Notiziario 2016

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Notiziario 2016
ASSOCIAZIONE LAICA DI CULTURA BIBLICA - NOTIZIARIO SEMESTRALE
Anno XXX n. 1, Gennaio 2016
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Regolare la guerra e intessere la pace
Veronese: «Ho appreso che Biblia viene nella nostra città Fiorentino «Ha ragione. Si è riconosciuto anche in sede
per un convegno
intitolato
Regolare
guerra
la autorevole
che sul
il congedo
una violenza
reliL’assemblea
inizia
regolarmente
allelaore
17.30,e intessere
in seconda
della relazione
bilancio da
consuntivo
2009 motivata
e relativi allepace. Di primo acchito mi suonano espressioni non molto giosamente
da intendersi
comedei
unaRevisori
svolta epocale,
o, per
convocazione.
gati e Nellaè Ciurcina
a quella
dei Conti
(si
bibliche.
Mi fanno
venireargomenti:
in mente più il De jure belli ac esprimerci
terminilepiù
teologici,
come iun
kairòs.»
Sono
all’o.d.g.
i seguenti
allegano alinverbale
copie
di entrambi
documenti).
pacis di Ugo Grozio che la conquista della terra di Canaan Veronese: «Una delle
ragioni
che hanno
indottoaperta
a rifiuta3. La
Presidente
dichiara
la
1.
atti- nel libro di Isaia». re una violenza motivata
discussione
e le relative
votazioni su
o leRelazione
profezie didella
pacePresidente
universalesulle
presenti
religiosamente
è probabilmente
vità
dell’Associazione.
Guido
entrambe
le relazioni.
Nuovo
Consiglio
direttivodi pensare
Fiorentino:
«Non ha torto. Comunque mi permetta
di ricorla difficoltà
a un Dio
punitore, Ilunsocio
riferimento
2.
bilancio
consunZiffer
pone
due
quesiti:
a)
perché
non
dareApprovazione
che il grande del
giurista
olandese
da lei citato di Bibbia
un
tempo
frequentissimo.
Persino
Benedetto
XV,
il
papa
2010-2012
tivo
ed eventuali
al posso sbrigarmela famoso per aver qualificato
sia stato nel
ripristinato
il corsoguerra
di greco
se ne2009
intendeva
parecchio.variazioni
Tuttavia non
1917 la Prima
una
bilancio
preventivo
b) perché
siaacosì
sostanziosa
così. Perciò
comincio2010.
a richiamare il fatto che vi è un intero «inutile strage», nelbiblico;
1914 invitava
ancora
elevare
“solenni
3.
Determinazione
della quote
associa- dedicato proprio
la differenza
tra gli
introitidiprevisti
Presidente
capitolo
del Deuteronomio,
il ventesimo,
suppliche, a implorare
da Dio, arbitro
e signore
tutte le
tive
per
il
2011.
per
il
2009
dal
bilancio
di previsione
Agnese Cini cose,
Tassinario
alle regole della guerra».
che memore della sua misericordia, deponga
questo
4. Dibattito e votazione sulle relazioni
e le effettive risultanze del bilancio
Veronese: «D’accordo, nella Bibbia c’è qualcosa relativo
‘flagello
dell’ira
sua’,
col
quale
fa
giustizia
dei
peccati
delle
Vice-presidente
della Presidente e sul bilancio.
consuntivo. La socia Maria Califano
alla guerra, tuttavia c’è poco in relazione alle modalità di nazioni”».
5. Presentazione delle candidature
riprende il discorso sul corso di greco
Piero Stefani
intessere
la pace,
se la siPresidente,
intende come
un modo per raggiun- Fiorentino: «Una lettura
della storia
che intende
biblicoteologica
e suggerisce
d’inserirlo
tra le
alle
cariche
sociali:
Vice
gere rapporti non
conflittuali
tra stati. Questa volta sonoTesoriere
io le guerre come forme
di punizione
deiprotocollo
peccati deid’intesa
popoattività
previste dal
Presidente,
Tesoriere,
Consiglieri,
a ricordarle
nelProbiviri
ventesimo
è aliena dal nostrormato
sentire.
Eppure
è fuor
di marzo
dubbioc.a.,
che
AlessandroliBadino
Revisori
dei che
Conti,
percapitolo
il trien- del Deuteronomio
con
il MIUR
il 29
l’offerta
di pace suona molto vicina a essere un pretestoConsiglieri
per l’interpretazione abbia
precisi
antecedenti
biblici.
la
nio
2010-2012.
magari
dislocandoli
in due
sedi Tutta
– Roma
far guerra:
“Quando
una città per attaccarla, cosiddetta storiografia
deuteronomistica
ragionava
in questo
6.
Pausa per
la cenati eavvicinerai
votazioneadelle
e
Milano
–
per
agevolare
la
partecipaIsabella Bergamini
le offrirai
la pace. Se accetta la pace e ti apre le sue porte...” modo. D’altra partezione
è forse
possibile
pensare
una signocariche
sociali.
degli
interessati.
Laasocia
Flora
Giuliano
(Dt Proclamazione
20,11). Nelle Scritture
lo shalom appare collocato
più Bertoni
ria divina sulla storia
senza chiede
proporrecome
una qualche
forma
di
7.
degli eletti.
Giugni
mai non
si sia
parlato
dei Ilcorsi
di richiamo
nell’ambito della profezia che della diplomazia».Giancarla Codrignani
lettura teologica delle
guerre?
primato
della pacebiblico.
che ci
Ai
ni di una
organica
concatenaLa Presidente
che iteologico
corsi di
Fiorentino:
«Lepiù
chiedo
scusa,
forse siamo venuti Paola
qui conFrancalanci
sta tanto a cuore implica,
quindi, unrisponde
ripensamento
zione
degli
elementi
in discussioni,
si
greco biblico non sono stati riproposti
l’idea di
insegnarvi
chissà
che cosa e adesso
devo prendere radicale».
Laura
decide
d’iniziare
l’assemblea
perché hanno
sempre registrato
pochisatto - mi
creda, con
piacere -con
chelanerelasapete già un bel
po’. Pasquino
Veronese: «Nella normale
interpretazione
storiografica
la
zione
della
Presidente,
seguita
da
quella
sime
adesioni.
Auspica,
quindi,
che si
Pistone
Sì è vero lo shalom nella sua forma più alta è parolaGioachino
ultima. pace
di Vestfalia del
1648
pose fine
a una certa
modalità
del
Tesoriere
e dalle
relative
discussioni
possa
trovare una
soluzione
lavoro
La pace
è il fine,
perciò
la guerra
va giudicata una specie
di condurre le guerre
di religione.
L’eccesso
dellanel
violenza
GiusidiQuarenghi
eanomalia
votazioni.
La
presentazione
delle
cand
e
l
C
o
n
s
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g
l
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r
e
t
t
i
v
o
c
o
n
g
i
u
n
t
o con
nella storia umana. Alla fine della sua vita ilMilka
filo- Ventura
esercitata aveva indotto a dar spazio alla diplomazia abbandidature avverrà immediatamente prima
il gruppo misto Biblia – MIUR previsto
sofo ebreo Hermann Cohen scrisse: “La pace in quanto fine donando la precomprensione che giudicava l’avversario un
delle votazioni.
dal protocollo appena rmato. Quanto
dell’uomo è il Messia, che libera gli uomini e i popoli da nemico assoluto. Mutatis mutandis, nella seconda metà del
Presiede
l’assemblea, come da Statuto,
ai corsi di richiamo sull’ebraico biblico,
Collegio
Revisori sembra che si sia dispiegata una dinamica simiogni
dissidio, che
appiana
il dissidio
stesso
e pro- deiNovecento
la
Presidente
Agnese
Cini,
fungenell’uomo
da
non sono stati menzionati a causa della
duce infine per l’uomo la riconciliazione
le. A seguito delle due
guerredel
mondiali,
dei totalitarismi
dei conti
Segretaria-verbalizzante
Pasqualina con il suo Dio”».
malattia
responsabile,
Paolo Dee
Veronese:
«Tuttavia lesuguerre
non di
rado sono stateNella
com- Ciurcina
dell’angoscia per unBenedetti,
possibile conflitto
nonpossano
si è più
Cuoco.
L’assemblea
proposta
della
ma si nucleare,
spera che
battute proprio
in nome
di Dio. Come
A molti la nelle condizioni di essere
affermare
che al
Dio
serve delle
guerre
Presidente
nomina
tre scrutatori
per spiegarlo?
le
ripresi
piùsipresto.
Il Tesoriere
Ferruccio
cosa sconcerta.
A meLeoni,
invece Elisabetta
sembra comprensibile,
il che Fontanella
per punirci e purificarci».
votazioni:
Giorgio
chiarisce che la differenza tra il prevennon vuol Giulio
dire condivisibile.
Per uccidere non c’è bisogno Fiorentino: «È forsetivo
un caso
che chi continua
a uccideMenini,
Sica. Essi procedono
e il consuntivo
2009oggi
giustamente
di ricorrere ad alcuna
perdegli
rendere lecito quel che
re in nome di Dio non
sia stato
in profondità,
immediatamente
al divinità;
conteggio
rilevata
dal coinvolto
socio Ziffer
dipende né
in
Probiviri
aventi
voto far
cheappello
risultano
massima
parte
ritardo
è illecitodiritto
occorrealinvece
a un’autorità massima, come singolo, né come
gruppo,
nelledall’eccessivo
preoccupazioni
occiMazzone
in
totaledi 104
(58Dio
di o,
persona
e laicizzato,
46 per di stato,Rosetta
nell’erogazione
contributi pubblici
si tratti
dèi, di
in modo
patria, dentali a cui lei faceva
giustamente dei
riferimento?».
Giuseppe
delega).
Essendo
promessi per gli eventi da realizzare.
rivoluzione.
Oggi in
lo seconda
si fa non convocadi rado in nome della
sicu- Ricaldone
zione,
La Presidente fa’ notare che,
Daniel Vogelmann
rezza».l’assemblea è validamente costiPieroperaltro
Stefani
tuita e può deliberare su tutti gli argotutte le attività programmate no al
menti all’o.d.g..
2011 sono
state
realizzate,
o disono in
Si ringraziano sentitamente i nostri Soci - fedeli e puntuali nel pagamento delle quote associative
- che
permettono
a Biblia
esistere.
