Notiziario 2016
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Notiziario 2016
ASSOCIAZIONE LAICA DI CULTURA BIBLICA - NOTIZIARIO SEMESTRALE Anno XXX n. 1, Gennaio 2016 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB FIRENZE Registrazione Tribunale di Prato n. 112 del 23/3/87 Presidente: Piero Stefani; Direzione e redazione: Via A. da Settimello 129 - 50041 Settimello (FI) Tel. 055/8825055 - fax 055/8824704 - cellulare segreteria 392/3032325; codice scale 92003770481; E-mail: [email protected] - [email protected]; siti: www.biblia.org; www.bes.biblia.org Direttore responsabile: Piero Stefani; Stampa: Contini - Sesto Fiorentino (Firenze) Coordinate bancarie: Monte dei Paschi di Siena - Agenzia 3 Sesto Fiorentino, IBAN IT 47 J 01030 38106 0000000 19069 BIC/SWIFT: PASCITM1W72 Cassa di Risparmio di Firenze - Filiale 142 Sesto Fiorentino, IBAN IT 03 E 061 6038 1001 0000000 8380 BIC/SWIFT: CRFIIT3F142 Conto Corrente Postale n° 15769508 Regolare la guerra e intessere la pace Veronese: «Ho appreso che Biblia viene nella nostra città Fiorentino «Ha ragione. Si è riconosciuto anche in sede per un convegno intitolato Regolare guerra la autorevole che sul il congedo una violenza reliL’assemblea inizia regolarmente allelaore 17.30,e intessere in seconda della relazione bilancio da consuntivo 2009 motivata e relativi allepace. Di primo acchito mi suonano espressioni non molto giosamente da intendersi comedei unaRevisori svolta epocale, o, per convocazione. gati e Nellaè Ciurcina a quella dei Conti (si bibliche. Mi fanno venireargomenti: in mente più il De jure belli ac esprimerci terminilepiù teologici, come iun kairòs.» Sono all’o.d.g. i seguenti allegano alinverbale copie di entrambi documenti). pacis di Ugo Grozio che la conquista della terra di Canaan Veronese: «Una delle ragioni che hanno indottoaperta a rifiuta3. La Presidente dichiara la 1. atti- nel libro di Isaia». re una violenza motivata discussione e le relative votazioni su o leRelazione profezie didella pacePresidente universalesulle presenti religiosamente è probabilmente vità dell’Associazione. Guido entrambe le relazioni. Nuovo Consiglio direttivodi pensare Fiorentino: «Non ha torto. Comunque mi permetta di ricorla difficoltà a un Dio punitore, Ilunsocio riferimento 2. bilancio consunZiffer pone due quesiti: a) perché non dareApprovazione che il grande del giurista olandese da lei citato di Bibbia un tempo frequentissimo. Persino Benedetto XV, il papa 2010-2012 tivo ed eventuali al posso sbrigarmela famoso per aver qualificato sia stato nel ripristinato il corsoguerra di greco se ne2009 intendeva parecchio.variazioni Tuttavia non 1917 la Prima una bilancio preventivo b) perché siaacosì sostanziosa così. Perciò comincio2010. a richiamare il fatto che vi è un intero «inutile strage», nelbiblico; 1914 invitava ancora elevare “solenni 3. Determinazione della quote associa- dedicato proprio la differenza tra gli introitidiprevisti Presidente capitolo del Deuteronomio, il ventesimo, suppliche, a implorare da Dio, arbitro e signore tutte le tive per il 2011. per il 2009 dal bilancio di previsione Agnese Cini cose, Tassinario alle regole della guerra». che memore della sua misericordia, deponga questo 4. Dibattito e votazione sulle relazioni e le effettive risultanze del bilancio Veronese: «D’accordo, nella Bibbia c’è qualcosa relativo ‘flagello dell’ira sua’, col quale fa giustizia dei peccati delle Vice-presidente della Presidente e sul bilancio. consuntivo. La socia Maria Califano alla guerra, tuttavia c’è poco in relazione alle modalità di nazioni”». 5. Presentazione delle candidature riprende il discorso sul corso di greco Piero Stefani intessere la pace, se la siPresidente, intende come un modo per raggiun- Fiorentino: «Una lettura della storia che intende biblicoteologica e suggerisce d’inserirlo tra le alle cariche sociali: Vice gere rapporti non conflittuali tra stati. Questa volta sonoTesoriere io le guerre come forme di punizione deiprotocollo peccati deid’intesa popoattività previste dal Presidente, Tesoriere, Consiglieri, a ricordarle nelProbiviri ventesimo è aliena dal nostrormato sentire. Eppure è fuor di marzo dubbioc.a., che AlessandroliBadino Revisori dei che Conti, percapitolo il trien- del Deuteronomio con il MIUR il 29 l’offerta di pace suona molto vicina a essere un pretestoConsiglieri per l’interpretazione abbia precisi antecedenti biblici. la nio 2010-2012. magari dislocandoli in due sedi Tutta – Roma far guerra: “Quando una città per attaccarla, cosiddetta storiografia deuteronomistica ragionava in questo 6. Pausa per la cenati eavvicinerai votazioneadelle e Milano – per agevolare la partecipaIsabella Bergamini le offrirai la pace. Se accetta la pace e ti apre le sue porte...” modo. D’altra partezione è forse possibile pensare una signocariche sociali. degli interessati. Laasocia Flora Giuliano (Dt Proclamazione 20,11). Nelle Scritture lo shalom appare collocato più Bertoni ria divina sulla storia senza chiede proporrecome una qualche forma di 7. degli eletti. Giugni mai non si sia parlato dei Ilcorsi di richiamo nell’ambito della profezia che della diplomazia».Giancarla Codrignani lettura teologica delle guerre? primato della pacebiblico. che ci Ai ni di una organica concatenaLa Presidente che iteologico corsi di Fiorentino: «Lepiù chiedo scusa, forse siamo venuti Paola qui conFrancalanci sta tanto a cuore implica, quindi, unrisponde ripensamento zione degli elementi in discussioni, si greco biblico non sono stati riproposti l’idea di insegnarvi chissà che cosa e adesso devo prendere radicale». Laura decide d’iniziare l’assemblea perché hanno sempre registrato pochisatto - mi creda, con piacere -con chelanerelasapete già un bel po’. Pasquino Veronese: «Nella normale interpretazione storiografica la zione della Presidente, seguita da quella sime adesioni. Auspica, quindi, che si Pistone Sì è vero lo shalom nella sua forma più alta è parolaGioachino ultima. pace di Vestfalia del 1648 pose fine a una certa modalità del Tesoriere e dalle relative discussioni possa trovare una soluzione lavoro La pace è il fine, perciò la guerra va giudicata una specie di condurre le guerre di religione. L’eccesso dellanel violenza GiusidiQuarenghi eanomalia votazioni. La presentazione delle cand e l C o n s i g l i o D i r e t t i v o c o n g i u n t o con nella storia umana. Alla fine della sua vita ilMilka filo- Ventura esercitata aveva indotto a dar spazio alla diplomazia abbandidature avverrà immediatamente prima il gruppo misto Biblia – MIUR previsto sofo ebreo Hermann Cohen scrisse: “La pace in quanto fine donando la precomprensione che giudicava l’avversario un delle votazioni. dal protocollo appena rmato. Quanto dell’uomo è il Messia, che libera gli uomini e i popoli da nemico assoluto. Mutatis mutandis, nella seconda metà del Presiede l’assemblea, come da Statuto, ai corsi di richiamo sull’ebraico biblico, Collegio Revisori sembra che si sia dispiegata una dinamica simiogni dissidio, che appiana il dissidio stesso e pro- deiNovecento la Presidente Agnese Cini, fungenell’uomo da non sono stati menzionati a causa della duce infine per l’uomo la riconciliazione le. A seguito delle due guerredel mondiali, dei totalitarismi dei conti Segretaria-verbalizzante Pasqualina con il suo Dio”». malattia responsabile, Paolo Dee Veronese: «Tuttavia lesuguerre non di rado sono stateNella com- Ciurcina dell’angoscia per unBenedetti, possibile conflitto nonpossano si è più Cuoco. L’assemblea proposta della ma si nucleare, spera che battute proprio in nome di Dio. Come A molti la nelle condizioni di essere affermare che al Dio serve delle guerre Presidente nomina tre scrutatori per spiegarlo? le ripresi piùsipresto. Il Tesoriere Ferruccio cosa sconcerta. A meLeoni, invece Elisabetta sembra comprensibile, il che Fontanella per punirci e purificarci». votazioni: Giorgio chiarisce che la differenza tra il prevennon vuol Giulio dire condivisibile. Per uccidere non c’è bisogno Fiorentino: «È forsetivo un caso che chi continua a uccideMenini, Sica. Essi procedono e il consuntivo 2009oggi giustamente di ricorrere ad alcuna perdegli rendere lecito quel che re in nome di Dio non sia stato in profondità, immediatamente al divinità; conteggio rilevata dal coinvolto socio Ziffer dipende né in Probiviri aventi voto far cheappello risultano massima parte ritardo è illecitodiritto occorrealinvece a un’autorità massima, come singolo, né come gruppo, nelledall’eccessivo preoccupazioni occiMazzone in totaledi 104 (58Dio di o, persona e laicizzato, 46 per di stato,Rosetta nell’erogazione contributi pubblici si tratti dèi, di in modo patria, dentali a cui lei faceva giustamente dei riferimento?». Giuseppe delega). Essendo promessi per gli eventi da realizzare. rivoluzione. Oggi in lo seconda si fa non convocadi rado in nome della sicu- Ricaldone zione, La Presidente fa’ notare che, Daniel Vogelmann rezza».l’assemblea è validamente costiPieroperaltro Stefani tuita e può deliberare su tutti gli argotutte le attività programmate no al menti all’o.d.g.. 2011 sono state realizzate, o disono in Si ringraziano sentitamente i nostri Soci - fedeli e puntuali nel pagamento delle quote associative - che permettono a