“Adorna, Sion, il tuo talamo, accogli il tuo Re, che viene a te: Cristo
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“Adorna, Sion, il tuo talamo, accogli il tuo Re, che viene a te: Cristo
Lettera circolare del segretario del segretariato dell’Ordine Cistercense per la Liturgia ai Monasteri dell’Ordine per la festa della Presentazione del Signore il 2 Febbraio 2008 PAX “Adorna, Sion, il tuo talamo, accogli il tuo Re, che viene a te: Cristo Signore” Care Consorelle! Cari Confratelli! Come la liturgia mette in risalto, vi scrivo questa lettera circolare per la bella festa della Presentazione del Signore il 2 febbraio. Essa appartiene a quelle grandi feste liturgiche che sono sorte prima nell‟oriente cristiano e racchiudono un contenuto teologico e spirituale molteplice. Come tutti sanno, la festa viene celebrata quaranta giorni dopo il Natale. Anche se dall‟ultima riforma liturgica ufficiale della Chiesa, questa festa non costituisce più il termine del tempo natalizio – la fine del tempo natalizio è da allora la festa del Battesimo del Signore – essa contiene tuttavia un riferimento chiaro al Natale e viene perciò considerata in seguito, in alcuni manuali liturgici, come l‟ultima festa del ciclo dell‟Epifania oppure del ciclo delle feste di Natale. Per comprendere il contenuto e il senso della festa del 2 febbraio nel suo completo significato, si deve in ogni caso sapere qualche cosa sull‟origine e lo sviluppo storico, almeno a grandi linee. 1. Sull’origine e la storia della Festa della Presentazione del Signore 1.1 - La Festa dell’incontro di Gesù con il vecchio Simeone (e la profetessa Anna) La più antica e sicura testimonianza sulla festa della Presentazione del Signore, la troviamo nel diario di viaggio della nota religiosa EGERIA, che ella scrisse in occasione del suo pellegrinaggio in Terra Santa negli anni 381-384. Ella riferisce che a Gerusalemme ebbe luogo una solenne celebrazione liturgica con il vescovo, con una processione che procedeva verso la Chiesa della risurrezione (Anastasis), il “quarantesimo giorno dopo l‟Epifania” (a Gerusalemme era la festa della natività di Cristo), dunque il 14 Febbraio, nel ricordo della Presentazione di Gesù al tempio. È notevole qui l‟osservazione della religiosa che in questo giorno i “Santi Misteri” furono celebrati con “una gioia come quella della Pasqua”. Fin dal principio dunque, al centro di questa festa stanno gli avvenimenti riportati in Lc 2,22-39 [40] (Vangelo del giorno). Da Gerusalemme la festa si è diffusa verso la fine del 5° e all‟inizio del 6° secolo in tutto l‟oriente. A Costantinopoli e a Bisanzio fu introdotta presumibilmente intorno agli anni 534/542 dall‟imperatore GIUSTINIANO I (+ 565), sicuramente però da lui fissata al quarantesimo giorno dopo Natale. Si parla di una processione con le candele soltanto intorno alla metà del 5° secolo, forse con san CIRILLO DI ALESSANDRIA (+ 444), che esortava così i fedeli in un sermone: “Festeggiamo il mistero di questo giorno in modo luminoso con le nostre luci splendenti”. Similmente si dice in un sermone contemporaneo da Gerusalemme: “Risplendiamo, e allora le nostre luci brilleranno. Come figli della luce portiamo i ceri della vera luce, che è Cristo”. In oriente la festa del 2 febbraio ricevette più tardi nel 6° secolo il bel nome: “Hypapante”, “Incontro”: s‟ intende l‟incontro di Gesù con il vecchio e giusto Simeone e la profetessa Anna. A Roma questa festa fu introdotta per il momento con il nome “Ypapanti”, nella liturgia della Chiesa sotto Papa SERGIO I. (+701) che era di origine siriaco-italica; egli introdusse le feste mariane importanti nella liturgia romana. Da principio a Roma il 2 febbraio, si celebrava anche la processione mattutina dalla chiesa di Adriano alla basilica di S. Maria Maggiore. Essa, che a Roma aveva carattere penitenziale, ed era espressa con le vesti