Alfanorassicura:«Teniamo laguardiaalta».Inarrivo

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Alfanorassicura:«Teniamo laguardiaalta».Inarrivo
CON IL PDL
ANNO LXI N.107
Alfano rassicura: «Teniamo
la guardia alta». In arrivo
interventi in difesa delle donne
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Se io avessi votato
per Grillo…
Marcello de Angelis
Se io avessi votato per Grillo – e conosco veramente tantissimi che lo hanno
fatto e me ne hanno spiegato le ragioni
– lʼavrei fatto non tanto perché credevo
alle sparate al fulmicotone del comico,
né perché pensavo che dietro di lui ci
fossero persone in grado di risolvere la
crisi, né tantomeno perché pensavo
che avrebbe portato in Parlamento
persone più oneste o più capaci. Se
avessi votato per Grillo, come tutti
quelli che conosco lo avrei fatto perché
ero disgustato, stufo, arrabbiato e perché lʼunica alternativa sarebbe stato il
non voto, che mi sembrava una fuga o
almeno una rinuncia allʼunico diritto
che ho di esprimermi da cittadino sul
destino mio e del mio Paese. Venendo
da venti, trenta o anche quarantʼanni di
radicamento in una identità che definivo di destra, prima di votare Grillo
avrei pensato bene se i miei valori
erano incarnati o onestamente proposti o portati avanti da qualcuno. E avrei
votato Grillo solo se mi fossi convinto
che non cʼera nessuno che potesse
rappresentare la mia anima, o proiettare il mio passato – non dico nellʼattualità – ma almeno nel futuro. Non mi
sarei soffermato sui programmi, né
certo sugli slogan, perché la mia età
ormai è tale che so che le parole sono
solo parole e che gli slogan si possono
indossare e dismettere come le mutande e – soprattutto – che chi si loda
si sbroda. Non è che vado a votare
uno perché dice “io sono onesto, votatemi!”. Se avessi votato Grillo, quindi,
lʼavrei fatto per rabbia e per disperazione. Ma nella disperazione – ahimé
– cʼè sempre un granello di stupida
speranza. Forse lʼillusione che, tra gli
eletti al traino di Grillo, avrei alla fine
scovato uno, magari tra i più nascosti,
che si sarebbe dimostrato diverso e
migliore. E se avessi votato Grillo, a
oggi, questa persona avrei scoperto
che non cʼè. Sarei anche leggermente
imbarazzato per il livello di quelli che
sono andati a occupare gli scranni in
Parlamento non certo scalzando quelli
che io ritenevo inadeguati o imbarazzanti, perché quelli invece hanno saputo salvarsi gettando fuori bordo la
zavorra dei non tutelati, dei competenti
che non vedevi mai in tv e di quelli che
non hanno saputo “blindarsi” in un
modo o in un altro. Oggi sarei ancora
arrabbiato con quelli che avrei voluto
poter definire i miei, dai quali mi sono
sentito abbandonato, ma sarei anche
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d’Italia
mercoledì 8/5/2013
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Articolo 18, le modifiche
della Fornero
non valgono
per i processi già in corso
BIANCHINI PAG.3
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SIGONA PAG.3
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REDAZIONE PAG.6
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Imu, botta e risposta
tra Squinzi e Confedilizia:
la guerra tra categorie
non fa bene al Paese
«Una decisione
irresponsabile
lo slittamento dei fondi
per la Tav Torino-Lione»
più arrabbiato per aver creduto per lʼennesima volta in qualcuno che mi ha deluso dopo appena pochi giorni.
Qualcuno che speravo facesse – in
mancanza di una capacità rivoluzionaria
– almeno il bastone tra le ruote. E invece
li vedo tutti carichi a lanciare aut-aut per
ottenere vicepresidenze in tutte le commissioni… Che tristezza. Se la politica
era un teatrino, con questo nuovo apporto è diventata un Circo. E adesso –
mi direi – a chi mi rivolgo? Al bambino
delle pubblicità del Cacao Matteo
Renzi? A un grande vecchio? A una
delle ormai inflazionate “giovani e
donne” di ogni colore, genere, tipo e provenienza purché siano under 40 e – ovviamente – di sesso femminile?
Ragazzi, non è che se avessi votato
Grillo sarei anche completamente deficiente… anche per arrabbiarsi ci vuole
un minimo di raziocinio, mica mi possono rifilare una patacca a settimana. E
allora che farei? Farei che il cambiamento vorrei provocarlo io a questo
punto. Farei però che non credo più a
chi mi ha già fregato troppe volte. Farei
tesoro del detto che “lʼio è nemico del
noi” e siccome io voglio il noi direi a tutti
quegli io che sono stati in parte o in toto
responsabili della dissoluzione del mio
noi, che quegli io lì non possono venire a
dirmi oggi che sono io nuovi. Per far
emergere io nuovi ci vuole tempo e pazienza e innanzitutto prima ci vuole il noi.
Non un vecchio noi, ma un nuovo noi.
Uno in cui credere di nuovo. Non un leader, o due, o tre. Non un portavoce, un
conduttore, un volto. Magari uno stile, un
modo di comportarsi. Quello sì antico. E
quindi, visto in che mondo viviamo, veramente innovativo.
Francesco Signoretta
Sondaggi, maledetti sondaggi, incubo perenne del centrosinistra.Avevano sperato in
unʼinversione di rotta, dopo la domandatrappola con cui hanno tentato di prendere in
giro gli italiani, una sorta di bianco o nero, ti
piacciono più le bionde o le brune: «Preferite
non pagare lʼImu o avere più posti di lavoro?». Molti esponenti del Pd speravano di
cogliere nel segno, buttando altro fumo negli
occhi. Ma è difficile che ci sia ancora qualcuno disposto a farsi ipnotizzare dagli illusionisti. LʼIstituto Ipr Marketing ha diffuso i
dati dellʼultimo sondaggio. E sono numeri
che turbano i sogni dei Bersani e delle Bindi.
