Dalla Multiculturalità all`interculturalità accogliere la differenza come

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Dalla Multiculturalità all`interculturalità accogliere la differenza come
Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 invitiamo non solo a promuovere esperienze, ma anche a socializzarle così che altre realtà educative dell’Istituto possano trarne profitto e seguire l’esempio. Accompagniamo questa riflessione con il documento della Congregazione per l’Educazione cattolica nelle diverse lingue e invitiamo a farne oggetto di lettura e studio nelle equipe di pastorale e nelle realtà educative locali. Introduzione La ricchezza dell’Istituto presente in 94 Paesi dei cinque Continenti ci permette di stabilire una comunicazione mondiale costante e, allo stesso tempo, ci incoraggia a rendere effettive le reti già esistenti a livello di Continenti per quanto riguarda Scuola e Formazione professionale, associazioni e confederazioni di Oratori‐Centri giovanili e di volontariato. In queste realtà stiamo certamente già attuando quel cambio di mentalità che richiede il passaggio dalla multiculturalità all’interculturalità. Ci accompagna la consapevolezza che educare oggi significa apertura di tutte/i all’accoglienza delle differenze: dall’équipe degli insegnanti alle animatrici e animatori, dalle/dai giovani ai genitori e tutti coloro che sono in rete con noi nella pluralità di presenze… noi, comunità di FMA chiamate a vivere l’interculturalità della mente e del cuore. Questa riflessione fa da sfondo ad un nuovo documento, La Famiglia di Nazareth, modello di accoglienza delle diversità dei pastori, dei Magi, dei poveri… aiuti tutte le nostre comunità educanti ad essere testimonianza di dialogo interculturale e di costruzione insieme della civiltà dell’amore. 2 febbraio 2014 XVIII Giornata della Vita Consacrata Maria del Carmen Canales fma Runita Borja fma Lolia Annie Pfozhumai fma Elena Rastello fma 20
DALLA MULTICULTURALITÀ ALL’INTERCULTURALITÀ ACCOGLIERE LA DIFFERENZA COME VALORE pubblicato qualche tempo fa dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, intitolato Educare al dialogo interculturale nella scuola cattolica. Vivere insieme per una civiltà dell’amore. Abbiamo subito letto volentieri questo approfondimento, anche perché espressioni come multiculturalità e interculturalità sono presenti da tempo nei documenti dell’Istituto, ma questo non vuol dire che stiamo già educandoci ed educando al dialogo interculturale in tutti i contesti dove siamo presenti. Siamo consapevoli che è necessario approfondire ulteriormente questa realtà per cambiare mentalità e promuovere nelle comunità educanti l’accoglienza di tutte/i nella convivialità delle differenze, in un tempo di straordinaria mobilità umana. Vi inviamo, perciò, insieme al testo completo della Congregazione per l’Educazione Cattolica in varie lingue, anche questa riflessione di sintesi, dai Capitoli generali XXI e XXII alle Linee orientative della missione educativa delle FMA, convergente sul tema del CG XXIII, Essere oggi con i giovani casa che evangelizza. Ci prepariamo così a questo evento della storia dell’Istituto nell’impegno personale e comunitario di accogliere con amore le giovani e i giovani che oggi chiedono di camminare al nostro fianco per portare insieme la Buona Notizia del Vangelo a tanti altri popoli e persone. L’interculturalità come amore Il vivere in questa società caratterizzata dalla presenza simultanea di culture diverse, che la globalizzazione contribuisce a intrecciare, ci obbliga a riconoscere che siamo di fronte ad un 1 Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 fenomeno rilevante per la missione educativa. La società è in continuo cambiamento, è multiculturale, con le risorse e le difficoltà che questo comporta. Persone di ogni età, gruppi con le più varie composizioni, provenienti da diverse culture, nazioni, storie di vita, sono chiamati a incontrarsi, a convivere, a costruire un mondo comune nuovo, capace di rompere schemi di pensiero e di comportamento rigidi, monotoni, spesso fondati sulla presunzione di superiorità e di perfezione. L'irruzione dell’“altro”, dello “straniero”, è sempre una sfida: può risvegliare in ciascuna persona e nei gruppi sociali, paure, pregiudizi, atteggiamenti difensivi e di chiusura, che a volte si trasformano in offensivi, che derivano dalla percezione che l’“altro” rappresenti una minaccia, incombente sui propri modi di vita, sulle abitudini più radicate, perfino sui valori più profondi. Come educatrici salesiane crediamo sia necessario operare nella prospettiva dell’interculturalità, che richiede, invece, l'incontro, la reciprocità, la convivialità delle differenze. Proprio l’amore ne è la chiave. La realtà umana, di fatto, ci presenta spesso il “disincontro” (come affermava Martin Buber), sia a livello micro, cioè le relazioni ravvicinate, sia