Armonia degli Opposti - Rotary Club Arezzo Est

Transcript

Armonia degli Opposti - Rotary Club Arezzo Est
Marco Ungarelli *
L’ARMONIA DEGLI OPPOSTI
L’obiettivo e la linea guida che ispirano questo libro è utilizzare
la razionalità del metodo scientifico come strumento per analizzare e arrivare a una comprensione ragionata e non ideologicizzata di certi principi e concetti con forte impatto sulla nostra vita e convivenza sociale, come ad esempio il concetto di
libertà individuale o quello di uguaglianza di opportunità.
Utilizzo ad esempio il Principio di Indeterminazione di Heisenberg (pilastro della meccanica quantistica) per capire cosa significa Libertà, i suoi paradossi e i suoi limiti. (Cap. 3 e Cap.4)
Analogamente utilizzo il secondo principio della termodinamica per comprendere meglio cosa si intende per uguaglianza.
(Cap.5)
Credo sia la prima volta che si ricorre a una
tale tipologia di leggi fisiche per spiegare e
comprendere complesse categorie sociali.
Ed inoltre l’adozione della metodologia scientifica utilizzata in fisica sperimentale, viene
parimenti utilizzata per analizzare fenomeni
quali l’ambientalismo/ecologismo, il suo attuale cavallo di battaglia, il riscaldamento
globale, l’utilizzo di energie rinnovabili, per
arrivare infine a conclusioni diametralmente
opposte a quelle attualmente prevalenti e
“politicamente corrette”. (Cap.8)
La stessa metodologia viene utilizzata per
dimostrare la falsità del materialismo scientifico marxista. (Cap.6)
Ho infine tentato (osato?) di dimostrare la
auspicabile possibilità di un ulteriore avvicinamento sinergico fra scienza e religione e
quindi l’utilizzo della scienza come semplice
strumento per comprendere meglio (e non
certo per dimostrare) la necessità
dell’esistenza di un Creatore per la creazione
di un universo regolato da leggi e costanti universali di una perfezione e precisione asso-
luta. Non dimentichiamo che scienza e fede
non sono categorie conflittuali e questo è
stato definitivamente chiarito da Giovanni
Paolo II il quale affermò ”Scienza e Fede sono
entrambi doni di Dio”. (Cap.9).
Attenzione, per me la scienza NON è una ideologia che pretende di dare una risposta a
tutte le questioni. La scienza è solamente un
mezzo, evoluto sì, ma solo un mezzo, come lo
è il trattore per un agricoltore. Il mio obiettivo è utilizzare il ‘trattore scienza’ per coltivare meglio l’ampia distesa dei fenomeni sociali
e politici.
In buona sostanza, come quasi 2 secoli fa
venne creata la teoria (falsa) del materialismo scientifico, nel mio saggio ho cercato di
iniziare un ambizioso percorso verso la definizione di un “Liberalismo Scientifico”. Ed è
proprio in questo obiettivo che risiede
l’originalità del mio libro, che si conclude con
un Manifesto, da me elaborato alla fine del
mio percorso, e che si chiama :
Manifesto della Libertà
1
Capitolo 1 & 2
stanno moltiplicando molto rapidamente incredibilmente la forza del cervello).
A mio avviso oltre al ben noto Rinascimento
umanistico, ne esiste un altro altrettanto importante che ho definito come Rinascimento
Scientifico e che si colloca fra la nascita di Galileo nel 1564 (lo stesso anno in cui nacque
Shakespeare e morì Michelangelo) e la nascita di Newton nel 1643. Come disse A. Pope,
“… da allora tutto fu luce”.
Nella grande proliferazione di fabbriche si utilizzarono, è vero, dei bambini, ma togliendoli
dall’agricoltura, ove vigevano orari di lavoro
di 14/16 ore al giorno, al caldo, al gelo o sotto la pioggia, e quindi con mortalità infantile
elevatissima.
Ma in parallelo e come conseguenza di questo rapido progresso scientifico, si sviluppò
anche una teoria filosofica totalmente errata,
quella del Determinismo Storico o più semplicemente dello storicismo.
Dalla macchina a vapore nacque un altro ramo della scienza, la Termodinamica che ha
spinto gli scienziati dell’epoca, fra i quali
Clausius e Maxwell (metà ‘800), a capire vari
fenomeni connessi con le proprietà dei gas
attraverso il moto degli atomi e quindi attraverso lo studio dell’infinitamente piccolo.
Il determinismo nacque da Newton e dalle
sue leggi del moto in base alle quali Dio viene
degradato al ruolo di un grande orologiaio.
Nel 1650 e nel 1651 due filosofi britannici,
William Petty e Thomas Hobbes (questi col
libro “Leviatano”), svilupparono una sorta di
Determinismo Politico in base al quale anche
i fatti politici avevano una sorta di percorso
obbligato, il cui stadio finale secondo Hobbes
era la instaurazione di un monarca assoluto,
che avrebbe preso cura di ognuno di noi, eletto dal popolo, ma mai sostituibile!