Nelle intenzioni di voto il centrodestra rag-
giunge il 34,5% ed è avanti di 6 punti rispetto al centrosinistra, con il Pdl che conquista stabilmente la posizione di primo
partito, con il 27% dei voti (un aumento pari
al 5,4%), seguito dal M5S con il 26,5% e il
Pd che scivola al 22%. Per il centro di Monti
è una vera catastrofe, dopo lʼemorragia subìta con lʼultima consultazione elettorale oggi
non raccoglierebbe più del 6,3 per cento dei
voti, con lʼUdc inchiodata allʼ1 e Scelta civica
al 5 (la perdita secca è del 3,31%). Scenari
del tutto cambiati rispetto a due mesi fa con
il Pd in caduta libera, oggi con il 3,4% in
meno. Se domani si svolgesse una consultazione elettorale, non ci sarebbe nessun
dubbio su chi sarebbe il vincitore, senza
neppure il bisogno di consultazioni in ginocchio coi grillini. Tutto questo nonostante il governo non abbia ancora messo mano alla
riforma fiscale, tanto cara a Berlusconi, né
allʼabolizione dellʼImu su cui il Pdl durante la
campagna elettorale si è giocato la faccia. I
mal di pancia allʼinterno del Pd sulla questione Imu sono dovuti proprio ai sondaggi.
Non sono le cifre di bilancio a creare problemi, ma il fatto che il Paese percepirebbe
lʼeliminazione dellʼImu come un successo
del Cavaliere e ne trarrebbe le conseguenze
in termini di consensi elettorali. Una cosa
che né Bersani, né Renzi, né Letta si possono permettere.Anche a rischio di farsi sorprendere con le mani nella marmellata.
Sondaggi: il centrodestra stacca tutti. E nel Pd emerge
la corrente della “vendetta”: niente sconti sullʼImu
Commissioni: il Pd viola i patti col Pdl sulla giustizia,
trema il governo. Rissa Sel-grillini sulle poltrone
2
Luca Maurelli
Cʼè accordo, quasi su tutto. Ma
quel “quasi” aleggia come una
bomba sul futuro del governo
Letta. A dispetto degli impegni
presi dal Pd, infatti, la casella
della Commissione Giustizia del
Senato è rimasta vuota perché
al candidato del Pdl, Nitto
Palma, su cui era stato costruito
lʼaccordo bipartisan per lʼintero
scacchiere, sono mancati i voti
dei Democratici nelle prime due
votazioni. Non proprio un dettaglio, anche perché la decisione
del Pd di votare scheda bianca
è scaturita da una precisa logica
politica, altro che franchi tiratori.
La conferma arriva dalla dichiarazione di Felice Casson, che
sembra soddisfatto dallʼesito
della votazione: «Domani dalla
terza votazione noi voteremo un
nostro candidato. Un accordo
politico? Evidentemente non
cʼera», risponde Casson. Si
scherza col fuoco, però, perché
alla Camera la Commissione
Giustizia è andata a un esponente del Pd, Donatella Ferranti,
proprio sulla base dellʼintesa col
Pdl. I 12 voti ottenuti dallʼex ministro della Giustizia del governo
Berlusconi nella prima e i 13
nella seconda non sono stati
dunque sufficienti a farlo eleggere, visto che maggioranza sarebbe dovuta essere di 14. La
reazione di Renato Schifani non
lascia presagire niente di buono
per il governo: «È stato un atto
poltiico, ognuno si assumerà le
proprie responsabilità». «Quanto
accaduto è inaccettabile. È
chiaro ora a tutti chi viola i patti e
chi li rispetta. Il Pdl è un partito
serio. Il Pd è il regno del caos»,
stigmatizza il vicepresidente del
Senato, Maurizio Gasparri. Ep-
pure in questa distribuzione di
cariche bipartisan, la parte del
leone lʼha fatta comunque il Pd
che alla Camera ha ottenuto otto
presidenze, Pdl cinque e Scelta
civica una. Al Senato al Pd sono
andate sette presidenze, al Pdl
sei e a Scelta civica una. Alla Camera la commissione Affari costituzionali va a Francesco Paolo
Sisto (Pdl), la commissione Giustizia a Donatella Ferranti (Pd),
la commissione Esteri a Fabrizio
Cicchitto (Pdl), la commissione
Difesa a Elio Vito (Pdl), la commissione Bilancio a Francesco
Arriva il sì bipartisan al Def: il Pdl chiede
al governo più coraggio sullʼeconomia
Redazione
Lʼesito del voto era scontato, gli argomenti utilizzati da
Pd e Pdl nelle dichiarazioni un poʼ meno. Il via libera
della Camera al Documento di economia e finanza, il
cosiddetto “Def”, ha ottenuto 419 sì, 153 no, con 17
astenuti. In aula il Movimento Cinque Stelle, Fratelli
dʼItalia, Sel e la Lega hanno votato contro, mentre dal
Pd sono arrivati i distinguo maggiori. «Il Def è carente
sui temi dellʼoccupazione e della produttività ma è
frutto di un momento eccezionale. Dobbiamo consentire di recuperare la fiducia necessaria per spingere le
imprese a investire e le famiglie a acquistare», ha
detto Paola De Micheli (Pd). Le ha fatto eco, però,
Rosi Bindi, che ha dichiarato di votare sì solo per disciplina di partito. «Il testo della Camera è un cattivo
esempio della cosiddetta “pacificazione”, un mascheramento di ciò che in modo esplicito si afferma nel
testo stampato della Camera come in quello del Senato e che per quel che mi riguarda non è condivisibile», ha detto la deputata del Pd in una nota. Il Pdl
invece, ha chiesto politiche economiche “diverse e di
maggior coraggio». Il deputato del Pdl Maurizio Bernardo, nella dichiarazione di voto, ha indicato tra le
priorità quella di “vigilare affinché la liquidità vada a
sostegno alle pmi e i rubinetti tornino a aprirsi”. Bernardo sottolinea inoltre la necessità dellʼaggiornamento del Def, per fare in modo che il documento
possa rispecchiare le promesse fatte. Sulle contraddizioni tra le promesse di Letta e quanto contenuto nel
Def, ha puntato invece il deputato di Fratelli dʼItalia
Massimo Corsaro. «Il pacchetto anticipato dal premier
prevede un impegno di circa 10 miliardi e contempla
tra lʼaltro lo stop allʼImu e allʼaumento dellʼIva, due capitoli sui quali però è costruito il Def».