Si chiede
ai Soci
che non
hanno ancora versato la quota del 2016 (80 euro socio ordinario;
40 euro per ogni Poiché
famigliare
o
1. La
Presidente
legge
la sua
relazione
corso di realizzazione.
l’attività
giovane sotto
ai 30
anni) copia
di provvedere
presto.
A tuttièquesto
accorato
appello:
sulle attività dell’associazione
(se ne
allega
al pre-al piùper
il 2012
ancora
tutta da
programmare, la Presidente
sente verbale).
propone all’assemblea di esprimere la propria scelta tra due
2. Il Tesoriere, Alessandro
Badino,
allaglilettura
possibili
temi del
Convegno
Nazionale: I – L’ironia nella
La tua firma
per procede
promuovere
studi biblici
nella cultura
e nella
scuola italiane
1
RELAZIONE ATTIVITÀ SVOLTE
«ECCO CIÒ CHE MI FECE VEDERE DIO»
LE VISIONI NELLA BIBBIA E NELLA DIVINA COMMEDIA
Lugano, Università Svizzera Italiana, 16-17 ottobre 2015
Nel 1986 Biblia organizzò a Firenze un convegno, restato
per diversi aspetti fondamentale, su “Dante e la Bibbia”;
quasi trent’anni dopo era opportuno tornare su questi fondamenti con un approfondimento originale e specifico.
Importante e fecondo è stato quindi il convegno svoltosi a
Lugano, all’Università della Svizzera Italiana, con partner
prestigiosi come l’Istituto di Studi italiani (ISI) dell’Università stessa, l’Associazione Biblioteca Salita dei Frati e la
Facoltà di Teologia, e con il sostegno decisivo della Fondazione Marco Baggiolini e di The Cukier, Goren Goldstein
Foundation. È stato scelto il tema delle “visioni”.
Nell’introduzione il presidente di “Biblia” Piero Stefani ha
ricordato come l’affinità visiva tra certi stilemi biblici e il
modo di esprimersi poetico fosse stato messo in evidenza
già da Giovanni Boccaccio nel ventiduesimo capitolo del
Trattatello in laude di Dante in cui affermava: «Dico che
la teologia e la poesia quasi una cosa solo si possono dire,
dove uno medesimo sia il suggetto; anzi dico di più che la
teologia niun’altra cosa è che una poesia di Dio ...». Dante
poi scriveva con gli occhi …
Jean Pierre Sonnet, della “Gregoriana” di Roma, ha subito
affrontato l’obiezione di chi pensa con Lutero che il solo
orecchio è l’organo del cristiano. È vero: nella Bibbia tutto
inizia con la voce – Parola, ma il chiamato vuole spesso
vedere («Mi voltai per vedere la voce» – Ap, 1,12); lo
spazio è sacrificato a vantaggio del tempo, ma dopo la Parola c’è lo sguardo. Proprio degli scrittori di ogni epoca,
come insegnavano ad esempio Aristotele e Plutarco, è la
preoccupazione di mettere le cose narrate sotto gli occhi
del lettore trasformandolo in spettatore. Nel quarto capitolo
del Deuteronomio Mosè comanda l’ascolto, ma dice i vostri occhi videro a quella seconda generazione che non era
presente al Sinai: è stato dunque Mosè che ha messo sotto
gli occhi quell’episodio decisivo. Se il divieto di farsi immagini di Dio vuole salvarne l’alterità, la Bibbia promuove
un vedere/essere visto ben consapevole di quella esigenza.
Si capisce così nel Nuovo Testamento l’importanza simbolica dei racconti di guarigione dei ciechi, che si aprono
all’accoglienza stupefatta del mistero. La Trasfigurazione e
le apparizioni del Risorto raccontano di Gesù che si fa vedere. Maria di Magdala, prima di Giovanni dell’Apocalisse,
figura del lettore di ogni tempo, si voltò al suono della voce
di Gesù e poi andò a raccontare: «Ho visto il Signore e ciò
che le aveva detto». Anche il lettore, prima ancora dei pittori, è catturato in un vortice di immaginazione visuale …
Enrico Norelli, dell’Università di Ginevra, con dovizia
di riferimenti a testi biblici, ma anche a testi apocalittici
sconosciuti ai non specialisti, ha offerto preziosi riferimenti per inquadrare nel sistema culturale delle apocalissi la
visionarietà antica e medioevale. In quel sistema l’altro
mondo, a noi inaccessibile, è popolato da esseri spirituali decisamente influenti nell’esistenza umana, è campo di
battaglia fra potenze benefiche e malefiche. Per i viventi è
2
perciò preziosa ogni comunicazione, ogni apocalisse (rivelazione) che possa indicare le possibilità di salvezza. La
visione è una delle forme di questa comunicazione. Il sogno
in particolare non nasce dall’uomo, ma «viene sul sognatore» (Libro dei Vigilanti), svolgendosi anche a puntate
(come nel Pastore di Erma o nel IV libro di Esdra). Talvolta
la visione è accompagnata da esperienze di dislocazione.
Tuttavia nessuna visione della Apocalissi di Giovanni avviene nel sogno, la rivelazione ha luogo tramite parole,
visioni, parole-visioni insieme. Le visioni sono commentate dall’Angelo (cap. 17), illustrate da cantici ed inni (cap.
18), ma anche lasciate senza interpretazione (cap. 12-13).
Nel libro di Giovanni le rivelazioni riguardano la storia di
salvezza della terra, mentre in quelle cristiane del IV secolo
riguardano l’aldilà con descrizioni di felicità e di pene.
Il successivo intervento di Piero Boitani, riccamente documentato da immagini dell’arte medioevale, ha illustrato
quella visionarietà medioevale, che Dante ha raccolto. Ha
citato, tra gli altri testi: la Visio Pauli, la Visio Tnugdali,
il Tractatus de Purgatorio S. Patricii, ripreso da Marie de
France, la versione toscana della navigazione di san Brandano, il Liber divinorum operum di Ildegarda di Bingen,
l’Anticlaudianus, Dionigi l’Areopagita … Ma a tutta questa
visionarietà a lui precedente Dante ha saputo dare un ordine, costruendo percorsi in base all’etica aristotelica per
l’Inferno, alle Beatitudini di Matteo per il Purgatorio, al
sistema tolemaico per il Paradiso.
Il contributo di Piero Stefani, “Dal sogno del re di Babilonia al Veglio di Creta”, ha preso in considerazione un
passaggio del canto XIV dell’ Inferno, quando il «picciol
fiumicello» rosso di sangue raccapriccia Dante, memore
dell’orrore del Flegetonte. Per rispondere alle curiosità di
Dante circa i fiumi infernali Virgilio apre una lunga digressione allegorica per spiegarne l’origine e riprende il mito
del “Veglio di Creta”. Ma non c’ è solo il rimando alla
tradizione classica, con il tema del succedersi delle varie
età dell’uomo e della decadenza delle civiltà, ma anche al
libro di Daniele: del resto già Arnaldo Momigliano aveva
qui riscontrato l’incontro fra la tradizione classica e quella
ebraica. Attraverso i secoli il sogno di Nabucodonosor ha
avuto diverse interpretazioni, connesse al significato dei
materiali di cui era composta la statua. Di Dante è l’invenzione delle crepe della statua, da cui sgorga un pianto
ininterrotto che origina i fiumi infernali. Emerge l’antitesi
fra il Veglio, l’Adamo vecchio che alimenta i fiumi infernali, statua frutto della sola arte umana, storia umana non più
riscattabile, e il Paradiso Terrestre con Matelda, sulla cima
del Purgatorio, con i fiumi Lete e Eunoè (solo due invece
dei quattro di “Genesi” 2, 9-10), dove si può ancora salire
con l’aiuto della Grazia.
Lino Pertile, della Harvard University, nella sua lezione
intitolata La puttana e il gigante ha ripreso magistralmente
i temi e le suggestioni del suo omonimo saggio. Le “visioni” del Paradiso terrestre dantesco, alla fine della salita del
Purgatorio, inattese nel loro carattere drammatico, sono
leggibili in chiave apocalittica, ma hanno come sottotesti
di riferimento non tanto l’Apocalisse, ma il Cantico dei
Cantici e il Salmo 18. Dante nel suo cammino di purifi-
cazione passa dalla «selva oscura» di un amore mal indirizzato alla «divina foresta» di un amore purificato: la
materia del Cantico diventa il sottotesto del suo dramma
personale vissuto dal personaggio alla fine del Purgatorio.
La rilettura dantesca del Cantico si spinge sino alla parodia,
cioè a una sorta di “contro-Cantico”, in quella scena finale,
liturgia deformata, in cui compare il carro trasformato in
sette teste e dieci corna, sopra il quale appare una prostituta discinta (una “anti-Beatrice”) che scambia effusioni
voluttuose con il gigante che le sta a fianco. Al di là delle
tradizionali identificazioni della prostituta con la curia romana (cfr. Ap 17,1-5) e del gigante con Filippo il Bello di
Francia, appare, come in filigrana, una rilettura parodistica
della coppia del Cantico, con il famosissimo incipit: «Mi
baci con i baci della sua bocca» (Ct 1,2a). Il baciarsi della
puttana e del gigante nell’episodio dantesco altro non è
che la parodia perversa e sacrilega del sacro bacio della
Bibbia, il bacio con cui, sacrificandosi sulla croce, Cristo
sposa la Chiesa e riscatta l’umanità perduta da Adamo.
La prima intensa giornata del convegno di Lugano si è
conclusa nella chiesa di san Carlo Borromeo con un dono
gradito, un concerto: una passeggiata musicale “con Dante nel Giardino dell’Eden” di Gianfranco Freguglia, con
l’Adiastema ensemble (specializzato in canto gregoriana)
sotto la direzione di Giovanni Conti.
Sabato mattina Carlo Ossola ha tenuto una fondamentale
lezione su Esemplarità biblica ed esemplarità classica,
integrando il titolo con il sottotitolo «della visione e della
figura». Ossola ha indicato un pericolo nella tradizionale
sottolineatura della continuità del mondo classico e del
mondo dantesco, che rischia di far perdere quelli di discontinuità anche radicale, che Dante pone in essere prima
con il congedo di Virgilio e poi con il congedo di Beatrice.