nere, mentre più tardi (fino al 1960!) viola, poteva avere a che fare con l‟antica usanza di una processione di purificazione pagana (processione lustrale, amburbale=processione intorno alla città, in latino), che era usuale all‟inizio di febbraio a Roma. 1.2 – La festa della Purificazione di Maria (Purificatio B.M.V.) Da Roma la festa arrivò nell‟8°/9° secolo nel territorio gallo-franco, dove l‟originaria festa di Cristo si sviluppò sempre più fortemente in una festa di Maria, nella “Festa della Purificazione di Maria”. Un aspetto di questa, infatti, è fondamentale anche nel vangelo della festa, con l‟indicazione esplicita in Lc 2, 22-24 della prescrizione dell‟Antico Testamento, secondo la quale una donna, quaranta giorni dopo la nascita di un figlio, nei quali essa era ritenuta “impura” dal punto di vista cultuale, doveva purificarsi, portando al sacerdote un agnello di un anno come olocausto e un colombo o una tortora come sacrificio espiatorio. La gente povera – come Maria e Giuseppe – poteva offrire invece di un agnello, una coppia di tortore o di giovani colombi – (cfr. Lev 12, 2-4. 6-8). La data della festa al 2 febbraio, esattamente quaranta giorni dopo Natale, si intende dunque in riferimento a questa usanza ebrea. Secondo Luca 2, 23, con l‟ingresso al tempio a Gerusalemme, i genitori di Gesù adempivano ancora un‟altra legge ebrea, cioè, che ogni primogenito fosse consacrato al Signore e perciò dovesse essere riscattato (cfr. Es 13, 1-2. 13-16). Fino all‟ultima riforma della liturgia, il 2 febbraio era considerato nella liturgia romana come festa di Maria con questo sfondo biblico-ebraico, soprattutto nella liturgia delle ore, e cioè fino al 1970 (1960): “Festa della Purificazione di Maria”. 1.3 – La Festa della Candelora (Candlemas, Candelore, Chandeleur) Dalla metà del 5° secolo si parla di una processione con le candele il 2 febbraio, così le candele e la loro benedizione acquistarono sempre più importanza. Nei testi liturgici romanofranchi del 9° e 10° secolo, si parla della distribuzione e benedizione delle candele. La vera benedizione delle candele diventa concreta solo nel 10° secolo; a Roma soltanto nel 12° secolo. A questi ceri benedetti il popolo attribuiva sempre più forze efficaci contro il male e si aspettava da essi aiuto in tutte le richieste e necessità (per esempio in occasione di temporali, epidemie, nell‟ora della morte). A causa della benedizione delle candele per l‟uso liturgico e privato e a motivo della celebrazione della luce, la festa del 2 febbraio nei paesi germanici dal 10° secolo ricevette anche il nome di “Mariä Lichtmess” (candelora), che è stato preso poi anche da altre lingue (“Candlemas”, “Candelore”, “Chandeleur”). Anche la tematica della luce ha il suo punto d‟appoggio nel vangelo della festa, poiché il vecchio Simeone proclama Gesù Bambino che porta nelle sue braccia,“Luce per illuminare le genti, e gloria per il popolo Israele” (Lc 2,32). Proprio questo testo diventò il 2 febbraio, canto di processione: “Lumen ad revelationem gentium…” I titoli tramandati dalla storia della festa esprimono dunque qualche cosa del contenuto e del significato della festa del 2 febbraio: Festa della Presentazione di Gesù al tempio, Festa dell‟incontro di Gesù con il vecchio Simeone e con la profetessa Anna, Festa della Purificazione di Maria, la Candelora. Nella liturgia siriaco-occidentale la festa si chiamò anche “Ingresso del Signore nel tempio” (cfr. la lettura di Mal 3, 1-4) e “Festa di san Simeone” (“Dies” oppure “Natale sancti Simeonis”). 