Boccia (Pd), la commissione Finanze a Daniele Capezzone
(Pdl), la commissione Cultura a
Giancarlo Galan (Pdl), la commissione Ambiente a Ermete
Realacci (Pd), la commissione
Trasporti a Michele Meta (Pd), la
commissione Attività produttive a
Guglielmo Epifani (Pd), la commissione Lavoro a Cesare Damiano (Pd), la commissione
Affari sociali a Pier Paolo Vargiu
di Scelta civica , la commissione
Politiche Ue a Matteo Bordo
(Pd), il Democratico Luca Sani
alla Commissione Agricoltura. Al
Senato il nuovo presidente della
Commissione Ambiente è Giuseppe Marinello del Pdl, al senatore del Pdl Altero Matteoli va
la presidenza della Commissione
Lavori pubblici-Tlc, il presidente
della Commissione Industria del
Senato è Massimo Mucchetti del
Partito Democratico, la commissione Affari costituzionali va ad
Anna Finocchiaro (Pd), la commissione Esteri a Pier Ferdinando
Casini
(Sc),
la
commissione Difesa a Nicola Latorre (Pd), la commissione Bilancio ad Antonio Azzollini (Pdl), la
commissione Finanze a Mauro
Marino (Pd), la commissione
Cultura ad Andrea Marcucci
(Pd), la commissione Agricoltura
a Roberto Formigoni (Pdl), la
commissione Lavoro a Maurizio
Sacconi (Pdl), la commissione
Sanità a Emilia De Biase (Pd).
Resta da definire la commissione
Politiche Ue, dove il candidato è
Vannino Chiti (Pd). La giunta per
le autorizzazioni a procedere va
invece a Fratelli dʼItalia, con
Ignazio La Russa, mentre il Movimento Cinque Stelle denuncia
un accordo segreto tra FdI e Pdl
per una poltrona che spetta allʼopposizione, che in effetti sta allʼopposizione. Ma i grillini, che
ottengono la presidenza della
giunta per le elezioni e chiedono
la Vigilanza Rai e il Copasir, dovrebbero spiegare perché sono
loro al centro delle accuse di Sinistra Ecologia e Libertà, che
parla di “poltronismo”: «Ci aspettavamo il rispetto da parte del
M5S dellʼaccordo tra le opposizioni. Lo hanno rifiutato e si sono
presi tutto, accaparrandosi le
poltrone di vicepresidente e segretario in tutte le commissioni
della Camera», attacca Gennaro
Migliore. Per la serie, chi è senza
peccato scagli la prima poltrona.
Articolo 18, le modifiche della Fornero
non valgono per i processi già in corso
Franco Bianchini
Ora si fa luce. Le modifiche apportate dalla legge Fornero all'art. 18 dello Statuto dei
lavoratori non si applicano ai
procedimenti in corso prima dell'entrata in vigore della legge
stessa. Lo ha stabilito la Corte di
Cassazione, in una sentenza in
cui ha esaminato la vicenda di
un lavoratore Telecom. Questi
aveva inviato 13mila sms da un
telefono aziendale con un
danno, per l'azienda, di 3 milioni
di lire in meno di un anno: per
questo era stato licenziato nel
2001. La Corte d'Appello di Napoli, ribaltando le decisione di
primo grado ne aveva ordinato il
reintegro, e ora la Cassazione,
dopo il ricorso dell'azienda, ha
confermato quella decisione,
evidenziando, nella sentenza, la
n. 10550, l'inapplicabilità della
nuova formulazione dell'art. 18
dello Statuto dei lavoratori ai
processi in corso. Bene ha fatto
la Corte d'Appello, scrivono i
giudici della Sezione Lavoro
della Cassazione, a ordinare
che il dipendente torni al lavoro:
esaminando la condotta tenuta
e l'importanza del danno i giudici
di secondo grado non hanno
ravvisato nel comportamento
contestato «una irreversibile lesione del vincolo di fiducia» tra
il datore di lavoro e il lavoratore.
La Telecom, in una memoria allegata al ricorso ha evidenziato
l'assenza di disposizioni transitorie della legge Fornero, motivo
per cui ha richiesto l'applicazione del nuovo testo dell'articolo 18, con il nuovo regime
sanzionatorio. Ma la Cassazione ha ritenuto di confermare
il giudizio senza un nuovo
esame. «Con la legge – sottolinea le Suprema Corte – è stata
introdotta una nuova, complessa e articolata disciplina dei
licenziamenti» in base alla quale
le sanzioni irrogabili nel caso di
licenziamento illegittimo (che
vanno dal reintegro all'indennizzo di un minino di dodici mensilità) non sono compatibili con il
giudizio di legittimità proprio
della Cassazione, ma – aggiungono i giudici – anche il rinvio al
giudice di merito «risulterebbe in
contrasto con il principio della
ragionevole durata del processo» e con la Costituzione.
L'introduzione della nuova disciplina «non incide sul solo apparato sanzionatorio, ma impone
un approccio diverso alla qualificazione giuridica dei fatti, incompatibile – concludono i
giudici di Piazza Cavour – con
una sua immediata applicazione
ai processi in corso».
