Credito Banche online, ecco le più solide

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Credito Banche online, ecco le più solide
CLASSIFICHE L’ANALISI UNIVERSITÀ BOCCONI PER CORRIERE ECONOMIA SUI PARAMETRI PATRIMONIALI
Credito Banche online, ecco le più solide
Clienti verso gli istituti che danno consigli professionali e possono esibire solidità.
Foti: «È una piccola rivoluzione». Bene Fineco, Mediolanum e Banca Generali
di Alessandra Puato
È vero: ciò che una mano toglie, l’altra dà. Un primo effetto del temibile bail-in è che diversi clienti
delle banche tradizionali si stanno riversando in quelle con i promotori. Il salvataggio interno, che
coinvolge gli obbligazionisti e i correntisti sopra i 100 mila euro in caso di fallimento della banca,
sta spingendo i risparmiatori verso chi può aiutarli con consulenza sul portafoglio titoli. Cercano
consigli.
L’accelerata
«Dopo il salvataggio delle quattro banche (Banca Marche, Popolare dell’Etruria, CariChieti e
CariFerrara, ndr.) abbiamo notato un’accelerazione sui nuovi clienti, che storicamente vengono
dagli istituti tradizionali — dice Alessandro Foti, amministratore delegato di Fineco che dichiara
112 mila clienti in più nel 2015, contro i +103 mila del 2014 (in tutto 1,048 milioni di correntisti)
—.
I risparmiatori vogliono avere relazioni con istituti solidi, poco importa che modello di business
adottano». «La gente comincia a preoccuparsi sulle obbligazioni bancarie, stanno arrivandoci clienti
da altre banche: un migliaio da novembre, ci chiedono di guardare i loro portafogli e valutarli —
dice Piermario Motta, amministratore delegato di Banca Generali, 280 mila clienti e 1.750
promotori dichiarati —. Si stanno spostando anche i banker, in un mese ne abbiamo già reclutati
dieci. In gennaio la nostra raccolta è salita del 30% rispetto allo stesso mese del 2014. Ma siamo
solo all’inizio, ci aspetta un cambiamento epocale».
Meno prestiti
Il punto è che le banche con reti e online mostrano indici patrimoniali, in generale, più alti. Se non
altro perché concedono meno prestiti (quindi hanno meno attività a rischio) e hanno pochi sportelli.
L’équipe di Stefano Caselli, prorettore dell’Università Bocconi, ha stilato per Corriere Economia la
classifica di queste banche secondo i tre indici patrimoniali (tutti rapportati alle attività ponderate
per il rischio, come i prestiti) già utilizzati la settimana scorsa per valutare gli istituti di maggiori
dimensioni.
I tre coefficienti
Sono il Cet 1, che misura il capitale primario, il più sano. Il minimo previsto è del 7% (8% per le
banche sistemiche), ma la Bce aggiunge una quota, banca per banca.
Il Tier1: esprime il capitale allargato, comprese le azioni di risparmio e altri strumenti.
Infine il Total capital ratio, l’insieme di tutto il patrimonio.
Nelle banche con promotori e online, questi tre indici spesso sono uguali, o mancano il Tier 1 e il
Total capital ratio. Sono tutti coefficienti difficili da trovare, perché spesso queste banche non
pubblicano bilanci o informative separati, essendo parti di gruppi o semplici marchi.
«Secondo Basilea 3, infatti, la valutazione del rischio viene fatta nel bilancio della capogruppo:
quello della controllata risulta dunque distorto», dice Caselli.
Vediamo i risultati.
La graduatoria
In testa alla classifica (vedi tabella) del Cet1 delle banche con promotori c’è Fineco con il 20,43%,
segue Mediolanum con il 18,80%, quindi Banca Generali con il 13,40%. Quarta è Banca Fideuram
che appartiene al gruppo Intesa, con l’8,70%: ma nel bilancio 2014 si sottolinea che questo dato non
tiene conto né dell’utile 2014 né dei dividendi, diversamente gli indicatori «si sarebbero attestati al
19,2%».
Fra le banche online e dirette spicca Webank (gruppo Bpm) con il 19,96%; seguono IwBank
(gruppo Ubi) con il 14,4%, CheBanca! (gruppo Mediobanca) con il 12,50% e Ing con l’11,3%.
