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Editoriale
I mesi passano in fretta e siamo praticamente in estate!
Ma prima di mettere le miniature e dadi nell’armadio in favore del
mare, approfitto di farvi di leggere un nuovo numero pieno di articoli
di qualità, come vi abbiamo abituati da ormai quasi 15 anni (passa
veloce il tempo)!
Contatti
www.orconero.com
[email protected]
:Orco Nero
Questo inverno vi aspetta una piccola rivoluzione riguardante
proprio l’Orco Nero, ma visto che un’immagine parla più di
mille parole, vi metto un’anteprima in chiusura della rivista.
Nei prossimi mesi vi aggiorneremo man mano che il progetto si
concretizza tramite la nostra pagina facebook, fino alla presentazione
ufficiale nel prossimo numero.
Detto questo, buona lettura!
Alan D’Amico
Sito ufficiale ( www.orconero.com )
Pagina facebook ( https://www.facebook.com/OrcoNero )
NuMero
113
I’ artista della copertina
di oggi è Gianluca
Pagliarani.
I suoi disegni hanno
dato lustro alle pagine
di molti titoli della
Avatar Press, Editions
Soléil in Francia e
Sergio Bonelli Editore
in Italia, collocandosi
fra i disegnatori di punta
di Dragonero, il fantasy
creato da Stefano Vietti
e Luca Enoch.
Immagine usata come
apertura della rivista
riguarda il progetto personale “The Shadow Planet” ora in finanziamento tramite la campagna
Indiegogo di Radium.
Per ulteriori informazioni vi rimando a link ufficiale:
https://www.indiegogo.com/projects/the-shadow-planet#/ o a questo LINK
I nuovi boardgames della Games Workshop:
guida all’acquisto
di Jacopo Casiraghi
Lo scorso novembre 2015 una bella notizia aveva scosso nostalgici e collezionisti delusi dallo stile delle miniature
e delle regole del nuovo Age of Sigmar (AoS): la Games Workshop (GW) riapriva ufficialmente la sua linea
editoriale degli “Specialist Games”. Si tratta dello stesso Studio che al tempo ideò, propose ed
“espanse” mostri sacri quali “BloodBowl”, “Mordenheim”, “Man o’War”, “Battlefleet Gothic”
e Warhammer Quest. La GW promette nuove faville riproponendo vecchie glorie con regole e
design svecchiato. Era una mossa ipotizzabile dopo il grande successo ottenuto dalla ristampa di
Space Hulk anche se assolutamente non scontata dopo il mezzo flop (in base a quanto si dice sul
web) del “nuovo” Man o’War: Dreadfleet. Gli appassionati si sfregano le mani e qualche purista si
preoccupa persino: il “vecchio mondo” per come lo conoscevano è ormai defunto e anche il nuovo
WarhammerQuest : Silver Tower, attinge a piene mani al nuovo stile di miniature già visto in AoS.
Una cosa è certa: negli ultimi anni (con una “preoccupante” impennata negli ultimi mesi) la GW ha commercializzato
nuovi boardgames dal contenuto impressionante (numerose miniature, tiles o tabelloni “embossed”) e un costo
altrettanto “impegnativo”: in media attorno ai 120 euro.
Fra tutti i nuovi prodotti ancora disponibili quali sono gli imperdibili per un appassionato e quali acquisti possono
essere evitati, al fine di risparmiare spazio (sempre più risicato) e denaro?
Quella che segue è una analisi, del tutto personale e viziata dal fatto che sono un appassionato della GW e
collezionista delle vecchie glorie prodotte dalla prolifica casa. In questa mia analisi non terrò conto dei giochi su
concessione Fantasy Flight (alcuni bellissimi) che però non hanno come aspetto rilevante e “core” del prodotto le
miniature.
Space Hulk 3rd edition (limited re-release) (2009): marines in Terminator Armour, genestealer e un atmosfera
da incubo alla Alien. La GW riporta sui nostri tavoli uno dei migliori giochi dei mitici anni 80/90. Il prodotto è
strabiliante: miniature e componentistica da urlo
il tutto con una attenzione al dettaglio strepitosa.
Da comprare? Assolutamente NO, per il motivo
che leggerete sotto.
Space Hulk 4th edition (2014). Cinque anni
dopo la GW ci delizia con una “nuova” versione
del gioco. Stesso impianto di base, stesse
miniature della terza edizione (ma come, non
doveva essere una limited?) con l’aggiunta di
qualche nuovo tassello, qualche missione in più
e un piccolo rimaneggiamento delle regole. Oltre
a far crollare il prezzo dell’edizione precedente
(arrivato a suo tempo picchi di 180/200 euro) la
nuova proposta risulta essere più interessante per
il giocatore, visto che ha tutti i pregi della terza
edizione arricchita dalla componentistica in più.
Space Hulk 4rd edition (BBG score 8.1)
Miniature
Tabellone
Molto belle e dinamiche ma difficilmente riadattabili per il 40K (pezzi unici e basette
sagomate in plastica). La posa delle miniature a volte le rende scomode da muovere sul
tabellone. Voto 8
Spesso, componibile a puzzle, embossed. Un piacere per gli occhi! Voto 10
Regole
Le classiche regole di Space Hulk prima edizione: funzionali, eleganti, semplici. Voto 10
Suggerimento in breve: compratelo! Cosa state aspettando? No davvero, non lo avete ancora comprato?
Dreadfleet (2011). Gli appassionati (presente!) di
Man o’War (MoW) hanno avuto un tuffo al cuore.
Dieci nuove navi, nuove regole, righello d’ossa,
“bussola”, una componentistica persino più ricca del
nuovo Space Hulk… Cosa volere di più? Beh, sarebbe
bastato un regolamento maggiormente studiato. I
combattimenti sono casuali così come la pesca delle
carte danno. Le navi hanno una scala diversa rispetto
a quelle di MoW rendendole di fatto inutilizzabili (a
parte le cocche). Il gioco inoltre è a “universo chiuso”:
mentre MoW era un wargame (flotte componibili e acquistabili diverse per razza) questo Dreadfleet non permette
uno scontro fra flotte avversarie ma obbliga a ripercorrere degli scenari fissi in cui si usano una o più navi alleate
fra loro. Il prezzo, anche nuovo, è molto basso a riprova del fatto che il prodotto non sembra interessare… per ora.
Dreadfleet (BBG score 7.1)
Miniature
Tabellone
Regole
Vascelli imponenti ed originali ma non utilizzabili per MoW. Si tratta di navi uniche con
cui non è possibile creare una flotta. Voto 8
Un telo di tessuto dalle dimensioni rivaleggianti il mitico tabellone di Battlemaster. Voto
10 (io lo uso come landscape per le partite di MoW)
Regole mediamente complesse e basate assolutamente sulla fortuna. Voto 4
Suggerimento in breve: compratelo solo se siete dei veri appassionati di MoW e dei giochi navali. Io l’ho
preso e dipinto completamente.
Dopo qualche anno di falsi rumors e vana attesa finalmente e a
sorpresa la GW pubblica…
Assassinorum: Execution Force (2015). Quattro assassini imperiali
(dalle pose davvero dinamiche) devono penetrare nella base e
uccidere il Chaos Lord Drask. Il prodotto non piace molto: intanto
perché le miniature dei guerrieri del Chaos sono un “riciclone” dei
vecchi sprue e risultano “fuori contesto” rispetto agli altri modelli,
anche come dettaglio. I tre soli tabelloni forniti con il gioco del gioco
non permettono chissà quel dinamismo. Le regole sono davvero
semplici e l’AI che muove i modelli del Chaos decisamente banale.
Assassinorum: Execution Force (BBG score 6,8)
Miniature
Tabellone
In plastica, le miniature degli assassini (exclusive!) e il lord molto dettagliate, quelle dei
marines traditori più semplici. I cultisti invece mi piacciono molto: sembrano una gang di
Necromunda. Voto 7
Bel design ma troppo poco componibile. Voto 7
Regole
Regole basiche e banali. Voto 5
Suggerimento in breve: secondo me questo prodotto è da evitare a meno che non lo troviate a meno di 50 euro
e vi servano le miniature per giocare al 40.000 o a Necromunda (i cultisti, il resto rivendetelo a parte)
Nel 2015 la GW all’improvviso decide di pubblicare 4 giochi (!) in
neanche 12 mesi. Se questo è quanto ci aspetta, per il futuro ci sarà da
tremare! Tutte le pubblicazioni sono a sorpresa, i rumors tenuti sotto
controllo, le informazioni trapelano a fatica poche settimane prima
dell’uscita dei giochi. La strategia è quella di aumentare l’hype e
registrare un “tutto esaurito” prima ancora che esca il gioco.
The Horus Heresy: Betrayal at Calth (2015). Il gioco cattura i fanboys
in primis per l’ambientazione (l’eresia di horus) e quindi per il design
delle miniature: si tratta degli space marines del trentesimo millennio,
finora acquistabili (a caro prezzo) solo su Forge World. La scatola, con
le sue regole da wargame semplificato e il tabellone ad esagoni, sembra
in realtà un’ottima mossa per vendere in lotto miniature dal valore retail (dollaro in più, dollaro in meno) di ben
500 dollari. Non a caso molti appassionati acquistano il gioco per smembrarlo e usare le miniature di entrambe le
fazioni (interscambiabili) come unica forza del 30K (dipingendole con la stessa araldica). Il mio consiglio? Provate
invece a giocarlo. È semplificato, è veloce ma mantiene tutto il gusto di uno skirmish tattico, una sorta di miniWarhammer 40.000.
The Horus Heresy: Betrayal at Calth (BBG score 8.3)
Miniature
Tabellone
In plastica, utilissime per assemblare a “basso costo” una armata di marines del trentesimo
millennio. Il design delle armature Mark V “heresy armour” è davvero accattivante. Voto
9.
