il salento e l`arte preistorica

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il salento e l`arte preistorica
IL SALENTO E L'ARTE PREISTORICA
Chi ama la speleologia, come noi l'amiamo, finisce immancabilmente, attraverso i messaggi non scritti della preistoria con il trovare e
l'apprezzare sempre più e sempre meglio quel punto di equilibrio fra
presente, passato e futuro, equilibrio che è fonte di serenità, spinta a
ma ggiore impegno, ragione naturale dell'umano progresso.
Perché l'istituzione culturale, come il nostro Gruppo e come d'al-
Ricostruzione di Mammuth
Mannnuth inciso nella grotta di
Combarelles - Dordogna (f. G. Guido)
tronde la stessa scuola, obbediscano al loro fine che è quello della particolare informazione della persona, è necessario che tale informazione
non venga dissociata dalla serietà, nel rispetto integrale della legge;
questo noi abbiamo sempre sostenuto, facendone regola di vita per il
nostro Gruppo. E' pertanto nella pienezza di dominio del proprio essere e nella padronanza dello spirito su tutto ciò che nell' uomo non
è spirito (corporeità, sensibilità e istinto) clic ognuno di 1)01 per suo
conto e tutti insieme — all' insegna del Gruppo — abbiamo concorda1N5
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to, mirato e decisamente puntato alla conquista del vero nella nostra
particolare sfera d'azione.
« L'intelligenza umana è naturalmente portata a conoscere la verità.
Ciò significa che le è connaturale l'amore della verità: non c'è conoscenza di verità senza amore della verità ».
La libertà di interpretazione e di opinione è la caratteristica distintiva della nostra volontà che è essenzialmente amore del bene. Non è
infatti possibile separare 1' una dall' altra: è nella struttura stessa dello spirito umano, perciò non è possibile separare la libertà dalla ricerca onesta, condotta nel rispetto della legge.
La ricerca, condotta senza l'atmosfera di gioiosa comunione di spirito nell'amore del vero, non approderebbe mai a nulla di sensazionale; ciò
nel nostro campo, in particolare, dove hanno prevalenza: rischio e prudenza, passione e fede, senso di responsabilità, studio, ansia di sapere
ed energie, stima e solidarietà fino alla generosa dedizione fraterna fra
gli uomini che, alla ricerca stessa partecipano; in ciò la spie gazione del
puro entusiasmo che costantemente accompagna le nostre operazioni,
oltre all'apporto delle forze umane sino ad ogni possibile limite.
Nato da un decreto particolare dello Stato (18-7-1962, n. 1890) che
gli riconosce personalità giuridica, il nostro Gruppo solo nello Stato
riconosce legittima paternità ed efficace difesa; solo nello Stato e nei
suoi organi è pertanto convinto di trovare quella tutela e quell'incoraggiamento che sono unica valida spinta per la formazione e l'informazione che conduce per delega istituzionale.
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Ma veniamo a parlare di grotte, il che equivale a parlare anche di
Arte, in quanto le manifestazioni primordiali di espressione nelle grotte
nacquero e trovarono l'ambiente naturale per una prima spontanea
evoluzione.
Una volta, delle grotte pochi si interessavano sotto il profilo geologico, ecologico ed idrografico, ignorando — quindi — tutta quella vita
sotterranea che si svolse nella preistoria partecipe l'uomo e quella
febbrile e affascinante ricerca delle testimonianze di quella vita che oggi
lo stesso uomo conduce.
Non è sempre facile scoprire gli antri, così come non è facile percorrerli o esplorarli, richiedendosi, più che coraggio, temerarietà e particolari requisiti fisici di forza e di resistenza.
Chi ha la fortuna di appartenere ad un Gruppo Speleologico, vivendone attivamente l'operosità, però, ha indiscutibilmente il privilegio di
godere le bellezze di un misterioso universo dove: voci, giuochi, fiabesche cristalline sculture e allegre serene fughe di purissime acque, cantano, in sommessi e soavi toni corali, eterne e affascinanti storie che
non conoscono frontiere né di tempo né di spazio.