Hobbes in certo qual modo fu il precursore
del Determinismo Storico, perfezionato da
Marx. Secondo tale teoria “….la storia è controllata da specifiche leggi evolutive la cui
scoperta può metterci in condizione di profetizzare il destino dell’uomo…” (Marx).
Il quale poi aggiungeva (e con lui Lenin
all’inizio del ‘900) che per accelerare questo
corso ineluttabile era lecita qualsiasi azione.
Lo sviluppo sella scienza fu la piattaforma sulla quale si sviluppò la Rivoluzione Industriale
(inizio ‘800), la cui creatura più travolgente fu
l’invenzione della macchina a vapore che
aumentò in modo esponenziale la forza
dell’uomo (come le tecnologie moderne
Maxwell inoltre fu il primo a introdurre le
leggi della statistica per stabilire la velocità
media degli atomi di un gas in un recipiente
in funzione della temperatura e della pressione, anticipando dunque uno dei padri fondatori della meccanica quantistica: Schrödinger.
Il capolavoro scientifico di Maxwell viene però considerato la “Teoria dell’Elettromagnetismo”, attraverso la quale Maxwell stabilisce le comuni origini ondulatorie di tre fenomeni fisici sino ad allora ben distinti:
l’elettricità, l’elettromagnetismo e la luce. Si
tratta di tre fenomeni che si propagano nello
spazio come un’onda sonora e ciò che li distingue è solamente la lunghezza d’onda.
Si può datare l’inizio della fisica moderna con
l’inizio del’900 con la scoperta da parte di
Max Plank che la luce, oltre ad avere una natura ondulatoria, ne ha anche una corpuscolare, ossia è costituita da corpuscoli, da infiniti mattoncini chiamati fotoni e Plank calcolò
l’energia trasportata da un singolo fotone,
utilizzando la più piccola grandezza esistente
in natura: la costante di Plank, che gli valse il
premio Nobel. Ecco la meccanica quantistica
nacque da questa scoperta rivoluzionaria.
2
A questo punto entra per la prima volta in
gioco Einstein, ultimo dei grandi fisici classici
e primo dei moderni (e modesto impiegato
dell’ufficio brevetti di Berna). Einstein dimostrò che se un fotone (un mattoncino di luce)
colpisce la superficie di una lastra metallica,
dalla lastra fuoriesce un elettrone e a questo
fenomeno venne dato il nome di effetto fotoelettrico ed è proprio questo effetto che
viene utilizzato ad esempio nei pannelli fotovoltaici per produrre energia. Questa scoperta (e non la teoria della relatività) valse a Einstein il premio Nobel.
I veri padri della meccanica quantistica furono tre grandissimi scienziati che svilupparono
le loro teorie nei primi decenni del ‘900, grazie alle quali ricevettero il premio Nobel:
N. Bohr, che per primo sviluppò il modello
quantistico dell’atomo.
Erwin Schrödinger, che elaborò una geniale teoria la cui espressione matematica è
la celebre equazione della “Funzione
d’onda di Schrödinger” che in base a calcoli probabilistici consentiva di calcolare la
probabilità che un elettrone facente parte
di un atomo abbia una certa velocità piuttosto che un’infinità di altre possibili.
E infine Heisenberg, che attraverso il suo
celebre “Principio di Indeterminazione”
dimostrò che è assolutamente impossibile
determinare nello stesso istante la posizione (caratteristica della natura corpuscolare) e la velocità (caratteristica della natura ondulatoria) di una particella elementare come l’elettrone. E questo non a causa
dell’imprecisione degli strumenti, ma perché questa è una caratteristica della materia di cui siamo fatti, i cui costituenti elementari hanno nello stesso tempo proprietà corpuscolari (materia) e di onde
immateriali (energia).
quindi ecco la sua duplice personalità: è simultaneamente materia ed energia pura immateriale, discreta e continua, un classico esempio di armonia degli opposti! Un bel fenomeno dunque che non ha uguali nella natura come noi la percepiamo a livello macroscopico, con il nostro buon senso comune.
Il bello è che siamo noi attraverso le nostre
osservazioni (come conferma il celebre esperimento della doppia fenditura) che stabiliamo se la particella in esame è un onda immateriale o un corpuscolo e proprio da qui nasce
la stupenda affermazione del libero arbitrio e
viene seppellito il determinismo con le sue
derivazioni storicistiche.
La realtà che noi percepiamo (che non è
l’unica possibile) si estrinseca e si realizza
dunque attraverso un processo partecipativo
da parte di un osservatore apparentemente
esterno ma in effetti in uno stato di simbiosi
con la realtà stessa.