La sua attenzione è stata posta proprio sugli elementi di
discontinuità, a partire dal tema particolare della transmutazione, termine dantesco che si può riferire non solo al
Dante personaggio, ma anche al Dante autore. Se le metamorfosi della letteratura latina sono chiamate transformationes, la Vulgata abbandona il termine metamorfosi e
in Marco 9,1 inventa quello di transfiguratio separando
per sempre la tradizione classica e la tradizione cristiana.
Dante non applica mai a sé né alle vicende che percorre
il termine transfiguratio, ma il termine «transmutare» che
è costante in tutta la Commedia. E quando deve parlare
di qualcosa di simile alla vera transfigurazione, come nel
canto I del Paradiso (v. 67 – 75), dopo l’esemplo di Glauco tratto dal mito classico, osa dire «trasumanare» e cita
l’esemplarità cristiana della salita nel quarto cielo di san
Paolo. Dante non usa il termine della Vulgata «transfiguratio» che si applica solo a Cristo, ma usa «trasumanar»: si
capisce così la natura profondamente umana del Paradiso,
che è la storia di qualcuno che diventa più che uomo per le
grazie ricevute, ma non parla di avere avuto un’esperienza
divina. Per Ossola la chiave che permette di leggere questo
testo dantesco è un testo della prima lettera di Pietro 2, 3:
si tratta non già di trasformare, ma di diventare quel che
siamo, cioè viventi come sono pietre vive quelle che hanno
conosciuto l’esperienza di diventare viventi davanti al Signore. Dante aveva una formazione teologica straordinaria:
la luce è relativa quando la posta è il vivente; è luce se è
vivente e tutto il Paradiso si trasforma in questa direzione.
Il celebre passaggio di Purgatorio III, 33-39 rappresenta
il congedo dall’antichità classica del nuovo poema cristiano: per Dante non è necessario per l’uomo veder tutto, il
poema stesso non può veder tutto: è il dono di un istante,
la contemplazione della Trinità, poi sparisce dalla visione,
sparisce dalla memoria, sparisce dalla esperienza e tutto
il poema termina al passato. Il vero problema non è veder
tutto, ma veder vivo. Quel «trasumanar» è stato scelto da
Dante proprio sul filo di una separazione nettissima tra ciò
che è divino e appartiene solo a Dio, cioè la trasfiguratio,
e quel poco che ci viene dato, «trasumanar» ogni tanto per
diventare più vivi.
Infine la lezione di Benedetta Papasogli (ISI Lugano)
«Quel che resta della visione», ha raccontato in Fénelon,
raffinato prelato tridentino, l’interpretazione mistica dell’eredità delle “visioni”. Per questo teorico della spiritualità
del vivo amore, che aveva ben presente Dante, la Bibbia,
considerata superiore rispetto ad Omero, è una foresta di
simboli che vanno interpretati senza però scadere nell’allegoria. La strada possibile per la modernità è di passare
dal paradiso mitico al paradiso mistico.
Gian Gabriele Vertova
Parole di Qohelet, HEVEL
Firenze, Monastero di Santa Marta 27-31 dicembre 2015
Al corso di ebraico biblico per principianti organizzato da
Biblia hanno partecipato una decina di persone provenienti da varie regioni d’Italia, di diverse età (da poco più che
ventenni a poco meno che settantenni), di variegate condizioni personali e professionali (un consulente aziendale,
un chimico ricercatore CNR, una docente universitaria di
storia cinese antica, una dottoranda in filosofia, un pensionato già insegnante e preside, una psicologa, un sacerdote
attivo in movimenti di rinnovamento ecclesiale, una persona impegnata nel volontariato sociale internazionale...). Un
gruppo - dunque - quanto mai composito, accomunato dal
desiderio di accostarsi allo studio dell’ebraico biblico sulla
base di una pluralità di motivazioni culturali e/o religiose.
La professoressa Nicoletta Menini - di cui tutti/e abbiamo
potuto apprezzare la straordinaria chiarezza ed efficacia
didattica, lo spessore culturale e umano, la passione comunicativa (e la pazienza...) - in venti ore di lezione ha
saputo portare questo eterogeneo gruppo di principianti,
che all’inizio erano per lo più solo in grado di riconoscere
stentatamente le lettere dell’alfabeto ebraico, all’acquisizione degli elementi base della grammatica, alla lettura, a
una prima analisi delle strutture linguistiche e alla traduzione guidata di alcuni passi del Qohelet, anche ricorrendo
al confronto fra le diverse interpretazioni di traduttori quali
Guido Ceronetti, Erri De Luca, Giovanni Diodati, Amos
Luzzatto, Gianfranco Ravasi, Paolo Sacchi.1
Oltre alle lezioni di lingua ebraica, di grande interesse
1 Abbiamo così per esempio visto come hevel havalim – il vanitas vanitatum della Vulgata – sia variamente reso come infinito
vuoto, spreco degli sprechi, vanità delle vanità, alito fuggente,
fame di vento, vanità immensa...
3
I partecipanti al corso hanno anche molto apprezzato l'ospitalità dell
Benedettine, che – oltre a garantire spazi e strutture confortevoli per le
di pranzi e cene assai gustosi sono venute incontro alle plurime esigenz
vegani, onnivori...
sono state altre iniziative legate al corso, destinate sia ai criticamente con la tradizione cristiana, la culturalmente
principianti che agli altri gruppi: la ricca lezione introdut- densa lezione di chiusura di Piero Capelli, professore di
QOHELET, UN INSEGNAMENTO ALTR
lingua e letteratura ebraica all’Università di Venezia e uno
tiva di Daniele Garrone, professore ordinario di Antico
Abbiamo
concluso
da
qualche
giorno,
con i compagni
corso di ebrai
di letteratura
rabbinica, sudel
un comTestamento alla facoltà valdese di teologia di Roma, l’af- dei massimi studiosi
e cinque
il commento
capitoli
7-12
Qohelet,nelsotto
la babilonese.
guida sempre punt
mento
a Qohelet
12,del
2-4 contenuto
Talmud
fascinante presentazione del canto delle
Meghil- dei
Garroneebraica
prima, e Piero
Capellial poi.
meanche
è stata
laapprezzato
terza opportunità
I partecipanti
corsoPer
hanno
molto
lot da parte del gruppo di donne della Comunità
l’ospitalità
delle
suore
del
Monastero
delle
Benedettine,
di Firenze guidato da Shulamit Levi, latesti
visitabiblici
al Cimitepiù controversi e contraddittori. Tuttavia ogni ri/lettura di
che – oltre a perché
garantire spazi
e strutture
per le
ro Monumentale Ebraico di Firenze accompagnata
intellettualeconed “umana”,
sempre
nuoviconfortevoli
e sorprendenti
sono le
lezioni
–
nella
preparazione
di
pranzi
e
cene
assai
gustosi
particolare competenza e passione dall’architetto
Renzo
problemi che esso suscita. Michael V. Fox afferma nell’introduzione al s
Funaro, l’emozionante incontro con il professor Marco sono venute incontro alle plurime esigenze alimentari di
his Contradictions”, che il messaggio che emerge dal testo può essere ria
Maestro sulla sua esperienza di scienziato e uomo di cul- vegetariani, vegani, onnivori...
Alberto Moreni
tura di radici ebraiche che per tutta la vita si è confrontato
Tutto nella vita è “vanità” (virgolette mie). Non ha senso cercare c
qualcosa, sia altro
essa ricchezza o saggezza. E' meglio sem
Qohelet, ottenere
un insegnamento
quellodelche si
quando
siha
hae e“temere
“temere
(virgolette
cheha
si ha
quandolo
lo si
Dio”Dio”
(virgolette
mie). mie).
Abbiamo concluso da qualche giorno, con i compagni
corso di ebraico di BIBLIA, la traduzione e il commento Eppure Qohelet, come tutti i testi biblici e le grandi opeEppure
Qohelet,
come
tuttidii ogni
testitempo
biblici
e le grandi
opere letterarie
di
letterarie
e luogo,
offre a ciascuno
di
dei capitoli 7-12 del Qohelet, sotto la guida
sempre
pun- re
lettori,un
un ““‫ דבר אחר‬--significato
altro”
che è la
tuale e stimolante di Daniele Garrone prima,
e PierodiCa-noi noi
ciascuno
lettori,
significato
altro”
che è la so
sommaQuesto
del nostro“significato
vissuto e background
culturale.
Que- trovare in
pelli poi. Per me è stata la terza opportunità
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culturale.
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possiamo
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“significato
altro”
lo
possiamo
trovare
in
un
versetmi con uno dei testi biblici più controversi
e
contraddittori.
assonanze poetiche come Qo 7,1; nel racconto della piccola città asse
Tuttavia ogni ri/lettura di questo libro è un’avventura intel- to dalle particolari assonanze poetiche come Qo 7,1;
«meschino» ma saggio che fu presto dimenticato (Qo 9,14-15); nel piac
lettuale ed “umana”, perché sempre nuovi e sorprendenti nel racconto della piccola città assediata e salvata da un
nel
a comprendere
le differenze
greca dei LXX
uomo «meschino»
ma saggiotra
chela
fu traduzione
presto dimenticato
sono le domande, i commenti e i problemi
cheriuscire
esso suscita.
inalQo
10,1; nel confrontare
«L’insegnamento
(Qo 9,14-15); l’incipit
nel piacerede
intellettuale
che si provadinelPtahhotep»
Michael V. Fox afferma nell’introduzione
suo commenil «Cantoledella
vecchiaia»
(Qo 12,1-8),
sotto r
riuscirecon
a comprendere
differenze
tra la traduzione
greto “Qohelet and his Contradictions”, cheXXII-XXI
il messaggio sec.
che a.e.v.,
ca dei LXX e l’oscuro testo masoretico in Qo 10,1; nel
emerge dal testo può essere riassunto come segue:
Tutto nella vita è “vanità” (virgolette mie). Non ha senso confrontare l’incipit de «L’insegnamento di Ptahhotep»,
cercare con troppo sforzo di ottenere qualcosa, sia essa ric- un testo egizio risalente al XXII-XXI sec. a.e.v., con il
chezza o saggezza. E’ meglio semplicemente godere quello «Canto della vecchiaia» (Qo 12,1-8), sotto riportati:
“La vecchiaia si è prodotta, la senilità è calata, il deperimento è venuto, la debolezza si è rinnovata: sta coricato
ogni giorno colui che è rimbambito;
gli occhi sono deboli, le orecchie sono sorde, la forza deperisce essendo stanco il cuore, la bocca è silenziosa
e non parla, il cuore è assente e non ricorda lo ieri, le ossa dolgono per la lunghezza (dell’età). Ciò che era
buono è divenuto cattivo, ogni gusto se n’è andato. Quel che la vecchiaia fa agli uomini, è cattivo in ogni senso:
il naso è tappato e non respira per la debolezza,
alzati o seduti (che si sia).”