Prima della « nostra » scoperta a Badisco, dunque, Terra d'Otranto
già aveva contribuito a ricostruire un grande capitolo dell'arte preistorica, dell'età glaciale, naturalistica e impressionistica, che è la più antica
della terra, fiorita fra il 60.000 ed il 10.000 a.C.
Intendiamo qui riferirci alle manifestazioni conosciute da tempo
e rinvenute alla grotta « Romanelli » presso Castro, a carattere geometrico - ornamentale, trovate associate a forme di arte seminaturalistica
e schematica. La datazione è data dalla fauna associata: equus, asinus
ydruntinus Reg, Grande Pinguino boreale, Alcaimpennis del pleistocene
superiore.
Alle prime immagini fatte di soli lineamenti, alla fine dell'Aurignaziano e poi nel Solutreano (40.000-20.000 a.C.) segue il rilievo e la plasticità, vale a dire il pittorico.
Sarà solo tra il 20.000 ed il 15.000 a.C., nella terza epoca dell'evoluzione glaciale, che quest'arte raggiungerà il suo apice.
E' a questo periodo che appartengono — fra l'altro — come vedremo, i nostri graffiti rupestri di Romanelli (dal 20.000 al 15.000 a.C.).
Per meglio inquadrare l'uomo artista nel tempo ricorderemo che le
4 glaciazioni in Europa si sono succedute secondo lo studio delle differenze delle irradiazioni solari:
600.000 anni fa la la;
400.000 anni fa la 2a;
200.000 anni fa la 3a;
100.000 anni fa la
4a.
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Caccia al Cervo, Dipinto rupestre paleolitico della Cueva
de los Caballos (Valitorta)
(da I Obermaier e
P. Wernet) (Fot. G. Guido)
Scena di bovini, ovidi,
qualche' struzzo, un cammello, incisa su masso,
tra Brech e Tuioa, a Sidi Ali. (Foto G. Guido)
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L'ultima è la meglio conosciuta; ai suoi inizi viveva ancora l'uomo
di Neanderthal.
E' con l'uomo di questa età glaciale che comincia l'arte; egli disegnerà e dipingerà ciò che la natura intorno gli presenta.
Per meglio intendere la portata del nostro patrimonio artistico
preistorico, nel suo insieme ormai conosciuto, converrà ricordare la spirale della successione sintetico-cronologica delle diverse culture che si
sono succedute nella Preistoria: Musteriana Aurignaziane, 50-30-10.000
a.C., Gravettiane, Solutreane, Maddaleniane. Le prime manifestazioni
di arte si hanno nell'Aurignaziano.
Industria Paleolitico inferiore :
Prechelleano, Chelleano e Clactoníano, Acheuleano.
(Foto G. Guido)
1) Forme arcaiche nell'Aurignaziano inferiore con ritorno allo
schematismo sul finire del Paleolitico nell'Eurasia Mediterranea;
2) Forme di puro geometrismo nell'età del bronzo, derivate dalla
degenerazione del neo-eneolitico;
3) Rinascimento delle forme naturalistiche all'inizio della protostoria nelle regioni mediterranee, europee e nord-africane, con manifestazioni fisio-ideoplastiche (v. arte micenea, egizia, greca ed etrusca);
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Pech-Merle (Cebrerets). Impronte di mani e cavalli crivellati da colpi
di lancia. Ambedue le rappresentazioni hanno uno scopo magico. (Foto G. Guido)
4) Decadenza dell'arte organica naturalistica con sopravvento
delle tendenze ideo-plastiche convenzionali, sul finire del paganesimo.
La premessa contribuirà anche, forse, a su ggerire più interpretazioni
della ricca documentazione nostrana concorrendo a fare meglio valutare il giudizio delle più moderne formulazioni.
