing e di repressione
finanziaria, ed anche di quando sarà necessario diminuire la base monetaria. Tuttavia dati gli errori di
previsione passati, come fanno a saperlo? La Fed non è riuscita a prevedere le recessioni del 1990,
2001 e 2007, e non è nemmeno stata in grado di riconoscerle dopo che erano già iniziate.
iniziate. Le crisi
finanziarie spesso accadono perché le banche centrali hanno agito molto in ritardo nel tagliare i tassi di
interesse, oppure li hanno alzati troppo in anticipo.
Il confidare nei responsabili delle banche centrali in questo momento è una grande scommessa:
•sapranno cosa fare,
•sapranno quando farlo.
Il problema non è che gli economisti fanno semplicemente male quello che fanno, è che lo hanno fatto
molto, molto male. Lo fanno così male che spesso non hanno nemmeno una chance. Lo statistico Nate
Silver sottolinea questo aspetto nel suo libro The Signal and the Noise: gli economisti sono a lungo stati
troppo fiduciosi della loro capacità di prevedere la direzione dell'economia. Se le previsioni degli
economisti fossero state così precise come ritenevano, ci saremmo aspettati che il valore effettivo del
PIL venisse previsto
previs to almeno nove volte su dieci. In realtà la stima del valore del PIL è stata
completamente errata sei volte in diciotto anni (1 ogni 3). Un altro studio che ha preso in esame i dati della
Survey of Professional Forecasters dal 1968 è arrivato a dei risultati che sono ancora peggiori: il dato reale
del PIL è stato al di fuori dell'intervallo di previsione per quasi la metà del tempo.
Ma c'è di peggio: se gli economisti avessero semplicemente sbagliato le scommesse sulle corse dei
cavalli, il loro fallimento sarebbe stato almeno divertente. Purtroppo i responsabile delle banche centrali
hanno il potere di creare denaro, modificare i tassi di interesse e di influenzare le nostre vite in diversi modi,
non avendo però la più pallida idea di quello che stanno facendo. In pratica molto spesso sono riusciti a
peggiorare le cose.
Nonostante questo, rimangono perennemente fiduciosi. Non c'è altro da fare che sopravvalutare
l'arroganza dei responsabili delle banche centrali. Nel dicembre del 2010 su 60 Minutes, Scott Pelley ha
intervistato il presidente della Fed Ben Bernanke e in quel momento gli ha chiesto se sarebbe stato in
grado di fare la cosa giusta al momento giusto. L’intervista è stata sorprendente (almeno per noi):
Pelley: Pensa di essere in grado di agire abbastanza rapidamente per evitare di perdere il controllo
dell'inflazione?
Bernanke: Possiamo alzare i tassi di interesse in 15 minuti nel caso fosse necessario. Quindi, non c'è
davvero alcun problema con l’aumentare i tassi, effettuare una politica monetaria più restrittiva, rallentare la
crescita dell'economia e ridurre l'inflazione al momento opportuno. Solo che questo non è il momento giusto
per farlo.
P: Quale grado di fiducia avete nella vostra capacità di controllare tutto questo?
B: 100%.
Il gioco è fatto. Bernanke non era sicuro al 95%, non lo era al 99%. Anzi, ora ha zero dubbi sulla sua
capacità di comprendere che cosa sta succedendo nell'economia e su che cosa sarebbe necessario fare
al riguardo. Ci piacerebbe avere quel tipo di certezza in ogni cosa della vita. E non ci si riferisce solo a
Bernanke. La Banca d'Inghilterra in relazione alle dimensioni alla propria economia, ha di gran lunga
implementato il più ampio programma di QE (Quantitative easing, letteralmente alleggerimento quantitativo,
indica una delle modlità con cui in istituto centrale crea e immette moneta nel mercato allo scopo di
sostenere l'economia). E ha anche il peggior track record rispetto a qualsiasi altra banca, ed anche il
peggior record rispetto all'inflazione. A Sir Mervyn King che è a capo della Banca d'Inghilterra è stato
chiesto se sarebbe stato difficile uscire dal QE. Lui molto tranquillamente ha risposto: "Non ho
assolutamente alcun dubbio che quando arriverà il momento di ridurre le dimensioni del nostro bilancio, noi
scopriremo che è molto più semplice di quello che abbiamo fatto quando abbiamo dovuto espanderlo".
Questo livello di certezza assoluta è in qualche modo giustificato? Nel suo libro Future Babble, Dan
Gardner ha scritto che gli economisti vengono trattati con la medesima attenzione con la quale gli antichi
greci veneravano l'Oracolo di Delphi. Ma a differenza delle vaghe dichiarazioni di Delphi, le previsioni degli
economisti possono essere invece verificate "arrivando alla conclusione che gli economisti fanno solo gli
indovini”. Non è una novità la miopia degli economisti. Nel 1994 Paul Ormerod ha scritto un libro intitolato
The Death of Economics in cui sottolineò il completo fallimento degli economisti nel prevedere la
recessione giapponese dopo lo scoppio della bolla del 1989, o quella di prevedere il crollo del
meccanismo di cambio europeo nel 1992.
