Michelangelo Buonarroti - Della Porta

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Michelangelo Buonarroti - Della Porta
Michelangelo Buonarroti
Opere
Vita
Stile
Michelangelo nasce il 6 marzo del 1475 a
Caprese.
Periodo di apprendistato presso la bottega
del Ghirlandaio.
Lorenzo de’ Medici lo accoglie nel suo
palazzo.
Stipula il suo primo importante contratto per
la celebre “Pietà” nella Basilica di San Pietro
Firma il contratto con Giulio II per il suo
capolavoro, la “Cappella Sistina“.
Nel settembre 1534 ottiene l’incarico per
il “Giudizio Universale” nella Cappella
Sistina.
L'8 Febbraio 1564 Michelangelo muore
nella sua casa romana.
Michelangelo nasce il 6 marzo del 1475 a Caprese, in provincia di Arezzo. Fin
dalla tenera età Michelangelo dimostra presto inclinazione per l’arte e
nonostante la contrarietà paterna, entra nella scuola del Ghirlandaio a Firenze.
Dopo un periodo di apprendistato presso la bottega del Ghirlandaio,
Michelangelo rompe l’impegno ed aderisce alla libera scuola di scultura e di
copia dall’antico, voluta da Lorenzo de’ Medici.
Lorenzo de’ Medici non tarda a notare il talento di Michelangelo e lo accoglie
nel suo palazzo. Per la corte medicea realizza le prime sculture: La battaglia
dei Centauri e la Madonna della scala.
Si stabilisce a Roma dove inizia il Bacco e successivamente Michelangelo
stipula il suo primo importante contratto con il cardinale francese Jean Bilheres
per la celebre Pietà nella Basilica di San Pietro. Si impegna a terminare l’opera
in un anno.
Viene richiamato a Firenze e inizia a lavorare al David; sono anni densi di
commissioni, nei quali Michelangelo lavora a vari progetti paralleli al
David. Nel frattempo segue infatti il progetto degli Apostoli per il Duomo,
sbozzando però solo il San Matteo.Buonarroti si dedica inoltre alla
scultura della Madonna con Bambino, l’artista vi lavorò in segreto e fu
inviata gelosamente nelle Fiandre non appena terminata intorno al 1504.
Esegue in questi anni anche un tondo di marmo per la famiglia Pitti.
Firma il contratto con Giulio II per il suo capolavoro, la Cappella Sistina.
Michelangelo, che si sposta di continuo tra Roma, Firenze e Carrara,
dove controlla personalmente il marmo per le sue opere, si dedica alla
Cappella Sistina ininterrottamente fino al 1512.
Il 1534 è un anno di profondo cambiamento per Michelangelo, che lascia
Firenze senza più farvi ritorno. Nel settembre 1534 ottiene l’incarico per il
“Giudizio Universale” nella Cappella Sistina, che inizia nel 1536 e porta a
termine nel 1541, suscitando consensi e polemiche.
Nel 539 scolpisce il busto del “Bruto” per Niccolò Ridolfi e l'8 Febbraio
1564 Michelangelo muore nella sua casa romana, lasciando incompiuta la
Pietà Rondanini.
Scultore, pittore, architetto e
scrittore.
Artista del tardo Rinascimento.
Scultura ” per via di levare “ e
non ”per via di porre”
Michelangelo predilige la scultura in pietra, poichè afferma che nel
marmo la scultura è già all'interno del blocco stesso, e quindi il
compito dello scultore è quello di togliere la materia in eccesso in
modo tale da tirar fuori la scultura; famosissimi sono a questo
proposito gli incompleti: statue lasciate secondo volontà dell'artista
incomplete e abbozzate. I corpi di Michelangelo,sia in pittura che in
scultura, a parte rare eccezioni, sono titanici, muscolosissimi, persino
quelli delle donne (come si può benissimo vedere all'interno della
cappella sistina).
La Pietà vaticana è databile al
1497-1499.
Si tratta del primo capolavoro
dell'allora poco più che ventenne
Michelangelo, considerata una
delle maggiori opere d'arte che
l'Occidente abbia mai prodotto. È
anche l'unica opera da lui firmata,
sulla fascia a tracolla che regge il
manto della Vergine.
