Antep_ Deca14

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Antep_ Deca14
INTRODUZONE
Il giorno della premiazione c'è sempre una certa tensione
nell'aria.
Il Premio Decameron 2014 si era concluso, la raccolta era
stata composta, non restava che decretare il vincitore.
La sala in cui era stato organizzato l'evento non era molto
grande, conteneva al massimo una cinquantina di persone,
la casa editrice non amava fare presentazioni da folle
accalcate, le premiazioni della Liber Iter erano incontri
letterari in cui si apprezzavano gli scritti di coloro che
avevano meritato di essere pubblicati. Spesso erano cose
interessanti, alle volte comiche se non anche commoventi.
La gente entrava alla spicciolata cercando un posto ed
apprezzando i quadri alle pareti del salone che non era
altro che l'aula principale di uno dei musei della città, il
Museo diocesano ed etnografico. Questa location si
prestava molto allo scopo, perché conferiva alla cerimonia
quell'atmosfera colta e concentrata che molto si adattava
all'occasione.
In quel momento specifico però, pochi sapevano che gli
organizzatori stavano vivendo momenti di panico. C'era un
problema tecnico che stava mettendo a rischio la
realizzazione dell'intero incontro!
Chi osservava però da fuori si rendeva conto solo che c'era
un ritardo rispetto all'ora stabilita, ma niente di più;
senonché, ad un certo punto, con aria dispiaciuta l'editore
prese il microfono dicendo:
- Signori, siamo molto dispiaciuti, ma a causa di un
problema tecnico la Premiazione subirà un notevole
ritardo. Il problema richiederà almeno 30-40 minuti per
essere risolto, spero che possiate rimanere -
Nessuno ebbe il coraggio di protestare, il tono dell'editore
era così preoccupato che era chiara ed evidente la gravità
del fatto. Per la sala si alzò un certo brusio e le persone
iniziarono a guardarsi l'un l'altra come a chiedersi... e ora
che si fa? Molti venivano da lontano, non conoscevano il
posto, non sapevano dove andare. Qualcuno andò al banco
dove si vendevano gli eBook comprandosi la chiavetta con
la raccolta del premio e le altre pubblicazioni, altri
iniziarono a guardarsi intorno approfittando della pausa
per vedere il museo.
L'editore per un attimo lasciò l'organizzazione per venire a
salutare delle persone.
- Signor Bello buonasera, benvenuto, guardi è un macello,
siamo molto dispiaciuti del ritardo. - Non si preoccupi, sono cose che capitano. - Rispose lui
con quel fare gentile che lo caratterizza.
Nel frattempo si era avvicinata anche una signora che
sembrava conoscere l'editore e lo veniva a salutare.
- Buongiorno signora Di Maggio che piacere rivederla, mi
scuso anche con lei per l'imprevisto... Qualcuno chiamò l'editore che salutò i due con dei cenni
della mani e si allontanò.
- Anche lei tra gli autori della raccolta? - chiese la signora
Di Maggio al signor Bello.
-Si, piacere mi chiamo Daniele Bello. - e le porse la mano.
- Piacere io sono Clara Di Maggio. - Che racconto ha scritto? - chiese Bello.
- Ne hanno inseriti due Roksoliana e Storia di una donna. - Il mio è l'Archetipo. - La signora guardò il programma e
indicò col dito.
- Eccola qua, si vedo. Nel frattempo, si era avvicinato un signore di una certa età
con il viso sorridente.
- Scusate – disse con educazione - Non ho potuto far a
meno di sentire che siete tra gli autori. Allora mi presento,
ci sono anche io, mi chiamo Giba... no scusate, eh eh, è il
mio soprannome, sono Gianfranco Guani, ho scritto 'Il
bacio irripetibile'. La signora di Maggio allora incominciò a guardarsi intorno
per capire chi potevano essere gli altri autori.
- Ecco ecco, quella signora l'ho già vista, mi sa che c'era
anche al precedente premio... anzi ora che guardo bene,
quello deve essere Bertoli il vincitore del premio La mia
storia 2014 In quel momento il signor Bertoli si girò e vedendo gli occhi
dei tre su di lui pensò di avvicinarsi.
- Mi scusi - disse la signora - E' lei il signor Bertoli che ha
vinto lo scorso premio vero? Il signor Marco Bertoli con aria timida ma sorridente
annuì.
- Mi sembrava - affermò la signora.
- Qual'è il suo racconto questa volta - Possesso - rispose Bertoli.
- Un titolo impegnativo direi -osservò Bello- di cosa parla? E Bertoli iniziò a raccontare...
POSSESSO
di Marco Bertoli
Alvaro Tarchetti esce dal cinema.
Le gambe gli tremano e soffre di agitazione di stomaco.
Non un frullo di farfalle irrequiete quanto, piuttosto, il
graffiare delle zampette acuminate e il tranciare delle
mandibole di un nugolo di scarafaggi affamati.
È eccitato, ma non per le più che esplicite scene erotiche cui
ha assistito – in rete circolano voci su come si ritrovino
mucchi di preservativi usati al termine della proiezione del
film – bensì per la sconvolgente rivelazione che ha appena
ricevuto. La scoperta di un mondo di cui era totalmente
all’oscuro.
Cretino, s’insulta nel cervello. Hai sbagliato tutto con
Veronica! A cosa è servito, si domanda feroce, aver
sopportato senza lamentarsi il suo crescente impegno nel
volontariato? O rispettato il suo casto modo di fare sesso? A
niente! Ti sei mostrato accomodante e sensibile, si accusa
implacabile, e invece dovevi prenderla come minimo a
cinghiate!
«Mi dispiace, Alvaro. Ti voglio bene, ma sento in me una
chiamata verso il prossimo: ho deciso di partire per Haiti e
aiutare quelle popolazioni» il suo commiato d’addio. Poche
parole inumidite da qualche lacrimuccia che, però, sono
bastate per ucciderti. Impietose, continuano a rimbalzarti
nel cervello come una biglia d’acciaio, distruggendo un
neurone della coscienza dopo l’altro. Hai sbagliato tutto!
insiste a rimproverarlo il suo ‘Io’ profondo mentre s’insinua
a fatica nella folla, in gran parte femminile, che ingombra il
marciapiede davanti all’uscita. Dovevi dominarla! Importi
di prepotenza! Farle capire che tu eri il padrone e lei la
sottomessa! Questo vogliono le donne per innamorarsi
davvero: un uomo sadico che infligga loro sofferenze!
Frustate anelano, altro che coccole!
Di colpo nella sfera demolitrice scatta una metamorfosi. Si
trasforma nella larva informe di un’idea che la sua mente
dapprima rifiuta con orrore, poi accoglie grata quasi fosse
un balsamo lenitivo. Con sollecitudine, le tesse intorno un
bozzolo in cui potrà crescere e svilupparsi. Al chiarore
giallognolo diffuso dai lampioni che ancora sopravvivono
alla ruggine dell’incuria, lo stradone di periferia è un
susseguirsi di muri alti e scrostati.
Oltre, s’intravvedono i tetti curvi dei capannoni di
fabbriche che la crisi economica ha costretto a chiudere. Al
riparo di quegli edifici si agita una fauna di naufraghi
forzati e relitti consapevoli.
Seduto al volante della propria auto, Alvaro aspetta.
Fischietta “Looking for the summer”: non ha fretta adesso
che il bruco diafano si è tramutato in una mantide religiosa
pronta a colpire. Da un cancello sgangherato esce un
gruppetto di persone che si attardano qualche istante nei
saluti. In mezzo a loro spicca inconfondibile la sagoma
bionda e snella di Veronica […...]