Valore diagnostico dell`ecocardiografia transesofagea nella

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Valore diagnostico dell`ecocardiografia transesofagea nella
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VALORE DIAGNOSTICO DELL’ECOCARDIOGRAFIA TRANSESOFAGEA NELLA DIAGNOSI DI
ENDOCARDITE INFETTIVA
Gaetano Pinnacchio, Priscilla Lamendola, Antonino Di Franco, Christian Lauria, Valentina Alberighi,
Francesca Graziani, Faustino Pennestrì, Gaetano Antonio Lanza, Filippo Crea
Istituto di Cardiologia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma
Scopo: Valutare il valore diagnostico dell’ecocardiogramma transesofageo (ETE) nei pazienti con sospetta endocardite infettiva.
Metodi: Abbiamo retrospettivamente rivisto i dati clinici ed ecocardiografici di 88 pazienti (età 66
± 15 anni, 70 maschi) che hanno eseguito nell’ultimo anno sia un ecocardiogramma transtoracico
(ETT) sia un ETE per il sospetto di endocardite infettiva sulla base della presenza di una febbre o uno
stato settico di origine sconosciuta, o di una malattia infettiva nota ma resistente alla terapia antibiotica, in associazione ad emocolture positive per microrganismi noti per causare un’endocardite
infettiva. Sono stati esclusi pazienti con protesi valvolari, sia meccaniche sia biologiche, e pazienti in
cui l’ETT non era giudicato tecnicamente valido per inadeguata finestra ecografica. In tutti i pazienti
sono stati ottenuti i dati di laboratorio, compresi l’emocromo, con formula leucocitaria, e indici di infiammazione (proteina C-reattiva, velocità di eritro-sedimentazione e pro-calcitonina). I criteri ecocardiografici ritenuti diagnostici di endocardite infettiva erano costituiti dalla rilevazione di vegetazioni
endocardiche e/o ascessi peri-valvolari.
Risultati: Dati compatibili con endocardite infettiva sono stati riscontrati all’ETT in 29 pazienti (33%),
mentre l’ETT non mostrava evidenza di endocardite nei rimanenti 59 pazienti (67%). Tra i pazienti con
ETT positivo, l’ETE ha confermato la diagnosi in 23 (79%), ma ha escluso un’endocardite infettiva
negli altri 6 (21%). Tra i 59 pazienti con ETT negativo, l’ETE ha identificato vegetazioni intracardiache
compatibili con endocardite infettiva in 14 pazienti (24%), mentre ha escluso l’endocardite negli altri 45 (76%). L’analisi dei 63 pazienti che non erano portatori di cateteri intracardiaci di dispositivi
elettrofisiologici ha mostrato come nei pazienti con ETT negativo (n = 41), l’ETE mostrava vegetazioni
valvolari in 6 (15%), di cui 3 su valvola aortica, 2 su valvola mitrale e 1 su entrambe; nessuna vegetazione è stata invece riscontrata in 5 (23%) dei 22 pazienti con ETT positivo. Nei 25 pazienti portatori
di un dispositivo cardiaco elettrofisiologico, d’altro canto, l’esame ETE ha confermato la presenza
di endocardite infettiva in tutti e 4 i pazienti con ETT positivo, mentre ha identificato un’endocardite
infettiva in 9 (43%) dei 21 pazienti con ETT negativo.
Conclusioni: I nostri dati mostrano che, nei pazienti con sospetto clinico di endocardite infettiva, l’ETE
sembra necessario per escludere o confermare in modo affidabile la diagnosi di endocardite infettiva. L’impatto diagnostico dell’ETE sembra particolarmente rilevante in pazienti con endocardite che
coinvolge cateteri intracardiaci di dispositivi elettrofisiologici (pacemaker o defibrillatori automatici
impiantabili).