Giorgio Sigona
«È assolutamente più importante intervenire sulla tassazione del lavoro che sulla
casa». Lo sostiene il presidente
di
Confindustria,
Giorgio
Squinzi, che ha parlato a margine della commemorazione del
cinquantesimo del premio
Nobel a Giulio Natta, scopritore
del polipropilene, al Politecnico
di Milano. Immediata la replica
di Confedilizia con un “no" a
guerre tra categorie: «Se si
vuole la crescita, bisogna partire dal concetto che essa può
derivare solo da uno sforzo comune e dal riconoscimento del
ruolo che ogni operatore
svolge, senza strumentalizzare
a proprio vantaggio un'alternativa fra lavoro e immobiliare»
che non esiste, soprattutto se si
considera che «l'edilizia è il settore che muove certamente più
indotto di ogni altro. E il sistema
delle imprese, come accertato
in sede ministeriale, gode già di
agevolazioni fiscali per una
somma che supera il gettito annuale dell'Imu». Ad affermarlo è
Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia. «La crescita – aggiunge Sforza Fogliani
– richiede poi, in special modo,
fiducia, come l'esperienza di Einaudi nell'ultimo dopoguerra dimostra, e l'abolizione dell'Imu è
il solo provvedimento che
avrebbe un effetto psicologico
moltiplicatore senza pari. Al proposito, si consideri solo che la
Confedilizia calcola che vi siano
in Italia dalle 700 alle 800mila
unità immobiliari che non possono essere riattate, e restano
quindi inutilizzate, per mancanza di fondi da parte della
proprietà. Il rendere abitabile
anche solo due terzi di questo
stock immobiliare comporterebbe lavori per 7,5 miliardi di
euro».
Imu, botta e risposta tra Squinzi e Confedilizia:
la guerra tra categorie non fa bene al Paese
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Basta con gli allarmi
sulla salute, si ottiene
l'effetto contrario
Redazione
Le notizie di salute possono farci
ammalare? Forse sì. Infatti,
quando sentiamo alla tv che una
certa cosa può rappresentare un
rischio per la salute, ad esempio
le onde degli apparecchi wi-fi o i
telefonini, molti di noi sono suggestionabili e provano quei sintomi paventati dai media anche
se, in realtà, non sono stati esposti ad alcun rischio. Lo rivela uno
studio condotto da Michael Witthoft dell'università Johannes Gutenberg a Mainz. Quando ci
dicono di prendere un farmaco
(che a nostra insaputa è finto) e ci
sentiamo meglio anche se non
abbiamo assunto nulla, subiamo
l'effetto placebo. Viceversa,
quando ci dicono che un farmaco
ci procurerà effetti collaterali,
spesso proviamo quei sintomi
anche se ci hanno somministrato
solo un farmaco finto (effetto nocebo). Gli esperti hanno dimostrato che anche i media, coi loro
contenuti spesso allarmistici, procurano effetto nocebo. I ricercatori
hanno diviso un campione di persone in due gruppi: a uno hanno
mostrato un documentario della
Bbc sui rischi dell'esposizione a
onde elettromagnetiche, all'altro
un documentario sulle tecnologie
wi-fi. Poi hanno detto loro che si
trovavano in un ambiente con presenza di onde elettromagnetiche
da apparecchi wi-fi. Ebbene, coloro che avevano visto il documentario sui rischi delle onde
tendevano a manifestare la sintomatologia dell'ipersensibilità elettromagnetica (mal di testa,
distrazione, confusione, vertigini
etc). Eppure non erano stati esposti ad alcuna onda. L'esperimento
ha mostrato l'impatto che può
avere una notizia allarmistica
sulla salute di chi la riceve.
Fuga dalla pillola anticoncezionale: crollano le vendite
in Francia dopo i troppi incidenti cardiovascolari
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Usa: Chris Christie si fa
operare per la salute
e per... la Casa Bianca
Redazione
La pillola che per decenni è
stato il simbolo della libertà
sessuale sventolata in Italia
come bandiera della cultura
femminista e non solo, oggi
non è più così “di moda”. Il
contrordine arriva dalla "liberalissima” Francia, dove
l'anticoncezionale un tempo
preferito dalle donne francesi non è più così popolare: nel giro di pochi mesi,
tra il dicembre 2012 e lo
scorso mese di marzo, le
vendite delle pillole di terza
e quarta generazione sono
crollate in Francia del 26%.
Fino a poco tempo fa queste
pillole occupavano più del
50% del mercato, ora ne
rappresentano il 32%. È l'effetto del grido d'allarme lanciato di recente Oltralpe
dalle vittime di embolie e
trombosi legate al consumo
della pillola. A dicembre la
storia di Marion Larat, 25
anni, la prima donna in
Francia ad aver denunciato
gli effetti devastanti di una
pillola anticoncezionale e a
portare in tribunale il gigante farmaceutico Bayer,
ha lasciato il segno. La ricordiamo: nel 2006 la giovane è rimasta vittima di un
incidente vascolare cerebrale che l'ha resa disabile
al 65%. Erano passati solo
tre mesi da quando, per
sconfiggere l'acne, aveva
cominciato a prendere la
Meliane. Diverse altre denunce hanno fatto seguito.
Un recente rapporto dell'Agenzia nazionale di sicurezza del farmaco (Ansm)
ha contribuito a peggiorare
la reputazione del contrac-
Guglielmo Federici
5Pointz addio. E stavolta, anche
se per anni se ne parlava, le ruspe
della demolizione sono davvero
vicine per il caseggiato “paradiso”di graffitari (Writers) venuti da
tutto il mondo. L'avamposto autogestito di Queens, davanti a PS
One, che negli anni aveva richiamato artisti di ogni provenienza,
sarà sostituito presto da abitazioni
di lusso. Due torri, una di 41 piani
e l'altra di 47, collegate al quinto
piano da un giardino pensile. Piscina, una palestra di mille metri
quadri, party room, galleria d'arte
e un parcheggio per 200 posti
auto. Insomma, arrivano i ricchi e
per 5Pointz un futuro di “gentrificazione” agli antipodi dello spirito
ribelle che aveva trasformato un
isolato di Long Island City - museo
all'aperto - nella “Mecca dei Graffiti”. Cortesia della famiglia Wolkoff, i proprietari del lotto e
responsabili del progetto, ci sarà
una lobby di ingresso con cortile
su Crain Street che ingloberà un
murale: omaggio alla storia, anzi
la leggenda dell'Aerosol Art Center, l'unico luogo a New York dove
per lungo tempo si poteva legalmente fare arte con la bomboletta.