1.4 – Festa della Presentazione del Signore In un ritorno alle origini storiche e ai fondamenti biblici, la riforma liturgica dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965), ha di nuovo fatto della festa di Maria, una festa del Signore. Dalla comparsa del messale romano del 1970, la festa del 2 febbraio porta precisamente il titolo ufficiale di “Presentazione del Signore” (“In Praesentatione Domini”) ed è così di nuovo, come alle origini, una Festa del Signore, una Festa di Cristo, anche se con una componente fortemente mariana. Questo “nuovo” aspetto è espresso ora chiaramente anche nei testi liturgici rinnovati della benedizione delle candele, processione, messa e liturgia delle ore. 2 – La celebrazione della Festa della Presentazione del Signore Anche la liturgia tradizionale del nostro Ordine per il 2 febbraio aveva un‟impronta unilaterale troppo mariana. Molto giustamente perciò la maggior parte dei nostri monasteri ha adottato o almeno adattato i testi e i riti riveduti dalla riforma liturgica della chiesa. Il nostro Directorium dà alcune istruzioni sul modo di celebrare la festa nello spirito della Chiesa. Le scarse indicazioni fornite dal Directorium devono in seguito essere spiegate in modo un po‟ più preciso. 2.1 – I testi della Liturgia delle ore Dalla riforma liturgica, la “Liturgia horarum” romana per il 2 febbraio ha inni propri e non più i classici inni alla Madre di Dio. Questi sono: a) l‟inno dei Vespri: “Quod chorus vatum venerandus olim” (attribuito a Rabano Mauro [+ 856]); b) l‟inno delle Vigilie (Ufficio delle Letture): “Legis sacratae sanctis caeremoniis” (attribuito a Paolino II di Aquileia [+ 802]); c) l‟inno delle Lodi: “Adorna, Sion, thalamum” (Pietro Abelardo [+ 1142]). Chi cerca testo e melodia di questi “nuovi” inni latini, come del resto anche altri testi latini della Liturgia delle ore, può trovarli per esempio nel “Breviario di Heiligenkreuz”, più precisamente nell‟innario di Heiligenkreuz. La Liturgia romana non ha più, specialmente ai Vespri e alle Vigilie (Ufficio delle Letture), antifone dalla Liturgia della Madre di Dio, ma proprie, che corrispondono meglio alla Festa della Presentazione del Signore. Questo vale anche per le letture delle singole ore. Inoltre è interessante sapere, che il 2 febbraio alcuni canti, anche della nostra antica liturgia dell‟Ordine, provengono dalla Liturgia bizantina e probabilmente sono stati tradotti in latino da Papa SERGIO I (+ 701), per esempio: “Responsum accepit”, “Obtulerunt pro eo” e soprattutto il meraviglioso “Adorna thalamum”. 2.2 – Le due forme di celebrazione della benedizione delle candele e processione La riforma liturgica ha fortemente rielaborato anche la prima parte della liturgia della Messa del 2 febbraio, cioè la benedizione delle candele e la processione. Come alla Domenica delle Palme (cfr. lettera circolare per il tempo di quaresima e di pasqua del 2004), il messale romano prevede per questo, due forme possibili di celebrazione: Prima forma: con processione. Il principio antichissimo di una vera processione, è che essa comincia in un luogo che è diverso dal luogo dove poi viene celebrata la santa Eucaristia, perciò questa prima forma è la più ideale. Nel messale si dice: “La comunità si riunisce in una chiesa vicina, in una cappella oppure in un altro luogo adatto, dal quale deve partire la processione verso la chiesa. I fedeli tengono in mano le candele”. Nei nostri monasteri il luogo dove ci si riunisce potrebbe essere la sala del capitolo, ed è ciò che viene fatto effettivamente in molti luoghi. Dopo il saluto dell‟Abate (il sacerdote) fatto con la pianeta bianca oppure con la cocolla bianca (piviale), le candele vengono accese (questo è nuovo!), durante l‟antifona: “Vedete, Cristo, il Signore, viene”(“Ecce Dominus noster”) o un altro canto adatto. In alcuni luoghi si accendono i ceri dalla fiamma del cero pasquale. Dopo l‟introduzione sul significato della liturgia della festa, l‟abate (il sacerdote) benedice le candele dei partecipanti alla celebrazione (che già bruciano) e le candele che sono destinate all‟uso liturgico dell‟anno. Invece delle precedenti cinque preghiere di benedizione, il messale offre soltanto due