Riassumendo, il percorso filosofico scientifico
che ci ha portato alla piena definizione del Libero Arbitrio e quindi della vera Libertà è il
seguente
Leggi del Moto (Newton)
Determinismo
Sviluppo Scienza Tradizionale
Invenzione Macchina a Vapore
Termodinamica
Leggi dei Gas
Elettromagnetismo
Meccanica quantistica
L’elettrone si comporta quindi come un’onda
se non è sottoposto ad alcuna misura (e
quindi in teoria può occupare infinite posizioni differenti) e si comporta invece come un
corpuscolo quando è sottoposto a misura. E
Libero Arbitrio
Libertà
3
Capitolo 3
La scoperta della meccanica quantistica è stata una vera e propria opera d’arte in tutti i
sensi, perché ci ha donato una visione della
realtà totalmente nuova, qualitativamente
superiore (dal determinismo al libero arbitrio)
e ad un altissimo livello di astrazione. È quindi doveroso classificarla come uno dei più
grandi capolavori di tutti i tempi. E pensare
che è stata preceduta di pochi anni da un altro capolavoro, la teoria della relatività di
Einstein, che sovvertì altrettanti concetti
primordiali radicati nella nostra mente. E infatti la teoria della relatività sovvertì il concetto di spazio e di tempo assoluto, che effettivamente in natura non esistono. In realtà il
tempo non scorre in modo uniforme e uguale
per ognuno di noi, ma in modo diverso a seconda della forza di gravità alla quale siamo
sottoposti o della velocità alla quale stiamo
viaggiando.
E quindi, riassumendo, la teoria della relatività ha rivoluzionato il concetto primordiale di
tempo e di spazio assoluti, mentre la meccanica quantistica ha demolito la teoria deterministica/storicistica sostituendola con il libero arbitrio e quindi con la libertà e la responsabilità individuale.
È bene rammentare che uno dei pilastri sui
quali si fonda il determinismo è la famosa
legge di “Causa – Effetto” ovverosia il fatto,
apparentemente inequivocabile, che ad ogni
singola causa corrisponde un solo effetto. Se
riesco a misurare esattamente la causa, riesco a prevedere con altrettanta esattezza
l’effetto. Ma la meccanica quantistica ci ha
dimostrato che a livello di particella elementare questa corrispondenza biunivoca non esiste. Primo perché è impossibile, non ci è
consentito, misurare con grande precisione
quello che noi chiamiamo “causa” (Principio
di Indeterminazione) e quindi di calcolare con
precisione gli effetti. Secondo perché a livello
quantistico ad un’unica causa possono corrispondere infiniti effetti, la cui probabilità di
realizzazione è stabilita dalla famosissima
formula della funzione d’onda di Schrödinger.
Ad esempio se un quanto di luce colpisce
l’elettrone di un atomo è assolutamente impossibile calcolare con precisione la posizione
che assumerà tale elettrone, in quanto ne
può assumere una infinità.
È opportuno precisare che nella nostra vita
quotidiana noi non ci accorgiamo degli effetti
quantistici e relativistici a causa del fatto che
i primi sono determinanti a dimensioni estremamente piccole (particelle elementari) e
i secondi a velocità elevatissime e in presenza
di forze di gravità estremamente elevate. Basti pensare che l’uomo, con le sue più veloci
astronavi, ha sino ad oggi raggiunto una velocità massima di 15 Km/secondo mentre la luce viaggia ad una velocità di 300.000 Km al
secondo.
Concludo questa parte con un esempio: immaginate un insieme (macrocosmo) costituito da un laboratorio di fisica e da un fisico
sperimentatore. L’insieme macrocosmico è
totalmente costituito da particelle elementari
quantistiche che, come abbiamo appena visto, non si possono definire né come sola materia né come sola energia. E da qui nasce un
apparente paradosso in quanto il macrocosmo ha bisogno del microcosmo (i piccoli
mattoni quantistici) per la sua esistenza, ma
nello stesso tempo il microcosmo (le particelle quantistiche) hanno bisogno dell’osservatore (e dei suoi strumenti) per poter divenire una delle tante realtà possibili, per esistere nel nostro mondo.
Capitolo 4
Che cosa è la libertà? Nessuno può darne una
definizione univoca e assoluta in quanto la
libertà può manifestarsi in varie forme e con
altrettante definizioni che si escludono o forse si complementano a vicenda. A questo fenomeno Karl Popper ha dato il nome di “Paradosso della Libertà” in quanto gli “ingre4
dienti” che ne costituiscono la sostanza hanno caratteristiche opposte ma allo stesso
tempo complementari: una vera e propria
armonia degli opposti, con forti similitudini
alle proprietà già evidenziate per velocità e
posizione di una particella elementare, brillantemente espresse dal “Principio di Indeterminazione” di Heisenberg.
Diamo ora sostanza a quanto appena affermato con un esempio pratico e prendiamo in
esame due ingredienti fondamentali della libertà: la libertà individuale e quella che io ho
definito come libertà collettiva.
La libertà individuale, in uno Stato democratico, è quella che garantisce ad ogni cittadino
la possibilità di perseguire alcuni diritti fondamentali, come ad esempio la libertà di voto
(che Marx definì come libertà formale), la libertà di scelta del proprio lavoro, dei propri
studi, di come consumare e salvaguardare i
propri guadagni, di come e dove trascorrere il
proprio tempo libero, di quale religione adottare, e quindi in buona sostanza di come perseguire la propria felicità.
Ma la libertà individuale va regolamentata e
dosata in quanto, in assenza totale di regole,
si corre il rischio che una minoranza di potenti e prepotenti sottometta tutti gli altri.
