Economia solidale e sistema di welfare

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Economia solidale e sistema di welfare
“Economia solidale e sistema di welfare”
(Ugo Ascoli)
1. Fenomeni demografici, economici e sociali che influenzano ed
influenzeranno sempre più la DOMANDA SOCIALE:
a) invecchiamento e crescita del numero di persone non autosufficienti
b) crescente fragilità delle unità di convivenza
c) riduzioni della dimensione media della famiglia
d) sempre maggiore difficoltà di conciliare tempo di lavoro e tempo di vita
e) progressivo ‘svuotamento’ nel medio termine del serbatoio di ‘badanti’
(utilizzate in Italia in quantità tale da realizzare un ‘primato mondiale’)
f) sempre più difficile sostenibilità economica della spesa sociale per
sanità e servizi socio-assistenziali e crescente privatizzazione o
promozione del welfare ‘occupazionale’, categoriale e aziendale, di servizi
e prestazioni comperati nel mercato assicurativo o dalle imprese for profit,
del welfare fondazionale, del welfare della beneficenza e della carità, ecc..
g) riduzione quantitativa e qualitativa dell’area dei servizi garantiti dalla
sfera pubblica
h) aumento delle ‘tariffe’ ovvero del costo privato dei servizi pubblici
locali
g)crescente eterogeneità dei bisogni
h) processi sociali di individualizzazione
2: Fenomeni culturali e socio-politici che influenzano ed
influenzeranno sempre più la DOMANDA SOCIALE :
a) crescente presenza fra gli over-65 di persone con medio-alto grado di
istruzione, in buona salute e con capacità/competenze socialmente ‘assai
utili’
b) crescente pressione delle donne per ‘partecipare’ al mercato del lavoro
ed alle relazioni sociali
c) difficoltà di una parte non trascurabile di giovani di scegliere un lavoro
con alta dose di manualità, anche alla luce delle credenziali educative
ottenute e del clima famigliare tutto proteso verso la mobilità sociale,
identificata con l’ottenimento di un lavoro non operaio o artigianale
d) crescita di fenomeni di vera e propria esclusione sociale di un largo
settore di giovani: i NEET
e) ‘precarizzazione’ diffusa del lavoro giovanile
f) forte spinta delle parti sociali di costruirsi un ‘welfare supplementare’
che copra le falle più vistose del welfare pubblico
g) diminuzione del livello delle tutele e dei diritti per l’universo del lavoro,
soprattutto del lavoro dipendente
h) esplosione del problema ‘casa’, specialmente nelle grandi città per quel
quarto degli italiani che non sono proprietari, oltreché per gruppi di
immigrati (fino ai rom)
i) crescente difficoltà di integrare socialmente, culturalmente e
politicamente la popolazione immigrata, le cui dimensioni nel breve
periodo appaiono destinate inevitabilmente a crescere: tutto ciò moltiplica
la domanda di ‘sicurezza’ ed alimenta sensazioni di paura così come
atteggiamenti razzisti, intolleranti ed aggressivi., alimentati dalla ‘cultura
leghista’che sta contaminando larghi tratti del tessuto sociale
l) crescente peso del ‘welfare della mafia’ ( dall’accesso a reddito, lavoro e
casa fino all’accesso all’istruzione universitaria) con un allargamento
sempre più preoccupante della cosiddetta ‘borghesia mafiosa’
m) campagna comunicativa di crescente intensità volta a delegittimare i
grandi ‘corpi ‘ pubblici nazionali, dai magistrati, ai docenti della scuola
primaria e secondaria ai professori universitari, e tutto il lavoro pubblico
in generale
n) crisi valoriale, educativa ed etica generalizzata, con esplosione a livelli
micro, meso e macro della corruzione e dell’affarismo senza scrupoli,
protetto e favorito dalla politica, largamente contaminato dalle ‘esigenze’
mafiose: tutto ciò fa crescere, sia pure in una parte minoritaria della
società, la domanda di trasparenza, di giustizia, di meritocrazia, di
democrazia sostantiva, di salvaguardia dei diritti
3) Alcune possibili risposte del WELFARE di CITTADINANZA e
delle PARI OPPORTUNITA’
a) tutelare maggiormente la salute, facendo più prevenzione e investendo
di più nella sanità non ospedaliera, rafforzando i presidi territoriali;
b)costruire una rete nazionale/locale che consenta a famiglie e individui di
affrontare le problematiche poste dalla non autosufficienza;