Biblia esistere. Si chiede ai Soci che non hanno ancora versato la quota del 2016 (80 euro socio ordinario; 40 euro per ogni Poiché famigliare o 1. La Presidente legge la sua relazione corso di realizzazione. l’attività giovane sotto ai 30 anni) copia di provvedere presto. A tuttièquesto accorato appello: sulle attività dell’associazione (se ne allega al pre-al piùper il 2012 ancora tutta da programmare, la Presidente sente verbale). propone all’assemblea di esprimere la propria scelta tra due 2. Il Tesoriere, Alessandro Badino, allaglilettura possibili temi del Convegno Nazionale: I – L’ironia nella La tua firma per procede promuovere studi biblici nella cultura e nella scuola italiane 1 RELAZIONE ATTIVITÀ SVOLTE «ECCO CIÒ CHE MI FECE VEDERE DIO» LE VISIONI NELLA BIBBIA E NELLA DIVINA COMMEDIA Lugano, Università Svizzera Italiana, 16-17 ottobre 2015 Nel 1986 Biblia organizzò a Firenze un convegno, restato per diversi aspetti fondamentale, su “Dante e la Bibbia”; quasi trent’anni dopo era opportuno tornare su questi fondamenti con un approfondimento originale e specifico. Importante e fecondo è stato quindi il convegno svoltosi a Lugano, all’Università della Svizzera Italiana, con partner prestigiosi come l’Istituto di Studi italiani (ISI) dell’Università stessa, l’Associazione Biblioteca Salita dei Frati e la Facoltà di Teologia, e con il sostegno decisivo della Fondazione Marco Baggiolini e di The Cukier, Goren Goldstein Foundation. È stato scelto il tema delle “visioni”. Nell’introduzione il presidente di “Biblia” Piero Stefani ha ricordato come l’affinità visiva tra certi stilemi biblici e il modo di esprimersi poetico fosse stato messo in evidenza già da Giovanni Boccaccio nel ventiduesimo capitolo del Trattatello in laude di Dante in cui affermava: «Dico che la teologia e la poesia quasi una cosa solo si possono dire, dove uno medesimo sia il suggetto; anzi dico di più che la teologia niun’altra cosa è che una poesia di Dio ...». Dante poi scriveva con gli occhi … Jean Pierre Sonnet, della “Gregoriana” di Roma, ha subito affrontato l’obiezione di chi pensa con Lutero che il solo orecchio è l’organo del cristiano. È vero: nella Bibbia tutto inizia con la voce – Parola, ma il chiamato vuole spesso vedere («Mi voltai per vedere la voce» – Ap, 1,12); lo spazio è sacrificato a vantaggio del tempo, ma dopo la Parola c’è lo sguardo. Proprio degli scrittori di ogni epoca, come insegnavano ad esempio Aristotele e Plutarco, è la preoccupazione di mettere le cose narrate sotto gli occhi del lettore trasformandolo in spettatore. Nel quarto capitolo del Deuteronomio Mosè comanda l’ascolto, ma dice i vostri occhi videro a quella seconda generazione che non era presente al Sinai: è stato dunque Mosè che ha messo sotto gli occhi quell’episodio decisivo. Se il divieto di farsi immagini di Dio vuole salvarne l’alterità, la Bibbia promuove un vedere/essere visto ben consapevole di quella esigenza. Si capisce così nel Nuovo Testamento l’importanza simbolica dei racconti di guarigione dei ciechi, che si aprono all’accoglienza stupefatta del mistero. La Trasfigurazione e le apparizioni del Risorto raccontano di Gesù che si fa vedere. Maria di Magdala, prima di Giovanni dell’Apocalisse, figura del lettore di ogni tempo, si voltò al suono della voce di Gesù e poi andò a raccontare: «Ho visto il Signore e ciò che le aveva detto». Anche il lettore, prima ancora dei pittori, è catturato in un vortice di immaginazione visuale … Enrico Norelli, dell’Università di Ginevra, con dovizia di riferimenti a testi biblici, ma anche a testi apocalittici sconosciuti ai non specialisti, ha offerto preziosi riferimenti per inquadrare nel sistema culturale delle apocalissi la visionarietà antica e medioevale. In quel sistema l’altro mondo, a noi inaccessibile, è popolato da esseri spirituali decisamente influenti nell’esistenza umana, è campo di battaglia fra potenze benefiche e malefiche. Per i viventi è 2 perciò preziosa ogni comunicazione, ogni apocalisse (rivelazione) che possa indicare le possibilità di salvezza. La visione è una delle forme di questa comunicazione. Il sogno in particolare non nasce dall’uomo, ma «viene sul sognatore» (Libro dei Vigilanti), svolgendosi anche a puntate (come nel Pastore di Erma o nel IV libro di Esdra). Talvolta la visione è accompagnata da esperienze di dislocazione. Tuttavia nessuna visione della Apocalissi di Giovanni avviene nel sogno, la rivelazione ha luogo tramite parole, visioni, parole-visioni insieme. Le visioni sono commentate dall’Angelo (cap. 17), illustrate da cantici ed inni (cap. 18), ma anche lasciate senza interpretazione (cap. 12-13). Nel libro di Giovanni le rivelazioni riguardano la storia di salvezza della terra, mentre in quelle cristiane del IV secolo riguardano l’aldilà con descrizioni di felicità e di pene. Il successivo intervento di Piero Boitani, riccamente documentato da immagini dell’arte medioevale, ha illustrato quella visionarietà medioevale, che Dante ha raccolto. Ha citato, tra gli altri testi: la Visio Pauli, la Visio Tnugdali, il Tractatus de Purgatorio S. Patricii, ripreso da Marie de France, la versione toscana della navigazione di san Brandano, il Liber divinorum operum di Ildegarda di Bingen, l’Anticlaudianus, Dionigi l’Areopagita … Ma a tutta questa visionarietà a lui precedente Dante ha saputo dare un ordine, costruendo percorsi in base all’etica aristotelica per l’Inferno, alle Beatitudini di Matteo per il Purgatorio, al sistema tolemaico per il Paradiso. Il contributo di Piero Stefani, “Dal sogno del re di Babilonia al Veglio di Creta”, ha preso in considerazione un passaggio del canto XIV dell’ Inferno, quando il «picciol fiumicello» rosso di sangue raccapriccia Dante, memore dell’orrore del Flegetonte. Per rispondere alle curiosità di Dante circa i fiumi infernali Virgilio apre una lunga digressione allegorica per spiegarne l’origine e riprende il mito del “Veglio di Creta”. Ma non c’ è solo il rimando alla tradizione classica, con il tema del succedersi delle varie età dell’uomo e della decadenza delle civiltà, ma anche al libro di Daniele: del resto già Arnaldo Momigliano aveva qui riscontrato l’incontro fra la tradizione classica e quella ebraica. Attraverso i secoli il sogno di Nabucodonosor ha avuto diverse interpretazioni, connesse al significato dei materiali di cui era composta la statua. Di Dante è l’invenzione delle crepe della statua, da cui sgorga un pianto ininterrotto che origina i fiumi infernali. Emerge l’antitesi fra il Veglio, l’Adamo vecchio che alimenta i fiumi infernali, statua frutto della sola arte umana, storia umana non più riscattabile, e il Paradiso Terrestre con Matelda, sulla cima del Purgatorio, con i fiumi Lete e Eunoè (solo due invece dei quattro di “Genesi” 2, 9-10), dove si può ancora salire con l’aiuto della Grazia. Lino Pertile, della Harvard University, nella sua lezione intitolata La puttana e il gigante ha ripreso magistralmente i temi e le suggestioni del suo omonimo saggio. Le “visioni” del Paradiso terrestre dantesco, alla fine della salita del Purgatorio, inattese nel loro carattere drammatico, sono leggibili in chiave apocalittica, ma hanno come sottotesti di riferimento non tanto l’Apocalisse, ma il Cantico dei Cantici e il Salmo 18. Dante nel suo cammino di purifi- cazione passa dalla «selva oscura» di un amore mal indirizzato alla «divina foresta» di un amore purificato: la materia del Cantico diventa il sottotesto del suo dramma personale vissuto dal personaggio alla fine del Purgatorio. La rilettura dantesca del Cantico si spinge sino alla parodia, cioè a una sorta di “contro-Cantico”, in quella scena finale, liturgia deformata, in cui compare il carro trasformato in sette teste e dieci corna, sopra il quale appare una prostituta discinta (una “anti-Beatrice”) che scambia effusioni voluttuose con il gigante che le sta a fianco. Al di là delle tradizionali identificazioni della prostituta con la curia romana (cfr. Ap 17,1-5) e del gigante con Filippo il Bello di Francia, appare, come in filigrana, una rilettura parodistica della coppia del Cantico, con il famosissimo incipit: «Mi baci con i baci della sua bocca» (Ct 1,2a). Il baciarsi della puttana e del gigante nell’episodio dantesco altro non è che la parodia perversa e sacrilega del sacro bacio della Bibbia, il bacio con cui, sacrificandosi sulla croce, Cristo sposa la Chiesa e riscatta l’umanità perduta da Adamo. La prima intensa giornata del convegno di Lugano si è conclusa nella chiesa di san Carlo Borromeo con un dono gradito, un concerto: una passeggiata musicale “con Dante nel Giardino dell’Eden” di Gianfranco Freguglia, con l’Adiastema ensemble (specializzato in canto gregoriana) sotto la direzione di Giovanni Conti. Sabato mattina Carlo Ossola ha tenuto una fondamentale lezione su Esemplarità biblica ed esemplarità classica, integrando il titolo con il sottotitolo «della visione e della figura». Ossola ha indicato un pericolo nella tradizionale sottolineatura della continuità del mondo classico e del mondo dantesco, che rischia di far perdere quelli di discontinuità anche radicale, che Dante pone in essere prima con il congedo di Virgilio e poi con il congedo di Beatrice. La sua attenzione