Nello stesso tempo occorre che a tutti i cittadini venga garantita la libertà di poter soddisfare alcuni diritti sociali, come ad esempio la
libertà di poter salvaguardare la propria salute, di potersi nutrire, di proteggersi dalle intemperie, di poter formare una famiglia, tenendo presente che i risultati che ognuno ottiene nel perseguire i propri obiettivi dovrebbero avere molto a che fare con un valore
che si chiama meritocrazia. Ecco, alla libertà
di poter perseguire questi diritti sociali ho dato il nome libertà collettiva.
È del tutto evidente che per garantire un minimo di bisogni primari alle fasce veramente
più deboli e indifese, lo Stato deve ricorrere a
un’equa e condivisa forma di tassazione, che
ovviamente diminuisce la libertà individuale.
Possiamo quindi logicamente intuire che libertà individuale e libertà collettiva sono due
concetti che in fisica (in meccanica quantistica in particolare) verrebbero definiti come
“grandezze complementari” (come la velocità
e la posizione di una particella elementare).
Complementari in quanto l’eccessiva focalizzazione ed enfatizzazione su una (per esempio la posizione/libertà collettiva) porterebbe
alla quasi eliminazione dell’altra (per esempio la velocità/libertà individuale).
Portando avanti questo concetto, è ora opportuno illustrare la semplicissima espressione del “Principio di Indeterminazione” di Heisenberg la cui formulazione è la seguente :
ΔpΔm≥h:4π
La formula sopra indicata è semplicemente la
formula geometrica di un’iperbole, dove
sull’asse delle ordinate è indicata la precisione nella misura della velocità e su quello delle ascisse è indicata la precisione nella misura
della posizione. Come già accennato, se cerco
di misurare con la massima precisione la velocità di una particella, perdo completamente
la nozione della sua posizione. È semplicemente impossibile sapere in quale punto dello spazio si trova. Schrödinger ci viene un po’
in aiuto con la sua formulazione probabilistica delle infinite posizioni possibili.
Ebbene, a me è sembrato di rilevare che le
due tipologie di libertà prima descritte (libertà individuale e libertà collettiva) sono dotate
delle stesse caratteristiche di armonica complementarietà caratterizzanti la velocità e la
posizione di una particella. Se ci focalizziamo
in misura eccessiva sulla libertà collettiva (e
quindi vi dedichiamo tutte le risorse disponibili), inevitabilmente penalizziamo e possiamo arrivare ad annullare l’esistenza della libertà individuale e il perseguimento della sua
felicità. Esattamente l’opposto può accadere
se perseguiamo una libertà individuale totale,
senza remore, freni e regole. Ho provato a
porre in forma grafica quanto ho appena descritto e ne è venuta fuori una perfetta curva
5
di un’iperbole. Da qui, per me, il passo è stato
breve a dare una espressione matematica al
concetto di libertà, assolutamente simile a
quella che Heisenberg dette a velocità e posizione, e da questa intuizione ho elaborato la
seguente formulazione che regola il concetto
di libertà:
LI x LC ≥ K
Ove LI rappresenta la libertà individuale, LC la
libertà collettiva e K una costante. Ecco, questa è la mia formula della libertà, che ci illustra la necessità di trovare una certa armonia
fra le due possibili forme di libertà. Più avanti
cercherò di illustrare in quale punto
dell’“Iperbole della Libertà” è possibile trovare un ragionevole compromesso. (Cap. 7)
Capitolo 5
In questo capitolo cercherò di dimostrare (ricorrendo ancora a fondamentali enunciazioni
scientifiche) la fallacità del concetto di uguaglianza (di risultati), infrangendo uno di miti
del politicaly correct.
Darò una dimostrazione razionale (in quanto
basata su basi scientifiche) che il progresso di
una qualsiasi civiltà è funzione di varie forme
di disuguaglianza che portano a strutture
sempre più complesse e progredite.
Ma per fare questo è necessaria una breve e
semplice divagazione scientifica, propedeutica alla tesi che mi propongo di dimostrare.
Il secondo principio della termodinamica stabilisce che qualsiasi tipo di generazione di
energia di natura termica può avvenire solo
attraverso un passaggio di calore da un corpo
più caldo a uno più freddo. È impossibile sia
la generazione che il sostentamento della vita
senza la presenza di continui passaggi di energia da un corpo all’altro. Più sono frequenti e intensi tali scambi energetici, più è
probabile e possibile lo sviluppo di forme di
vita sempre più complesse. Il progresso è un
crescente livello di complessità, generato dal
continuo sviluppo di disuguaglianze.
Per contro quando nell’intero universo si sarà
raggiunta un’assoluta uguaglianza di temperatura di tutti i suoi costituenti (massimo livello di Entropia), non sarà più possibile alcuna forma di scambio energetico, ogni forma
di vita cesserà, ma si sarà raggiunta una perfetta uguaglianza.
L’intera storia della evoluzione della vita sulla
terra ci dimostra che essa è stata possibile a
causa della presenza e dello sviluppo di continue forme di disuguaglianza, come semplicisticamente indicato dalle catena evolutiva
sotto indicata :
esseri unicellulari
organismi pluricellulari
pesci
anfibi
mammiferi
scimmie
UOMO
Nessuna delle mutazioni che hanno caratterizzato il percorso evolutivo appena accennato sarebbe avvenuta senza la presenza di disuguaglianze di una qualche natura. Questo
incredibilmente perfetto processo evolutivo
continua ininterrotto e, per quanto riguarda
l’uomo, a ritmi sempre più serrati rispetto al
passato. L’uguaglianza assoluta e permanente porta assenza di sviluppo, di progresso, ma
piuttosto appiattimento, livellamento e infine
estinzione.