L'essenza dell'arte glaciale è costituita dallo stile naturalistico e
sensoriale. Detto stile, iniziatosi nella prima epoca (chiamata Aurignaziano, dal nome del centro archeologico di Aurignac, nella Francia
Meridionale) col disegno e con lo schizzo a colori, raggiunge il vertice
della perfezione naturale nel medio Magdaleniano — così definito dalla
caverna di La Magdeleine, presso Les Eyzies (Dordogna) —. La pittura,
il disegno e la scultura raggiungono l'estensione in profondità, l'immagine è concepita tridimensionalmente, come la prospettiva, così come
il problema della luce, del colore e della massa è ormai impostato.
Quest'arte, perfetta in sé, non potrà più superarsi: nel tardo Magdaleniano gli artisti rinunciano ai vecchi ideali, e tutto diventa più angoloso,
più rigido, più superficiale. Inizia una nuova esperienza figurativa, simile a quella dell'Aurignaziano, ma più perfetta, più tecnicamente e
formalmente sviluppata.
L'arco di tempo impegnato corre dai 60.000 ai 10.000 anni a.C.; il
primo artista è l'uomo di Cr6-Magnon che può considerarsi il vero primo antenato dell'odierno europeo, proveniente probabilmente da Orien190
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te alla fine del musteriano e che sostituisce il primitivo uomo di
Neanderthal.
L'arte ha inizio in questo mondo proprio in quel momento, tra il
60.000 ed il 40.000 a.C.
Le immagini del medio Aurignaziano solo possono considerarsi
opere d'arte nel significato più ampio della parola, dotate di forme e
di stile. Accanto ai graffiti rupestri, come al magnifico bos primigenius
trafitto da zagaglia realizzato sulla parete della nostra famosa grotta
« Romanelli », sono del periodo delle prime pitture ad un solo colore:
l'ocra rossa.
Appare anche la scultura la cui caratteristica prima è il naturalismo
dai contorni solidi e rigidi, tali da staccare l'opera d'arte dall'ambiente
e dal materiale di fondo.
Manifestazioni tipiche e suggestive di quest'epoca si trovano in
diverse località:
1) presso La Gréze in quel di Les Eyzies in Dordogna;
2) nella caverna di Hornos de la Pèna presso S. Felice de Buelna,
nella provincia di Santander;
3) a Pair - non Pair, nella Gironde;
4) nella caverna di La Monthe, presso Les Eyzies (Dordogna),
località definita il paradiso dell'uomo glaciale, visto che nella zona si
trovano anche le celebri caverne di Font-de-Gaume, Les Coubarelles,
Bernifal, e i centri archeologici di Langerie Basse, Langerie Haute e
Le Moustier;
5) in molte grotte della Francia, nella regione del Rodano e della
Dordogna;
6) anche nelle province basche, nelle Asturie, nella vecchia Castiglia e perfino in Andalusia si trovano caverne contenenti opere d'arte
dell'Aurignaziano.
A quest'epoca probabilmente risale l'unico affresco dell'età glaciale
trovato nello Schulerloch presso Regensburg, nella Baviera tedesca; si
tratta di un ariete davanti a una trappola.
Rimangono comunque fra le più note pitture e incisioni dell'Aurignaziano, quelle della grotta di Altamira in Spagna, de la Pasiega e di
El Castillo presso Puente Viesgo, Horhos de la Pèna presso San Felice
de Buelna, La Clotilde presso Cabezon, Santian presso Puente Aree,
Salitre presso Miera e Cavalanas e La Haza presso Ramales.
Qualunque sia l'animale o la scena rappresentata sia nella pittura
che nella scultura, lo stile è sempre quello: semplice linea di contorno,
due sole zampe rappresentate, appena accennati coda ed occhio; il colore è sempre il rosso ocra; qualche volta le zampe rappresentate sono
quattro e la parte centrale ombreggiata o no.