a livello macro. In tanti contesti in cui svolgiamo la missione educativa, costatiamo un’evidente mobilità umana, in particolare giovanile, dovuta a svariate cause e motivazioni. Nei rapporti con le varie identità culturali spesso notiamo forme di “apartheid” (intolleranza, “recinzioni culturali”, ecc.), di “assimilazione” (omologazione, conformismo, riduzione al “pensiero unico”), di “banalizzazione delle differenze”… A volte sono forme imposte, in modo esplicito o subdolo, dalla cultura dominante. In altri casi sono prevalentemente assunte dai “nuovi arrivati”, che possono “recintarsi” in ambiti chiusi di resistenza culturale oppure auto‐assimilarsi superficialmente, troncando le radici culturali di cui sono figli e figlie. È necessario comprendere, dal punto di vista dell’educazione e dell’evangelizzazione, la complessità di queste situazioni, riconoscerne le possibili cause e, naturalmente, accompagnare presieduta dal Card. Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione. Il tema preso in considerazione nel nuovo documento è molto importante e attuale, anche se non nuovo, in particolare per il nostro Istituto che opera da oltre un secolo in realtà multiculturali e multireligiose con esperienze di educazione e pastorale. Tuttavia oggi il rilevante fenomeno delle migrazioni ha globalizzato la realtà della multiculturalità e della multireligiosità, con la conseguente necessità di un’adeguata educazione interculturale. In tale contesto non solo nella scuola cattolica, ma in tutti gli ambienti e presenze educative salesiane siamo chiamate a offrire alle giovani generazioni gli elementi necessari per sviluppare una visione interculturale del vivere insieme. Per questo motivo ci è sembrato necessario fare una riflessione sul tema a partire dalle Linee orientative della missione educativa. Il documento potrà essere mezzo di dialogo e di riflessione per tutti coloro che hanno a cuore l’educazione della persona per la costruzione di una società ricca di pace e solidarietà. La parola chiave che lega insieme tutti gli aspetti toccati nel documento è “dialogo”. Il dialogo è l’indicazione che papa Francesco sta proponendo con convinzione quale atteggiamento con cui la Chiesa può affrontare le situazioni odierne. È il dialogo con le frontiere della cultura, è il dialogo cha fa la pace, è il dialogo intellettuale e ragionevole che costruisce la civiltà dell’amore che, per i cristiani, non è una vaga solidarietà, ma esprime la carità di Cristo. Questo è il servizio con cui le nostre presenze educative cercano sempre di coniugare il compito educativo con l’annuncio esplicito del Vangelo, anche in quei luoghi dove situazioni avverse ci stimolano ad usare la creatività dell’amore per trovare percorsi possibili ed efficaci. A livello di Istituto ci sono interessanti “buone pratiche” in questo campo e, su richiesta della Congregazione per l’Educazione cattolica, abbiamo condiviso un’esperienza concreta di educazione al dialogo interculturale. Per questo motivo vi 2
19 Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 Il quarto capitolo delle Linee orientative della missione educativa presenta la persona di Gesù come riferimento di ogni relazione interpersonale. In Lui, infatti, risplendono relazioni ricche di interiorità, reciprocità e prossimità che attingono alle sorgenti della sua figliolanza divina. Il mistero dell’Incarnazione ci ricorda quanto sia importante la nostra umanità, la spiritualità non è vera se è teorica, per essere vera deve essere vissuta da una persona. È allora importante elaborare una pastorale giovanile che miri a dialogare con tutti i/le giovani e per questo è indispensabile creare strumenti adatti a valorizzare le diversità culturali, a comunicare la fede in chiave interculturale, a predisporre esperienze e percorsi di crescita umana ed ecclesiale che partano dalla consapevolezza della ricchezza delle differenze. Nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, al n. 118, papa Francesco scrive molto bene che “È indiscutibile che una sola cultura non esaurisce il mistero della redenzione di Cristo”. La pastorale giovanile ha qualcosa da dire anche ai giovani non cristiani. È importante essere consapevoli che solo favorendo scambi culturali e momenti di crescita umana – base e fondamento di una spiritualità ‐ ci si tiene lontano da ogni forma di proselitismo e si sviluppa un atteggiamento di reale vicinanza e interesse all’altro/a nella sua diversità. Louis Massignon, studioso contemporaneo, afferma che solamente nella misura in cui si dà ospitalità all’altro/a o si condivide con lui/lei lo stesso lavoro, la stessa pena, lo stesso pane, nell’onere della solidarietà, si prende coscienza della Parola di Verità che unisce. Non si trova la Verità se non attraverso l’ospitalità che considera ogni persona come amica, vicina, prossima. pedagogicamente i/le giovani, le famiglie