Settembre 2013 sembra essere il
termine ultimo per la demolizione
nonostante la forte opposizione
cettivo ormonale: in Francia,
dicono i dati dell'Ansm,
prendere la pillola causa
ogni anno più di 2.500 incidenti legati alla formazione
di grumi di sangue nelle
vene. Non basta. Secondo il
rapporto, sempre in Francia,
si verificano in media ogni
anno 20 decessi prematuri.
Di questi 14 sono attribuibili
alle pillole di recente generazione. Per molte donne
questi ultimi mesi sono stati
dunque il momento di fare
un bilancio. Molte hanno abbandonato le pillole di 3/a e
4/a generazione (a base di
nuovi progestativi, come il
gestodene o il desogestrel),
accusate di moltiplicare per
due il rischio di incidenti vascolari. Le vendite di questi
farmaci si sono così ritrovate in caduta libera.
Ruspe in arrivo, addio 5Pointz, paradiso
dei “graffitari”. In compenso nasce
una Street art a Brooklyn
delle organizzazioni di quartiere.
Ma se 5Pointz di Queens sparirà,
a Brooklyn, anzi, più precisamente a Bushwick, è nata un
anno fa tra St. Nicholas Ave e
Redazione
Il governatore del New Jersey,
Chris Christie, ha segretamente
subìto un intervento chirurgico lo
scorso febbraio per perdere
peso. Christie – secondo quanto
riportato dai media statunitensi –
avrebbe accettato di sottoporsi all'operazione dopo le insistenze
della moglie e dei quattro figli,
preoccupati per la sua salute, e
da febbraio ha già perso oltre
venti chili. Secondo diversi osservatori tuttavia, l'intervento è un
segnale che il governatore repubblicano del New Jersey pensa
di candidarsi alla Casa Bianca
per le presidenziali del 2016: i
suoi chili di troppo infatti erano
stati tempo fa al centro di una
forte polemica dopo che Connie
Mariano, ex medico a Pennsylvania Avenue all'epoca di Clinton e
dei Bush, aveva lanciato l'allarme-peso per Christie, sostenendo che «potrebbe anche
morire mentre è in carica». Insomma l'essere fortemente sovrappeso rappresentava un
notevole ostacolo ad un'ipotetica
candidatura. Il governatore tuttavia smentisce, e al New York Post
afferma che quando ha deciso di
farsi operare ha pensato ai suoi
figli, e al fatto che era giunto il
momento di prendersi più cura
della sua salute. «Ho lottato con
questo problema per venti anni»,
ha detto, smentendo di essere
stato spinto all'intervento per la
corsa alla Casa Bianca. «È molto
più di questo», ha continuato.
Trotman Street una nuova sede per
l'Urban Art, fondata dal 34enne Joseph Ficalora, che ha invitato artisti come Jim Avignon, ND'A, Nick
Walker, OverUnder, Joe Iurato a
creare nuovi e grandissimi murales.
Per New York e per chi per anni ha
seguito il lavoro dei Writers, Ficalora è un eroe («È bello aveve
un'altra opzione», ha commentato
sul New York Times un artista australiano che si cela dietro il nome
di Yok), ma quel che sta succedendo a 5Pointz è una sorta di tradimento.
Siria, i ribelli sequestrano quattro caschi blu. Israele,
siamo intervenuti solo per fermare l'afflusso di armi
Redazione
I ribelli siriani, che per la maggior
parte non sono siriani, sono arrivati a punto di sequestrare quattro caschi bli delle Nazioni Unite,
che probabilmente avevano visto
qualcosa che non avrebbero dovuto vedere. I quattro sono «trattenuti» in Siria sulle Alture del
Golan vicino al confine con la
parte occupata da Israele. Ne dà
notizia la tv panaraba Al Jazira.
L'azione è avvenuta nella stessa
area dove in marzo 21 caschi blu
filippini vennero trattenuti alcuni
giorni dai ribelli. I ribelli della Siria
sud-occidentale hanno immediatamente annunciato di aver «assicurato la protezione» ai quattro
caschi blu della forza Onu schierata tra la Siria e Israele sulle alture del Golan. Il gruppo, Brigata
dei Martiri di Yarmuk, ha diffuso
la foto dei quattro militari Onu. In
un comunicato, l'ufficio stampa
della Brigata Martiri di Yarmuk,
che opera nella parte meridionale della zona frontaliera tra
Siria e la zona controllata dalla
missione Onu (Undof) si legge
che «durante scontri armati tra le
forze del (presidente Bashar) al
Assad e l'esercito libero (i ribelli)», la postazione dell'Onu
dove si trovavano i quattro caschi
blu si è trovata «in mezzo al
fuoco. I membri della Brigata
hanno dunque assicurato protezione ai membri della forza Onu,
sono riusciti a portarli fuori dalla
postazione e a portarli al sicuro»,
prosegue il comunicato. Nel momento in cui le forze di interposizione hanno bisogno della
«protezione» delle parti in causa,
vuol dire che non c'è più bisogno
di loro. Probabilmente invece i
caschi blu erano capitati vicino a
qualche arsenale dei ribelli e
avevano visto armi di tipo proibito. A nord della valle dello Yarmuk comincia la striscia di
territorio controllata da Undof che
nella parte meridionale è pattugliata da battaglioni di militari filippini. Gli altri contingenti Onu
sul Golan sono quello austriaco,
indiano, marocchino e della Moldavia. La Croazia si è ritirata nei
mesi scorsi. Al Palazzo di Vetro,
a New York, confermano che
quattro caschi blu nel Golan sono
finiti nelle mani di «un gruppo armato sconosciuto mentre erano
impegnati in una operazione di
pattugliamento nell'area vicino
ad al Jamlah. Stiamo facendo di
tutto per assicurare il loro rilascio
al più presto», ha affermato la
portavoce del Dipartimento delle
operazioni di pace dell'Onu. Intanto c'è rabbia in tutto il Medio
Oriente per i raid aerei israeliani
sulla Siria. Il premier turco Recep
Tayyip Erdogan li ha definiti
«inaccettabili». Gerusalemme risponde che Israele non sta intervenendo nella guerra civile
siriana ma «ha posto delle linee
rosse e queste riguardano il trasferimento di armi alle organizzazioni terroristiche o la
violazione della sovranità» territoriale. Lo ha detto il ministro
della Difesa israeliano, Moshé
Yaalon, durante una visita al comando del sud. Quindi c'è qualcuno che fornisce le armi ai ribelli
siriani, circostanza negata da
Francia e altri Paesi occidentali,
Italia compresa.
