L`ATLETICA
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L`ATLETICA
L'ATLETICA L'Atletica è un insieme di discipline sportive che possono essere sommariamente suddivise in: corse (velocità, mezzofondo, fondo), concorsi (lanci e salti) e prove multiple. Gli eventi di atletica leggera vengono di solito organizzati attorno a una pista ad anello della lunghezza di 400 m, sulla quale si svolgono le gare di corsa. Le gare di lanci e salti invece, si svolgono sul campo racchiuso dalla pista. Uomini e donne competono in gare separate e da qualche anno, soprattutto nelle grosse competizioni internazionali, il programma delle donne è identico a quello degli uomini. Le uniche differenze sono costituite dall'altezza degli ostacoli e delle siepi (che è più bassa per le donne), dal peso degli attrezzi per i lanci (che è inferiore) e dal numero di discipline presenti nelle prove multiple, dieci (ovvero decathlon) per gli uomini, sette (eptathlon) per le donne. Ecco nel dettaglio l'elenco: Gare di corsa – velocità (su distanze fino a 400 m. Le distanze olimpioniche sono i 100 m., i 200 m., i 400 m., le staffette 4 x 100 m. e 4 x 400 m.) ; – mezzofondo (gare su distanze che variano tra gli 800 m. e i 3.000 m. Le distanze olimpioniche sono gli 800 m., i 1.500 m. e i 3.000 siepi, una corsa nella quale i corridori devono superare ostacoli detti siepi e riviere con l'aggiunta di una pozza d'acqua) ; – fondo (gare su distanze dai 5000 m. in su. Le distanze olimpioniche sono i 5.000 m. e i 10.000 m.) ; – gran fondo (gare condotte su strada, ma spesso con finale su pista). Distanze comuni sono la mezza maratona (21,097 km) e la maratona (42,195 km). Le gare possono svolgersi su circuito o anche avere il punto di arrivo diverso da quello di partenza; – marcia (di solito si svolge su strada. Le distanze sono 20 km e 50 km.) . Concorsi – lanci (getto del peso, lancio del disco, lancio del giavellotto, lancio del martello, lancio del vortex) ; – salti (in elevazione: salto con l'asta, salto in alto) (in estensione: salto in lungo, salto triplo) . Prove multiple (eptathlon, decathlon). Il SALTO IN ALTO E' una specialità che ha sempre affascinato per la sfida della forza di gravità che blocca l'uomo a terra. Lo stile attualmente più evoluto e praticato è lo stile Fosbury o scavalcamento dorsale. Il nome deriva dall'ideatore della tecnica, R. D. Fosbury che la utilizzò per vincere le Olimpiadi di Città del Messico nel 1968. Prima era praticato lo stile ventrale. La Tecnica L'azione del salto in alto si divide in quattro fasi fondamentali: la rincorsa, lo stacco, il volo e l'atterraggio. La rincorsa è la fase che precede il salto e serve per acquistare l'energia necessaria per saltare. La rincorsa nel Fosbury è costituita da otto-dieci passi. I primi quattrocinque passi sono corsi in linea retta, mentre i rimanenti seguono una traiettoria curvilinea di avvicinamento alla asticella. Nello stacco, l'energia cinetica accumulata durante la rincorsa e la forza centrifuga vengono convertite in forza verticale. Nel Fosbury l'arto di stacco (quello più lontano dalla asticella) si presenta completamente disteso e in tensione, alla ricerca di un contatto con tutta la pianta del piede per poter effettuare la spinta verso l'alto. L'arto libero (quello più vicino all'asticella) si piega, il braccio corrispondente viene portato in alto e entrambi assecondano il movimento del saltatore. La fase di volo inizia quando il piede di stacco abbandona il contatto con il suolo e termina quando l'atleta raggiunge i tappeti posti al di là dell'asticella. Il saltatore passa l'asticella prima con la testa, mantenendo lo sguardo verso questa per controllarne la posizione, poi passano le spalle ed il resto del tronco in posizione dorsale leggermente arcuata. Sempre durante questa fase deve avvenire l'azione di svincolo (recupero) degli arti inferiori per evitare di abbattere l'asticella. L'atterraggio è la conclusione del salto; la caduta sul materasso deve avvenire con il dorso, con le braccia lontane dal corpo per evitare di schiacciarle e le gambe leggermente divaricate per evitare che colpiscano il viso. Il Regolamento Il salto è considerato nullo quando l'atleta fa cadere l'asticella durante il salto, quando tocca i materassi anche se dopo la rincorsa non ha saltato. Dopo tre errori consecutivi il saltatore