QUANDO MUORE UNA PERSONA AMATA
Transcript
QUANDO MUORE UNA PERSONA AMATA
34567 N. 3 2016 QUANDO MUORE UNA PERSONA AMATA 34567 Vol. 137, No. 7 Copie prodotte di ciascun numero: 58.987.000 Disponibile in 254 LINGUE N. 3 2016 ․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․․ ITALIAN CHE NE PENSATE? QUESTA RIVISTA, La Torre di Guardia, rende onore a Geova Dio, il Sovrano dell’universo. Reca conforto con la buona notizia che presto il celeste Regno di Dio eliminerà tutta la malvagità e trasformerà la terra in un paradiso. Incoraggia a riporre fede in Gesù Cristo, che morì affinché potessimo ottenere la vita eterna e che ora governa come Re del Regno di Dio. Questa rivista si pubblica ininterrottamente dal 1879 e non ha carattere politico. Si attiene strettamente alla Bibbia. Si avvereranno mai queste parole? Dio “asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non ci sarà più” (Rivelazione [Apocalisse] 21:3, 4). Questo numero della Torre di Guardia mostra in che modo Dio adempirà questa promessa e cosa può significare per voi. Quando muore una persona amata Questa pubblicazione non è in vendita. Viene distribuita nell’ambito di un’opera mondiale di istruzione biblica sostenuta mediante contribuzioni volontarie. Per fare una donazione visitate il nostro sito www.jw.org. È sbagliato essere addolorati? 4 Affrontare il dolore 5 Confortare chi ha subìto un lutto 6 I morti torneranno a vivere! 8 _________________________________________________________________________________________________________________________ Salvo diversa indicazione, le citazioni della Bibbia sono tratte dalla Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture con riferimenti. Vorreste saperne di più o studiare la Bibbia gratuitamente a casa vostra? Visitate il sito www.jw.org oppure scrivete a uno dei seguenti indirizzi. Per l’ITALIA: Testimoni di Geova Via della Bufalotta 1281 I-00138 Roma RM IN QUESTO NUMERO Lo sapevate? 9 La Bibbia ha cambiato la loro vita Ho imparato a rispettare me stesso e le donne 10 Imitiamo la loro fede “Sono disposta ad andare” 12 Cosa dice la Bibbia? 16 Per la GERMANIA: Jehovas Zeugen 65617 Selters Per l’elenco completo degli indirizzi, vedi www.jw.org/it/contatti. ` La Torre di Guardia e un periodico mensile con supplemento nei mesi di gennaio, marzo, maggio, luglio, settembre e novembre, edito in Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, Via della Bufalotta 1281, Roma. Direttore responsabile: Romolo Dell’Elice. Stampata in Germania da: Wachtturm Bibelund Traktat-Gesellschaft der Zeugen Jehovas, e. V. Selters/Taunus. Supplemento: Reg. Trib. Roma n.212 - 2/12/2015. 5 Druck und Verlag: Wachtturm Bibelund Traktat-Gesellschaft, Selters/Ts., V. i. S. d. P. Manfred Steffensdorfer, Selters/Ts. 5 2016 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania. Printed in Germany. s E IN PI Ù ONLINE RISPOSTA AD ALTRE DOMANDE BIBLICHE Perché si muore? r (Nella sezione COSA DICE LA BIBBIA ˛ BIBBIA: DOMANDE E RISPOSTE) IN COPERTINA Quando muore una persona amata “Dio sa qual è la cosa migliore, tesoro. Non piangere”. Queste parole furono sussurrate all’orecchio di una donna di nome Bebe al funerale del padre, che era morto in seguito a un incidente automobilistico. Bebe era molto legata a suo padre. Quelle parole le erano state dette in buona fede da un’amica di famiglia, ma Bebe non ne fu confortata; piuttosto si sentì ferita. Continuava a ripetere a sé stessa: “La sua morte non era la ‘cosa migliore’”. Anni dopo, quando Bebe raccontò quell’episodio in un libro, era chiaro che soffriva ancora. Può volerci molto tempo per superare un lutto, specialmente se eravamo molto legati alla persona che è venuta a mancare. Bebe lo provò sulla sua pelle. Nella Bibbia la morte è descritta appropriatamente come l’“ultimo nemico” (1 Corinti 15:26). Irrompe nelle nostre vite con un impeto travolgente, cogliendoci spesso completamente impreparati, e porta via le persone a noi care. Nessuno può sottrarsi ai suoi effetti. Non sorprende, dunque, che sentiamo un vuoto quando ci troviamo ad affrontare la morte e tutto ciò che essa comporta. Forse ci siamo chiesti: “Quanto tempo ci vuole per superare il dolore? Come lo possiamo affrontare? Cosa possiamo fare per confortare chi ha subìto un lutto? C’è qualche speranza per le persone che sono morte?” N. 3 2016 3 È sbagliato essere addolorati? Vi è mai capitato di avere un attacco di malattia di breve durata? Probabilmente il recupero è stato così rapido che avete praticamente dimenticato quanto era accaduto. Con il dolore emotivo, però, non è così. In un suo libro, il dottor Alan Wolfelt scrive: “Non ci si ‘riprende’ dal dolore emotivo”. Ma aggiunge: “Con il tempo e con l’aiuto di chi vi sta intorno il dolore si attenuerà” (Healing a Spouse’s Grieving Heart). Consideriamo, ad esempio, come reagì il patriarca Abraamo alla morte di sua moglie. La Bibbia dice che “entrò a fare lamento per Sara e a piangerla” o, come dice la versione Parola del Signore, “si mise in lutto”. Quindi gli ci volle del tempo per elaborare il dolore di quella perdita.1 Un altro esempio è Giacobbe, a cui venne fatto credere che suo figlio Giuseppe era stato ucciso da una bestia selvaggia. Giacobbe “fece lutto su suo figlio per molti giorni” e i suoi familiari non riuscirono a confortarlo. Anche dopo molti anni, la morte del figlio pesava su di lui come un macigno (Genesi 23:2; 37:34, 35; 42:36; 45:28). 