è stata posta proprio sugli elementi di discontinuità, a partire dal tema particolare della transmutazione, termine dantesco che si può riferire non solo al Dante personaggio, ma anche al Dante autore. Se le metamorfosi della letteratura latina sono chiamate transformationes, la Vulgata abbandona il termine metamorfosi e in Marco 9,1 inventa quello di transfiguratio separando per sempre la tradizione classica e la tradizione cristiana. Dante non applica mai a sé né alle vicende che percorre il termine transfiguratio, ma il termine «transmutare» che è costante in tutta la Commedia. E quando deve parlare di qualcosa di simile alla vera transfigurazione, come nel canto I del Paradiso (v. 67 – 75), dopo l’esemplo di Glauco tratto dal mito classico, osa dire «trasumanare» e cita l’esemplarità cristiana della salita nel quarto cielo di san Paolo. Dante non usa il termine della Vulgata «transfiguratio» che si applica solo a Cristo, ma usa «trasumanar»: si capisce così la natura profondamente umana del Paradiso, che è la storia di qualcuno che diventa più che uomo per le grazie ricevute, ma non parla di avere avuto un’esperienza divina. Per Ossola la chiave che permette di leggere questo testo dantesco è un testo della prima lettera di Pietro 2, 3: si tratta non già di trasformare, ma di diventare quel che siamo, cioè viventi come sono pietre vive quelle che hanno conosciuto l’esperienza di diventare viventi davanti al Signore. Dante aveva una formazione teologica straordinaria: la luce è relativa quando la posta è il vivente; è luce se è vivente e tutto il Paradiso si trasforma in questa direzione. Il celebre passaggio di Purgatorio III, 33-39 rappresenta il congedo dall’antichità classica del nuovo poema cristiano: per Dante non è necessario per l’uomo veder tutto, il poema stesso non può veder tutto: è il dono di un istante, la contemplazione della Trinità, poi sparisce dalla visione, sparisce dalla memoria, sparisce dalla esperienza e tutto il poema termina al passato. Il vero problema non è veder tutto, ma veder vivo. Quel «trasumanar» è stato scelto da Dante proprio sul filo di una separazione nettissima tra ciò che è divino e appartiene solo a Dio, cioè la trasfiguratio, e quel poco che ci viene dato, «trasumanar» ogni tanto per diventare più vivi. Infine la lezione di Benedetta Papasogli (ISI Lugano) «Quel che resta della visione», ha raccontato in Fénelon, raffinato prelato tridentino, l’interpretazione mistica dell’eredità delle “visioni”. Per questo teorico della spiritualità del vivo amore, che aveva ben presente Dante, la Bibbia, considerata superiore rispetto ad Omero, è una foresta di simboli che vanno interpretati senza però scadere nell’allegoria. La strada possibile per la modernità è di passare dal paradiso mitico al paradiso mistico. Gian Gabriele Vertova Parole di Qohelet, HEVEL Firenze, Monastero di Santa Marta 27-31 dicembre 2015 Al corso di ebraico biblico per principianti organizzato da Biblia hanno partecipato una decina di persone provenienti da varie regioni d’Italia, di diverse età (da poco più che ventenni a poco meno che settantenni), di variegate condizioni personali e professionali (un consulente aziendale, un chimico ricercatore CNR, una docente universitaria di storia cinese antica, una dottoranda in filosofia, un pensionato già insegnante e preside, una psicologa, un sacerdote attivo in movimenti di rinnovamento ecclesiale, una persona impegnata nel volontariato sociale internazionale...). Un gruppo - dunque - quanto mai composito, accomunato dal desiderio di accostarsi allo studio dell’ebraico biblico sulla base di una pluralità di motivazioni culturali e/o religiose. La professoressa Nicoletta Menini - di cui tutti/e abbiamo potuto apprezzare la straordinaria chiarezza ed efficacia didattica, lo spessore culturale e umano, la passione comunicativa (e la pazienza...) - in venti ore di lezione ha saputo portare questo eterogeneo gruppo di principianti, che all’inizio erano per lo più solo in grado di riconoscere stentatamente le lettere dell’alfabeto ebraico, all’acquisizione degli elementi base della grammatica, alla lettura, a una prima analisi delle strutture linguistiche e alla traduzione guidata di alcuni passi del Qohelet, anche ricorrendo al confronto fra le diverse interpretazioni di traduttori quali Guido Ceronetti, Erri De Luca, Giovanni Diodati, Amos Luzzatto, Gianfranco Ravasi, Paolo Sacchi.1 Oltre alle lezioni di lingua ebraica, di grande interesse 1 Abbiamo così per esempio visto come hevel havalim – il vanitas vanitatum della Vulgata – sia variamente reso come infinito vuoto, spreco degli sprechi, vanità delle vanità, alito fuggente, fame di vento, vanità immensa... 3 I partecipanti al corso hanno anche molto apprezzato l'ospitalità dell Benedettine, che – oltre a garantire spazi e strutture confortevoli per le di pranzi e cene assai gustosi sono venute incontro alle plurime esigenz vegani, onnivori... sono state altre iniziative legate al corso, destinate sia ai criticamente con la tradizione cristiana, la culturalmente principianti che agli altri gruppi: la ricca lezione introdut- densa lezione di chiusura di Piero Capelli, professore di QOHELET, UN INSEGNAMENTO ALTR lingua e letteratura ebraica all’Università di Venezia e uno tiva di Daniele Garrone, professore ordinario di Antico Abbiamo concluso da qualche giorno, con i compagni corso di ebrai di letteratura rabbinica, sudel un comTestamento alla facoltà valdese di teologia di Roma, l’af- dei massimi studiosi e cinque il commento capitoli 7-12 Qohelet,nelsotto la babilonese. guida sempre punt mento a Qohelet 12,del 2-4 contenuto Talmud fascinante presentazione del canto delle Meghil- dei Garroneebraica prima, e Piero Capellial poi. meanche è stata laapprezzato terza opportunità I partecipanti corsoPer hanno molto lot da parte del gruppo di donne della Comunità l’ospitalità delle suore del Monastero delle Benedettine, di Firenze guidato da Shulamit Levi, latesti visitabiblici al Cimitepiù controversi e contraddittori. Tuttavia ogni ri/lettura di che – oltre a perché garantire spazi e strutture per le ro Monumentale Ebraico di Firenze accompagnata intellettualeconed “umana”, sempre nuoviconfortevoli e sorprendenti sono le lezioni – nella preparazione di pranzi e cene assai gustosi particolare competenza e passione dall’architetto Renzo problemi che esso suscita. Michael V. Fox afferma nell’introduzione al s Funaro, l’emozionante incontro con il professor Marco sono venute incontro alle plurime esigenze alimentari di his Contradictions”, che il messaggio che emerge dal testo può essere ria Maestro sulla sua esperienza di scienziato e uomo di cul- vegetariani, vegani, onnivori... Alberto Moreni tura di radici ebraiche che per tutta la vita si è confrontato Tutto nella vita è “vanità” (virgolette mie). Non ha senso cercare c qualcosa, sia altro essa ricchezza o saggezza. E' meglio sem Qohelet, ottenere un insegnamento quellodelche si quando siha hae e“temere “temere (virgolette cheha si ha quandolo lo si Dio”Dio” (virgolette mie). mie). Abbiamo concluso da qualche giorno, con i compagni corso di ebraico di BIBLIA, la traduzione e il commento Eppure Qohelet, come tutti i testi biblici e le grandi opeEppure Qohelet, come tuttidii ogni testitempo biblici e le grandi opere letterarie di letterarie e luogo, offre a ciascuno di dei capitoli 7-12 del Qohelet, sotto la guida sempre pun- re lettori,un un ““ דבר אחר--significato altro” che è la tuale e stimolante di Daniele Garrone prima, e PierodiCa-noi noi ciascuno lettori, significato altro” che è la so sommaQuesto del nostro“significato vissuto e background culturale. Que- trovare in pelli poi. Per me è stata la terza opportunità di confrontarbackground culturale. altro” lo possiamo sto “significato altro” lo possiamo trovare in un versetmi con uno dei testi biblici più controversi e contraddittori. assonanze poetiche come Qo 7,1; nel racconto della piccola città asse Tuttavia ogni ri/lettura di questo libro è un’avventura intel- to dalle particolari assonanze poetiche come Qo 7,1; «meschino» ma saggio che fu presto dimenticato (Qo 9,14-15); nel piac lettuale ed “umana”, perché sempre nuovi e sorprendenti nel racconto della piccola città assediata e salvata da un nel a comprendere le differenze greca dei LXX uomo «meschino» ma saggiotra chela fu traduzione presto dimenticato sono le domande, i commenti e i problemi cheriuscire esso suscita. inalQo 10,1; nel confrontare «L’insegnamento (Qo 9,14-15); l’incipit nel piacerede intellettuale che si provadinelPtahhotep» Michael V. Fox afferma nell’introduzione suo commenil «Cantoledella vecchiaia» (Qo 12,1-8), sotto r riuscirecon a comprendere differenze tra la traduzione greto “Qohelet and his Contradictions”, cheXXII-XXI il messaggio sec. che a.e.v., ca dei LXX e l’oscuro testo masoretico in Qo 10,1; nel emerge dal testo può essere riassunto come segue: Tutto nella vita è “vanità” (virgolette mie). Non ha senso confrontare l’incipit de «L’insegnamento di Ptahhotep», cercare con troppo sforzo di ottenere qualcosa, sia essa ric- un testo egizio risalente al XXII-XXI sec. a.e.v., con il chezza o saggezza. E’ meglio semplicemente godere quello «Canto della vecchiaia» (Qo 12,1-8), sotto riportati: “La vecchiaia si è prodotta, la senilità è calata, il deperimento è venuto, la debolezza si è rinnovata: sta coricato ogni giorno colui che è rimbambito; gli occhi sono deboli, le orecchie sono sorde, la forza deperisce essendo stanco il cuore, la bocca è silenziosa e non parla, il cuore è assente e non ricorda lo ieri, le ossa dolgono per la lunghezza (dell’età). Ciò che era buono è divenuto cattivo, ogni gusto se n’è andato. Quel che la vecchiaia fa agli uomini, è cattivo in ogni senso: il naso è tappato e non respira per la debolezza, alzati o seduti (che si sia).” 