1
cosìBresciani,
per esempio
visto
come
da Letteratura e poesia dell’antico EgittoAbbiamo
a cura di Edda
Einaudi,
Torino
1969.hevel havalim – il
vanitas van
sia variamente reso come infinito vuoto, spreco degli sprechi, vanità de
1
Ricordati del tuo creatore nei giornifame
della di
tuavento,
giovinezza,
prima
che vengano i giorni tristi e giungano gli anni
vanità
immensa...
di cui dovrai dire: «Non ci provo alcun gusto»;
prima che si oscuri il sole, la luce, la luna e le stelle e ritornino le nubi dopo la pioggia;
3
quando tremeranno i custodi della casa e si curveranno i gagliardi e cesseranno di lavorare le donne che
macinano, perché rimaste in poche, e si offuscheranno quelle che guardano dalle finestre;
4
e si chiuderanno le porte sulla strada; quando si abbasserà il rumore della mola e si attenuerà il cinguettio
degli uccelli e si affievoliranno tutti i toni del canto;
5
quando si avrà paura delle alture e degli spauracchi della strada; quando fiorirà il mandorlo e la locusta si
trascinerà a stento e il cappero non avrà più effetto, poiché l’uomo se ne va nella dimora eterna e i piagnoni
si aggirano per la strada;
6
prima che si rompa il cordone d’argento e la lucerna d’oro s’infranga e si rompa l’anfora alla fonte e la carrucola cada nel pozzo;
7
e ritorni la polvere alla terra, com’era prima, e lo spirito torni a Dio che lo ha dato.
8
Vanità delle vanità, dice Qoèlet, e tutto è vanità.
(traduzione CEI 2008).
2
Il commento al «Canto della vecchiaia» è stato inoltre arricchito, nell’ultima mattinata di corso, dalla lettura di un
midrash tratto dal Talmud Babilonese, Shabbat, 151b-152a.
Adesso, riposti libri e quaderni, tornati alla routine quotidiana, continueremo comunque a “ruminare”, come dice
4
Paolo De Benedetti citando Gregorio Magno, sul nostro
particolare “significato altro”, fino a quando riapriremo
le nostre bibbie ebraiche per un’altra avventura in quel
mondo in cui Dio e Uomo si confrontano faccia a faccia.
Marzia Toffoletti
Approfondimenti culturali - LXIII
(Anno xXXI, n.1)
UNA MATTINA DI GIUGNO DI CENT’ANNI FA.
A SARAJEVO I PRIMI DUE SPARI
Testo di Piero Stefani
lettori: Magda Iazzetta e Fabio Mangolini con un intervento di Elisabetta Urban,
la partecipazione del coro Euphonè diretto da Silvia Marcolongo, della violinista Lucilla Mariotti e del pianista Massimo Rubbi
Ferrara, chiostro di S. Spirito 27 giugno 2014, ore 21,15
In occasione del prossimo convegno di Verona, «Regolare la guerra intessere la pace», si riproduce un testo messo in
scena a cento anni esatti dall’attentato di Sarajevo, ma anche attento alle guerre balcaniche dell’ultima decade del XX
secolo. Per ragioni di spazio si è dovuta tagliare l’intera seconda parte della sceneggiatura, intitolata «Dialogo su un
erede al trono mai diventato imperatore». Il testo integrale è pubblicato sul sito di Biblia.
Piero. Quest’incontro lo si potrebbe intitolare anche come un film di modesta qualità, forse un thriller, forse un western.
Lo si potrebbe infatti chiamare Due spari fatali. Ma perché limitarsi a una coppia, quando in quella guerra, che devastò
l’Europa per più di quattro anni, gli spari si contarono a miliardi? La ragione c’è: furono i primi e quelli da cui tutti gli
altri in un certo senso conseguirono. Nella storia però nessun evento è davvero iniziale e forse nessun accadimento è
per davvero fatale. Molti sono i fattori che stanno alle spalle anche dell’avvenimento più improvviso e molte le variabili
che nel tempo lo hanno reso un punto di svolta.
Parte I
Sarajevo 28 giugno 1914: Dialogo su un giovane di piccola
statura.
Sullo schermo l’immagine di Princip
Lettrice
L’estate scorsa ho visitato Sarajevo. Tante cose avrei da dire
di questa città: come dimenticarsi del tragico assedio nel corso
delle guerre dell’ ex-Jugoslavia? Ma, come spesso capita,
sono stata colpita anche da un particolare minore. Ho appreso
la sorte toccata alla casa dove soggiornò Gavrilo Princip,
l’attentatore che uccise l’Arciduca Francesco Ferdinando. Fu
distrutta nel corso della Grande Guerra, riedificata, ridistrutta
dagli ustascia croati durante la Seconda guerra mondiale,
ricostruita e trasformata in museo dalla Jugoslavia di Tito, di
nuovo rasa al suolo dai bombardamenti di vent’anni fa. Per ora
non ci sono progetti di una nuova riedificazione. A Sarajevo
l’ultima guerra jugoslava ha spazzato via anche l’incisione
posta per terra a marcare il luogo dell’attentato del 1914. Mi
sembra quasi una specie di parabola: la guerra è mangiata da
altre guerre; siamo diventati finalmente stanchi di conflitti fino
al punto di smettere di ricostruire i segni dei precedenti?
Lettore
Lo spero. Tuttavia mi hanno detto che quest’anno, per il
centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale, sarà
ricostruita la casetta dei Princip nel paese di Obljaj. Quale
messaggio si vorrà mai trasmettere con questa decisione? Ma ci
sono tante altre vicende strane e minori legate a quell’attentato
divenuto pretesto per una guerra che nel 1914 forse pochi
volevano e che certo nessuno prevedeva destinata ad assumere
le terrificanti proporzioni che in effetti ebbe. Sai per esempio
che fine ha fatto la pistola dell’attentatore?
Lettrice
Non saprei dire, immagino che si trovi in qualche museo.
Lettore
È così, ma solo dal 2004. Per novanta anni fu in mano ai
gesuiti, anzi in senso stretto la proprietà è ancora loro. La
polizia consegnò l’arma del delitto, una Browning calibro
380, assieme alla casacca insanguinata dell›Arciduca, ad
Anton Puntigam, un gesuita amico di Francesco Ferdinando.
Fu lui a compiere gli ultimi riti religiosi rivolti alla coppia,
nell’attentato infatti morì anche Sofia. Gli oggetti restarono
in mano ai gesuiti austriaci fino a dieci anni fa quando furono
offerti come prestito a lungo termine allo Heeresgeschichtliches
Museum (spesso faticoso il tedesco! Insomma al museo storico
dell’esercito) di Vienna. Se si va nella capitale austriaca li si
può vedere esposti.
Chissà se papa Francesco è a conoscenza del fatto che la pistola
da cui partirono i due colpi che sconvolsero la storia europea è,
legalmente, ancora un possesso del suo ordine!
Lettrice
Mi fa sempre riflettere che in quel gran guazzabuglio che è la
storia umana (Manzoni mi perdonerà di aver sostituito “storia”
a “cuore”), il tragico e il curioso, il previsto e l’imprevedibile,
la volontà umana e il caso si mescolano di continuo.
Lettore
È così. Per confermarlo basta raccontare la dinamica
dell›attentato di quella giornata di fine giugno di un secolo
fa. Francesco Ferdinando e consorte erano stati invitati dal
governatore della Bosnia-Erzegovina, generale Oskar Potiorek,
per assistere a delle grandi manovre. Nulla di speciale?
Tutt’altro, anche qui ci sono molti particolari da svelare. Di
fronte all’invito, all’inizio, l’Arciduca si era mostrato incerto.
Già nel 1911 aveva annullato un viaggio da quelle parti perché
avvertito del pericolo di un attentato. Non si trattava di timori
infondati. Quando, alla fine del 1913, era stata annunciata la
sua visita un giornale serbo che si pubblicava negli Stati Uniti,
rivolgendosi agli irredentisti, proclamò: «Serbi, prendete tutto
ciò che potete: coltelli, fucili, bombe e dinamite. Compite una
giusta vendetta. Morte alla dinastia degli Asburgo, un pensiero
eterno agli eroi che alzano la mano contro di essa». Tuttavia
infine aveva deciso per il sì con questa motivazione: «Non mi
lascio collocare sotto una campana di vetro. Siamo sempre in
pericolo di vita. Dobbiamo affidarci a Dio».
Ma forse ci fu anche un’altra ragione più riposta. Sofia, nata
contessa di Chotek, non era di stirpe regale. Per sposarla
l’Arciduca aveva dovuto accettare di escludere dalla
successione al trono lei e i loro figli. L’imperatore, Francesco
5
Giuseppe, fu irritato per quelle nozze con una donna non
all’altezza della dinastia asburgica: «l’amore - sentenziò
- fa perdere alla gente ogni senso di dignità». Perciò vietò
a Sofia di comparire in pubblico accanto a suo marito nelle
cerimonie ufficiali. La visita a Sarajevo fu un’occasione per
l’Arciduca e la moglie per apparire finalmente assieme in
modo ufficiale. Francesco Ferdinando infatti fece quella visita
non in quanto erede al trono, ma nella sua qualità di ispettore
generale dell’esercito austro-ungarico. Né per la coppia si
trattava di una giornata qualsiasi, il 28 giugno cadeva infatti
il quattordicesimo anniversario di matrimonio degli augusti
coniugi.
Lettrice. Sono particolari umani che invitano a riflettere ancora
una volta sull’alone di mistero che circonda le coincidenze. Mi
avevi però preannunciato che avresti parlato della dinamica
dell’attentato.