e altri educatori ed educatrici a confrontarsi criticamente su queste tipologie di integrazione che negano l’incontro autentico. Riteniamo che, in un’ottica costruttiva, sia necessario mettere in gioco proprio le dimensioni dell’amore, l’autentico collante capace di dar vita a relazioni costruttive e reciproche, di rendere fecondi gli incontri tra le diversità. Vanno perciò valorizzate le esperienze, tutt’altro che facili, spesso problematiche, ma davvero preziose, di apertura all’altro, di dialogo autentico e rispettoso, attraverso le quali è possibile attuare la realtà, mai scontata né definitiva, dell’interculturalità, la convivialità dinamica delle differenze. Un documento per potenziare il dialogo La Congregazione per l’Educazione Cattolica, ha presentato a Roma lo scorso 19 dicembre il documento “Educare al dialogo interculturale nella scuola cattolica”, in una conferenza stampa 18
L’interculturalità come ospitalità Una giovane qualche tempo fa confidava: “Finché non si visita la casa di una persona è difficile dire di poterla conoscere fino in fondo”. L’interculturalità, in fondo, sta in questa capacità di ospitalità e, “da ospiti, di raccontarci e di costruire insieme il mondo comune”, come diceva il pedagogista brasiliano Paulo Freire. Ospite è chi sa invitare e accogliere, essendo casa accogliente. E ospite è chi sa andare, decentrandosi, nella casa altrui, mettendosi nella sua postazione, vedendo il mondo e se stessa/o da quel diverso punto di vista. Per noi si apre allora la stimolante questione di una “pastorale ospitale”, capace di valorizzare, come vera “dimora accogliente”, la cultura alla quale apparteniamo e, allo stesso tempo, accogliere, evidenziandone le bellezze, le culture delle altre persone, tenendo in cuore gli orizzonti vasti dei popoli, del mondo, spazio comune che ormai riguarda tutti. In questa prospettiva, l’educazione autentica, la pastorale sono interculturali. Questo fatto, evidentemente, ci riguarda tutte/i, non soltanto, come spesso tanti ritengono, lo “straniero”, chi proviene da un’altra cultura. È da tempo che l’Istituto ci propone l’impegno di formarci come “donne interculturali”, e non soltanto perché lo richiede la sfida dell’oggi, ma proprio 3 Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 perché siamo chiamate all’interculturalità, e come persone siamo “relazione” e “dialogo”. Occorre per questo, come sostiene il filosofo Edgar Morin, una “testa ben fatta”, insieme ad un “cuore ben fatto”: in sintesi, un’intelligente capacità di amore educativo. Nell’Istituto le comunità educative da tempo si confrontano su questa realtà, anche nello scambio e nella conoscenza di significative esperienze interculturali, nella progettazione pedagogica e nell’attuazione di strategie interculturali innovative, spesso alternative, in ogni contesto: in famiglia, a scuola, negli oratori‐centri giovanili, nella città, ovunque! L’educazione è chiamata in causa, perché le si chiede di offrire un contributo essenziale alla preparazione di “nuovi” cittadini, capaci non solo di convivere nella diversità, ma di costruire insieme un mondo migliore, anche grazie al peculiare contributo che ciascuna cultura può offrire. Da problema a sfida, da sfida a risorsa, questo è l’itinerario sul quale l’educazione è impegnata. società. Questa pluralizzazione è preceduta e accompagnata da due tendenze: la secolarizzazione e la privatizzazione.5 A causa della secolarizzazione la religione non ha più un’importanza centrale per tutta la società e non è più considerata come ciò che la tiene unita: anche senza religione la società vive e si sviluppa lo stesso. La secolarizzazione ha come effetto la privatizzazione del vissuto religioso. Caratteristica peculiare del contesto contemporaneo è quindi il pluralismo delle offerte e dei mondi vitali che la persona ha a disposizione e questo anche dal punto di vista religioso. La pluralità delle religioni è una conseguenza della ricchezza, della stessa creazione e della grazia multiforme di Dio. Anche se provengono tutti dalla stessa origine, i popoli hanno percepito l’universo ed articolato la loro consapevolezza del Mistero divino in molteplici modi, e Dio è stato sicuramente presente in queste imprese storiche dei suoi figli. Tale pluralismo non va deplorato, bensì riconosciuto esso stesso come un dono divino. La logica del “farsi uno con…” Si tratta di un processo circolare in cui l’educatrice vive la cura come atto di profonda attenzione, sollecitudine e partecipazione, all’esistenza delle/dei giovani: è come un entrare il più profondamente possibile nell'animo dell'altra/o, capire veramente i suoi problemi, i suoi bisogni, farsi carico completo dei suoi pesi, addossarsi le sue necessità, come le sue sofferenze, senza impazienze, vuote di noi stesse, sperando nell'altro il trionfo del bene, della giustizia, della verità. Che cosa succede se ci comportiamo così? Le persone avvertono che noi ci carichiamo di ciò che le opprime, e si sentono libere, perciò più pronte ad accogliere il messaggio che vorremmo donare loro. In questo senso, l’amore educativo è prima di tutto premura, in quanto interesse attivo per la vita e la crescita dei giovani. Non un’attenzione casuale, bensì una intenzionale logica di incontro e dialogo con la loro più autentica umanità, perché ciascuna persona ha bisogno che le venga riconosciuto un suo significato, un posto nel mondo, nel cuore di un’altra persona: “Se parli, e ti 4
