PIERCARLO NICOLA Gli economisti non prevedono alcuna fine del

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PIERCARLO NICOLA Gli economisti non prevedono alcuna fine del
ISTITUTO LOMBARDO
ACCADEMIA DI SCIENZE E LETTERE
20121 M I L A N O
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Ciclo di lezioni
La fine del mondo: profezie, superstizioni, teorie scientifiche
3 maggio 2012 – 9° lezione
PIERCARLO NICOLA
(Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere – Università degli Studi di Milano)
Gli economisti non prevedono alcuna fine del mondo,
Maya permettendo
Gli economisti spesso sembrano annunciare imminenti catastrofi (economiche), almeno
nell’opinione del grande pubblico. Se nella mia qualità di economista teorico avessi dovuto
scommettere sulla fine del mondo, avrei piuttosto puntato sulla data 21/02/2012, numero
palesemente palindromo, che non sulla più prossima tra le date proposte dai Maya, 21 dicembre
2012, ma naturalmente avrei perso la scommessa. Sono ora moderatamente curioso di vedere cosa
succederà il primo giorno del prossimo inverno.
Non mi risulta che vi sia alcun economista illustre che abbia seriamente pensato alla fine del
mondo, neppure limitatamente a quello economico, perlomeno nel senso di annientamento totale del
genere umano e della terra su cui attualmente viviamo. E’ peraltro vero che John Maynard Keynes,
forse insieme a Schumpeter e Pareto il maggiore economista del ventesimo secolo, ha affermato:
“in the long run we all are dead”, ma certamente pensava alla futilità di fare previsioni economiche
a lunga scadenza, posto che le previsioni degli economisti applicati sono molto spesso (quasi
sempre) smentite dai fatti. Un’affermazione abbastanza recente di The Economist (del dicembre
1992), a proposito di Keynes, recita molto più blandamente: “In the long run, we are still confused”,
dunque solo la normale confusione che spesso si genera quando si cerca di fare previsioni
economiche a lunga scadenza, ma niente fine del mondo.
Il dato che preoccupa molti, economisti e non, è inutile nasconderselo, è la continua e
sostenuta crescita della popolazione mondiale: oggi siamo circa sette miliardi e si stima che ben
prima della fine del secolo si arriverà a quota dieci miliardi, su una terra dalle risorse limitate;
questo desta la preoccupazione non solo dei demografi. E’ dunque il rapporto fra popolazione e
mezzi di sostentamento che la nostra terra ci offre a preoccupare molti, se non riusciremo per tempo
a colonizzare qualche pianeta vicino.
Per quanto precede, in queste note non ho nulla di veramente sostanzioso da poter sostenere
a proposito della fine del mondo. Mi limiterò quindi, dopo varie premesse e con molta modestia, a
illustrare vari tipi di traiettorie temporali che emergono dallo studio di modelli macroeconomici
dinamici, espressi nel linguaggio proprio della matematica, che sola consente di sostanziare e
sottoporre a verifica le affermazioni degli economisti, applicati e non. Tra le numerose possibili
traiettorie generate da questi modelli, un’attenzione particolare meritano le traiettorie dette di tipo
“caotico”, che in un certo senso ci consentono di comprendere quanto sia spesso difficile fare
previsioni in economia, e allo stesso tempo di avvicinarci un pochino al tema della fine del mondo.