1 Anche Isacco, figlio di Abraamo, fu addolorato per molto tempo. L’articolo della serie “Imitiamo la loro fede” riportato in questo numero mette in risalto che, a distanza di tre anni dalla morte di sua madre Sara, Isacco stava ancora soffrendo (Genesi 24:67). Abraamo pianse la perdita della sua amata Sara Lo stesso accade oggi a tante persone che piangono la morte di qualcuno a loro molto caro. Consideriamo i seguenti due esempi. “Mio marito Robert morì il 9 luglio 2008. Il giorno del fatale incidente era iniziato come tutti gli altri: dopo colazione, quando lui stava per andare al lavoro, ci siamo dati un bacio, ci siamo abbracciati affettuosamente e ci siamo detti: ‘Ti amo’. Sono passati sei anni, ma il dolore che ho nel cuore è sempre lì. Non credo che supererò mai la morte di Rob” (Gail, 60 anni). “Sono passati 18 anni da quando la mia adorata moglie non c’è più, ma ne sento ancora la mancanza e piango pensando a lei. Ogni volta che vedo qualcosa di bello nella natura, il mio pensiero va a lei e a quanto le sarebbe piaciuto vedere quello che sto vedendo io” (Etienne, 84 anni). Provare simili sentimenti ed essere addolorati, anche per molto tempo, è solo naturale. Ognuno soffre a modo suo, e sarebbe sciocco giudicare il modo in cui un’altra persona reagisce a una tragedia. Non dobbiamo neanche essere troppo severi con noi stessi se sembra che la nostra reazione alla morte sia esagerata. Come possiamo affrontare il dolore? Affrontare il dolore I consigli sull’argomento non mancano di certo. Non tutti, però, sono validi. Alcuni, per esempio, potrebbero suggerire di non piangere e di non esternare i propri sentimenti. Altri potrebbero indurre ad andare all’altro estremo e a dare libero sfogo alle proprie emozioni. La Bibbia presenta una visione più equilibrata, sostenuta anche dalla ricerca moderna. In alcune culture è considerato poco virile che un uomo pianga. Ma ci si dovrebbe vergognare di cedere alle lacrime, anche se si è in pubblico? Esperti di igiene mentale riconoscono che piangere è una normale manifestazione del dolore e che, con il tempo, questo può aiutare a colmare l’enorme vuoto lasciato dalla persona amata. Reprimere il dolore, d’altro canto, può fare più male che bene. La Bibbia non sostiene in alcun modo che sia sbagliato o poco virile piangere di dolore. Per esempio, pensate a Gesù: pianse apertamente la morte del suo caro amico Lazzaro nonostante avesse il potere di riportarlo in vita (Giovanni 11:33-35). Anche gli scatti d’ira sono una manifestazione di dolore, specialmente in caso di morte improvvisa. Quando affrontiamo un lutto potremmo provare rabbia per molte ragioni, ad esempio se una persona stimata dice qualcosa di sconsiderato o infondato. “Avevo solo 14 anni quando mio padre morì”, racconta un sudafricano di nome Mike. “Al funerale, il ministro anglicano disse che Dio ha bisogno delle persone buone e che per questo le prende precocemente con sé.1 Questo mi fece arrabbiare, perché avevamo un disperato bisogno di nostro padre. A distanza di 63 anni, pensare a quelle parole mi fa ancora male”. E che dire dei sensi di colpa? Specialmente quando la morte sopraggiunge inaspettata, chi resta potrebbe tormentarsi con pensieri del tipo: “Se solo avessi fatto questo o quello, probabilmente non sarebbe successo”. O forse l’ultima volta che avevate incontrato quella persona, c’era stato un litigio fra voi. Questo potrebbe farvi sentire più in colpa. Se anche voi siete tormentati da rabbia e sensi di colpa, è importante che non reprimiate tali emozioni. Parlatene con un amico, che vi ascolterà e vi rassicurerà del fatto che non c’è motivo di provare tali sentimenti e che molti che hanno subìto un lutto si sentono così. La Bibbia ci ricorda che “il vero compagno ama in ogni tempo, ed è un fratello nato per quando c’è angustia” (Proverbi 17:17). Il miglior Amico che possa avere chi sta soffrendo per un lutto è il Creatore, Geova Dio. Potete aprirgli il cuore in preghiera, perché “egli ha cura di voi” (1 Pietro 5:7). Promette che i pensieri e i sentimenti di tutti quelli che lo pregano saranno alleviati dalla “pace di Dio che sorpassa ogni pensiero” (Filippesi 4:6, 7). Permettete a Dio di starvi vicino anche per mezzo della sua consolante Parola, la Bibbia. Fate un elenco di versetti che danno conforto. (Vedi il riquadro.) Potreste impararne qualcuno a VERSETTI BIBLICI CHE DANNO CONFORTO ˙ Dio prova compassione per noi quando soffriamo (Salmo 55:22; 1 Pietro 5:7). ˙ Dio è sempre pronto ad ascoltare le preghiere dei suoi servitori (Salmo 86:5; 1 Tessalonicesi 5:17). ˙ Dio sente la mancanza delle persone che sono morte (Giobbe 14:13-15). ˙ Dio promette di risuscitare i morti (Isaia 26:19; Giovanni 5:28, 29). 