Redemptionis Sacramentum

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Redemptionis Sacramentum
CONFERENZA DEI VESCOVI SVIZZERI
MESSAGGIO DEI VESCOVI SVIZZERI
A PROPOSITO DELL’ISTRUZIONE
“REDEMPTIONIS SACRAMENTUM”
Gennaio 2005
Messaggio dei Vescovi svizzeri
a proposito dell’Istruzione “Redemptionis Sacramentum”
Cari Confratelli nel sacerdozio e nel diaconato,
Care e cari assistenti pastorali,
Cari fratelli e sorelle al servizio della liturgia,
Curare e promuovere la liturgia come celebrazione della
nostra fede è da sempre una delle preoccupazioni costanti di
noi vescovi svizzeri. Nell’esecuzione di questo compito nelle
vostre parrocchie e comunità, voi tutti, in modo diverso,
portate una grande responsabilità: ve ne siamo profondamente grati. Nel vostro lavoro pastorale, l'energia ed il tempo
che investite per la vita liturgica è ben impiegato poiché –
come giustamente ha ricordato il Concilio Vaticano II – la
liturgia è il culmine e la fonte di ogni attività ecclesiale (cf
Costituzione sulla liturgia “Sacrosanctum Concilium”, n. l0).
Il settore della liturgia è estremamente delicato e sovente
causa di vari conflitti e opinioni diverse. Questo a motivo
degli alti valori teologici della celebrazione e della sua
dimensione spirituale che coinvolgono profondamente la vita
di fede dei partecipanti. Inoltre, proprio nella celebrazione, i
suoi responsabili, ma anche gli stessi fedeli, aprono il loro
cuore a Dio e ai fratelli. Così nella liturgia si manifesta al
massimo l'identificazione dei singoli con la Chiesa, con
l'intero popolo di Dio. La liturgia investe talmente l’essere
umano nella sua globalità, spirito, cuore e corpo, da esigere
da noi tutti una grande attenzione.
l.
L'Istruzione “Redemptionis Sacramentum”
La Congregazione per il Culto divino e per la Disciplina dei
sacramenti, in data 25 marzo 2004, ha emanato l'Istruzione
“Redemptionis Sacramentum” che, come indica il titolo,
tratta “di alcune questioni riguardanti la disciplina del sacramento dell’Eucaristia” e, come precisa nel suo sottotitolo,
mira a correggere una serie di abusi e a stimolare il rispetto
integrale delle norme liturgiche. Il documento della Sede
apostolica era stato annunciato da Papa Giovanni Paolo II
nell’Enciclica “Ecclesia de Eucharistia” (17 aprile 2003): i
due documenti sono perciò da leggere in parallelo. Occorre
pure prestare attenzione alla Lettera apostolica “Mane
nobiscum Domine” pubblicata da Giovanni Paolo II il 7
ottobre 2004 inaugurando l’“Anno dell’Eucaristia”.
L'istruzione “Redemptionis Sacramentum” intende servire
alla vita liturgica della Chiesa e soprattutto alla celebrazione
dell’Eucaristia. Vuole conservare la celebrazione dell'Eucaristia come è stata istituita dal Signore Gesù Cristo, nella
fedeltà alla tradizione ecclesiale e mirando all'unità del rito
romano. L’Istruzione richiama le prescrizioni atte a
conservare dignità e bellezza alla celebrazione. Su questo
sfondo, l'Istruzione accenna ad una serie di “abusi” di
differente gravità, concernenti in primo luogo la presidenza
dell'Eucaristia e la sua celebrazione, rendendo attenti i fedeli
e soprattutto i vescovi ed i presbiteri a correggere infelici
evoluzioni.
L'Istruzione ha suscitato reazioni diverse: in alcuni ambienti
ecclesiali è stata salutata positivamente a motivo della sua
chiarezza; molti l'hanno accolta con riserva; in altri, il
carattere fortemente disciplinare del documento ha suscitato
timori per il futuro della prassi liturgica nelle nostre diocesi.
Non è neppure da sottovalutare l'impatto ecumenico del
documento.
Certamente il tono delle prescrizioni non è di tipo poetico;
l’elencazione potrà sembrare arida, scostante. Le regole,
tuttavia, richiamate dall’istanza romana, sono mosse dalla
sapienza, che viene dalla teologia e dalla spiritualità liturgica.