1 cosìBresciani, per esempio visto come da Letteratura e poesia dell’antico EgittoAbbiamo a cura di Edda Einaudi, Torino 1969.hevel havalim – il vanitas van sia variamente reso come infinito vuoto, spreco degli sprechi, vanità de 1 Ricordati del tuo creatore nei giornifame della di tuavento, giovinezza, prima che vengano i giorni tristi e giungano gli anni vanità immensa... di cui dovrai dire: «Non ci provo alcun gusto»; prima che si oscuri il sole, la luce, la luna e le stelle e ritornino le nubi dopo la pioggia; 3 quando tremeranno i custodi della casa e si curveranno i gagliardi e cesseranno di lavorare le donne che macinano, perché rimaste in poche, e si offuscheranno quelle che guardano dalle finestre; 4 e si chiuderanno le porte sulla strada; quando si abbasserà il rumore della mola e si attenuerà il cinguettio degli uccelli e si affievoliranno tutti i toni del canto; 5 quando si avrà paura delle alture e degli spauracchi della strada; quando fiorirà il mandorlo e la locusta si trascinerà a stento e il cappero non avrà più effetto, poiché l’uomo se ne va nella dimora eterna e i piagnoni si aggirano per la strada; 6 prima che si rompa il cordone d’argento e la lucerna d’oro s’infranga e si rompa l’anfora alla fonte e la carrucola cada nel pozzo; 7 e ritorni la polvere alla terra, com’era prima, e lo spirito torni a Dio che lo ha dato. 8 Vanità delle vanità, dice Qoèlet, e tutto è vanità. (traduzione CEI 2008). 2 Il commento al «Canto della vecchiaia» è stato inoltre arricchito, nell’ultima mattinata di corso, dalla lettura di un midrash tratto dal Talmud Babilonese, Shabbat, 151b-152a. Adesso, riposti libri e quaderni, tornati alla routine quotidiana, continueremo comunque a “ruminare”, come dice 4 Paolo De Benedetti citando Gregorio Magno, sul nostro particolare “significato altro”, fino a quando riapriremo le nostre bibbie ebraiche per un’altra avventura in quel mondo in cui Dio e Uomo si confrontano faccia a faccia. Marzia Toffoletti Approfondimenti culturali - LXIII (Anno xXXI, n.1) UNA MATTINA DI GIUGNO DI CENT’ANNI FA. A SARAJEVO I PRIMI DUE SPARI Testo di Piero Stefani lettori: Magda Iazzetta e Fabio Mangolini con un intervento di Elisabetta Urban, la partecipazione del coro Euphonè diretto da Silvia Marcolongo, della violinista Lucilla Mariotti e del pianista Massimo Rubbi Ferrara, chiostro di S. Spirito 27 giugno 2014, ore 21,15 In occasione del prossimo convegno di Verona, «Regolare la guerra intessere la pace», si riproduce un testo messo in scena a cento anni esatti dall’attentato di Sarajevo, ma anche attento alle guerre balcaniche dell’ultima decade del XX secolo. Per ragioni di spazio si è dovuta tagliare l’intera seconda parte della sceneggiatura, intitolata «Dialogo su un erede al trono mai diventato imperatore». Il testo integrale è pubblicato sul sito di Biblia. Piero. Quest’incontro lo si potrebbe intitolare anche come un film di modesta qualità, forse un thriller, forse un western. Lo si potrebbe infatti chiamare Due spari fatali. Ma perché limitarsi a una coppia, quando in quella guerra, che devastò l’Europa per più di quattro anni, gli spari si contarono a miliardi? La ragione c’è: furono i primi e quelli da cui tutti gli altri in un certo senso conseguirono. Nella storia però nessun evento è davvero iniziale e forse nessun accadimento è per davvero fatale. Molti sono i fattori che stanno alle spalle anche dell’avvenimento più improvviso e molte le variabili che nel tempo lo hanno reso un punto di svolta. Parte I Sarajevo 28 giugno 1914: Dialogo su un giovane di piccola statura. Sullo schermo l’immagine di Princip Lettrice L’estate scorsa ho visitato Sarajevo. Tante cose avrei da dire di questa città: come dimenticarsi del tragico assedio nel corso delle guerre dell’ ex-Jugoslavia? Ma, come spesso capita, sono stata colpita anche da un particolare minore. Ho appreso la sorte toccata alla casa dove soggiornò Gavrilo Princip, l’attentatore che uccise l’Arciduca Francesco Ferdinando. Fu distrutta nel corso della Grande Guerra, riedificata, ridistrutta dagli ustascia croati durante la Seconda guerra mondiale, ricostruita e trasformata in museo dalla Jugoslavia di Tito, di nuovo rasa al suolo dai bombardamenti di vent’anni fa. Per ora non ci sono progetti di una nuova riedificazione. A Sarajevo l’ultima guerra jugoslava ha spazzato via anche l’incisione posta per terra a marcare il luogo dell’attentato del 1914. Mi sembra quasi una specie di parabola: la guerra è mangiata da altre guerre; siamo diventati finalmente stanchi di conflitti fino al punto di smettere di ricostruire i segni dei precedenti? Lettore Lo spero. Tuttavia mi hanno detto che quest’anno, per il centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale, sarà ricostruita la casetta dei Princip nel paese di Obljaj. Quale messaggio si vorrà mai trasmettere con questa decisione? Ma ci sono tante altre vicende strane e minori legate a quell’attentato divenuto pretesto per una guerra che nel 1914 forse pochi volevano e che certo nessuno prevedeva destinata ad assumere le terrificanti proporzioni che in effetti ebbe. Sai per esempio che fine ha fatto la pistola dell’attentatore? Lettrice Non saprei dire, immagino che si trovi in qualche museo. Lettore È così, ma solo dal 2004. Per novanta anni fu in mano ai gesuiti, anzi in senso stretto la proprietà è ancora loro. La polizia consegnò l’arma del delitto, una Browning calibro 380, assieme alla casacca insanguinata dell›Arciduca, ad Anton Puntigam, un gesuita amico di Francesco Ferdinando. Fu lui a compiere gli ultimi riti religiosi rivolti alla coppia, nell’attentato infatti morì anche Sofia. Gli oggetti restarono in mano ai gesuiti austriaci fino a dieci anni fa quando furono offerti come prestito a lungo termine allo Heeresgeschichtliches Museum (spesso faticoso il tedesco! Insomma al museo storico dell’esercito) di Vienna. Se si va nella capitale austriaca li si può vedere esposti. Chissà se papa Francesco è a conoscenza del fatto che la pistola da cui partirono i due colpi che sconvolsero la storia europea è, legalmente, ancora un possesso del suo ordine! Lettrice Mi fa sempre riflettere che in quel gran guazzabuglio che è la storia umana (Manzoni mi perdonerà di aver sostituito “storia” a “cuore”), il tragico e il curioso, il previsto e l’imprevedibile, la volontà umana e il caso si mescolano di continuo. Lettore È così. Per confermarlo basta raccontare la dinamica dell›attentato di quella giornata di fine giugno di un secolo fa. Francesco Ferdinando e consorte erano stati invitati dal governatore della Bosnia-Erzegovina, generale Oskar Potiorek, per assistere a delle grandi manovre. Nulla di speciale? Tutt’altro, anche qui ci sono molti particolari da svelare. Di fronte all’invito, all’inizio, l’Arciduca si era mostrato incerto. Già nel 1911 aveva annullato un viaggio da quelle parti perché avvertito del pericolo di un attentato. Non si trattava di timori infondati. Quando, alla fine del 1913, era stata annunciata la sua visita un giornale serbo che si pubblicava negli Stati Uniti, rivolgendosi agli irredentisti, proclamò: «Serbi, prendete tutto ciò che potete: coltelli, fucili, bombe e dinamite. Compite una giusta vendetta. Morte alla dinastia degli Asburgo, un pensiero eterno agli eroi che alzano la mano contro di essa». Tuttavia infine aveva deciso per il sì con questa motivazione: «Non mi lascio collocare sotto una campana di vetro. Siamo sempre in pericolo di vita. Dobbiamo affidarci a Dio». Ma forse ci fu anche un’altra ragione più riposta. Sofia, nata contessa di Chotek, non era di stirpe regale. Per sposarla l’Arciduca aveva dovuto accettare di escludere dalla successione al trono lei e i loro figli. L’imperatore, Francesco 5 Giuseppe, fu irritato per quelle nozze con una donna non all’altezza della dinastia asburgica: «l’amore - sentenziò - fa perdere alla gente ogni senso di dignità». Perciò vietò a Sofia di comparire in pubblico accanto a suo marito nelle cerimonie ufficiali. La visita a Sarajevo fu un’occasione per l’Arciduca e la moglie per apparire finalmente assieme in modo ufficiale. Francesco Ferdinando infatti fece quella visita non in quanto erede al trono, ma nella sua qualità di ispettore generale dell’esercito austro-ungarico. Né per la coppia si trattava di una giornata qualsiasi, il 28 giugno cadeva infatti il quattordicesimo anniversario di matrimonio degli augusti coniugi. Lettrice. Sono particolari umani che invitano a riflettere ancora una volta sull’alone di mistero che circonda le coincidenze. Mi avevi però preannunciato che avresti parlato della dinamica dell’attentato. Lettore. Ci