Cercherò ora di definire meglio a quale tipo
di uguaglianza mi sono riferito sinora in
quanto, come nel caso della libertà, anche
per l’uguaglianza esistono varie forme e per
questo mi rifarò al premio Nobel Milton
Friedman, professore emerito dell’Università
di Chicago, recentemente scomparso.
Friedman asseriva che esistono tre tipologie
di uguaglianza:
L’uguaglianza davanti a Dio
L’uguaglianza di opportunità
L’uguaglianza di risultati
6
Per la prima tipologia, l’uguaglianza è assoluta e addirittura sancita dalla Dichiarazione di
Indipendenza (Jefferson 1776) ove è scritto
“… all men are created equal ….” e quindi dotati dal Creatore di certi diritti inalienabili.
Jefferson dette grande importanza al concetto di uguaglianza davanti a Dio in quanto perfettamente conscio che il Creatore non distribuiva il talento fra gli uomini in modo uguale.
La seconda tipologia prevede l’uguaglianza di
opportunità, il che significa, usando una nota
espressione francese “… une carrière ouverte
aux talents …”, il che, decodificato in linguaggio moderno, significa valorizzare in pieno la
meritocrazia. E questo ritengo sia il problema
più grave che affligge il nostro paese. Una società ove non ci sia uguaglianza di opportunità e quindi non siano valorizzati i veri talenti
è una società statica, priva di motivazione,
priva di vera mobilità sociale, ingiusta, che
non progredisce.
La terza tipologia prevede l’uguaglianza di risultato. Questa è appunto la devastante forma di uguaglianza cui facevo prima riferimento e purtroppo ha trovato a lungo forti forme
di radicamento nel mondo occidentale, basandosi su una delle più distruttive ideologie
che la storia ricordi.
Capitolo 6
Sino ad ora ho fatto vari paralleli fra alcuni
importantissimi principi e formulazioni scientifiche e fenomenologie con grandi ripercussioni sulla nostra vita quotidiana quali il concetto di libertà e quello di uguaglianza.
Cercherò ora di dimostrare che la mancata
applicazione del cosiddetto metodo scientifico (come vedremo, concettualmente molto
semplice) può essere di estrema utilità per
appurare se una certa ideologia, apparentemente eccelsa in termini di risultati teorici, è
basata su sane premesse e verifiche effettuate su dati reali. Non solo: occorre anche accertare se tale ipotesi ideologica, che necessariamente implica delle previsioni sulle con-
seguenze della nostra vita quotidiana, porti a
dei risultati reali ragionevolmente in linea
con le previsioni stesse.
Se non si adotta questa prassi e si forza
l’ideologia in questione sulla pelle di milioni
di cittadini, sicuramente si va incontro ad
immani tragedie, come dimostra la storia recente del XX secolo. A pieno sostegno di questa affermazione prenderò come esempio
l’ideologia marxista del materialismo storico
e la sua applicazione pratica, il comunismo.
Anzitutto illustrerò le tre semplicissime fasi
che costituiscono l’essenza del metodo scientifico.
Prima fase. Consiste nella raccolta dati nel corso della quale, con estrema
obiettività, raccolgo un rilevante numero di dati (fatti) relativi all’ipotesi
scientifica (ideologica) sotto esame.
Seconda fase. Consiste nella stesura
concettuale finale dell’ipotesi scientifica (ideologica) conseguente e confermata dalla raccolta dati prima accennati.
Terza fase. È l’importantissima fase di
verifica sperimentale dell’ipotesi
scientifica (o dell’ideologia) sotto esame consistente nel controllo della
esatta corrispondenza fra le previsioni
ipotizzate dalla teoria ed i risultati
reali ottenuti.
Per un osservatore neutrale e con la mente non offuscata da faziosità ideologica
preconcetta, è del tutto evidente che
nessuna delle tre fasi sopra accennate è
stata sia pur approssimativamente seguita da Marx nello sviluppo della sua ideologia e nella stesura delle sue opere. Ironia della sorte, a questa ideologia Marx
ha dato il nome di materialismo scientifico, che di scientifico non ha assolutamente nulla, ma rappresenta invece una gigantesca ed eccellente opera propagandistica. Qualsiasi teoria scientifica elaborata
con la metodologia, volutamente ingan7
nevole, adottata da Marx non varrebbe
nemmeno la carta sulla quale è stata
scritta. In questo capitolo sono dettagliatamente indicate le omissioni e le falsificazioni, volute, nella raccolta dati della
fase 1.