Giovanni Trotta
Dopo la misteriosa scomparsa in Siria
del giornalista italiano Domenico Quirico, della Stampa di Torino, si apprende che ben 36 giornalisti stranieri
e siriani sono stati uccisi negli ultimi
due anni di violenze in Siria e numerosi altri sono rimasti feriti o sequestrati dalle milizie lealiste o da gruppi
del fronte dei ribelli anti-regime: sono
i numeri che rendono attualmente la
Siria il Paese più pericoloso per i reporter, secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti basato a New
York. La maggior parte dei rapimenti e
delle uccisioni è avvenuta nella parte
nord-occidentale al confine con la
provincia turca dell'Hatay, nelle regioni di Idlib, Aleppo e nella zona
montagnosa di Latakia. La stessa
zona dove, a inizio aprile, sono stati
sequestrati e poi rilasciati Amedeo Ricucci del programma Rai “La Storia
siamo noi", il fotografo Elio Colavolpe,
il documentarista Andrea Vignali e la
reporter freelance Susan Dabbous.
L'ultimo reporter a esser stato ferito è
Joerg Armbuster, corrispondente della
tv di Stato tedesca Ard, colpito da
spari di arma da fuoco ad Aleppo lo
scorso 29 marzo e poi rimpatriato in
Germania. Meno fortunati sono stati
diversi altri giornalisti stranieri colpiti a
morte in circostanze misteriose. Si
sono perse invece le tracce di due
giornalisti freelance americani: Austin
Tice e James Foley. Il primo, scomparso il 13 agosto 2012, secondo il
Dipartimento di Stato Usa è probabilmente finito in mano a milizie lealiste
anche se appare in un video amatoriale nel quale viene mostrato prigio-
niero di sedicenti fondamentalisti islamici. Tice, 31 anni, lavorava per il
gruppo editoriale McClatchy e il Washington Post ed è stato avvistato l'ultima volta tra Homs e Damasco. Foley,
39 anni, è scomparso invece nella regione di Idlib, nei pressi di Taftanaz, lo
scorso 22 novembre. Collaborava con
l'agenzia France Presse.
Damasco, ben 36 giornalisti uccisi
nei due anni di guerra civile
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Il Kosovo si conferma
crocevia dei traffici
internazionali di organi
e di droga
Redazione
Ancora grane giudiziarie per la
classe politica dirigente del Kosovo. L'ex ministro della Sanità
del Kosovo, Alush Gashi, e l'ex
consigliere del premier per le
questioni della salute, Shaip
Muja, sono coinvolti con altre
sei persone in una nuova inchiesta per traffico di organi
avviata dalla magistratura di
Eulex, la missione civile europea in Kosovo. A riferirlo è il
quotidiano di Pristina Koha Ditore. Già all'indomani della
condanna a fine aprile di cinque imputati nel processo per
traffico di organi alla clinica
Medicus, Eulex aveva annunciato la nuova inchiesta su
altre otto persone, senza tuttavia rivelarne l'identità. Nessuna
conferma é arrivata finora da
Eulex sul coinvolgimento nell'inchiesta dei due alti ex esponenti governativi kosovari, dei
quali parla il giornale. La grave
notizia avviene al'indomani
dell'altro fatto di cronaca che
ha scosso i Balcani: il narcoboss Naser Kelmendi, ritenuto
uno dei più pericolosi trafficanti
internazionali di droga, è stato
arrestato a Pristina dalla polizia kosovara. Lo ha rivelato la
televisione montenegrina Vijesti e altre conferme sono subito arrivate dai media
kosovari. Su Kelmendi, 55
anni, albanese kosovaro ma in
possesso anche del passaporto della Bosnia-Erzegovina,
pendeva un mandato di cattura
internazionale emesso da una
procura bosniaca. Kelmendi è
sospettato di essere uno dei
maggiori organizzatori del traffico di eroina e cocaina verso
l'Europa attraverso la cosiddetta Balkan Route. Il primo
giugno 2012, su iniziativa personale del presidente Usa, Barack Obama, Kelmendi era
stato inserito in una lista nera
comprendente altri 96 pericolosi narcotrafficanti internazionali.