La realtà multiculturale e multireligiosa sollecita a ripensare la nostra presenza educativa in tutti i contesti e non impedisce, anzi chiama in modo nuovo ad annunciare Gesù. Il rispetto reciproco nel dialogo ecumenico, interreligioso e con i non credenti non dispensa dall’evangelizzazione e quindi dall’annuncio esplicito di Gesù. Non c’è contrasto, infatti, tra annuncio esplicito di Cristo e dialogo con le altre religioni. Per essere corretto e autentico il dialogo richiede una chiara coscienza della propria identità e questo permette di evitare relativismo e sincretismo. L’autentica apertura all’altro chiede consapevolezza di sé. La pastorale giovanile non si limita all’annuncio, ma orienta le giovani e i giovani all’incontro con Gesù di Nazareth e li aiuta a maturare progressivamente la loro confessione di fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. 5
Cf ALLIEVI Stefano, Pluralismo 8 = Parole delle fedi, Bologna, EMI 2006, 5. 17 Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 ƒ rendere concreta e visibile la comunione di gruppi e associazioni giovanili (n. 125); ƒ fare tesoro dei luoghi delle origini salesiane quali centri di convocazione giovanile interculturale e luoghi di dialogo e formazione (n. 127); ƒ lavorare insieme a livello di Famiglia Salesiana mondiale, con una progettualità coordinata e corresponsabile per promuovere il Movimento Giovanile Salesiano in tutto il mondo (n. 129); ƒ elaborare insieme le linee fondamentali della missione che vengono successivamente inculturate nei diversi contesti di riferimento (n. 138). L’orizzonte dell’interculturalità è presente anche nel determinare le finalità dei processi promossi. Ad esempio: ƒ potenziando il cammino di crescita personale nell’interazione reciproca (n. 105); ƒ percependo il Movimento Giovanile Salesiano quale segno di comunione tra popoli e culture (n. 124); ƒ lavorando in rete a favore della dignità della persona, della promozione delle giovani generazioni, della solidarietà con i poveri, della nuova evangelizzazione (n. 124), educando ed educandoci alla cultura della gratuità (n. 130); ƒ diventando sempre più rete di solidarietà tra tutti coloro che credono nell’educazione, e in particolare con i gruppi della Famiglia Salesiana (n. 136). Il contesto multiculturale e multireligioso non dispensa dall’evangelizzazione Globalizzazione, migrazioni, mentalità diffusa dai media, turismo ci permettono di essere a contatto con universi culturali e religiosi in passato lontani e sostanzialmente sconosciuti. I processi in atto producono la pluralizzazione dei riferimenti culturali con precise conseguenze sulla vita delle persone e sulla 16
ascolto, tu mi cambi”. Anche chi ascolta e sa ascoltare con profonda attenzione ed empatia viene a sua volta arricchita, profondamente cambiata, se non altro per quello sforzo continuo non tanto di stare di fronte all’altra persona, ma di esserci, con tutta se stessa, dentro la situazione e il contesto comunicativo. È in questo orizzonte che nasce e si coltiva la nostra passione di educatrici, che sanno coniugare competenza e capacità generativa di amare, capaci di sguardo creativo, sempre nuovo, che sanno trarre fuori, edificare e sostenere, risvegliando la nostalgia e il coraggio di ricerca del vero bene. «Dio passa attraverso le ferite» (Emmanuel Mounier) È morto qualche tempo fa Nelson Mandela, profeta di quella comunione incancellabile che ci lega l’un l’altro, perché veniamo dalle stesse radici. Con la sua vita ha saputo dimostrare che è possibile ripartire sempre da questa verità, anche quando tutto sembrava dimostrare il contrario: “Impossibile è la parola che usavamo per riferirci a quello che si è poi realizzato, prima che ciò avvenisse”. La grandezza di Mandela sta nell’aver imparato questo credo nell’impossibile dentro una prigione dove era stato condannato all’ergastolo: ha imparato a lasciare alle spalle l’odio di qualunque colore e a trovare la strada della comunione, NON nonostante il peso enorme dell’ingiustizia che stava soffrendo, MA grazie a quel dolore. Ed è stata una gestazione così feconda che quel che ne è nato ha trasformato il mondo. Torna alla mente l’affermazione di Mounier: “Dio passa attraverso le ferite!” In particolare quelle ferite accolte in nome del dialogo, parola‐chiave per l’interculturalità e atteggiamento indispensabile alla comunità ecclesiale per affrontare ogni situazione e in particolare per costruire quella civiltà dell’amore, che per i cristiani non è una vaga solidarietà, ma esprime la carità di Cristo. Tante nostre presenze e opere educative sono spesso in frontiera in contesti dove la mescolanza delle culture e delle religioni è la normalità della vita vissuta: in molti luoghi la grande maggioranza delle/dei giovani che accogliamo non sono cattolici. 