Per capirsi: tra le dieci banche tradizionali selezionate la scorsa settimana sul Corriere
Economia per solidità e convenienza, il Cet1 oscilla tra il 10,4% e il 13,6%.
Per le quotate Fineco, Mediolanum e Banca Generali il livello di capitale è poi particolarmente
importante.
L’analisi Bocconi considera anche altri istituti come Banca Sistema che mostra un Cet 1 del
17,88%, Ifis che ha il 15,34% e Ibl con il 9,55% (ma è incentrata sui prestiti).
La reputazione
«Sta crescendo una comunità di banche diverse, specializzate sulla gestione del risparmio e un
nuovo modello di web bank, che intercettano l’esigenza di agilità — dice Caselli —.
Per loro i requisiti di capitale non hanno la stessa drammatica rilevanza che per le banche che
concedono prestiti o devono gestire un’ampia rete di sportelli.
Comunque il capitale ha funzione segnaletica: oggi contribuisce alla reputazione».
«In un momento così complesso e turbolento la capacità di valutare lo stato di salute della propria
banca assume un’importanza sempre maggiore per i clienti — commenta Gianluca Sichel,
amministratore delegato di CheBanca! —.
L’appartenenza al gruppo Mediobanca è un nostro elemento di forte rassicurazione».
In Fineco i prestiti pesano solo 885 milioni su un attivo di 17,45 miliardi. «Se ne avessimo di più
sarebbe diverso — ammette Foti —, ma il bail-in sta provocando un forte cambiamento nella
percezione del rischio.
I clienti hanno cominciato a capire che la mancata diversificazione è un errore.
Assisteremo a profonde trasformazioni su come gli italiani investono».
E che banca scelgono.
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1 febbraio 2016 (modifica il 1 febbraio 2016 | 09:33)
LA GRADUATORIA
Le più solide e convenienti:
la classifica delle banche italiane
Quali sono le banche più sicure e meno care? Ecco una classifica fra i primi venti istituti
italiani costruita dall’Università Bocconi che tiene conto dei parametri di solidità (non
semplici da reperire per i privati cittadini) e dei costi
di Alessandra Puato
La tempesta perfetta delle Borse, la scorsa settimana (-22% l’indice Ftse Italia Banche in 15 giorni,
al 20 gennaio), è passata su istituti di credito che si dimostrano migliori di quanto i mercati abbiano
suggerito.
Lo dice l’indagine che l’Università Bocconi ha condotto per il Corriere Economia sui principali
istituti di credito italiani.
In particolare Intesa Sanpaolo, Ubi Banca e il Banco Popolare si rivelano le tre banche che più
rispondono - secondo i criteri adottati - alla doppia esigenza odierna dei clienti: essere solide, ma
anche convenienti.
Perché né la patrimonializzazione adeguata, né un listino prezzi basso da soli bastano a orientare la
scelta dei correntisti.
Ecco dunque un’indicazione sulle banche che soddisfano entrambi i requisiti.
L’obiettivo era individuare anche sotto il profilo della sicurezza l’ipotetica «good bank», la buona
banca (contrapposta alla «bad bank», quella cattiva e piena di sofferenze).
Il risultato? La «buona banca» bifronte, quella che rispetta i criteri di solidità e offre però anche
convenienza al cliente, è di grandi dimensioni e non sta nelle periferie.
I sette indici
Il lavoro è stato analitico e complesso, fra i primi 20 gruppi bancari italiani.
Sette gli indici utilizzati per definire questa «buona banca»: tre di patrimonializzazione (Cet1, Tier
1, Total capital ratio: gli indicatori della vigilanza europea sulla solidità, vedi glossario); uno di
redditività (il margine d’interesse più il saldo da commissioni e altri ricavi) sul totale attivo; più
l’andamento in Borsa del 2015 (non sono stati considerate le prime due settimane di gennaio per la
turbolenza di sospetta origine speculativa); infine i due Isc, l’Indicatore sintetico di costo annuo che
dà un prezzo di riferimento del conto corrente: uno per il servizio allo sportello, l’altro per i canali
diversi come l’online.
