22 novembre 2013 - Ti ascolteró e poi cammineremo insieme
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22 novembre 2013 - Ti ascolteró e poi cammineremo insieme
16 Diocesi Venerdì 22 novembre 2013 ilnuovo giornale Il portale del San Benedetto Ti ascolterò e poi cammineremo insieme La lezione agli operatori dell’educazione della badessa madre Maria Emmanuel “N onostante la radice etimologica latina, mono, uno solo, il monaco, solo, non lo è mai. È sempre in compagnia. E soprattutto, nel silenzio della notte, è sempre in ascolto: di Dio, dei fratelli e del mondo. Questa è una delle tante ragioni della profondità che contraddistingue il loro parlare e il loro, appunto, ascoltare”. Una lectio magistralis sul significato profondo da quest’ultima azione, tanto cara a S. Benedetto («Ascolta, figlio»), è stata proposta da madre Maria Emmanuel, badessa del monastero di S. Raimondo, durante l’incontro mensile con gli operatori dell’educazione in San Raimondo. L’origine del tutto è il Verbo, la Parola di Dio, a cui seguì, qualche attimo dopo, la Creazione. “La parola è fatta per essere ascoltata. E la Creazione è il modo di Dio di parlare all’uomo. Anche Dio ha bisogno di essere ascoltato”, spiega madre Maria Emmanuel. Ma ascoltare, per l’uomo, è un’esperienza che richiede tempo e cuore. Non basta collegare udito e cervello. “Ciò di cui abbiamo urgente bisogno oggi è una comunicazione che parte dal silenzio. La parola necessita di un tempo di decantazione. Una parola immediata è superficiale, non sincera, una reazione inconsulta. Senza controllo la parola causa disastri nelle relazioni. La parola, invece, ha bisogno di uno spazio che è quello del silenzio, dell’anima”. Citando lo psichiatra Severino Andreoli la badessa colloca la mancanza di intimo ascolto sulla strada di un “autismo interiore”. “A furia di ascoltare male, senza saper trattenere nulla – sottolinea madre Maria Emmanuel –, l’anima si trasforma in un sacco vuoto. Se non si fa proprio l’ascolto, esso non può trasformarsi in esperienza, in una relazione utile alla propria crescita personale. E la persona risulta dissociata tra quello che prova e quello che esterna”. Invece, porsi in una condizione d’ascolto vero e sincero significa mettersi in una posizione di grande umiltà. “Non dobbiamo mai avere la presunzione di sapere in anticipo cosa l’altro ci dirà – avverte madre Maria Emmanuel –. Gesù sapeva guardare le persone, ascoltava le persone, dava loro attenzione e poi sapeva dire la parola giusta al loro cuore. Ascoltare significa smettere di porci al centro del mondo iniziando ad ubbidire, perché se io ascolto profondamente scaturisce una necessità di azione conseguente con l’unico scopo il bene dell’altro. L’ascolto vero apre al dono e fa sentire l’altro accolto”. Ma la società in cui viviamo pare aver dimenticato queste regole. “Oggi viviamo una profonda crisi dell’ascolto tanto che esso è diventato una necessità, al punto che la gente paga per essere ascoltata. Siamo sempre connessi, impegnati ad ascoltare solo il rumore confuso dei nostri pensieri. Ma le nostre orecchie sono chiuse e sorde a quello che siamo davvero, a ciò che proviamo. Ascoltare, invece, significa provare empatia, fare propria la cosa dell’altro, con due persone che entrano in relazione. È solo così facendo che l’ascolto sarà un’esperienza utile, un patrimonio dell’anima. Solo dopo un ascolto vero potremo porgere parole che nutrono l’altro. Perché ascoltare è un modo di amare. È carità”. Foto di gruppo degli studenti del San Benedetto con Andrea Zorzi. ANDREA ZORZI: LA SCONFITTA VALE COME UN ORO OLIMPICO L o sport maestro di vita? A sentir parlare Andrea Zorzi, sembra proprio di sì. Zorro, il pallavolista azzurro della “Generazione di fenomeni” che ha vinto tutto il vincibile negli anni Novanta è di una profondità che non ti aspetti. Racconta, insegna, diverte. È il prof. che tutti vorrebbero avere. E consola pensare che dopo una iperbolica carriera sportiva arrivano il teatro e la televisione a fare da cassa di risonanza per quello che la vita in campo gli ha insegnato. Ha tanto da dire e da far riflettere. E lo fa con il piglio e la chiarezza dell’attore consumato. “La vittoria è leggera e vola via in fretta. La sconfitta è come un sasso che ti si mette sullo stomaco e sembra eterno. Ma poi se ne andrà anche quello lasciando