L’esagono affascina il wargamista che è in me. Voto 8
Regole
Un mini Warhammer 40K semplificato. Voto 7
Suggerimento in breve: per chi non ha più tempo di giocare a Warhammer 40K
Deathwatch: Overkill (2016). In questo caso un altro grande sogno
segreto dei vecchi giocatori di Space Hulk si avvera: avere a propria
disposizione un’intera forza di tiranidi divisi per generazione (dal
patriarca ai puro-sangue). Le nuove miniature aliene sono dettagliate
e molto belle soprattutto se paragonate a quelle dell’espansione
Genestealer (Space Hulk prima ed). Nella stessa scatola sono
proposte le miniature di 11 marines appartenenti ad una squadra
della Deathwatch (un team composto dai migliori marines degli altri
capitoli per portare a termine missioni altrimenti mortali). L’effetto
sull’originalità dei modelli è fantastico: vengono proposti marines
appartenenti a dieci capitoli diversi della legione Astartes compreso
un veterano su moto! Le regole del gioco, semplici ed immediate,
sono particolarmente asimmetriche: i marines giocano con pochi
modelli, fortissimi, i genestealer sono numerosi ma poco incisivi.
Deathwatch però perde in spessore e tensione tattica rispetto al Betrayal at Calth connotandosi come un gioco
molto basato sul fattore fortuna.
Deathwatch: Overkill (BBG score 7.7)
Miniature
Originali ed interessanti. La GW popola le sue narrazioni con nuovi range di modelli. Voto
10.
Tabellone
Si tratta delle passerelle a (quadroni larghi) della città-miniera infestata dai tiranidi. Una
sorta di open space sul quale sparare a tutto quello che è entro il raggio di fuoco delle armi.
Voto 6
Regole
Molti tiri di dadi su un tabellone open (si spara infatti usando un righello) con nessun scelta
strategica rivelante. Voto 4
Suggerimento in breve: lo compri solo chi ha in progetto di riutilizzare le miniature per Space Hulk o WH40k.
E il futuro? GW promette,, grazie alla linea “specialist games”, di resuscitare e rinnovare numerosi titoli. A
partire del nuovo BloodBowl, di cui si sono viste in rete le prime immagini delle miniature e che parrebbe essere
programmato per il prossimo autunno. È ormai sui nostri scaffali l’imponente - Warhammer Quest: Silver Tower.
Per il 17 giugno è inoltre previsto “Lost patrol” (unboxed alla GAMA).
E a Natale? Io punterei sul nuovo Battlefleet Gothic.
Jacopo Casiraghi - Game Designer from The irregulars
The irregulars è un team che progetta, sviluppa e propone nuovi giochi da tavolo. Il
gruppo di lavoro è composto da differenti professionisti con specifiche competenze
al fine di proporre idee e meccaniche sempre interessanti, innovative e divertenti.
Caratteristica principale del team è la capacità di proporre alle case editrici giochi
ad un livello molto avanzato di sviluppo e playtesting, pronti per una eventuale
pubblicazione.
Jacopo, oltre che un esperto giocatore è anche un gran pittore, ecco i suo modelli di Dreadfleet colorati!
Requiem
Aeternam
Di Andrea Gamberini, Riccardo Frizzoni e Thomas D’Amico
L’auspex nella sua mano era silenzioso,
così come il suo impianto auspex,
preziosa aggiunta al suo apparato
sensorium, tre volte benedetto dal
Magus Omenathor. Distaccando parte
delle funzioni cognitive del suo cervello,
Malgarod-10010111001010111/a avvia
una subroutine per rivedere, fotogramma
dopo fotogramma, le ultime immagini
catturate dai suoi impianti ottici.
Nulla. Eppure il suo unico orecchio
biologico –o meglio, ciò che ne
rimaneva dopo la rimozione del
padiglione auricolare e la sua inclusione
nell’elmetto rinforzato di adamantiumaveva captato un rumore. Qualcosa era
rotolato, soffice, appena percettibile,
nelle rovine all’esterno del perimetro.
A giudicare dai dati raccolti durante la
preparazione del perimetro, Malgarod10010111001010111/a ritenne che potesse
essere un frammento di ferrocemento.
<<Natura: ferrocemento. Probabilità
70,21%. Origine: sconosciuta. Assenza di vento. Tracce biologiche non percepibili.
Probabilità di organismo saprofita autoctono: 25,33%. Attivare subroutine di allerta Bianco/
ter>> Il breve crepitio di Lingua Machinis indirizzato ai suoi sottoposti interrompe la quiete
notturna per un breve attimo. Voltando appena il capo, Malgarod-10010111001010111/a
vede i membri della sua squadra cambiare leggermente la posizione dei propri corpi. Vede
le teste cominciare a ruotare in archi di 12,5° più ampi, scansionando con i propri apparati
auspex le tenebre. Vede le carabine sollevarsi da terra di 9,34°, riducendo l’intervallo tra
puntamento e fuoco di 1,1 secondi.
Non vede l’ombra apparire, come dal nulla, alle
sue spalle. Non ne vede la maschera che ne cope
il viso. Non ne vede il ghigno. Né la grazia con la
quale si muove per passare la lama di un lungo,
ricurvo, elegante coltello con precisione chirurgica
nel giunto tra la placca laringea e il mento, scavando
un solco mortale nella sua carne vizza e grigiastra,
disabilitando la sua unità vox. Muto, avverte appena
la puntura, quasi indolore, di qualcosa che gli penetra
nella schiena, per poi muoversi come una frusta
impazzita per far scempio dei suoi organi interni e
dei miglioramenti che hanno sostituito alcuni dei suoi
vecchi, inefficienti organi umani, là sul Benedetto
Marte.
Malgarod-10010111001010111/a si svuota come
un otre bucato, riversando la poltiglia che erano
le sua interiora attraverso lo squarcio nella gola.
Pur nell’atto di tornare nell’abbraccio logico
dell’Omnissiah, l’impulso logico integrato nella sua
corteccia cerebrale dai Magi di Marte, lo costringe a
registrare per il recupero post-mortem dei suoi dati le
ultime immagini, fino all’ultimo istante. Ha appena
il tempo di registrare col suo sensorium il corpo di
due membri della sua squadra collassare a terra, come
in preda ad una scossa elettrica, e un terzo esplodere
in una fontana di sangue. E ombre. Numerose, agili,
silenziose ombre saettare nella notte oltre il perimetro.
Le ombre degli Eldar scivolano nella notte. Silenziosi,
si spostano abbracciando le ombre e i muri distrutti.
Si fondono nelle tenebre, come se fossero fatti
della loro stessa sostanza. I colori delle olo-tute
sono attenuati. Le losanghe brillanti sono attenuate.
I colori contrastanti rispondono al gioco di luce
delle lune del pianeta, assimilando il colore degli
intonaci rovinati, delle pitture scrostate, dei manifesti
attaccati e sbiaditi ai muri. Si muovono all’unisono,
saltando acrobaticamente pile di detriti con agilità
sovrannaturale, senza produrre il minimo rumore.
Si lasciano alle spalle i cadaveri degli Scim-maigh,
raggiungendo uno slargo nella strada. Ai bordi, si
fermano. La notte è immobile. In lontananza, i rumori
degli Scim-maigh che hanno scacciato diversi cicli fa
i servi di Colei-Che-Ha-Sete che pattugliano il sito
dello scavo. Le luci delle loro macchine tagliano la
notte. I bracci meccanici si alzano e abbassano, come
lunghi colli mostruosi. Lo scavo prosegue. I Primitivi
stanno avvicinandosi troppo. Ciò non deve succedere.
Ciò che è sepolto deve restare tale.
Un complesso, rapido scambio di gesti e inclinazioni
del capo tra le figure è tutto quello che serve. Una
si muove, rapida, in punta di piedi, fino al centro
della piazza. Da una tasca dell’olo-tuta estrae un
apparecchio. Una grossa gemma. La figura la sfiora,
disegnando un’intricata figura con la punta del dito.
Riverentemente, la appoggia a terra, al centro esatto
dello slargo. La gemma resta inerte per qualche
istante.
Poi, come la fiamma di una candela, una luce azzurrina
la consuma. La luce si espande, la fiamma diventa
della grandezza di un piatto, poi delle dimensioni di
una porta. E continua lentamente a crescere. I bordi
si fanno più definiti, meno tremolanti. Una macchia
più scura della notte si espande dal centro esatto,
riempiendo e sostituendo la luce azzurrina, ora
relegata ad un sottile bordo fiammeggiante, pallido,
etereo. La superficie è oleosa. Tremula leggermente.
Dall’altro lato, qualcosa esce. Qualcosa di allungato
e dai bordi affilati come quelli di una lama. Una lama
che si muove rapidamente. La figura a terra riesce a
scorgere i disegni sui fianchi. Le maschere dei Mille
Volti di Chegorach che ne ornano lo scavo. Le figure
aggrappate al predellino.
Uno. Poi un altro. Alti due. Rapidi come fulmini
escono e sfrecciano verso le orrende macchine degli
Scim-maigh. A coppie sfrecciano fuori dal disco, che
continua ad espandersi.
Le altre figure si avvicinano, circondano la prima.
Uno dei velivoli esce. Compiendo una stretta virata,
si avvicina alle figure appiedate. Come un sol uomo,
le ombre balzano agilmente in aria. Graziosamente,
atterrano su retro del veicolo, che rallenta appena. Si
aggrappano, mentre questo riprende ad accelerare.
Magus Primus Ollenart solleva il cluster di sensori
ottici dal sito di scavo. L’archeotech non può
essere troppo in profondità. Le sue stime lo danno,
mantenimento costante la velocità di scavo e la
compattezza dei sedimenti, a 14.37 ore imperiali
standard. Probabile modulo SCT.
Una spia si accende ai margini di uno dei suoi
impianti ottici. La noosfera esplode di informazioni.
I servitori accoppiati alle torrette dei sistemi auguri
trasmettono impulsi ed informazioni contrastanti.
Una lunga stringa di lingua machinis esplode dai suoi
emettitori verso la schiera di Magi di grado minore
attorno a lui, con richiesta di informazioni dettagliate.