Lettore. Ci arrivo. Ma prima voglio dirti che anche per i serbi
il 28 giugno non è una data qualsiasi. In quel giorno cadeva
una delle più importanti feste della Chiesa ortodossa serba, il
Vidovdan, il giorno di san Vito, l’anniversario della battaglia di
Kosovo Polje del 1389, quando i loro antenati avevano resistito
eroicamente all’avanzata ottomana. Non va dimenticato che
più della metà della popolazione della Bosnia-Erzegovina era
serba. Comunque quella mattina la coppia era tranquilla, il
giorno prima avevano avuto una calorosa accoglienza. Guarda
cosa disse in proposito Sofia.
Lettrice: «In questo paese tutti, anche la popolazione serba, ci
hanno accolti con tanta amicizia, con tanta cordialità, con tanto
spontaneo calore, ne siamo profondamente felici».
Lettore: Ma arriviamo finalmente a quella fatale mattinata. Il
corteo era composto di sei automobili, l’Arciduca e la moglie
stavano nella seconda.
Inno imperiale austro-ungarico cantato da Euphonè e foto dei
due coniugi in auto
Lungo il tragitto erano collocati ben sei attentatori ognuno dei
quali aveva lo stesso scopo: uccidere Francesco Ferdinando.
Chi si trovava nella condizione favorevole doveva agire. Il
primo attentatore esitò, ebbe paura di non riuscire a fuggire,
il corteo passò indenne. Il secondo, Nedejko Čabrinovic, fu
più risoluto, lanciò la bomba, ma essa rimbalzò sulla cappotta
della vettura, scoppiò con qualche secondo di ritardo e colpì la
quarta automobile ferendo gravemente due dignitari: Eric von
Merizzi e Alexander von Boos-Waldeck, oltre che una decina
di spettatori. Il terrorista, per sfuggire alla cattura, inghiottì una
pasticca di veleno, in vero troppo blanda, e si gettò nel fiume
che a quella stagione aveva però la profondità di un rigagnolo.
Fu catturato. Erano le dieci e un quarto del mattino.
L’Arciduca e la moglie proseguirono verso il municipio. Prima
che gli fosse rivolto l’indirizzo di saluto, l’Arciduca, apostrofò
il borgomastro dicendogli: «Vengo a Sarajevo in visita e mi
tirano contro delle bombe. È una cosa indegna! Adesso parli
pure». Finita la breve cerimonia vollero subito precipitarsi in
ospedale per visitare i feriti. Non mancava loro il coraggio! Il
governatore prudentemente decise che l’autovettura percorresse
un tragitto alternativo; si dimenticò però di informare l’autista
il quale si avviò per via diretta, dall’emblematico nome di
Franz Josef. Avvisato del nuovo itinerario lo chauffeur - allora
si chiamavano così - fece manovra per invertire il senso di
marcia, ma proprio in quei pressi si trovava Gavrilo. Il giovane,
approfittando del rallentamento, si precipitò nei pressi della
macchina e fece fuoco a una distanza di un metro e mezzo
6
colpendo in modo mortale sia Francesco Ferdinando sia Sofia
che istintivamente, dopo il primo sparo, si era gettata sopra il
corpo del marito per fargli da scudo. Secondo un testimone,
rivolgendosi alla moglie, il morente avrebbe detto: «Sopherl!
Sopherl! Sterbe nicht! Bleibe am Leben für unsere Kinder!»;
l’Arciduca disse cioè alla moglie in tono affettuoso di non
morire e di restare in vita per i figli. Non erano ancora le undici
del mattino.
Qualche battuta della marcia funebre di Beethoven suonata
da violino e pianoforte
Princip tentò anche lui vanamente di suicidarsi, ma la pistola
gli fu strappata di mano e anche questa volta il veleno non
risultò efficace. Avrebbe compiuto vent’anni solo il 25 luglio
successivo e il fatto ebbe una decisiva importanza nel processo.
Lettrice
Mi spiegherai il perché. Prima, però, è davvero inevitabile
riflettere sulla serie di coincidenze di quel giorno: l’Arciduca
scampa a un attentato, vuole visitare i feriti e questa scelta gli
causa la morte. Il commento popolare: «era scritto nel destino»
è una non-spiegazione, ma cosa proporre come alternativa?
Dimmi qualcosa del giovane attentatore; cosa lo spinse a
compiere un simile gesto?
Altra foto di Princip
Lettore Era un nazionalista serbo-bosniaco, appartenente al
gruppo Mladia Bosnia (Giovane Bosnia). Quanta “gioventù”
dall’epoca di Mazzini fino ai Giovani Turchi di quell’epoca!
Gavrilo era nato in un piccolo paese e apparteneva a una
famiglia modesta, suo padre faceva il postino. Ebbe otto
fratelli, sei dei quali morti in tenera età: allora avveniva così!
Insieme a una sorella fu mandato a Sarajevo.
La città aveva cambiato da poco statuto giuridico. Violando il
trattato di Berlino del 1878, nel 1908 l’Impero austro-ungarico
cominciò a considerare la Bosnia-Erzegovina parte integrante
del suo territorio. Gavrilo partecipò alle proteste antiasburgiche
del 1912 e fu espulso. Si trasferì in Serbia a Belgrado; lì si
avvicinò al gruppo paramilitare popolarmente noto come Mano
nera il cui motto era: «unificazione o morte». Anche questo mi
richiama qualcosa di italico, del resto il principale periodico
nazionalista serbo di allora si intitolava «Piemonte». Princip
però non fu ammesso nell’inserimento attivo perché giudicato
troppo piccolo di statura. Anche il capo di un altro gruppo
affine lo respinse perché «troppo piccolo e troppo debole».
Secondo lo storico Vladimir Dedijer questi rifiuti furono uno
dei principali motivi personali che lo spinsero a compiere un
gesto eccezionalmente coraggioso: voleva dimostrare di non
essere inferiore a nessuno. Nella vicenda umana, psicologia e
storia si sono incrociate più e più volte. Riuscì infine a ricevere
un addestramento paramilitare in un movimento cetnico di
ispirazione panserba.
Lettrice «Unificazione o morte». Morte propria e morte altrui.
L’idea di nazione quando si è trasformata in nazionalismo è
stata causa di infiniti disastri. Di nuovo sorge la domanda che
finora in me - ma in chi altro? - non ha trovato alcuna risposta:
perché tanta violenza nella storia? Perché gli esseri umani si
devono distruggere tra loro?
Qualcuno mi ha detto che c’è chi ha pensato che è così perché
questa è la legge del mondo: in natura tutto vive solo perché
distrugge qualche altra vita. Sarebbe ben triste se le persone e
i gruppi umani civilizzati non riuscissero a emanciparsi da una
simile legge, supposta o reale che sia.
Peraltro Perché la guerra? è un argomento che non ha trovato
risposta davvero convincente neppure nello scambio tra
Einstein e Freud, non proprio intelligenze di seconda fascia.
Ma accantoniamo i massimi problemi e torniamo a questioni
più limitate e risolvibili.
Il fatto che Princip fosse, sia pure per poche settimane, neppure
ventenne giocò un ruolo nel processo; perché?
Foto del processo
Lettore. Secondo la legge austro-ungarica la condanna capitale
era applicabile solo a chi aveva compiuto vent’anni. Nel regioimperial regime le procedure venivano rispettate. Quel ragazzo
gracile che vedi al centro della foto ebbe così salva la vita.
Fu condannato al massimo della pena prevista per la sua età:
guarda caso anch’essa vent’anni. Non so se per lui sia stata
una fortuna. Poi ti dirò. Ma prima val la pena ribadire che nel
processo non si mosse di un millimetro dalla sua ideologia; si
proclamò un nazionalista che mirava all’unificazione di tutti gli
jugoslavi, non gli importava - dichiarò - quale fosse la forma
di stato, pur che fosse libero dal giogo austriaco.
qui si taglia il corpo umano
esaminano cos’abbia dentro
i medici in circolo a consulto
sul tavolo il corpo è sdraiato
come due metà
il corpo nella narcosi dorme
quando sarà intero si sveglierà
qualche volta però tardi
il corpo sdraiano sul tavolo operatorio
e poi tardi
lo tagliano a metà.
La musica prosegue ancora per qualche altra battuta
[...]
Parte III
Sarajevo: una città simbolo
Nessuna immagine
Lettrice. Dimmi perché avere salva la vita a vent’anni non fu
una fortuna; infondo sarebbe uscito di prigione quarantenne,
poteva rifarsi un’esistenza. E già, che fine ha fatto?
Lettore. Morì assai prima, il 28 aprile 1918, a guerra non
ancora terminata. Fu condannato al carcere duro. Nel corso
del conflitto le condizioni di detenzione nella fortezza di
Theresienstadt peggiorarono ancora.
foto della cella
Gli venne la tubercolosi ossea e gli dovettero amputare un
braccio. Quando morì pesava 40 kg. Fu sepolto in un luogo
segreto per evitare pellegrinaggi nazionalisti. Anche qui la
storia si ripete; viene in mente il recente caso di Priebke.
Tuttavia nel 1920 un soldato ceco che aveva preso parte
all’inumazione si ricordò del luogo della sepoltura. Il corpo
fu riesumato e trasferito e seppellito a Sarajevo in una cappella
del cimitero di S. Marco costruita per - cito alla lettera «commemorare l’eternità dei nostri eroi serbi».
Lettrice. Theresienstadt, ma è Terezin; non lontano da
Praga vi sono la fortezza e la cittadina. Durante gli anni della
Seconda guerra mondiale la prima divenne una prigione
gestita dalla Gestapo, la seconda un ghetto per molte decine
di miglia di ebrei. Che luogo! Là, in condizioni estreme, gli
ebrei vissero, studiarono, scrissero, dipinsero, recitarono,
fecero musica e morirono, soprattutto per denutrizione e
malattie. Per la maggior parte di loro, 88.000, fu un soggiorno
destinato a terminare con la deportazione ad Auschwitz.
Eppure continuavano a educare i loro ragazzi. Non vi è nulla
forse di più grande che vivere umanamente in una condizione
disumana. I disegni e le poesie dei bambini e dei ragazzi di
Terezin mi hanno sempre molto toccata. Là risuonò anche tanta
musica; le melodie ebraiche, sia festose sia malinconiche, si
diffondevano per l’aria.