Michelangelo innovò la tradizione
concependo il corpo di Cristo
come mollemente adagiato sulle
gambe di Maria con straordinaria
naturalezza, privo della rigidità
delle rappresentazioni precedenti
e con un'inedita compostezza di
sentimenti.
Le due figure sembrano fondersi in un momento di toccante intimità: la Vergine siede su una sporgenza
rocciosa, qui ben finita con piccole fessure ad arte (a differenza di altre opere dell'artista in cui era
semplicemente l'avanzo della sbozzatura del marmo), che simboleggia la sommità del monte Calvario, il
livello di finitezza dell'opera è estremo, soprattutto nel modellato anatomico del corpo di Cristo, con effetti di
levigatura e morbidezza degni della statuaria in cera, come il dettaglio della carne tra il braccio e il costato.
La bellezza della statua risiede forse proprio nel naturalismo straordinariamente virtuoso della scena, fuso
con un'idealizzazione e una ricerca formale tipica del Rinascimento, e un notevole spessore psicologico e
morale.
Il palazzo dei Conservatori è
situato in piazza del
Campidoglio a Roma,e
Michelangelo si occupò della
risistemazione della piazza,
ne disegnò la nuova facciata,
che però non riuscì a vedere
terminata in quanto morì
prima che i lavori fossero
ultimati. Il suo progetto
ridisegnava la facciata
medievale del palazzo,
sostituendo il portico con alte
paraste poste su grandi
piedistalli e con una serie di
ampie finestre tutte delle
stesse dimensioni. I lavori
furono continuati da Guido
Guidetti e terminati nel 1568
da Giacomo Della Porta che
seguì quasi fedelmente i
disegni michelangioleschi,
derogandovi solo per
costruire una più ampia sala
di rappresentanza al primo
piano e, conseguentemente,
anche una finestra più
grande, rispetto a tutte le altre
presenti sulla facciata del
palazzo.
È una delle più vaste
coperture in muratura mai
costruite; le sue forme
rappresentano l'espressione
del passaggio
dall’architettura
rinascimentale a quella
barocca, rispecchiano in
buona parte il disegno di
Michelangelo Buonarroti, che
vi lavorò fino all'anno della
sua morte. Dal punto di vista
architettonico, la cupola di
San Pietro è una revisione, in
forme rinascimentali molto
personali, del progetto,
essenzialmente gotico, del
Brunelleschi per la cupola di
Santa Maria del Fiore.
Tuttavia, il suo slancio
possente non è manieristico,
ma protende già verso il
barocco.
All’inizio del XVI secolo, papa Giulio II, decretò la ricostruzione della basilica
di San Pietro in Vaticano, affidando il progetto all'architetto Donato
Bramante. Lidea di Bramante prevedeva un rivoluzionario impianto a croce
greca, caratterizzato da una grande cupola emisferica posta al centro del
complesso.
I lavori procedettero ininterrotti fino alla morte del pontefice, avvenuta nel
1513, con la realizzazione del centrocroce. Con il successore di Giulio II,
papa Leone X de’ Medici, alcune modifiche furono apportate da Raffaello
Sanzio.
Alla morte di Raffaello, i lavori furono proseguiti da Antonio da Sangallo il
Giovane. Il Sangallo propose una sintesi tra un impianto a croce greca ed uno
a croce latina, con una cupola a sesto rialzato, con doppio tamburo, coronata
da una svettante lanterna.
Dopo Sangallo, alla direzione dei lavori subentrò Michelangelo Buonarroti,
all'epoca ormai settantenne, il quale, esprimendo un giudizio fortemente
negativo sull’opera del predecessore, mise in atto una serie di puntuali,
quanto strategiche demolizioni, per tornare ad una pianta centrale più affine al
disegno originario.
Alla pianta di Bramante, con una croce maggiore affiancata da quattro croci
minori, Michelangelo sostituì una croce centrata su un ambulacro quadrato,
semplificando quindi la concezione dello spazio interno. In questo modo il
fulcro del nuovo progetto divenne la cupola emisferica.