arrivo. Ma prima voglio dirti che anche per i serbi il 28 giugno non è una data qualsiasi. In quel giorno cadeva una delle più importanti feste della Chiesa ortodossa serba, il Vidovdan, il giorno di san Vito, l’anniversario della battaglia di Kosovo Polje del 1389, quando i loro antenati avevano resistito eroicamente all’avanzata ottomana. Non va dimenticato che più della metà della popolazione della Bosnia-Erzegovina era serba. Comunque quella mattina la coppia era tranquilla, il giorno prima avevano avuto una calorosa accoglienza. Guarda cosa disse in proposito Sofia. Lettrice: «In questo paese tutti, anche la popolazione serba, ci hanno accolti con tanta amicizia, con tanta cordialità, con tanto spontaneo calore, ne siamo profondamente felici». Lettore: Ma arriviamo finalmente a quella fatale mattinata. Il corteo era composto di sei automobili, l’Arciduca e la moglie stavano nella seconda. Inno imperiale austro-ungarico cantato da Euphonè e foto dei due coniugi in auto Lungo il tragitto erano collocati ben sei attentatori ognuno dei quali aveva lo stesso scopo: uccidere Francesco Ferdinando. Chi si trovava nella condizione favorevole doveva agire. Il primo attentatore esitò, ebbe paura di non riuscire a fuggire, il corteo passò indenne. Il secondo, Nedejko Čabrinovic, fu più risoluto, lanciò la bomba, ma essa rimbalzò sulla cappotta della vettura, scoppiò con qualche secondo di ritardo e colpì la quarta automobile ferendo gravemente due dignitari: Eric von Merizzi e Alexander von Boos-Waldeck, oltre che una decina di spettatori. Il terrorista, per sfuggire alla cattura, inghiottì una pasticca di veleno, in vero troppo blanda, e si gettò nel fiume che a quella stagione aveva però la profondità di un rigagnolo. Fu catturato. Erano le dieci e un quarto del mattino. L’Arciduca e la moglie proseguirono verso il municipio. Prima che gli fosse rivolto l’indirizzo di saluto, l’Arciduca, apostrofò il borgomastro dicendogli: «Vengo a Sarajevo in visita e mi tirano contro delle bombe. È una cosa indegna! Adesso parli pure». Finita la breve cerimonia vollero subito precipitarsi in ospedale per visitare i feriti. Non mancava loro il coraggio! Il governatore prudentemente decise che l’autovettura percorresse un tragitto alternativo; si dimenticò però di informare l’autista il quale si avviò per via diretta, dall’emblematico nome di Franz Josef. Avvisato del nuovo itinerario lo chauffeur - allora si chiamavano così - fece manovra per invertire il senso di marcia, ma proprio in quei pressi si trovava Gavrilo. Il giovane, approfittando del rallentamento, si precipitò nei pressi della macchina e fece fuoco a una distanza di un metro e mezzo 6 colpendo in modo mortale sia Francesco Ferdinando sia Sofia che istintivamente, dopo il primo sparo, si era gettata sopra il corpo del marito per fargli da scudo. Secondo un testimone, rivolgendosi alla moglie, il morente avrebbe detto: «Sopherl! Sopherl! Sterbe nicht! Bleibe am Leben für unsere Kinder!»; l’Arciduca disse cioè alla moglie in tono affettuoso di non morire e di restare in vita per i figli. Non erano ancora le undici del mattino. Qualche battuta della marcia funebre di Beethoven suonata da violino e pianoforte Princip tentò anche lui vanamente di suicidarsi, ma la pistola gli fu strappata di mano e anche questa volta il veleno non risultò efficace. Avrebbe compiuto vent’anni solo il 25 luglio successivo e il fatto ebbe una decisiva importanza nel processo. Lettrice Mi spiegherai il perché. Prima, però, è davvero inevitabile riflettere sulla serie di coincidenze di quel giorno: l’Arciduca scampa a un attentato, vuole visitare i feriti e questa scelta gli causa la morte. Il commento popolare: «era scritto nel destino» è una non-spiegazione, ma cosa proporre come alternativa? Dimmi qualcosa del giovane attentatore; cosa lo spinse a compiere un simile gesto? Altra foto di Princip Lettore Era un nazionalista serbo-bosniaco, appartenente al gruppo Mladia Bosnia (Giovane Bosnia). Quanta “gioventù” dall’epoca di Mazzini fino ai Giovani Turchi di quell’epoca! Gavrilo era nato in un piccolo paese e apparteneva a una famiglia modesta, suo padre faceva il postino. Ebbe otto fratelli, sei dei quali morti in tenera età: allora avveniva così! Insieme a una sorella fu mandato a Sarajevo. La città aveva cambiato da poco statuto giuridico. Violando il trattato di Berlino del 1878, nel 1908 l’Impero austro-ungarico cominciò a considerare la Bosnia-Erzegovina parte integrante del suo territorio. Gavrilo partecipò alle proteste antiasburgiche del 1912 e fu espulso. Si trasferì in Serbia a Belgrado; lì si avvicinò al gruppo paramilitare popolarmente noto come Mano nera il cui motto era: «unificazione o morte». Anche questo mi richiama qualcosa di italico, del resto il principale periodico nazionalista serbo di allora si intitolava «Piemonte». Princip però non fu ammesso nell’inserimento attivo perché giudicato troppo piccolo di statura. Anche il capo di un altro gruppo affine lo respinse perché «troppo piccolo e troppo debole». Secondo lo storico Vladimir Dedijer questi rifiuti furono uno dei principali motivi personali che lo spinsero a compiere un gesto eccezionalmente coraggioso: voleva dimostrare di non essere inferiore a nessuno. Nella vicenda umana, psicologia e storia si sono incrociate più e più volte. Riuscì infine a ricevere un addestramento paramilitare in un movimento cetnico di ispirazione panserba. Lettrice «Unificazione o morte». Morte propria e morte altrui. L’idea di nazione quando si è trasformata in nazionalismo è stata causa di infiniti disastri. Di nuovo sorge la domanda che finora in me - ma in chi altro? - non ha trovato alcuna risposta: perché tanta violenza nella storia? Perché gli esseri umani si devono distruggere tra loro? Qualcuno mi ha detto che c’è chi ha pensato che è così perché questa è la legge del mondo: in natura tutto vive solo perché distrugge qualche altra vita. Sarebbe ben triste se le persone e i gruppi umani civilizzati non riuscissero a emanciparsi da una simile legge, supposta o reale che sia. Peraltro Perché la guerra? è un argomento che non ha trovato risposta davvero convincente neppure nello scambio tra Einstein e Freud, non proprio intelligenze di seconda fascia. Ma accantoniamo i massimi problemi e torniamo a questioni più limitate e risolvibili. Il fatto che Princip fosse, sia pure per poche settimane, neppure ventenne giocò un ruolo nel processo; perché? Foto del processo Lettore. Secondo la legge austro-ungarica la condanna capitale era applicabile solo a chi aveva compiuto vent’anni. Nel regioimperial regime le procedure venivano rispettate. Quel ragazzo gracile che vedi al centro della foto ebbe così salva la vita. Fu condannato al massimo della pena prevista per la sua età: guarda caso anch’essa vent’anni. Non so se per lui sia stata una fortuna. Poi ti dirò. Ma prima val la pena ribadire che nel processo non si mosse di un millimetro dalla sua ideologia; si proclamò un nazionalista che mirava all’unificazione di tutti gli jugoslavi, non gli importava - dichiarò - quale fosse la forma di stato, pur che fosse libero dal giogo austriaco. qui si taglia il corpo umano esaminano cos’abbia dentro i medici in circolo a consulto sul tavolo il corpo è sdraiato come due metà il corpo nella narcosi dorme quando sarà intero si sveglierà qualche volta però tardi il corpo sdraiano sul tavolo operatorio e poi tardi lo tagliano a metà. La musica prosegue ancora per qualche altra battuta [...] Parte III Sarajevo: una città simbolo Nessuna immagine Lettrice. Dimmi perché avere salva la vita a vent’anni non fu una fortuna; infondo sarebbe uscito di prigione quarantenne, poteva rifarsi un’esistenza. E già, che fine ha fatto? Lettore. Morì assai prima, il 28 aprile 1918, a guerra non ancora terminata. Fu condannato al carcere duro. Nel corso del conflitto le condizioni di detenzione nella fortezza di Theresienstadt peggiorarono ancora. foto della cella Gli venne la tubercolosi ossea e gli dovettero amputare un braccio. Quando morì pesava 40 kg. Fu sepolto in un luogo segreto per evitare pellegrinaggi nazionalisti. Anche qui la storia si ripete; viene in mente il recente caso di Priebke. Tuttavia nel 1920 un soldato ceco che aveva preso parte all’inumazione si ricordò del luogo della sepoltura. Il corpo fu riesumato e trasferito e seppellito a Sarajevo in una cappella del cimitero di S. Marco costruita per - cito alla lettera «commemorare l’eternità dei nostri eroi serbi». Lettrice. Theresienstadt, ma è Terezin; non lontano da Praga vi sono la fortezza e la cittadina. Durante gli anni della Seconda guerra mondiale la prima divenne una prigione gestita dalla Gestapo, la seconda un ghetto per molte decine di miglia di ebrei. Che luogo! Là, in condizioni estreme, gli ebrei vissero, studiarono, scrissero, dipinsero, recitarono, fecero musica e morirono, soprattutto per denutrizione e malattie. Per la maggior parte di loro, 88.000, fu un soggiorno destinato a terminare con la deportazione ad Auschwitz. Eppure continuavano a educare i loro ragazzi. Non vi è nulla forse di più grande che vivere umanamente in una condizione disumana. I disegni e le poesie dei bambini e dei ragazzi di