Il Presidio della Conferenza dei Vescovi Svizzeri, subito
dopo la pubblicazione dell'Istruzione, ha preso delle
iniziative per uno studio equilibrato del documento. Essa ha
sottolineato la necessità di valutare i nostri modi di vivere la
liturgia, e in particolare la celebrazione dell’Eucaristia, nel
nostro specifico contesto culturale ed ecclesiale. Con questo
loro messaggio, i vescovi svizzeri vogliono aprire un dialogo
che proseguirà durante questo “Anno dell’Eucaristia”,
dedicato pure alle vocazioni sacerdotali.
2. La liturgia nel nostro Paese a quarant’anni dalla
Costituzione liturgica del Concilio Vaticano II: un
bilancio positivo
Durante i decenni antecedenti, la riforma si era occupata di
teologia, storia e prassi della liturgia e aveva trovato solide
basi in alcune riforme parziali. Perciò venne accolta quasi
generalmente bene.
Anche nelle diocesi svizzere si cominciò subito con impegno
a lavorare in questa direzione. La nostra vita liturgica attuale
è segnata da questo lavoro, e siamo lieti di constatare che gli
scopi maggiori sono stati raggiunti.
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Oltre quarant’anni fa, il 4 dicembre 1963 veniva promulgata
dal Concilio Vaticano II la Costituzione sulla sacra liturgia
“Sacrosanctum Concilium”. Era il primo testo conciliare e
intendeva avviare in profondità una riforma della liturgia.
Non si limitava però alla sola liturgia, ma investiva la Chiesa
tutta: la sua fede e il suo agire nel mondo di oggi. Bisogna
pienamente assentire con Giovanni Paolo Il quando, 25 anni
dopo, parlava della liturgia rinnovata come “del frutto più
visibile di tutta l'azione conciliare” (“Vigesimus quintus
annus” del 4 dicembre 1988, n. 12).
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Gran parte dei fedeli ha compreso che, in primo luogo, la
celebrazione non è questione rubricale, bensì possiede un
forte fondamento teologico. Sulla base del Concilio,
sottolineiamo alcuni aspetti principali: la liturgia è la
celebrazione del mistero pasquale della passione, morte,
risurrezione gloriosa del Signore Gesù Cristo; è il dialogo
vivente tra Dio e gli uomini; è il luogo dell’incontro nel
tempo fra Gesù Cristo e la sua comunità, nella forza dello
Spirito Santo.
La liturgia è riconosciuta culmine e fonte di tutta la vita
ecclesiale; ad essa sono collegate tutte le altre attività: vi
attingono forza e rinnovamento continuo.
Perciò la liturgia è il luogo ove i fedeli attingono il
nutrimento per la loro vita spirituale.
Oggi, in ogni celebrazione, è del tutto naturale la piena,
cosciente e attiva partecipazione dei fedeli.
Ogni liturgia è celebrazione della Chiesa. Questo
carattere si realizza concretamente nelle nostre
celebrazioni parrocchiali e dove è preso seriamente in
considerazione.
Si deve pure sottolineare la felice esperienza ormai
generalizzata che i servizi liturgici vengono ordinatamente compiuti sia da ministri che da laici volontari.
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Sovente i gruppi liturgici sono impegnati nella vita
liturgica parrocchiale: essi preparano ed animano le
celebrazioni di gruppi particolari.
La Bibbia, come portatrice della rivelazione, è il
fondamento del nostro essere cristiani: ha ritrovato nella
liturgia il suo posto prioritario per l'annuncio della fede.
I riti, accuratamente rivisti, hanno ricuperato importanti
elementi che erano andati persi, come il salmo
responsoriale fra le letture, l’omelia come parte
integrante della liturgia o la preghiera dei fedeli. Altri
elementi (ad esempio la preghiera eucaristica o la
comunione durante la Messa) hanno ritrovato il loro
valore e il loro pieno significato. Molti riti sono stati
semplificati o riformati, in modo da facilitare la loro
comprensione all'uomo d'oggi.