c)educare a stili di vita che incidano sulle condizioni di rischio;
d) tutelare di più la qualità dell’ ambiente,
e) garantire maggiore sicurezza sul lavoro;
f)promuovere una ripresa della natalità e sostenere le famiglie a partire da
quelle numerose;
g) aprire ad una nuova stagione nei servizi per l’infanzia e l’adolescenza;
h)elevare il peso dell’occupazione femminile
i) prestare una particolare attenzione per l’autonomizzazione dei giovani;
l))spingere sulle pari opportunità a tutti i livelli, lavorativi e sociali ;
m)fissare e promuovere i livelli essenziali delle prestazioni in tutto il
paese, garantiti dallo Stato;
n)attivare misure efficaci per favorire pratiche di conciliazione e di
condivisione;
o) contrastare la precarietà e la ‘flex-insecurity’con nuovi sistemi misti di
assicurazione sociale, assistenza e politiche attive;
p)conferire maggiore qualità ed efficacia ai processi educativi e formativi,
rimettendo al centro la pubblica istruzione e l’università statale;
r) adottare misure efficaci per l’integrazione progressiva di immigrati nel
tessuto sociale a partire da casa, lavoro, accesso ai servizi e partecipazione
al voto;
s) rivisitare profondamente il welfare fiscale da utilizzare come leva
strategica delle politiche sociali: più equità sociale, rivisitazione del
rapporto fra tasse sul lavoro e tasse sul capitale, riduzione a livelli
fisiologici dell’evasione fiscale:
t) costruire un diverso equilibrio fra condizioni retributive e rendite
pensionistiche , così da evitare fenomeni massicci di impoverimento di chi
esce dal mercato del lavoro; impedire la diffusione massiccia di ‘pensioni
pubbliche povere’, fissando una soglia minima per il tasso di sostituzione
fra ultimo livello retributivo e rendita pensionistica
u)attivare nuove politiche di mantenimento del reddito (dalla riforma degli
ammortizzatori alla fissazione di un reddito minimo garantito, come
misura universale di contrasto delle povertà e di inclusione sociale );
v) realizzare fino in fondo la lettera e lo spirito dell’art.118 della
Costituzione sulla ‘sussidiarietà’:
occorre promuovere il significato ‘pubblico-progressivo’che la
Costituzione esalta contro il significato ‘privatistico-limitativo’ che molti
vorrebbero portare in auge. “Una visione dello spazio
pubblico come luogo dello sviluppo e affermazione della persona intesa
non come individuo isolato, ma come attore di relazioni di mutuo aiuto
con altri” ( Arena-Cotturri, 2010)
N.B. Il processo di cambiamento implica tempi non brevi, dovrà misurarsi
con le problematiche della finanza pubblica, individuando quindi priorità e
gradualità di realizzazioni: essenziale appare però incamminarsi nella
direzione giusta.
4) Recenti evoluzioni del TERZO SETTORE da tenere in conto:
a) forte crescita delle organizzazioni di volontariato (odv)
b) molecolarizzazione e frammentazione delle odv (nel Sud è ancora più
forte): sempre più piccole, con pochi volontari e indipendenti(cioè sempre
più fuori dalle grandi Reti Nazionali).
c) crescita del peso di odv che non si occupano di welfare in senso stretto
(sanità + sociale) e che, invece, svolgono attività culturali, di protezione
civile, attività educative , di promozione dei diritti: questo secondo gruppo
varrebbe ormai in Italia il 40% delle odv
d) 1.123.000 volontari nelle odv (2006) di cui 650.000 in maniera
continuativa; il 10% della popolazione di 14 anni e oltre avrebbe svolto
attività gratuita per associazioni di volontariato nei 12 mesi precedenti
(Istat, 2010)
e) una rete capillare di Centri di Servizio del Volontariato (CSV) presenti
ormai in tutte le regioni (per un totale di 78 CSV) e con risorse non
irrilevanti, garantite per almeno cinque anni allo stesso livello, a
prescindere dalle fluttuazioni dell’economia (e quindi delle risorse a loro
destinate dalle Fondazioni Bancarie)
f) spinta a trasformare i CSV in Centri per la promozione dell’AZIONE
VOLONTARIA, in qualsiasi contesto organizzativo essa venga esercitata;
d) crescita ulteriore delle Cooperative Sociali (CS) ed aumento dei
volontari che prestano attività nelle CS (+ 10% fra il 2003 e il 2005,
30.478 volontari nel 2005)
e) offerta crescente di ‘attività volontaria’ e nella media dell’UE-15.