Terezin mi hanno sempre molto toccata. Là risuonò anche tanta musica; le melodie ebraiche, sia festose sia malinconiche, si diffondevano per l’aria. Foto di uno di quei disegni Sai che c’è una poesia molto cruda di un ragazzo anonimo che adesso mi fa inevitabilmente pensare all’amputazione subita da Gavrilo in quello stesso luogo. Faccio un po’ fatica a leggerla, ci provo Violino comincia a suonare il Kol Nidrè dopo qualche battuta lettrice inizia a leggere la poesia mentre in sottofondo continua la musica Qui la sala e il tavolo operatorio Lettore.Mi è tornato alla mente un brano tratto dall’inizio di un libro famoso, specie per il suo titolo, Il secolo breve di Eric Hobsbawm. Te lo leggo: Il 28 giugno 1992, senza preannuncio, il presidente francese Mitterand fece un’improvvisa e inattesa comparsa a Sarajevo, centro di una guerra balcanica che doveva provocare nel resto dell’anno la morte di 150.000 persone (...) un aspetto della visita di Mitterand passò quasi sotto silenzio, benché fosse uno dei più importanti: la data. Perché (...) proprio quel giorno? Perché il 28 giugno era l’anniversario dell’assassinio dell’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando, avvenuta a Sarajevo nel 1914, un episodio che condusse, nel giro di qualche settimana, allo scoppio della prima guerra mondiale. Per ogni europeo colto dell’età di Mitterand balzava agli occhi il nesso tra la data, il luogo e il ricordo di una catastrofe storica innescata da errori di valutazione politica, Ho pensato qualche volta che in anni recenti Sarajevo è stata una specie di micro riproposizione della Prima guerra mondiale. La mia, s’intende, è più una suggestione che un’analisi storica. Riflettevo sulla situazione di una città multireligiosa e multiculturale travolta dall’esplosione di nazionalismi etnici. Lettrice. C’è del vero in quanto dici. Nella “classica” Sarajevo vivevano bosniaci, serbi, croati, ebrei (le deportazioni naziste la colpirono molto pesantemente), musulmani. In poche migliaia di metri quadrati c’erano - e ci sono - uno accanto all’altro luoghi di culto cattolici, ortodossi, musulmani, ebraici. È ovvio, anche allora non tutto era perfetto. Le città del sole esistono soltanto nell’immaginazione. Eppure... Dopo vent’anni dalla fine dell’assedio molto è stato ricostruito, la ripresa è evidente, ma i segni della guerra si scorgono ancora, specie in alcuni quartieri. Come potrebbe essere altrimenti? Nel corso del più lungo assedio della storia moderna - dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996 - sono stati distrutti 35.000 edifici; non c’è casa che non abbia subito danni. Lettore. È stata una guerra così vicina a noi nel tempo e nello spazio, eppure... Non ricordo nemmeno a che cifra ammontano le vittime. Lettrice.All’incirca 12.000. Per i feriti si parla di 50.000, per la stragrande maggioranza civili. Ma voglio lasciar parlare altri. Prima di tutto le immagini e i suoni. Ti ricordi del violoncellista Vedran Smailovič e del suo adagio di Albinoni? Lettore. Ora che me lo dici mi torna in mente: è lo strumentista 7 che suonò nei luoghi di distruzione durante l’assedio. Lettrice. Sì! Nel 1992 interpretò a varie ore per 22 giorni quel pezzo musicale. Il numero non fu un caso, fu scelto per onorare le 22 vittime civili uccise dai bombardamenti mentre erano in coda per comprare il pane. Purtroppo simili episodi si ripeterono in seguito con proporzioni anche maggiori. Vedran suonò pure in diversi funerali anche quando erano presi di mira dalle truppe serbo-bosniache. La sua foto più famosa è quella che lo ritrae fra le rovine della semidistrutta Biblioteca nazionale di Sarajevo. Sotto le bombe sono andati in cenere molti testi preziosissimi. C’è un video che si ispira a questa vicenda. Con il sottofondo dell’adagio di Albinoni (che in realtà non è suo, ma poco importa) ci presenta alcune immagini di Sarajevo prima, durante e dopo l’assedio. Comincia con la cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi invernali del 1984 e termina con le immagini della città d’oggi tornata alla vita: ma c’è anche il mezzo. Video Sarajevo’s Adagio, circa 4 minuti solo immagini suono dal vivo dal violino e dal pianoforte Lettore. Davvero impressionante, alcune immagini sono crude, altre strazianti, le ultime fanno tirare il fiato. La forza di ricominciare degli esseri umani è grande! Penso però di aver capito che non ti riferissi solo al video. Lettrice. Infatti. Vorrei che una mia allieva leggesse la pagina conclusiva del diario scritto nel 1993, durante le fasi più violente dell’assedio, da una sua coetanea, Zlata Filipović, conosciuta come l’Anna Frank di Sarajevo. In quelle righe lei tredicenne immagina di confidarsi con un’amica chiamata Minny Giovane lettrice. Una foto di Zlata Domenica 17 ottobre 1993 Cara Minny, ieri i nostri «amici su in collina» ci hanno rammentato che sono sempre là, e che possono uccidere, ferire, distruggerci... Ieri è stata davvero una giornata spaventosa. 590 bombe. Dalle 4,30 del mattino fino alla sera. Sei morti e cinquantasei feriti. Questo è il bilancio della giornata di ieri. Souk-bunar è stato il quartiere più preso di mira. Non abbiamo notizie di zia Melica. Dicono che metà delle case siano state sventrate. Siamo scesi in cantina. In quella fredda, buia, stupida cantina che odio con tutte le nostre speranze. Sembrava che non dovesse più accadere, che fosse la fine, che tutto sarebbe finito ben presto. CHE QUESTA STUPIDA GUERRA SAREBBE TERMINATA! Signore perché rovinano tutto quello che abbiamo? A volte penso che sarebbe stato meglio se continuassero a bombardare; eviteremmo così di dover fare la terribile fatica di riabituarci. Si tira un attimo il fiato, e poi tutto RICOMINCIA. Sono convinta che non finirà mai. Alcuni non vogliono che finisca, gente malvagia che odia i bambini e la gente come noi. Continuo a pensare che siamo da soli in questo inferno, che nessuno pensa a noi, che nessuno ci sta dando una mano. Invece ci sono delle persone che pensano a noi e a cui noi stiamo a cuore. Ieri la troupe della televisione canadese è venuta insieme a Janine per vedere se siamo riusciti a sopravvivere a quei folli bombardamenti. Un gesto gentile. Umano. E quando abbiamo visto che Janine era venuta con un sacco di provviste, siamo scoppiati a piangere. C’era anche Alexandra. Le persone umane si preoccupano di noi, pensano a noi, quelle disumane ci vogliono distruggere. Perché? Mi chiedo 8 in continuazione: perché? Noi non abbiamo fatto niente. Siamo innocenti, ma impotenti! Zlata. Lettore. La cantina che odio con tutte le nostre speranze: che frase potente! In queste righe è contenuto un messaggio a cui non c’è bisogno di aggiungere nulla: le persone che hanno il diritto di chiamarsi davvero umane sono quelle che si preoccupano degli altri. Rimane la foto di Zlata Lettore. Una cosa però l’aggiungerei. Non sono parole mie, le ha scritte Izet Sarajlić, personalità culturale molto nota, storico, filosofo ma soprattutto poeta. Non volle mai lasciare Sarajevo per tutto il periodo dell’assedio nel corso del quale perse due sorelle. Negli ultimi anni di vita - morì nel 2002 fu molto legato all’Italia anche perché amico personale del poeta Alfonso Gatto. La poesia che ti propongo, tratta dalla raccolta Chi ha fatto il turno di notte, è stata scritta molto prima, addirittura nel 1959. Con il suo richiamo globale alla storia e alla responsabilità di noi adulti mi pare particolarmente adatta alla giornata odierna. Leggicela, per favore Lettore Voi tutte Tamara, prendetela. In dono vi offro stasera tutta la storia fino a oggi, tutte le sofferenze umane da Adamo ed Eva. Se la vostra vita non sarà migliore di tutte le nostre non accusate le stelle ma i padri. Lettrice. Sì, tutti noi abbiamo responsabilità nei confronti di chi verrà dopo. Mi ha colpito una tua frase: «La forza di ricominciare degli esseri umani è grande». Ti propongo di commentarla con due immagini: la prima ritrae Vedran Smailovič che suona tra le macerie, la seconda riproduce la biblioteca restaurata, la Vijećnica come la chiamano i bosniaci. È stata inaugurata da una cinquantina di giorni e domani sarà di nuovo al centro delle celebrazioni. Ricostruita con scrupolo così com’era, a prima vista sembra un simbolo inattaccabile; eppure... Lettore, Cos’è che non va? Lettrice, Non mancano le polemiche. Il Consiglio della città l’ha destinata a scopi di rappresentanza e ha riservato alla biblioteca solo un piccolo spazio: i padroni di casa sono diventati ospiti. Sì, ci è dato di ricominciare, ma non di annullare quanto è stato. Il passato lascia sempre le sue tracce; proprio per questo cresce la nostra responsabilità nei confronti del domani, per quel che succederà non possiamo prendercela con le stelle. Prima immagine: Vedran Smailovič; seconda immagine: la biblioteca restaurata. Nel frattempo il violino e il pianoforte cominciano a suonare l’adagio di Albinoni, in concomitanza con l’apparire della seconda immagine si aggiunge brevemente anche Euphonè con qualche vocalizzo per poi lasciare la conclusione ai soli strumenti. Bibbia e Scuola, anno scolastico 2015-2016… Paolo Naso, Marinella Perroni e Gian Gabriele Vertova, componenti BeS del Comitato paritetico BIBLIA/MIUR, hanno