Analogamente sono chiaramente evidenziate tutte le false previsioni derivanti dalla teoria marxista, attraverso un dettagliato parallelo fra previsioni, totalmente
errate, e realtà dei fatti.
guire i propri fini, senza l’impedimento di
ostacoli imposti da altri. La libertà significa assenza di costrizione. Possiamo ugualmente affermare che essere libero significa essere proprietario di se stesso, del
proprio corpo e della propria mente. Ma
non sarebbe coerente riconoscere questo
diritto di proprietà ad una persona e contemporaneamente negare la proprietà dei
frutti delle sue attività, creati con
l’esercizio delle sue facoltà”.
Sarebbe stato sufficiente tentare un’applicazione sia pure approssimata della
metodologia sopra indicata, cosa assolutamente fattibile, per evitare l’immane
tragedia che l’attuazione forzata di questa ideologia ha rappresentato per
l’umanità, tragedia tanto più devastante
quanto maggiore è stato lo zelo nella sua
attuazione.
Rimane da capire come mai così tanti intellettuali, che per definizione dovrebbero usare l’intelletto, siano stati affascinati
da questa ideologia.
Troverete conferma a queste affermazioni nel libro attraverso due testimonianze
molto rilevanti: quelle di Giovanni Paolo II
(“Enciclica Centesimus Annus”) e di Don
Sturzo.
Capitolo7
La stragrande maggioranza della gente ritiene che vi sia una stretta correlazione
fra libertà e democrazia. Non è così. Esistono paesi ove esiste senza dubbio una
democrazia formale, ma la libertà individuale è fortemente limitata ed altri dove
c’è una forte componente di libertà individuale, ma una scarsissima dose di democrazia. Fra i primi si può tranquillamente citare l’Italia e fra i secondi Singapore, la Cina, Hong Kong.
L’ideale, ovviamente, sarebbe quello di
avere un paese la cui cultura e civiltà consenta una forte dose di entrambi i componenti.
Il Nobel Pascal Salin afferma “… essere liberi significa avere la possibilità di perse-
Una società fondata sulle libertà individuali e sul rispetto dei diritti di proprietà
è il contrario di una società dove lo Stato,
anche se legittimato democraticamente,
si appropria con la forza di oltre il 50% del
frutto delle attività dei cittadini. Lo Stato
purtroppo detiene il monopolio legalizzato della costrizione e dell’esproprio, che
se arriva a superare il 50% del nostro lavoro diviene un atto di violenza legalizzata.
Sarebbe davvero bello se fra le tante inutili leggi e dettami costituzionali, sia a livello italiano che europeo ve ne fosse
uno rigidissimo, irrinunciabile, che, senza
eccezioni, stabilisca a un massimo del
30% il prelievo dello Stato sul totale della
ricchezza prodotta. Se per motivi imprevedibili fosse necessario superare, anche
di poco, tale limite, occorrerebbe che
questa deviazione, possibilmente temporale, venisse approvata con un referendum popolare ben motivato, come già
avviene nella civilissima Svizzera. Altrimenti si cade nel paradosso di Bastiat il
quale affermò in pieno ‘800 “Lo Stato è la
finzione attraverso la quale tutti si sforzano di vivere a carico di tutti”. Rammentiamo anche quanto affermò James Madi8
son nel suo celebre saggio “The Federalist”: “Le Costituzioni vengono costituite
per impedire ai governanti di diventare tiranni”. E allora cosa aspettiamo per introdurre un limite costituzionale alla tirannia delle tasse? Oltretutto sarebbe un
complemento naturale al federalismo e
impedirebbe a comuni e regioni di aumentare arbitrariamente il livello di tassazione senza l’approvazione dei cittadini,
il che sarebbe un passo non indifferente
verso una vera democrazia, come già avviene nella repubblica federale svizzera.
Naturalmente l’obiezione principale a
questo ragionamento è la solidarietà verso le classi più deboli, anche se sarebbe
molto interessante esaminare in dettaglio
quale porzione della marea di tasse che
siamo costretti a pagare va davvero a finire ai più deboli. E pensare che la strada
maestra per aiutare i deboli e le classi
meno abbienti la descrisse molto chiaramente Benjamin Franklin oltre 200 anni fa:
“Sono per azioni mirate a ridurre la povertà, ma dissento sui mezzi: penso che la
cosa migliore da farsi per i poveri non sia
rendere loro la vita più agevole in povertà,
ma spingerli ad uscirne guadagnando”.
Da quanto osservato mi sembra che anche in questo caso ci troviamo di fronte al
Principio di Heisenberg. E infatti chiamando LI il tasso di libertà individuale e
con LT il livello di tassazione, si può facilmente esprimere la correlazione fra queste due grandezze complementari attraverso la seguente formula :
LI X LT ≥ K
Ricordiamo una significativa affermazione
di Thomas Paine il quale giustamente affermava “Il governo migliore è quello che
governa meno”, che poi è quanto fu argutamente espresso a Colbert, ministro delle finanze di Luigi XIV, da un gruppo di
uomini di affari ai quali Colbert chiedeva
cosa potesse fare il governo per aiutarli.
La risposta fu lapidaria “Laissez nous faire” (lasciateci fare).
Capitolo 8
Le azioni di ogni essere umano sono prevalentemente determinate da due tipologie di stimoli che ognuno di noi ha in misura ineguale, di natura completamente
differente ed entrambi rispondenti ai già
descritti criteri di “complementarità”e
quindi rappresentabili con una formulazione scientifica, che potrei descrivere in
forma grafica come l’armonia degli opposti della Passione – Ragione.