Le risposte sono diverse. Le unità di Skitarii sul
campo non rispondono, o trasmettono feedback
incomprensibili. La significatività statistica dei dati trasmetti attraverso la noosfera è bassa. Se avesse ancora abbastanza
umanità, il panico si impadronirebbe di lui. Distaccando parte della sua consapevolezza dal sistema di scavo, richiede
una proiezione noosferica delle disposizione delle unità del perimetro attive. La disposizione è sbagliata. Il perimetro ha
delle brecce. La disposizione non è logica, tuttavia. C’è uno schema, ma è evidentemente costruito per sviare. Gli altri
Magi si uniscono alla elaborazione. Tracciano, proiettano, elaborano, simulano. La falla appare evidente, tolti i segnali
mirati a confondere. Una zona della mappa si illumina. Lì dove le pattuglie erano più disperse. Piazza degli Eroi, griglia
1189-164-863/Y. La direttiva di attacco è quella. Si connette al sistema sensorium dell’unita Skitarii più prossima alla
zona.
Attraverso il sistema scorge per un istante una esplosione di luce. Gli Skitarii stanno aprendo il fuoco contro qualcosa
che si muove a velocità altissima. Qualcosa che schiva
agilmente i raggi delle loro arme. Scambi frenetici in
lingua machinis sporcano il segnale, mentre i soldati
cercano di scambiarsi informazioni utili a acquisire il
bersaglio. Senza particolare successo, apparentemente.
Qualcosa, un’ombra, balza dal veicolo in corsa.
Qualcosa che piroetta nell’aria, piedi in avanti.
Un’ombra che esplode in una miriade di colori. Si
scompone, moltiplica, in frammenti impossibili. Il
sistema ottico dello Skitarii non riesce a cogliere.
Spara alla cieca, ma quel qualcosa gli è addosso.
L’impatto avrebbe frantumato la cassa toracica di
un umano normale. Ma l’unità barcolla appena. Una
specie di maschera appare nel sensorium. Un viso
ghignante, che si trasforma in una versione corrosa
e distorta dell’Opus mechanicum in una frazione di
secondo, fiocchi di ruggine che si staccano nel vento
invisibile, cane marcescente che minaccia di invadere
la parte meccanica del teschio. Qualcosa brilla nella
mano della figura. L’immagine sparisce. L’icona dello
Skitarii, pure.
Magus Primus Ollenart confronta l’immagine con il
suo personale database di Xeno. Eldar. Subspecie:
Arlecchino. Minaccia: non classificata. Con un secca
esplosione di Lingua machinis, Magus Primus Ollenart
attiva i protocolli di emergenza.
I Dominus, immobili ai peidi della rampa del trasporto
10100011101/347/AB/3 “Ira di Marte” sollevano il
capo di scatto. I loro impianti ottici virano dal verde
ad un rosso acceso. I mechadendriti si agitano come
serpenti.
4,5 secondi dopo l’accensione della spia, il protocollo
di difesa è attivato.
I portelloni dell’Ira di Marte si aprono lentamente.
Dall’oscurità della stiva servitori su cingoli, irti
di armi, scendono lungo la rampa. La loro carne
grigiastra e morta si fonde con gli impianti benedetti
dall’Omnissiah. Gli impianti ottici rilucono nel buio,
più vitali dell’unico occhio ancora di debole carne
rimasto loro, vuoto e acquoso. Dietro di loro, i passi
pensati, identici e meccanici, anticipano l’emergere
di giganteschi costrutti da guerra. Le teste a cupola
riflettono la luce delle lune e delle macchine da scavo.
La luce scivola sulle armi, sui giganteschi pugni, sulle
lucide corazze. In perfetto unisono, si avvicinano
ai Dominus. Si dividono in squadre. Seguono i loro
comandanti senza emettere un suono.
Magus Primus Ollenart inizia a trasmettere sulla
noosfera i primi canti in lingua machinis dei Riveriti
protocolli dell’Accuratezza, mentre il coro dei Magi
dirige l’attivazione delle difese.
L’Idathedi esplode di colori. La sua figura si spezza in
mille proiezioni luminose, mentre balza da una parte
e l’altra, amputando arti con la sua elegante spada.
Dissolvendo in pozze di metallo fuso e carne sciolta
come cera con la pistola a fusione nell’altra sua mano.
Con un calcio sposta la lunga carabina del bizzarro
uomo-macchina, prima di affondare la lama nel torace.
Lo Schi-maig collassa emettendo un rumore stridulo.
La sua squadra finisce l’ultima delle creature. Uno dei
suoi fratelli giace a terra, il petto una rovina fumante.
Dominus Markeenen emette un breve ordine in lingua
machinis. I Kastelan allungano le braccia. Le tozze
dita si allargano. Le canne delle armi montate sui
supporti dorsali si allineano. Una tempesta di
proiettili ad alta velocità satura la strada fra i due
edifici collassati. Due dei veicoli alieni esplode
in una nuvola di fuoco. Veicolo, equipaggio
e passeggeri vengono ridotti a frammenti
sanguinolenti. Un altro dei veicoli beccheggia
vistosamente e compie una vertiginosa virata,
scomparendo in una via laterale, lasciando una
scia di fumo nero ed acre. Qualcosa rotola fuori
dal veicolo, atterrando con un tonfo sordo sul
plastcemento della strada. Qualcosa balza invece
agilmente nelle rovine dell’edificio.
Spuntano dal retro di una rovina. Le jetbike
urlano nella notte, precipitano verso la strada. Le
bolas volano nella notte, avvolgendosi attorno
al tronco di uno degli Schi-maig al comando dei
costrutti cingolati. Le testate detonano, la creatura
scompare in un grappolo di sfere plasma in rapida
e controllata espansione. Le lame brandite da altri
Eldar spiccano con sovrannaturale precisione o
amputano le armi dei costrutti cingolati. Un getto
di fiamma trasforma una delle eleganti jetbike in
una cometa fiammeggiante, che precipita sulla
strada lasciando una lunga scia fiammeggiante.
Le altre Skyweaver scompaiono nella notte prima
che i colpi di reazione possano raggiungerli.
La zampa di uno dei Dragoni si abbatte sullo
Xeno, trasformandolo immediatamente un una
macchia di sangue e viscere sulla strada. Un altro
degli Xeno viene impalato contro un muro da una
lancia. La creatura si contorce mentre muore. La
carica dei Dragoni si abbatte su un altro gruppo
degli alieni. Uno di questi riesce a piazzare un colpo
fortunato sul servitore alla guida del Dragone. Il
possente veicolo si abbatte a terra, schiacciando
il cavaliere. Gli altri proseguono, lasciando una
scia di corpi smembrati. L’avanzata degli Xeno
si arresta. I Dragoni caricano, i loro amplificatori
emettono una stringa di lingua macchina, un urlo
di guerra nella benedetta lingua di Marte mentre si
avvicinano alle sfuggenti creature.
Qualcosa di enorme appare sui sensorium della
squadra, da destra. Una lama delle dimensioni
enormi si abbatte sul cavaliere di testa, tagliandolo
in due come se fosse fatto di carta. Un rumore, come
le urla di decine di creature in agonia, annuncia
la comparsa di due sfere di luce impossibile da
descrivere, colori che non dovrebbero esistere
appaiono attorno alle sagome dei due Dragoni di
testa. L’istante successivo ciù che resta sono solo
la parte terminale delle zampe, e poco altro.
Due gigantesci costrutti emergono dai lati,
chiudendo sull’ultimo Dragone rimasto.
I veicoli degli Xeno scaricano le loro armi sugli
Onager a guardia dell’accesso agli scavi. Raggi,
proiettili solidi, persino le tecno-stregonerie che
alimentano i cannoni dei giganteschi costrutti:
tutto viene deflesso dagli scudi sovrapposti delle
possenti macchine. Sia benedetta l’Omnissia!
Ad un suo comando, gli Onager scaricano le loro
armi. Uno dei giganteschi costrutti vien colpito in
pieno petto. Gli strati di corazza si sciolgono uno ad uno mentre il gigante barcolla all’indietro. Crolla. Resta immobile.
Veicoli alieni vengono polverizzati dalle salve di fuoco concentrato. Xeno cadono trafitti da proiettili consacrati.
Di nuovo le armi aliene sono inefficaci. Quel poco che riesce a superare gli scudi intacca appena la corazza. Qualunque
Xeno cerchi di avvicinarsi viene ridotto a un cadavere sanguinolento.
Gli Onager aprono il fuoco di nuovo, avanzando rapidamente nella via. Gli Xeno sono costretti ad arretrare. Quando le
macchine di Marte aprono il fuoco ancora una volta, la distruzione è impressionante. Magus Primus Ollenart, alla testa
dei suoi Skitarii, segue le macchine. Dopo l’iniziale carneficina, la superiorità dei Guardiani di Marte si è ripristinata.
Sia lode all’Omnissiah! Gli Xeno stanno venendo respinti. L’effetto sorpresa è sfumato, e deprivati di quello gli Xeno
sono spacciati. I Magi alle sue spalle, dato il tasso di perdite, ipotizzano una conclusione dello scontro entro le prossime
2,4 ore standard terrestri.
Irrilevanti. Un ritardo seccante sul piano di scavo, ma maggiori possibilità di esplorare la tecnologia Xeno, a maggior
gloria dell’Omnissiah. Tutto sommato, un considerevole regalo. Il suo avanzamento nelle gerarchie del clero marziano
sarebbe stato sensibilmente maggiore. Forse, un intero Mondo Forgia da guidare.
I suoi sensori percepiscono una vibrazione. Poi un’altra. Poi un’altra ancora. Qualcosa, in lontananza, da Piazza degli
Eroi, si solleva in aria su colonne di plasma. Compie una traiettoria nel cielo. Qualcosa di indistinto, un’immagine
spezzata di luce, attraversa come una cometa la notte.
Qualcosa di dimensioni enormi atterra alle spalle del manipolo. L’impatto con il terreno è tremendo. Persino le zampe
multiarticolate degli Onager faticano a compensare la scossa, come di terremoto. Magus Primus Ollenart, il suo manipolo
e un paio di Kastelan finiscono scompostamente a terra.
Un enorme, gigantesco, Titano Eldar si staglia nella luce dell’alba lontana. L’immagine si ricompone, mentre gli oloscudi
del titano dissipano la proprie energia. La figura quasi scheletrica del titano si rivela. Ricorda le vesti degli Xeno, ma in
proporzioni decisamente inumane nella loro scala mostruosa. Il costrutto è immenso, pensa Magus Primus Ollenart. Ma
è senza scudi, ora! L’odiata tecnostregoneria Xeno è fallibile! E vulnerabile.
