Addio sogni ma grazie Dinamo
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Addio sogni ma grazie Dinamo
Addio sogni ma grazie Dinamo Ko finale con Milano. L'abbraccio dei tifosi sassaresi ai ragazzi di Meo Travis Diener, con in braccio la figlia, saluta i tifosi del PalaSerradimigni BASKET » FINE DEL SOGNO Milano c'è, il Banco ora va in vacanza La corsa verso la finale scudetto si ferma tra gli applausi in garaó. Il Palaserradimigni festeggia comunque i suoi ragazzi di Roberto Sanna » SASSARI Una "non partita" e dispiace soprattutto per questo, perché il Banco, dopo aver reso questa semifinale un inferno ali'Armani Milano per cinque partite crolla alla sesta. Ancora in casa, allungando la maledizione a nove sconfitte senza nemmeno una vittoria. Si potrebbe chiedere di giocare sempre ad Assago ma Milano avrebbe qualcosa da ridire, perché egualmente ingoia bocconi amarissimi davanti ai propri tifosi quando davanti c'è la Dinamo. L'Armani chiude la serie 4-2, alla fine gara3, quella del supplementare e della tripla fortunata di Gentile, fa la differenza. Il Banco voleva allungare la serie fino alla roulette di gara7 e forse ci sarebbe stato da divertirsi al Forum, do- ve l'Armani quest'anno ha vissuto diversi psicodrammi. Alcuni firmati dalla Dinamo, appunto, che ieri però non è riuscita a giocarsi tutto all'ultimo quarto. Milano, bisogna dirlo, ha giocato da grande squadra e a certi livelli il Banco non può ancora competere. E subito sotto di 20, non c'è stato nulla da fare. The last waltz. Pouebbe essere stata anche la sera che ha chiuso un ciclo, quello della Dinamo guidata e ispirata da Travis Diener. Anche per lui ieri è stata una non partita, è uscito nel secondo quarto per un infortunio, l'ennesimo di una stagione tormentata, e non è più rienteato. Dovesse davvero ritirarsi cambierebbero tante cose in questo gruppo che doveva invece essere costruito attorno a lui per quattro anni. Nello sport però le cose cambiano in fretta e del resto, se davvero la Dinamo vuole mettere il naso nell'Eurolega, dovrà cominciare a ragionare in un certo modo al momento di costruire il gruppo. E anche senza rinnegare certi principi, la cavalleria leggera di Meo Sacchetti, come già quest'anno, potrebbe appesantirsi un altro pochino. I rimpianti. Non solo gara3, anche gara4. Vincendo almeno una volta in casa il Banco avrebbe indirizzato diversamente la serie, in una semifina- le dove il fattore campo è stato praticamente inesistente: sei partite, cinque vittorie in trasferta, con l'Armani che ha capitalizzato al massimo garal. L'altro rimpianto poteebbe essere quello di non aver vissuto questa prestigiosa sfida in finale, ma le leggerezze (le sconfitte di Cremona e in casa con Caserta, per esempio) e le sfortune (due sconfitte con Siena sempre per un canestro) della regular season hanno fatto la differenza. Ma questo sarà meglio dirlo dopo, eventualmente. Perché la finale scudetto tra Milano e Siena è tutt'altro che scontata. La non partita. Ci si aspettava una guerra, è stato un monologo milanese. Subito prepotente, ali'Armani va dato il merito di essere venuta a Sassari con la giusta reazione dopo il rospo ingoiato sabato davanti a 12mila tifosi pronti a festeggiare l'ingresso in finale. Alla Drake Diener controllato da Samuels. il cecchino del Banco ha avuto vita durissima Dinamo, invece, va dato soprattutto il demerito di aver totalmente sbagliato l'approccio alla gara. Samuels(12+6) e Lawal (17+8) hanno banchettato sulle teste di Eze e Gordon, Milano ha dominato soprattutto coi lunghi: Dinamo 5 rimbalzi nel primo quarto, Milano 14 dei quali 8 offensivi. Senza Hackett, Milano ha schierato il play di scorta Deane lasciando fuori Wallace, la Dinamo ha pareggiato i conti nel ruolo di play perdendo Travis nel secondo quarto. Milano ha fatto il primo break proprio coi secondi tiri (3-10), è ripartita dopo il pareggio di Drake Diener (14-14) e non si è più voltata. A metà gara 33-54, con un devastante 27-8 milanese a rimbalzo. Il secondo tempo non regala emozioni, se non quella della standing ovation finale a una squadra che ha firmato un'altea grande stagione.