Quando la maggior parte della gente fa delle previsioni economiche quasi sempre pensa a delle
recessioni, invece gli economisti pensano fare delle previsioni sui tassi di crescita o sui tassi di interesse.
Ma l'uomo medio della strada vuole solo sapere "Se nel breve potremo entrare in una recessione?" E
se invece l'economia in realtà si trova già in una fase di recessione a quel punto vuole solo sapere:
"Quando finirà?" La ragione per cui si preoccupa è che lui sa che le recessioni significano tagli e
licenziamenti.
Purtroppo gli economisti sono di scarsa utilità per l'uomo della strada. Se si guarda alla storia delle
ultime tre recessioni negli Stati Uniti, si vedrà che l'incapacità degli economisti e dei banchieri centrali nel
comprendere lo stato dell'economia è stata così scarsa che si potrebbe essere tentati di dire, che non sono
nemmeno in grado di trovare il loro posteriore con entrambe le mani.
Fino ad ora gli economisti non hanno ancora previsto correttamente una recessione:
Vi ricordiamo nuovamente che cosa è una recessione e di come gli economisti decidono che ha avuto
inizio. Una recessione è un rallentamento dell'attività economica. Normalmente durante una recessione
la disoccupazione aumenta, il PIL si contrae, i prezzi scendono e l'economia si indebolisce. La
struttura che decide quando una recessione ha avuto inizio o è terminata è il Business Cycle Dating
Committee del National Bureau of Economic Research. È un gruppo fatto da eminenti economisti, tutte
persone estremamente intelligenti. Purtroppo le loro dichiarazioni sono del tutto inutilizzabili al fine di
prendere delle decisioni. Definiscono le date delle recessioni in modo più o meno autorevole e più o meno
accurato, ma a questo esercizio del senno di poi ci si arriva dopo che una recessione è già iniziata o è già
terminata.
Per dare un'idea di quanto in ritardo vengono dichiarate in modo ufficiale le recessioni, diamo un'occhiata a
che cosa è successo nelle ultime tre. Il NBER ha definito come data di inizio della recessione del 1990-91
quella del mese di agosto del 1990, e come fine il marzo del 1991. Purtroppo il problema è che il NBER ha
fatto queste dichiarazione nell'aprile del 1991, il momento in cui la recessione era già terminata e
l'economia si trovava nuovamente in una fase di crescita. Il NBER non è stato nemmeno capace di essere
così veloce nel mettersi al passo neanche con la recessione che è seguita dopo il crollo delle dotcom.
Purtroppo solo a giugno del 2003 il NBER ha individuato come data di inizio della recessione il 2001 - ben
28 mesi dopo che la recessione era già conclusa. Il NBER non ha nemmeno definito la data di inizio della
recessione del dicembre 2007 e questo fino esattamente ad un anno dopo. A quel punto Lehman era già
crollata, e il mondo era già stato inghiottito dal più grande cataclisma finanziario avvenuto dopo la Grande
Depressione.
Anche la Federal Reserve e gli economisti privati non sono stati in grado di prevedere alcunché.
Partendo dalla recessione del 1990-91, proviamo ad esaminare che cosa stava dichiarando in quel
momento il capo della Federal Reserve - l'uomo che ha il compito di attuare la politica monetaria
americana. La recessione era iniziata nell’agosto del 1990, ma un mese prima Alan Greenspan aveva
incominciato ha dire: "Nei prossimi mesi ci sono un numero limitato di situazioni che potrebbero farci
credere che l'economia si stia bloccando." Il mese successivo – fu esattamente il mese nel quale ebbe
effettivamente inizio la recessione – ma anche in quel momento continuò nel proseguire allo stesso modo:
"Coloro che sostengono che ci troviamo già in una fase di recessione, credo che dovrebbero avere la
ragionevole certezza di sbagliarsi". Ma anche due mesi dopo era ancora completamente incompetente,
infatti nell'ottobre del 1990 insistette nuovamente nel dire "l'economia non è ancora caduta in recessione".
Purtroppo solo verso la fine della recessione, Greenspan ha dovuto accettare di uscire allo scoperto e
dichiarare che la recessione era già iniziata.