Ricordiamo la stima dell’Istat nel Censimento 2001: 3.200.000 volontari
5) POTENZIALI INTRECCI fra ECONOMIA SOLIDALE e
WELFARE
a) Gran parte delle risposte del welfare di cittadinanza non possono fare a
meno di un welfare mix sempre più diffuso e condiviso dal basso (terzo
settore, cittadinanza attiva , società locale)
b) accanto alla riarticolazione delle politiche sociali a livello macro
occorre costruire reti di welfare locale a livello meso e micro (di ambito
territoriale, di piccola città e/ o di quartiere di media-grande città)
promuovendo politiche che innanzitutto mettano in moto seriamente le
risorse femminile e giovanili, a partire dallo sviluppo dei servizi e di quelli
alla persona , in particolare;
c) perché ciò avvenga occorre, fra le altre cose, trasformare la questione
della ‘sicurezza’ da problema delegato alle telecamere ed alle forze
dell’ordine in pratiche ‘costruite’ in loco di ‘buona convivenza urbana’:
solo così, ad esempio, si può procedere sulla via di una reale integrazione
degli immigrati e si possono utilizzare in modo socialmente utile le tante
energie a disposizione (dalla spinta dei giovani immigrati ai pensionati
giovani, dagli over 65 in salute ed istruiti agli anziani attivi , dai volontari
giovani a quelli meno giovani)
d) occorre costruire reti di scambio e di conoscenza reciproca che possano
generare ‘fiducia’ e quindi innalzare il capitale sociale collettivo: a questo
scopo si possono utilizzare strumenti istituzionali come gli ‘uffici di
cittadinanza’ ( inventati in Umbria ) o presidi/reti informali come quelle
che sembrerebbero caratterizzare la nuova fenomenologia italiana
dell’economia solidale
e) creare ponti fra attività di economia solidale e welfare locale può essere
l’obbiettivo da sperimentare nei prossimi mesi in alcuni luoghi: ogni
sperimentazione risentirà, naturalmente, delle variabili di contesto così
come delle diverse soggettività degli attori che si mobilitano
f) tali sperimentazioni possono coinvolgere a livelli diversi le istituzioni
ed il welfare formale, così come il terzo settore e le reti primarie di
solidarietà (familiari, parentali, di vicinato): il risultato potrebbe misurarsi
non solo in termini di miglior benessere diffuso , ma anche in crescita di
‘relazionalità di tipo comunitario’ ,nel modo in cui ciascuno si rapporta
agli altri.
g) Non dobbiamo dimenticare che esiste un enorme potenziale di risorse
umane da coinvolgere ed attivare nelle attività dell’economia solidale e del
welfare: dai giovani NEET alle donne, dai pensionati giovani agli over 65
istruiti, dagli anziani in buona salute ai tanti volontari, dalle reti degli
immigrati agli occupati scontenti del proprio lavoro
h) esiste inoltre una crescente consapevolezza in alcuni settori della
popolazione dei limiti del sistema pubblico, così come del mercato nel
soddisfare in maniera dignitosa i propri bisogni;
i)ricordiamo come nel 2006 (cioè prima della crisi) il 28,2% della
popolazione fosse caratterizzata da ‘deprivazione multipla’: oltre un
quarto degli italiani vivevano cioè in condizioni poco dignitose, non
potendosi permettere attività e beni di consumo durevoli ritenuti ormai
indispensabili. Tale situazione si mostrava più pesante per bambini,
adolescenti e giovani rispetto ad adulti e anziani; assai di più per operai
che per imprenditori e dirigenti