Polmone nell`immersione
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Polmone nell`immersione
IL POLMONE NELL'IMMERSIONE Polmoni sani sono essenziali per immergersi in sicurezza. La respirazione deve essere libera di adattarsi al livello di attività fisica richiesto. In situazione di riposo, il gas viene movimentato nella misura di circa 5 litri al minuto, ma durante l'esercizio fisico questo volume può diventare di anche 100 litri al minuto. I muscoli respiratori possono muovere fino a 150 litri al minuto, quindi, in genere, esiste una sufficiente riserva. Durante l'immersione, però, due fattori possono limitare la capacità di respirazione. In primis la densità dei gas respiratori aumenta. Più elevata è la densità, maggiore è la resistenza respiratoria e questa, a sua volta, riduce capacità di massima ventilazione. Esperimenti in camera iperbarica hanno dimostrato una riduzione della massima ventilazione del 40% a 40 metri di profondità. Questa riduzione può raggiungere livelli inferiori a quelli necessari per un adeguato scambio della CO2. Quando questo accade, il sub avverte affanno e questo può degenerare in panico. La CO2 nel sangue aumenta e può peggiorare la narcosi da azoto. Se l'esercizio è strenuo, gli alti livelli di CO2 possono anche provocare la perdita di coscienza. In un sub sano, situazioni di questo genere possono aver luogo al di sotto dei 30 metri. Ma patologie polmonari, come asma, enfisema, sarcoidosi, che riducono la capacità ventilatoria già in superficie, possono limitare la capacità respiratoria anche a basse profondità ed a livelli di esercizio modesti. Asma. Un Congresso medico del 1995 definì che un sub dovrebbe avere una funzione polmonare normale, sia prima che dopo una manovra di stimolazione che tipicamente scatena la reazione asmatica, come l'esercizio. La raccomandazione finale fu che gli asmatici possono immergersi se non hanno sintomi e se hanno test polmonari nella norma al momento dell'immersione Barotrauma Polmonare. Durante l'addestramento i subacquei imparano che l'apnea durante la risalita può provocare la rottura degli alveoli polmonari, il pneumotorace, il pneumomediastino, l'enfisema sottocutaneo e l'Embolia Gassosa Arteriosa. Queste situazioni sono tutte il risultato di un "barotrauma polmonare". Alcune malattie polmonari possono facilitare il barotrauma, anche senza un'apnea durante la risalita. Se, per esempio, ci sono cisti polmonari piene d'aria, queste cavità, dalla parete sottile, tendono a svuotarsi lentamente ed il gas - e la pressione - si possono accumulare al loro interno durante la risalita, fino a provocarne la rottura. Altre condizioni che pongono a maggior rischio di barotrauma sono: le malattie che provocano ostruzione bronchiale ( come l'asma ), malattie che provocano zone di cicatrizzazione nel polmone ( come la sarcoidosi, il granuloma eosinofilo, la tubercolosi, la fibrosi polmonare e cicatrici dovute ad altre cause), la storia di episodi precedenti di pneumotorace spontaneo. In questi casi l'immersione dovrebbe essere controindicata. Chi avesse sofferto di un barotrauma polmonare, inoltre, non dovrebbe riprendere l'immersione se non dopo un accurato controllo specialistico, che potrebbe dover includere anche esami come TAC o RM Polmonare, per evidenziare eventuali piccole cisti aeree, anche se non sempre queste sono evidenziabili. Pneumotorace. Alcuni individui che hanno sofferto di ripetuti episodi di pneumotorace, possono essere sottoposti ad un intervento chirurgico per ridurre la possibilità di nuovi episodi. Questo può essere ottenuto attraverso la rimozione chirurgica delle cisti aeree visibili, o attraverso l'introduzione di sostanze irritanti nello spazio pleurico, che provocano l'adesione fra le due pleure e l'impossibilità di un nuovo collasso del polmone. In ogni modo il DAN ha notizia di due casi di EGA in subacquei che avevano subito simili interventi correttivi e preventivi. Il pneumotorace può anche essere causato da traumi, ferite penetranti del torace, chirurgia toracica. Queste situazioni non aumentano il rischio di successivo pneumotorace spontaneo, ma un controllo specialistico è sempre consigliato prima di riprendere l'attività subacquea. Dopo chirurgia toracica con interventi a carico del polmone, ci può essere una riduzione della capacità di massima ventilazione, mentre, dopo infezioni polmonari o bronchiali, alcuni individui sviluppano una tendenza alla bronco-costrizione, simile all'asma, che può durare anche diverse settimane dopo la guarigione. Durante questo periodo, spesso, c'è anche un certo accumulo di muco nelle vie aeree, che, insieme alla bronco-costrizione, può facilitare l'intrappolamento di gas durante la risalita. Per questi motivi la ripresa dell'immersione dopo un'infezione broncopolmonare dovrebbe essere posticipata fino alla completa scomparsa di ogni sintomo residuo. Un attacco asmatico provocato da polline nell'aria delle bombole L'episodio è avvenuto alla profondità di 27 metri nel Mediterraneo ed è stato apparentemente causato dal polline della Parietaria. Il caso è stato riportato dal Dr. Gennaro D'Amato, dell'Ospedale Cardarelli di Napoli, sul Journal of Allergy and Clinical Immunology. Il Dr. D'Amato scrive che il subacqueo, un esperto 37enne, non aveva mai sofferto di episodi simili durante le sue numerose immersioni, ma sapeva di essere allergico alla Parietaria, con frequenti sintomi stagionali. Prima dell'immersione in questione, il sub aveva cambiato stazione di ricarica. All'ispezione della zona dove era situato il compressore, il Dr. D'Amato osservò che questo non era dotato di filtro dell'aria e che la zona abbondava di piante di Parietaria. Campioni d'aria prelevati da bombole caricate con quel compressore rivelarono frammenti di polline, che avrebbero potuto causare la reazione allergica del subacqueo. (Reuters Health News Service. (Journal of Allergy and Clinical Immunology 1999:710)