1 Questo non è un insegnamento biblico. La Bibbia evidenzia tre motivi per cui si muore (Ecclesiaste 9:11; Giovanni 8:44; Romani 5:12). N. 3 2016 5 memoria. Riflettere su pensieri di questo tipo sarà di aiuto specialmente di notte, quando si è soli e si fa fatica ad addormentarsi (Isaia 57:15). Recentemente un uomo di 40 anni, che chiameremo Jack, ha perso la sua adorata moglie, affetta da un tumore. Jack dice che a volte si sente molto solo. Ha trovato sollievo nella preghiera. “Quando prego Geova”, spiega, “non mi sento mai solo. Spesso mi sveglio nel cuore della notte e non riesco a riaddormentarmi. Leggere nelle Scritture pensieri consolanti, meditare su di essi e poi esprimere i miei sentimenti in preghiera mi fa provare tranquillità e profonda pace. Questo dà serenità alla mia mente e al mio cuore, e mi permette di dormire”. Vanessa, una giovane che ha perso la madre a causa di una malattia, ha provato in prima persona il potere della preghiera. “Nei momenti più difficili”, dice, “riuscivo appena a invocare il nome di Dio e scoppiavo a piangere. Geova mi ascoltava e mi dava sempre la forza di cui avevo bisogno”. Alcuni consulenti esortano chi sta affrontando il dolore di un lutto a spendersi per aiutare gli altri o a impegnarsi in servizi di volontariato per la comunità. Questo può far provare gioia e alleviare il dolore (Atti 20:35). Molti cristiani che hanno perso una persona amata hanno riscontrato che darsi da fare per gli altri è stato di grande conforto (2 Corinti 1: 3, 4). Confortare chi ha subìto un lutto Vi siete mai sentiti impotenti quando qualcuno a voi vicino stava soffrendo per la morte di una persona amata? Forse a volte, non sapendo cosa dire o cosa fare, si finisce per non dire e non fare nulla. Eppure ci sono alcune cose pratiche e utili che potete fare. Spesso tutto quello che serve è la vostra presenza e un semplice “mi dispiace tanto”. In molte culture si può mostrare interesse con un abbraccio amichevole o un altro gesto affettuoso. Se la persona vuole parlare, ascoltate con empatia. Soprattutto, se loro lo desiderano, fate qualcosa per i familiari del defunto, qualcosa che forse non sono in condizione di fare da soli, come preparare un pasto, badare ai bambini o dare una mano a organizzare il funerale. Simili gesti possono essere più eloquenti di tante parole. Col tempo potreste sentirvi spinti a parlare del defunto, magari di alcune sue belle qualità o di qualche momento felice passato insieme. Conversazioni di questo tipo potrebbero perfino far nascere un sorriso sul volto di chi ha perso una persona amata. Pam, per esempio, che sei anni fa ha perso suo marito Ian, dice: “A volte mi raccontano cose 6 LA TORRE DI GUARDIA belle di Ian che non conoscevo, e questo mi fa stare bene”. Alcuni studi evidenziano che coloro che hanno subìto un lutto spesso ricevono molto aiuto i primi giorni, ma che i loro bisogni vengono presto trascurati non appena gli amici riprendono le loro attività quotidiane. Pertanto proponetevi di contattare regolarmente gli amici che stanno affrontando questa situazione, anche quando è passato del tempo.1 Apprezzeranno tanto l’opportunità di vedere alleviato il loro dolore. Consideriamo l’esempio di Kaori, una giovane giapponese. Soffriva terribilmente per la perdita di sua madre, seguita dopo appena 15 mesi dalla morte della sorella maggiore. Kaori continuò a ricevere sostegno da amici leali. Ritsuko, una donna molto più grande di lei, cercò di starle vicino. “A dire il vero”, racconta Kaori, “non mi fece piacere: non volevo che qualcuno prendesse il posto di mia madre, e pensavo che nessuno avrebbe potuto farlo. Ma il modo in cui mamma Ritsuko mi trattò mi fece affezionare tanto a lei. Ogni settimana uscivamo in predicazione e andavamo insieme alle adunanze. Mi invitava a prendere un tè, mi portava da mangiare e spesso mi scriveva lettere e bigliettini. Il suo atteggiamento positivo ha avuto un buon effetto su di me”. Sono passati 12 anni dalla morte della madre di Kaori, che oggi si dedica a tempo pieno con suo marito a un’opera di evangelizzazione. “Mamma Ritsuko”, dice Kaori, “continua a essere piena di premure. Quando torno nella mia città, vado sempre a trovarla e passiamo insieme bei momenti edificanti”. Poli, una testimone di Geova di Cipro, è un’altra persona che ha tratto beneficio dal continuo sostegno degli altri. Aveva un bravo marito, Sozos, che dava il buon esempio come pastore cristiano, invitando spesso orfani e vedove a casa sua per stare insieme e consumare un pasto (Giacomo 1:27). Purtroppo Sozos morì a 53 anni per un tumore cerebrale. Poli dice: “Avevo perso il mio leale marito, la persona con cui ero stata sposata per 33 anni”. 1 Alcuni hanno anche segnato la data della morte sul calendario per ricordarsi di dare conforto ai familiari del defunto quando forse ne hanno più bisogno, il giorno dell’anniversario o in prossimità di tale data. Cercate modi pratici per aiutare chi ha subìto un lutto Dopo il funerale, Poli si trasferì in Canada con Daniel, il suo figlio più piccolo, che aveva 15 anni. Lì i due iniziarono ad associarsi con i Testimoni di Geova del posto. “I fratelli della nuova congregazione”, ricorda Poli, “non sapevano nulla del nostro passato e della nostra difficile situazione. Ma questo non impedì loro di avvicinarsi a noi, confortarci con parole gentili e aiutarci in modo pratico. Quanto fu prezioso quell’aiuto, specialmente in quel periodo in cui mio figlio aveva più bisogno del padre! I fratelli che avevano incarichi di responsabilità nella congregazione mostrarono grande interessamento per Daniel. Uno in particolare si assicurò che venisse incluso quando i fratelli passavano del tempo insieme o andavano a giocare a pallone”. Oggi, sia Poli che suo figlio stanno bene. Ci sono davvero tanti modi per dare aiuto pratico e conforto a chi ha subìto un lutto. Anche la Bibbia ci conforta, dandoci una meravigliosa speranza per il futuro. N. 3 2016 7 I morti torneranno a vivere! Forse