Foto di uno di quei disegni
Sai che c’è una poesia molto cruda di un ragazzo anonimo che
adesso mi fa inevitabilmente pensare all’amputazione subita da
Gavrilo in quello stesso luogo. Faccio un po’ fatica a leggerla,
ci provo
Violino comincia a suonare il Kol Nidrè dopo qualche battuta
lettrice inizia a leggere la poesia mentre in sottofondo continua
la musica
Qui la sala e il tavolo operatorio
Lettore.Mi è tornato alla mente un brano tratto dall’inizio di
un libro famoso, specie per il suo titolo, Il secolo breve di Eric
Hobsbawm. Te lo leggo:
Il 28 giugno 1992, senza preannuncio, il presidente francese
Mitterand fece un’improvvisa e inattesa comparsa a Sarajevo,
centro di una guerra balcanica che doveva provocare nel
resto dell’anno la morte di 150.000 persone (...) un aspetto
della visita di Mitterand passò quasi sotto silenzio, benché
fosse uno dei più importanti: la data. Perché (...) proprio quel
giorno? Perché il 28 giugno era l’anniversario dell’assassinio
dell’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando, avvenuta
a Sarajevo nel 1914, un episodio che condusse, nel giro di
qualche settimana, allo scoppio della prima guerra mondiale.
Per ogni europeo colto dell’età di Mitterand balzava agli occhi
il nesso tra la data, il luogo e il ricordo di una catastrofe storica
innescata da errori di valutazione politica,
Ho pensato qualche volta che in anni recenti Sarajevo è
stata una specie di micro riproposizione della Prima guerra
mondiale. La mia, s’intende, è più una suggestione che
un’analisi storica. Riflettevo sulla situazione di una città
multireligiosa e multiculturale travolta dall’esplosione di
nazionalismi etnici.
Lettrice. C’è del vero in quanto dici. Nella “classica” Sarajevo
vivevano bosniaci, serbi, croati, ebrei (le deportazioni naziste
la colpirono molto pesantemente), musulmani. In poche
migliaia di metri quadrati c’erano - e ci sono - uno accanto
all’altro luoghi di culto cattolici, ortodossi, musulmani, ebraici.
È ovvio, anche allora non tutto era perfetto. Le città del sole
esistono soltanto nell’immaginazione. Eppure...
Dopo vent’anni dalla fine dell’assedio molto è stato ricostruito,
la ripresa è evidente, ma i segni della guerra si scorgono ancora,
specie in alcuni quartieri. Come potrebbe essere altrimenti?
Nel corso del più lungo assedio della storia moderna - dal 5
aprile 1992 al 29 febbraio 1996 - sono stati distrutti 35.000
edifici; non c’è casa che non abbia subito danni.
Lettore. È stata una guerra così vicina a noi nel tempo e nello
spazio, eppure...
Non ricordo nemmeno a che cifra ammontano le vittime.
Lettrice.All’incirca 12.000. Per i feriti si parla di 50.000, per la
stragrande maggioranza civili. Ma voglio lasciar parlare altri.
Prima di tutto le immagini e i suoni. Ti ricordi del violoncellista
Vedran Smailovič e del suo adagio di Albinoni?
Lettore. Ora che me lo dici mi torna in mente: è lo strumentista
7
che suonò nei luoghi di distruzione durante l’assedio.
Lettrice. Sì! Nel 1992 interpretò a varie ore per 22 giorni
quel pezzo musicale. Il numero non fu un caso, fu scelto per
onorare le 22 vittime civili uccise dai bombardamenti mentre
erano in coda per comprare il pane. Purtroppo simili episodi si
ripeterono in seguito con proporzioni anche maggiori. Vedran
suonò pure in diversi funerali anche quando erano presi di
mira dalle truppe serbo-bosniache. La sua foto più famosa è
quella che lo ritrae fra le rovine della semidistrutta Biblioteca
nazionale di Sarajevo. Sotto le bombe sono andati in cenere
molti testi preziosissimi.
C’è un video che si ispira a questa vicenda. Con il sottofondo
dell’adagio di Albinoni (che in realtà non è suo, ma poco
importa) ci presenta alcune immagini di Sarajevo prima,
durante e dopo l’assedio. Comincia con la cerimonia di
inaugurazione delle Olimpiadi invernali del 1984 e termina
con le immagini della città d’oggi tornata alla vita: ma c’è
anche il mezzo.
Video Sarajevo’s Adagio, circa 4 minuti solo immagini suono
dal vivo dal violino e dal pianoforte
Lettore. Davvero impressionante, alcune immagini sono
crude, altre strazianti, le ultime fanno tirare il fiato. La forza
di ricominciare degli esseri umani è grande!
Penso però di aver capito che non ti riferissi solo al video.
Lettrice. Infatti. Vorrei che una mia allieva leggesse la pagina
conclusiva del diario scritto nel 1993, durante le fasi più
violente dell’assedio, da una sua coetanea, Zlata Filipović,
conosciuta come l’Anna Frank di Sarajevo. In quelle righe
lei tredicenne immagina di confidarsi con un’amica chiamata
Minny
Giovane lettrice. Una foto di Zlata
Domenica 17 ottobre 1993
Cara Minny,
ieri i nostri «amici su in collina» ci hanno rammentato che sono
sempre là, e che possono uccidere, ferire, distruggerci... Ieri è
stata davvero una giornata spaventosa.
590 bombe. Dalle 4,30 del mattino fino alla sera. Sei morti e
cinquantasei feriti. Questo è il bilancio della giornata di ieri.
Souk-bunar è stato il quartiere più preso di mira. Non abbiamo
notizie di zia Melica. Dicono che metà delle case siano state
sventrate.
Siamo scesi in cantina. In quella fredda, buia, stupida cantina
che odio con tutte le nostre speranze. Sembrava che non
dovesse più accadere, che fosse la fine, che tutto sarebbe finito
ben presto. CHE QUESTA STUPIDA GUERRA SAREBBE
TERMINATA!
Signore perché rovinano tutto quello che abbiamo? A volte
penso che sarebbe stato meglio se continuassero a bombardare;
eviteremmo così di dover fare la terribile fatica di riabituarci.
Si tira un attimo il fiato, e poi tutto RICOMINCIA. Sono
convinta che non finirà mai. Alcuni non vogliono che finisca,
gente malvagia che odia i bambini e la gente come noi.
Continuo a pensare che siamo da soli in questo inferno, che
nessuno pensa a noi, che nessuno ci sta dando una mano.
Invece ci sono delle persone che pensano a noi e a cui noi
stiamo a cuore.
Ieri la troupe della televisione canadese è venuta insieme a
Janine per vedere se siamo riusciti a sopravvivere a quei folli
bombardamenti. Un gesto gentile. Umano.
E quando abbiamo visto che Janine era venuta con un sacco di
provviste, siamo scoppiati a piangere. C’era anche Alexandra.
Le persone umane si preoccupano di noi, pensano a noi,
quelle disumane ci vogliono distruggere. Perché? Mi chiedo
8
in continuazione: perché? Noi non abbiamo fatto niente. Siamo
innocenti, ma impotenti! Zlata.
Lettore. La cantina che odio con tutte le nostre speranze: che
frase potente!
In queste righe è contenuto un messaggio a cui non c’è bisogno
di aggiungere nulla: le persone che hanno il diritto di chiamarsi
davvero umane sono quelle che si preoccupano degli altri.
Rimane la foto di Zlata
Lettore. Una cosa però l’aggiungerei. Non sono parole mie,
le ha scritte Izet Sarajlić, personalità culturale molto nota,
storico, filosofo ma soprattutto poeta. Non volle mai lasciare
Sarajevo per tutto il periodo dell’assedio nel corso del quale
perse due sorelle. Negli ultimi anni di vita - morì nel 2002 fu molto legato all’Italia anche perché amico personale del
poeta Alfonso Gatto. La poesia che ti propongo, tratta dalla
raccolta Chi ha fatto il turno di notte, è stata scritta molto
prima, addirittura nel 1959. Con il suo richiamo globale alla
storia e alla responsabilità di noi adulti mi pare particolarmente
adatta alla giornata odierna.
Leggicela, per favore
Lettore
Voi tutte Tamara, prendetela.
In dono vi offro stasera tutta la storia fino a oggi,
tutte le sofferenze umane da Adamo ed Eva.
Se la vostra vita non sarà migliore di tutte le nostre
non accusate le stelle ma i padri.
Lettrice. Sì, tutti noi abbiamo responsabilità nei confronti
di chi verrà dopo. Mi ha colpito una tua frase: «La forza
di ricominciare degli esseri umani è grande». Ti propongo
di commentarla con due immagini: la prima ritrae Vedran
Smailovič che suona tra le macerie, la seconda riproduce la
biblioteca restaurata, la Vijećnica come la chiamano i bosniaci.
È stata inaugurata da una cinquantina di giorni e domani sarà
di nuovo al centro delle celebrazioni. Ricostruita con scrupolo
così com’era, a prima vista sembra un simbolo inattaccabile;
eppure...
Lettore, Cos’è che non va?
Lettrice, Non mancano le polemiche. Il Consiglio della
città l’ha destinata a scopi di rappresentanza e ha riservato
alla biblioteca solo un piccolo spazio: i padroni di casa sono
diventati ospiti.
Sì, ci è dato di ricominciare, ma non di annullare quanto è
stato. Il passato lascia sempre le sue tracce; proprio per questo
cresce la nostra responsabilità nei confronti del domani, per
quel che succederà non possiamo prendercela con le stelle.
Prima immagine: Vedran Smailovič; seconda immagine: la
biblioteca restaurata.
Nel frattempo il violino e il pianoforte cominciano a suonare
l’adagio di Albinoni, in concomitanza con l’apparire della
seconda immagine si aggiunge brevemente anche Euphonè
con qualche vocalizzo per poi lasciare la conclusione ai soli
strumenti.
Bibbia e Scuola, anno scolastico 2015-2016…
Paolo Naso, Marinella Perroni e Gian Gabriele Vertova, componenti BeS del Comitato paritetico BIBLIA/MIUR, hanno
nominato Brunetto Salvarani1 responsabile del progetto «Bibbia cultura scuola» per l’anno scolastico 2015-2016. Biblia
lo ringrazia caldamente per aver accettato e gli augura un lavoro buono e proficuo.