5 Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 Sorge allora spontanea, dalla realtà quotidiana, la riflessione su come educare al dialogo interculturale là dove la realtà della multiculturalità e della multireligiosità è pane quotidiano. L’educazione si trova ad essere impegnata in un appello centrale per il futuro: rendere possibile la convivenza fra la diversità delle espressioni culturali e favorire il dialogo che costruisca una società pacifica, cercando sempre di coniugare il compito educativo con l’annuncio esplicito del Vangelo e dando un contributo molto valido all’evangelizzazione della cultura. Una pastorale giovanile fondata sulla “cultura dell’ospitalità e dell’incontro” Nella pastorale giovanile facciamo spesso esperienza di quell’“attenzione d’amore” che lo Spirito Santo suscita in noi, in particolare quando incontriamo giovani poveri e abbandonati, di fronte ai quali ci chiediamo: dove vivranno “nella notte di questa civiltà che esclude”? Come sapranno affrontare il peccato sociale della corruzione, della miseria, della fame e delle ingiustizie? Consapevoli dei pericoli e delle sofferenze che gravano sull’umanità e sul pianeta, da educatrici salesiane non possiamo aver paura o essere rassegnate: accoglienza e solidarietà fioriranno tra le persone, nelle famiglie, nelle comunità, nelle città e nei villaggi, fra i Paesi e i continenti, solo attraverso necessarie e coraggiose decisioni. Il dialogo interculturale è una di queste decisioni, germoglio di speranza che ci permette di scoprire le sorgenti profonde della fiducia, della fede, dentro una pastorale giovanile ben fondata, con prassi concrete e verificate, sulla “cultura dell’ospitalità e dell’incontro”, come propone papa Francesco. Ricordiamo Sara e Abramo che accolsero gli stranieri pellegrini che arrivarono alla loro casa chiedendo ospitalità. Ospitando, fecero spazio a Dio ed accolsero i doni di vita e di speranza che questi personaggi lasciarono loro. Nella nostra missione educativa accogliere le giovani e i giovani del mondo, e in particolare delle minoranze (culturali, attivi nei processi di cambiamento a livello sociale (n. 133). ƒ La prassi salesiana come: a) creazione di relazioni reciproche e intergenerazionali in un ampio sistema educativo; b) convergenza di molteplici interventi in un progetto di promozione globale che esige la partecipazione di tante persone, coinvolte in livelli diversi d’interazione: ecclesiale, sociale e politica; c) collaborazione di FMA, laici/laiche e giovani; d) interazione tra diversi Ambiti di animazione e collegamento tra diversi livelli di animazione nella rete locale, ispettoriale, internazionale (n. 136 e 139). Si può parlare d’interculturalità quando si supera la mera coesistenza e si scopre una nuova prospettiva d’incontro, confronto e scambio tra culture. Per questo è opportuno avviare alcuni processi che vengono raccomandati nelle Linee orientative della missione educativa: ƒ formarsi e lavorare insieme, l’accompagnamento, il Movimento Giovanile Salesiano, il volontariato, il coordinamento per la comunione (p. 66); ƒ agire mediante processi che orientano l’individuazione di strategie, la flessibilità e il discernimento per affrontare l’incertezza attuale e scegliere di conseguenza (n. 103 e 122); ƒ pensare e lavorare insieme attuando una metodologia di collaborazione in un contesto di forte complessità (n. 135); ƒ favorire nella persona la capacità di rileggere la propria storia alla presenza di Dio (n. 123). Aiuti ricevuti, esperienze fatte, incontri significativi, difficoltà incontrate segnano un percorso che va dalla memoria alla gratitudine (n. 123); ƒ collegare i vari gruppi perché condividano valori e idee‐
forza e promuovano iniziative di dialogo, confronto, formazione cristiana e espressione giovanile (n. 124); 6
15 Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 ƒ