preghiere a scelta e il nostro “Rituale Cistercense” del 1998, ancora una terza (dalla nostra Liturgia propria). Queste nuove preghiere non hanno più il carattere esorcistico e penitenziale delle antiche, ma si riferiscono al mistero della festa della Presentazione di Gesù al tempio e al significato della luce nella festa. Anche i nostri antichi canti di processione dovrebbero essere adattati alla liturgia romana. Il “Missale Romanum” del 2002 menziona ancora l‟antifona: “Adorna thalamum” che si trova anche nel nostro “Processionale Cistercense”. All‟ingresso in Chiesa viene cantata l‟antifona della messa (“Suscepimus”) oppure un altro canto adatto. La celebrazione dell‟Eucaristia comincia subito con il “Gloria”: si omettono l‟atto penitenziale e il “Kyrie” (che veramente non contiene nessun elemento penitenziale e perciò potrebbe essere cantato). Seconda forma: con ingresso solenne. Il messale descrive così questa forma semplificata di celebrazione: “I fedeli si riuniscono in chiesa. Essi tengono in mano le candele. Vestito con paramenti bianchi, il sacerdote si reca con il suo seguito e con una rappresentanza della comunità a un posto adatto all‟ingresso oppure in chiesa, per rendere possibile la partecipazione almeno ad una gran parte dei fedeli. Appena il sacerdote è arrivato al luogo previsto per la benedizione delle candele, queste vengono accese. Intanto si canta „Vedete, Cristo, il Signore, viene‟ [“Ecce Dominus noster”] oppure un altro canto adatto. Il sacerdote saluta la comunità e la introduce nella celebrazione. Benedice poi le candele… Durante la processione all‟altare si canta”. La celebrazione dell‟Eucaristia inizia con il “Gloria”. 2.3 – L’ascolto del Vangelo con le candele accese e l’offerta delle candele all’offertorio Dal “Rituale Cistercense” del 1689 nel nostro Ordine c‟è l‟usanza di tenere in mano le candele accese al Vangelo. Secondo un‟altra usanza dell‟Ordine, bella e piena di significato, e testimoniata già dal XII secolo, all‟offertorio vengono offerte le candele all‟Abate (al sacerdote). Così noi leggiamo negli “Ecclesiastica Officia”, negli usi cistercensi del XII secolo, al capitolo 47: “L‟Abate [che prima ha dato la sua candela al sagrestano] viene…al gradino del presbiterio e gli altri [comunità e fedeli] portano la loro candela, cominciando dal più anziano… Il sagrestano e i suoi aiutanti prendono le candele dalla mano dell‟Abate e le spengono. Poi l‟Abate ritorna all‟altare”. Nella liturgia odierna l‟Abate (il sacerdote) è circondato di solito dai suoi assistenti, ai quali consegna le candele offerte. Essi portano le candele come prima cosa. All‟offerta delle candele, l‟organo può suonare oppure può essere cantato un canto di offertorio: adatto sarebbe il canto: “Domine Deus, in simplicitate cordis mei”. L‟esperienza dimostra, che questo rito fa una grande impressione sui fedeli presenti. Nella pratica di alcuni monasteri all‟offertorio le candele non vengono spente, ma vengono poste in un recipiente riempito di sabbia o in un portacandele e continuano poi a bruciare fino alla fine della celebrazione della messa, così che si può veramente parlare di una “Candelora”. Dal 2 febbraio, che è diventato il “giorno della vita consacrata”, questo rito dell‟offerta delle candele ha acquistato maggior importanza, poiché ci dà la possibilità di rinnovare interiormente la nostra Professione. – L‟antifona mariana finale “Alma Redemptoris Mater” Secondo un‟antica usanza, dall‟inizio dell‟Avvento fino al 2 febbraio compreso, alla fine dei Vespri, viene cantata l‟antifona: “Alma Redemptoris Mater” (per questa antifona cfr. la lettera circolare 1 per l‟Avvento 2002). Poiché il 2 febbraio è una festa del Signore, essa viene cantata questo giorno per l‟ultima volta. Dal 3 febbraio fino a Pasqua (Settimana Santa) si canta di solito l‟antifona “Ave, Regina caelorum” (cfr. il nostro Directorium ) oppure un‟altra antifona mariana. 