spazio ad un ricordo meno amaro”, dice Zorzi ragionando su quanto emotivamente può insegnare un risultato in campo. E tutta la sua vita da sportivo oggi si riversa nel teatro e nella televisione, portando in scena storie umane di sport e commentando le imprese degli altri. Nei giorni scorsi al Municipale è andato in scena “La leggenda del pallavolista volante”, in cui Zorzi è attore e l’ideatore della piece dedicata alla me- Il pallavolista azzurro a tu per tu con gli studenti del San Benedetto Da pallavolista ad attore di successo In scena al Municipale la sconfitta alle Olimpiadi di Atlanta Al teatro Municipale di Piacenza è andata in scena la prima de “La leggenda del pallavolista volante” che ha visto come protagonisti il pallavolista olimpico Andrea Zorzi e l’attrice Beatrice Visibelli. Con la regia di Nicola Zavagli gli attori hanno raccontato la vita del campione ripercorrendo vittorie, sconfitte, amori e le avventure vissute con gli indimenticabili compagni di squadra. Con una dedica speciale: il compagno di squadra in nazionale, Vigor Bovolenta mancato nel 2012. Spoglia la scenografia, solo qualche panca a delineare i bordi di un campo stilizzato, e sul terreno di gioco “Zorro”, nella nuova veste da attore a coinvolgere il pubblico con la sua moria del compagno Igor Bovolenta. “A teatro raccontare una sconfitta funziona meglio parlata veneta. Durante la rappresentazione forti applausi hanno interrotto la scena decretandone il successo. Al termine, il palco si è trasformato in un set per le interviste ai giocatori con il presentatore di Sky, Lorenzo Dallari, a rivolgere domande alla “Generazione di Fenomeni” riformatasi eccezionalmente: Zorro, Andrea Lucchetta, Luca Cantagalli, Andrea Gardini con l’insuperabile allenatore Julio Velasco; con loro anche Pasquale Gravina, Samuele Papi e il capitano del Copra Volley, Hristo Zlatanov. Il ricavato della serata è stato interamente devoluto in beneficienza all’associazione “Progetto Vita”. Andrea Valizia dice. Perché la pallavolo è uno della vittoria – ha spiegato dusport di altissima concentrarante un incontro anticipatozione. “Vince chi sbaglia di rio dello spettacolo, con i rameno – garantisce Zorro –. E gazzi del liceo San Benedetto anche la preparazione in pale–. La gioia è evanescente, non stra prevede tanti esercizi per è replicabile. La sconfitta inveallenare la concentrazione a ce si presta ad essere ripercormantenersi alta per lungo sa emotivamente. Ha sempre tempo e per non perdere di viqualcosa da dire”. Zorro, sta l’obiettivo finale: il punto”. grandissimo schiacciatore, ha Da sportivo ridimostrato di corda l’allenatoavere mille altre re più importancapacità da far te. “Julio Velasco, scendere nel era arrivato dalcampo della vita. l’Argentina qua“Ho smesso di si da rifugiato giocare a 33 anni politico agli inizi dopo una carriedegli anni Ottanra intensa – racta – ricorda –. Mi conta –. Iniziavo insegnò che la a sentire la fatica cosa più impordel rimanere tante era identificoncentrato a care una priorità lungo in modo e poi svilupparla naturale. Ho pensato fosse ora Zorzi con Francesca Dossi. al meglio possidi cambiare”. E In alto, durante l’incontro. bile. Era semplice: io ero uno così è arrivato il schiacciatore e dovevo schiacteatro. “Ho iniziato come prociare al meglio. Tutto il resto si duttore di una compagnia di traduceva in uno spreco di danza fino ad arrivare alla energia”. Così tra trucchi del messa in scena dello spettacomestiere, allenamento e tenalo su Bovolenta”, dice. E poi cia quel bambino veneto tropc’è la carriera giornalistica da po alto e timidissimo è arrivacommentatore sportivo sulla to a far parte di una “generaGazzetta dello Sport, Sky zione di fenomeni” che ha Sport, la Rai e Al Jazeera mantenuto fede al suo appelSport. “Il mondo arabo sportilativo anche dopo la fine della vo oggi è una realtà interescarriera sportiva. Come dire, santissima”, fa notare. sportivi sì, ma senza la mente Lo Zorzi giocatore ha mane l’impegno la strada per il cato solo l’oro olimpico, ma successo sembra impossibile l’argento lo conserva tra gli da percorrere. oggetti oggi più cari. “All’iniL’incontro è stato condotto zio non potevo neanche guarda Paolo Gentilotti, caposervidarla quella medaglia, la sconzio delle pagine sportive di Lifitta bruciava troppo, ma poi il bertà. tempo ha attutito gli angoli”,