ricorderete che Gail, già menzionata in questa serie di articoli, non crede che riuscirà mai a superare la morte di suo marito Rob. Comunque, questa donna aspetta con ansia di rivederlo nel nuovo mondo promesso da Dio. “Il mio passo biblico preferito”, dice, “è Rivelazione 21:3, 4”. In questi versetti si legge: “Dio stesso sarà con loro. Ed egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non ci sarà più, né ci sarà più cordoglio né grido né dolore. Le cose precedenti sono passate”. “Questa promessa parla da sé”, continua Gail. “Mi sento davvero vicina a chi ha perso una persona amata ma non è a conoscenza della speranza di rivederla”. Gail è coerente con quanto afferma e si impegna a Giobbe era convinto che sarebbe tornato in vita 8 LA TORRE DI GUARDIA tempo pieno come volontaria in un’opera di evangelizzazione, parlando alle persone della promessa di Dio riguardo al futuro, un futuro in cui “la morte non ci sarà più”. Forse pensate: “È impossibile!” Ma considerate l’esempio di un uomo di nome Giobbe. Era gravemente malato (Giobbe 2:7). È vero che desiderava morire, ma aveva comunque fede che Dio avrebbe potuto riportarlo in vita sulla terra. Disse con fiducia: “Oh mi nascondessi tu nello Sceol! [...] Tu chiamerai, e io stesso ti risponderò. Bramerai l’opera delle tue mani” (Giobbe 14:13, 15). Giobbe era convinto che Dio avrebbe sentito la sua mancanza e che avrebbe desiderato ardentemente riportarlo in vita. Presto Dio farà proprio questo: quando la terra sarà trasformata in un paradiso, riporterà in vita Giobbe e moltissimi altri (Luca 23:42, 43). “Ci sarà una risurrezione”, conferma la Bibbia in Atti 24:15. Gesù disse: “Non vi meravigliate di questo, perché l’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne verranno fuori” (Giovanni 5: 28, 29). Giobbe vedrà l’adempimento di questa promessa. Avrà la possibilità di ritrovare il “suo vigore giovanile”, e la sua carne rimarrà per sempre “più fresca che nella giovinezza” (Giobbe 33:24, 25). Lo stesso accadrà a tutti coloro che mostreranno gratitudine per ciò che Dio ha misericordiosamente disposto, risuscitare le persone sulla terra. Se avete perso una persona a voi cara, forse le informazioni trattate non elimineranno del tutto il vostro dolore. Tuttavia, meditare sulle promesse di Dio riportate nella Bibbia può darvi una vera speranza e farvi trovare la forza di andare avanti (1 Tessalonicesi 4:13). Vorreste saperne di più su come affrontare il dolore? Forse avete domande collegate a questo argomento, ad esempio vi chiedete: “Perché Dio permette il male e le sofferenze?” Visitate il nostro sito jw.org e vi renderete conto che la Bibbia dà conforto e fornisce valide risposte. ˇ LO SAPEVATE? Chi era il padre di Giuseppe? Giuseppe, il falegname di Nazaret, era il padre adottivo di Gesù. Ma chi era il padre di Giuseppe? La genealogia di Gesù riportata nel Vangelo di Matteo menziona un certo Giacobbe, mentre quella nel Vangelo di Luca dice che Giuseppe era “figlio di Eli”. Come si spiega questa apparente discrepanza? (Luca 3:23; Matteo 1:16). Nel racconto di Matteo si legge che “Giacobbe generò Giuseppe”. Il verbo greco utilizzato indica chiaramente che Giacobbe era il padre naturale di Giuseppe. Quindi Matteo stava tracciando la genealogia naturale di Giuseppe, la discendenza regale di Davide attraverso la quale il diritto legale al trono fu trasmesso da Giuseppe al figlio adottivo, Gesù. Nel racconto di Luca, d’altro canto, si legge: “Giuseppe, figlio di Eli”. Il termine “figlio” può essere qui inteso come “figlio acquisito” o “genero”. Un caso simile si trova in Luca 3:27, dove si dice che Sealtiel era “figlio di Neri”, nonostante il vero padre fosse Ieconia (1 Cronache 3:17; Matteo 1:12). Forse Sealtiel aveva sposato un’innominata figlia di Neri, diventandone il genero. Similmente Giuseppe era “figlio” di Eli perché aveva sposato sua figlia Maria. Luca presenta dunque la discendenza naturale di Gesù “secondo la carne”, attraverso la madre biologica, Maria (Romani 1:3). Pertanto la Bibbia ci fornisce due diverse e preziose genealogie di Gesù. ˇ Quali tessuti e tinte si usavano nei tempi biblici? LANA TINTA TROVATA IN UNA GROTTA VICINO AL MAR MORTO RISALENTE A PRIMA DEL 135 Fotografa: Clara Amit, COURTESY OF THE ISRAEL ANTIQUITIES AUTHORITY Lana di pecora e pelo di capra e di cammello erano ampiamente utilizzati nell’antico Medio Oriente. I tessuti più comuni erano di lana, e la Bibbia parla spesso di pecore, tosatura e indumenti di lana (1 Samuele 25:2; 2 Re 3:4; Giobbe 31:20). Il lino, da cui si ottiene l’omonima fibra tessile, veniva coltivato in Egitto e Israele (Genesi 41:42; Giosuè 2:6). Per quanto riguarda il cotone, nei tempi biblici probabilmente gli israeliti non lo coltivavano, ma le Scritture ne menzionano l’uso in riferimento alla Persia (Ester 1:6). La seta era un tessuto pregiato e costoso, probabilmente importato solo da mercanti provenienti dall’Estremo Oriente (Rivelazione [Apocalisse] 18:11, 12). Secondo un’opera di consultazione “la lana si poteva trovare in natura in vari colori, dal bianco al marrone scuro con diverse sfumature intermedie” (Jesus and His World). Inoltre la lana veniva spesso tinta. Da alcuni molluschi si ricavava la pregiata porpora. Tinte di altri colori, come rosso, giallo, blu e nero, venivano ricavate da piante, foglie, radici e insetti. ˇ N. 3 2016 9 LA BIBBIA