In Brief Perché non ci aspettiamo una recessione negli USA

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In Brief Perché non ci aspettiamo una recessione negli USA
Perché non ci aspettiamo
una recessione negli USA
Pictet Asset Management I Per investitori qualificati
In Brief
Febbraio 2016
I mercati finanziari hanno attraversato un periodo molto
complicato all’inizio del 2016, a causa dei timori di
un’imminente recessione negli USA. Secondo la nostra
analisi, i mercati stanno travisando la realtà economica.
Molti investitori temono che gli USA siano vicini a uno sconvolgimento
economico.
I recenti cali dell’S&P 500 (-13% circa dal picco di luglio) indicano che i mercati
azionari scontano, secondo i nostri calcoli, un 40% di probabilità di recessione
negli USA, contro la previsione del 3% dello scorso anno.
L’ampliamento degli spread sulle obbligazioni high yield rivela che gli
investitori obbligazionari si aspettano tassi di default tipici di una recessione
(vicini al 20%), con una probabilità di contrazione economica di 1 a 3.
Patrick Zweifel, Chief Economist
• La crescita USA continuerà,
a dispetto dell’ondata di
vendite che ha colpito il
mercato all’inizio del 2016
• Un’analisi basata su 29
indicatori economici e
di mercato stima una
probabilità di contrazione
inferiore al 20%
• Le famiglie USA restano
finanziariamente solide
La Fed ha dunque commesso un errore optando per un rialzo dei tassi di
interesse per la prima volta in più di dieci anni? Del resto, alcuni dati economici
vanno verso una direzione sbagliata, soprattutto nel settore energetico e
minerario, in cui i profitti sono decimati dal crollo delle commodity. Forse la
Fed ha interpretato erroneamente questo dato? No, almeno secondo la nostra
analisi.
Dei 29 indicatori economici e finanziari cui ci affidiamo dal 1955 per prevedere
le recessioni, nessuno ha fatto scattare l’allarme. Alcuni segnalano che
l’eventualità di una contrazione è più concreta, ma nessuno si avvicina ancora
a livelli indicativi di un esito probabile.
Anzi, il nostro modello stima una probabilità di recessione pari solo all’11%
(si veda grafico). Questo calcolo esclude eventi imprevisti che non possono
essere quantificati e potrebbe perciò sottovalutare la probabilità reale di una
recessione. Riteniamo tuttavia che le possibilità di una contrazione economica
non siano più di 1 a 5. Per capire perché, basta dare uno sguardo alla condizione
finanziaria delle famiglie USA, dove di solito la recessione prende piede.
Nel complesso, i dati da noi monitorati evidenziano che la condizione dei
consumatori USA non è affatto negativa e suggeriscono un’eventualità
di recessione del 3,7% (una variazione minima rispetto allo scorso anno).
Tale stima include otto variabili economiche osservate attentamente, quali
indicatori del sentiment dei consumatori, vendite al dettaglio, occupazione
2 | PERCHÉ NON CI ASPETTIAMO UNA RECESSIONE NEGLI USA | FEBBRAIO 2016
al di fuori del settore agricolo, aperture di nuovi cantieri
e investimenti residenziali: tutte aree che secondo la
nostra analisi godono di buona salute. Questa è anche
la visione espressa da Janet Yellen, presidente della Fed,
durante la sua ultima deposizione al Congresso, in cui ha
affermato che l’economia USA è sostenuta dalla crescita
occupazionale e salariale.
Questo è importante, perché le precedenti recessioni USA
tendevano ad essere amplificate dalla debolezza delle
famiglie. Dal 1950, l’economia americana ha attraversato
dieci fasi di rallentamento, otto delle quali scatenate da
uno shock nella domanda per consumi.