3. Il 2 febbraio: giorno della vita consacrata Dal 1997 su sollecitazione e ordine del Papa GIOVANNI PAOLO II (+ 2005), il 2 febbraio è il “giorno della vita consacrata”. In questo modo la festa della presentazione del Signore ha ricevuto una dimensione del tutto nuova. Considerando che il mistero della festa del 2 febbraio ha un collegamento molto stretto con la Professione religiosa, in seguito all‟uso per cui nella liturgia papale i religiosi, in modo particolare, stanno al centro e offrono al Papa una grande candela, il Sommo Pontefice ha dichiarato questo giorno “giornata dei religiosi”. Questo giorno deve rendere consapevoli le donne e gli uomini, che si sono decisi per una vita consacrata a Dio, alla sequela di Cristo, della loro promessa e rinnovare la loro donazione a Cristo. Esso vuole anche approfondire e promuovere in tutta la Chiesa, la conoscenza e la stima della vita consacrata. Il grande modello per la consacrazione a Dio è CRISTO, che viene presentato al tempio, ma anche le grandi figure spirituali che sono testimoni di questo avvenimento: il pio e giusto SIMEONE e l‟anziana profetessa ANNA, “che stava continuamente nel tempio e serviva giorno e notte Dio con digiuni e preghiere” (Lc 2,37). Ella è addirittura il prototipo della donna contemplativa. Proprio su questo intero sfondo è consigliabile, il 2 febbraio, di non leggere la forma breve del Vangelo (Lc 2,22-32), nel quale non compare ANNA, ma l‟intero Vangelo della festa (Lc 2,22-40). 4. Il cantico “Nunc dimittis” nella Compieta Un testo della festa della presentazione del Signore, più precisamente nel Vangelo di Luca, ha ricevuto nella storia della liturgia, un ruolo e un‟importanza tutta speciale. È il cantico di lode, il cantico di SIMEONE: “Ora lascia, Signore” (“Nunc dimittis, Domine”) [Lc 2,29-32]. Questo “Canto serale della salvezza veduta e della vita compiuta” è testimoniato già dall‟anno 380/400 circa, come elemento dell‟ufficio divino serale. Nella Compieta della Liturgia delle ore romana, il cantico di lode di Simeone è, per così dire, il culmine della preghiera serale. La Regola di S. Benedetto e tutta la tradizione cistercense, non conoscono il “Nunc dimittis” come canto della Compieta (a differenza dei Benedettini). I monasteri del nostro Ordine però, che seguono uno dei “libri delle ore monastiche” oppure “la liturgia delle ore” romana, hanno accolto dalla riforma liturgica questo cantico tradizionale nella Compieta. Un‟altra variante sarebbe, come per esempio a Hauterive, di prendere il “Nunc dimittis” come lettura breve (Capitolo) della Compieta. 5. Il contenuto teologico della Festa della Presentazione del Signore Come abbiamo già visto con un panorama storico sull‟origine e lo sviluppo della Festa del 2 febbraio fino alla riforma liturgica, il suo contenuto teologico e spirituale è molteplice e ricco. Questo è espresso già nei diversi titoli della festa. In particolare l‟introduzione del celebrante all‟inizio della liturgia della luce e il prefazio del giorno danno una sintesi eccellente e pregnante del contenuto della festa. Questo è il testo dell‟introduzione proposto dal messale romano: “Cari fratelli e sorelle: Sono passati quaranta giorni dal Natale, la festa della nascita del Signore. Oggi festeggiamo il giorno memorabile, nel quale Gesù è stato presentato al tempio da Maria e Giuseppe. Con questo avvenimento non fu adempiuta solo la legge, ma Cristo ha incontrato per la prima volta il suo popolo che lo attendeva nella fede. Condotti dallo Spirito Santo, vennero al tempio quelle persone timorate di Dio: Simeone e Anna. Essi riconobbero Gesù come loro Signore e Messia e pieni di gioia, gli resero testimonianza. Come loro, anche noi siamo qui riuniti dallo Spirito Santo. Insieme andiamo alla casa del Signore. Là, nella comunità, troveremo Cristo nello