Classici esempi in cui prevale la passione
sono l’amore, la fede, l’arte, l’invidia, la
politica. L’esempio più evidente in cui
prevale la ragione è la scienza.
Purtroppo succede spesso che quando
delle importanti problematiche di rilevante impatto sociale e politico vengono affrontate con una forte prevalenza della
componente passione e le ideologie che
sottendono la passione vengono divulgate, spesso in mala fede o per puro opportunismo, da abilissimi demagoghi alla
stregua di sacrosante verità, il risultato
che ne deriva sono spesso immani tragedie. Il ventesimo secolo, il secolo delle
ideologie, è lì a dimostrare la verità di
questo assunto.
Ralph Dahrendorf affermava: “La Passione è calda, la Ragione è fredda e quindi
nella natura umana prevale la passione in
quanto si impossessa del nostro cuore e
della nostra pancia, mentre la ragione
tocca solamente una limitata regione del
nostro cervello”.
Ayn Rand, la grande scrittrice liberale
americana, fuggita giovanissima dal suo
paese di origine, la Russia, in seguito
9
all’avvento del comunismo, sulla ragione
ebbe a dire: “Non sono esclusivamente
una sostenitrice del capitalismo o
dell’egoismo, ma principalmente della ragione. Se si riconosce la supremazia della
ragione e la si applica alle nostre vite continuativamente, tutto il resto ne consegue”.
In questo capitolo ho anche citato qualche importante esempio di irrazionalità
pseudo scientifica generata da una corrente ideologico/passionale che ha già
provocato ingentissimi danni al genere
umano e se non verrà neutralizzata (politicamente si intende) rischia di provocarne altri ancora più gravi. Mi riferisco
all’estremismo ambientalista. A supporto
di quanto affermo citerò alcuni casi molto
rilevanti.
La malaria nella prima metà del ‘900 ha
provocato la morte di svariati milioni di
persone, più di tutti i caduti della prima
guerra mondiale, sino a che in America fu
inventato il DDT, grazie al quale la malaria
fu quasi debellata salvando la vita a milioni di persone, bambini in particolare.
Ma a un certo punto si scatenarono gli
ecologisti i quali senza prove scientifiche
ben documentate (come nel caso del riscaldamento globale) attraverso un’eccellente campagna propagandistica divulgarono l’idea che il DDT stava producendo danni irreparabili all’ecosistema (come
ora con le emissioni di CO2), e riuscirono
così a far abolire l’uso del DDT. Naturalmente il risultato fu che la malaria tornò a
colpire, in particolare l’Africa e il sud est
asiatico, riprendendo ad uccidere allo
stesso ritmo di prima. Per fortuna
l’organizzazione mondiale della sanità
non poteva permettere ancora più a lungo la continuazione di questa strage di innocenti e quindi l’utilizzazione del DDT è
stata di nuovo consentita.
Un altro esempio è l’utilizzo del Golden
Rise, un tipo di riso OGM (geneticamente
modificato) che contiene dunque un’alta
percentuale di beta carotene, precursore
della vitamina A. Il riso comune è privo di
questa vitamina, fondamentale nell’alimentazione dei bambini e senza la quale
la mortalità o la cecità sono elevatissime,
anche perché nei paesi poveri non è possibile seguire il consiglio degli ambientalisti, che suggerivano di sopperire alla
mancanza di vitamina A con carne, burro,
uova. Ricordate quando la regina di Francia suggerì al popolo affamato di nutrirsi
con brioche? Ma almeno lei fu decapitata,
pace all’anima sua.
Un altro devastante esempio è quello del
riscaldamento globale indotto dalla CO2,
che è una falsità totale, basata su dati selezionati ad arte (come Marx), le cui previsioni non si stanno assolutamente realizzando (come Marx), come ampiamente
dimostrato nel testo. Sconcerta un po’ il
fatto che al profeta di questa falsa teoria
sia stato assegnato il premio Nobel, ignorando il suo enorme conflitto di interessi.
Infatti pochi sanno che Al Gore, oltre ad
essere stato un alto dirigente della Lehman Brothers (fallita a causa della sua
pessima gestione dei mutui sub prime), è
anche azionista e membro del consiglio di
amministrazione di una società specializzata nella produzione di energie rinnovabili, sulle quali Al Gore punta e promuove
con grande enfasi.
E infine concludo questo argomento con
una serie di argomentazioni (ragionate e
documentate) a favore dell’energia nucleare. Ritengo di aver dimostrato nel testo, con sufficiente chiarezza, che l’energia nucleare è ora la più sicura, affidabile ed economica fonte di energia nel
mondo.
Sono già in funzione circa 450 Centrali
nucleari e ne sono in costruzione altre 35.
10
Esistono paesi ove il nucleare soddisfa
l’80% (Francia), il 35% (Svizzera), il 20%
(Stati Uniti) del loro fabbisogno di energia
elettrica. Esistono materiali (Uranio, Plutonio, Torio) utilizzabili in reattori nucleari
sufficienti a soddisfare il fabbisogno
mondiale di energia per almeno i prossimi
10.000 anni.