viene eliminato e gli rimane la miglior misura saltata. L'atleta può anche passare una misura, cioè non saltare e riprendere a saltare in quelle successive fermo restando che nella stesura della classifica si tiene conto della miglior misura superata e del numero di errori commessi. Vince chi salta più in alto rispetto agli altri e a parità di misura ha fatto meno errori. L'Allenamento Poiché‚ il salto in alto è una specialità in cui il saltatore deve agire contro la forza di gravità, è necessario che egli abbia delle gambe potenti per realizzare questo obiettivo. Un saltatore deve essere anche veloce per poter accumulare durante la rincorsa quella energia che verrà trasformata in elevazione nella fase di stacco. Infine deve conoscere alla perfezione la tecnica dimostrando tutta la coordinazione necessaria in quanto la ritmicità della rincorsa deve permettere un'azione coordinata nello stacco e una successione di azioni durante la fase di volo. Un piccolo errore in una qualsiasi fase del salto, per esempio, può determinare l'errore nella prova. IL SALTO IN LUNGO E' la specialità che fra i salti può essere considerata la più naturale. Esistono due tecniche: la "Step-style" (che prevede dei passi in volo) utilizzata dagli atleti professionisti e la tecnica "Hang" (senza passi in volo) utilizzata a livello scolastico. La Tecnica Gli atleti di solito effettuano una rincorsa di circa 40 metri al termine della quale effettuano uno stacco su un asse di battuta dando inizio ad una fase di volo che deve essere la più lunga possibile e che termina con una caduta in una buca piena di sabbia. Non vi sono differenze fra tutte le categorie se non la distanza dell'asse di battuta dall'inizio della buca di sabbia che può essere di 2 o 4 metri. L'azione del salto in lungo si divide in quattro fasi fondamentali: la rincorsa, lo stacco, il volo e l'atterraggio. La rincorsa è rappresentata da un percorso rettilineo che l'atleta effettua correndo in modo sempre più veloce per acquistare energia cinetica da utilizzare nel momento in cui, durante lo stacco, si solleverà da terra per iniziare la fase di volo. La lunghezza della rincorsa varia in funzione delle caratteristiche dell'atleta. Poiché essa deve far acquistare la massima velocità controllabile dall'atleta, sarà in funzione delle proprie caratteristiche e ogni atleta sceglierà quella più idonea. La massima velocità controllabile è un concetto molto importante da analizzare. Non sempre, infatti, la massima velocità raggiungibile permette all'atleta di realizzare uno stacco adeguato ad effettuare la parabola migliore. La massima velocità controllabile è dunque quella velocità che permette all'atleta di arrivare alla fase di stacco da terra potendo sfruttare tutta l'energia, cinetica acquistata. Con l'allenamento, migliorando l'abilità dello stacco, ogni atleta potrà gradualmente aumentare la sua velocità di entrata. La fase di stacco si realizza quando l'atleta giunge sull'asse di battuta ed effettua la spinta per il salto. La battuta del piede avviene con tutta la pianta e con un leggero ammortizzamento limitato dalla resistenza dei muscoli: un eccessivo ammortizzamento, infatti, avrebbe effetti negativi sull'estensione successiva della gamba. Conclusa la fase di ammortizzamento l'arto libero si flette al ginocchio e mentre, l'arto di stacco si estende completamente per dare il massimo impulso sfruttando l'energia cinetica acquista, l'arto libero è coordinato su questa estensione e aiuta l'azione di sollevamento da terra aumentando l'impulso verso l'alto. Il busto rimane verticale e in linea con l'arto di stacco. La fase di volo è quella parte del salto in cui l'atleta non ha appoggi. Ha come scopo quello di preparare un atterraggio bilanciato e coordinato. A livello scolastico, durante questa fase, ci si limita, dopo aver inarcato leggermente il busto con le braccia basse dietro, ad unire gli arti inferiori e a portare le braccia in avanti attraverso una circonduzione per dietro-alto- avanti. In gare d'alto livello, l'atleta in questa fase effettua una serie di passi in aria. All'inizio l'atleta faceva solo "un passo e mezzo". Poi la maggiore lunghezza dei salti ha fatto fare il "due passi e mezzo" fino al "tre passi e mezzo" realizzato ovviamente da pochissimi atleti esperti. Quando l'atleta in volo è riuscito a compiere