Il costrutto muove una delle sue gigantesche armi verso la stra da, un bizzarro, allungato braccio. Lo tiene fermo,
immobile, verso le truppe del Mechanicum. Un’arma di cui Magus Primus Ollenart non riece a cogliere la natura. I suoi
meno-archivi non riescono ad abbinare nessuna informazione all’arma. Non riesce a capire neppure perché non faccia
fuoco.
Mentre si chiede questo, la sottile vibrazione che avvertiva si amplifica vertiginosamente. Poi buio. Assenza di dati.
La lancia sonica scarica il suo potenziale sugli Shim-maigh nella strada. Le vibrazioni mettono in risonanza gli atomi
delle molecole di carne e metallo di tutto quello che si trova davanti. Gli atomi accelerano in una frazione di ciclo. Tutto
esplode in una fontana di sangue, viscere, metallo. In meno di un battito di cuore, non resta nulla degli shim-maigh. Solo
tracce di sporco sulla strada. Le forze degli Eldar balzano di nuovo fuori dalle rovine. La caccia ricomincia.
Il titano si volta agilmente su se stesso. Il pilota, perso nella trance della comunione con gli spiriti del Titano, analizza
la situazione attraverso il complesso sistema di sensori del costrutto.. Le forze degli Umani sono evidentemente in
confusione. Probabilmente, la struttura di comando degli Shim-maigh si trovava in mezzo agli sgraziati costrutti
meccanici appena distrutti.
Ad un impulso mentale del pilota, il Titano avanza verso le orrende macchine scavatrici al centro dello spiazzo. I sensori
raccolgono immagini di creature metà umane e metà macchine che come insetti, ignare di qualsiasi cosa non sia il loro
compito, continuano a lavorare. Il Titano scuote la testa in sintonia con il suo pilota.
Questo non deve accadere. Lo Illidhrinattah-hattaaan, la Tomba di Colui che Vive Senza Anima nel Vuoto fra i Mondi,
non deve essere scoperta. Abbassa entrambe le armi. Avverte il potere che si accumula. La sensazione di onnipotenza
è inebriante. Con un breve impulso mentale lascia che questo defluisca lungo le canne delle armi. Pochi stanti dopo, le
macchine da scavo sono solamente un ricordo. Macchinari e creature viventi vengono distrutti. Modificando l’onda del
cannone sonico, il titano seppellisce di nuovo tutto quanto.
+++Da: Inquisitore Pietr Valison, Ordo Malleus+++
+++A: Magus Primus Ausonius Prioximus+++
+++Oggetto: Quarantena+++
+++Massima del giorno: un cuore interessato allo Xeno è un cuore che ha tradito
l’Imperatore+++
+++Inizio messaggio+++
A seguito della mancanza del rapporto periodico, una pattuglia è stata spedita sul
luogo in cui il Magus Primus Ollenart aveva avviato i suoi lavori nel continente
appena liberato dalle forze dell’Arcinemico. Rileviamo che l’intera spedizione è stata
sterminata. I rilievi lasciano pensare ad un attacco delle forze dell’Arcinemico stesso.
In relazione alla situazione nel resto dei continenti del pianeta, dove le forze di sua
Maestà il Divino Imperatore sono in ritirata di fronte alle soverchianti forze dei Poteri
Perniciosi, alla crescente Minaccia Morale dovuta alla lunga presenza delle forze del
Nemico sul Pianeta che rendono la riconquista dello stesso e la sua purificazione un
eccessivo onere per il genere umano, per ordine di sua Maestà, il Dio-Imperatore, il
pianeta è sottoposto ad ordine di Exterminatus.
L’ordine verrà eseguito attraverso il bombardamento con testate armate del virus
“Life Eater” allo scoccare delle 24 ore a partire dalla ricezione di questo messaggio.
Sia lode all’Imperatore.
+++Fine messaggio+++
Si ringraziano i proprietari dei due eserciti Mattia Sabatelli e Isaac Harrus, rispettivamente Adeptus
Mechanicus ed Arlecchini, per aver concesso di utilizzarli per il servizio fotografico che accompagna
il racconto. Tutti i modelli sono stati dipinti da Frizzoni Riccardo, membro dello staff del Laboratorio
Orco Nero. Si ringrazia inoltre il Mana Rush di Cesena per aver ospitato il servizio fotografico
realizzato da Frizzoni Riccardo e aver messo a disposizione gli splendidi scenari ed il tavolo da gioco.
Un ringraziamento speciale va ad Andrea Gamberini per aver scritto questo magnifico racconto.
Vi diamo appuntamento alla prossima battaglia sul nuovo numero!
DIPINGERE UNA MINIATURA
un completo step by step di pittura con un modello in metallo da 28mm
Ciao a tutti voi pittori, non mi dilungo in noiose presentazioni, ma andrò subito a
spiegarvi come io preparo e dipingo un modello.
Quello che andrò a spiegarvi NON è il sistema perfetto e nemmeno il migliore...
ma semplicemente uno dei tanti sistemi che abbiamo a disposizione e che io trovo
particolarmente pratico.
Credo doveroso fare una brevissima premessa: questo step by step è ideale per una
pittura veloce e facile da applica su modelli utilizzati nei giochi con pochi pezzi. Trovo
esagerato questo tipo di pittura su modelli destinati a grandi eserciti e troppo semplice
per un modello da esposizione.
Diciamo che stiamo sul così detto pittura da “gioco +”.
Bene, detto questo vorrei iniziare con gli atrezzi che utilizzo nella preparazione di un modello.
In questa foto ho racchiuso diversi atrezzi utili per una buona preparazione e pulizia di un modello.
Abbiamo una comoda tavoletta perfetta per non danneggiare le nostre scrivanie, diverse carte abrasive di varie
grammature, limette di diverse forme, spazzola d’ottone, taglierini, tronchesina, pinza, trapano a mano, fermagli,
filo d’ottone ed il nostro modello da cui partire.
Per prima cosa inizio eliminando tutte le fughe di metallo e
la barretta che aggancia il modello alla basetta fornita con
essa.
La tronchesina va usata tenendo la parte piatta verso il
modello per evitare che venga rovinata durante la pressione
di tranciamento.
Questa è la fase più semplice, ma ci facilita il lavoro che
andremo a fare nella parte successiva. Consiglio di usare le
tronchesi per evitare di non rovinare il modello e sopratutto
non rischiare di farsi male con i taglierini. Infatti questi li useremo solo per andar a togliere le linee di fusione e non
tagliare pezzi che non fanno parte del modello. Come si usano i taglierini: la lama NON deve mai essere rivolta
verso il dito ma deve “strisciare” sopra la linea di fusione. Consiglio di non imprimere molta forza, ma leggeri
passaggi continui fino all’eliminazione del difetto. Se si imprime troppa forza, si rischia di togliere troppo e dover
essere poi costretti ad intervenire con la lima.
Invece questa la si usa solo per le parti dritte o ampie. Una volta terminata questa fase, è consigliabile ripassare con
della carta abrasiva per eliminare ogni segno rimasto. Io di solito uso carte abrasive di diverse grammature fino ad
usare quella da 600, perfetta per lisciare ogni parte facendo così sparire definitivamente ogni segno di giunzione.
Per concludere la parte della pulizia, finisco con lo spazzolare l’intero pezzo con una spazzola d’ottone. Con questa
elimino ogni traccia di piccoli difetti e miglioro l’aderenza del primer che andremo poi a dare.
Ottimo, arrivati a questo punto andiamo ad aggiungere i nostri perni che andranno a rendere più solido il modello
nelle varie parti staccate. Normalmente io uso il filo d’ottone per tutti quei pezzi troppo piccoli ed i fermagli nelle
zone dove mi permette fori più larghi e spaziosi. Consiglio di farli entrare il più possibile per rendere così tutto
molto più solido.
É un lavoro importante e va fatto anche per i pezzi piccoli (io ho impernato anche le dita del modello, vedi foto a
qui in alto). Ovviamente stiamo parlando di un modello in metallo, in plastica possiamo anche trascurare qualche
piccolo pezzo ed incollarlo direttamente senza paura che si stacchi in seguito.
Ora il nostro pezzo è pronto per essere assemblato ed incollato in ogni sua parte (a patto che i vari pezzi non
intralciano troppo la pittura). Io preferisco dipingere il modello completamente montato per evitare di vedere buchi
o zone sollevate alla fine della pittura.
Volutamente non tocco il tema dei vari stucchi, abbiamo ancora molto da parlare e casomai lo vedremo in seguito
su altri articoli.
Una volta che la colla si è asciugata, il modello viene lavato con sapone (quello per le mani va benissimo) con
un vecchio spazzolino da denti (mi raccomando, tenete uno solo per le miniature, non uno che usate per la vostra
pulizia), e lo sfreghiamo per bene in ogni sua parte, togliendo residui di polvere fatta durante le fasi precedenti
e testare così anche la consistenza del lavoro d’impernaggio (stando però attenti a non piegare o deformare le
parti più sottili del modello). Una volta asciutto il modello risulterà bello lucido e profumato! I due perni che
fuoriescono dal modello, avranno due utilizzi: quello di tenerlo fermo sulla sua basetta finale e quello di poterlo
fissare su un tappo di sughero o altro supporto che possa esservi comodo durante la pittura ed evitare così il
contatto delle vostre dita.
Di primer ne esistono di varie marche e di varie tonalità; io trovo comodo usarne solo di due tipi: Bianco o Nero.
Scelgo quella bianca se prevedo modelli di colori chiari e brillanti; quella nera per modelli con armature metalliche
o che voglio colori leggermente più cupi. In questo caso uso quella bianca visto che ha colori pastellosi e chiari.
Consiglio di usare gli sprai stando sempre all’aperto, tenendolo
ad una distanza di 20 cm circa dal modello e darlo a piccoli
spruzzi evitando di fare spessori esagerati da coprire i dettagli
del modello. Piccole e veloci passate su ogni lato fino a creare un
leggero strato aggrappante.