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giovani; bambine/i e adolescenti in situazione di disagio; giovani donne, minoranze etniche, i più poveri. La missione educativa salesiana è svolta da molte persone nella comunità educante e ciò che unisce è la comune identità umana e la vocazione educativa (p. 42). L’apertura al dialogo e al lavoro in rete con coloro che condividono la passione educativa (n. 69). Il processo educativo è proposta per tutti, radicata in valori umani comuni. L’offerta di una vasta pluralità di ambienti educativi e di proposte educative. Atteggiamenti e competenze che favoriscono l’interculturalità: ƒ Dialogo intergenerazionale, ecumenico e interreligioso. ƒ Rispetto, apertura e valorizzazione della diversità senza smarrire la propria identità. ƒ Prassi che rispetta le fasi di sviluppo, il dinamismo della crescita umana in interazione critica con la realtà socioculturale (n. 102). ƒ Al centro ci sono le giovani e i giovani (n. 136). ƒ Capacità ed esigenza di ascolto attivo delle giovani generazioni, di dialogo, discernimento e lavoro insieme (n. 106). ƒ Volontà di incontro e condivisione con le/i giovani appartenenti ad altre religioni, coltivando l’apertura all’ecumenismo e al dialogo interreligioso (n. 130). Le LOME incoraggiano ad alcune prassi concrete: ƒ attenzione alle mediazioni culturali, alla conoscenza ed uso di linguaggi ed espressioni artistico‐comunicative tipiche dell’attuale mondo giovanile (n. 128). ƒ Formazione all’interculturalità, anche attraverso incontri con altre culture, popoli, religioni (n. 133). ƒ Sviluppo di atteggiamenti specifici, quali: il rispetto delle differenze, l’ascolto, l’incontro, il dialogo interpersonale, l’apertura all’accoglienza… per diventare interlocutori 14
etniche, sociali, ecc.), significa aprire loro le porte, fare in modo che si sentano a casa, ma non solo questo! È necessario puntare sul dono che ci si fa mutualmente con l’ospitalità: accogliere le loro ricchezze umane, culturali, sociali, di fede… e porre nel loro cuore Dio, l’incontro con Lui che cambia la vita, la fede in Lui che rende liberi dalla paura, liberi per una vita al servizio di coloro che Dio affida. Infatti, più aumenta la fiducia in Dio, più il cuore si allarga ai vasti orizzonti dell’umanità, a tutto ciò che è umano, in ogni parte del mondo, in ogni cultura. Il Dio di cui ci fidiamo è entrato nella nostra realtà umana e ci parla in un linguaggio accessibile: esprimendosi pienamente nella semplicità di una vita umana, rinnova continuamente la sua fiducia nell’umanità, ci permette di credere nella persona umana. La fede nel Dio di Gesù e la fiducia nelle persone trova oggi, per esprimersi concretamente, l’ampio campo della mobilità umana, che ha i volti dei giovani, delle donne, dei bambini che scappano, che emigrano, che cercano lavoro, pace, casa, futuro, vita, speranza. Qui è in gioco non solo una sfida per la convivenza, ma un’opportunità per rispondere ad una chiamata di Dio nella missione educativa evangelizzatrice che come comunità educanti svolgiamo. Qualche film per pensare… Si potrebbe rafforzare questa riflessione con la visione di qualche sequenza da film che invitano ad un profondo desiderio di convivenza pacifica e di dissoluzione dei conflitti in nome della comune appartenenza ad un’unica grande famiglia, quella umana. Proponiamo alcuni film piuttosto conosciuti, quasi tutti presentati, negli ultimi anni, dalla Rivista delle Figlie di Maria Ausiliatrice Da mihi animas. Le comunità educanti, nel loro contesto, potranno certamente trovare altri interessanti spunti filmici attorno al tema del dialogo interculturale. 7 Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 DOGVILLE (2003) Regia: Lars Von Trier Il film è ambientato agli inizi degli Anni Trenta e racconta di Grace, una giovane donna in fuga da alcuni gangster, che arriva a Dogville dove, nonostante l'iniziale titubanza se accoglierla o meno, trova rifugio in cambio di piccoli lavoretti a servizio di ciascuno degli abitanti. Nonostante l’apparente accettazione, la donna sarà progressivamente vittima di ricatti, sfruttamenti e violenze di ogni genere, fino ad uno stato di schiavitù, in particolare dopo la tentata fuga dalla comunità. Nonostante ciò la giovane protagonista perdona tutto, volendo accettare la meschinità altrui. Dopo l’incontro con il padre, il capo dei gangster, da cui Grace era fuggita per evitare di condividerne la vita, la donna comprende l'infondatezza del suo precedente comportamento e decide di far affrontare a Dogville la responsabilità di ciascuna azione passata. LA CLASSE (2008) Regia: Laurent Cantet Il film racconta la vita di una classe in una periferia multietnica parigina dove alcuni adolescenti, simili per gergo, rituali, modo di vestire, portano nella scuola la voce e la complessità di una realtà in continua trasformazione. Questi quattordicenni presentano la loro interazione con gli adulti, insegnanti e genitori, nella conflittualità innescata dalla loro multietnicità. WELCOME (2009) Regia: Philippe Lioret Il film racconta la storia di amicizia di Bilal, giovane curdo diciassettenne, simbolo di tanti immigrati frustrati, maltrattati e umiliati, e di Simon, uomo di mezza età: entrambi seguono un amore perduto e sono capaci di sognare imprese impossibili. Entrando in contatto, insieme crescono e cambiano, quando riscoprono se stessi attraverso l’altro. VERSO L’EDEN (2009) Regia: Costa Gavras Non è un film autobiografico, ma molto personale e narra, con la storia di Elias, il dramma di chi è costretto a lasciare tutto quello che conosce per avventurarsi – nella sofferenza della solitudine e dell’estraneità ‐ verso l’ignoto, spinto dal bisogno di sopravvivere. 8
