seduta di giovedi`22 febbraio 2007 - La Camera dei Deputati

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seduta di giovedi`22 febbraio 2007 - La Camera dei Deputati
Camera dei Deputati
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III COMMISSIONE
Indagine conoscitiva – 7
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2007
COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI
RESOCONTO STENOGRAFICO
INDAGINE CONOSCITIVA
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SEDUTA DI GIOVEDÌ 22 FEBBRAIO 2007
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE UMBERTO RANIERI
INDICE
PAG.
Sulla pubblicità dei lavori:
Ranieri Umberto, Presidente ......................
3
INDAGINE CONOSCITIVA SULLE ISTITUZIONI ED I PROCESSI DI GOVERNO
DELLA GLOBALIZZAZIONE
Audizione del Segretario generale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico (OCSE), Michel Angel Gurrı̀a:
Ranieri Umberto, Presidente ......................
3, 6
Gurrı̀a Michel Angel, Segretario generale
dell’Organizzazione per la cooperazione e lo
sviluppo economico (OCSE) .......................
3
Mattarella Sergio (Ulivo) ............................
6
N. B. Sigle dei gruppi parlamentari: L’Ulivo: Ulivo; Forza Italia: FI; Alleanza Nazionale: AN; Rifondazione
Comunista-Sinistra Europea: RC-SE; UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di
Centro): UDC; Lega Nord Padania: LNP; Italia dei Valori: (IdV); La Rosa nel Pugno: RosanelPugno;
Comunisti Italiani: Com.It; Verdi: Verdi; Popolari-Udeur: Pop-Udeur; Democrazia Cristiana-Partito
Socialista: DC-PS; Misto: Misto; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Movimento per
l’Autonomia: Misto-MpA.
PAGINA BIANCA
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
UMBERTO RANIERI
La seduta comincia alle 14,35.
(La Commissione approva il processo
verbale della seduta precedente).
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi
sono obiezioni, la pubblicità dei lavori
della seduta odierna sarà assicurata anche
attraverso l’attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Cosı̀ rimane stabilito).
Audizione del Segretario generale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo
sviluppo economico (OCSE), Michel
Angel Gurrı̀a.
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca,
nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle
istituzioni ed i processi di governo della
globalizzazione, l’audizione del Segretario
generale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, Michel
Angel Gurrı̀a.
Il segretario generale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico, dottor Gurrı̀a, è accompagnato
dalla signora Dohlman e dal signor Di
Biasio; è presente, inoltre, l’ambasciatore
Cabras, nostro rappresentante all’OCSE.
L’audizione odierna, che si inquadra
nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle
istituzioni e i processi di governo della globalizzazione, cade, purtroppo, in una giornata complessa della vita parlamentare italiana, in cui vi è un succedersi di riunioni di
Assemblea e di Commissioni. Ci scusiamo,
dunque, per il carattere convulso che ha
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assunto la nostra audizione e per il tempo
limitato di cui disponiamo per svolgerla. Il
dottor Gurrı̀a, che conosce la complessità
della vita politica internazionale ed italiana,
ci scuserà. Contando, quindi, sulla sua cortesia, mi auguro di averlo di nuovo con noi
in un momento più tranquillo.
Cedo ora la parola al dottor Gurrı̀a.
MICHEL ANGEL GURRÌA, Segretario
generale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Signor
presidente, onorevoli deputati, so che questo è un giorno particolare, molto intenso,
ma comunque vi ringraziamo. Sappiamo
infatti che, considerate le difficoltà, le
negoziazioni e le trattative che si svolgeranno oggi, di norma questo incontro si
sarebbe dovuto rinviare. Grazie, dunque,
per essere qui con noi.
Avevo scritto alcune osservazioni in
inglese, che ho provveduto a far tradurre
anche in italiano. Mi rendo conto che
necessiterebbero di una situazione più
« normale » e di un maggiore tempo a
disposizione, dunque farò una sintesi di
queste note e successivamente vi consegnerò la documentazione scritta.
In generale, parlerò della globalizzazione e dell’importanza delle politiche
pubbliche, questione oggi particolarmente
attuale in Parlamento.
Dai romani ai veneziani, tanti secoli fa,
alla sua partecipazione attiva al commercio internazionale o al campionato di
calcio multinazionale, l’Italia è sempre
stata un epicentro storico della globalizzazione. Vorrei condividere con voi alcune
considerazioni sulla natura della globalizzazione, sull’importanza di adottare politiche pubbliche efficaci per trarne i maggiori vantaggi, e sul ruolo dell’OCSE.