HA CAMBIATO LA LORO VITA Ho imparato a rispettare me stesso e le donne NARRATO DA JOSEPH EHRENBOGEN ANNO DI NASCITA 1960 PAESE DI ORIGINE FRANCIA TRASCORSI VIOLENTO TOSSICODIPENDENTE, SENZA RISPETTO PER LE DONNE 10 LA TORRE DI GUARDIA IL MIO PASSATO: Sono nato a Mulhouse, nella Francia nord-orientale, in un quartiere operaio tristemente noto per la sua violenza. Della mia infanzia ricordo i violenti conflitti tra le famiglie della zona. Nella nostra famiglia le donne erano disprezzate e raramente tenute in considerazione dagli uomini. Mi era stato insegnato che il posto di una donna era in cucina, al servizio degli uomini e dei figli. Non ho avuto un’infanzia facile. Quando avevo 10 anni mio padre morì a causa dell’alcolismo. Cinque anni più tardi uno dei miei fratelli maggiori si suicidò. Lo stesso anno fui testimone di un omicidio durante una violenta lite all’interno della mia famiglia; quell’episodio mi sconvolse profondamente. I miei familiari mi insegnarono a maneggiare coltelli e pistole, e a battermi ogni volta che se ne presentava l’occasione. Ero un giovane inquieto e cominciai a ricoprirmi di tatuaggi e a bere. All’età di 16 anni bevevo tra le 10 e le 15 bottiglie di birra al giorno, e presto cominciai a fare uso di droga. Per pagare i miei vizi vendevo rottami metallici e ricorrevo al furto. A 17 anni ero già stato in prigione. In totale ho ricevuto 18 condanne per furto e violenza. Quando ero poco più che ventenne la mia situazione peggiorò. Fumavo fino a 20 spinelli di marijuana al giorno e assumevo eroina e altre sostanze illegali. Rischiai diverse volte di morire per overdose. Cominciai a spacciare, per cui ero costantemente armato di coltelli e pistole. Una volta sparai a un uomo, ma fortunatamente il proiettile rimbalzò sulla fibbia della sua cintura. Quando avevo 24 anni mia madre morì, e la mia rabbia aumentò. Vedendomi, le persone erano spesso terrorizzate e attraversavano la strada per evitarmi. A motivo delle liti spesso passavo i fine settimana alla stazione di polizia o all’ospedale per farmi curare le ferite. A 28 anni mi sposai. Come potete intuire, non rispettavo mia moglie: la insultavo e la picchiavo. Non facevamo nulla insieme come coppia. Pensavo che ricoprirla di gioielli rubati fosse già abbastanza. Poi successe qualcosa di inaspettato. Mia moglie cominciò a studiare la Bibbia con i Testimoni di Geova e già dopo il primo incontro smise di fumare, cominciò a rifiutare i soldi rubati e mi restituì i gioielli. Ero furibondo. Non volevo che studiasse la Bibbia, le soffiavo in faccia il fumo di sigaretta e la mettevo in ridicolo davanti a tutto il vicinato. Una sera, intorpidito dall’alcol, diedi fuoco alla casa. Mia moglie salvò sia me che nostra figlia di cinque anni. Quando tornai a essere lucido fui assalito dai sensi di colpa. Ero profondamente convinto che Dio non avrebbe mai potuto perdonarmi. Mi ricordai di quello che una volta aveva detto un prete, che i cattivi vanno all’inferno. Persino il mio psichiatra mi aveva detto: “Non c’è niente da fare. Sei proprio irrecuperabile!” LA BIBBIA HA CAMBIATO LA MIA VITA: Dopo l’incendio ci trasferimmo dai miei suoceri. Quando i Testimoni vennero a visitare mia moglie chiesi loro: “Dio può perdonarmi per tutti i miei peccati?” Mi fecero leggere dalla Bibbia 1 Corinti 6:9-11. Quel passo elenca alcuni comportamenti che Dio condanna, ma aggiunge: “Questo eravate alcuni di voi”. Quelle parole mi fecero capire che era possibile cambiare. Inoltre, mostrandomi 1 Giovanni 4:8, i Testimoni mi rassicurarono del fatto che Dio mi amava. Rincuorato chiesi loro di studiare la Bibbia con me due volte a settimana, e cominciai a frequentare le adunanze cristiane. Pregavo Geova in continuazione. Nell’arco di un mese, decisi di smetterla con la droga e con l’alcol. Ben presto cominciai ad avere orribili incubi, mal di testa, crampi e altri sintomi di astinenza: era come se dentro di me fosse scoppiata una guerra! Eppure nello stesso tempo sentivo che Geova mi teneva per mano e mi dava forza. Quello che provavo era simile a quanto descritto dall’apostolo Paolo, che riguardo all’aiuto ricevuto da Dio disse: “Per ogni cosa ho forza in virtù di colui che mi impartisce potenza” (Filippesi 4:13). Con il passare del tempo riuscii anche a smettere di fumare le sigarette (2 Corinti 7:1). Oltre ad aiutarmi a riprendere il controllo della mia vita, la Bibbia ha avuto un effetto positivo sulla nostra famiglia. Ho cambiato atteggiamento nei confronti di mia moglie. Ho cominciato a mostrarle più rispetto e a usare espressioni come “per favore” e “grazie”. Ho anche iniziato a essere un vero padre per nostra figlia. Dopo aver studiato la Bibbia per un anno, seguendo l’esempio di mia moglie ho dedicato la mia vita a Geova e mi sono battezzato. Provo gioia nell’aiutare altri a trovare uno scopo nella vita I BENEFÌCI: Sono sicuro che i princìpi biblici mi abbiano salvato la vita. Anche i miei parenti non Testimoni pensano che a quest’ora probabilmente sarei già morto per l’abuso di droga o che sarei rimasto ucciso in qualche lite. La mia vita familiare è stata completamente trasformata dagli insegnamenti biblici che mi hanno indicato le mie responsabilità di marito e padre (Efesini 5:25; 6:4). Abbiamo iniziato a fare le cose insieme come famiglia. Adesso, invece di relegare mia moglie in cucina, sono felice di sostenerla nella sua