i movimenti programmati si trova nella posizione migliore per atterrare sulla sabbia. Durante la fase d'atterraggio, gli arti inferiori si estendono e sono vicini tra loro. Il contatto per terra avviene con i talloni. Dopo il contatto con la sabbia, l'atleta porta in avanti il busto in modo da evitare la caduta all'indietro che gli farebbe perdere preziosi centimetri. Il Regolamento La rincorsa non ha limiti di lunghezza. Dopo i primi tre salti di qualificazione i migliori otto atleti hanno diritto ad altri tre salti di finale. Per la classifica finale viene accreditato all'atleta il migliore salto fra i sei eseguiti. Il salto è nullo se l'atleta: - supera l'asse di battuta toccando con i piedi la sabbia bagnata o la plastilina che la delimita e lascia sopra di esse un'impronta; - al termine del salto ritorna indietro passando nella sabbia. - La misurazione del salto avviene sulla perpendicolare all'asse di battuta, fra il punto più vicino all'asse toccato del concorrente e la parte più avanzata dell'asse di battuta. L'Allenamento Prima di affrontare un qualsiasi lavoro di miglioramento della forza o della velocità è indispensabile che l'atleta sviluppi un intenso lavoro di apprendimento delle modalità di salto, con azioni non al massimo della velocità, con rincorse diverse per comprendere quale è la lunghezza migliore da utilizzare e come può arrivare a staccare nel momento più veloce controllabile. Grande attenzione deve essere posta alla fase di volo, attraverso un lavoro di controllo del corpo in volo e nella sua fase di atterraggio. Nel salto in lungo è molto facile non riuscire ad esprimere le proprie capacità perché l'azione si sviluppa in forma scoordinata o poco redditizia. Prima di tutto quindi è fondamentale acquisire una azione corretta di corsa e di salto e interiorizzare completamente tutti gli elementi che devono essere gestiti nel salto. Solo dopo aver dedicato molto tempo a questo apprendimento è possibile pensare di incrementare le qualità corporee che sono maggiormente attivate nella specialità. Il tratto di rincorsa dai 30 ai 45 metri, richiede un allenamento che contenga gli elementi tipici delle sedute del velocista per il miglioramento della fase di avvio e della fase mantenimento della velocità ottimale in funzione dello stacco. Tale allenamento prevede quindi ripetizioni di sprint su tratti di breve (30-60 m.) e media distanza (100-150m.). In considerazione del fatto che alla fine della rincorsa deve poter trasformare la velocità normale acquisita in velocità verticale distacco, è evidente che la preparazione dovrà mirare anche al miglioramento della forza, soprattutto nella sua espressione veloce. A questo scopo sono utili i tratti di corsa in salita (30-50 m.), balzi su brevi e lunghe distanze (dai 30 ai 40 m.), anche con leggeri sovraccarichi (giubbetti o cinture del peso di qualche chilogrammo). Da non dimenticare un adeguato miglioramento della muscolatura del tronco e degli arti superiori poiché la specialità richiede uno sviluppo muscolare adeguato di tutto il corpo. IL VORTEX Negli ultimi anni l'utilizzo di quest'attrezzo si è imposto nelle categorie giovanili di atletica e a livello scolastico come propedeutico al lancio del giavellotto. Realizzato in materiale sintetico e leggero (plastica e spugna, pesa circa 130 g), grazie alle sue caratteristiche, è possibile lanciarlo molto lontano con grande soddisfazione dei praticanti. Quando è lanciato di solito mantiene perfettamente la traiettoria e segnala la sua presenza con l'emissione di un fischio. Esistono vari modi di impugnare l'attrezzo. I più comuni sono quello che vede la coda tenuta tra l'indice e il medio, mentre il corpo centrale è adagiato sulla parte inferiore del palmo della mano; il secondo modo vede il corpo centrale del vortex posto sul palmo della mano e la coda tra il pollice e l'indice, in modo tale che il pollice sia su un lato dell'attrezzo, mentre le altre quattro dita siano sul lato opposto. L'importante è reggere saldamente l'attrezzo senza stringerlo inutilmente. La pedana entro la quale l'atleta esegue la propria prova è rettilinea. Il lancio è valido se non si supera la linea indicata in pedana (altrimenti "nullo di pedana") e se il vortex viene lanciato nella zona di lancio prestabilita (altrimenti si ha il "nullo di settore). La Tecnica Il lancio del