«Una decisione irresponsabile lo slittamento
dei fondi per la Tav Torino-Lione»
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Redazione
«Quella di ritardare lʼerogazione dei fondi compensativi dedicati alla Torino-Lione, facendo
slittare la quota da 8 milioni di euro al 2016, è
una scelta miope che espone ancor di più i nostri territori alla violenza ed alla demagogia dei
facinorosi No-Tav». Lo dichiara Agostino Ghiglia, portavoce regionale di Fratelli dʼItalia, che
aggiunge: «Se poi le notizie che vogliono tali
fondi impiegati per la realizzazione dellʼauditorium di Firenze dovessero trovare conferma,
saremmo di fronte ad un grave errore di programmazione e ad un meschino ribaltamento di
priorità. La decisione del Cipe – prosegue Ghi-
glia – è un colpo di coda del vuoto gestionale
cui il Paese è stato esposto per lʼirresponsabilità della sinistra, arroccata in difesa della pirrica vittoria alle ultime elezioni: di sicuro il
Piemonte, ancora ferito dalla mancata nomina
di propri sottosegretari nella compagine di governo, non dovrà essere lasciato da solo nel
rappresentare quella maggioranza silenziosa
che intende assicurare un futuro di crescita sostenibile e di benessere sociale alle future generazioni».
Sullo stesso tema interviene Paola Ambrogio,
consigliere comunale di Fratelli d'Italia a Torino,
secondo cui «la decisione del Cipe di tagliare
le risorse del Fondo per le infrastrutture ferroviarie e stradali relativo ad opere di interesse
strategico appare come un forzatura irresponsabile che soffia sui tizzoni della protesta ancora presenti in Val di Susa. Da un lato si
spalmano le compensazioni per la Tav, congelando la tranche da 8 milioni fino al 2016, dallʼaltra si stanziano fondi per lʼauditorium di
Firenze, unʼopera che, con tutto il rispetto, non
pare essere una priorità per favorire la crescita
e ridare slancio al nostro sistema-Paese.
Il governo deve chiarire immediatamente – conclude la Ambrogio – quali siano le priorità e le
linee programmatiche in tal senso: il Piemonte
non può essere lasciato da solo in difesa di
unʼopera fondamentale e strategica come la Torino-Lione, né può accettare di ricevere le briciole da un sistema centrale che si dimostra
spesso estraneo alle dinamiche locali e completamente sordo dinnanzi alle esigenze del territorio».
Perché la Giunta emiliana non agevola l'accesso delle aziende
al mercato elettronico della Pubblica Amministrazione?
Redazione
In poco più di sei anni il valore
del mercato elettronico della
Pubblica
Amministrazione
(quello sul quale transitano gli
acquisti degli enti pubblici per
importi singolarmente inferiori ai
180.000 euro) è passato da 38
a 360 miliardi: cifra destinata a
salire, in quanto legata ai principi della Spending Review che
impongono agli enti locali il ricorso al mercato elettronico per
i loro acquisti definiti sotto la
suddetta soglia. In questo contesto – sottolinea Fabio Filippi,
consigliere del Pdl alla Regione
Emilia Romagna – è evidente la
potenzialità di un mercato che
richiede un accreditamento
delle imprese sulla piattaforma
elettronica dei fornitori della
Pubblica Amministrazione, ma
anche la necessità che le im-
prese emiliano-romagnole compiano una decisa accelerazione
per cogliere occasioni di lavoro
favorite da norme riguardanti la
trasparenza e il risparmio, cui
sono chiamati gli enti locali. Rilevato che sono circa 7.000 le
imprese italiane iscritte al mercato elettronico della Pubblica
Amministrazione (quelle reggiane, per fare un esempio,
sono solo 49, ovvero lo 0,7%
del totale) e che vi sono notevoli
potenzialità di crescita da parte
di un tessuto imprenditoriale
che conta decine di migliaia di
imprese, fra cui tantissime interessate ad una più incisiva penetrazione in un mercato la cui
espansione è favorita da norme
che hanno esteso lʼobbligo a
tutte le amministrazioni pubbliche di ricorrere, per i propri acquisti di beni e servizi, al
mercato elettronico, Filippi interroga la Giunta di centrosinistra per sapere «cosa intenda
fare per favorire lʼaccesso delle
aziende emiliano-romagnole,
attive nel settore, al mercato
elettronico della Pubblica Amministrazione e se reputi opportuno
collaborare
con
lʼUnioncamere dellʼEmilia Romagna, al fine di agevolare lo
sviluppo economico del territorio, anche nellʼambito del mercato elettronico».
Occupazioni abusive
a Roma: chiesto
l'intervento
della Corte dei Conti
Redazione
«Auspichiamo lʼapertura di
unʼindagine della Corte dei
Conti per verificare quanto
emerge sugli sprechi causati
dalle occupazioni abusive degli
immobili di Roma e consentire
lʼavvio delle procedure per i risarcimenti. Palazzi interi inutilizzabili, allacci ai servizi
abusivi, il cui costo sfiora i 100
mila euro allʼanno per un solo
immobile, mancati introiti per
vendite o affitti che costringono
la proprietà a trovare soluzioni
alternative dispendiose. Ma
non solo: 33 milioni di euro
allʼanno per un business i cui
fili sono tenuti dalla sinistra
estrema. Una valanga di soldi
che si somma ad altre spese,
dal momento che a chi lascia
un edificio occupato abusivamente viene offerta dallʼamministrazione capitolina unʼaltra
soluzione abitativa, con un
costo di ben 40 milioni di euro
allʼanno spesi per lʼassistenza
alloggiativa temporanea. Un
paradosso che consente a chi
delinque di superare nelle liste
di attesa famiglie in difficoltà ed
in coda regolarmente, addirittura da decenni». È la denuncia del capogruppo de La
Destra alla Regione Lazio Fabrizio Santori, che come presidente della commissione
Sicurezza di Roma Capitale ha
presentato una mappa degli
immobili capitolini occupati: «In
tutto 58, tra pubblici e privati,
sono entrati perfino negli ospedali e nei teatri, uno scempio
che dura da decenni. Una pratica violenta ed illegale – continua Santori – che va avanti da
troppo tempo intimidendo sindaci, prefetti e burocrati, mentre la Giunta Zingaretti riunisce
inutili tavoli tecnici cercando
una mediazione inaccettabile.