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Quando il contorno comincia a non essere più né rigido né chiuso,
per arricchirsi di interruzioni, con ricchezza di linee e di articolazioni,
ci avviciniamo ed entriamo nel Magdaleniano.
Non fanno eccezione le nostre figurazioni pittoriche.
Le testimonianze più importanti del Solutreano sono a Le Roc
(Charente), Lacave (Lot), Solutré (Saòne-et-Loire), Figuier (Gard),
Pré-Aubert (Corrèze) e Fourneau du Diable (Dordogna).
Segue e si concluderà l'arte glaciale nella civiltà successiva al Solutreano, cioè nel Magdaleniano (30.000-10.000 a.C.).
Durante tale periodo l'arte glaciale avrà la massima espansione;
l'artista non si ferma più ai contorni, ma cura con l'interno le ombreggiature cimentandosi a riprodurre luci e oscuri.
Anche le tecniche migliorano sia strumentalmente che cromaticamente rendendo possibile sempre più una migliore policromia in sosti-
Il Rinoceronte lanuto scomparso verso la fine dell'età glaciale. (Foto G. Guido)
tuzione della monocromia. Movimento, massa e prospettiva sono problemi che si delineano, si impongono e vengono rappresentati.
Così nelle pitture come nelle sculture che illustrano quest'arte scoperta: in Francia, in Spagna, in Inghilterra, in Bel gio, in Germania,
in Svizzera, in Boemia, in Moravia, nella Russia Meridionale e in Siberia.
In ogni caso anche nuove materie prime adoperate giovano all'efficacia rappresentativa: ocra chiara, scura e gialla, pirosulite nera, ematite rossiccia ridotta in polvere stemperate in grassi animali, docili
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Pitture rupestri della grotta di Altamira : Bisonte (Foto G. Guido)
sempre più e sempre meglio, appagheranno le ricerche per placare i
tormenti artistici che, ancora oggi, commuoveranno i moderni. Nel
901 sarà Font-de-Gaume e Les Combarelles (Dordogna) a sbigottire
Cartailhac e Brenil, richiamando alla memoria degli scettici il paradiso
contestato di Altamira scoperto nel 1879 da don Marcellino di Santuola
e interpretato dal Vilanova.
La curvatura della superficie e la presenza di naturali cavità qualche
volta ha reso queste opere più plastiche e realistiche: ma il fatto sorprendente è, e resta, la ricerca e la rappresentazione di quell'attimo che
vede spegnersi la vita con l'abbandono del corpo — esempio storico
impressionistico di conquista immutata e immutabile —.
Di quest' epoca, oltre alle pitture e sculture, associate alle stesse,
si sono trovati anche pezzi mobili lavorati con chiara denuncia e quindi
conferma dello stile Aurignaziano, Solutreano o Magdaleniano; la materia usata per tali pezzi, la più varia: l'avorio, la pietra, il corno, l'osso.
Per ottenere lampade alimentate da grassi, impugnature per coltelli e
utensili in genere, fionde, frecce, monili ecc... tutto era utile e buono.
L'ispirazione, maggiore se non unica, di questa arte glaciale, sarà
sempre e comunque la propiziazione della caccia e della fecondità; il
suo significato: la religione, l'incantesimo e la magia.
Lo stesso dicasi per le sculture sempre ispirate a criteri lineari e
non pittorici.
L'elemento essenziale è sempre la delimitazione dcl corpo con l'ac103
3 - LA ZAGAGLIA
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centuazione dei contorni in ogni caso. Abbondano le teste di cavallo, í
corpi di animali e soprattutto le immagini femminili.
Si tratta, nel maggior numero dei casi, di statuette delle quali si
conoscono appena cento esemplari.
Di solito è poco curato il volto che può addirittura mancare, mentre
curata è la pettinatura dei capelli avvolti attorno alla testa.
Così nella famosa Venere di Willendorf nell'Austria Inferiore, come
nelle « nostre » due Veneri di Parabita.