Ora siamo pronti con la pittura del nostro modello!
Piccola premessa: prima di iniziare la pittura consiglio sempre
di tenersi vicino immagini di riferimento dello stesso modello
e immagini di come vogliamo colorarlo. Questo è molto utile
per trovare i colori esatti da utilizzare e capirne i volumi. Anche
guardare un’immagine non dipinta dello stesso modello ci può
aiutare ad individuare i vari volumi e capire come e dove cadono
le varie luci ed ombre.
Da dove iniziare a dipingere? Sempre dalle parti più interne del modello fino ad arrivare quelle più esterne.
In questo caso decido di iniziare dalle gambe e braccia. Normalmente io preferisco partire dalle tonalità intermedie
per poi passare alle ombre ed infine alle luci. Quando finisco una sezione non la considero mai finita, ma aspetto
a fine modello per decidere se aggiungere ulteriori ombre o luci. Questo perchè è impossibile stabilirlo a modello
in corso, durante la pittura ci possono essere molte varianti e le idee cambiano man mano che si procede. Pertanto
non fissiamoci subito su una tonalità, ma cerchiamo di seguire l’istino.
Ok, detto questo inizio a stendere un paio di mani con un grigio medio. Normalmente tengo una consistenza che
non sia troppo liquida ma nemmeno che il colore sia puro senza diluirlo, semplicemente una diluizione che non mi
obbliga a fare troppi passaggi (anche su questo argomento ci sarebbe da scrivere moltissimo... magari entreremo
su questo argomento un’altra volta).
Una volta che il colore è asciutto, inizio a fare delle velature con i Shade. Voglio che il grigio sia leggermente virato
ad una tonalità calda, pertanto preparo un mix con i due Shade per ottenere un’ombra scura e calda. Questo mix lo
stendo su tutto il grigio, insistendo nelle zone più in ombra, ma senza lasciare grosse quantità di inchiostro. Una
volta asciutto, inizio con le luci, prima riprendendo la tonalità base e poi arrivando ad un grigio più chiaro fino alla
tonalità desiderata.
Ora passo al secondo livello ma sempre tenendo in mente il concetto di dipingere dall’interno all’esterno, ed inizio
a dipingere l’interno del soprabito e tutte le zone che hanno questa tonalità. In questo caso il modello ha sia il
vestito che l’armatura color crema e non voglio che i due colori si confondono. Per evitare questo procederò con
due scalette di colori differenti per poi arrivare alle stesse luci.
Parto da un colore della serie “base”, ha un’ottima copertura che mi aiuta a coprire dove ho sbavato con il colore
precedente e mi da una mano ad avere una tonalità più carica con il colore sucessivo. Sempre con una consistenza
diluita ma che sia abbastanza coprente ricopro tutto con il colore intermedio. Grazie al colore precedente, il
risultato finale sarà più carico ed acceso. Come fatto per il grigio, le ombre le creo con un altro Shade su tutto il
Bleached Bone, insistendo sulle parti più in ombra. Riprendo il colore base aggiungendo piccole quantita di bianco
fino ad usarlo quasi puro. Durante le lumeggiature consiglio una consistenza più liquida per rendere il colore più
trasparente in modo che non copra quello precedente. Quì servono più passaggi partendo da metà ombra fino ad
arrivare alla massima luce. Ricordatevi di non tenere mai troppo colore sul pennello e se potete lavorate di piatto
e non di punta di pennello. Insistete fino ad ottenere la luce desiderata, ma sempre con l’intenzione di poterla
ritoccare a modello finito.
Come fatto per il panneggio, stendo la stessa tonalità base su tutte le parti dell’armatura, sempre nello stesso modo.
Decido di non applicare anche il Bleached Bone, ma passo direttamente alle ombre. All’inizio non era questa la
mia idea, ma ho voluto creare più contrasto senza però uscire dallo schema che avevo in mente. Una volta fatto le
ombre con lo stesso Shade riprendo subito le luci massime con un colore meno saturo di quello usato nel panneggio
ma che comunque non si scosti troppo. Per le luci finali uso lo stesso colore del panneggio e lo applico solo nei
profili più esposti alla luce.
Ora inizio la parte esterna del soprabito e la tecnica è sempre la stessa.
Tinta base, lavatura con uno Shade e lumeggiatura. Unica differenza è che la tinta base l’ho tenuta leggermente più
satura con l’aggiunta di un verde più scuro e la lumeggiatura è ottenuta con il verde più chiato del mix.
Con lo stesso verde (Elysian Green) ho fatto una velatura sulla mano sx molto diluita su base bianca.
Questo perchè voglio un effetto più chiaro lasciando che i pigmenti del colore si depositano nelle parti più interne.
L’ effetto sarà come se fosse già lumeggiato.
Ovviamente poi lo riprenderò con dei colori molto chiari in modo da dare l’idea di un qualcosa di metallico ed
appuntito, facendo delle profilature di bianco.
Ma per fare questo, aspetto di vedere il modello finito.
Come fatto per il panneggio, stendo
la stessa tonalità base su tutte le parti
dell’armatura, sempre nello stesso modo.
Decido di non applicare anche il Bleached
Bone, ma passo direttamente alle ombre.
All’inizio non era questa la mia idea, ma
ho voluto creare più contrasto senza però
uscire dallo schema che avevo in mente.
Una volta fatto le ombre con lo stesso
Shade riprendo subito le luci massime con
un colore meno saturo di quello usato nel
panneggio ma che comunque non si scosti
troppo. Per le luci finali uso lo stesso colore
del panneggio e lo applico solo nei profili
più esposti alla luce.
Ora inizio la parte esterna del soprabito e
la tecnica è sempre la stessa.
Tinta base, lavatura con uno Shade e
lumeggiatura. Unica differenza è che la
tinta base l’ho tenuta leggermente più
satura con l’aggiunta di un verde più scuro
e la lumeggiatura è ottenuta con il verde
più chiato del mix.
Con lo stesso verde (Elysian Green) ho
fatto una velatura sulla mano sx molto
diluita su base bianca.
Questo perchè voglio un effetto più chiaro
lasciando che i pigmenti del colore si
depositano nelle parti più interne. L’ effetto
sarà come se fosse già lumeggiato.
Ovviamente poi lo riprenderò con dei
colori molto chiari in modo da dare l’idea
di un qualcosa di metallico ed appuntito,
facendo delle profilature di bianco.
Ma per fare questo, aspetto di vedere il
modello finito.
Molto bene, ora è giunto il momento di
fare un po’ di ordine tra i colori e pulire
eventuali errori.
Prendo un nero ed inizio a dipingere tutti i
particolari come cinghie, bottoni, profili e
in questo caso anche tutta l’arma.
Le cinghie le profilo con un grigio e le parti metalliche
le coloro con un colore metallico medio chiaro.
Come ormai avrete capito, sul metallo aggiungo uno
Shade per poi riprenderlo con un colore molto chiaro.
Anche l’arma avrà lo stesso procedimento.
Ora cominciamo con i piccoli particolari come le lenti,
sempre con lo stesso procedimento di ombre e luci.
Concludiamo il modello con i capelli. A differenza
della tecnica usata fin’ora, i capelli li dipingiamo
dallo scuro al chiaro. Base scura, un arancione dato a
pennello asciutto su tutto; lumeggiatura abbondante sui
capelli più esposti tenendo poco colore sul pennello e
lavorando con il fianco delle setole ed infine solo nelle
estremità un passaggio con un colore molto chiaro.
Una volta finito, aspetto un po’ di tempo prima di
fissare il modello sulla sua basetta, questo perchè a
mente fresca, ho una visione diversa di quella che
potrei avere dopo qualche ora di pittura.
Questo lo consiglio sopratutto per modelli importanti.
Avolte faccio delle foto e le riguardo per capire e
vedere errori che mi possono essere sfuggiti.
Per questo modello ho visto che fare il soprabito tutto
verde, non mi convince per niente.
Riguardando le immagini della sua Box Art, vedo che
lo propongono con la stessa tonalità dell’interno.
In questo caso non ci sono problemi, ricopro tutto
con il colore base e ripeto lo stesso schema che ho
utilizzato all’interno ma lavorando di più con il bianco
per dare una luminosità maggiore.
Ora il modello mi piace di più e credo che per un
livello da gioco sia più che sufficiente e piacevole
da vedere in campo. Riguardando le foto noto altre
imperfezioni, ma visto il livello che mi sono dato, lo
lascio stare così.
Con questo ultimo passaggio, concludo il mio step by
step. Spero che lo possiate trovare interessante e di
spunto per i vosti lavori. Rimando la lavorazione della
basetta nel prossimo articolo, farlo quì mi porterebbe
via altrettante pagine e credo che valga la pena vederlo
con calma.
Con questo vi saluto con la locandina del Il primo
Concorso di pittura “Legends Lounge” si terrà a
Treviglio!
Luciano Comparin
Capricci divini
Il Barone Edmund Von Gelb se ne stava ritto sullo spalto occidentale, circondato dai suoi soldati, uomini temprati
da mille battaglie ma ormai provati da quella snervante attesa. Ai piedi della bassa collina, poteva scorgere su
ogni lato una moltitudine di pelleverde ammassati che si accalcavano per guadagnare la posizione migliore,
pronti per scagliarsi contro la loro posizione difensiva. Da tempo aveva predisposto quella semplice ma efficace
fortificazione: un profondo fossato che circondava un basso terrapieno situato sulla cima di Colle Maglio, posto a
controllo della via che portava ad ovest verso le Montagne Grigie.
