Voci di aumento, Telecom sprofonda

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Voci di aumento, Telecom sprofonda
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Sab 26/10/2013
Il Resto del Carlino
Pagina 26
Pubblicato anche in: La Nazione, Il Giorno
26 ECONOMIA & FINANZA
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IL GIORNO - il Resto del Carlino - LA NAZIONE
SABATO 26 OTTOBRE 2013
Voci di aumento, Telecom sprofonda
No comment su una ricapitalizzazione fino a 2 miliardi. Titolo giù del 7%
Elena Comelli
· MILANO
CROLLA in Borsa Telecom Italia. Dopo la
salita di Telefonica in Telco e le dimissioni
del presidente Franco Bernabè, ieri l’ex monopolista telefonico è precipitata del 7%, su
voci di un possibile aumento di capitale. E
proprio nelle stesse ore, il governo ha impresso un’accelerata al dossier che dovrebbe portare alla modifica della legge
sull’Opa per renderla obbligatoria quando
il controllo cambia nei fatti, senza fare riferimento alla soglia del 30%. Ieri, il sottose-
gretario all’Economia Baretta ha previsto
tempi brevissimi per la presentazione del
provvedimento, nonostante la frenata del
viceministro allo Sviluppo economico
Catricalà, che pur dicendosi favorevole a
una riforma del settore, da lui stesso caldeggiata quando guidava l’Antitrust, si è detto
preoccupato dalla sincronia con la vicenda
Telecom.
GLI INVESTITORI, da parte loro, temono
che per ridurre il debito venga tagliato il dividendo. Già per il 2013 il gruppo aveva deciso di ridurre il monte dividendi del 50% a
circa 450 milioni. L’andamento del titolo,
il cui valore è precipitato a 0,67 euro, risente delle attese per il cda del 7 novembre sui
conti e sul piano. Il mercato vuole chiarezza sulle indiscrezioni di un aumento di capitale fino a 2 miliardi che potrebbe consentire alla holding Telco — che controlla il
22,4% del gruppo ed è per il 40% nelle mani
della spagnola Telefonica — di salire ulteriormente. Ma ieri pomeriggio Telecom si
è trincerata dietro un no comment. Sul futuro della rete fissa, intanto, si è espresso da
Bruxelles il premier Letta, secondo cui «la
discussione è in corso tra Parlamento, regolatori e governo. Dopo, assumeremo decisioni».
Telefonica,
Cesar
Alierta
(ImagoE)
FUSIONE CIMBRI : «SOLO FINI INDUSTRIALI»
Triplo ok dai soci:
nasce UnipolSai
Ma è no ad Alitalia
· MILANO
TRE sì dalle assemblee di Unipol,
Fonsai e Premafin per la nascita
della super UnipolSai, il primo
polo assicurativo italiano nel ramo danni, grazie all’integrazione
del gruppo bolognese con Fonsai,
salvata da Unipol. Dopo il via libera, ieri, dalla prima maratona assembleare, oggi toccherà agli azionisti di Milano Assicurazioni (lunedì a quelli di risparmio), l’unica su cui ancora pesa l’incertezza.
Ma anche se arrivasse un no, la fusione, con i concambi invariati rispetto a quelli già fissati, senza
Opa da consolidamento e con una
quota di controllo del 63% di UnipolSai in capo al gruppo bolognese, come ha spiegato ieri l’ad di
Unipol e Fonsai, Carlo Cimbri
(foto ImagoE), si farà ugualmente. E la nuova UnipolSai dovrebbe debuttare in Borsa a inizio gennaio.
tempo fino al 16 novembre) che
non agevola certo il cammino verso il salvataggio degli aerei tricolore, mentre il Wall Street Journal
ha bocciato lo scalo di Fiumicino.
TORNANDO a UnipolSai, sempre
secondo Cimbri, l’eccesso di capitale post-fusione sarà di 2,2 miliardi. Al movimento consumatori
che ha contestato in assemblea il
trattamento riservato ai piccoli
azionisti, l’ad ha invece replicato
chiedendosi «dove erano i consu-
STRATEGIE
«Basta soldi alla compagnia
di bandiera». E Letta
incontra il governo francese
CIMBRI, durante l’assemblea Fonsai, ha toccato molti punti che riguardano questa operazione straordinaria dettata solo da «fini industriali». Ma ha anche annunciato, proprio nel giorno in cui Letta
ha affrontato il tema caldo di Alitalia a Parigi, nell’incontro con il
premier francese Jean-Marc
Ayrault, dopo averne parlato prima a Bruxelles con Hollande, che
Fonsai non parteciperà all’aumento di capitale della compagnia aerea perchè la quota (il 4,4%) «non
è strategica». È arrivato così il primo no da un azionista di peso di
Alitalia (Unipol avrebbe dovuto
investire 13,2 milioni sui 300 complessivi dell’aumento per cui c’è
Movimento consumatori
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matori e gli azionisti quando nel
2010 e 2011 veniva depredata la
compagnia?».
Sul tema caldo dei prodotti derivati, Cimbri ha quindi spiegato
che i 6,5 miliardi di investimenti
in titoli strutturati «rappresentano il 19% del portafoglio degli attivi finanziari» di UnipolSai. L’Italia rappresenta il 30%, le obbligazioni di Mediobanca il 3% e quelle di Unicredit meno dell’1%. Per
il nuovo gruppo il ‘core’ è rappresentato dal business assicurativo,
tutto il resto, Unipol banca inclusa, si può vendere. Intanto «stanno proseguendo le trattative» per
la cessione dei premi (1,7 miliardi) imposta dall’Antitrust.
a. pe.
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