Ammettiamolo: rischia persino di farsi stucchevole, il
ricorrente lamento sull’ignoranza a riguardo della Bibbia
nella scuola italiana, e la conseguente esortazione al
suo studio. Eppure, si tratta di uno studio irrinunciabile
per poter penetrarne il multiforme lascito nella storia
della mentalità, dei costumi, dell’arte, delle lettere, della
musica e della filosofia europee e occidentali; nonché per
ricorrervi quale filigrana utile a decifrare tanto alcune fra
le più potenti trame dell’immaginario - da Adamo ed Eva
all’Apocalisse - quanto i minuscoli fili dell’ordito, e persino
le eredità linguistiche popolari.
Ecco perché l’investimento di Biblia su BeS – al di là
della curiosa coincidenza con un acronimo da qualche
anno ben più familiare agli operatori scolastici, relativo
ai Bisogni Educativi Speciali degli alunni - resta in ogni
caso strategico, almeno su un paio di versanti. Da una
parte, infatti, Bibbia e Scuola nasce con l’obiettivo di
evidenziare come non sia possibile comprendere la cultura
nella quale viviamo senza fare i conti con la Bibbia. Il che
significa sostenere che quanti non sanno da dove vengono
difficilmente possono partecipare in maniera consapevole,
creativa e attiva alla definizione del dove andare, del
percorso verso una società capace di rispondere alle sfide
delle odierne società glo-cali. Dall’altra, il suo scopo è di
evidenziare, mediante specifici approfondimenti, come
sia doveroso incontrare il testo biblico e interagire con
esso entro il luogo deputato alla costruzione della cultura,
all’elaborazione dei processi formativi e identitari (alla
Bildung, dicono i pedagogisti), delle nuove generazioni,
ovvero la scuola. Che, dal canto suo, sta attraversando
una stagione certo non semplice, immersa più o meno
consapevolmente in uno scenario sociale in rapidissima
trasformazione, che la spinge a rivedere il suo ruolo
entro la società globale della conoscenza e delle reti; la
sua mission rispetto alla necessità di formare cittadini con
nuove competenze che li rendano soggetti attivi e critici
delle società plurali, interculturali e tecnologicamente
avanzate in cui viviamo; il passaggio, nell’interazione
educativa, dalla centralità dell’insegnamento alla centralità
dell’apprendimento.
Un panorama che, all’apparenza, rende l’impegno di BeS
più complesso ma anche più urgente, se aveva ragione il
cardinal Martini quando parlava della Bibbia come grande
libro educativo dell’umanità … Da qui, l’investimento
straordinario che Biblia ha deciso di fare, nel presente anno
scolastico, su BeS, di cui elenco i passaggi principali.
1) Dopo gli esiti positivi delle esperienze già affrontate
(ultima il concorso su Il cibo e la Bibbia: ricercare e
condividere il pane, nell’anno scolastico 2014-2015, in
coincidenza con l’EXPO milanese), anche quest’anno
(2015-6) si è lanciato, in collaborazione e piena
sintonia con il Ministero per l’istruzione, l’università
e la ricerca, un concorso nazionale rivolto alle scuole
di ogni grado, dedicato a Storie di guerra e profezie
di pace nella Bibbia. Al riguardo, abbiamo approntato
apposite schede per ognuno dei testi biblici suggeriti
come riferimento.
2) Considerando che scopo del protocollo e della
collaborazione fra MIUR e Biblia è la diffusione
nella scuola sia della conoscenza dei libri biblici sia
della loro storia degli effetti, insisteremo sul carattere
interdisciplinare della partecipazione al concorso e
degli incontri di presentazione e riflessione. BeS,
infatti, ha proposto alle scuole che hanno scelto di
partecipare al concorso uno o più incontri formativi da
tenersi nelle classi a cura di esperti. Tre i temi offerti:
La Bibbia, un libro per tutti? Introduzione alla Bibbia;
Dalla guerra alla pace nella Bibbia; e I testi biblici
proposti per il concorso, che spaziano dal Primo al
Nuovo Testamento. Tali percorsi non sono un pacchetto
rigido e preconfezionato, ma vanno concordati con
gli interessi e le esigenze organizzative degli istituti
scolastici interessati, nel numero, nei tempi, nei titoli
e nelle modalità. Sono già molte le scuole che hanno
accettato il nostro invito, dislocate su (quasi) tutto il
territorio nazionale.
3) Sempre per accompagnare il concorso, abbiamo
ritenuto utile organizzare non solo gli incontri specifici
nelle scuole che ne abbiano fatto richiesta, ma anche
rivolgerci ai docenti di tutte le materie con alcuni
convegni di studio approntati appositamente per loro,
al nord, al centro e al sud della penisola (per ora, li
abbiamo previsti a Brescia, Parma, Firenze, Bari),
aperti anche a un pubblico più vasto.
4) Non abbiamo dimenticato il tema, strategico, della
comunicazione! Stiamo lavorando perché l’esistenza
e le attività di BeS siano più conosciute. Per questo,
abbiamo deciso di sbarcare sul mondo dei social
network, predisponendo un account Twitter tutto
dedicato a BeS (ma collegato con la pagina Facebook di
Biblia). Ricordiamo, naturalmente, che esiste già un sito
apposito di BeS, che speriamo di implementare. Per non
lasciare a bocca asciutta gli amanti della carta, stiamo
preparando altresì un dépliant con le caratteristiche e
le principali attività di BeS.
5) Per quanto riguarda l’editoria, sono disponibili
i Quaderni di Bibbia cultura scuola, nati da
un’ispirazione di BeS e collegata alla Collana di
Claudiana-EMI Bibbia cultura scuola. Ne sono già
usciti quattro: La Bibbia di Michelangelo (P. Stefani),
La Bibbia di De André (B. Salvarani), La Bibbia di
Leopardi (L. Novati) e, infine, La Bibbia di Dante
(G. Ledda). È inoltre in preparazione, e uscirà entro
maggio per Morcelliana, un’edizione rinnovata del
nostro Vademecum. Per il lettore della Bibbia, ormai
esaurito, a cura di Piero Capelli.
Brunetto Salvarani
Teologo laico, saggista e critico letterario, conduce attualmente insieme a Gabriella Caramore “Uomini e profeti” di Radio 3.
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PROGRAMMI FUTURI
“Regolare la guerra e intessere
la pace”
Verona, 15-17 aprile 2016
[Fuori programma. Giovedì 14, arrivo in mattinata; partenza alle ore 13
in autobus per Rovereto per la visita
al Museo della Grande Guerra, alle
Trincee e al MART; rientro a Verona,
all’Hotel Maxim, per cena e pernottamento. Venerdì 15, ore 10,30-13,00:
visite guidate alla città, pranzo libero]
La campana dei caduti di Rovereto
Venerdì 15 aprile, Hotel Maxim, via Belviglieri 42
Ore 15,30 “La sacralizzazione della guerra nel Vicino
Oriente Antico”:
Nel nome degli dèi, Pelio Fronzaroli, Università
di Firenze.
Nel nome del Signore, Peter Dubovský s.j., Pontificio Istituto Biblico, Roma.
Ore 18,00 Assemblea dei Soci.
Ore 20,30 Cena in hotel e votazione per il rinnovo degli
organi associativi.
Sabato 16 aprile, Hotel Maxim
Ore 09,00 Le sconfitte del Dio degli eserciti, Jean Louis
Ska, Pont. Ist. Biblico, Roma.
“Quando andrai in guerra… (Dt 20,1)”: la storia degli effetti, Piero Capelli, Università Ca’
Foscari, Venezia.
La nascita del pacifismo nell’età moderna: motivazioni laiche e religiose, Piero Stefani, Presidente di Biblia.
Ore 13,00 Pranzo in hotel.
Ore 15,30 Esistono ancora “guerre giuste”?, Roberto Morozzo della Rocca, ordinario di Storia contemporanea, Università Roma 3.
Il “no” deciso alla guerra del veronese S. Giovanni Calabria, intervento del prof. Giuseppe
Perazzolo, Storico religioso e già Docente di
Storia del Cristianesimo, Verona.
Ore 17,30 Partenza in pullman per la visita guidata ai costumi
dell’Opera, Arena Museo dell’Opera (“AMO”).
Ore 20,00 Cena al ristorante Rubiani.
Ore 21,30 Spettacolo aperto gratuitamente alla cittadinanza. Rientro con pullman all’Hotel.
Domenica 17 aprile, Palazzo della Gran Guardia. Sessione
aperta alla cittadinanza.
Ore 09,00 La pace nel Corano, Ida Zilio Grandi, Università
Ca’ Foscari, Venezia.
Pensieri e azioni di pace nell’Islam di oggi,
Adnane Mokrani, teologo musulmano, Pontificia Università Gregoriana, Roma.
Pensieri e azioni di pace nell’ebraismo, Amos Luzzatto, già Presidente della Comunità Ebraica Italiana.
L’On. Emma Bonino ha accolto il nostro invito
di chiudere i lavori.
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NOTIZIE UTILI:
Il convegno avrà luogo presso l’Hotel “Maxime”, Via Carlo Belviglieri, 42, 37131 Verona, tel. 045 840 1800.
Si può raggiungerlo con autobus n. 11, 12 o 13 (pensilina
B1, Stazione Porta Nuova, scendere alla fermata via Zeviani 37), o in taxi; possibilità di parcheggio coperto gratuito.
Costi convegno
- partecipazione al convegno: 100 euro a persona
- spese hotel (2 notti, un pranzo e una cena): 150 euro
singola; 106 euro a testa in doppia (compreso la tassa
di soggiorno).
- sabato pomeriggiO: 35 euro a testa (bus, “AMO”, cena,
spettacolo)
Programma extra, giovedì 14 aprile
1. Visita a Rovereto. Partenza dall’Hotel Maxim alle ore
13,00; visita guidata all’Ossario di Castel Dante, uno dei
luoghi più significativi nati in ricordo della Grande Guerra
in Italia; al suo interno si trovano infatti le salme di oltre 20mila soldati appartenuti agli eserciti italiano, austro-ungarico e alla Legione Cecoslovacca, la formazione
che nel 1918 affiancò le armate italiane nella Battaglia del
Solstizio e in quella finale. Proseguimento in pullman per
il Museo storico italiano della guerra, situato nel quattrocentesco castello di Rovereto, nato nel 1921 con lo scopo
di documentare la Grande Guerra. La visita prosegue con
una passeggiata attraverso il centro storico per raggiungere
il Museo d’arte moderna e contemporanea (MART) e si
conclude alla Campana dei Caduti di Rovereto che onora
con i suoi 100 rintocchi giornalieri i caduti di tutte le guerre
del mondo e invoca pace e fraternità fra i popoli. Costo delle
gita 40 euro a testa.