In campo musicale sono intervenuti cambiamenti
importanti: ne fanno testo i libri di canto recentemente
rivisti per la Svizzera tedesca (Katholisches Gesangbuch,
1998) e per la Svizzera romanda (Chants notés de
l'assemblée, 2001); per la Svizzera italiana esiste da
decenni il “Lodate Dio”, ultima edizione 1985.
La costruzione e l’arredamento delle chiese sono pure
stati rivisti affinché la struttura dello spazio corrisponda
allo sviluppo dell’azione liturgica.
L'elenco dei risultati positivi della riforma della liturgia
potrebbe continuare. Oltre quarant’anni fa, i Padri conciliari
non potevano prevedere le forme concrete che avrebbero
assunto le loro normative innovatrici; possiamo tuttavia
affermare che lo sviluppo della liturgia è nella linea conciliare e, nell'insieme, è progredito bene. Ci piace sottolinearlo
prima di formulare delle critiche giustificate.
3. Difficoltà attuali nella vita liturgica e specialmente
nella liturgia eucaristica
Quattro decenni ci separano dal Concilio, ormai entrato nella
storia. Molte motivazioni e impulsi di allora si sono affievoliti o addirittura sono scomparsi; le esigenze conciliari non
sono ovunque presenti allo stesso modo. Sono emersi nuovi
problemi. In alcuni settori sono insorte difficoltà che pesano
sulla realtà ecclesiale e particolarmente su quella liturgica. Le
ragioni sono molte e differenziate. Ci limitiamo a richiamare
alcuni fattori da considerare.
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L'immagine della Chiesa e del mondo presupposta dal
Concilio ha subito e subisce ancora pesanti modifiche.
Chiaramente i cambiamenti ecclesiali, culturali e
sociologici influenzano anche la liturgia e soprattutto la
celebrazione dell’Eucaristia.
La relazione del credente con la liturgia è cambiata sia
nella frequenza e nella regolarità della partecipazione
all’Eucaristia sia nella disposizione e capacità di partecipare con la preghiera, il canto, i gesti e gli atteggiamenti.
Nuove sensibilità sono cresciute all'interno della Chiesa,
come pure in nuovi gruppi ecclesiali. Questi introducono
talvolta nell’Eucaristia o in altre celebrazioni liturgiche
forme ed elementi arbitrari che possono provocare
qualche interrogativo.
Dalla valorizzazione dell’apostolato dei laici da parte del
Concilio Vaticano II è conseguita la creazione di nuovi
ministeri assunti dai laici. Questo è avvenuto in maniera
ufficiale in parecchie diocesi e altre regioni. Ma il modo
con cui i laici possono assumere una funzione nella
celebrazione dell’Eucaristia non è sempre chiaro né
definito da una riflessione teologica appropriata.
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È stata nuovamente accentuata la responsabilità del singolo cristiano nella Chiesa e nella società e dunque anche
nella liturgia; ma è sovente mancata una preparazione
efficace delle persone come pure un adeguato accompagnamento. Così si sono prodotte discrepanze tra le forme
della vita ecclesiale nelle diocesi svizzere, da una parte, e
in molti altri paesi e nella Chiesa universale, dall’altra.
A livello di Chiesa universale dobbiamo riconoscere una
certa carenza di visione comune, che appariva meglio
all’epoca del Concilio.
4. Richiami importanti di “Redemptionis Sacramentum”
A che livello si pongono gli impulsi della “Redemptionis
Sacramentum” per la vita liturgica del nostro paese? Non
dobbiamo soffermarci su dettagli marginali del documento né
sulla sua formulazione talora legalista e nemmeno su una
presentazione sovente negativa dei fatti. Al contrario
cerchiamo come l'Istruzione può e deve dare uno slancio per
illuminare criticamente la nostra prassi liturgica e aiutarci a
trovare i necessari miglioramenti. Accenniamo ad alcuni
punti particolarmente significativi per la Chiesa in Svizzera.
a)
Liturgia come dono e compito della Chiesa
La liturgia resta un dono. Essa non appartiene a nessun
individuo in particolare. Riceviamo questo dono nella sua
integralità: una comunità particolare non può dunque, di sua
propria iniziativa modificarlo. Spetta a ciascuno, vescovo,
presbitero, diacono e ministro laico impegnato nel servizio
liturgico-pastorale, richiama l’Istruzione romana, interrogarsi
sull’autenticità e la fedeltà del proprio agire, compiuto nel
nome di Cristo e della Chiesa, nella celebrazione della liturgia.