La Federal Reserve non è stata nemmeno in grado di gestire il crollo delle dotcom. Guardiamo in modo
preciso i fatti. La recessione è iniziata nel marzo del 2001. In quel momento l'indice Nasdaq che era
pesantemente esposto sul settore delle tecnologie era già sceso di un 50% in termini reali. Ma anche dopo
questo crollo, il 24 maggio del 2001 il presidente Greenspan dichiarò davanti all’Economic Club di New
York che "Nonostante tutte le ampie preoccupazioni che abbiamo nei confronti dei prossimi trimestri non vi
è ancora a mio giudizio nulla di preoccupante. Stiamo vivendo solo una pausa negli investimenti che si
stanno effettuando su una serie di vaste innovazioni che alla fine produrranno un elevato tasso di crescita
della produttività, ad un livello tale che sarà significativamente superiore a quello che abbiamo avuto nei
due decenni prima del 1995".
Charles Morris che è un banchiere in pensione e uno scrittore, ha esaminato circa un decennio di
previsioni fatte da professionisti che fanno parte del Consiglio dei consulenti economici della Casa
Bianca,
Bianca la crème de la crème degli economisti accademici. Nel 2000 il Consiglio aveva appena alzato le
stime di crescita, proprio appena prima del crollo delle dot-com e della recessione che è seguita nel 200102. E in un sondaggio nel marzo 2001, il 95% degli economisti americani aveva dichiarato che non ci
sarebbe stata una recessione. (John l’aveva prevista nel settembre 2000 proprio con questa newsletter). La
recessione era già iniziata durante il mese di marzo e i segnali di contrazione erano particolarmente
evidenti. La produzione industriale si trovava già in una fase di contrazione, da almeno cinque mesi.
Si sarebbe potuto pensare che la mancata previsione di due recessioni consecutive avrebbe acuito
l'ingegno della Federal Reserve, del Council of Economic Advisers e degli economisti privati. Purtroppo vi
sbagliate. Perché poi è arrivata la Grande Recessione e ancora una volta hanno completamente perso il
treno.
La vendetta del Momento di Minsky. Diamo un'occhiata a ciò che la Fed stava facendo, mentre nel 2008
il mondo stava già iniziando a prendere fuoco. Recentemente, sono stati resi completamente pubblici i
verbali della riunione della Fed dell’ottobre del 2007. Tenete a mente che la recessione iniziò appena due
mesi dopo, nel mese di dicembre. In tutta la trascrizione la parola recessione non appare nemmeno una
volta.
C'è di peggio. Nel mese in cui la recessione era iniziata tutta la Federal Reserve al completo era molto
ottimista. Il Dr. David Stockton capo economista della Federal Reserve aveva fatto una sua presentazione
raccontando il suo punto di vista al presidente Bernanke, durante la riunione del Federal Open Market
Committee dell’11 dicembre del 2007. Quando leggete la seguente citazione vi dovete ricordare che in
quel momento la Fed aveva già iniziato a fornire ampia liquidità al sistema bancario, dopo che già in
primavera decine di istituti di credito erano saltati a causa dei mutui subprime, la banca britannica Northern
Rock era stata nazionalizzata e questa cosa aveva spaventato l’intero sistema bancario europeo, dozzine di
fondi del mercato monetario erano stati chiusi a causa della presenza di asset tossici, gli spread creditizi si
stavano allargando, i valori delle azioni avevano già iniziato a scendere e quasi tutti i classici segni di una
recessione erano già evidenti. Tra questi una curva dei rendimenti invertita che aveva ricevuto una
particolare e casuale attenzione da parte degli economisti della Fed di New York, che avevano fortemente
fatto presente che si stava entrando in una recessione. (John aveva sottolineato più svolte questa cosa
durante questa newsletter.)
Provate a leggere queste parole del capo economista della Fed e mettetevi a piangere: “Nel
complesso la nostra previsione potrebbe certamente essere letta come un qualcosa che cerca ancora
dipingere un quadro piuttosto positivo: in quanto nonostante tutte le turbolenze finanziarie l'economia
riuscirà a evitare la recessione, e anche se ci sono i prezzi legati al cibo e all’energia che sono
vertiginosamente alti e in contemporanea abbia un dollaro fortemente svalutato, stiamo comunque
mantenendo un livello di inflazione abbastanza modesto. Così ho cercato di non prendermela molto dal
punto di vista personale, quando l’altro giorno mi è stato detto che il Consiglio aveva approvato l’obbligo di
effettuare un maggior numero di test sulla droga per alcuni membri del personale dirigente, me compreso
[risate].
Vi posso assicurare che però il personale non ha intenzione di continuare ad accettare le continue scuse,
ossia che eravamo sotto l'influenza di sostanze che alteravano la mente e che quindi non dovremmo essere
ritenuti responsabili di questa previsione. No, siamo arrivati a questa perfetta proiezione facendo molte
nottate a base di Diet Pepsi e Twinkies che abbiamo acquistato ai distributori automatici”.