Chi desidera pernottare la notte e/o cenare giovedì 14 aprile
al Maxime, dovrà calcolare 75 euro in singola e 53 a testa
in doppia (la cena costa 20 euro a persona).
Il programma verrà eseguito solo con un minimo di 25 persone.
2. Visita di Verona, con partenza per tutti alla stazione
degli autobus di piazza Bra, alle ore 10,30 di venerdì
15 aprile (SCEGLIERNE E PRENOTARNE SOLO
UNO SULLA SCHEDA!)
a) Centro, a piedi, con guida: piazza Bra, piazza Dante,
Arche Scaligere, piazza delle Erbe, Sant’Anastasia,
Duomo, euro 10.
b) Piazza Bra, Castelvecchio, San Zeno, a piedi con guida,
euro 10.
c) City-sightseeing: due tragitti (linea A e linea B) di
un’ora ciascuno, in bus a due piani, con audio-guida,
euro 10.
La convocazione per l’assemblea dei soci e il relativo odg
- che quest’anno prevede anche il rinnovo delle cariche
associative - sarà inviata a tempo debito ai soci in regola
con l’iscrizione.
Seminario estivo
IL VANGELO DI LUCA: CANTICI E
PARABOLE
24-29 agosto 2016
Casa per ferie Betania, Cortona
Tra gli autori dei vangeli
canonici Luca è il solo che
si presenta al lettore in prima persona («è parso bene
anche a me …», 1.3), dichiarando esplicitamente
i suoi intenti letterari, storici e teologici. Dal punto
di vista narrativo la sua
L’evangelista Luca, Biblioteca civica
opera è segnata dalla per“Berio”, Genova
sonalità di un autore che
padroneggia con agio la sua materia, sa alternare effetti di
suspense e di sorpresa, e dipinge, con pochi tratti penetranti,
scene, situazioni e personaggi che colpiscono vivamente la
fantasia del lettore. Grazie a queste caratteristiche le parabole del vangelo di Luca hanno impresso nell’immaginario
collettivo una galleria di figure tipiche che nei secoli hanno
acquisito un carattere proverbiale, assumendo denominazioni
e connotazioni spesso stereotipate (il “buon samaritano”, il
“figlio prodigo”, “il figlio maggiore”, “Il padre misericordioso”, “il fariseo” e “il pubblicano”, “il povero Lazzaro” e
“il ricco Epulone”…), alla cui fissazione ha contribuito una
pratica omiletica orientata in senso prevalentemente morale
ed esortativo.
Per il lettore di oggi, condizionato da questo secolare repertorio di precomprensioni, si pone il problema di recuperare
un rapporto diretto con la nuda essenzialità di quei racconti,
cercando di ricostruire e di attualizzare il senso di stupore, di spiazzamento, che essi dovevano provocare in chi li
udiva o li leggeva per la prima volta: condizione necessaria
per verificare se le parabole possano ancora propiziare quel
«capovolgimento della visione, dell’immaginazione, del cuore» che – come ha scritto Paul Ricoeur – era inscritto nella
loro intenzionalità originaria. A questo scopo nel corso del
seminario cercheremo di tracciare una storia possibile delle
parabole lucane, dalle origini nella predicazione di Gesù al
processo che, passando attraverso il depositarsi di una tradizione scritta, è sfociato nella rielaborazione/ricontestualizzazione operata da Luca.
Un’altra affascinante pista di ricerca riguarderà i cantici che
scandiscono la narrazione dei primi due capitoli del vangelo,
dedicati ai racconti paralleli delle nascite di Giovanni e di
Gesù e all’infanzia di Gesù. Negli inni di Maria, di Zaccaria, di Simeone la storia della salvezza non è semplicemente
narrata ma cantata. La chiesa cattolica romana ne ha colto
la densità lirica e teologica, e ha introdotto il Magnificat, il
Benedictus e il Nunc dimittis nella liturgia delle ore, mantenendo vive le parole di queste preghiere fino ai nostri giorni.
Questo inserimento da un lato ha conservato e rivitalizzato
quei testi; dall’altro ha determinato un inevitabile slittamento dell’interpretazione verso una lettura spiritualizzante ed
ecclesiologica lontana dalle intenzioni originarie. Sarà interessante anche in questo caso risalire alle fonti, ragiona-
re sugli interventi redazionali di Luca e sul significato che
essi avevano all’interno della sua opera e nella ricezione dei
contemporanei. Ma, lungo la strada di una possibile attualizzazione, avremo anche occasione di imboccare la direzione
inversa, ripercorrendo il cammino di questi inni nella storia
della musica, dal canto gregoriano all’epoca attuale, fino a
cimentarci, sotto la guida sapiente di un maestro, nel canto
corale del Magnificat della comunità di Taizé.
Guido Armellini
PROGRAMMA
25 agosto, giovedì
Arrivo nel pomeriggio, sistemazione, cena e serata di
accoglienza
26 agosto, venerdì
Mattina
Introduzione al Vangelo di Luca, Gian Luca
Carrega (GC), biblista e Direttore Ufficio
Pastorale della Cultura, Diocesi di Torino.
Pomeriggio Introduzione ai cantici di Luca, Silvia
Zanconato (SZ), biblista, Scuola Teologica
per laici “Ecclesia Mater”, Roma.
Esegesi del Magnificat, SZ
Sera
Incontro con una personalità di Cortona
27 agosto, sabato
Mattina
Esegesi dei Cantici di Zaccaria e di Simeone,
GC
Pomeriggio Il Magnificat in musica (dal Gregoriano a
Jovanotti), Pasquale Troìa (PT), biblista e
musicologo, docente di Religione, Roma.
Visita guidata all’Abbazia di Farneta
Sera
Scuola di canto: il Magnificat di Taizé (PT)
28 agosto, domenica
Mattina
Introduzione alle parabole di Luca GC
Esegesi delle parabole lucane SZ
Pomeriggio Esegesi delle parabole lucane GC
Visita guidata alla città
29 agosto, lunedì
Mattina
Esegesi delle parabole lucane SZ
Parabole: ricezioni e riprese letterarie,
Guido Armellini, Direttore tecnicoscientifico Università Primo Levi, Bologna
e membro del Consiglio direttivo di Biblia.
Conclusione del seminario, pranzo e partenza.
Moderatore: Guido Armellini
Sarà possibile arrivare un giorno prima, cioè mercoledì
24 agosto, per partecipare, giovedì 25 agosto, a una
gita guidata, in pullman (la cittadina rinascimentale di
Pienza e il lago Trasimeno con pranzo e gita in barca
all’Isola Maggiore). Prossimamente troverete sul sito e
sul Notiziario di maggio troverete i costi e la scheda di
partecipazione.
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Programmi 2016
15-17 aprile 2016Convegno nazionale Regolare la guerra e intessere la pace
Hotel Maxim, Verona
e assemblea dei soci il 15 aprile.
I tempi per iscriversi sono ufficialmente scaduti. I partecipanti sono
11-19/22 giugno 2016
numerosi per cui avremo due pullman: rimangono ancora pochissimi posti, se siete
Viaggio a Cipro/Atene
interessati affrettatevi a iscrivervi (programma e scheda sul sito www.biblia.org).
24-26 giugno 2016
Bagnacavallo, Ravenna
Giornate di studio di ebraico biblico Giona, il profeta ribelle
24-29 agosto 2016
Casa Betania, Cortona
Seminario estivo Il Vangelo di Luca: cantici e parabole.
(Costi e scheda di iscrizione sul sito e sul prossimo Notiziario)
Convegni di aggiornamento BeS
20 febbraio ore 9-19Storie di guerra e profezie di pace nella Bibbia,
CEM, Brescia
(quota d’iscrizione di € 10 per mezza giornata e di € 15 per la giornata intera)
15 marzo ore 16-19
Scuola secondaria di
Bibbia, cultura, scuola
I grado T. Fiore, Bari
Sono in preparazione altre giornate, dirette ai docenti e agli studenti ma aperte a chiunque voglia parteciparvi.
I programmi si trovano sul sito www.bes.biblia.org
SCHEDA DI ISCRIZIONE PER IL CONVEGNO
“Regolare la guerra e intessere la pace”
Verona, 15-17 aprile 2016
Da spedire in busta chiusa a Biblia, via A. da Settimello 129, 50041 Settimello FI o via mail a [email protected] o via fax
al 0558824704 entro il 25 febbraio con il pagamento di 20 euro di anticipo sul convegno non rimborsabili in caso di ritiro e
l’importo per la prima notte in pensione (75 euro in singola o 53 euro a persona in doppia). Il saldo di quanto prenotato sarà
richiesto sul posto
Cognome _________________________________ Nome ________________________________________ Indirizzo ________________________________________________________________________________
CAP ____________ Città ______________________________________Tel. _________________________
Cell. ____________________________ e-mail ________________________________________________
Prenoto/prenotiamo:
Iscrizione al convegno 15-17 aprile - € 100
Gita a Rovereto 14 aprile ore 13,00-19,00 - € 40 (+ cena e notte del 14 aprile)
Visita guidata a Verona, venerdì ore 10,30-13,00 - € 10
a)
b)
c)
Sabato pomeriggio e sera: bus, museo, cena e spettacolo – € 35
Hotel Maxim:
14 aprile: camera singola
; camera doppia
; un posto in doppia
; cena
Camera singola e 2 pasti per le seguenti notti:
Camera doppia e 2 pasti per le seguenti notti:
ven, 15;
sab.16
ven, 15;
sab.16
Un posto in camera doppia e 2 pasti per:
ven, 15;
sab.16
Eventuali allergie/intolleranze e/o richiesta pasto vegetariano Il versamento di € ________________ a persona è stato effettuato il _________________________________
Data ____________________________ Firma __________________________________________________
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