attività di evangelizzatrice a tempo pieno. Lei, da parte sua, è felice di sostenermi mentre svolgo il mio incarico di anziano di congregazione. L’amore e la misericordia di Dio hanno avuto un profondo impatto sulla mia vita. Provo il forte desiderio di far conoscere le qualità di Geova a chi è considerato un caso disperato, perché è così che molti vedevano me. So che la Bibbia ha il potere di aiutare chiunque ad avere una vita pulita e significativa. La Bibbia non solo mi ha insegnato ad amare e rispettare gli altri, sia uomini che donne, ma mi ha anche aiutato ad avere rispetto di me stesso. ˇ N. 3 2016 11 IMITIAMO LA LORO FEDE REBECCA “Sono disposta ad andare” R EBECCA osserva la sua ombra allungarsi sull’aspro paesaggio. Dopo settimane di viaggio si è ormai abituata all’incedere oscillante del cammello che la porta sull’alto dorso. La sua casa ad Haran, quella in cui è sempre vissuta, è ormai lontanissima, centinaia di chilometri a nord-est. Rebecca potrebbe non rivedere più la sua famiglia. Cosa le riserva il futuro? Forse questa e altre domande le affollano la mente, specialmente ora che il suo viaggio volge al termine. La carovana ha già attraversato gran parte della terra di Canaan e ora si imbatte in territori ancora più inospitali, quelli del Negheb (Genesi 24:62). Forse Rebecca vede delle pecore. Sebbene questo territorio sia troppo selvaggio e arido per estese coltivazioni, è provvisto di grandi pascoli. L’anziano uomo che guida la compagnia conosce bene questa terra. Sarà sicuramente ansioso di dare al suo signore la bella notizia che ha trovato una moglie per Isacco! Rebecca, invece, si starà chiedendo che tipo di vita la attende in questa terra. Chissà com’è Isacco, il suo sposo. Non si sono mai incontrati. Lui sarà felice di vederla? E lei, cosa proverà per lui? Oggi in molte parti del mondo i matrimoni combinati possono sembrare strani. In altri paesi, invece, sono comuni. Indipendentemente dalle consuetudini del vostro paese, sarete comunque d’accordo che Rebecca stava viaggiando verso l’ignoto. Era una donna dotata di una fede e un coraggio straordinari. Queste due qualità sono essenziali quando si affrontano cambiamenti nella vita. Alla fede di Rebecca sono associate altre preziose e rare qualità. “ATTINGERÒ ACQUA ANCHE PER I TUOI CAMMELLI” Lo straordinario cambiamento nella vita di Rebecca ebbe inizio in un modo alquanto ordinario ai suoi 12 LA TORRE DI GUARDIA occhi. Era cresciuta ad Haran o comunque nei pressi di questa città della Mesopotamia. I suoi genitori erano diversi dalla maggioranza degli abitanti di Haran. Non adoravano il dio-luna Sin; il loro Dio era Geova (Genesi 24:50). Crescendo, Rebecca era diventata una giovane bellissima, ma la sua non era una bellezza vana e fine a sé stessa. Rebecca era una donna dinamica. E rimase moralmente pura. Sebbene la sua famiglia fosse abbastanza benestante da avere dei servitori, Rebecca non era stata viziata o trattata come una principessa; le era stato insegnato a lavorare sodo. Come tante altre donne del tempo, Rebecca doveva sbrigare diverse faccende pesanti, come ad esempio andare a prendere l’acqua per la famiglia. Nelle prime ore della sera si caricava la giara sulle spalle e si incamminava verso la fonte d’acqua (Genesi 24:11, 15, 16). Una sera, dopo che Rebecca ebbe riempito la giara, un anziano uomo le corse incontro e le disse: “Dammi, ti prego, un piccolo sorso d’acqua della tua giara”. Era una richiesta semplice, fatta con garbo. Rebecca si rese conto che l’uomo veniva da molto lontano. Abbassò prontamente la giara e gli offrì quell’acqua fresca; e non gliene diede solo un sorso, ma tutta quella necessaria a soddisfare la sua sete. La ragazza si accorse che lì vicino c’era una carovana di 10 cammelli inginocchiati ma che l’abbeveratoio era vuoto. Rebecca vide che l’uomo la osservava con sguardo attento e benevolo e cercò di mostrare tutta la sua generosità. Disse: “Attingerò acqua anche per i tuoi cammelli finché abbiano bevuto abbastanza” (Genesi 24:17-19). Avrete notato che Rebecca non si offrì semplicemente di dare da bere ai 10 cammelli, ma di soddi- sfarne completamente la sete. Considerato che un cammello molto assetato può bere più di 95 litri d’acqua, abbeverare 10 cammelli avrebbe richiesto molte ore di lavoro. Per come andarono le cose, comunque, sembra improbabile che quei cammelli avessero così tanta sete.1 Quando si offrì di abbeverarli, però, Rebecca non lo sapeva. Desiderava mostrare ospitalità a quell’anziano straniero ed era disposta a fare tutto il necessario. L’uomo accettò il suo aiuto. Iniziò poi a osservarla mentre faceva avanti e indietro riempiendo e svuotando la giara più e più volte (Genesi 24:20, 21). L’esempio di Rebecca è eloquente per noi oggi. Viviamo in un’epoca in cui regna l’egoismo. Come predetto, gli esseri umani sono “amanti di se stessi” e non sono disposti a fare sacrifici gli uni per gli altri (2 Timoteo 3:1-5). I cristiani che vogliono combattere questa tendenza dovrebbero soffermarsi sull’immagine fornita dalla Bibbia di questa giovane dell’an1 Era già sera. Il racconto non dice che Rebecca si sia trattenuta al pozzo per ore, né lascia intendere che la sua famiglia stesse dormendo quando lei finì il suo lavoro o che qualcuno fosse andato a vedere come mai non era ancora rientrata. tichità che fa avanti e indietro più volte per attingere acqua