Le forme femminili volutamente sono presentate con esagerazione
a simboleggiare la fecondità e la conservazione della vita.
Oltre che in Germania tali statuette sono state rinvenute in Francia
(a Brassempony), in Italia (a Montone, Savignano sul Panaro e Parabita), in Cecoslovacchia (a Pekarna e Unter Wisternitz) ed in Russia
(a Kostienki, Gagarino e Malta - poco distante da confini cinesi).
La superficie nell'Aurignaziano, si può affermare ancora ignorata.
Così sarà ancora nella cultura successiva del Solutreano (40.00030.000 a.C.) portata da un popolo proveniente dall'Ungheria e che irrompe in Francia e nell'Inghilterra Meridionale.
Il Solutreano comunque non ebbe uno stile proprio, limitandosi
— almeno in questo campo — ad assimilare le opere d'arte di altre
stirpi, cosa che gli fu facile perché dedito al commercio. In tale periodo
gli strumenti di pietra vengono lavorati su tutta la superficie come sulle
conchiglie.
E' senza dubbio un linguaggio nuovo espresso dal primo nucleo
intellettuale, condizionato nel suo vivere dallo spirito oltre che dalla
materia. La semplificazione, la tipizzazione, il movimento, la luce e
l'ombra impegnano sempre più le possibilità espressive della nuova tavolozza ed il disegno; la staticità dell'arte glaciale impressionistica ne è
il risultato.
Che il processo della stilizzazione continui oltre l'era post-glaciale,
toccando il vertice nel Neolitico superiore, sarà ancora l'Italia a darne
la prova, attraverso le sensazionali scoperte di Porto Badisco che, a buon
diritto può essere definito il regno dell'inorganicità, dell'irrazionale,
dell'astrazione, dell'immaginazione e del simbolismo (3.500-2.000 a.C. nell'Europa meridionale; 2.500-1600 a.C. nell'Europa centro-settentrionale)
— nell'instancabile ricerca dell'essenziale e dell'eterno.
Come la storia dimostrerà, la vittoria sarà effimera, servirà comunque ad afferrare l'importanza delle stagioni sugli eventi, l'osservazione
sul decorso degli astri del sole e della luna; il necessario dominerà sul
contingente, l'essenziale sul fenomenico ed il pensato sull'osservato — ma
non sarà, come non è ancora, tutto!
L'arte postglaciale che si sviluppò dal 10.000 al 3.000 a.C. nell'Europa Meridionale e dall'8.000 al 2.000 a.C. nell'Europa centro-settentrio194
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GROTTE DI PORTO BADISCO (LE) - « Motivo Cruciforme che sembra rappresentare
più uomini disposti simmetricamente » - (Graziosi).
(Foto Pino Salamina).
nale, si caratterizzò subito per una diversificazione nello sviluppo dello
stile, da luogo a luogo, in funzione dello scioglimento dei ghiacci; il
clima condizionò l'evoluzione, accentuandola in ogni senso nel meridione.
Inizialmente si ebbero ancora manifestazioni di arte molto simili
alle precedenti: naturalistiche, sensoriali, con tendenza però sempre
più accentuata verso l'irrazionale, la stilizzazione e l'angolosità.
L'arte post glaciale, comunque, in tutti i suoi centri si presenta lineare, angolosa e rigida senza policromia, espressionista lontana dall'impressionismo; la sua tendenza all'astrazione ed al simbolismo, per
chi abbia conoscenza della produzione dei diversi Centri Europei ed
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estraeuropei, è evidente. Con la sti 1 izzazione ed il simbolismo anche le
dimensioni dei corpi sono alterate.
Siamo ormai all'uomo non più solo cacciatore ma anche allevatore,
non più solo raccoglitore di frutta selvatiche ma anche coltivatore.