vortex si suddivide in due fasi. Nella prima fase, quella ciclica, l'atleta effettua una corsa frontale con il vortex tenuto a braccio flesso vicino al capo. Nella seconda fase, quella aciclica, grazie al gesto tecnico conosciuto come sfilata, nel quale l'arto che impugna il vortex si distende, l'atleta procede con una corsa laterale caratterizzata da una serie di passi incrociati, utili a piazzarsi nel migliore dei modi per la fase finale di lancio. In particolare è importante l'ultimo appoggio, il cosiddetto passo impulso, un passo più lungo degli altri che porta il corpo a fermarsi bruscamente, a caricarsi come una fionda per imprimere all'attrezzo tutta la velocità possibile. Nella fase di lancio l'atleta flette velocemente il braccio, il gomito si porta in alto passando vicino alla testa per poi ridistendersi con forza nella direzione di lancio. ll busto dell'atleta partecipa al movimento con una rapida torsione. Si lancia a braccio disteso con frustata finale del polso. Il vortex viene lanciato con un angolo di circa 36 / 45 gradi. Dopo il rilascio si continua a guardare nella direzione di lancio. Il movimento necessita di una buona dose di coordinazione e forza veloce sia a livello di arti inferiori per garantirne stabilità nella rincorsa (fase ciclica e aciclica), sia a livello di arti superiori (soprattutto della spalla) durante la fase di lancio. IL GETTO DEL PESO Il getto del peso è una specialità dell'atletica leggera, fa parte della categoria dei lanci ed è uno sport praticato da atleti sia di sesso maschile sia di sesso femminile. L'obiettivo dell'atleta è quello di scagliare il più lontano possibile una sfera metallica chiamata “peso” in uno spazio delimitato da due semirette chiamato “settore di lancio”. Regolamento Le regole sono simili a quelle delle altre prove di lancio: i concorrenti hanno a disposizione tre lanci di qualificazione e per i migliori tre lanci di finale. Le prove vengono valutate in base al miglior lancio valido. Vince chi ha effettuato il lancio valido più lungo. La pedana La pedana ha una forma circolare ed è costruita in calcestruzzo, asfalto o in qualsiasi altro materiale solido e non scivoloso. Il diametro interno della pedana è di 2,135 m (+/- 5 mm). Completa la pedana il fermapiedi, una specie di cordolo di legno o di altro materiale, sistemato vicino al bordo anteriore della pedana con lo scopo di impedire all'atleta di uscire dalla pedana dopo l'effettuazione della prova. Settore di caduta E' una zona marcata con linee bianche larghe di 5 cm tracciate in modo che il margine interno di tali linee, se prolungate, passi per il centro della pedana. Inoltre il settore deve avere un'apertura angolare di 40°. Il Peso Le donne per lanciare utilizzano un peso da 4Kg, mentre gli uomini ne utilizzano uno da 7,257Kg. A scuola il peso dell'attrezzo è di solito di 3 Kg. Il peso deve essere di forma sferica e la sua superficie non deve avere rugosità. Tecniche di lancio Attualmente sono due le tecniche di lancio utilizzate dai pesisti. La prima, dal punto di vista cronologico, è la tecnica dorsale introdotta dallo statunitense Parry O'Brien negli anni cinquanta, che si basa su un spostamento rettilineo all'indietro. La seconda, più recente, è la tecnica rotatoria proposta dal russo Aleksandr Baryshnikov negli anni settanta, analoga a quella tradizionalmente usata nel lancio del disco. La maggior parte dei pesisti di alto livello ormai adotta la tecnica rotatoria, ma la tecnica dorsale è ancora molto diffusa, soprattutto a livello amatoriale, perché è più semplice da padroneggiare. La Tecnica Il peso deve essere tenuto fra il collo e la spalla con la mano di lancio, la mano deve aderire al peso in modo che il palmo si trovi nella direzione opposta a quella di spinta (infatti è il palmo che deve spingere) mentre le dita garantiscono una presa solida. Pur essendo un movimento abbastanza complesso, possiamo distinguere alcune fasi che più di altre lo caratterizzano: - il caricamento cioè il momento in cui l'atleta si coordina ed effettua un piegamento sugli arti inferiori al fine di utilizzare nell'esecuzione del movimento anche la spinta degli arti inferiori; - la traslocazione / rotazione cioè uno spostamento all'interno della pedana per acquisire velocità; - il lancio cioè quel momento dove rilascio l'attrezzo spingendolo il più