Tutti questi costi gravano sulle
spalle dei cittadini costretti a
pagare un salato e sgradito biglietto per assistere a questo
disgustoso spettacolo, mentre
si dimenticano le reali finalità
delle soluzioni di emergenza
abitativa».
Non ci sono più soldi: rischia
di chiudere il Catalogo delle biblioteche
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Carlotta DeʼBellis
Rischia la chiusura, per mancanza di
fondi e materiale umano, il Catalogo
unico delle biblioteche italiane. La rete,
cui aderiscono oltre cinquemila biblioteche, consente a più di 2 milioni e mezzo
di visitatori l'anno, studiosi o semplici lettori, di individuare, via web, in quale biblioteca di quale città è custodito un libro
o un documento raro. «Un catalogo spiegano le responsabili del Servizio bibliotecario nazionale Gabriella Contardi e
Silvia Simonelli - che permette di accedere a 14 milioni di titoli con 64 milioni di
localizzazioni, circa 50 milioni di ricerche
bibliografiche e più di 35 milioni di pagine
visitate». E consente, inoltre, di prenotare
la consultazione del libro o del documento, chiederne una riproduzione e in
alcuni casi il prestito. Un servizio indispensabile per la ricerca «la cui interruzione, a causa dei tagli indiscriminati riferisce la denuncia del personale dell'Istituto centrale per il Catalogo unico
(Iccu) - appare ormai inevitabile». «Chiunque svolga un'attività di studio o di ricerca, e più in generale chiunque, in Italia
o all'estero, sia interessato ad ottenere in
lettura un documento nell'immenso patrimonio delle biblioteche italiane – spiegano Contadi e Simonelli - conosce il
Servizio Bibliotecario Nazionale e ha sperimentato l'utilità del Catalogo collettivo
nazionale consultabile via internet
(www.opac.sbn.it)». Ma dopo anni di costanti tagli il Catalogo unico non dispone
più dei finanziamenti necessari alla sua
gestione. «Si è dovuto ridurre il livello del
servizio offerto - spiega il personale - e
cercare finanziamenti al di fuori del bilancio dell'Iccu. Ma ormai la chiusura è inevitabile». «I tagli - prosegue la denuncia hanno colpito pesantemente anche il personale. Da anni i pensionamenti non vengono compensati da nuove assunzioni,
ma soltanto provvisoriamente e in misura
minima da collaborazioni esterne. Si interrompe così il passaggio di saperi ed
esperienze che da sempre ha completato
la formazione dei colleghi più giovani: è
tutto il bagaglio di conoscenze tecnicoscientifiche relativo al materiale antico e
manoscritto, alla catalogazione e alla gestione dell'informazione che si perde,
nella totale indifferenza di chi ha responsabilità di governo». E pensare che, come
spiegano gli addetti, il Catalogo unico «è
considerato una realizzazione all'avanguardia, presa a modello di buona pratica
a livello internazionale. Cessarne la manutenzione in assenza di risorse, nella solita logica di tagli indiscriminati concludono - è l'ennesima offesa del diritto allo studio, alla ricerca e alla crescita
culturale».
Emma e Mengoni danno il via alle sfide estive dei tour
Bianca Conte
Prende il via il prossimo 16 novembre dal 105 Stadium di Rimini lo “Schiena tour 2013”, il
nuovo live di Emma. In vetta alle
classifiche di vendita con il nuovo
album “Schiena”, già disco d'oro,
Emma attraverserà tutta la penisola nei mesi di novembre e dicembre. Le prevendite saranno
disponibili da giovedì 9 maggio,
dalle ore 12, esclusivamente per
gli iscritti a My Live Nation, mentre la vendita generale partirà venerdì 10 maggio dalle ore 10 sul
circuito TicketOne. A poco più di
un anno dall'ultimo tour, che ha
raccolto in 46 date oltre 170.000
spettatori, Emma presenta un
spettacolo tutto nuovo, sia dal
punto di vista artistico che pro-
duttivo. Dopo l'avvio a Rimini,
Schiena Tour 2013 a novembre
toccherà le seguenti città: il 17
Ancona (Palarossini), il 19 Mantova (Palabam), il 20 Milano (Mediolanum Forum), il 22 e 23
Padova (Gran Teatro Geox), il 26
Bologna (Paladozza), il 27 Firenze (Mandela Forum), il 29
Roma (Palalottomatica). A dicembre sarà il primo ad Acireale
(Palasport), il 3 a Napoli (Palapartenope), il 5 a Pescara (Pala
Giovanni Paolo II), il 7 a Torino
(Palaolimpico), l'8 a Cuneo (Palasport) e il 10 a Montichiari - BS
(Palageorge).
Debutta oggi, in prima nazionale
a Milano, l'Essenziale Anteprima
Tour di Marco Mengoni. Il cantautore, in testa alle classifiche di
vendita dopo la vittoria al Festival
di Sanremo con l'«Essenziale»,
già multiplatino, si esibirà nelle
principali città italiane, per poi tornare, in una versione estiva, nei
più prestigiosi anfiteatri della penisola. Oltre alle 11 date estive
già annunciate, si aggiungono 6
nuove tappe: Trento (4 luglio),
Govone (CN) (20 luglio), Cagliari
(6 agosto), Bolgheri (LI) - (13
agosto), Milano - Teatro degli Arcimboldi (25 settembre), Roma Gran Teatro (28 settembre).
«Sono “analogico” e dalla tecnologia non sono dipendente – dice
Mengoni presentando il tour –
però la uso per documentarmi,
per studiare; ma sono nato nel
1988, in piena era tecnologica e
non posso ignorare uno stru-
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Mario Landolfi
Ugo Lisi
mento che mi permette di condividere con tutti quelli che hanno
creduto in me questo momento
così positivo». Nove colonne di
led al centro del palco presentano
proiezioni futuristiche pur simboleggiando, dal basso verso l'alto,
un forte radicamento alle radici e
alla terra.
Direttore Politico Marcello De Angelis
Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà
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7 agosto 1990 n. 250