Vi sono centri di arte post glaciale in Africa (a Cufra nell'oasi di
In-Ezzan del Sahara centrale, nel Fezzan, nella Libia, in Egitto) nella
Spagna, nella Scandinavia (in 39 Centri scoperti fino al 1950), nella
Russia (presso il Mar Bianco). Nasceranno in siffatte circostanze: le
leggende, i miti, le superstizioni, i poteri propiziatori e influenze sfavorevoli, degli amuleti e tabù, in nome tutto, del cosiddetto animismo
dal quale avrà origine il mondo degli Dei.
Dal Dio unico, creatore conservatore e dominatore del mondo (paleomonoteismo) del periodo glaciale e postglaciale si giunge, nel 3° millennio a.C., all'agricoltura condizionata: dalla pioggia, dal clima, dalla
fertilità e dalle lunazioni. Si arriva così all'astrazione, al mito ed al simbolo che servono una dominante e ricorrente concezione cosmica.
Nel simbolo la similitudine che interpreta: vita, morte, fioritura e
declino della stessa vita umana.
Il mito della fecondità, ad esempio, si identifica e rappresenta: nella
donna, nella terra, nell'acqua, nel serpe, nella luna e nel toro; il mito
dell'acqua come elemento fecondatore si identifica: nella dea, così come
nel concetto degli uccelli acquatici, del serpente e del toro.
E' così che la concezione mitica del Neolitico vive di fattori astratti
come la concezione magica dell'età glaciale viveva di oggetti concreti.
L'artista volge le spalle alla realtà e mira all'irreale o al surreale.
Dalla Mesopotamia la conoscenza dell'agricoltura e della metallurgia si diffondono, di pari passo, col concetto della Magna Mater che più
tardi diverrà Venere, lungo una direttiva che segue le isole orientali del
Mediterraneo: le Cicladi, Cipro, Cero, Amorgo, Paro e altre.
Ricordiamo qui: Nova Zagara in Bulgaria, la Moravia e la Spagna.
Ecco infine la nostra arte postglaciale, quella di Badisco, scoperta
dal Gruppo Speleologico Salentino, dove nel 3° millennio, forse per la
ben nota emigrazione culturale mesopotamica in Europa, per via mare
dall'Asia minore alle isole, a Creta, fino alla Spagna e all'Inghilterra, e
per via terra, attraverso i Balcani e il Danubio, si trovano — come in
Spagna — i tre stili sovrapposti o affiancati:
1) quello ereditato dall'arte glaciale morbido;
2) lo stile di levante dell'arte post-glaciale monocromo, piatto e
stilizzato;
3) lo stile astratto e simbolico vero e proprio del Neolitico.
Con la prudente consapevolezza che gli è propria, Graziosi ci ha già
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precisato che a Badisco « si tratta di un'arte schematica che, da figure
ancora veriste, come quelle di cacciatori che affrontano con l'arco
cervi e stambecchi, passa a figure geometriche e a manifestazioni di
carattere puramente astratto. Ma molte di queste denunciano la loro
origine verista; in particolare la figura umana che diviene un motivo
cruciforme più o meno complesso e che sembra rappresentare più uomini disposti simmetricamente. Altrettanto dicasi di certi segni « pettiniformi » che sono l'estrema stilizzazione di quadrupedi ».
I primi scavi e le prime esplorazioni archeologiche, fin'ora, hanno
associato alle pitture: punte di frecce, cocci ed oggetti in bronzo che
riprovano come le grotte fossero abitate anche in epoca seguente a quella
neolitica.
Frenata l'impazienza, ogni attenzione seguita da meditazione, suona
a noi — eredi degli anni 70 — come un monito, per riprendere il sereno
cammino che, liberato da artificiose deviazioni, mira a progresso ed a
perfezione illuminati, in ogni caso, dallo spirito, dal realismo e dal
sapere.
Unione spontanea dell'uomo all'uomo comunque, nell'eterna ansia
di progresso senza prepotenze e senza violenze, nell'impegno che migliora, moltiplica e fortifica.
