Fertility Day: esortazioni da una politica senza risposte

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Fertility Day: esortazioni da una politica senza risposte
Fertility Day: esortazioni da una politica senza risposte
Un pubblico amministratore piuttosto mediocre, è noto (e preso in giro) per i suoi
resistibili argomenti politico-esortativi, «Dobbiamo andare d’accordo. Dobbiamo
cercare di volerci bene». I miei pazienti che vivono nella sua città, lo apostrofano
anteponendo al suo cognome l’appellativo di monsignore.
Il metodo ‘esortativo‘ è tipico delle persone che non possiedono soluzioni e
pensano, ad esempio, che basti dire ad una coppia di andare d’accordo perché i
conflitti cessino immediatamente. Tutto il contrario di ciò che dovrebbe fare la politica,
il cui compito è fissare obiettivi e indicare i mezzi per raggiungerli.
La recente invenzione del ‘Fertility Day‘, proposto dalla Ministra della Salute Beatrice
Lorenzin, inferiore solo a quella della birra con la gazzosa, mostra vistose tracce di
tale metodo che, in assenza di risposte ai problemi a carico di coppie e famiglie, si
accontenta di sprecare qualche centinaio di migliaia di euro per una collezione di
manifesti non proprio memorabili. L’approdo di tanto sforzo sembra essere solo la
donna, colpo fuori bersaglio, perché la sua freddezza nei riguardi della procreazione,
soprattutto quella che si spinge oltre il primo figlio, è spesso ispirata, anche
dall’inconsistenza del partner. Oltre che dai mille problemi che le sbarrano il passo tutti
i santi giorni.
A questo punto non era necessario sprecare tante risorse, sarebbe bastato
utilizzare uno dei cavalli di battaglia dell’amministratore-gioppino di prima, ‘Cercate di
volervi bene‘, fino in fondo ovviamente, almeno si risparmiava sul lavoro dei creativi e si
andava diritti al sodo, oppure si poteva sfruttare ‘l’effetto fionda’ della prossima
Giornata Mondiale dell’Orgasmo, ricordando alle coppie in missione che, volendo, si
possono raggiungere due obiettivi con un solo gesto. ‘Un travagghiu e du subbizza‘,
direbbero i vecchi siciliani.
Per questo lascia di sasso il candore con cui Matteo Renzi afferma di essere
rimasto all’oscuro dell’iniziativa della sua Ministra. Non un semplice atto
promozionale, il Fertility Day, bensì l’espressione di un modo di sentire la famiglia e
la donna vicino a quello proposto dai facinorosi dell’assonante Family Day, che per
bocca di uno dei suoi più pittoreschi rappresentanti sottolineava, a scanso di equivoci,
che sottomettere la donna significa esattamente ‘metterla sotto’.
Comprensibile che un Ministro cerchi di curare il proprio bacino elettorale,
ugualmente comprensibile che il Governo conti qualche rappresentante di confine,
vicino allo schieramento opposto. Questo però, su temi così delicati e dall’interno di
un Esecutivo a maggioranza progressista, non può autorizzare interpretazioni
che sembrano provenire da partiti piuttosto attardati su questioni dirimenti, come
dimostra la puerile caciara, orchestrata proprio dalla destra italiana, sul gender e sulle
unioni civili. Ammiccare a quelle quote di società che vorrebbero ricacciare la
donna nei tranquillizzanti spazi di un tempo, sorvegliati da maschi nostalgici, non
migliora la sconfortante situazione procreativa del nostro Paese, peraltro
sovrapponibile a quella di altre realtà occidentali.
Meglio, dunque, se la Ministra, diventata madre quasi fuori tempo massimo, a 44 anni,
si sceglie un elettorato più vicino agli interessi delle donne. La campagna lanciata dal
Mistero della Salute, e giustamente derisa dai social network, è scollegata dalla
realtà di un Paese che alle donne concede pochissimo, non solo in materia di
sostegno alla maternità. Donne lasciate spesso da sole a misurarsi con quadri di
enorme impegno, come quelli derivanti dalle rotture, sempre più frequenti, nelle
relazioni familiari, che lasciano sulle spalle delle madri drastiche difficoltà di ogni
genere, a cominciare dal disagio dei figli, giacché la separazione non è a costo zero,
neppure per i minori.
Troppi in Italia continuano a pensare come se la realtà sociale fosse ancora quella degli
anni Cinquanta/Sessanta, quando gli avvocati divorzisti erano marziani e la famiglia
stabile come la lira. Lo si pensa talmente tanto che i servizi sociali, da riadattare alle
emergenze familiari, nelle competenze e negli organici, sono sommersi all’ondata di
piena e i loro operatori si logorano in fretta, anche per la quasi assenza di risorse.
Chiedere oggi a una donna di fare un figlio, all’interno di un contenitore familiare così
precario e in transizione epocale, sostenendola solo con dei manifesti o degli slogan,
implica una vera inconsapevolezza della realtà che tocca in sorte alle persone
comuni, che in genere non prendono lo stipendio di un parlamentare. Un bambino al
nido costa un occhio della testa, ancora di più se si opta per la baby sitter, ciò non
significa che non esiste un problema legato agli indici procreativi, ma esortare
non basta, così come non bastò chiedere ai passeggeri del Titanic di mettersi
ordinatamente in fila aspettando di imbarcarsi sulle scialuppe.
I Paesi occidentali più avveduti sanno bene che è difficile stimolare scelte così
personali, che toccano la visione della vita delle donne, se non a prezzo di azioni
compatenti e costose nello specifico comparto del welfare. Non si può raccontare
che se non nascono bambini le pensioni non le pagherà nessuno, perché questo lascia
le cose come stanno, sarebbe bene, invece, cominciare a dotarsi di politiche migratorie
e di interazione più fiduciose, attingendo all’energia positiva di chi viene da noi per
rimanere. Stiamo perdendo anche questo treno, spaventati da uomini primitivi coi quali
la Ministra era alleata fino a poco tempo fa.
Ai governi spetta il compito di creare condizioni favorevoli. Punto e basta. Roberto
Perotti, ex Commissario alla spendig review, in una lunga intervista su ‘Il Corriere della
Sera‘, ricorda che molti dei programmi sul tappeto, compreso il bonus fertilità,
rappresentano misure di scarsa incidenza pratica «ma molto spesso elettorali, e
soprattutto pensate in modo estemporaneo: disperdono risorse preziose che
potrebbero essere usate meglio, in base a un disegno organico, per raggiungere chi ha
veramente bisogno».
Ci vogliono progetti seri e destinatari precisi. Le esortazioni è meglio lasciarle agli
amministratori senza qualità, magari eletti perché la domenica vanno a messa, oppure
ai predicatori, proprio quelli che adesso, mentre finivo questa frase, si sono presentati
alla porta con tempismo soprannaturale.