Rezension über: Nancy C. Carnevale, A New

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Rezension über: Nancy C. Carnevale, A New
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Pretelli, Matteo: Rezension über: Nancy C. Carnevale, A New
Language, A New World. Italian Immigrants in the United States,
1890-1945, Urbana: University of Illinois Press, 2009, in: Il Mestiere
di Storico, 2010, 1, S. 130,
http://recensio.net/r/ee6ca1500c0a76ac522cd733393e980e
First published: Il Mestiere di Storico, 2010, 1
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130
i libri del
2009 / 1
Nancy C. Carnevale, A New Language, A New World. Italian Immigrants in the United
States, 1890-1945, Urbana and Chicago, University of Illinois Press, 264 pp, $ 45,00
Sono pochi gli studi occupatisi del rapporto fra comunità immigrate negli Usa e
lingua d’origine. Ciò è dovuto soprattutto a una scarsa dimestichezza degli studiosi nordamericani con idiomi stranieri e alla tendenza a considerare gli immigrati sottoposti a un
processo di assimilazione tramite l’apprendimento della lingua inglese. Basandosi su studi
storici, antropologici, sociologici e sociolinguistici – oltre che su ricerche d’archivio – l’a.
analizza il caso della comunità italo-americana.
Due le direttrici. La prima mostra come la lingua degli immigrati sia fluida e difficilmente inquadrabile in schemi fissi. L’a. sostiene la necessità di articolare maggiormente
il modello di Hansen, secondo cui la prima generazione userebbe la lingua di origine con
rudimenti di inglese, la seconda sarebbe bilingue, mentre la terza recupererebbe la lingua
di origine solo in una fase di costruzione di un’identità etnica simbolica. Si mostra pertanto come la lingua degli italo-americani sia più dinamica, vista la tendenza della prima
generazione a utilizzare forme dialettali creolizzate caratterizzate da fusioni di italiano
standard, dialetti, inglese e inglese italianizzato.
L’altro tema forte del volume è il ruolo politico che la lingua ha avuto nella storia
americana. Spesso l’imposizione dell’idioma inglese è stata considerata uno strumento di
assimilazione e di omologazione culturale delle comunità immigrate, visto che la capacità
di parlare inglese era ritenuta elemento di maggiore o minore americanizzazione, specialmente nel corso della prima guerra mondiale e degli anni ’20. La forza della lingua inglese
in chiave anti-italiana è descritta nel capitolo in cui l’a. mette in evidenza come cattive
traduzioni linguistiche in corti americane giocassero contro imputati italiani, alimentando pregiudizi nei loro confronti, come mostrato nel caso di Sacco e Vanzetti. Lingua e
pregiudizio si legarono ancora nel corso del secondo conflitto mondiale, quando l’utilizzo
della lingua italiana venne percepito dalle autorità americane come possibile strumento di
sedizione filo-fascista. Paradossalmente, però, la capacità di parlare italiano si trasformò
in americanismo nel momento in cui italo-americani di seconda generazione vennero
reclutati come traduttori nel corso della campagna d’Italia. Nelle Little Italies l’italiano
fu anche strumento di mediazione politico-culturale, dal momento che nel periodo fra
le due guerre i leader etnici si adoperarono per promuovere la lingua fra le nuove generazioni immigrate come strumento di orgoglio etnico e di armonia inter-generazionale. In
questo vi fu un connubio con il regime fascista intenzionato a diffondere l’italiano oltre
oceano al fine di mantenere vivo nelle comunità il vincolo dell’italianità. Sebbene gli argomenti trattati dall’a. non siano del tutto inediti, Carnevale offre un interessante quadro
d’insieme, mostrando come lingua di origine e di adozione influiscano sull’identità degli
immigrati e sulle loro vite quotidiane.
Matteo Pretelli