Questo dono rappresenta un grande compito. Le diverse
comunità devono appropriarsene. Questo implica talora una
certa diversità, ma ogni volta è sempre l’unico e medesimo
mistero della fede che viene celebrato come Cristo l’ha
istituito. In ogni celebrazione particolare, infatti, la Chiesa
nel suo insieme e tutti i suoi membri devono poter
riconoscere il mistero che il Signore ha loro affidato. Le
celebrazioni nella loro specificità manifestano ogni volta che
il dono unico trasmesso attraverso gli Apostoli è ricevuto e
vissuto fino agli estremi confini della terra.
b) Liturgia come fatto rituale
Fondamentale per la comprensione e l'esecuzione della
liturgia è rendersi conto che si tratta di fatto rituale. Negli
ultimi anni, e non solo nella vita liturgica, il concetto di
rituale è stato giustamente compreso in modo nuovo.
Si può parlare di rituale soltanto quando esso si ripercuote
positivamente nel cuore dei partecipanti e quando si ripete
nel tempo, nelle sue azioni essenziali ma pure nei singoli
elementi. Se, di volta in volta, riti e rituale liturgico mutano
nella loro forma, vengono privati della loro forza. La liturgia
necessita di costanza e di ripetizione e può perdurare nel
tempo a condizione di raggiungere, nel senso migliore, un
certo livello nella parola, nel canto e nei riti.
Questo aspetto sottolinea che la celebrazione in quanto
azione della comunità esige una certa oggettività. Solo così
può crescere la familiarità dei fedeli con la liturgia,
necessaria affinché essi possano sempre meglio accostarsi ai
santi misteri e imparare a viverli.
Si domanda ai ministri presidenti e all’assemblea partecipante di sentirsi coinvolti nei misteri celebrati. Per essere
presenti si esige di prepararsi per tempo con la preghiera, con
lo studio e la meditazione dei testi sia biblici che liturgici.
Spesso i diversi attori della celebrazione – preti, lettori,
sagrestani, coristi, musicanti, ministranti – ritengono di aver
soddisfatto le esigenze della liturgia quando l’hanno
preparata materialmente. Ma questo è insufficiente. Concentrarsi solo sullo svolgimento della liturgia non basta. E’
indispensabile lasciarsi penetrare dall’azione liturgica. Anche
un eccessivo carattere catechetico e pedagogico della liturgia
è nocivo. I riti con la loro nobile semplicità parlano da sé.
c) Significato e giustificazione degli ordinamenti liturgici
Le norme non sono un ostacolo alla celebrazione in spirito e
verità; al contrario permettono che essa si sviluppi armoniosamente. Esse introducono ad un simbolismo che evidenzia il
mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo e
aiutano ad accogliere pienamente, nei gesti, negli atteggiamenti, nelle parole, nella musica e nei canti, la manifestazione del Signore della gloria. Le norme sono al servizio
della ritualità specificatamente cristiana e pertanto ci
indicano come agire per celebrare da cristiani.
L'Istruzione ripete e insiste sull'uso dei libri liturgici ufficiali.
Bisogna richiamarne il significato profondo.
I libri liturgici favoriscono e assicurano l'unità delle persone
che, di generazione in generazione, riconoscono Dio e lo
venerano nella liturgia. In questo modo cresce la tradizione
comunitaria, al cui interno sussiste la continuità nella fede.
Questo elemento fondante non richiede una rigida fissazione,
permette invece un adattamento alle persone nel loro tempo.
Per questo non si possono trascurare i libri liturgici garanti di
tale tradizione.
I libri liturgici testimoniano l’esperienza di Dio attraverso i
segni e i simboli, i testi e i canti della liturgia. Possiamo
vivere questa esperienza in differenti luoghi. Così si mantiene
una tradizione che ha conservato la fede nella sua integrità.
I libri liturgici testimoniano e assicurano l'unità delle singole
comunità con la diocesi (Chiesa particolare) e con la Chiesa
universale. In particolare è irrinunciabile l'unità con la Chiesa
di Roma. Questa unità permette e conosce pluralità di forme,
che variano secondo i popoli e le culture senza tuttavia
nuocere all’unità del rito romano. Questa unità si riconosce
oggi nella molteplicità delle lingue locali.
