Rischio di endocardite Prima rimozione di un cancro orale su un feto

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Rischio di endocardite Prima rimozione di un cancro orale su un feto
30 Scienza & Storia
Dental Tribune Italian Edition - Dicembre 2012
Rischio di endocardite
Molti dentisti tedeschi ignorano le linee guida
Grave patologia di endocardite batterica subacuta, che coinvolge la valvola mitrale (DTI/Photo courtesy of wikimedia).
Bad Oeynhausen, Germania – Pazienti tedeschi con cardiopatia congenita o acquisita sono invitati a presentare
un esame cardiologico al loro dentista prima di un trattamento per evitare una possibile endocardite. Secondo
un recente studio, molti dentisti nel paese non seguono
le attuali Linee guida della Società tedesca di Cardiologia, che consiglia una terapia antibiotica prima del trattamento parodontale per i pazienti ad alto rischio.
Prima del 2007, la profilassi antibiotica era raccomandata anche per pazienti con un rischio relativamente
basso. Secondo la prof.ssa Cornelia Piper, una cardiologa e ricercatrice presso il Centro cuore e diabete NRW a
Bad Oeynhausen, le nuove Linee guida non hanno finora contribuito a sensibilizzare i dentisti, soprattutto in
termini di metodi per prevenire la pericolosissima endocardite infiammatoria. Per contro, limitare le misure
precauzionali per pazienti ad alto rischio ha portato a
meno terapie antibiotiche non solo per i pazienti a rischio moderato, ma anche per i pazienti ad alto rischio.
L’endocardite è un’infiammazione della parte interna
delle camere cardiache e valvole del cuore. Se non trattata, può essere una malattia fatale. In Europa occidentale, l’endocardite è rara in persone con un cuore sano
ed è curabile con antibiotici. Tuttavia, i soggetti con
malattie cardiache congenite o acquisite, soprattutto
coloro che hanno avuto una sostituzione della valvola
del cuore, presentano un rischio più elevato di sviluppare l’endocardite. «Un trattamento parodontale può
diventare fortemente pericoloso per questi pazienti ad
alto rischio», dice Piper. «A causa di numerose procedure dentali, batteri Gram-positivi dalle tasche gengivali
possono entrare nel flusso sanguigno. I batteri quindi
tendono ad aderire alle valvole cardiache e si moltiplicano e il risultato è l’endocardite».
Le Linee guida della Società tedesca di Cardiologia raccomandano per i pazienti ad alto rischio di sottoporsi
a una terapia antibiotica – una cosiddetta profilassi endocardite – prima del trattamento dentale. «Assunto
un’ora prima del trattamento parodontale, l’antibiotico
assicura che, al massimo, solo piccole quantità di batteri possono raggiungere le valvole cardiache. In questo
modo, il rischio di infiammazione del rivestimento è
notevolmente ridotto», ha spiegato Piper.
«È stato dimostrato che il mezzo più sicuro per i pazienti
è l’uso del cosiddetto pass del paziente, che deve contenere indicazioni adeguate ed essere presentato al dentista che esegue i trattamenti», ha aggiunto Piper. «Si sta
valutando se raccomandare una profilassi antibiotica
anche per i pazienti con un rischio moderato di endocardite. Tuttavia, al momento, non ci sono dati sufficienti per questo».
Dental Tribune International
Prima rimozione di un cancro
orale su un feto nell’utero
Miami – Per la prima volta nella storia della Medicina, nel corso di un intervento pionieristico all’interno dell’utero materno, i
medici hanno rimosso una massa tumorale piuttosto estesa dalla
bocca di un feto di 4 mesi. Poche settimane fa, la bambina che
adesso ha quasi 2 anni, ha presenziato a una conferenza stampa.
In una conferenza stampa svoltasi il
21 giugno al Jackson Memorial Hospital, una donna di 37 anni ha raccontato la sua storia: durante un’ecografia
di routine della sua seconda gravidanza, è emerso che portava in grembo un feto con una massa sporgente
dalla boccuccia. Il responso dei medici era stato di teratoma orale, rara
forma di tumore che avrebbe origine
dai tre strati germinali embrionali.
Dopo attenta riflessione, la decisione
di intervenire nel maggio 2010.
Ruben Quintero, professore di Ostetricia e Ginecologia, assistito da Eftichia Konopoulus, ha utilizzato un
endoscopio guidato da una sonda
e un laser per asportare il tumore
nell’utero, senza complicazioni per la
mamma e il feto. L’operazione è durata poco più di un’ora in anestesia locale. Cinque mesi dopo l’intervento,
la paziente ha dato alla luce con parto
naturale e senza troppi problemi una
splendida bambina, del tutto sana.