lontano possibile. La traiettoria del lancio è di 45° circa; - il cambio appoggio cioè quel movimento utile dopo il lancio per non perdere l'equilibrio. I Record del Mondo Il record del mondo del getto del peso è di 23,12 metri per gli uomini stabilito dallo statunitense Randy Barnes il 25 maggio 1990 a Westwood e di 22,63 metri per le donne stabilito dalla russa Natalya Lisovskaya il 7 giugno 1987 a Mosca (Russia). Nell'ultimo decennio il livello delle misure nelle gare internazionali si è abbassato, forse per effetto degli sforzi anti-doping. LA STAFFETTA 4x100 Le staffette olimpiche sono la 4x100 e la 4x400. A livello scolastico si fa riferimento di solito alla staffetta 4x100 che di per sé risulta già essere una gara molto impegnativa. La staffetta è l'unica gara a squadre dell'atletica. Nella staffetta 4x100 i quattro frazionisti, a turno, devono portare un bastone chiamato "testimone" dalla partenza all'arrivo nel minor tempo possibile. Il testimone è un tubo cavo di metallo lungo circa 30 cm, dal peso di 50 g e una circonferenza di 120 mm. Il passaggio del testimone da un frazionista all'altro si chiama cambio. Poiché l'obiettivo della gara è quello di far percorrere al testimone il giro di pista il più velocemente possibile, è indispensabile che al momento del cambio da un frazionista all'altro il testimone non perda di velocità. Il frazionista che deve ricevere il testimone deve cercare di avviare la propria corsa in modo da acquisire, nel momento in cui il compagno che sopraggiunge gli passa il testimone, una velocità vicino alla sua massima. Il cambio deve avvenire all'interno di una zona prestabilita lunga 20 metri chiamata appunto zona di cambio. Esiste poi una zona di precambio lunga 10 m, che serve all'atleta per iniziare la sua rincorsa, prima di ricevere il testimone. Il cambio di solito viene eseguito dai due frazionisti negli ultimi metri della zona di cambio, quando cioè i due atleti sono al massimo della loro velocità. Bisogna fare attenzione a non superare la zona di cambio altrimenti si incorre nella squalifica della squadra. Il testimone deve essere tenuto in mano per tutto il percorso. Se dovesse cadere, dovrà essere raccolto dallo stesso atleta che ha commesso l'errore. Una volta trasferito il testimone, i corridori dovranno rimanere nella propria corsia fino alla fine della gara. Il testimone deve essere consegnato e non può essere lanciato.Lo staffettista che riceve il testimone deve saper calcolare la distanza e la velocità del compagno in arrivo. Si chiama handicap la distanza che intercorre tra i due atleti quando il ricevitore inizia la sua rincorsa. L'handicap deve essere valutato in base alla velocità del corridore che arriva con il testimone e alla capacità di accelerazione del ricevitore: è chiara quindi l'importanza di un buon affiatamento tra i due atleti per evitare che il cambio possa avvenire fuori della zona prevista, o che il ricevitore quando prende il testimone non abbia ancora raggiunto la velocità ideale. Il porgitore è il responsabile principale del cambio. Poiché ogni frazionista può essere a sua volta porgitore e ricevitore è bene che la tecnica di cambio sia ben assimilata da tutti gli staffettisti. Quando il porgitore si trova a due o tre metri dal ricevitore, richiama l'attenzione di quest'ultimo con la voce, solitamente con un "op", perché elevi un braccio dietro per basso con la mano aperta e rivolta con il palmo verso l'alto, senza voltarsi e senza decelerare. A questo punto il porgitore effettuerà il passaggio del testimone dall'alto verso il basso nella mano del ricevitore. Esistono due tecniche per il passaggio del testimone: il cambio alternato e il cambio tradizionale. Il cambio alternato prevede che il primo e il terzo frazionista eseguano tutto (cioè la ricezione e la consegna del testimone) con la mano destra, il secondo e il quarto frazionista tutto con la mano sinistra. Il cambio tradizionale prevede invece che tutti i frazionisti si comportino allo stesso modo e cioè devono ricevere il testimone con la sinistra, cambiare mano e porgere il testimone all'altro frazionista, con la destra. Per ottenere una perfetta tecnica nel cambio è necessario un allenamento di tipo individuale con lavoro specifico del porgitore e del ricevitore ed un allenamento collettivo per la sincronizzazione dei passaggi.