nominato Brunetto Salvarani1 responsabile del progetto «Bibbia cultura scuola» per l’anno scolastico 2015-2016. Biblia lo ringrazia caldamente per aver accettato e gli augura un lavoro buono e proficuo. Ammettiamolo: rischia persino di farsi stucchevole, il ricorrente lamento sull’ignoranza a riguardo della Bibbia nella scuola italiana, e la conseguente esortazione al suo studio. Eppure, si tratta di uno studio irrinunciabile per poter penetrarne il multiforme lascito nella storia della mentalità, dei costumi, dell’arte, delle lettere, della musica e della filosofia europee e occidentali; nonché per ricorrervi quale filigrana utile a decifrare tanto alcune fra le più potenti trame dell’immaginario - da Adamo ed Eva all’Apocalisse - quanto i minuscoli fili dell’ordito, e persino le eredità linguistiche popolari. Ecco perché l’investimento di Biblia su BeS – al di là della curiosa coincidenza con un acronimo da qualche anno ben più familiare agli operatori scolastici, relativo ai Bisogni Educativi Speciali degli alunni - resta in ogni caso strategico, almeno su un paio di versanti. Da una parte, infatti, Bibbia e Scuola nasce con l’obiettivo di evidenziare come non sia possibile comprendere la cultura nella quale viviamo senza fare i conti con la Bibbia. Il che significa sostenere che quanti non sanno da dove vengono difficilmente possono partecipare in maniera consapevole, creativa e attiva alla definizione del dove andare, del percorso verso una società capace di rispondere alle sfide delle odierne società glo-cali. Dall’altra, il suo scopo è di evidenziare, mediante specifici approfondimenti, come sia doveroso incontrare il testo biblico e interagire con esso entro il luogo deputato alla costruzione della cultura, all’elaborazione dei processi formativi e identitari (alla Bildung, dicono i pedagogisti), delle nuove generazioni, ovvero la scuola. Che, dal canto suo, sta attraversando una stagione certo non semplice, immersa più o meno consapevolmente in uno scenario sociale in rapidissima trasformazione, che la spinge a rivedere il suo ruolo entro la società globale della conoscenza e delle reti; la sua mission rispetto alla necessità di formare cittadini con nuove competenze che li rendano soggetti attivi e critici delle società plurali, interculturali e tecnologicamente avanzate in cui viviamo; il passaggio, nell’interazione educativa, dalla centralità dell’insegnamento alla centralità dell’apprendimento. Un panorama che, all’apparenza, rende l’impegno di BeS più complesso ma anche più urgente, se aveva ragione il cardinal Martini quando parlava della Bibbia come grande libro educativo dell’umanità … Da qui, l’investimento straordinario che Biblia ha deciso di fare, nel presente anno scolastico, su BeS, di cui elenco i passaggi principali. 1) Dopo gli esiti positivi delle esperienze già affrontate (ultima il concorso su Il cibo e la Bibbia: ricercare e condividere il pane, nell’anno scolastico 2014-2015, in coincidenza con l’EXPO milanese), anche quest’anno (2015-6) si è lanciato, in collaborazione e piena sintonia con il Ministero per l’istruzione, l’università e la ricerca, un concorso nazionale rivolto alle scuole di ogni grado, dedicato a Storie di guerra e profezie di pace nella Bibbia. Al riguardo, abbiamo approntato apposite schede per ognuno dei testi biblici suggeriti come riferimento. 2) Considerando che scopo del protocollo e della collaborazione fra MIUR e Biblia è la diffusione nella scuola sia della conoscenza dei libri biblici sia della loro storia degli effetti, insisteremo sul carattere interdisciplinare della partecipazione al concorso e degli incontri di presentazione e riflessione. BeS, infatti, ha proposto alle scuole che hanno scelto di partecipare al concorso uno o più incontri formativi da tenersi nelle classi a cura di esperti. Tre i temi offerti: La Bibbia, un libro per tutti? Introduzione alla Bibbia; Dalla guerra alla pace nella Bibbia; e I testi biblici proposti per il concorso, che spaziano dal Primo al Nuovo Testamento. Tali percorsi non sono un pacchetto rigido e preconfezionato, ma vanno concordati con gli interessi e le esigenze organizzative degli istituti scolastici interessati, nel numero, nei tempi, nei titoli e nelle modalità. Sono già molte le scuole che hanno accettato il nostro invito, dislocate su (quasi) tutto il territorio nazionale. 3) Sempre per accompagnare il concorso, abbiamo ritenuto utile organizzare non solo gli incontri specifici nelle scuole che ne abbiano fatto richiesta, ma anche rivolgerci ai docenti di tutte le materie con alcuni convegni di studio approntati appositamente per loro, al nord, al centro e al sud della penisola (per ora, li abbiamo previsti a Brescia, Parma, Firenze, Bari), aperti anche a un pubblico più vasto. 4) Non abbiamo dimenticato il tema, strategico, della comunicazione! Stiamo lavorando perché l’esistenza e le attività di BeS siano più conosciute. Per questo, abbiamo deciso di sbarcare sul mondo dei social network, predisponendo un account Twitter tutto dedicato a BeS (ma collegato con la pagina Facebook di Biblia). Ricordiamo, naturalmente, che esiste già un sito apposito di BeS, che speriamo di implementare. Per non lasciare a bocca asciutta gli amanti della carta, stiamo preparando altresì un dépliant con le caratteristiche e le principali attività di BeS. 5) Per quanto riguarda l’editoria, sono disponibili i Quaderni di Bibbia cultura scuola, nati da un’ispirazione di BeS e collegata alla Collana di Claudiana-EMI Bibbia cultura scuola. Ne sono già usciti quattro: La Bibbia di Michelangelo (P. Stefani), La Bibbia di De André (B. Salvarani), La Bibbia di Leopardi (L. Novati) e, infine, La Bibbia di Dante (G. Ledda). È inoltre in preparazione, e uscirà entro maggio per Morcelliana, un’edizione rinnovata del nostro Vademecum. Per il lettore della Bibbia, ormai esaurito, a cura di Piero Capelli. Brunetto Salvarani Teologo laico, saggista e critico letterario, conduce attualmente insieme a Gabriella Caramore “Uomini e profeti” di Radio 3. 1 9 PROGRAMMI FUTURI “Regolare la guerra e intessere la pace” Verona, 15-17 aprile 2016 [Fuori programma. Giovedì 14, arrivo in mattinata; partenza alle ore 13 in autobus per Rovereto per la visita al Museo della Grande Guerra, alle Trincee e al MART; rientro a Verona, all’Hotel Maxim, per cena e pernottamento. Venerdì 15, ore 10,30-13,00: visite guidate alla città, pranzo libero] La campana dei caduti di Rovereto Venerdì 15 aprile, Hotel Maxim, via Belviglieri 42 Ore 15,30 “La sacralizzazione della guerra nel Vicino Oriente Antico”: Nel nome degli dèi, Pelio Fronzaroli, Università di Firenze. Nel nome del Signore, Peter Dubovský s.j., Pontificio Istituto Biblico, Roma. Ore 18,00 Assemblea dei Soci. Ore 20,30 Cena in hotel e votazione per il rinnovo degli organi associativi. Sabato 16 aprile, Hotel Maxim Ore 09,00 Le sconfitte del Dio degli eserciti, Jean Louis Ska, Pont. Ist. Biblico, Roma. “Quando andrai in guerra… (Dt 20,1)”: la storia degli effetti, Piero Capelli, Università Ca’ Foscari, Venezia. La nascita del pacifismo nell’età moderna: motivazioni laiche e religiose, Piero Stefani, Presidente di Biblia. Ore 13,00 Pranzo in hotel. Ore 15,30 Esistono ancora “guerre giuste”?, Roberto Morozzo della Rocca, ordinario di Storia contemporanea, Università Roma 3. Il “no” deciso alla guerra del veronese S. Giovanni Calabria, intervento del prof. Giuseppe Perazzolo, Storico religioso e già Docente di Storia del Cristianesimo, Verona. Ore 17,30 Partenza in pullman per la visita guidata ai costumi dell’Opera, Arena Museo dell’Opera (“AMO”). Ore 20,00 Cena al ristorante Rubiani. Ore 21,30 Spettacolo aperto gratuitamente alla cittadinanza. Rientro con pullman all’Hotel. Domenica 17 aprile, Palazzo della Gran Guardia. Sessione aperta alla cittadinanza. Ore 09,00 La pace nel Corano, Ida Zilio Grandi, Università Ca’ Foscari, Venezia. Pensieri e azioni di pace nell’Islam di oggi, Adnane Mokrani, teologo musulmano, Pontificia Università Gregoriana, Roma. Pensieri e azioni di pace nell’ebraismo, Amos Luzzatto, già Presidente della Comunità Ebraica Italiana. L’On. Emma Bonino ha accolto il nostro invito di chiudere i lavori. 10 NOTIZIE UTILI: Il convegno avrà luogo presso l’Hotel “Maxime”, Via Carlo Belviglieri, 42, 37131 Verona, tel. 045 840 1800. Si può raggiungerlo con autobus n. 11, 12 o 13 (pensilina B1, Stazione Porta Nuova, scendere alla fermata via Zeviani 37), o in taxi; possibilità di parcheggio coperto gratuito. Costi convegno - partecipazione al convegno: 100 euro a persona - spese hotel (2 notti, un pranzo e una cena): 150 euro singola; 106 euro a testa in doppia (compreso la tassa di soggiorno). - sabato pomeriggiO: 35 euro a testa (bus, “AMO”, cena, spettacolo) Programma extra, giovedì 14 aprile 1. Visita a Rovereto. Partenza dall’Hotel Maxim alle ore 13,00; visita guidata all’Ossario di Castel Dante, uno dei luoghi più significativi nati in ricordo della Grande Guerra in Italia; al suo interno si trovano infatti le salme di oltre 20mila soldati appartenuti agli eserciti italiano, austro-ungarico e alla Legione Cecoslovacca, la formazione che nel 1918 affiancò le armate italiane nella Battaglia del Solstizio e in quella finale. Proseguimento in pullman per il Museo storico italiano della guerra, situato nel quattrocentesco castello di Rovereto, nato nel 1921 con lo scopo di documentare la Grande Guerra. La visita prosegue con una passeggiata attraverso il centro storico per raggiungere il Museo d’arte moderna e contemporanea (MART) e si conclude alla Campana dei Caduti di Rovereto che onora con i suoi 100 rintocchi giornalieri i caduti di tutte le guerre del mondo e invoca pace e fraternità fra i popoli. Costo delle gita 40 euro a testa. Chi desidera pernottare la notte e/o cenare giovedì 14 aprile al Maxime, dovrà calcolare 75 euro in singola e 53 a testa in doppia (la cena costa 20 euro a persona). Il programma verrà eseguito solo con un minimo di 25 persone. 