spezzare il pane e lo riconosceremo, oggi e sempre, fino a che Egli verrà nella gloria”. Il pensiero principale del prefazio del 2 febbraio è questo: “…Poiché oggi la Vergine Madre ha portato il tuo unico figlio al tempio; Simeone, illuminato dallo Spirito, lo proclama gloria del tuo popolo Israele, luce dei popoli. Perciò anche noi esultanti, andiamo incontro al Salvatore e cantiamo con gli angeli e i santi la lode della tua gloria”. Una rappresentazione della Presentazione del Signore, offre la meravigliosa icona della festa della Chiesa orientale, dove essa è sorta. Essa è concentrata tutta sull‟essenziale: l‟offerta di Gesù al tempio. Impulsi spirituali ci possono fornire anche i sermoni tramandati dai nostri autori cistercensi per la festa della “Purificazione di Maria”, specialmente quelli del beato GUERRICO D‟IGNY (+ 1157) oppure quelli di San BERNARDO DI CHIARAVALLE (+ 1153), dove quest‟ultimo, notoriamente nei sermoni 2 e 3, prende come immagine per la vita di comunità, la benedizione delle candele, la processione e l‟offerta e con questo significato, le attualizza. COMUNICAZIONI Come sempre, vorrei terminare la mia lettera circolare con un paio di comunicazioni attuali. Altre notizie seguono nella mia prossima circolare. 1. Il nuovo segretariato per la Liturgia nell’O.Cist. Nella mia lettera circolare 5 per la Quaresima e tempo di Pasqua 2006, ho riferito già ampiamente su questo nuovo segretariato che è stato costituito con un corrispondente Statuto dal Capitolo Generale dell‟anno 2005 e subentra alla grande Commissione liturgica dell‟Ordine, che era sorta nel 1933. Secondo questo Statuto del 2005, è compito del primo Sinodo dell‟Ordine, che segue un Capitolo Generale ordinario, di eleggere i membri del segretariato: un segretario (una segretaria) e due assistenti. Questo è avvenuto nel Sinodo dell‟Ordine che si è svolto a Roma dal 25 al 28 settembre 2007. Il 28 settembre, il Sinodo ha eletto: come segretario: P. Alberico M. ALTERMATT, Hauterive-Eschenbach (dal 1976 segretario e dal 1993 Presidente della Commissione liturgica) e come assistenti: Fr. Xavier GUANTER, Poblet (Directorista dell‟Ordine) e Fr. Isaia GAZZOLA, Lérins (Docente di liturgia all‟ ”Istituto Superiore di Liturgia” a Parigi). Stiamo ora organizzando e coordinando il nostro lavoro. 2. Un sito proprio, nuovo, per la liturgia Da un paio di mesi, la liturgia è stata trasferita dal sito internet dell‟Ordine a un proprio sito che ha il seguente indirizzo, ma poi, attraverso un interno, è reperibile al sito dell‟Ordine: www.ocist.net./liturgy/. Questo sito Web che è sempre in montaggio e trasformazione, viene curato da suor Michaela ARNAUD, Boulaur, che ringraziamo di tutto cuore per questo prezioso servizio. Ella accoglie anche iniziative, sempre volentieri. All‟indirizzo di Internet indicato, ci si può rapidamente informare sulla liturgia e sulla liturgia dell‟Ordine. Qui si trovano anche le circolari liturgiche del segretario, pubblicate fino ad ora e le sue traduzioni. 3. L’edizione latina del “Breviario di Stefano” (“Il Breviario primitivo cistercense”) dell’anno 1131 circa. Dopo una storia piena di vicende, è ora terminata e pubblicata l‟edizione del “Breviario di Stefano” scoperto a Berlino all‟inizio della seconda guerra mondiale dal P. Konrad KOCH (+ 1955), Himmerod. In occasione della pubblicazione di questa edizione a lungo attesa, il 19 maggio 2007 ha avuto luogo nella sala del Capitolo dell‟ex monastero di Wettingen (Svizzera), una cerimonia organizzata dall‟Abate Preside Cassiano LAUTERER, Mehrerau, e dal Prof. Martin KLÖCKENER, Università di Friburgo. Dopo i lavori preliminari del P. Konrad KOCH, P. Bruno GRIESSER (+ 1965) [Mehrerau], Abate Cassiano LAUTERER e P. Alberico M. ALTERMATT, il P. Chrysogonus WADDELL OCSO, monaco dell‟Abbazia del Gethsemani (U.S.A.), che è conosciuto per parecchie edizioni cistercensi, in