Quello a cui assistiamo oggi è un cambiamento importante nell’ambito del concetto di globalizzazione. Per alcuni anni, la
globalizzazione è stata sinonimo di qual-
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cosa di positivo, la soluzione di tutti i mali
del mondo. Oggi, pare di assistere ad una
posizione contrastante. Tuttavia, cosı̀ come
non poteva essere che la globalizzazione
risolvesse tutti i problemi, allo stesso
modo, oggi non può essere considerata la
madre di tutti i mali del mondo.
È importante riconoscere che ci sono
politiche pubbliche buone e meno buone.
Questo può fare la differenza – e la fa –
nei vari paesi: dal punto di vista dello
sviluppo e della crescita, certi paesi sono
molto più dinamici di altri, ma anche gli
impieghi che si sono creati in certi paesi
sono molto più importanti rispetto ad
altri. Insomma, la qualità delle politiche
pubbliche ha un valore. Non siamo totalmente inermi; non dobbiamo vedere la
globalizzazione come un fenomeno sul
quale noi non possiamo intervenire. Credo
che questa non sia la visione giusta.
Negli ultimi decenni, la globalizzazione
ha contribuito all’accrescimento della produttività, dell’occupazione, ed ha aiutato
milioni di persone ad affrancarsi dalla
povertà. Essa ha inoltre rivoluzionato le
comunicazioni, incoraggiato la competitività, dato impulso alla crescita economica
globale e alle interdipendenze tramite gli
scambi commerciali e gli investimenti stranieri diretti, e agevolato le scoperte scientifiche, che permettono di aumentare le
nostre speranze di vita.
La globalizzazione ha permesso, inoltre, di migliorare l’istruzione grazie alla
possibilità di mettere a confronto i sistemi
di diversi paesi, di denunciare le violazioni
dei diritti umani negli angoli più remoti
del pianeta, di promuovere la cooperazione internazionale, di incrementare la
migrazione internazionale e i flussi di
rimesse. Essa ha altresı̀ permesso di creare
le basi per una maggiore consapevolezza
internazionale, con il moltiplicarsi di strumenti capitali come, ad esempio, gli Obiettivi di sviluppo del millennio. A Davos,
qualche settimana fa, mi ha colpito in
maniera speciale il progetto « Laptop da
100 dollari », che ha il potenziale di rivoluzionare tutta l’educazione del mondo.
I vantaggi della globalizzazione sono misurabili, numerosi e preziosi. Una buona
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fetta del pianeta, però, non riesce a beneficiare delle sinergie positive della globalizzazione, a causa di ostacoli e difficoltà strutturali. Il mancato accesso ad un’istruzione
di qualità, la precarietà del lavoro e l’angoscia di vivere senza un reddito fisso impediscono alla grande maggioranza della popolazione mondiale di godere dei vantaggi
della globalizzazione. Oltre 5 miliardi di
persone vivono in paesi in via di sviluppo e
2,8 miliardi vivono con meno di 2 dollari al
giorno. Come ho ribadito in diverse occasioni, la povertà rappresenta il maggiore
rischio sistemico.
Sebbene la globalizzazione abbia permesso un maggiore benessere, nello stesso
tempo, sono aumentate le disparità. Le
disuguaglianze sono il segno distintivo
delle regioni, ad esempio, dell’America
Latina, e in modo crescente anche di paesi
come la Cina e l’India. Le disparità, però,
stanno aumentando anche nei paesi industrializzati: tra il 1994 e il 2003, i divari
tra i redditi sono aumentati; su 20 paesi
dell’OCSE di cui abbiamo esaminato i dati,
in 17 abbiamo ravvisato un deterioramento nella distribuzione dei redditi.
Nell’era della globalizzazione, i paesi
poveri del pianeta sono quattro volte meno
produttivi di quelli ricchi e sono afflitti da
un calo del reddito, rispetto ai paesi più
progrediti, da una perdita di competitività,
da una disoccupazione strutturale e da
ingiustizie e insicurezza economica. Questo significa che la distanza tra paesi
ricchi e paesi poveri aumenta, anziché
diminuire, con le naturali conseguenze.