Aveva predisposto personalmente le difese, ammassando artiglierie e polveri in attesa di un futuro attacco che
sapeva sarebbe giunto. Quel momento non tardò a profilarsi all’orizzonte: prima si trattò di voci, quasi leggende,
poi iniziarono i saccheggi tra le montagne e poi l’invasione ebbe inizio. Von Gelb non ebbe molto tempo per
mobilitare le truppe, indisse la leva cittadina e prima che questa si riunisse partì con la Guardia di Palazzo. Non
c’era tempo di attendere che la milizia prendesse le armi, doveva raggiungere la guarnigione che presidiava
l’avamposto con quella sparuta avanguardia e sperare, sperare di rallentare il nemico per il tempo necessario
affinchè il grosso dell’esercito giungesse a dargli man forte. Quando giunse a Colle Maglio si rincuorò, le difese
erano nelle condizioni migliori e del nemico non si vedeva traccia, era giunto in tempo. Annuì soddisfatto delle
proprie scelte, aveva speso un occhio della testa, dissanguando le casse provinciali, ma ne era valsa la pena,
assicurarsi i servigi dei maestri della Scuola di Artiglieria di Nuln era stata una decisione lungimirante. Tutto era
pronto, quel perfetto meccanismo attendeva solo di essere messo alla prova e Von Gelb confidava che l’attesa non
sarebbe stata lunga...
Il Kapoguerra Zkuoio era insofferente per natura orchesca, ma ciò che lo mandava realmente in bestia erano
le pause tra uno scontro e l’altro, sebbene doveva ammettere con sé stesso che queste fossero piuttosto brevi e
rallegrate da zuffe e risse tra i ragazzi. Nulla che potesse competere con una bella battaglia, s’intende, ma in tempo
di crisi bisogna essere pazienti. D’altronte poteva essere soddisfatto di come stavano procedendo le cose: alle sue
spalle una scia di distruzione e saccheggi tra le montagne testimoniava la sua innata capacità di kapoguerra, ma
il meglio doveva ancora venire, a breve la sua orda sconfinata sarebbe dilagata nelle fertili pianure dell’Impero
ed allora la sua Waaagh! sarebbe stata inarrestabile, avrebbe perfino rivaleggiato con quelle dei kapiguerra più
famosi, come coso, dài, quello lì, quello grosso, ci siamo capiti, no? Comunque non era ancora giunto il tempo di
montarsi la testa, c’era molta strada da percorrere e uomini da macellare, aveva fatto una rapida mano di conti e sì,
a occhio e croce, li avrebbe dovuti uccidere tutti, tanto per stare dalla parte del sicuro. Ai suoi ordini rispondevano
ormai decine di tribù di pelleverde, attirate dalla prospettiva di ammassare bottino, di fracassare crani e, perchè
no?, anche dalla crescente fama del kapoguerra. A parte il piccolo difetto dell’irascibilità congenita, Zkuoio era
un abile generale, quasi un fine stratega, almeno per gli standard orcheschi, e comunque aveva lavorato molto sul
proprio autocontrollo e ora riusciva a rimanere calmissimo in ogni frangente, quasi fosse l’immagine stessa della
quiete, un orco nuovo insomma. Ora il suo motto era: “Ziedi lunko fiume e ‘zpetta il kadafere nemiko ke pazza.
Ze tarda, manda paio di rakatzi per akkopparlo”. Pura filosofia. Con metodo e ferocia Zkuoio aveva guidato la sua
moltitudine tra cime e pendii, lasciandosi infine alle spalle la catena montuosa ed affacciandosi su quella stretta
valle, ultimo ostacolo prima di guadagnare la pianura. Solo una bassa collina su cui sventolava uno sgargiante
vessillo giallo si frapponeva tra Zkuoio ed il suo inevitabile destino, ma si trattava di una semplice questione di
tempo, avrebbe livellato quella collina con il solo peso della Waaagh! e nessuno ne avrebbe conservato neppure il
ricordo.
Come aveva previsto Von Gelb, l’attacco dei pelleverde non si era fatto attendere, ma tutto era accaduto in maniera
insolita, non si sarebbe mai aspettato modalità del genere da quella primitiva razza. Aveva osservato l’orda scendere
lungo la vallata, tremando alla vista dell’immensa entità che avrebbe dovuto fermare. Sapeva che non avrebbe
visto una nuova alba, ma avrebbe venduto cara la pelle, portando con sé quanti più orchi possibile fino all’arrivo
dei rinforzi. Diede ordine di armare i pezzi di artiglieria e di prepararsi all’urto, ma quest’ultimo non giunse. Era
già certo che i pelleverde avrebbero acquistato sempre più velocità per poi partire all’attacco, ma con sua grande
sorpresa il nemico si era fermato oltre la portata dei suoi cannoni, quasi attendesse ordini. Dopo una breve attesa
dall’immane schieramento si staccarono due ali di goblin a cavallo di grandi lupi che, allargandosi fino alle pendici
dei crinali, aggirarono Colle Maglio e scomparvero all’orizzonte prima che i soldati imperiali potessero reagire.
Von Gelb non comprese quella manovra, si aspettava un attacco sul fianco ma forse i codardi goblin avevano
preferito evitare di assaggiare il piombo imperiale! Il resto dell’orda rimase immobile e solo dopo alcune ore Von
Gelb comprese la reale finalità di quella bizzarra manovra. Udì un grido e si voltò verso est, verso la pianura, da
cui si levava una nera colonna di fumo. Il Barone comprese che i rinforzi non sarebbero mai giunti, l’unico ponte
che serviva la strada era stato dato alle fiamme e non c’era alcuna altra via per raggiungere Colle Maglio. Ora solo
la benevolenza di Sigmar poteva aiutarli, anche se temeva che avrebbe prima conosciuto la fredda stretta di Morr.
Con il gelo nell’anima Von Gelb ed i suoi soldati si misero in attesa.
Tutto era pronto per l’assalto, i ragazzi disposti come dovevano, ma quanta fatica! Zkuoio aveva dovuto sopprimere
personalmente molti sgorbi chiassosi, ma in fondo era una perdita inevitabile per la buona riuscita del suo piano, e
poi aveva appetito e in una sola mossa aveva risolto due problemi. Ora il nemico non aveva vie di fuga. Sapeva che
avrebbe combattuto fino all’ultimo uomo e non chiedeva di meglio. Zkuoio infine ruppe gli indugi, fece risuonare
i corni e l’attacco ebbe inizio. I primi a balzare in avanti furono i Krani Tozti, orchi selvaggi che tenendo fede al
proprio nome corsero contro la posizione nemica a testa bassa, incuranti dei dardi e dei proiettili che piovevano
su di loro, protetti dai magici tatuaggi benedetti da Mork o Gork, poco importava. Giunti alle pendici di Colle
Maglio tuttavia gli dei orchesci dovettero distrasi un attimo, quel tanto che bastò perchè la carica a mitraglia dei
cannoni imperiali e la raffica a bruciapelo degli archibugi facessero il loro sporco lavoro. Molto sporco a dire il
vero, dato che quando il fumo si levò sul campo di battaglia, non rimaneva nulla degli orchi, se non una sgradevole
poltiglia verdastra. Zkuoio manifestò il proprio disappunto perseverando nel proprio piano e mandando verso
identica sorte svariate tribù di goblin, confidando che la preponderanza numerica avrebbe compensato la potenza
di fuoco avversaria. Questo piccolo errore di valutazione equivalse alla rapida estinzione del genere goblinoide
dall’orda dei pelleverde. Zkuoio stava iniziando ad alterarsi. Korko, il suo fedele attendente, gli si avvicinò e
farfugliò un debole tentativo di consolazione: “Beh Kapo, almeno omi ha meno kolpi...”. Zkuoio si rivolse al suo
fidato compagno di mille avventure, accennò un sorriso benevolente e gli sferrò una testata che lo lasciò secco. Il
Kapoguerra era sì un abile stratega, ma a senso dell’umorismo era piuttosto carente.
Von Gelb era soddisfatto di come i suoi uomini avevano reagito ai primi assalti, anche se era certo che altri ne
sarebbero giunti. L’orda era infatti ancora lì e, malgrado le sue fila si fossero assottigliate, rimaneva comunque
una marea verde. Doveva tenerli a distanza, sfruttare a tutti i costi la supremazia dell’artiglieria e sperare in un
miracolo...
Vana speranza. Zkuoio non avrebbe ceduto il campo a nessun costo! Con un berciante ruggito ordinò l’avanzata
generale e l’orda si mosse, alla faccia della strategia! Il fuoco di sbarramento si fece sentire ancora una volta,
esigendo il suo tributo di sangue. Questa voltà però accadde qualcosa di diverso, quando il fumo delle polveri si
levò l’ammasso di corpi, arti mozzati e sozze budella iniziò a muoversi e poco per volta ne emersero numerosi troll,
feriti e mutilati in principio, indenni e bramosi di carne umana dopo pochi istanti. Le goffe creature arrancarono
sul fianco della collina tra lo sgomento dei difensori, apparentemente immuni ai proiettili, rigenerando ogni ferita.
Zkuoio guardò i suoi animaletti preferiti e annuì soddisfatto, ora tutto stava andando come previsto, forse il prezzo
era stato un tantino alto, ma i ragazzi in fondo esistono per quello, no?
I terrapieni vennero sventrati dalla carica dei troll, mentre i cannoni volavano in aria come fuscelli oppure venivano
sciolti da fiotti di vomito acido. Le difese erano ormai infrante, il nemico presto sarebbe dilagato e nulla avrebbe
potuto più arrestarlo, a meno che... Von Gelb chiamò attorno a sé alcuni arcieri e balestrieri, li istruì in fretta sul da
farsi e pregò Sigmar, mentre i suoi uomini incoccarono e presero di mira le devastanti creature. Dardi e frecce si
ficcarono nelle coriacee carni dei troll, mentre le fiamme di cui erano portatrici avvamparono, senza lasciare alcuna
speranza di rigenerazione. In poschi istanti la forza d’urto dei pelleverde era ridotta in cenere, ma i danni inferti
erano comunque insanabili: solo una decina di soldati era ancora abile a brandire le armi, le difese erano infrante
ed il morale era al minimo. Solo un miracolo divino poteva trarli in salvo, solo le divinità avevano ormai il potere
di fermare la marea verde!
E le divinità alfine si manifestarono, ma nessuno comprese se accolsero le suppliche degli uomini oppure se
voltarono le spalle agli orchi. Ma tant’è.