Nessuna istanza, nessun Gruppo, nessun Partito hanno il diritto di
prescrivere all'arte, così fu, è, e sarà, perché l'arte può tutto e non deve
nulla!
Quando i noti studiosi incaricati della prima interpretazione di
Porto Badisco avranno assolto egregiamente il loro compito non soltanto
scrivendo con la storia, ma dando modo anche ad altri di partecipare
alle osservazioni ed alle interpretazioni non chiare né accessibili a tutti,
si potrà forse cominciare a sapere qualcosa dei rapporti, dei contrasti,
delle influenze e delle eventuali integrazioni fra culture — sia pure
primordiali — fra tecnica, religione, arte e socialità.
Ne verrà fuori incontestabilmente un contributo più valido alla
nostra fondamentale azione che è scienza e tecnica ad un tempo, particolarmente affascinante per gli studiosi, per i ricercatori e per i
giovani.
Il metodo della ricerca storica che è senza dubbio quello che noi
seguiamo e seguiremo, perchè ritenuto più indicato, servirà a dare voce
alla pittura neolitica, anche là dove lo stile appare di assoluta ed estrema essenzialità; la parte più importante della testimonianza artistica
dell'era preistorica strapperà, alla prima astrazione ed al primo simbolismo, quella capacità comunicativa che in fondo — a considerarci
bene — è sempre di umanità e di amore: ricchezza di spirito che ancora
oggi — per fortuna — non è completamente assente nei messaggi degli
artisti e dei pensatori della cultura contemporanea.
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GROTTE DI PORTO BADISCO (LE) - «Figurazioni Astratte,. (Foto Pino Salamina)
Dentro le nuove grotte, vi è una ricchezza di umanità veramente
incalcolabile: ridda di fantareligione e prodromi di tendenze a spontanea
urbanizzazione; idee e simboli suggeriti e dedicati: al cosmo che misteriosamente domina dall'alto tutte e tutti, alla sociologia che deve regolare e rendere possibile la vita in comune.
Tendenze pure ed originali, nate da fermenti, e da inquietudini eterne che l'evoluzione renderà sempre più pesanti e più essenziali,
fino a condizionare la vita medesima dell'uomo che guarderà sempre più,
ma ahimé sempre inutilmente, ai diversivi compromessi con i troni, con
i dittatori e con gli estremisti a qualsiasi titolo che speculeranno in ogni
campo: da quello religioso a quello economico, da quello culturale a
quello dell'arte.
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I migliori pensieri di chi, nonostante tutto, ha la forza di vincere le
deviazioni, intravedono le mete perdute e richiamano ai propri simili
il pensiero originale sottratto alla naturale maturazione.
E' così che di fronte agli eterni problemi l'uomo degli anni 70 molto
ha ancora da imparare, interpretando e conoscendo il pensiero dell'uomo di Badisco, nei confronti del quale più difficile e più preoccupante
è divenuto il problema eterno della sopravvivenza quello degli equilibri
materiali e morali.
Quello, l'uomo di Badisco, faceva da sé mettendo alla prova volontà
di ricerca e impegno di operazione,... questo, l'uomo degli anni 70 si
affida, o meglio, si abbandona alla politica aspettandone la miracolistica
moltiplicazione dei beni materiali e morali e la saggia amministrazione
della stessa giustizia.
Per noi le scoperte, come la nostra di Badisco, pertanto, oltre e
soprattutto, ci appaiono importanti perché danno spinta necessaria ed
efficace all'umanità, richiamandola dagli smarrimenti dello stesso umanesimo, per la riscoperta dei giusti e puri valori, quasi muto confortevole conto che accompagna sul giusto cammino della visione, o almeno
nella speranza, di Dio.
Si liberano così l'uomo e la Società dall'asservimento all'utile, alla
violenza, al vizio e alla distruzione.
e
MARIO MOSCARDINO
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