Tuttavia, ciò non significa che la globalizzazione sia in sé un male, ma che la
misura con cui i paesi partecipano a
questo processo non è uniforme. A ciò si
aggiunge il fatto che non siamo riusciti a
produrre politiche capaci di responsabilizzare e di diminuire i rischi. La globalizzazione non è stata, finora, un processo
inclusivo e spetta a noi creare gli strumenti adatti a tal fine.
Oggi, larghe fasce della popolazione dei
paesi dell’OCSE si sentono escluse. Come
ha detto Larry Summers (ex segretario del
Tesoro americano) in un recente articolo,
mentre le corporazioni transnazionali
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hanno ampiamente beneficiato della globalizzazione, associando tecnologia all’avanguardia e manodopera a basso costo,
molti lavoratori della classe media e i loro
datori di lavoro si sentono messi da parte.
Questo a Lima, come a Tokyo o a Roma.
Si tratta di un sentimento mondiale. Anche negli Stati Uniti, il compenso medio di
un alto dirigente è aumentato da 40 volte
lo stipendio medio americano nel 1985 a
110 volte nel 2005. La crescita del reddito
familiare medio, al contrario, è rallentata.
Secondo un sondaggio effettuato dalla
Gallup, il 76 per cento dei cittadini dell’Europa occidentale pensa che la globalizzazione tenda a favorire i ricchi. Effettivamente, esistono situazioni oggettive, ma le
opinioni sono peggiori della realtà. Certo, la
realtà non è meravigliosa, ma viene percepita in maniera ancora più negativa.
Nei paesi dell’OCSE, per un numero
sempre maggiore di persone, globalizzazione è sinonimo di crescente incertezza e
insicurezza nel mercato del lavoro; stipendi più bassi; crescenti disuguaglianze;
sfruttamento indiscriminato delle risorse
naturali insostituibili; trasferimento del
potere politico alle grosse multinazionali
che operano al di fuori dei processi democratici; sacrificio dei valori culturali ed
umani alle leggi del mercato.
Tali timori hanno motivato il rifiuto
della Costituzione europea, i ritardi dell’Agenda di Doha, l’iniziativa di costruire
un muro tra gli Stati Uniti e il Messico, e
alimentano inoltre le pressioni per innalzare nuove barriere protezionistiche. Morgan Stanley ha dichiarato recentemente
che, dal 2005, il Congresso americano ha
approvato ventisette misure legislative anti-Cina (soltanto negli Stati Uniti !).
L’Unione europea si sta adoperando
per proteggersi dalle importazioni di tessuti e abbigliamento cinesi, mentre le
trattative condotte dalla Germania per la
liberalizzazione del settore energetico in
Europa si sono arrestate la settimana
scorsa. Sembrava procedesse tutto bene,
ma all’improvviso la situazione è cambiata. Le barriere e le forze protezionistiche potrebbero non scomparire, una volta
superata questa tendenza regressiva.
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Le migrazioni internazionali – uno degli aspetti più complessi della globalizzazione – rivelano non solo disparità economiche, ma anche l’affermarsi di un
senso di vulnerabilità sempre più diffuso
tra le popolazioni dei paesi industrializzati. Tali preoccupazioni, che tendono a
spingere i responsabili politici a chiudere
– o perlomeno a tentare di chiudere – le
loro frontiere, sono spesso frutto dell’ignoranza. Molti cittadini non si rendono
conto che la globalizzazione è un fenomeno che vivono, dal quale traggono vantaggio e a cui contribuiscono quotidianamente. Il problema è che i responsabili
politici non sono riusciti a spiegare il
significato della globalizzazione in modo
chiaro e comprensibile, e ciò può avere
risvolti negativi.
Permettere che la globalizzazione diventi un capro espiatorio può rivelarsi controproducente per i governi, in particolare
nel caso in cui i cittadini chiedano un ritorno alle politiche protezionistiche, che
non farebbe che peggiorare la situazione.
Bisogna stare attenti a non addossare
tutta la colpa degli attuali mali alla globalizzazione. Gli approcci semplicistici, infatti, rischiano di ritardare le soluzioni
efficaci. Accusare la Cina, l’India o la
Polonia di rubarci il lavoro può essere
politicamente affascinante, ma può portarci ad allontanare la nostra attenzione
dai veri problemi strutturali, i quali necessitano di una soluzione. Governare implica continui aggiustamenti. Per minimizzare i costi di aggiustamento della globalizzazione, è necessario migliorare l’efficacia delle politiche domestiche.