che promuove il passaggio dalla multiculturalità all’interculturalità. b. Da una lettura trasversale più approfondita delle LOME si notano varie espressioni e paragrafi che riflettono il concetto di interculturalità – multiculturalità, evidenziandone mentalità, atteggiamenti, sensibilità, pur senza utilizzare tali parole. In sintesi due sono state le scelte fondamentali nell’elaborazione delle LOME, che hanno tenuto conto del dialogo interculturale: ƒ la scelta di costituire delle commissioni internazionali interculturali e di coinvolgere tutte le ispettorie nella stesura delle Linee orientative della missione educativa (LOME p. 6). ƒ La scelta di proporre delle coordinate per una lettura del mondo giovanile invece di una lettura generalizzata che avrebbe rischiato di non rispettare la varietà dei contesti (LOME 15). Le LOME si collocano in un orizzonte ampio di riflessione interculturale attraverso: ƒ il riconoscimento che lo Spirito Santo sta operando nella storia delle persone, delle società, dei popoli (n. 70). ƒ La nostra identità è dinamica, capace di decentrarsi, di fedeltà all’amore e all’amicizia, di assumere il destino, la sofferenza, la gioia dell’altra persona. ƒ La prospettiva ecclesiologica è quella di una Chiesa a servizio del mondo (n. 39). ƒ La convinzione teologica che la salvezza è per tutta l’umanità e dal mistero della figliolanza sgorga la fraternità universale (n. 83). ƒ L’annuncio del Vangelo e il carisma salesiano si incarnano nelle diverse culture. ƒ Il carattere dialogico del cristianesimo. ƒ La missione educativa salesiana si svolge con e a favore di varie categorie di persone: fanciulli, adolescenti e 13 Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 esigenze e delle implicanze dell’interculturalità nelle relazioni e nell’educazione”.2 Tra i cammini di conversione all’amore assunti dal CG XXII l’interculturalità fu collegata all’azione educativa delle comunità educanti e si assunsero, in particolare, questi due impegni: * consolidare la mentalità di rete, valorizzando la ricchezza dell’interculturalità e dell’internazionalità che caratterizzano il nostro Istituto; potenziare lo scambio con le istituzioni ecclesiali e civili impegnate sul fronte dell’educazione e dell’evangelizzazione.3 * Creare le condizioni per costituire comunità interculturali ed essere sempre più disponibili ai cambi di ambiente e anche di Ispettoria, sia dove è più forte il fenomeno migratorio, sia nella missione ad gentes.4 L’assunzione della sfida del contesto multiculturale e multireligioso è lo sfondo culturale su cui le Linee orientative della missione educativa (LOME) sono state elaborate. Oggi l’approccio interculturale nell’educazione e nell’evangelizzazione è imprescindibile. Le LOME invitano ad andare oltre il riconoscimento delle diversità, nella consapevolezza che ogni cultura e religione, con la sua caratteristica ricchezza, contribuisce alla visione integrale della vita. Nelle LOME possiamo cogliere due livelli di lettura della prospettiva dell’interculturalità. a. Il primo livello è quello della presenza nel documento di parole come intercultura – interculturalità – dialogo interculturale ‐ multicultura – multiculturale – multiculturalità, soprattutto in riferimento al contesto mondiale odierno; a presenze e ambienti dove le FMA svolgono la missione educativa; al processo educativo 2
Ivi n. 36. ISTITUTO FMA, Atti del Capitolo generale XXII, Roma 2009, n. 40.5. 4
Ivi n 40.8. 3
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GRAN TORINO (2009) Regia: Clint Eastwood Il film, attraverso la parabola del vecchio Walt, in una periferia di Detroit, divenuta ghetto di immigrati, vuole conquistare all’idea che non è mai troppo tardi per imparare, crescere, capire e donarsi. È un’apologia della non violenza come risposta alla brutalità della strada, ma anche un invito alla tolleranza contro ogni pregiudizio. MIRAL (2010) Regia: Julian Schnabel Soggetto e sceneggiatura: Rula Jebreal dal proprio romanzo “La strada dei fiori di Miral” Il film racconta la realtà della Palestina contemporanea, con le ingiustizie consumate prevalentemente contro le persone più deboli e indifese. I personaggi femminili che emergono sono di grande spessore Un forte messaggio di pace e di amore disinteressato. INVICTUS (2010) Regia: Clint Eastwood Il titolo del film, in italiano “invincibile”, è il motto utilizzato da Nelson Mandela durante i suoi 27 anni di carcere. Ispirandosi ad una poesia di William Henley, il capo carismatico della lotta contro le leggi razziali, ne fece il suo punto di forza: “I am master of my fate; I am