dal pozzo. Sicuramente Rebecca si accorse che l’anziano uomo continuava a osservarla. Non c’era niente di inappropriato in quello sguardo: trasmetteva sorpresa, meraviglia e gioia. Quando Rebecca ebbe terminato il suo lavoro, l’uomo le diede in dono preziosi gioielli. Poi le disse: “Di chi sei figlia? Dichiaramelo, ti prego. C’è posto nella casa di tuo padre perché vi passiamo la notte?” Quando Rebecca gli parlò della sua famiglia, l’uomo fu ancora più felice. Forse presa dall’entusiasmo, la giovane aggiunse: “Da noi c’è sia paglia che molto foraggio, anche un luogo per passarvi la notte”. La sua era un’offerta notevole, visto che c’erano altri ad accompagnare l’anziano uomo. La ragazza corse poi dalla madre per raccontarle quello che era successo (Genesi 24:22-28, 32). È chiaro che a Rebecca era stato insegnato a essere ospitale. Ecco un altro valore che oggi è sempre più raro, e un altro motivo per cui dovremmo imitare la fede di questa giovane dal cuore buono. La fede in Dio dovrebbe spingerci a essere ospitali. Geova mostra ospitalità essendo generoso verso tutti e Rebecca era operosa e ospitale desidera che i suoi adoratori facciano altrettanto. Quando mostriamo ospitalità anche a chi forse non potrà mai ricambiarla, rendiamo felice il nostro Padre celeste (Matteo 5:44-46; 1 Pietro 4:9). “DOVRAI PRENDERE UNA MOGLIE PER MIO FIGLIO” Chi era l’anziano uomo presso il pozzo? Era servitore di Abraamo, fratello del nonno di Rebecca. Era dunque il benvenuto nella casa di Betuel, padre di Rebecca. Probabilmente questo servitore si chiamava Eliezer.1 Quando gli fu offerto un pasto, si rifiutò di mangiare finché non avesse rivelato il motivo della sua visita (Genesi 24:31-33). Possiamo immaginarcelo mentre parlava concitato, avendo visto chiaramente che il suo Dio, Geova, stava benedicendo la sua importante missione. In che modo? Pensiamo a Betuel e Labano, il padre e il fratello di Rebecca, che ascoltavano rapiti mentre Eliezer raccontava la sua storia. Il servitore spiegò che Geova aveva grandemente benedetto Abraamo nella terra di Canaan e che Abraamo e Sara avevano avuto un figlio, Isacco, a cui spettava tutta l’eredità. Abraamo aveva affidato al suo servitore un compito importantissimo: cercare una moglie per Isacco ad Haran, tra i suoi parenti (Genesi 24:34-38). Abraamo fece giurare a Eliezer che non avrebbe scelto per Isacco una moglie cananea. Per quale motivo? I cananei non rispettavano e non adoravano Geova Dio. Abraamo sapeva che a tempo debito Geova avrebbe punito quelle persone per le loro pratiche empie. Abraamo non voleva che il suo amato Isacco avesse a che fare con quelle persone e con la loro condotta immorale. Era anche consapevole del fatto che suo figlio aveva un ruolo essenziale nell’adempimento delle promesse di Dio (Genesi 15:16; 17:19; 24:2-4). Inoltre Eliezer raccontò che quando era arrivato vicino ad Haran, presso il pozzo, aveva pregato che fosse Geova Dio a scegliere una moglie per Isacco. Come? Eliezer aveva chiesto a Dio di fargli incon1 Anche se in questo racconto Eliezer non è menzionato per nome, è probabile che sia lui il servitore in questione. Abraamo una volta aveva detto che avrebbe lasciato i suoi beni a Eliezer, che evidentemente era il più anziano e fidato dei suoi servitori. Queste caratteristiche coincidono con la descrizione del servitore inviato da Abraamo a scegliere una moglie per Isacco (Genesi 15:2; 24:2-4). 14 LA TORRE DI GUARDIA trare presso il pozzo la ragazza che voleva dare in moglie a Isacco. A seguito della richiesta del servitore, la giovane avrebbe dovuto dare da bere a Eliezer e avrebbe anche dovuto offrirsi di abbeverare i suoi cammelli (Genesi 24:12-14). Rebecca aveva fatto esattamente tutto questo. Chissà come si sarà sentita se riuscì ad ascoltare il racconto che Eliezer stava facendo ai suoi familiari! Betuel e Labano furono toccati dal racconto di Eliezer. Dissero: “Questa cosa è emanata da Geova”. Com’era consuetudine, stipularono un patto matrimoniale promettendo Rebecca in moglie a Isacco (Genesi 24:50-54). Significa questo che Rebecca non aveva voce in capitolo? Qualche settimana prima Eliezer aveva sollevato la questione chiedendo ad Abraamo: “E se la donna non verrà con me?” La risposta era stata: “Diverrai esente dall’obbligo derivante dal giuramento verso di me” (Genesi 24:39, 41). Anche nella casa di Betuel si teneva conto dell’opinione della giovane. Eliezer era così entusiasta del successo della sua missione che la mattina successiva chiese di partire subito per Canaan con Rebecca, ma i parenti di lei volevano che la giovane si trattenesse almeno altri 10 giorni. Alla fine dissero: “Chiamiamo la giovane e informiamoci dalla sua bocca” (Genesi 24:57). A questo punto Rebecca si trovò davanti a un bivio. Cosa avrebbe deciso? Avrebbe fatto leva sui sentimenti del padre e del fratello implorandoli di risparmiarle quel viaggio verso l’ignoto? Oppure avrebbe considerato un privilegio avere una parte in quegli avvenimenti chiaramente guidati da Geova? Disse: “Sono disposta ad andare”. Con una semplice risposta rivelò la sua decisione di fronte a un cambiamento così grande e improvviso (Genesi 24:58). Che atteggiamento straordinario! Anche se oggi le nostre usanze sul matrimonio potrebbero essere piuttosto diverse, possiamo imparare molto da Rebecca. Quello che più contava per lei non era la sua opinione, ma