È difficile valutare l’impatto delle dinamiche della globalizzazione sull’occupazione e sulle disparità salariali. Istruzione,
tecnologia e mercato del lavoro hanno un
ruolo importante nell’attrarre o scoraggiare gli investimenti. Ciò è particolarmente vero quando si promuovono riforme strutturali che implicano costi politici a breve termine. Come l’Italia ha
potuto sperimentare di recente, ritardare
le riforme conduce ad una scarsa performance economica.
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La competitività globale mette in luce
l’importanza di un mercato del lavoro
flessibile e dinamico, di un sistema di
previdenza sociale moderno (direi anche
competitivo) e di una forza lavoro ben
istruita. Liberare i mercati del lavoro in
Europa, riformare il sistema sanitario negli Stati Uniti e migliorare l’istruzione
praticamente in tutti i paesi sono fattori
cruciali, che influenzeranno il futuro sostegno pubblico alla globalizzazione.
In molte aree, l’OCSE, la nostra istituzione, è già diventata il fulcro della globalizzazione. Copriamo l’intera gamma di
aspetti connessi agli investimenti stranieri
diretti. Conduciamo la lotta alla corruzione internazionale e la Convenzione anticorruzione dell’OCSE serve da riferimento per altre iniziative.
Il DAC (Comitato di aiuto allo sviluppo)
definisce le norme per le migliori pratiche
nel promuovere lo sviluppo attraverso
l’aiuto internazionale. Il nostro modello di
convenzione fiscale serve da base per
3.600 trattati fiscali bilaterali nel mondo.
Il nuovo Comitato di statistica è già al
centro di una rete di organizzazioni statistiche. Il programma « PISA » è un riferimento obbligato per la valutazione degli
standard di istruzione in tutto il mondo,
non soltanto nei nostri 30 paesi. Lavoriamo già con 60 paesi, oltre ai nostri 30,
il che vuol dire con il mondo intero.
Ci stiamo sforzando di diventare più
globali, accogliendo tra i nostri membri
nuovi paesi, in modo da intensificare i
dibattiti e le analisi politiche.
Signore e signori, non è la globalizzazione che migliora la qualità della nostra
vita, ma la qualità delle politiche pubbliche. Raccogliere tutti i benefici della globalizzazione richiederà molto di più che
aprire i mercati e spiegare come funzionano. I governi devono avere un ruolo
attivo in questo, non solo fornendo reti di
sicurezza per i cosiddetti « perdenti » della
globalizzazione, ma anche preparando in
modo più intraprendente le loro società a
partecipare e a trarre vantaggio da questo
processo irreversibile.
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La globalizzazione, come ho detto all’inizio, non è la madre di tutti i mali.
Attribuire ad essa la colpa dei nostri
problemi personali, locali e nazionali sarebbe tanto stupido quanto affermare che
è una fonte automatica di progresso. Affinché la globalizzazione diventi inclusiva
e produca maggiore prosperità per tutti è
necessario riequilibrarla tramite politiche
pubbliche innovative e compromessi politici intelligenti, che favoriscano le riforme
strutturali. L’unico modo per riuscire a
ridurre i timori sociali sulla globalizzazione è sdrammatizzarla.
L’OCSE è un laboratorio per il miglioramento delle politiche pubbliche, un generatore di regole e di consenso internazionali, ma anche una fonte importante di
dibattito, di analisi e di chiarimenti sulle
principali sinergie della globalizzazione.
La nostra organizzazione continuerà ad
assistere i responsabili politici – come voi
– negli sforzi per rendere la globalizzazione un processo più equilibrato ed
umano.
Vi ringrazio infinitamente.
PRESIDENTE. La ringrazio, Segretario
Gurrı̀a. Purtroppo, i lavori in Assemblea
riprendono alle 15, quindi dobbiamo concludere l’audizione.
SERGIO MATTARELLA. È
motivo di grande rammarico.
davvero
PRESIDENTE. La sua relazione è stata
molto interessante; le assicuro che la analizzeremo con attenzione e faremo in
modo di incontrarci di nuovo con lei per
proseguire nella nostra discussione.
Dichiaro conclusa l’audizione.
La seduta termina alle 14,55.
IL CONSIGLIERE CAPO DEL SERVIZIO RESOCONTI
ESTENSORE DEL PROCESSO VERBALE
DOTT. COSTANTINO RIZZUTO
Licenziato per la stampa
il 20 aprile 2007.
STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO
PAGINA BIANCA
€ 0,30
*15STC0003210*
*15STC0003210*