Non si deve dimenticare che l’uso dei libri ufficiali assicura
una certa qualità della preghiera comune e facilita il compito
del presidente e degli altri collaboratori liturgici che non
devono provvedere ogni volta ai diversi elementi della
celebrazione. Questo non impedisce tuttavia di adattare la
liturgia alle circostanze di tempo e di luogo.
Osservare i riti come previsti garantisce che le celebrazioni
particolari corrispondano alla fede della Chiesa. Utilizzando i
testi offerti e prescritti si rimane nell'unità della fede della
Chiesa cattolica. Già la Chiesa antica riconosceva la norma
“lex orandi lex credendi” e cioè che il modo e il contenuto
della preghiera rappresentano le norme e il contenuto della
fede cristiana. Perciò, proprio nella preghiera liturgica, la
Chiesa esprime con una formulazione adeguata la propria
natura e la propria fede. Da qui l’esigenza della Chiesa
cattolica che le celebrazioni corrispondano alle forme da lei
approvate.
Infine, i libri liturgici sottolineano l'aspetto celebrativo
caratterizzato da segni e simboli. La loro struttura e familiarità, soprattutto per quanto concerne la lettura della Sacra
Scrittura, contribuisce a comprendere la liturgia come una
celebrazione che va oltre il quotidiano in cui Dio e l'uomo si
incontrano. Come del resto avviene nella vita sociale, sono
indispensabili forme visibili e strutture corrispondenti.
La fedeltà alle nome non significa formalismo o rigidità.
L’Istruzione romana sottolinea come “un largo spazio è
lasciato alla libertà di adattamento conveniente, fondata sul
principio che ogni celebrazione dev’essere adattata ai bisogni
dei partecipanti, come pure alla loro capacità, preparazione
interiore e genialità propria” (n. 39). Questo significa:
conoscenza di tradizione ecclesiale costituiva delle grandi
preghiere eucaristiche, dei cicli delle letture, dei diversi
calendari, dell’ordinamento dei gesti, della ricchezza dei
segni e dei simboli, dei riti specifici, delle tradizioni musicali
e così via. E dunque anche dell’esigenza di una robusta
formazione liturgica. Tuttavia, più ancora che di formazione,
bisogna parlare di un’autentica preoccupazione di vita
spirituale innestata sulla celebrazione dei sacramenti, in
modo particolare dell’Eucaristia.
5. Appello dei Vescovi svizzeri per una nuova valorizzazione della liturgia
Nell'attuale situazione, vogliamo trarre alcune conseguenze
prioritarie per le nostre diocesi. Vogliate accettare le nostre
richieste e accentuazioni con spirito costruttivo affinché gli
sforzi comuni portino nuovi frutti per la nostra vita liturgica.
a) Osservanza delle disposizioni liturgiche
Vi preghiamo vivamente di rispettare le disposizioni
liturgiche riportate principalmente nei libri liturgici, in
particolare nel messale e nel relativo lezionario. Le regole
liturgiche attuali non sono più un complesso rubricale a sé
stante: normalmente si tratta di indicazioni motivate al
servizio di una celebrazione appropriata della liturgia. Se
talora vengono avanzate critiche giustificate a queste fonti
primarie delle nostre celebrazioni, se il linguaggio delle
preghiere è a volte inusuale, noi vescovi possiamo tuttavia
assicurarvi che, nei limiti delle nostre possibilità, siamo
preoccupati di apportare dei miglioramenti, affinché la
liturgia possa esplicare ancora meglio tutta la sua forza.
b) Uso delle preghiere presidenziali
Vi preghiamo ancora vivamente di usare nelle celebrazioni le
preghiere presidenziali previste dai libri liturgici e di
escludere l'uso di testi di preghiera composti privatamente.