La classifica
La «classifica delle classifiche» (dalla quale sono state escluse Mediolanum, che ha il maggiore
indice di solidità patrimoniale - 18,8% il Cet1 - ma lavora con i promotori, e Mediobanca, la cui
offerta non è direttamente al retail) è nata incrociando questi dati.
Il punteggio sul quale si basa non è un indice scientifico: piuttosto, un parametro di buon senso.
Altra avvertenza: l’Isc non contiene tutte le voci di costo di una banca, ma è l’unico metro per un
confronto omogeneo sulla convenienza.
Possono trovarsi istituti con costi bassi, non riflessi in questo indicatore di costo.
Inoltre i tre coefficienti patrimoniali non esauriscono i rischi che una banca sopporta.
In cima a questa lista di dieci nomi c’è dunque Intesa Sanpaolo con 118 punti; seguono Ubi Banca
con 111 e il Banco Popolare con 101; quarto il Credem della famiglia Maramotti (101), quinta la
Popolare di Milano il cui consigliere delegato Giuseppe Castagna sta trattando per un’integrazione
con il Banco Popolare.
L’Mps pesantemente colpita dal crollo in Borsa è al sesto posto con 85 punti: segno che non è poi
così fragile.
A pari merito c’è la Popolare dell’Emilia Romagna. Settimo il Credito Valtellinese - altro istituto,
con Bper, locale ma competitivo - , quindi Carige (71) che sta emergendo dalla crisi con la cura
Montani e infine l’Unicredit (69).
Intesa vince la palma perché ha indici elevati di solidità patrimoniale: 13,40% il Cet1, 17,30% il
Total capital ratio, 14,30% il Tier 1. Inoltre ha il secondo Isc più conveniente, dopo Ubi: 85,80 euro
all’anno il costo indicativo del conto corrente allo sportello, 65 sui canali online.
Ubi segue con Cet1 al 13% e Isc allo sportello a soli 74 euro.
Il Banco Popolare è terzo con un Cet1 di 12,6% e un Isc di 103 euro.
Il Credem ha il Cet1 più elevato (13,64%) e un conto conveniente nell’online (107,8 euro).
Unicredit, decimo, pur avendo una redditività maggiore di Intesa (2,47% contro 2,44%) ha un Cet1
più basso - 10,44% - e un’Isc tra i più alti: 164 euro.
I parametri
Tutto ciò non significa che le banche escluse da questa classifica non siano da prendere in
considerazione (troppo bassi però il Cet1 al 6,81% della Popolare di Vicenza e il 7,12% di Veneto
Banca).
Ma è questa la strada per districarsi nella scelta.
Qualche parametro di massima: il Cet1 di queste dieci banche oscilla tra il 10,44% (Unicredit) e il
13,64% (Credem); il Total capital ratio tra 14,11% (Unicredit) e 17,30% (Intesa); l’Isc allo sportello
tra 74 euro (Ubi) e 164 (Unicredit); l’Isc online tra 63 euro (Ubi) e 145 (Carige).
Veniamo così alle regole per la valutazione della banca, senza allarmismi.
L’Isc personale va cercato sul proprio estratto conto o chiesto alla banca.
Quello indicativo voluto da Abi e Banca d’Italia, con il quale fare il confronto, è pubblico: si trova
sui siti delle banche o sul sito comparaConti.it di PattiChiari (Abi).
Gli indici patrimoniali vanno invece scovati.
I due importanti sono il Cet1 ratio e il Total Capital Ratio, perché mettono in relazione il patrimonio
della banca con gli impegni (i prestiti) che la banca ha assunto.
Secondo la Bce, il minimo del Cet1 è il 7-8% e del Total capital ratio il 10,5%.
Ma variano spesso e bisogna cercarli nei bilanci: in agenzia o sui siti web non sono ancora
pubblicati né gli obiettivi posti dalla Bce a ogni banca né i parametri raggiunti.
L’Abi presieduta da Antonio Patuelli ha diffuso un’utile guida al bail-in , il salvataggio «interno»
delle banche.
Ma gli indicatori di rischio patrimoniale restano nascosti e citati in modo disomogeneo nei bilanci.
L’auspicio è che diventino una comunicazione chiara.
25 gennaio 2016 (modifica il 28 gennaio 2016 | 11:58)
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