Con la morte dei troll Zkuoio vide spegnersi, letteralmente, anche la sua arma segreta, ma non diede a vedere il
proprio disappunto, limitandosi a calciare selvaggiamente il cadavere di Korko. Ora non gli restava che giocare la
sua ultima carta: un assalto in massa, i ragazzi rimastigli erano comunque sufficienti a sopraffare lo sparuto gruppo
di difensori e... Un silenzio innaturale lo fece voltare, realizzando che alle sue spalle non c’era quasi più nessuno.
Gli ultimi ragazzi stavano raccattando le loro cose sparse qua e là, altri avevano già preso la via delle montagne
per raggiungere il grosso dei pelleverde. La Waaagh! si era sciolta e lui neppure se ne era accorto, perso nelle sue
strategie. Se Zkuoio era rimasto colpito dall’accaduto comunque non lo diede a vedere, prese un corno da terra,
gli diede fiato e ruggì: “Bazta cozì! Zono Zoddizfatto! Omi zmidollati!”. Girò i tacchi e riguadagnò in fretta la
retroguardia dei ragazzi, bullandosi con loro
della sonora lezione inferta agli umani,
millantando una vittoria schiacciante e una
ritirata strategica, così, tanto gli era passata
la voglia di conquistare l’Impero.
Von Gelb era attonito. Non riusciva
a comprendere cosa fosse realmente
accaduto. Fino a poco prima era certo di
non riuscire a vedere un altro giorno ed
invece ora stava osservando il nemico che
si ritirava. Alla fine le divinità lo avevano
ascoltato!
Opera di Buzz
Offerto dall’associazione
M.A.R.A.M.P.A di Forli.
“L’Associazione Ludico-Culturale M.A.R.A.M.P.A. è nata nel 1992 dalla felice intuizione di 7 amici
accomunati dalla passione per i giochi e, in particolare, per i wargames tridimensionali. Abbandonata da
tempo l’amena soffitta che vide i natali dell’associazione, l’Ass. M.A.R.A.M.P.A. ormai da anni è ospitata
nei locali del Centro di Aggregazione Giovanile del Comune di Forlì (Via E.Curiel 11/b, 47121 Forlì).
Nel corso degli anni l’associazione è cresciuta per numero di soci ma soprattutto per quanto riguarda
interessi e passione, accumulando materiali scenici, giochi, tavoli attrezzati, pubblicazioni, guide di pittura
e tutto ciò che è necessario per supportare e facilitare i soci nella pratica del proprio hobby.
L’Ass. M.A.R.A.M.P.A. ha fatto del gioco in tutte le sue forme una ragione di vita, ampliando il proprio
raggio d’interesse dall’iniziale propensione al fantasy (in principio Warhammer Fantasy Battles e poi
Warmachines, Blood Bowl, Kings of War, Frostgrave e Malifaux) fino ad abbracciare il genere scifi (Warhammer 40K, Dust, Infinity, X-Wing, Warpath), l’ambientazione storica (Warhammer Ancient
Battles, Saga, Lion Rampant, Flames of War, Dead Man’s Hand) , oltre ad esplorare lo sconfinato mondo
dei boardgames.”
RADAGAST
IL BRUNO
Buongiorno a tutti, con questo articoletto
cercherò, nel mio piccolo, di illustrare come
ho realizzato una semplicissima conversione,
ma soprattutto la pittura, di un modello
decisamente molto bello di cui però manca la
versione in arcione.
La miniatura in questione è il modello di
Radagast il bruno, di cui avevo già dipinto la
versione originale appiedata qualche tempo fa
con un risultato che non mi dispiaceva dal punto di vista pittorico:
Con l’intento di mantenere lo stesso schema di colori, e partendo
dalla stessa miniatura, volevo ottenere la versione a cavallo.
Per prima cosa ho dovuto recuperare il secondo protagonista: il destriero.
La scelta è ricaduta sul cavallo di un predone haradrim in metallo.
MODIFICA
La prima cosa da fare è adattare ed unire le due miniature: molto
spesso vengono recuperate le gambe del cavaliere originale su cui
viene poi montato il busto del modello di cui si vuole ottenere la
conversione; nel mio caso il procedimento è stato totalmente diverso,
del cavaliere originale non ho recuperato nulla, ed ho semplicemente
tagliato il modello di Radagast cercando di dargli la forma della sella
(praticamente, utilizzando un utensile ed un trapano ho creato una “U”
rovesciata in modo da fare lo spazio per la sella).
A questo punto il modello si presenta quindi così:
Come si può vedere dalla foto avevo già una vaga idea di come volevo la basetta, così per non perdere
tempo ho sistemato qualche strato di sughero per rialzare il modello.
Prima di procedere con la fase di pittura ho stuccato gli spazi tra il cavallo ed il cavaliere e creato una
continuazione del mantello sul dorso del cavallo con della materia verde, in modo da far sembrare che
il mantello si adagiasse su quest’ultimo; una volta seccata la materia verde ho proseguito con un primer
nero.
PITTURA
Per prima cosa ha dato delle basi alle vesti ed alla pelle: sono partito da un marrone molto scuro per il
mantello, fa un verde scuro per la parte bassa della veste e da un giallo senape per la parte alta; per quanto
riguarda la pelle sono partito da una marrone cuoio per passare ad una miscela di rosa e marrone.
I vari passaggi che si sono susseguiti sono diverse lavature per avere dei riferimenti precisi sulle ombre
e sulle luci, e poi molte lumeggiature:
-
per la parte alta della veste ho utilizzato lo stesso colore della base per la prima passata e poi
aggiungendo bianco ho schiarito per ottenere le luci desiderate;
-
per lumeggiare la parte bassa invece ho utilizzato una mescola del verde di base e giallo senape
-
per il mantello ho utilizzato sempre il colore di base e poi aggiunto del bianco (senza esagerare,
altrimenti si ottiene un rosa invece di un marrone chiaro) per i successivi passaggi.
E questo è il risultato fino a questo momento:
I successivi passaggi sono nuove lumeggiature della pelle, arrivando prima all’utilizzo del rosa puro e
poi all’aggiunta di bianco; ho poi dipinto il bastone di marrone con qualche timida venatura più chiara e
le foglie sul bastone, partendo da un verde scuro e facendo due passaggi aggiungendo bianco e qualche
punta di giallo alla miscela.
Un altro particolare su cui ho cominciato a mettere mano è il guanto utilizzando di base un marrone scuro
e, dopo una lavatura leggera, delle lumeggiature con un marrone più chiaro.
Un grande passo poi è stato quello di iniziare il cavallo: subito pensavo di farlo di un classico marrone
ma, grazie anche a diversi consigli esterni ho deciso di variare in modo da non appesantire e rendere
monotono il modello e la scelta è caduta su un grigio molto chiaro.
I passaggi per il manto del cavallo sono stati molti, con sottili e timide lumeggiature, partendo da un
grigio abbastanza scuro, fino ad arrivare, passando per miscele dei due, al bianco puro;
Durante i tempi di asciugatura mi sono dilettato nel provare qualche conformazione della vegetazione
sulla basetta e cominciando con l’incollaggio della sabbiolina. Dopo qualche passaggio il modello di
presenta così:
Il risultato mi soddisfa abbastanza e decido di continuare
per questa strada, continuando il manto del cavallo,
dando le ultime luci alla pelle, ai capelli e alla barba di
Radagast, e colorando la pietra sul bastone partendo da
un azzurro e schiarendolo fino al bianco.
Ho poi deciso di provare a colorare il muso del cavallo
in un modo un po’ insolito per me, cercando di farlo
arrivare al rosa: ho scurito un po’ le parti vicino alla
briglia con del nero, e poi sono partito con diverse
velature di rosa tirandole verso la punta del muso
evitando ovviamente di colorare l’interno delle narici
del cavallo.
Altri passi avanti nella pittura sono delle ulteriori luci
sul mantello, la coda e la criniera del cavallo (fatte con
almeno un paio di passaggi dal grigio scuro ad una
miscela grigio-bianco in modo da ottenere un minimo
di dinamicità), l’inizio delle briglie con un marrone
scuro ed infine gli occhi, sia del cavaliere, sia del
cavallo: per gli occhi parto sempre dalla sagoma nera,
poi faccio all’interno di questa la sagoma bianca, ed
infine la pupilla composta da una sottile linea nera.
I successivi passaggi consistono in luci estreme sul mantello con miscele di marrone bianco e giallo,
lumeggiature sulle briglie con due marroni più chiari rispetto a quello di base, e qualche luce sulle scarpe
del cavaliere utilizzando una miscela del marrone di base più un punta di arancione.
Inoltre ho iniziato a fare la basetta: per fare la vegetazione ho utilizzato delle sagome di foglie che ho
comprato, ormai qualche anno fa, realizzate in ottone, che basta incollare e colorare a proprio piacimento
(nel mio caso sono partito da un verde scuro per poi ripassare le venature delle foglie con diversi verdi
più chiari).
Restano a questo punto due cose da ultimare: il rapace appollaiato sulla mano di Radagast e la basetta:
per il primo sono partito da una base grigio molto scuro, quasi nero, per poi schiarire le zone dove
secondo me ci dovrebbero essere le luci con una miscela di grigio, bianco ed una puntina di marrone
aumentando via via la quantità di bianco; poi sono passato al becco, partendo da un giallo molto chiaro
all’attaccatura per poi scurirlo fino ad un nero puro sull’estremità della punta.
Per quanto riguarda la basetta invece mi sono divertito molto, cercando di ricreare una zona di sottobosco
composta da ciuffi d’erba, fiori ed anche un funghetto (creato a partire da una testa di un chiodo da
quadri); inoltre, per rimanere fedele alla versione a piedi ho voluto fare un semplice ghirigoro in freehand sulla parte davanti del mantello, tracciando prima un’idea a matita e poi facendolo a pennello.
Questo è il risultato finale:
Sperando di essermi spiegato abbastanza bene, e di aver realizzato qualcosa di almeno piacevole da
vedere, ringrazio tutti per l’attenzione.
Buona pittura!
Mattia Passarini
Articolo realizzato dai ragazzi del “Sito dell’Anello”
www.sitodellanello.com
Il CPT
del Sito dell’Anello
Il CPT (ConcorsodiPitturaTematico) nasce nel lontano2008 da un’idea di Ilùvatar (FrancoCasucci),
membro dello staff del Sito dell’Anello.