Questo vale soprattutto per le preghiere eucaristiche: sia in
italiano che in tedesco e in francese esiste la possibilità di
scegliere tra ben tredici formulari approvati e adatti alle
diverse situazioni. Vale anche per le altre grandi preghiere di
lode e d’azione di grazie, come per esempio la benedizione e
le invocazioni sull’acqua battesimale, la benedizione degli
sposi e altre preghiere di questo genere, le preghiere
presidenziali per le solennità, feste e tempi forti, le
benedizioni solenni… Per quanto concerne le messe feriali, il
messale propone un numero apprezzabile di orazioni diverse.
Bisogna conoscerle e usarle. Secondo l’adagio già citato “lex
orandi lex credendi” le preghiere presidenziali esprimono in
modo eminente la fede della Chiesa.
c) Rispetto dei ruoli liturgici
È importante che nella celebrazione dell'Eucaristia, ma anche
negli altri atti liturgici, vengano rispettati i compiti ministe-
riali ed i servizi come indicato nel messale e negli altri libri
liturgici. Le competenze proprie dei presbiteri, dei diaconi,
dei laici impegnati a tempo pieno nella pastorale e di altri
membri della comunità devono essere rispettate in modo che
risulti un'azione comune feconda, conforme alla disposizione
conciliare: “Nelle celebrazioni liturgiche ciascuno, ministro o
semplice fedele, svolgendo il proprio ufficio, si limiti a
compiere tutto e soltanto ciò che, secondo la natura del rito e
le norme liturgiche, è di sua competenza” (Costituzione
conciliare “Sacrosanctum Concilium”, n. 28).
d) Adattamenti
individuale
adeguati
al
posto
di
una
liturgia
La liturgia si svolge seguendo sia ciò che è prescritto dal rito
sia ciò che è vissuto concretamente nell’assemblea secondo il
tempo e il luogo. Quindi bisogna utilizzare con saggezza le
possibilità di adattamento. I libri ufficiali lasciano ampi spazi
di libertà, talvolta non usati in modo sufficiente e desiderabile. D'altra parte non è opportuno introdurre, soprattutto
nell'Eucaristia, ordinamenti liturgici troppo marcati personalmente e legati ad un singolo presbitero o altri collaboratori o
alla comunità stessa e impossibili da trasferire in altre parrocchie o comunità. Un soggettivismo eccessivo può nuocere
alla comunione. Vi domandiamo, quindi, più che in passato,
per certi luoghi almeno, una maggiore attenzione a quanto
richiesto della liturgia della Chiesa.
e) Assistenti pastorali e servizio liturgico
Nelle nostre diocesi il servizio delle e degli assistenti
pastorali è sempre più importante. Ma per queste laiche e
laici che intervengono nella celebrazione eucaristica non
esistono delle direttive universali nei libri liturgici che
assegnino loro un ruolo preciso, come è il caso dei diaconi e
degli accoliti istituiti. Sono nate così delle consuetudini.
Spetta ad ogni vescovo regolare nella propria diocesi le
responsabilità liturgiche che devono assumersi gli assistenti e
le assistenti pastorali. Per quanto concerne la predicazione
dei laici formati in teologia continueremo il dialogo con la
Santa Sede. Nell’ambito delle loro responsabilità i vostri
vescovi si impegnano a promuovere la migliore soluzione
delle questioni liturgiche sia a livello di Chiesa universale
che a livello di Chiesa svizzera. Non tutte le diocesi sono
coinvolte nello stesso modo.
f) Dovere della formazione liturgica continua
Vi incoraggiamo a proseguire nella vostra formazione
liturgica, leggendo libri e riviste specializzate; confrontandovi serenamente sul modo di celebrare, con l'aiuto di
specialisti; partecipando a corsi di aggiornamento per un
approfondimento spirituale della liturgia. Già il Concilio
Vaticano II ha chiaramente formulato: “Ma poiché non si può
sperare di ottenere questo risultato (la piena e attiva
partecipazione del popolo di Dio alla liturgia) se gli stessi
pastori d'anime non saranno impregnati, loro per primi, dello
spirito e della forza della liturgia e se non diventeranno
maestri, è assolutamente necessario dare il primo posto alla
formazione liturgica del clero” (Costituzione conciliare
“Sacrosanctum Concilium”, n. 14). Lavoriamo insieme con
l’aiuto dei nostri Centri e Istituti di liturgia. Spetta a loro
sostenervi in questo impegno e assicurare una formazione ai
preti e agli altri ministri impegnati nell’animazione delle
celebrazioni parrocchiali.
g) La catechesi mistagogica e la formazione dei fedeli
La formazione liturgica dei fedeli è il presupposto affinché
venga assicurata la consapevole e piena partecipazione.