base ai suoi studi e scoperte, ha presentato l‟edizione del “Breviario di Stefano” completamente rinnovata e compiuta. Padre Waddel ha partecipato alla presentazione del libro il 19 maggio insieme con il suo Priore Gerlac a Wettingen (purtroppo nel frattempo ha avuto un attacco apoplettico e la sua salute è molto danneggiata). L‟edizione che comprende 720 pagine è stata pubblicata nella nota serie scientifico liturgica “Spicilegium Friburgense” (Friburgo) come volume 44. Grazie all‟appoggio finanziario della Congregazione di Mehrerau e delle Abbazie dei Trappisti del Gethsemani e Scourmont (Belgio), il volume è stato pubblicato senza troppi problemi. Il “Breviario di Stefano” (così chiamato dal P. Konrad KOCH), al quale P. Chrysogonus WADDELL ora dava il titolo: “Il Breviario Primitivo Cistercense”, è dell‟anno 1131 circa e non è soltanto il più antico testimone della liturgia primitiva cistercense, ma anche uno dei primi testimoni dell‟origine del Breviario (come genere di libro). Per tale motivo, spetta a questa edizione un‟importanza storico liturgica. Molto pregevole in questa edizione, è la considerazione (nella critica) della seconda riforma liturgica nell‟Ordine, cosiddetta “Bernardina” (Recensio II), per cui si ha una bella visione dello sviluppo della liturgia cistercense nel XII secolo, la cui riforma liturgica (Bernardina) influì fino al XX secolo e in parte fino ad oggi. Il “Breviario di Stefano” era, del resto, per il rinnovamento della nostra liturgia dopo il Vaticano II, una fonte importante (per esempio, per la liturgia a Hauterive e a Heiligenkreuz). Seguono le indicazioni bibliografiche per l‟edizione: Chrysogonus WADDELL, The Primitive Cistercian Breviary „Il Breviario Primitivo Cistercense‟ (Biblioteca Statale a Berlino) patrimonio culturale Prussiano, Ms. Lat. Oct. 402) with Variants from the “Bernardine” Cistercian Breviary, Friburgo (Svizzera): Accademic Press 2007 (“Spicilegium Friburgense 44). Prezzo. Euro 80,00. 4. L’esortazione apostolica post sinodale “SACRAMENTUM CARITATIS” del Papa BENEDETTO XVI del 22 febbraio 2007 “sull’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa” L‟anno scorso è stato pubblicato – accanto alla lettera apostolica “Motu Proprio” “SUMMORUM PONTIFICUM” del 7 luglio 2007 (di cui mi occuperò nella prossima lettera circolare) – questo documento romano molto importante per la liturgia. Si tratta del documento conclusivo papale dell‟XI Assemblea Plenaria Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che ebbe luogo dal 2 al 23 ottobre 2005 in Vaticano e il cui tema era appunto, la Santa Eucaristia. Questo documento, articolato in tre parti: “Eucaristia, un mistero, nel quale si crede” (I), “Eucaristia, un mistero che si celebra” (II), “Eucaristia, un mistero che si vive” (III), è una sintesi grandiosa di teologia, spiritualità e pratica della Santa Eucaristia. Specialmente la seconda parte, è dedicata all‟esecuzione pratica della santa Eucaristia e richiama alla memoria alcune istruzioni e principi liturgici, che si potrebbe aver dimenticato in parte – anche nelle nostre comunità. Nella terza parte, il numero 81 tratta della “Eucaristia e vita consacrata a Dio”. Quest‟anno sarà riunita a Roma la XII Assemblea Plenaria Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, con un tema che segue l‟ultimo Sinodo e precisamente: “La parola di Dio nella vita e missione della Chiesa”. Molto prima degli altri anni, quest‟anno 2008 la Quaresima comincia il 6 febbraio. Per l‟impostazione liturgica e spirituale del tempo di Quaresima e di Pasqua, rimando alle mie lettere circolari 2 (2003), 3 (2004) e 5 (2006). Con i miei auguri di benedizione per la festa della presentazione del Signore e per la vicina Quaresima. Vi saluto tutti cari fratelli e sorelle. Il Vostro Fr. Alberico M. Altermatt O. Cist Monastero d’Eschenbach (Svizzera) gennaio 2008