2. Visita di Verona, con partenza per tutti alla stazione degli autobus di piazza Bra, alle ore 10,30 di venerdì 15 aprile (SCEGLIERNE E PRENOTARNE SOLO UNO SULLA SCHEDA!) a) Centro, a piedi, con guida: piazza Bra, piazza Dante, Arche Scaligere, piazza delle Erbe, Sant’Anastasia, Duomo, euro 10. b) Piazza Bra, Castelvecchio, San Zeno, a piedi con guida, euro 10. c) City-sightseeing: due tragitti (linea A e linea B) di un’ora ciascuno, in bus a due piani, con audio-guida, euro 10. La convocazione per l’assemblea dei soci e il relativo odg - che quest’anno prevede anche il rinnovo delle cariche associative - sarà inviata a tempo debito ai soci in regola con l’iscrizione. Seminario estivo IL VANGELO DI LUCA: CANTICI E PARABOLE 24-29 agosto 2016 Casa per ferie Betania, Cortona Tra gli autori dei vangeli canonici Luca è il solo che si presenta al lettore in prima persona («è parso bene anche a me …», 1.3), dichiarando esplicitamente i suoi intenti letterari, storici e teologici. Dal punto di vista narrativo la sua L’evangelista Luca, Biblioteca civica opera è segnata dalla per“Berio”, Genova sonalità di un autore che padroneggia con agio la sua materia, sa alternare effetti di suspense e di sorpresa, e dipinge, con pochi tratti penetranti, scene, situazioni e personaggi che colpiscono vivamente la fantasia del lettore. Grazie a queste caratteristiche le parabole del vangelo di Luca hanno impresso nell’immaginario collettivo una galleria di figure tipiche che nei secoli hanno acquisito un carattere proverbiale, assumendo denominazioni e connotazioni spesso stereotipate (il “buon samaritano”, il “figlio prodigo”, “il figlio maggiore”, “Il padre misericordioso”, “il fariseo” e “il pubblicano”, “il povero Lazzaro” e “il ricco Epulone”…), alla cui fissazione ha contribuito una pratica omiletica orientata in senso prevalentemente morale ed esortativo. Per il lettore di oggi, condizionato da questo secolare repertorio di precomprensioni, si pone il problema di recuperare un rapporto diretto con la nuda essenzialità di quei racconti, cercando di ricostruire e di attualizzare il senso di stupore, di spiazzamento, che essi dovevano provocare in chi li udiva o li leggeva per la prima volta: condizione necessaria per verificare se le parabole possano ancora propiziare quel «capovolgimento della visione, dell’immaginazione, del cuore» che – come ha scritto Paul Ricoeur – era inscritto nella loro intenzionalità originaria. A questo scopo nel corso del seminario cercheremo di tracciare una storia possibile delle parabole lucane, dalle origini nella predicazione di Gesù al processo che, passando attraverso il depositarsi di una tradizione scritta, è sfociato nella rielaborazione/ricontestualizzazione operata da Luca. Un’altra affascinante pista di ricerca riguarderà i cantici che scandiscono la narrazione dei primi due capitoli del vangelo, dedicati ai racconti paralleli delle nascite di Giovanni e di Gesù e all’infanzia di Gesù. Negli inni di Maria, di Zaccaria, di Simeone la storia della salvezza non è semplicemente narrata ma cantata. La chiesa cattolica romana ne ha colto la densità lirica e teologica, e ha introdotto il Magnificat, il Benedictus e il Nunc dimittis nella liturgia delle ore, mantenendo vive le parole di queste preghiere fino ai nostri giorni. Questo inserimento da un lato ha conservato e rivitalizzato quei testi; dall’altro ha determinato un inevitabile slittamento dell’interpretazione verso una lettura spiritualizzante ed ecclesiologica lontana dalle intenzioni originarie. Sarà interessante anche in questo caso risalire alle fonti, ragiona- re sugli interventi redazionali di Luca e sul significato che essi avevano all’interno della sua opera e nella ricezione dei contemporanei. Ma, lungo la strada di una possibile attualizzazione, avremo anche occasione di imboccare la direzione inversa, ripercorrendo il cammino di questi inni nella storia della musica, dal canto gregoriano all’epoca attuale, fino a cimentarci, sotto la guida sapiente di un maestro, nel canto corale del Magnificat della comunità di Taizé. Guido Armellini PROGRAMMA 25 agosto, giovedì Arrivo nel pomeriggio, sistemazione, cena e serata di accoglienza 26 agosto, venerdì Mattina Introduzione al Vangelo di Luca, Gian Luca Carrega (GC), biblista e Direttore Ufficio Pastorale della Cultura, Diocesi di Torino. Pomeriggio Introduzione ai cantici di Luca, Silvia Zanconato (SZ), biblista, Scuola Teologica per laici “Ecclesia Mater”, Roma. Esegesi del Magnificat, SZ Sera Incontro con una personalità di Cortona 27 agosto, sabato Mattina Esegesi dei Cantici di Zaccaria e di Simeone, GC Pomeriggio Il Magnificat in musica (dal Gregoriano a Jovanotti), Pasquale Troìa (PT), biblista e musicologo, docente di Religione, Roma. Visita guidata all’Abbazia di Farneta Sera Scuola di canto: il Magnificat di Taizé (PT) 28 agosto, domenica Mattina Introduzione alle parabole di Luca GC Esegesi delle parabole lucane SZ Pomeriggio Esegesi delle parabole lucane GC Visita guidata alla città 29 agosto, lunedì Mattina Esegesi delle parabole lucane SZ Parabole: ricezioni e riprese letterarie, Guido Armellini, Direttore tecnicoscientifico Università Primo Levi, Bologna e membro del Consiglio direttivo di Biblia. Conclusione del seminario, pranzo e partenza. Moderatore: Guido Armellini Sarà possibile arrivare un giorno prima, cioè mercoledì 24 agosto, per partecipare, giovedì 25 agosto, a una gita guidata, in pullman (la cittadina rinascimentale di Pienza e il lago Trasimeno con pranzo e gita in barca all’Isola Maggiore). Prossimamente troverete sul sito e sul Notiziario di maggio troverete i costi e la scheda di partecipazione. 11 Programmi 2016 15-17 aprile 2016Convegno nazionale Regolare la guerra e intessere la pace Hotel Maxim, Verona e assemblea dei soci il 15 aprile. I tempi per iscriversi sono ufficialmente scaduti. I partecipanti sono 11-19/22 giugno 2016 numerosi per cui avremo due pullman: rimangono ancora pochissimi posti, se siete Viaggio a Cipro/Atene interessati affrettatevi a iscrivervi (programma e scheda sul sito www.biblia.org). 24-26 giugno 2016 Bagnacavallo, Ravenna Giornate di studio di ebraico biblico Giona, il profeta ribelle 24-29 agosto 2016 Casa Betania, Cortona Seminario estivo Il Vangelo di Luca: cantici e parabole. (Costi e scheda di iscrizione sul sito e sul prossimo Notiziario) Convegni di aggiornamento BeS 20 febbraio ore 9-19Storie di guerra e profezie di pace nella Bibbia, CEM, Brescia (quota d’iscrizione di € 10 per mezza giornata e di € 15 per la giornata intera) 15 marzo ore 16-19 Scuola secondaria di Bibbia, cultura, scuola I grado T. Fiore, Bari Sono in preparazione altre giornate, dirette ai docenti e agli studenti ma aperte a chiunque voglia parteciparvi. I programmi si trovano sul sito www.bes.biblia.org SCHEDA DI ISCRIZIONE PER IL CONVEGNO “Regolare la guerra e intessere la pace” Verona, 15-17 aprile 2016 Da spedire in busta chiusa a Biblia, via A. da Settimello 129, 50041 Settimello FI o via mail a [email protected] o via fax al 0558824704 entro il 25 febbraio con il pagamento di 20 euro di anticipo sul convegno non rimborsabili in caso di ritiro e l’importo per la prima notte in pensione (75 euro in singola o 53 euro a persona in doppia). Il saldo di quanto prenotato sarà richiesto sul posto Cognome _________________________________ Nome ________________________________________ Indirizzo ________________________________________________________________________________ CAP ____________ Città ______________________________________Tel. _________________________ Cell. ____________________________ e-mail ________________________________________________ Prenoto/prenotiamo: Iscrizione al convegno 15-17 aprile - € 100 Gita a Rovereto 14 aprile ore 13,00-19,00 - € 40 (+ cena e notte del 14 aprile) Visita guidata a Verona, venerdì ore 10,30-13,00 - € 10 a) b) c) Sabato pomeriggio e sera: bus, museo, cena e spettacolo – € 35 Hotel Maxim: 14 aprile: camera singola ; camera doppia ; un posto in doppia ; cena Camera singola e 2 pasti per le seguenti notti: Camera doppia e 2 pasti per le seguenti notti: ven, 15; sab.16 ven, 15; sab.16 Un posto in camera doppia e 2 pasti per: ven, 15; sab.16 Eventuali allergie/intolleranze e/o richiesta pasto vegetariano Il versamento di € ________________ a persona è stato effettuato il _________________________________ Data ____________________________ Firma __________________________________________________ 12