Bisogna introdurre al senso dei riti più che spiegarli: è quello
che la tradizione chiama “catechesi mistagogica”. Durante la
celebrazione, infatti, la predicazione può partire dai testi, dai
canti o dai riti stessi per condurre i fedeli il più possibile
all’interno del mistero. Fuori dalla celebrazione bisogna
sviluppare nei fedeli il gusto e la conoscenza della liturgia
organizzando ad esempio circoli di studio o conferenze. Ne
hanno particolare bisogno ed esigenza i fedeli che regolarmente assumono i compiti liturgici di lettori, coristi, animatori dei canti, musicanti, ministri e ausiliari dell’Eucaristia,
ministranti e sacrestani; a maggior ragione chi è chiamato a
presiedere celebrazioni della Parola, delle preghiere, della
liturgia delle ore e altre celebrazioni non eucaristiche.
Vi rinviamo al documento da noi pubblicato nel 2000
“Servizi liturgici affidati ai laici – linee direttive”. Questo
impegno è oggi indispensabile, forse più ancora di quaranta
anni fa, per raggiungere una delle mete più importanti della
riforma della liturgia: l’approfondimento della vita cristiana
attraverso la liturgia. Già il Concilio sottolineava che “la
liturgia è la prima e indispensabile fonte dalla quale i fedeli
possano attingere il genuino spirito cristiano” (Costituzione
conciliare “Sacrosanctum Concilium”, n. 14).
superato da atteggiamenti semplificatori, come la concelebrazione tra prete e pastore. In materia di ministeri, infatti, il
consenso ancora non esiste. Siamo di fronte ad un limite,
certo motivo di scandalo, che sarà superato solo quando tra le
nostre Chiese si realizzerà un mutuo riconoscimento dei
ministeri e dei sacramenti. Fino ad allora non vediamo come
preti e pastori possano celebrare una stessa Eucaristia senza
mettere in discussione la tradizione trasmessa dagli apostoli.
La comunità eucaristica deve coincidere con la comunità
ecclesiale.
h) Le celebrazioni ecumeniche
Per giungere un giorno a celebrare l’unica Eucaristia del
Signore, bisogna che cattolici e protestanti abbiano la
preoccupazione di ritrovarsi regolarmente insieme per la
lode, l’ascolto della Parola e la comune intercessione. E’
essenziale che grazie a celebrazioni liturgiche diversificate
impariamo ad ascoltare insieme gli stessi testi biblici, a
cantare, a ringraziare con una sola voce e un solo cuore.
Auspichiamo che si promuovano delle celebrazioni della
Parola e la celebrazione, soprattutto, della liturgia delle ore.
Quest’ultima apre delle prospettive ecumeniche che finora
non sono state sfruttate. Altre forme liturgiche possono
nascere, quali le benedizioni o celebrazioni di nuova impostazione pastorale (“Liturgie missionarie”, celebrazioni con
persone lontane dalla Chiesa ecc.). Questo in attesa del
giorno in cui una stessa preghiera d’azione di grazie ci
permetterà di offrire lo stesso sacrificio di lode in una
celebrazione comune.
L’ecumenismo deve rimanere per il nostro paese una
preoccupazione viva per la nostra fede cristiana. I progressi
verso l’unità si scontrano con questa pietra d’inciampo che è
l’Eucaristia condivisa. Questo ostacolo non può essere
Per ciò che riguarda l’ospitalità eucaristica, e più
precisamente l’accesso delle sorelle e dei fratelli riformati
alla Comunione, si seguiranno le regole vigenti (cf. “Il
Direttorio Ecumenico”, Roma, 25 novembre 1993, n. 129).
Celebrare i sacramenti significa annunciare il Dio di Gesù
Cristo come è rivelato dalla tradizione della Chiesa cattolica:
è proclamare la fede della Chiesa; è affermare il senso del
nostro battesimo e del nostro essere cristiani in questo
mondo. Esistono certo altri modi per essere cristiani e di
conseguenza altre forme ecclesiali e cultuali. Come non
apprezzare i valori squisitamente cristiani che vengono da un
patrimonio comune e che si trovano presso le nostre sorelle e
i nostri fratelli di confessione cristiana diversa? Papa
Giovanni Paolo II ricorda che si devono riconoscere i segni
di convergenza che emergono a livello di vita sacramentale.