Pensiamo ad esempio allo shock petrolifero del 1973-74,
che ha messo fine ad anni di crescita nel momento in cui
il brusco aumento dei prezzi della benzina ha intaccato il
reddito disponibile delle famiglie USA. Oggi i prezzi del
petrolio sono notevolmente più bassi di un anno fa e danno
sollievo ai budget delle famiglie, facendo ben sperare per
la spesa al consumo. L’ultimo rallentamento, nel 2008, è
stato innescato da una profonda crisi finanziaria, causata
dallo scoppio della bolla immobiliare negli USA, che
ha colpito duramente il mercato del lavoro, erodendo le
finanze familiari. Il crollo è stato accompagnato da prezzi
del petrolio altissimi e le famiglie americane sono state
ulteriormente colpite in un momento in cui erano già
fortemente indebitate.
Le eccezioni sono rappresentate dagli anni 1953 e 2000.
Nel primo caso, la recessione è da attribuirsi a un taglio
consistente della spesa pubblica dopo la fine della guerra
di Corea, nel secondo allo scoppio della bolla delle Dot
Com, che ha portato a un collasso degli investimenti
aziendali.
Dati industriali e commerciali quali esportazioni e
produzione indicano una maggiore probabilità di
recessione rispetto ai dati relativi alle famiglie, sebbene la
nostra analisi mostri come rimangano distanti dalla zona
di rischio.
Perciò, se dobbiamo basarci sulla storia, una recessione
USA resta poco probabile finché le famiglie americane
saranno in buone condizioni. Ci sono pochi elementi che
facciano pensare a un cambiamento della situazione. I
prezzi ridotti della benzina sostengono le finanze familiari
e la disoccupazione si mantiene bassa. E nonostante di
recente la Fed abbia aumentato lievemente i tassi di
interesse, la politica monetaria non è per niente restrittiva.
Ciò suggerisce dunque che, se le valutazioni di mercato
sottovalutano la longevità del ciclo economico USA,
potrebbe essere il momento adatto per aumentare
l’esposizione ad asset class rischiose quali le azioni.
RECESSIONE USA: PROBABILITÀ IN AUMENTO MA ANCORA BASSA
0.90 —
Recessione
Probabilità di recessione*
Soglia**
0.80 —
0.70 —
0.60 —
0.50 —
0.40 —
0.30 —
0.20 —
0.10 —
0.00 —
1955
1970
1985
2000
2015
* Media ponderata R2 di Mcfadden delle probabilità di recessione calcolate in modo indipendente sulla
base di 29 indicatori
** Soglia ottimale stabilita in modo che i profitti dei successi siano pari ai costi dei fallimenti, ufficialmente la seguente espressione è massimizzata per tutte le possibili soglie: (2p∙PTP - p) - (2∙(1 - p) ∙
PFP - (1 - p)), in cui p denota la probabilità incondizionata nel campione di una osservazione legata a
una recessione, PTP rappresenta la percentuale di veri positivi e PFP la percentuale di falsi positivi
Fonte: Pictet Asset Management
Patrick Zweifel, Chief Economist
Patrick Zweifel è entrato in Pictet nel 1997. È Chief
Economist di Pictet Asset Management.
Prima di assumere tale ruolo nel 2009, è stato responsabile
del team di ricerca macroeconomica di Pictet Private
Wealth Management. Nello specifico, era responsabile
della ricerca economica su mercati emergenti e Giappone,
e dello sviluppo di modelli quantitativi sulle principali
asset class, soprattutto valute estere.
Prima di entrare in Pictet è stato assistente ricercatore in
econometria e teoria monetaria e ha lavorato a progetti di
ricerca internazionali per la Banca Mondiale e l’Unione
Europea. Dal 1999 insegna macroeconomia all’Università
di Losanna e in diversi corsi post-laurea a Ginevra.
Ha conseguito un dottorato in econometria all’Università
di Losanna.
PERCHÉ NON CI ASPETTIAMO UNA RECESSIONE NEGLI USA | FEBBRAIO 2016 | 3
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© Copyright 2016 Pictet - Emesso a Febbraio 2016.