Quando Michelangelo assunse la direzione dei lavori della basilica, dovette
necessariamente accettare i vincoli delle strutture costruite dai suoi
predecessori, primi tra tutti i pilastri della cupola e i sovrastanti archi di
collegamento, che determinavano il diametro della calotta. Il Buonarroti,
volendo fissare le forme generali della basilica, avviò la costruzione di settori
dell'edificio apparentemente scollegati: partì dall'abside del transetto
meridionale, che fu ultimata fino all'attico, costruì le cappelle angolari
definendo il perimetro della basilica e costruì il tamburo della cupola,
garantendo così l'immutabilità delle parti fondamentali del suo progetto.
Il Giudizio Universale è una
delle più grandi opere di
Michelangelo, riconosciuta in
tutto il mondo come la più
grande opera di tutto
l'Occidente.
Dallo stile appare una visione
grandiosa dell'umanità,
un'idea di "uomo-eroe" che
grandeggia anche nel
peccato. Michelangelo si
richiama quindi al concetto di
antropocentrismo proprio del
Rinascimento.
L'opera per comodità, può
essere divisa in:
Lunette
Cristo giudice
Primo anello
Secondo anello a sinistra
Secondo anello a destra
Salita degli eletti
Discesa dei dannati
Inferno
Le due lunette superiori sono occupate da altri gruppi angelici che recano i simboli della Passione di
Cristo, simboleggianti il suo sacrificio e il compiersi della redenzione umana, si tratta di angeli
apteri, cioè senza ali.
Gli angeli sono forse tra tutte le figure dell'affresco, quelle più vicine agli ideali di bellezza, vigore
anatomico e canone proporzionale delle sculture del maestro.
Da un lato, le lunette, con la loro ineguagliabile vitalità, ricevettero grande ammirazione, dall'altro
furono al centro di critiche per l'eccesso di virtuosismo nell'esibizione anatomica.
La lunetta di sinistra mostra il tradizionale
motivo dell'innalzamento della Croce al
cospetto di Cristo giudice, risolto come un
groviglio di corpi atletici travolti da un'impetuosa
bufera.
La luce molto incidente, regalando profili
violentemente illuminati,e spicca tra tutti i
personaggi raffigurati, un corpo nudo posto in
primo piano con lo sguardo verso lo spettato e
con la testa rovesciata.
Nella lunetta destra alcuni angeli tentano di innalzare
la colonna della flagellazione, librandosi nel cielo
solcato da qualche nube, in pose da acrobati,
dinamicamente intrecciati, con un andamento
simmetrico a quello della lunetta opposta.Dall'alto si
vedono un giovane che sembra seduto e che regge il
capitello della colonna, accanto a uno che tiene il
fusto in spalla, piegandosi di spalle e mostrando,
nella penombra, un volto rovesciato dagli occhi
spalancati. Segue un ragazzo biondo, dal fisico
possente, che la abbraccia e uno, sulla destra, che la
avvolge con un panno, mentre un ragazzo nudo,
accovacciato poco sotto, ha il difficile compito di
tenere la base.
Il fulcro dell'intera composizione è
la figura di Cristo giudice con
accanto la Vergine, rappresentato
al centro di una folla di apostoli,
profeti, patriarchi, sibille, eroine
dell'Antico Testamento, martiri,
vergini e santi che tutt'intorno
formano una doppia e turbinosa
corona di corpi.Accanto a Cristo
c'è la Vergine, che volge il capo in
un gesto di rassegnazione: ella
infatti non può più intervenire nella
decisione, ma solo attendere l'esito
del Giudizio. Maria osserva gli
eletti al regno dei cieli, bilanciando
la direzione dello sguardo di Cristo.
Non c'è misericordia nel suo volto,
né pietà verso i dannati o giubilo
per i beati: la nuova venuta del
Cristo si è compiuta, il tempo degli
uomini e delle passioni è
tramontato; le dinamiche del
mondo mortale lasciano spazio al
trionfo dell'eternità divina.
Attorno alle due figure centrali si
dispone una prima, turbinosa corona di
santi, patriarchi e apostoli, composta
da innumerevoli figure, tutte le figure
principali partecipano attivamente ed
emotivamente al Giudizio, con le
espressioni del volto, con gesti delle
mani e delle braccia.