Anche tutti gli altri economisti che facevamo parte del governo erano altrettanto terribili nel fare le loro
previsioni. The President's Council of Economic Advisers nel 2008 aveva previsto una crescita positiva per
la prima metà dell'anno, ed inoltre aveva previsto una forte ripresa dell’economia nel secondo semestre. Si
noti la data sulla vignetta che vedete qui di seguito: 28 maggio 2008!
Purtroppo anche gli economisti del settore privato non sono riusciti a fare molto di meglio. Con pochissime
eccezioni, nemmeno loro sono riusciti a prevedere la crisi finanziaria ed economica del 2008. Anche gli
economisti intervistati nella Survey of Professional Forecasters, non sono riusciti a prevedere la recessione
che si stava generando. Avevano previsto per il 2008 un tasso di crescita leggermente inferiore alla media
che in quel momento era del 2,4 per cento, e ritenevano che non c'era quasi nessuna possibilità di andare
incontro ad una recessione così grave, come quella che abbiamo poi dovuto affrontare. Nel dicembre del
2007 un sondaggio di Businessweek aveva mostrato che ognuno dei 54 economisti interpellati, in realtà
prevedeva che nel 2008 l'economia degli Stati Uniti sarebbe stata in grado di evitare una recessione. Gli
esperti erano unanimi nel pensare che la disoccupazione non sarebbe stata un problema, arrivando ad un
consenso quasi univoco sul fatto che il 2008 sarebbe stato un buon anno.
Come Nate Silver ha sottolineato, è che la cosa peggiore di quelle pessime previsioni non è che erano solo
terribili: è che gli economisti in esame credevano fortemente nel loro punto di vista. Ora quella è stata una
pessima previsione: lungi dal crescere del 2,4%, in realtà il PIL una volta che la crisi finanziaria era esplosa
questo si è poi contratto del 3,3%. Eppure quegli economisti assegnavano solo una probabilità del 3% al
fatto che l'economia potesse contrarsi durante tutto il 2008, e gli avevano dato una probabilità di solo 1-a500 di una possibile contrazione del 2 per cento, come invece poi è avvenuto.
È una cosa normale quella di sbagliarsi, ma perseverare e soprattutto non rendersi conto della cosa
è diabolico. Mentre la crisi finanziaria globale continuava a svilupparsi, il presidente Bernanke ha
continuato a credere che gli Stati Uniti avrebbero potuto evitare una recessione. Intendiamoci, la
recessione era comunque iniziata nel dicembre del 2007, ma nel gennaio del 2008 Bernanke aveva
dichiarato alla stampa: "La Federal Reserve non sta attualmente prevedendo una recessione." Anche dopo
che era stato necessario salvare delle banche come Bear Stearns, Bernanke ha continuato a vedere
arcobaleni ed elfi colori pastello per quanto riguardava l'economia statunitense. Il 9 giugno del 2008 aveva
dichiarato che "Il rischio che l'economia fosse entrata in una recessione nel corso dell'ultimo mese o giù di
lì, era sostanzialmente diminuito." In quella fase, si racchiude invece il fatto che l'economia era già in una
fase di recessione da circa sei mesi!
Perché le persone continuano ad ascoltare gli economisti? Scott Armstrong esperto di previsioni presso
la Wharton School della University of Pennsylvania, ha sviluppato una sua teoria sui “veggenti”: "Non
importa il fatto che esistono delle prove che i veggenti non esistono, ma resta il fatto che solo i deboli
continueranno a pagare per l'esistenza dei veggenti." Anche se gli esperti sbagliano costantemente le
loro previsioni la maggior parte delle persone preferisce avere dei veggenti, dei profeti e dei guru
che dicano loro qualcosa - qualsiasi cosa – rispetto al futuro.
futuro.
Quindi, abbiamo ben elencato gli incredibili fallimenti degli economisti nel saper prevedere il futuro o anche
solo il capire il presente. Ora pensate ai vasti poteri che hanno gli economisti della Fed nello stampare
del denaro e nel modificare i tassi
tassi di interesse. Quando si prende atto della loro limitata abilità, che
invece sarebbe stata effettivamente necessaria nel fare delle politiche post-Grandi recessioni ci si rende
conto che si stanno davvero solo muovendo alla cieca.
Più a lungo la Federal Reserve rimarrà ancorata alla sua attuale politica, tanto più è probabile che l’attuale
politica finirà in lacrime e sangue. Chiamatela la vendetta del Momento di Minsky.
John Mauldin
[email protected]
© 2013 John Mauldin. All rights reserved.
© 2013 versione italiana a cura di Horo Capital. Tutti i diritti riservati.
John Mauldin - www.mauldineconomics.com- è un esperto finanziario, autore di best-seller, tra cui
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