the captain of my soul”. IL VILLAGGIO DI CARTONE (2011) Regia: Ermanno Olmi Una chiesa smontata pezzo dopo pezzo sotto gli occhi dell’anziano parroco, che assiste impotente alla sparizione del grande Crocifisso. Diventerà un centro di accoglienza, rifugio e conforto per un gruppo di poveri e derelitti, “veri ornamenti del tempio di Dio”. MONSIEUR LAZHAR (2011) Regia: Philippe Falardeau Il film racconta, in modo trasparente e concreto, come le emergenze attuali e i problemi dell’integrazione migratoria interpellino la scuola e insegnino che ‘fare scuola’ significa anche non smettere mai di ‘andare a scuola’. IL SOLE DENTRO (2012) Regia: Paolo Bianchini 9 Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 Collana Pastorale Giovanile – n. 8/2014 Ispirato a una storia vera, Il sole dentro si snoda nell’intreccio di due viaggi della speranza, intessuti di sofferenze e di valori: quello di Yaguine e Fodè, dalla Guinea all'Europa per un appello a nome di tutti i bambini d'Africa, e quello inverso di Tabho e Rocco, dall’Italia al villaggio di N’Dola, nella ricerca di una vita migliore. THE HELP (2012) Regia: Tate Taylor Nasce da un’autobiografia e rievoca la storia di Eugenia, giovane giornalista sensibile e solidale che, nello stato del Mississippi negli Anni Sessanta, prende consapevolezza del sentimento di razzismo nei confronti delle donne di colore nel suo paese. Indignata, con il loro stesso aiuto e intensa partecipazione umana, decide di scriverne un libro. Sarà l’inizio per la comunità afroamericana del cammino verso il conseguimento dei diritti civili. QUANDO SEI NATO NON PUOI PIÙ NASCONDERTI (2013) Regia: Marco Tullio Giordana È la storia di Sandro, dodicenne, che durante una crociera con il padre, cade in mare ed è dato per annegato. Invece Sandro, avvistato da un gruppo di immigranti clandestini, viene aiutato e portato a bordo del barcone da Radu, un ragazzo rumeno che viaggia in compagnia della sorella minore, Alina. Per Sandro inizia così il viaggio di ritorno verso l'Italia. Un’avventura che lo porta a misurare la propria vita e la propria capacità di adattamento. L'incontro con i clandestini, la condivisione della loro misera esistenza, la rabbia e l’avidità degli scafisti, l’amicizia dei due ragazzi rumeni, gli danno l'occasione di scoprire un mondo opposto dal suo. Una volta sbarcati e alloggiati in un centro di prima accoglienza, Sandro non abbandona Radu e Alina. Chiederà ai genitori di adottarli e, anche dopo il loro tradimento, non cesserà di aiutarli. L’esperienza condivisa con loro lo ha messo a dura prova e ha cambiato profondamente la sua vita. IL FIGLIO DELL’ALTRA (2012) Regia: Lorraine Lévy L’autrice racconta senza reticenze l’attuale difficile convivenza fra israeliani e palestinesi, ma crede fermamente nella maturazione delle coscienze di tante persone di buona volontà presenti in entrambi i fronti. 42 (2013) Regia: Brian Helgeland All'indomani della Seconda guerra mondiale, il mondo del baseball americano costringe ancora i giocatori di baseball afroamericani a partecipare ai campionati per soli neri, non permettendo loro di accedere alla massima divisione e unirsi alle squadre di giocatori bianchi. Stanco di questa forma di segregazione razziale, Branch Rickey, manager generale della squadra dei Brooklyn Dodgers, promette a se stesso di riuscire a portare un giovane americano nero nella lega professionistica, scegliendo l'ex stella dell'atletica giovanile Jackie Robinson. Il titolo fa riferimento al numero della maglia indossata da Jackie Robinson, primo giocatore di colore della Major League: con lui venne infranta il 15 aprile 1947 una barriera razziale. Ciò che portò a quel momento nasconde però dietro una storia complessa: per partecipare a quell'incontro, Robinson aveva dovuto affrontare schiere di oppositori contrari alla “contaminazione” razziale nel mondo del baseball. L’interculturalità nelle Linee Orientative della Missione Educativa Di fronte allo scenario di un mondo in movimento, siamo chiamate a passare dalla costatazione della multiculturalità alla valorizzazione e al potenziamento dell’interculturalità. Il CG XXI parlò di “interculturalità” collegando questo termine all’esperienza della spiritualità di comunione, appunto perché il riconoscimento dell’interculturalità ci fa comprendere, accogliere la differenza come valore. Si riconobbe inoltre che “non è facile far diventare [l’interculturalità] vita e modo di essere delle nostre comunità. Per divenire donne di comunione e di riconciliazione, siamo chiamate a camminare più decisamente nelle vie del dialogo, della chiarezza, della reciproca ospitalità, della corresponsabilità riaffermando il primato dell’essere sul fare”1 e tra i percorsi post capitolari si propose l’“approfondimento delle 10
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ISTITUTO FMA, Atti del Capitolo generale XXI, Roma 2003, n. 35.