C’è solo da augurarsi che al più presto
possibile venga attuata un’onesta, efficace, documentata campagna informativa
volta a dissipare i timori, troppo spesso
ingiustificati, legati a questa irrinunciabile
forma di energia.
Capitolo 9
Sul tema “Scienza e Fede” desidero anzitutto precisare che il mio obiettivo NON è
dare una spiegazione scientifica dell’esistenza di un Creatore ma bensì, come
già fatto in tutti i precedenti esempi, utilizzare la scienza come un semplice strumento, fra i tanti possibili, per avvicinarci
in modo più razionale al grande mistero
della Creazione.
Ritengo per altro che il cristianesimo, attraverso il concetto di libero arbitrio e
quindi di libertà individuale, ha dato alla
ragione e quindi alla scienza un formidabile impulso. In particolare quando afferma che l’uomo è concepito ad immagine e somiglianza di Dio, in quanto da ciò
consegue che, come Dio è libero, così lo è
l’uomo.
Mi sembra del tutto evidente, e la storia è
lì a dimostrarlo, che la libertà individuale
è un presupposto per lo sviluppo e il progresso del pensiero e della creatività. Lo
sviluppo della scienza, dell’industria,
dell’economia partono da qui e hanno
raggiunto i livelli attuali certamente anche grazie alle nostre radici cristiane.
Non escluderei a priori che uno dei motivi
più rilevanti che ha scatenato l’odio antioccidentale di vari paesi a noi fortemen-
te ostili, sia una immensa dose di rabbia e
di invidia per quanto noi siamo riusciti a
realizzare rispetto a loro.
Uno dei grandi valori dell’universo è la
sua eccezionale comprensibilità, la sua
bellezza matematica, e uno dei grandi
stimoli del genere umano è il desiderio di
conoscenza che ci porta ad aumentare
gradualmente il nostro livello di intelligibilità e a goderne sempre più la sua bellezza.
Non si può fare a meno di rimanere sbalorditi sulla natura di taluni fattori determinanti e indispensabili per consentire e
rendere possibile la nascita della vita, attraverso una lunga e perfetta catena evolutiva che è partita circa 4 miliardi di anni
fa da una sfera di detriti stellari, da “polvere di stelle”.
La scienza ha ormai inequivocabilmente
accertato che le cosiddette forze fondamentali e le costanti universali che regolano l’evoluzione e la struttura del cosmo
hanno dei valori straordinariamente precisi, perfetti, unici, immutabili e assolutamente determinanti per consentire
l’evo-luzione della vita. Se la forza di gravità, o la forza di attrazione elettromagnetica o le forze nucleari deboli e forti
(che tengono insieme i nuclei atomici) avessero delle differenze di valore infinitamente piccole rispetto a quelle attuali,
l’universo non avrebbe avuto le caratteristiche che hanno reso possibile lo sviluppo della vita. Sembra quasi che il Creatore
abbia dato di proposito dei valori così esatti e perfetti a forze e costanti universali al fine di consentire lo sviluppo della vita. Nessuno scienziato è mai riuscito a
spiegarne l’esatto motivo e la probabilità
che tutto questo sia avvenuto per puro
caso ha un valore prossimo allo zero assoluto. Un valore inferiore a quello che avrebbe una scimmia se, estraendo a sorte
11
le lettere dell’alfabeto da un sacchetto,
riuscisse a comporre la Divina Commedia.
Ma è possibile che tutto questo sia avvenuto per puro caso, senza un fine ultimo
per ora a noi ignoto? A me viene spontaneo fare l’ipotesi che segue, per ora puramente fantascientifica, ma attendibile
se proiettata in un lontanissimo futuro. A
differenza di altri però, io non mi sogno
nemmeno lontanamente di imporla con
la forza a tutti come l’effetto di un ineludibile determinismo storico.
Il lungo percorso evolutivo del nostro livello di conoscenza potrà subire un’ulteriore fortissima accelerazione, enormemente superiore a quella già in atto,
quando la scienza ci porrà in condizione
di entrare in contatto con civiltà di altri
pianeti, in alcuni casi molto più avanzate
rispetto alla nostra. Questi contatti all’ini-
zio saranno rari e sporadici ma poi, a causa del rapido aumento di conoscenza che
da essi deriva, diventeranno gradualmente simili a un gigantesco netwok universale, una sorta di internet cosmico,
con innumerevoli connessioni (una sorte
di rete di sinapsi cosmiche) fra civiltà e
non solo fra singoli cervelli, come sta ora
avvenendo. Fino a che si costituirà un vero e proprio cervello cosmico (forse fra
miliardi di anni), che racchiude tutta la
conoscenza possibile diffusa nell’universo,
la sua storia, il suo presente e il suo futuro. A questo punto cosa potrebbe esistere
di più prossimo a Dio? Non potrebbe essere proprio questo il destino, il fine ultimo al quale siamo destinati? E se così fosse la scienza sarebbe lo strumento più
prezioso che ha la fede per arrivarci.
*
Past President 2008-‘09
12