quella del suo Dio, Geova. Anche oggi la Parola di Dio offre la guida migliore riguardo al matrimonio; contiene consigli su chi scegliere come coniuge o su come diventare un buon marito o una buona moglie (2 Corinti 6:14, 15; Efesini 5:28-33). Seguiamo dunque l’esempio di Rebecca e sforziamoci di fare le cose come vuole Geova. “CHI È QUELL’UOMO?” Betuel e la sua famiglia benedissero la loro amata Rebecca, che partì con Eliezer e i suoi uomini accompagnata da alcune serve e dalla sua nutrice Debora (Genesi 24:59-61; 35:8). In breve tempo furono lontani da Haran. Il loro fu un viaggio lungo, di circa 800 chilometri, e durò forse tre settimane. Probabilmente non fu un viaggio facile. Anche se Rebecca aveva visto spesso dei cammelli nella sua vita, non abbiamo motivo di pensare che fosse abituata a viaggiare a dorso di questi animali. Nella Bibbia la sua è presentata come una famiglia di pastori, non di commercianti con carovane di cammelli (Genesi 29:10). In genere chi non è abituato a cavalcare un cammello si lamenta per il disagio anche dopo un breve tragitto. In ogni caso Rebecca era concentrata sulla sua meta, e senza dubbio attraverso Eliezer cercava di sapere il più possibile su Isacco e la sua famiglia. Possiamo immaginarceli di sera attorno al fuoco mentre l’anziano uomo le racconta della promessa che Geova aveva fatto al Suo amico Abraamo: avrebbe suscitato dalla linea di discendenza di Abraamo una progenie che avrebbe portato benedizioni a tutta l’umanità. Rebecca sarà rimasta sbalordita scoprendo che la promessa di Geova si sarebbe adempiuta proprio attraverso il suo futuro marito Isacco, e quindi anche attraverso lei! (Genesi 22:15-18). Finalmente giunse il momento descritto all’inizio di questo articolo. Mentre la carovana attraversava il Negheb sul far della sera, Rebecca vide un uomo camminare nei campi. Sembrava pensieroso e contemplativo. Nel racconto si legge che la giovane “si lasciò scivolare dal cammello”, forse senza nemmeno aspettare che l’animale si inginocchiasse, e chiese al servitore: “Chi è quell’uomo che ci cammina incontro nel campo?” Quando le fu detto che era Isacco, si coprì il capo con un velo (Genesi 24:62-65). Perché lo fece? Evidentemente era un segno di rispetto nei confronti del futuro marito. Una sottomissione di questo tipo oggi potrebbe sembrare fuori moda. Eppure l’umiltà di Rebecca può insegnare una Rebecca mostrò una rara e preziosa umiltà grande lezione a tutti, uomini e donne. In fondo, chi non ha bisogno di coltivare questa splendida qualità? Isacco, un uomo di circa 40 anni, era ancora addolorato per la morte di sua madre Sara, avvenuta tre anni prima. Si può quindi dedurre che fosse un uomo affettuoso e dai teneri sentimenti. Che benedizione fu per lui sposare una donna così operosa, ospitale e umile! La loro fu una storia a lieto fine? La Bibbia dice che Isacco “si innamorò di lei” (Genesi 24:67; 26:8). Ancora oggi, a distanza di 39 secoli, è difficile non amare il personaggio di Rebecca. Non possiamo fare a meno di ammirarne il coraggio, l’operosità, l’ospitalità e l’umiltà. Tutti noi — giovani e anziani, uomini e donne, single e sposati — abbiamo buoni motivi per imitare la fede di Rebecca. ˇ N. 3 2016 15 COSA DICE LA BIBBIA? Il nome di Dio (in evidenza) in un antico manoscritto della Bibbia È sbagliato pronunciare il nome di Dio? ALCUNI CREDONO che non abbia un nome, altri che il suo nome sia Dio o Signore, altri ancora che abbia svariati nomi. E voi? COME RISPONDERESTE? ˙S COSA DICE LA BIBBIA ˙ Sebbene abbia molti titoli, Dio si è dato un solo nome (Esodo 3:15). ˙ Dio non è un mistero; vuole che lo conosciamo (Atti 17:27). ˙ Conoscere il nome di Dio può essere il primo passo per stringere un’amicizia con lui (Giacomo 4:8). COS’ALTRO POSSIAMO IMPARARE DALLA BIBBIA? ˙ Gesù conosceva e usava il nome di Dio (Giovanni 17:25, 26). ˙ Dio ci invita a chiamarlo per nome (Salmo 105:1). ˙ I nemici di Dio vorrebbero far dimenticare alle persone il suo nome (Geremia 23:27). Vorrei ricevere una copia del libro Cosa insegna realmente la Bibbia? Disponibile anche su jw.org ˙ Dipende “Non ti devi servire del nome di Geova tuo Dio in modo indegno” (Esodo 20:7). È sbagliato usare il nome di Dio solo quando lo si fa in modo irrispettoso (Geremia 29:9). COS’ALTRO POSSIAMO IMPARARE DALLA BIBBIA? Per maggiori informazioni, vedi il capitolo 1 di questo libro, edito dai Testimoni di Geova ˙ No COSA DICE LA BIBBIA “Tu, il cui nome è Geova, tu solo sei l’Altissimo su tutta la terra” (Salmo 83:18). COSA INSEGNA realmente LA BIBBIA? Shrine of the Book, Photo 5 The Israel Museum, Jerusalem Dio ha un nome? LINGUA ____________________________________________________________________________________________________ NOME _______________________________________________________________________________________________________ INDIRIZZO _________________________________________________________________________________________________ _________________________________________________________________________________________________________________ DATA ______________________________________________ FIRMA ______________________________________________ s n o Download gratuito di questa rivista e di numeri arretrati p Bibbia online in circa 130 lingue Visita www.jw.org o scansiona il codice wp16.3-I 160204 Scrivi a uno degli indirizzi indicati a pagina 2