L’immediato controllo sulle labbra
e nella bocca della neonata non ha
infatti evidenziato lesioni e neanche
residui della massa tumorale. I medici hanno dichiarato che l’unico segno
visibile era una piccola cicatrice sulla
bocca della piccola. Durante la conferenza, la mamma ha ringraziato medici e staff per l’assistenza ricevuta:
“Hanno ridato la vita a nostra figlia.
Fig. 4 - Mascella in norma laterale sinistra. Visibile la cresta ossea e la retrazione
alveolare sul versante labiale. (collezione di Paleopatologia del Museo di
Antropologia ed Etnografia dell’Università degli Studi di Torino, Reperto n. 14).
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Associata a queste lesioni si osserva
una diffusa reazione iperostotica sia
a margine degli alveoli, sia in corrispondenza della porzione mediale
del palato; lesioni osteoproduttive
a forma di creste irregolari e salienze mammellonate si repertano poi
lungo la sutura palatina fino a coinvolgere i processi palatini dell’osso
mascellare. Infine, si evidenziano, a
livello di tutti gli alveoli, accentuati
fenomeni di retrazione alveolare.
Discussione
Il quadro complessivo è ascrivibile
a una grave paraodontopatia generalizzata; tuttavia, alcune caratteristiche rendono particolare il quadro
e consentono di ascriverlo a quelli
dovuti a carenze nutrizionali e in
particolare ad avitaminosi quali, ad
esempio, lo scorbuto, che nell’adulto lascia segni scheletrici specialmente a carico delle ossa del palato
e degli alveoli. Le lesioni riscontrate
in questo caso a carico dei margini
alveolari rappresentano un’espressione rara, seppure eclatante, del
quadro avitaminosico. Le lesioni
ossee riferibili allo scorbuto si esprimono in una generalizzata e irrego-
lare aposizione ossea sub-periostea,
rappresentata in una tuberosità più
o meno marcata lungo la linea mediana della sutura palatina, talora
esclusivamente circoscritta al toro,
laddove è presente il forame palatino, e accompagnata da una reazione
iperostotica irregolare di varia entità delle ossa della volta del palato,
la quale si manifesta come un’alternanza di creste mammellonate e
curvilinee di diversa grandezza.
Inoltre, va considerato come lo scorbuto possa favorire l’insorgenza di
lesioni infiammatorie gravi degli
alveoli (con reazione iperostotica a
margine degli alveoli stessi) riferibili a stati infiammatori, o essere complicata da processi infettivi cronici
(tipo piorrea) che accompagnano di
regola le lesioni della volta del palato. Resta infine da sottolineare che
la ricerca di segni patognomonici
dello scorbuto effettuata sui restanti 17 soggetti – un subadulto, due
adulti giovani (fino 30 anni), sette
adulti dai 30 ai 45 anni e otto adulti maturi (45-60 anni) – ha posto in
evidenza una significativa presenza
di lesioni del palato, tali da far ipotizzare uno stato di carenza vitaminica cronico e diffuso nel campione
di popolazione in esame.
bibliografia
1. Dasti L., 1878. Notizie storiche archeologiche di Tarquinia e Corneto. Roma: Tip. Dell’Opinione.
2. Davide D., 1939. Contributo allo studio morfologico della stirpe etrusca. Tesi di Laurea, Università di Torino.
3. Paleopathology Club – Newsletter n. 105, http://www.pathology.vcu.edu/paleo/case.100.html.
4. Steinbock R.T., 1976. Paleopathological Diagnosis and Interpretation - Bone diseases in ancient
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5. Zimmerman M.R., Kelley M.A., 1982. Atlas of human Paleopathology. New York: Praeger
Publishers.
Senza il loro aiuto, non sarebbe più
qui tra di noi”. “I teratomi nasofaringei – spiega lo specialista – sono associati a un elevato rischio di mortalità neonatale, dovuta in particolare
all’ostruzione delle vie respiratorie.
Se si riesce a individuare il problema con sufficiente anticipo, come
nel caso in esame, la rimozione del
teratoma dal feto può evitare sia lo
sviluppo della massa tumorale, sia la
distorsione della struttura del viso,
un eccesso di liquido amniotico,
l’edema e il rischio di un feto nato
morto”. I medici dicono, inoltre, che
le possibilità di sopravvivenza del
feto si aggirano tra il 30 e il 40%. Se
la mamma riesce a portare a termine
la gravidanza, il parto sarà quasi sicuramente cesareo, il neonato avrà bisogno subito di una trachetomia per
respirare, e sarà sicuramente sottoposto ad alcuni interventi chirurgici
nei mesi successivi alla nascita. I ricercatori hanno concluso che “l’esperienza suggerisce che la fetoscopia,
in questo specifico caso, può essere
utile per una valutazione dettagliata
della lesione, così come può potenzialmente consentirne la rimozione
totale della massa tumorale”.
Fonte : articolo diffuso online il
9 aprile 2012 prima della pubblicazione sull’American Journal
di Ostetricia e Ginecologia.