Tuttavia “a causa delle divergenze nella fede non è ancora
possibile celebrare la stessa liturgia eucaristica” (Enciclica
“Ut unum sint” del 15 maggio 1995, n. 45).
i)
Celebrazioni della Parola
In assenza del prete le celebrazioni domenicali della Parola
rivestono una grande importanza nella maggior parte delle
nostre Diocesi. Vi preghiamo di riconoscere a queste
celebrazioni il valore che implicano e a prepararle con cura,
perché permettono ai cristiani di santificare così il Giorno del
Signore.
Per le Diocesi della Svizzera romanda rinviamo in primo
luogo al documento della Conferenza dei Vescovi “Servizi
liturgici affidati ai laici – linee direttrici” (2000).
Per la Svizzera tedesca auspichiamo che le direttive dei
Vescovi interessati del novembre 1997 e il libro della nostra
Chiesa particolare rapportato a queste direttive “Die Wort
gottersfeier” (1997) siano ovunque rispettate, anche per
quanto concerne le possibilità e i limiti della comunione
eucaristica.
j)
Il lavoro per il dialogo e la concordia
Infine invitiamo chi di voi è interrogato o criticato a
proposito della liturgia in parrocchia ad intraprendere un
dialogo aperto, sincero e caritatevole allo scopo di chiarire la
situazione. La liturgia stessa implica un atteggiamento di
riconciliazione per il fatto stesso che richiama la concordia e
l’amore fraterno nelle nostre comunità. In caso di eventuali
conflitti vogliate seguire la strada del dialogo cercando con
chiarezza le soluzioni appropriate e realistiche.
6. Conclusione
Noi vescovi siamo fiduciosi nella guida dello Spirito Santo.
Saprà “risvegliare le acque stagnanti del nostro battesimo,
appianare le discordie, donare un soffio nuovo” alle nostre
celebrazioni, come recita un inno allo Spirito Santo.
Abbiamo fiducia che la vita ecclesiale e la liturgia in
particolare potranno crescere in mezzo a noi nonostante le
numerose sfide e interrogativi. Le risposte preconfezionate
non esistono. Vi incoraggiamo a proseguire nel vostro
specifico ruolo e nel servizio che noi vescovi vi abbiamo
affidato. Non lasciatevi scoraggiare dalle difficoltà, dai dubbi
e dalle critiche. Proprio perché la liturgia costituisce il cuore
della vita ecclesiale e la sorgente primaria della comunità
cristiana merita ogni nostro sforzo. Non possiamo accontentarci di soluzioni abborracciate.
Con questa lettera non abbiamo la pretesa di trattare
esaustivamente il problema liturgico, né di trattare tutte le
questioni pratiche esposte nella “Redemptionis Sacramentum”. In futuro staremo attenti allo svolgimento delle celebrazioni nelle nostre Diocesi. Vi daremo degli orientamenti
complementari e delle direttive su aspetti particolari, come
per esempio l’annuncio della Parola di Dio nella liturgia,
specialmente nell’Eucaristia (il numero delle letture bibliche,
il servizio della predicazione e le sue modalità, ecc.) o ancora
il significato e la pratica della comunione.
Che il nuovo slancio liturgico possa, come nuovo “movimento liturgico” che invochiamo sulla Chiesa che è in
Svizzera, aiutare le comunità a vivere il mistero di Cristo
oggi e a evangelizzare l’uomo d’oggi. Non v’è dubbio che
per le vostre comunità così diverse questo impegno esiga
risposte a problemi, valutazioni, critiche anche nel contesto
della pratica liturgica abituale.
Ma tutto andrà intrapreso nella mutua comprensione, nel
dialogo e nella concordia fraterni.
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Messaggio dei Vescovi svizzeri a proposito dell’Istruzione
“Redemptionis Sacramentum” (gennaio 2005)
Segretariato della Conferenza dei Vescovi svizzeri
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