Da allora è unconcorso con cadenza trimestrale/quadrimestrale.
L’intento del concorso fu quello di sviluppare ed incrementare la popolarità dell asezione Pittura
del Sito dell’Anello con lo scopo di incoraggiare tutti a dipingere grazie anche all’aiuto dei pittori
piùesperti.
Fin dall’inizio infatti il regolamento prevedeva che i partecipanti postassero dei WIP per mostrare le
foto dei modelli partecipanti nei vari stadi di preparazione con la spiegazione delle tecniche e dei colori
usati.
In questo modo i più inesperti potevano migliorare leggendo i topic altrui e i più bravi invece davano
preziosi consigli su come aumentare le proprie qualità pittoriche.
I primi contest riguardarono come oggetto un tipo specifico diminiature in plastica prodotte dalla GW
(come ad esempio Goblin, Uruk-hai, Cavalieri di Rohan etc.)per far sì che le miniature fossero più o
meno uguali e che venisse apprezzata e giudicata esclusivamente la qualità pittorica.
Successivamente avendo esaurito i temi inerenti a codeste miniature,si è pensato di allargare il Contest
con concorsi sempre tematici ma riguardanti un certo tipo di contesto come ad esempio “La Magia
nella Terra di Mezzo”,“Le asce nella terra di Mezzo”etc.etc.
Inizialmente nato con due categorie (Mastere Principianti) in questi ultimi dueanni ,visto il successo
el’aumento dei partecipanti si è inoltre voluta inserire anche una categoria intermedia (Senior) per poter
allargare il numero di premiati e rendere le categorie più omogenee.
Questo Contest è stato sempre un fiore all’occhiello per la nostra Community ed il nostro intento
futuro sarà quello di incrementare ancora il numero dei partecipanti coinvolgendoli in Temi sempre più
accattivanti.
Di seguito posto le foto dei Primi Classificati dei vari contest.
Se poi voleste dare un’occhiata all’intera galleria questo è il LINK .
Franco Casucci (Ilùvatar)
Temi dei CPT
1.Goblin di Moria
2.Uruk-Hai di Isengard spade e scudo
3.Cavalieredi Rohan
4.Cavalcawarg in plastic
5.La Compagniain viaggio verso Mordor
6.Alfieri nella Terra di Mezzo
7.GuerrieroHaradrim
8.Elfi nella Terra di Mezzo
9.Capitano del Male a piedi
10.La Magia nella Terra di Mezzo
11.Mostri nella Terra di Mezzo
12.Orchetto di Mordor
13.I Campioni dei Polpoli Liberi
14.I Cavalieri della Terra di Mezzo
15.Aspettando “Lo Hobbit”
16.“Lo Hobbit –Un Viaggio Inaspettato”
17.Nella botte piccolo c’è la birra buona
18.L’Inverno sta arrivando
19.Guardia nella Terra di Mezzo
20.Il Tiro nella Terra di Mezzo
21.Le lance nella Terra di Mezzo
22.Spadaccini nella Terra di Mezzo
23.Gli Scudi nella Terra di Mezzo
24.La Trilogia de “Lo Hobbit”
25.Eroi Leggendari del Male
26.Asce nella Terra di Mezzo
27.Duelli nella Terra di Mezzo
Il team pittorico del
“Laboratorio Orco Nero”
continua a sfornare nuovi
progetti, questa volta il
pittore di queste due opere
è Marco Frisoni.
Per qualsiasi informazione,
consigli o spunti scrivete a:
[email protected]
INTERVISTA AI
BLASTEROID BROS
The Shadow Planet, una storia horror di 80 pagine a colori di fantascienza
vintage, è un progetto in corso di crowdfunding sulla piattaforma web
Indiegogo. Abbiamo intervistato gli autori i BLASTEROID BROS
(Gianluca Pagliarani, Giovanni Barbieri e Alan D’Amico) ed ecco cosa ci
hanno detto:
Intervistatore: Ciao Johnny, Ciao
James.
Johnny: Ciao.
James: Ciao.
Int: C’è molta curiosità attorno
al vostro progetto The Shadow
Planet... potete dirci qualcosa in
più?
James: Si tratta di un omaggio ai
film di fantascienza e dell’orrore
che io e mio fratello guardavamo
da piccoli.
Johnny: Esatto! è pieno di
tecnologia “vintage” e atmosfere
sinistre.
James: Volevamo rendere omaggio
ai film di fantascienza del passato.
Pensavamo sarebbe stato figo fare
l’adattamento a fumetti del nostro
film ideale...
Johnny: Giusto! Un film
diretto da John Carpenter
e scritto da Dan O’Bannon,
da un racconto di
H.P.Lovecraft!
James: (ridacchia) …non
dimenticarti di Mario Bava
alla fotografia e agli effetti
speciali!
Int: Sembra interessante,
ma… credete che il pubblico
più giovane apprezzerà
questo progetto? Forse non
sa neanche chi siano, gli
autori che avete citato!
Johnny: Certo che non li conoscono! Ma vorranno conoscerli dopo aver letto il nostro
fumetto! (risata)
James: (risata)
Int: Come vi è venuta l’idea di un film di fantascienza e horror a fumetti?
James: Non potevamo farne a meno!
Johnny: È una specie di vacanza dai nostri rispettivi impegni lavorativi...
James: Un piacere colpevole, se posso dirlo. (ridacchia)
Johnny: Il motivo principale è che amo quella roba! Quelle tute ingombranti, le
conturbanti ragazze dallo spazio, i razzi, i robot, i mostri tentacolati...
James: Già, anche a me fanno impazzire. Inoltre mi piacciono le vecchie storie
d’orrore soprannaturale e abbiamo pensato “perché non le mischiamo con la Retro
Fantascienza?” Vogliamo davvero spaventare, con atmosfere inquietanti e presenze
oscure...
Johnny: La verità è che a Jim piace questo lavoro perché tutte le storie di questo genere
sono prevedibili, quindi facili da scrivere! (risata)
James: E a Johnny perché può disegnare tutte quelle scene erotiche! (risata)
Int: Ci potete dire qualcosa sulla storia?
James: Il titolo è “The Shadow Planet”… semplice, vero?
Johnny: Volevamo ricordasse
tutti i film col “pianeta”...
Planet Terror, Il Pianeta
Proibito, Angry Red Planet,
Viaggio al Settimo Pianeta e
così via…
James: L’ombra si riferisce
ai paesaggi bui e misteriosi
in cui si svolge l’azione...
mescolando un po’ di orrore
lovecraftiano e di cara,
vecchia exploitation.
Int: Capisco… Ma vi ho chiesto di raccontarmi la storia o sbaglio?
Johnny: (ridacchia) Sì, certo! Vediamo cosa posso dirti senza spoilerare troppo... La
vicenda inizia quando l’astronave Vidar del Comando Stellare riceve un debole segnale
di SOS proveniente da un pianeta disabitato. Il comandante Jenna Scott sbarca con
una pattuglia e trova i resti di una precedente spedizione scientifica, misteriosamente
scomparsa. Qualcuno o qualcosa, però, inizia a uccidere…. Sarà dura scoprire come
sopravvivere e risolvere i misteri che si nascondono nell’ombra.
Johnny: Ta-Daaa! (risata)
Int: Possiamo definire The Shadow Planet una miniserie?
James: Mmmm… Diciamo che è una storia unica di 80 pagine a colori, divisa in
quattro capitoli. Mi piacciono i “capitoli” nei fumetti, mi ricordano le prime storie dei
Fantastici Quattro di Jack Kirby e Stan Lee.
Int: Chi lo pubblicherà?
Johnny: Radium!
James: Amiamo così tanto questo progetto che abbiamo iniziato a lavorarci senza un
editore, poi si sono fatti avanti quelli di Radium per il mercato italiano. Radium si
finanzia in crowdfunding e la cosa ci permette di avere il controllo delle nostre cose.
Johnny: Però abbiamo chiamato Stefano Vietti, sceneggiatore e co-creatore con Luca
Enoch di Dragonero, della Bonelli, a farci da supervisore. Con lui siamo in una botte di
ferro!
James: I Blasteroidi non vi deluderanno!
Interviewer: Perché “Blasteroidi”?
Johnny: “Johnny Blasteroid” era il mio nome d’arte per i primi lavori…
James: Mi piaceva l’idea di dei fratelli che lavorano nei fumetti… buffo no?
Int: Allora diciamo che “Johnny” è il disegnatore Gianluca Pagliarani e “James” è
lo sceneggiatore Giovanni Barbieri. Siete tutti e due italiani, ma... neanche lontani
parenti!
Johnny (risata) Beh, ci hai scoperto! Ci conosciamo dall’inizio degli anni 90, ma non
siamo mai riusciti a
lavorare insieme…
James: …quindi
abbiamo deciso
di farlo! Ci piace
moltissimo lavorare
insieme a questo
progetto!
Int: Johnny disegna
e James scrive,
giusto?
James: Non
esattamente…
Lavoriamo insieme
a soggetto, trama,
dialoghi e ricerca
iconografica.
Johnny: Poi tocca a me
disegnare tutta ‘sta roba!
(risata)
James: Proprio così! (risata) E
il nostro fratellino Junior, Alan
D’Amico, si occupa di colorare.
Johnny: Alan è un bravissimo
colorista, illustratore e scultore,
molto dentro il settore dei
giochi in scatola.
James: è il più giovane e il più
sgamato, lo abbiamo eletto
subito “Direttore Marketing”!
Johnny: Tutti i nostri
collaboratori diventano fratelli,
e gli diamo un nome con la J!
Int: Bene, non vediamo l’ora di
leggere il vostro libro! Quando
uscirà?
Johnny: Se raggiungiamo i
29.000 euro del crowdfunding,
il primo numero uscirà dopo
l’estate e l’ultimo entro l’anno.
Int: In bocca al lupo, allora!
Johnny: Grazie!
James: Grazie mille! Ci
vediamo nei fumetti!
La pagina ufficiale per finanziare il progetto la trovate a questo
LINK
Stanno arrivando...
Sito Ufficiale: www.orconero.com
Pagina Facebook : Orco Nero
E-mail: [email protected]