In posizione predominante, ai piedi
di Cristo, si trovano san Lorenzo e
san Bartolomeo, forse in relazione
al fatto che la cappella, oltre che
all'Assunta, era dedicata anche a
loro due. Bartolomeo in particolare,
riconoscibile dal coltello, tiene in
mano l'attributo della sua pelle, nel
quale si è riconosciuto un
autoritratto dell'artista.
Nel gruppo di sinistra si vedono quasi
esclusivamente donne, le vergini, le
sibille e le eroine dell'Antico Testamento.
Spicca la monumentale donna in primo
piano col seno scoperto, che ha un
gesto protettivo verso un'altra che le si
avvicina abbracciandole i fianchi; esse
sono state identificate come la
personificazione della Chiesa
misericordiosa e una devota.
I volti sono caratterizzati intensamente,
mentre i gesti e le attitudini mostrano
un'eccitazione ben maggiore rispetto alle
figure della corona centrale.
Il gruppo di destra è composto
da martiri, confessori e altri
beati, con una preponderanza
di figure maschili. Sull'estrema
destra fa mostra di sé un
uomo possente, che regge
una croce aiutato da altri e
poggiandola
illusionisticamente sulla
cornice della parete laterale.
Egli è stato identificato come il
cireneo che aiutò Cristo sulla
via del Calvario.
Poco più a sinistra sono presenti due delle figure più controverse
dell'intero ciclo: san Biagio, con i pettini chiodati con cui fu
martirizzato, e santa Caterina d'Alessandria, con la ruota dentata
spezzata. Inizialmente i due erano stati dipinti nudi la posizione
prona della santa davanti all'uomo, che originariamente la
guardava con uno sguardo cupo, venne letta come
un'imbarazzante rappresentazione di "atto poco onesto",
richiedendo un massiccio intervento di Daniele da Volterra che
scalpellò via l'originale per ridipingere completamente a fresco
l'intera figura di san Biagio (col viso questa volta rivolto al
Redentore) e tutta la veste di Caterina, ricoperta da un peplo
verde in modo da celare qualsiasi ricordo di nudità.
La parte soprastante è occupata da
un gruppo di eletti che ascendono
verso le schiere dei santi. Alcuni
volano, altri sembrano sospinti o rapiti
da una forza incontrollabile, altri
ancora sono aiutati da angeli e altri
beati in vari modi: trascinati in volo,
spinti, caricati, tirati per le braccia,
issati con corde, che qualcuno ha letto
come un rosario, simbolo antiluterano
di preghiera. Uno dei due personaggi
tirato con le corde è di colore.
Sul lato opposto la scena è
bilanciata dalla zuffa dei dannati
che, lottando contro la loro
condanna, sono respinti
inesorabilmente verso l'inferno. Si
tratta di uno dei punti più dinamici e
violenti dell'intera rappresentazione.
Gli angeli picchiano coi pugni i
reprobi, mentre i demoni li
trascinano verso l'abisso con ogni
modo.
Isolato a sinistra si trova il gruppo
con un dannato seduto che si
copre il volto, mentre i diavoli lo
trascinano in basso. Egli è
probabilmente un emblema della
disperazione. Un serpente
mostruoso lo morde, simbolo del
rimorso, e un perfido demone gli
stringe le gambe.
In basso a destra, infine, si trova
la rappresentazione dell'Inferno,
sullo sfondo di un cielo rosso di
fiamme. A sinistra Caronte a colpi
di remo, insieme ai demoni,
percuote e obbliga a scendere i
dannati dalla sua imbarcazione
per condurli davanti al giudice
infernale Minosse.
La brutalità dei demoni, innesca un
culmine di intensità e violenza. I
demoni sono rappresentati con varie
sfumature, dall'orrido al grottesco,
dal caricaturale al beffardo.
Allontanandosi dalla tradizione iconografica tuttavia, nel
rappresentare l'inferno Michelangelo evitò la
rappresentazione diretta delle pene materiali, soffermandosi
piuttosto sul tormento, il rimorso, la disperazione, la paura e
l'angoscia interiore di ciascun dannato, spaventato da un
annientamento più psichico che fisico.